Cari ragazzi,
Questo è un momento davvero importante della vostra vita. La vita è come un palazzo di quattro piani. Il primo piano è la Gâyatrî, ed è rappresentato dalla stadio del brahmachârya, ossia dello studente celibe. Il secondo piano è quello del grihastha, lo stadio del capofamiglia. Il terzo piano è il vânaprastha, lo stadio del ritiro nella foresta, dell’anacoreta. Il quarto è il sannyâsa, lo stadio di chi ha fatto voto di rinuncia.
Perciò, oggi voi state gettando le fondamenta della vostra vita. Gli altri tre piani successivi saranno tanto più solidi e sicuri quanto più solide, sicure e forti saranno le fondamenta.
L’uomo ha quattro nascite. La prima è la nascita biologica, quella fisica e naturale dal grembo materno. Dopo l’iniziazione al sacro mantra della Gâyatrî, il bambino riceve una seconda nascita. La terza nascita avviene nell’apprendimento delle Sacre Scritture, i Veda. Dopo aver realizzato il supremo principio di Dio, l’uomo diventa un bramino (brâhmana). Bramini si è non semplicemente per esser nati in una famiglia di casta bramina, bensì anche in virtù delle azioni che si compiono. Quindi, avete il diritto di farvi chiamare bramino dopo aver realizzato il principio del Brahman. La Gâyatrî, mantra divino e appropriato, è importante in tutte le tre nascite sopra descritte.
In realtà, nell’uomo risiedono anche tutte le divinità minori, come per esempio, il cibo che assumiamo e che forma il corpo è Brahman. L’aspetto sottile del cibo è Vishnu e il più sottile è Îshvara o Shiva. Quindi, si dice: Annam brahman, «Il cibo è Dio».
Dobbiamo innanzitutto collocare dentro di noi la natura di Dio: infatti, la parte grossolana degli alimenti costruirà il nostro corpo; il loro aspetto sottile nutrirà la nostra mente e l’aspetto più sottile purificherà il nostro parlare. Perciò, dal cibo dipendono la purezza e la forza della parola, del corpo e della mente. Per questo si dice che «il cibo è Dio e la sostanza è Vishnu».
La Gâyatrî (usata solo al femminile) è l’essenza (rasaha) e si presenta in molte dimensioni: è la personificazione di tutte le divinità, la forma di tutti i mantra, la madre stessa dei Veda. Quando avete recitato o cantato la Gâyatrî non avete più bisogno di recitare alcun altro mantra.
La Gâyatrî ha tre nomi: il primo è appunto Gâyatrî; il secondo è Sâvitrî, e il terzo è Sarasvatî. Gâyatrî, Sâvitrî e Sarasvatî.
Gâyatrî è l’incarnazione autentica dei Veda, è la Padrona dei sensi. Sâvitrî è la deità che presiede i soffi vitali (prâna); fu grazie alle sue insistenti preghiere che ella riuscì a riportare in vita il marito defunto. Perciò, Sâvitrî è la Padrona della vita. Infine, Sarasvatî è la deità che presiede alla facoltà della parola. La vita umana è un insieme organico di tutte e tre le divinità.
La Verità è il metodo, la Rettitudine è l’onorabilità, la Pace è la giustizia: questi tre valori formano il Divino. Gli uomini devono adoperarsi per la propria santificazione praticando queste tre vie. Quindi, il Gâyatrî Mantra non è qualcosa di ordinario.
Innanzitutto occorre purificare il modo di parlare. La nostra vita è buona solo quando le parole che pronunciamo sono buone. «Scivolare non è mai così grave come quando è la lingua che scivola», dice un proverbio telugu. Badate bene a che la lingua non sfugga dal vostro controllo. Solo per questa ragione i saggi dell’antichità si proponevano di parlare il minimo possibile. Il parlare eccessivo vi farà dire cose superflue; dunque, proteggete la verità parlando di meno e facendovi una buona reputazione. «Tanto piacevole è il parlar poco, quanto da mentecatti è il parlar troppo» sentenzia un altro proverbio telugu. Proteggerai la verità parlando di meno.
Gâyatrî, Sâvitrî e Sarasvatî dettano la verità inerente in ciascun uomo.
S’incomincia con Bhuh. Che significa? Si tratta del Bhu-lokam, ossia del mondo (loka) fisico (bhu): il pianeta Terra. Qual è il significato particolare di bhu-lokam? È tutto ciò che è materia, come il corpo fisico.
Poi viene Bhuvah. Che cos’è bhuvah? Significa che le funzioni del corpo fisico sono percorse da un principio vibratorio, che si chiama prâna, o soffio vitale, perché è il principio che fa pulsare il corpo di vita e gli conferisce la facoltà di movimento. Da dove viene il prâna?
Svah è la sua origine: è l’Energia Divina, il potere della Sapienza Suprema (Prajñâna shakti). Potremmo tradurlo nella nostra lingua con “Consapevolezza Costante e Completa” (in inglese Constant Integrated Awareness). Si tratta dunque di una radiazione.
In sintesi: esiste il piano della materializzazione (Terra), quello della vibrazione (Energia Vitale) e infine quello della radiazione (Consapevolezza). Sono tre livelli compresenti nell’uomo. Il mondo fisico (corpo) è ciò che tu pensi di essere. Il mondo mentale è ciò che gli altri pensano di te. Il mondo spirituale (Âtma) è ciò che veramente tu sei.
Per la sfera fisica, per quella pranica e per quella spirituale la base di sostegno è comunque il corpo. Per ciascuna di queste dimensioni, infatti, ci è indispensabile un sostegno, una base: qualunque scienza, istruzione o disciplina si voglia apprendere o praticare, serve innanzitutto il corpo. Il corpo è un elemento molto sacro, ma lo si deteriora usandolo male: si fa un pessimo uso dell’intelligenza, e si destinano a fini perversi il pensiero e le energie. Dunque, dobbiamo utilizzare nel migliore dei modi il corpo, tenendo una condotta buona e dedicandoci a tutte quelle azioni e pratiche che portano al bene. Solo così il nostro corpo diverrà altamente puro; e quando il corpo è puro, lo è anche la mente, e in un corpo e in una mente puri il Sé Interiore (Antarâtma) viene esaltato in tutta la Sua purezza.
L’Âtma non può assolutamente sporcarsi, non è influenzabile da ciò che non è sacro, poiché è eternamente e pienamente puro in Sé; come tale, è privo di attributi. Secondo la descrizione dei Veda, l’Âtma viene identificato in otto espressioni: senza attributi, eternamente puro, eterno, immacolato, immortale,... ecc.
Perciò, la vita umana è molto sacra. «Di tutte le forme di vita, quella umana è la più rara e difficile da ottenere», si legge nelle Scritture. Fra tutte le forme di vita esistenti sulla Terra, quella umana è la più alta, la più preziosa, la più desiderabile. Perché Dio ha donato questo corpo? «Il corpo è stato dato al genere umano perché fosse destinato a buone attività, ad azioni dharmiche» rispondono ancora le Scritture.
Non si commetta l’errore di considerare la vita umana come qualcosa di comune e ottenibile a buon mercato. Per tutti gli obbiettivi della vita, per tutto ciò che ci spetta per meriti propri, per tutto ciò che di sacro esiste al mondo il corpo è la base primaria. Con un corpo così sacro, quindi, ripetete i sacri mantra e intraprendete azioni sante; bisogna agire in vista della nostra redenzione, conducendo una vita santa. Quindi, il corpo non dev’essere mai trascurato.
Ci sono cinque facoltà nel corpo. Di che si tratta? Ognuna di esse ha bisogno di essere sostenuta dall’Energia Divina, senza la quale il corpo rimarrebbe inerte. Le chiamiamo “Valori Umani”. Che cosa sono i Valori Umani? Sono i valori che accompagnano ogni nascita umana: Verità, Giustizia, Pace, Amore e Non violenza. In effetti, voi non avete bisogno di acquisirli, poiché sono già con voi. Solo che ve ne siete dimenticati; avendoli censurati, non vi ricordate più di averli e non li mettete in pratica.
Non c’è cosa che non debba essere collaudata dalla pratica. Invece di sprecare fiumi di parole, basterebbe metterne in pratica una goccia: bisogna mettere in pratica almeno uno degli insegnamenti. La vita umana oggi ha perduto ogni valore, perché manca del tutto l’attuazione concreta. L’uomo è diventato un demone, ha dimenticato i suoi ideali e mira solo a delle ambizioni. I suoi desideri sono sempre più in aumento; cresce in lui l’attaccamento al corpo e decresce quello allo Spirito, che dovrebbe invece essere sviluppato. È giusto che ci sia un certo attaccamento al corpo: è il rispetto che gli dobbiamo, nella misura in cui esso serve per compiere delle attività.
E il rispetto dobbiamo portarlo anche alla nazione che ci ha visto nascere. Quando Râma, in esilio, alla fine giunse a Lankâ, terra piena d’ogni ricchezza e ogni genere di lussi e mezzi, ci fu anche Lakshmana che ebbe a dire: «Fratello, lassù (in India) c’è Bharata che governa il nostro regno; non è giusto rovesciarlo dal trono. Il malvagio e perverso Râvana è ormai morto; quindi, puoi governare tu questo regno.»
E, dopo questo discorso, giunse anche Vibhishana che si gettò ai piedi di Râma dicendo: «Swami, abbandono me stesso, la mia mente, la mia famiglia la mia ricchezza e il mio regno ai Tuoi Piedi. Proteggimi!». Sapete quale fu la risposta di Râma, dopo aver udito tutto ciò? «La madre e la madrepatria sono più in alto persino dei Cieli» affermano i Veda. «La nazione ove son nato – disse Râma – e la madre che mi ha dato la vita sono della massima importanza per me. Soltanto loro sono degli esseri celesti paragonabili al paradiso. Come potrei essere a capo di un’altra nazione dopo aver abbandonato la mia madrepatria? Di questa qui io non ho bisogno.»
Quindi, jananî è la madre che ci ha messo al mondo, degna della nostra più profonda venerazione. Senza di lei, non esistereste. Poi, anche la madreterra è importantissima: essa è il nostro “diritto di nascita”. In nessun’altra nazione esistono diritti (tanto sacri) quanto in questa terra d’India. Quali sono i confini dell’India? La catena degli Himâlaya fanno da confine naturale e inamovibile. Quelle montagne non si muovono, non oscillano nemmeno d’un centimetro e sono gli unici confini della nostra nazione. Sembrano dirci: «Qui dimora il vostro Dio (Îshvara, Shiva).»
Dove si trova Îshvara? Hima-achalam: hima significa “ghiaccio”. Il ghiaccio è bianco e duro, ma si scioglie. Simboleggia il nostro cuore che dev’essere cristallino e disposto a sciogliersi di commozione. Il termine sanscrito hri-daya, significa “cuore” (hri) di “compassione” (dayâ): il cuore dovrebbe sciogliersi di compassione. Achala significa “stabile, incrollabile, irremovibile” e ci ricorda che la stabilità non è altro che mantenere il cuore puro, saldo e incorruttibile.
Oggi però il cuore degli uomini è instabile, e ciò è dovuto alla quantità di desideri in continuo aumento. Un cuore trascinato da un’infinità di desideri non può che essere scosso qua e là dalle onde. Per questo si dice che «minore è il bagaglio, più comodo e più piacevole sarà il viaggio». Occorre ridurre poco alla volta il numero dei desideri. La vostra felicità dipenderà dal numero di desideri che sarete riusciti a ridurre.
In ciò consiste l’insegnamento del Gâyatrî Mantra: «Caro, offri tutto a Dio. Fa’ che ogni tua azione sia offerta a Dio. Qualsiasi cosa tu faccia, compila come un’offerta che possa essere gradita a Dio.» Questa sarebbe l’unica buona azione (sat-karma) che potreste fare. Nessun tormento (bâdhâ) vi toccherebbe in questo modo; nessuna sofferenza potrà mai colpire quell’azione. Dunque, se volete vivere una vita felice, dovrete ridurre i vostri desideri.
Tuttavia, dovete amare i vostri genitori. È stato detto: «Abbi verso tua madre e tuo padre la stessa venerazione che hai per Dio.» L’ho ribadito agli studenti in moltissime occasioni: «Figlioli – vi dico sempre – davvero fortunati siete ad avere una vita tanto preziosa: il sangue, il cibo, la testa, i soldi, tutto vi è stato regalato da vostra madre.» La vostra prima espressione di gratitudine sia dunque per la mamma: siate prima di tutto grati a vostra madre. È a lei per prima che dovete abbandonarvi! Da qualsiasi parte proveniate o dovunque vi rechiate, si parla sempre di “madreterra”, non di “padreterra”.
Il padre non è così importante, mentre la madre è molto, molto importante. È la mamma che vi ha tenuto per nove mesi in grembo, dandovi alla luce senza curarsi di tanti disagi, e fra tanti dolori; è la mamma che ha trascorso giorni e notti al vostro capezzale quand’eravate ammalati; è lei che vi ha nutrito, cresciuto, protetto dai pericoli. Perciò, la madre è di importanza capitale: mai la dovete dimenticare. Dovete obbedire ai suoi ordini; tutto quanto ella dice è parola dei Veda, parola di Verità. Ciò che vi dice è per il vostro benessere, nel vostro interesse. Non esiste madre che voglia il male del proprio figlio. Voi potete anche essere coltissimi, ma se vostra madre fosse anche un’illetterata, i suoi sentimenti sarebbero comunque tesi esclusivamente al vostro benessere, al vostro progresso e avanzamento.
La Gâyatrî è l’autentica personificazione del principio della maternità. Si canta per tre volte al giorno il mantra della Gâyatrî. La prima volta al mattino presto, all’alba, e si chiama Prâthar Sandhyâ, Preghiera del Mattino. Poi a mezzogiorno: Mâdhyâhna Sandhyâ, Preghiera di Mezzogiorno. Infine, la sera, Sâyam Sandhyâ, la Preghiera della Sera.
Che significato ha questa triplice divisione? Che cosa succede al mattino? Quando vi ponete di fronte al Sole, l’ombra che fa di voi è assai più lunga della vostra reale dimensione. Quell’ombra non è altro che mâyâ, l’illusione. Che fare per superarla? Voltatevi verso la direzione del Sole e l’ombra cadrà dietro di voi: l’illusione non vi darà assolutamente alcun fastidio.
Che cosa accade alla preghiera di mezzogiorno. Alle dodici in punto il Sole è allo zenit, dritto sulla testa. L’ombra a quell’ora rimane sotto i piedi; non la vedete proiettata né da un lato né dall’altro: rimane perfettamente perpendicolare a voi (e quindi invisibile). Alla preghiera della sera, l’ombra riprende ad allungarsi sempre più. Se girate le spalle al Sole vedrete l’ombra ingigantirsi sempre di più. Perciò, non voltate mai le spalle al Sole.
La mente è simboleggiata dalla Luna. Concentratevi sulla luna della Mente. Solo allora l’illusione non vi procurerà più assolutamente alcuna sofferenza.
Purtroppo, a causa dell’influenza del Kali-Yuga, nell’era attuale, un’era che dà eccessivo rilievo alle scienze specialistiche e sovverte i ruoli dell’intelligenza, assistiamo a una diminuzione della facoltà intellettiva e intuitiva (buddhi) e al progressivo deperimento delle virtù morali.
Di che utilità può essere un’intelligenza senza virtù? A che serve una conoscenza senza morale? L’istruzione odierna si è ridotta a un accumulo di nozioni, ad aver familiarità con le informazioni contenute nei libri; non serve a proporre una vita divina.
Perciò, dobbiamo mettere allo studio un tipo di istruzione che serva a condurre una vita ideale. È certamente importante e necessario avere anche un’istruzione relativa alle scienze del mondo, ma non è tutto; accanto ad essa è indispensabile un’educazione spirituale. Di tutte le forme di cultura, quella spirituale è l’unica vera. Tutti gli altri campi di specializzazione non sono che fiumiciattoli, rivoli o canali secondari. Dove vanno a finire? Tutti i fiumi finiscono per gettarsi nell’oceano. Non ci sono fiumi laddove non ci sono mari ad accoglierli. Perciò, di tutte le forme di educazione, quella spirituale è la più alta e la più nobile.
Eppure, oggigiorno vi sono alcuni che, pur essendo colti, si comportano come se fossero degli analfabeti privi d’intelligenza e di discernimento. Vi sono dei genitori che, quando i loro giovani figli si dedicano alla preghiera o al canto dei bhajan, li trattengono o addirittura glielo impediscono. «Perché ti preoccupi tanto di Dio a questa tenera età? – gli dicono – Lavora come facciamo noi e, dopo, quando sarai in pensione, quando non avrai più niente da fare, penserai a Dio. Perché pensare alle cose spirituali adesso che sei così piccolo?».
È un gravissimo errore! Io vi dico sempre: “Parti presto, guida piano e arriverai sano.” Riuscirete a ricordarvi di Dio anche all’età della pensione, quando sarete vecchi, solo se incominciate a pensarci da ragazzi, proprio adesso. Quindi, ricordarsi di Dio a questa età è importantissimo. Questa è la vera “Età dell’Oro”, è una età sacra. Non sprecatela.
Alcuni genitori, dopo che i loro figli si sono laureati, suggeriscono loro di richiedere il passaporto al fine di espatriare. Che attività di lavoro c’è all’estero che non ci sia anche qui? Vi dico sempre che ciò che manca all’India non c’è nemmeno in nessun’altra nazione. Manca forse qui tutta la cultura che desiderate acquisire là? Perché mai volete andare all’estero? Voi ci andate, ma poi studiate là? Neanche per sogno! Anzi, andate a imparare ogni genere di perversione; poi, entrati nel giro di persone di mente e d’indole corrotte, vi dedicate ad azioni ripugnanti, formandovi così un carattere di degenerati.
Ne ho conosciuti molti, moltissimi che sono andati all’estero; nemmeno uno di loro è tornato indietro col suo carattere. Perché li volete mandare all’estero? Non lo fate per formare dei virtuosi (gunavantulu), ma solo perché ritornino arricchiti (dhanavantulu)! Soldi, soldi, soldi! Che cosa ci dovete fare coi soldi? Il denaro è necessario per condurre una vita dignitosa e confortevole, ma vi dà forse la pace? No. La pace potete averla solo nella vita spirituale.
Al giorno d’oggi c’è una sorta di follia che sembra attanagliare ciascun uomo per spingerlo ad andare all’estero. Molti stranieri vengono qui in India: se avessero pace nel loro paese, perché dovrebbero venir qui? Là, a casa loro, non hanno pace. Hanno tutti i comfort, ogni ricchezza, ma non hanno assolutamente il conforto della virtù. Dice un andante telugu:
Quando sei riuscito ad ottenere i soldi, diventi arrogante.
Con l’arroganza arriva il brutto carattere.
Quando si è pieni di vizi, sparisce il senso umano.
Quando il denaro se ne va, ritorna la bontà.
Dovete rimanere nella vostra madreterra se volete rimanere buoni ed evitare di assorbire le qualità peggiori. Per voi Io sono un grande esempio. Quante migliaia di persone, quanti devoti sono venuti a rivolgermi questa accorata preghiera: «Swami, devi venire nel nostro Paese. Vieni nella nostra nazione!». Fino ad oggi non mi è passato neppure per la mente di muovermi all’estero. Perché mai dovrei? L’India è il centro di tutte le fedi, di tutte le dottrine. Qui sopravvivono tutti i sacri rituali, le antiche liturgie, ideali per ogni nazione.
Per fare un paragone, a mo’ d’esempio, un treno in corsa è composto di vari vagoni. In testa ci sarà la motrice; il motore è davanti e sprigiona fumo, fuoco e scintille. Non troverete però fuoco e fumo negli altri vagoni. Così è dell’India: essa è la motrice di tutte le nazioni incolonnate nel treno del mondo! È in India che trovate il fuoco sacro delle cerimonie sacrificali. Tutti gli altri vagoni sono collegati alla motrice. Tuttavia, alcuni vagoni possono deragliare, alcune nazioni possono rovesciarsi fuori dai binari. Per quale ragione? Perché manca il giusto aggancio alla motrice. La divinità dell’India è al massimo livello di santità.
Vivete dunque in India; rimanete qui, nella vostra patria a proteggere e a prendervi cura della cultura indiana, che dovete mettere in pratica e diffondere. Questa è l’essenza dell’insegnamento trasmesso dalla Gâyatrî.
È noto che Gâyatrî si chiama anche Pancha-mukhi, “dai cinque volti”. Quali sono queste cinque facce? La prima è Om. Poi seguono bhûh, bhuvah, svah, tat… e poi continua: …savitur varenyam bhargo devasya dhîmahi. «O Madre, disperdi le tenebre che sono in me, allontana le tenebre della mia ignoranza.» Dhiyo yo nah prachodayât: «Accresci il mio intelletto». In queste parole c’è tutta l’essenza della Gâyatrî.
La parte che recita Dhiyo yo nah prachodayât, «Madre, ti prego di assicurarmi una buona intelligenza», esprime devozione. La Gâyatrî sintetizza i tre princìpi della devozione, della saggezza e della rinuncia. In effetti, recitando più volte la Gâyatrî, la mente si santifica. I giovani che studiano hanno assoluto bisogno di cantare la Gâyatrî. Sappiatelo bene, poiché molti si fanno iniziare al Gâyatrî Mantra in età avanzata, quando ormai il loro intelletto non può più espandersi.
Soltanto nel momento in cui si riceve l’iniziazione al Gâyatrî Mantra, l’intelletto acquisisce il potere di sbocciare e manifestarsi pienamente. Perciò un bambino di otto anni, se gli si dà l’iniziazione a quell’età, avrà un alto potenziale intellettivo. È molto importante riceverla al più presto, in tenera età. In ogni caso, a qualunque età la si reciti, la Gâyatrî rappresenta una grande ricchezza e certamente libera, purché sia accompagnata da sincera devozione.
Devozione e sincerità sono dunque importanti. Voi potete constatare in quale triste rovina sia stata portata l’epoca moderna a causa della loro mancanza. Dappertutto regna l’inquietudine (ashânti); ad ogni angolo trovate paura, poiché la gente non pensa a Dio, non ne fa oggetto di contemplazione. Nessuna paura avreste se pensaste a Dio: Egli è l’unico che può distruggere tutte le paure.
Quando avete la ricchezza di Dio, potete ottenere qualsiasi altra ricchezza. Dio è oro; perciò viene cantato con l’espressione Suvarna garbhaya namah: «Gloria all’Incarnazione dell’Oro». Dio è l’Hiranyagarbha, il Grembo d’Oro. Dio è oro. Quando avete dell’oro, potete farne qualsiasi gioiello vi piaccia; così pure, quando in voi c’è il ricordo costante di Dio, vi è possibile acquistare e il gioiello della Giustizia, e il gioiello della Pace, e il gioiello dell’Amore, e il gioiello della Verità. E quando avrete la ricchezza dell’Amore, potrete comprare un mucchio di ricchezze e ogni altro bene. Quindi, per ogni cosa si richiede la ricchezza dell’Hiranyagarbha, l’Oro di Dio. Una volta installato Dio nel cuore, qualsiasi altra cosa vi si pianti, cresce dando frutti d’oro.
Se abbiamo versato del payasam (budino di latte) in una zuppiera e da essa ne prendiamo per distribuirlo nelle tazze di dieci persone, ci sarà solo del payasam in quelle tazze, non del veleno. Così, se conserviamo e sviluppiamo in cuore dei sentimenti divini, ogni atto che compiremo sarà trasformato in un’azione divina. Ogni singolo atto che farete sarà un’opera di Dio.
Gli uomini d’oggi, però, hanno fiato (shvasa), ma non fede (vishvâsa). Perciò, con il respiro dev’esserci anche la fede; fede nel buono. L’uomo d’oggi non crede alle cose buone; ha fede in quelle cattive, e questo non è giusto. In quel modo non sarete mai felici. La gioventù odierna dovrebbe maturare in sé sentimenti divini, desiderare il benessere della nazione e il bene del mondo. Tutta la vostra vita dovrebbe insegnarvi ad esser buoni. Dovreste dedicarvi ai servizi che sono di utilità alla nazione. È una cosa che sostenne anche Vyâsa. Egli scrisse 18 Purana e alla fine concluse: «Giacché non avrete tempo di leggere tutti questi Purana, ve ne do la sintesi essenziale in queste due frasi, affinché le possiate ricordare: Aiutare gli altri è meritorio, far loro del male è peccato.»
Non avete bisogno di leggere tutti e 18 i Purana.
Sempre aiutare, mai far del male.
Basterà che teniate a mente queste due frasi: aiutiamo sempre gli altri e non facciamo mai del male a nessuno. Questa è la vera pratica di devozione. Devozione non significa recitar preghiere, stare in adorazione, far dei voti e cantare bhajan. Queste non sono che azioni esteriori e, se manca la purezza interiore, tutte quelle opere, per tante che siano, non servono proprio a niente.
Dunque, espandete tutti amore. L’amore è Dio; solo Dio è amore. Perciò, amate i vostri genitori, serviteli, date loro delle soddisfazioni e comportatevi ottemperando ai loro consigli.
A volte, alcuni genitori, possono inconsapevolmente o per ignoranza cadere in errore, dando consigli sbagliati. Non reagite; mantenete la calma e cercate di convincerli con delle spiegazioni pacate. Ad esempio, vi potrebbero dire: «Figliolo, dovresti guadagnar dei soldi. Vai all’estero». In quel caso, il figlio dovrebbe rispondere: «Mamma, mi atterrò a quanto mi ordini; ma i soldi non sono importanti. Sono i valori che contano. A che ci servono i soldi se poi perdiamo le nostre buone qualità? Il mio obbiettivo principale è avere un buon carattere e seguire Dio.» Quando un figlio parlasse in questo modo, i genitori s’intenerirebbero e ne sarebbero felici.
È necessario che voi vi atteniate agli ordini dei vostri genitori, ma non c’è bisogno di seguirli se i loro consigli sono stolti. È un altro degli effetti deleteri del Kali-Yuga il fatto che esistano genitori che mettono i figli su strade sbagliate. Ciò è attribuibile solo alla loro ignoranza, non a una mancanza d’amore. Tutti i genitori amano tantissimo i loro figli, ma non ne conoscono l’avvenire; perciò parlano in quel modo. Non odiateli per questo. Date loro delle spiegazioni semplici, in modo naturale e dolce. Fateli felici dando loro soddisfazione e compiacendoli.
Ragazzi,
davvero sacra è la vostra età. Se fate progressi in questo periodo della vostra vita, la nazione stessa e il mondo intero prospereranno. In realtà, se canterete con cuore puro il mantra della Gâyatrî che avete ricevuto nell’iniziazione (upanâyana) odierna, non ci sarà alcun fastidio, nessuna agitazione per il Paese, né voi avrete più alcuna tribolazione da sopportare. Se non volete essere vittime del dolore, non smettete mai di tener fisso il vostro pensiero su Dio.
Prahlâda, dopo tutto, è un vostro fratello. Suo padre Hiranyakashipu fu un cattivo soggetto. Non amava il nome di Dio; ma Prahlâda andò per la sua strada senza seguire gli ordini malvagi del padre. Non lo disobbediva, ma l’ascoltava sorridente, mai venendo meno ai propri princìpi morali. Suo padre gli procurò non poche sofferenze. Lo fece calpestare da un elefante; ma, poiché Prahlâda non smise un solo istante di ripetere il nome di Nârâyana, l’elefante assunse la forma stessa di Nârâyana. Un giorno gli fu recapitato un cobra perché lo morsicasse, ma anche il rettile, al canto di “Nârâyana, Nârâyana, Nârâyana,…” si trasformò in Nârâyana. In un’altra occasione Prahlâda fu gettato da una rupe tra le onde dell’oceano, e Nârâyana uscì dalle acque per accoglierlo e proteggerlo.
Quando in voi permangono sentimenti sacri, non può che venirvi protezione, in qualunque situazione vi troviate. Cercate dunque di avere pensieri d’amore, liberi dal dubbio, costanti e fissi in Dio; recitate e cantate la Sua Gloria.
A volte ve la prendete anche con Dio; ma arrabbiarsi non è cosa buona. La concupiscenza (kâma), la rabbia (krodha) e la cupidigia (lobha) sono le tre porte dell’inferno. Sapete che tipo di persona fu Râvana? Râvana era uno che aveva grandi poteri; era coltissimo, forte, valoroso. Però, divenuto preda del desiderio e della concupiscenza, ridusse in cenere il suo regno, perdendo figli e famiglia.
L’esempio più simbolico di rabbia è Hiranyakashipu. Che cosa ottenne quest’uomo con tutta la sua furiosa collera? Anch’egli fu distrutto dal fuoco.
Duryodhana rappresenta la cupidigia. Che cosa gli ha riservato alla fine la trappola della bramosia? Perse tutti i suoi fratelli, cento fratelli! I Pândava invece, che erano solo cinque, rispettando la giustizia, si salvarono e divennero un ideale di rettitudine per tutta l’India.
Quindi, la concupiscenza, la collera e l’avidità sono pessime qualità. Non importa se uno è ricco, nobile o forte; se è affetto da questi tre vizi è destinato alla rovina. Non andate fieri, riponendo ogni vostra fiducia nel potere della ricchezza, nel prestigio dell’esser colti, nelle possibilità offerte dalle proprie risorse e nella gagliardia dei propri muscoli. Apritevi all’amore; quando siete nell’amore, persino il peggiore dei vostri nemici vi diventerà amico. Con chiunque parliate, rivolgetegli la parola con amore; qualsiasi lavoro facciate, fatelo con amore. La vostra vita sarà in questo modo benedetta, ideale, fortunata. Senz’amore e devozione non potete far niente; qualunque cosa faceste non sarebbe di alcuna utilità.
Si sente dire da molti: «A che ti serve avere devozione in un dio che non si vede? È da pazzi!». Ebbene, in ogni cosa potete vedere Dio; e, se Lo vedete in tutto, come potete negarne l’esistenza? Tutto quanto vedete è Dio; sono tutte forme di Dio quelle che vedete. Gli animali sono Lui; gli uccelli sono Lui; gli insetti sono Lui; i bruchi sono Lui. Tutti gli esseri Gli appartengono in quanto Sue forme. Dicono i Veda: «Îshvara è in tutte le creature viventi.»
In realtà, all’uomo manca quel tipo di visione divina. Voi, che avete una visione materialistica della Natura, non riuscite ad intravederne il Divino. Osservando la Natura, ci vedete solo della materia e non Dio. Abbandonate quel tipo di visione che vi fa vedere la Natura come Natura; guardatela in un’ottica divina, e vedrete che Dio non mancherà di manifestarvisi. (Swami prende un fiore) Se si pensa che questo sia un fiore, rimane un fiore; eppure, da dove viene il profumo che emana? Chi l’ha profumato? La fragranza è connaturata al fiore.
Così, fa parte delle qualità umane ed è un dovere dell’uomo pensare a Dio, poiché Dio è parte di voi: come fate a negarLo? Voi amate vostra madre. La mamma ha una forma, ma non ne ha alcuna il suo amore. Orbene, se non ci fosse quell’amore, come potreste amarne la forma fisica? In quel corpo c’è l’amore e quell’amore è Dio. Solamente quando amiamo con quel tipo di amore, tutta la vita è amabile. Rispettate i genitori, obbedite loro e conservate in voi dei sentimenti puri.
La Gâyatrî è un mantra di elevatissima sacralità. L’ha detto anche l’esperto dei Veda, lo shâstri, quando ha affermato che in nessun’altra deità si trova l’essenza che c’è nel Gâyatrî Mantra. Molte sono le divinità, e in tutte c’è una sola e identica Divinità.
(Swami mostra una ghirlanda di fiori) Qui ci sono molti fiori, ma sono tutti legati da un unico filo; e, come un solo filo lega insieme tutti questi fiori, così una sola Energia Divina unisce tutti gli individui. Riconoscete dunque l’unità nella diversità. Se sperimenterete l’unità del tutto, non sarete mai in nessun momento soggiogati dalla sofferenza. Potranno, sì, presentarsi dei dolori insopportabili, ma si scioglieranno come la bruma al sole. Siate forti nella fede. Non andate dietro a quel che dicono gli altri, che parlano a capriccio. Seguite la vostra coscienza, e starete bene e al sicuro.
Ragazzi, oggi è un giorno santo, purissimo e fausto; è un momento in cui gettate delle fondamenta importanti per la vostra vita, giacché da queste fondamenta si ergerà una nazione sana e sicura. Tenete alla vostra nazione; vi stia a cuore il suo benessere. Coltivate il senso patrio; oggi il patriottismo è un sentimento che non è più di moda, e ciò è dovuto all’opera dei politici. Se solo avessimo un maggiore attaccamento alla patria, ci renderemmo proprio conto delle condizioni in cui si trova e di quanto essa abbia bisogno di cambiamenti. Dobbiamo accrescere il nostro senso patrio, a qualunque prezzo, foss’anche a prezzo della stessa vita. Allora saranno solamente gli ideali (âshâya) che muoveranno la nostra esistenza, e non i desideri (âshâ). Non abbiate desideri; vostra unica ambizione sia l’ideale.
Coltivando questo tipo di sentimenti, non dovete più aspettare Dio: Egli, un giorno o l’altro, sarà obbligato a presentarsi nel vostro cuore. Se davvero desiderate intensamente vedere Dio, e rimarrete nella fede incrollabile che dovete vederLo, Dio non mancherà di manifestarvisi. Se però in voi rimane il dubbio che Egli ci sia o non ci sia, che esista o no, non riuscirete a vederLo. Egli non c’è per coloro che non credono nella Sua esistenza; c’è per coloro che credono in Lui. Dipende dunque dai sentimenti che si nutrono. Abbiate fede e ripetete tre volte al giorno il Gâyatrî Mantra che oggi avete appreso:
Aum
Bhûh bhuvah svah
Tat savitur varenyam
Bhargo devasya dhîmahi
Dhiyo yo nah prachodayât.
Cantate senza sosta questo mantra, non solo tre volte al giorno, la mattina, a mezzogiorno e la sera, ma in tutte le situazioni. Per voi può essere mattino, mezzogiorno o sera, ma per il Signore non esistono tempi, orari: Egli trascende il tempo e tutte le sue limitazioni. Se dunque Dio è al di là del tempo, perché attenersi solo a un tempo particolare? Potete pensare a Dio in ogni momento e dappertutto. «In ogni circostanza, in ogni momento e in ogni luogo non dimenticare mai di cantare la Gloria di Hari» proclamano le Scritture. Perciò, dovunque andiate, quando siete in difficoltà, ma anche quando non avete problemi, rammentate il Nome di Dio.
(Swami conclude con il bhajan “Hari bhajana bina sukha shânti nahi…”. Alla fine del canto, riprende la parola.)
Ragazzi, mamme e papà: questa mattina si è compiuta la cerimonia del Gâyatrî Upadesha. Con il mantra della Gâyatrî, abbiate piena fede che Brahmâ, Vishnu e Maheshvara (Shiva) sono in voi. La forma grossolana del corpo, fatto di cibo, è Brahmâ; la forma sottile è Vishnu, e quella ancor più sottile è Îshvara. Vi invito a recarvi alla mensa per assumere queste tre divinità: accogliete il cibo nella sua forma trinitaria e vivete in pace la vostra vita.
Non si tratta semplicemente dell’espressione trinitaria della Trimûrti. La forma grossolana del cibo darà forza al corpo, la sua forma sottile rafforzerà la mente e la forma sottilissima darà sostegno alla facoltà della parola. Il Bhagavân vuole che siate forti nel corpo, stabili nella mente e puri nella parola. E con questo augurio vi benedico e concludo il mio discorso.
(Swami chiama sul palco un ragazzo; poi dice:) Conoscete la serie televisiva curata da Srimatî Anjali Devi, dal titolo “Shirdi Sai Parthi Sai, Divya Katha” (La Storia Divina del Sai di Shirdi e di Parthi). Questo ragazzo recita la parte del Sai di Puttaparthi. Ha potuto recitarla a meraviglia grazie al comportamento che egli ebbe nelle sue vite precedenti. Ha fatto tutto da sé, senza bisogno che gli fossero impartite istruzioni particolari. Tutto per i meriti maturati in vite passate. C’è una sola cosa che egli vuole. Quando gli ho chiesto di esprimere un desiderio, mi ha risposto: «Non voglio niente, non voglio niente! Voglio solo rimanere con Te.»
Tutti gli attori di quella trasmissione sono stati presi dalle scuole elementari Sri Sathya Sai.
(A questo punto viene celebrato l’ârati)
Prashânti Nilayam, 10 Febbraio 2000.
Gâyatrî Upanayana, Cerimonia d’Iniziazione.[1]
Versione integrale.
[1] La cerimonia d’iniziazione prevede che i ragazzi, per lo più bambini delle scuole elementari, siano condotti al guru, il quale li inizia a una delle tre caste rinate per mezzo dell’investitura del cordino sacro. Perciò, Baba introduce il discorso sulle caste e lo continua spiegando il mantra della Gâyatrî, che rappresenta la formula principale di tutto il rito.