Oggi l’uomo è molto orgoglioso di aver padroneggiato molte branche del sapere e di aver studiato numerosi testi ma non cerca di comprendere l’essenza dell’educazione. Oggi l’apprendimento è limitato solo agli aspetti fisici del mondo mentre gli aspetti morali, etici e spirituali vengono ignorati. I genitori fanno oggi enormi sacrifici per provvedere all’educazione dei figli ma nessuno cerca di comprendere il vero significato dell’educazione. La gente pensa che chi sa parlare con eloquenza, e ha studiato numerosi libri, sia persona altamente istruita; di fatto, però, le sue conoscenze si limitano all’alfabeto e nulla più. La semplice conoscenza dell’alfabeto non può essere chiamata educazione; oltre a conoscere le lettere, si deve conoscere il significato delle parole e delle frasi costruite con queste.
Un enigmista abile…e astuto
Avendo compreso questa verità, il re Krishnadevaraya convocò una grande assemblea e rivolse una domanda a tutti i poeti ed eruditi convenuti. All’assemblea erano presenti anche otto poeti della sua corte molto conosciuti, noti come Ashta Diggaja. Essi erano: Allasani Peddana, Nandi Thimmana, Madayyagari Mallana, Dhurjati, Ayyalaraju Ramabhadrudu, Pingali Surana, Ramarajabhushanudu e Tenali Ramakrishna. Krishnadevaraya voleva scoprire chi fosse il migliore e quindi chiese loro di trovare una frase di senso compiuto composta di cinque parole ciascuna delle quali avesse lo stesso significato in cinque lingue diverse.
“Chiunque mi porti la risposta entro domani mattina verrà adeguatamente ricompensato” dichiarò il re.
Poiché la sua casa era molto lontana, Tenali Ramakrishna decise di passare la notte in quella di suo cognato. Gli fu preparato un comodo letto ma egli si rifiutò di dormirvi e disse: “Entro domattina devo trovare risposta a una domanda posta dal re ed un letto come questo mi farebbe certamente addormentare in brevissimo tempo per cui preparatemi un giaciglio nella stalla”.
Mentre era lì coricato, all’una di notte una delle mucche diede alla luce un vitellino. Allora Ramakrishna chiamò forte il cognato per informarlo dell’evento e questi gli chiese quale delle mucche avesse partorito perché ad ognuna aveva dato un nome diverso, come Lakshmî, Sarasvatî, Râdhâ ecc. Egli chiese quindi a Ramakrishna: “Ye âv ra bava” (“O cognato, qual è la mucca?”). Quando Ramakrishna lo udì, la sua gioia fu incontenibile perché aveva trovato la risposta alla domanda del re. Così (per non scordarla) prese a ripetere la frase più volte. Il cognato pensò che lo strano comportamento di Ramakrishna fosse dovuto alla mancanza di riposo.
La mattina successiva, Ramakrishna si recò alla corte reale e trovò che nessun altro aveva una risposta da proporre; tutti avevano concluso che non si potesse comporre una frase simile. “Ye âv ra ba va, questa è la risposta” egli disse. Tutti erano incuriositi e allora egli spiegò che “Ye” in Marâthî, “âv” in Hindî, “ra” in Telugu, “ba” in Kannada e “va” in Tamil hanno tutte lo stesso significato e cioè “vieni”. In questa frase erano rappresentate tutte e cinque le lingue.
Così si dovrebbe conoscere il significato di ogni sillaba; al giorno d’oggi, la gente legge molti libri senza comprendere il vero significato delle parole mentre, nei tempi antichi, le persone conoscevano il significato di ogni singola parola studiata. Compiaciuto della risposta di Tenali Ramakrishna, Krishnadevaraya gli fece omaggio di un sacchetto di monete d’oro e preziosi diamanti. Il poeta fu felice di ricevere il prezioso dono dal re ma si preoccupò di come salvaguardarlo. Pertanto, chiese al re che gli fossero messe a disposizione due guardie del corpo in modo da poterlo portare a casa senza pericolo e così fece accompagnato da loro.
Arrivato a destinazione, il pensiero di tenere il sacchetto in casa al sicuro gli procurò molta preoccupazione poiché non aveva una cassaforte. Venne sua moglie e vide il pacco ed, in quel preciso momento, Tenali Ramakrishna notò due ladri che lo avevano seguito per tutta la strada ed ora si stavano nascondendo nel cortile dietro casa. Allora le disse che, per sicurezza, sarebbe andato a gettare il prezioso pacchetto nel pozzo del cortile dietro casa e parlò ad alta voce in modo che i ladri udissero; invece di buttare il pacco nel pozzo, vi gettò una borsa piena di pietre. Per tutta la notte i ladri attinsero acqua dal pozzo nella speranza di prendere i preziosi; ogni loro tentativo risultò però inutile e, all’alba, se ne andarono. Tenali Ramakrishna fu felice sia di aver salvato il pacco dalle grinfie dei ladri che del fatto che, nel tentativo, questi avessero versato acqua sufficiente ad annaffiare i campi…
La saggezza celata nelle parole
Chi conosce il significato di ogni lettera, di ogni parola e frase è un poeta vero. Tenali Ramakrishna fu certamente un poeta così grande.
Kavim purânam anushâsitâram anor anîyâmsam anusmared yah
sarvasya dhâtâram acintya rûpam âdityavarnam tamasah parastât.
Colui che medita sull’Essere onnisciente ed eterno, su Colui che tutto governa, più piccolo del piccolo, che sostiene l’universo, la Cui forma è oltre la concezione umana, il Cui splendore è quello del sole ed è ben oltre l’oscurità dell’ignoranza, raggiunge realmente il Supremo e Divino Purusha (Dio).
(Bg 8.9)
Oggi la gente tenta di capire il significato delle frasi senza provare a comprendere quello delle lettere e delle parole che le costituiscono. Perfino i precettori spiegano oggi soltanto il significato mondano delle frasi; nessuno parla del loro contenuto morale, etico e spirituale. È responsabilità degli insegnanti diffondere la conoscenza che riguarda i princìpi morali, etici e spirituali. Questa è vera educazione. Oggi, gli studenti si impegnano negli studi ma, se chiedete loro che cosa stiano facendo, essi rispondono “Chaduvu kontunnamu” che significa anche “Stiamo comprando educazione.” Questa non è affatto educazione. Occorre conoscere il significato di ogni lettera, di ogni parola e frase e comportarsi di conseguenza.
La conoscenza che rende immortali
Nonostante l’acquisizione di tutta questa conoscenza secolare , bisogna incontrare la fine che è inevitabile. Si dovrebbe acquisire quella conoscenza che rende immortali: si tratta della conoscenza dei cinque Valori Umani e cioè Satya, Dharma, Shânti, Prema e Ahimsâ. Il primo è Satya (la Verità). La Verità è eterna; la Verità è una, non due. Il Dharma (la Rettitudine) è eterno. Shânti (la Pace) è la sorgente della Beatitudine. Poi c’è Prema (l’Amore); dai bambini ai vecchi prossimi alla morte, tutti sono dotati d’Amore. L’Amore, però, non muore mai. L’ultimo, ma non da meno, è Ahimsâ (la Non violenza). Dov’è la morte per la Non violenza? Buddha propagò questo principio affermando:
Ahimso paramo dharma
“La Non violenza è il Dharma supremo.”
Conoscere e mettere in pratica questi princìpi è vera educazione. Dite il Vero, seguite il cammino della Rettitudine e sperimentate la Pace. Dividete gioiosamente il vostro amore con tutti e conducete una vita non violenta: questa è l’essenza dell’educazione. Questi sono i cinque principali Valori Umani che dovrebbero esser diffusi nel mondo; essi sono eterni e immortali. Oggi si corre dietro a tutto quanto è effimero ignorando ciò che è immortale. Il Presidente dell’India vi ha detto molte cose importanti; se metterete in pratica i suoi insegnamenti, potrete raggiungere grandi altezze. Ogni essere umano è dotato di questi cinque Valori: mettendoli in pratica, si diventa Dio.
I Veda affermano:
Tat tvam asi
“Tu sei Quello.”
Questo profondo insegnamento dei Veda contiene l’essenza di tutta la conoscenza. Pertanto, questi cinque Valori Umani devono essere inculcati in tutti fin dalla prima infanzia. Se confidate nella Verità potrete ottenere tutto nella vita.
Daivam mânusha rûpena
Dio si rivela in forma umana.
Dio non è separato dall’uomo; tutti sono Incarnazione della Divinità. Lo stesso Principio Atmico è presente in tutti anche se assume molti nomi. Sviluppate fiducia in voi stessi e affrontate ogni difficoltà con tale fiducia. Chiunque vediate, consideratelo un vostro riflesso. Dio è al di là di ogni attributo e di ogni azione. Sviluppate spirito di sacrificio.
Na karmana na prajayâ dhanena tyâgenaike amritatvamânasuh
L’immortalità non si ottiene attraverso l’azione, la progenie e le ricchezze: si ottiene solamente con il sacrificio.
Una rara opportunità
Dovreste esser pronti a fare qualunque sacrificio. Abbiate la ferma convinzione: “Io sono Dio e Dio non è separato da me.” Ovunque guardiate, lì c’è Dio. Non esiste altro che Dio. Nomi e forme possono differire ma lo stesso Principio Atmico è presente in tutti. Tutto ciò che l’uomo sperimenta è il risultato delle sue azioni.
Adesso è già molto tardi e non voglio scomodarvi parlando a lungo. È sufficiente che voi conosciate tali cinque princìpi e li mettiate in pratica nella vita di ogni giorno. Soltanto praticandoli potrete conoscerli e non solamente leggendo e scrivendo di essi. Qualunque conoscenza che non sia messa in pratica non è affatto conoscenza. Di tutto ciò che avete appreso, mettete in pratica almeno uno o due princìpi. Solamente allora la vostra vita sarà redenta e avrete acquisito merito, solamente allora avrete seguito il giusto cammino. Avete ascoltato molte cose da Me e Kalam; a che serve ascoltare se poi non si mette in pratica niente? Avere l’opportunità di ascoltare tali sacri discorsi è una vostra rara fortuna; fate il miglior uso di tale opportunità e raggiungete l’obiettivo della vostra vita. Nella Bhagavad Gîtâ il Signore Krishna afferma:
Mamaivâmsho jîvaloke jîvabhûta sanâtanah
“L’eterno Âtma, in tutti gli Esseri, è una parte della Mia Essenza”.
Siete tutti scintille della Divinità, non siete semplici mortali, non siete separati da Me. Dato che siete un aspetto della Mia Divinità, dovreste comportarvi di conseguenza. Non sciupate il vostro tempo in pettegolezzi vani. Questi cinque Valori hanno avuto origine da Dio.
Ovunque rivolgiate la vostra attenzione, potete vedere il principio di Unità: voi ed Io siamo Uno. Molte persone Mi chiedono qual è la Mia vera identità; Io dico loro: “Voi e Io siamo Uno. Voi non siete separati da Me.” Considerate tutti gli altri come fossero vostri fratelli o sorelle e rafforzate con essi il legame d’Amore. Dovreste vivere tutti in Unità e non dare mai spazio a cattive qualità come l’ira, l’odio e la gelosia; esse creano solo differenze. Dovremmo sviluppare questi cinque Valori Umani che promuoveranno armonia e unità nel mondo, dovremmo maturare quelle peculiarità che ci avvicinano gli uni agli altri e non quelle che ci dividono. Lasciate a Dio il peso di tutte le vostre responsabilità . Questo è il Mio Messaggio di oggi.
Prashânti Nilayam, 22 novembre 2006,
Sai Kulwant Hall,
25a Inaugurazione dell’Anno Accademico dello SSSIHL