Satsang

Testa nella foresta e mani nella società

27 novembre 2005

Sono felice di essere tra di voi questa mattina, così presto dopo le celebrazioni del Compleanno! Poiché ,a causa dei recenti programmi culturali, non è stato possibile incontrarci per due domeniche consecutive, sono felice di incontrarvi oggi.

Dopo aver visto le grandiose celebrazioni dell’80mo Compleanno ed essere stati in mezzo all’immensa folla radunata qui, fatta di tanti devoti che hanno atteso per un anno intero questa benedetta occasione, siamo stati colmati da un sentimento di intensa devozione.



UNICITA’ DELL’AVATAR SATHYA SAI

Questa mattina desidero attirare la vostra attenzione su certe importanti caratteristiche della presente incarnazione dell’Avatar e della Sua unicità. Questo Avatar Sathya Sai è unico. In proposito mi vengono in mente alcuni punti che vorrei condividere. Erroneamente abbiamo avuto l’impressione che vivere una vita spirituale significhi una vita di rinuncia. Ci è stato insegnato, fin da epoche immemorabili, che la spiritualità richiede il ritiro dalla società, ci è stato insegnato che la vita spirituale è una vita di solitudine ma Bhagavan Sri Sathya Sai Baba ha detto: “ Non è il fatto che tu viva la tua vita in società e in famiglia oppure nella foresta che determina la natura spirituale della tua esistenza. Non ha nessuna importanza dove vivi : in famiglia, in una grande società o in solitudine nella foresta. Non è quello che conta.” Perché? Perché è piuttosto facile rinunciare a ciò che appartiene al mondo, si può facilmente fare a meno del denaro, si può facilmente lasciare il proprio lavoro. Se decidiamo davvero di abbandonarle, queste cose possono perfino divenire obsolete per noi. A che cosa dobbiamo davvero rinunciare per vivere una vita spirituale?

Sathya Sai Baba dice:



“Una vita spirituale richiede il distacco dalle tendenze malvagie, dalle cattive qualità e dai cattivi pensieri.”



Quindi, a cosa si deve rinunciare? Vivere una vita religiosa non richiede una reclusione, richiede piuttosto la rinuncia alle qualità malvagie della mente, alla propria ristrettezza mentale. Ecco perché Baba dice: “ Tu puoi vivere ovunque ma i tuoi pensieri devono sempre essere centrati su Dio.” Se i miei pensieri sono focalizzati su Dio, se la mia mente è unidirezionale cosa faccia o dove mi trovi non ha nessuna importanza.



MENTE NELLA FORESTA

C’è una famosa citazione di Swami che abbiamo sentito molte volte e che dovremmo ricordare ogni tanto: “Testa nella foresta e mani nella società”. Cosa vuol dire? Baba suddivide la parola ‘forest’ (foresta) in due: ‘for’ (per) e ‘rest’ (riposo).

Questa è veramente una nuova etimologia, una nuova interpretazione davvero! Foresta ora significa ‘luogo di pace’. Un luogo di equanimità! Un luogo per riposare! Un luogo dove la mente si sente leggera, sempre più leggera! Questo è ciò che intende Baba per ‘foresta’. Quindi “testa nella foresta” significa “permetti alla mente di riposare”. Per mantenere questo stato di grande pace è necessario mantenere la testa nella “foresta”. Non si sta parlando di un luogo geografico, questa citazione non deve essere presa in senso letterale. Ci sono molte persone che vivono nella foresta ma non sono filosofi e non sono santi, non sono dei saggi. Foresta , qui significa “tenere la mente a riposo”. In qualsiasi momento la mente è a riposo, ci troviamo nella foresta. Questa è l’interpretazione data per la prima volta da Bhagavan Sri Sathya Sai Baba.



MANI NELLA SOCIETA’

Ma se la testa è nella foresta, come fanno le nostre mani a rimanere nella società?

! Cosa vuol dire? Le mani rappresentano l’azione, le mani simboleggiano il servizio, le mani significano il lavoro. Quindi “mani nella società” significa lavorare nella società, servire la società, agire nella società e non “scappare lontano dalla società” anche se può succedere che qualcuno scappi lontano dalla sua famiglia. Magari quello aveva una moglie dura o psicotica ma questo non significa che sia un santo! Qualcuno può aver accumulato un sacco di debiti ai quali non riesce a far fronte oppure ha chiesto prestiti a tutti e poi è scappato lontano. Questi non hanno le qualità di un santo.

Pertanto amici, lasciare la famiglia non è una cosa spirituale. Scappar via dalla propria famiglia non è per niente un fatto ‘religioso’. Per condurre una vita spirituale sono importanti solamente due cose: la mente deve sempre essere piena di pensieri Divini e le mani devono essere costantemente coinvolte nel lavoro, in attività e nel servizio verso la società.

Questo è ciò che significa : ‘Testa nella foresta e mani nella società.’

Per essere spirituali non abbiamo bisogno di essere insoddisfatti o frustrati, non c’è bisogno di essere depressi perché la nostra situazione nel mondo coinvolge le nostre famiglie. Le scritture dicono chiaramente che le persone sposate, che hanno al seguito una famiglia, saranno in grado di ottenere la liberazione o la salvezza molto più rapidamente di colui che è celibe o un sanyasi. Questi infatti, che non hanno famiglia, faranno più fatica ad ottenere la liberazione. Perché? Come mai?

Forse il celibe o il sanyasi potrebbe aver qualcosa da ridire in proposito. Potrebbero non essere affatto d’accordo con me ma questo comunque resta un fatto.



UNA STORIA TRATTA DALLA VITA DEL BUDDHA

Vorrei raccontarvi ora una storia tratta dalla vita del Buddha. Un uomo d’affari, un capofamiglia, uno che amava ammassare denaro e ricchezze, decise improvvisamente di intraprendere la vita religiosa; andò quindi dal Signore Buddha e chiese:

“Oh Bhagavan, sono stanco ed annoiato del mondo, voglio diventare un monaco. Permettimi di essere un monaco, fammi diventare un guru.”

Il Buddha gli rispose: “ Devi aspettare.”

“No, Swami, devo battere il ferro finchè è caldo! Adesso che la mia mente è pronta a rinunciare alle cose del mondo, adesso che sono pronto a diventare un guru. Fammi monaco ti prego!”

Il Buddha acconsentì: “ Va bene, da ora in avanti che tu sia un monaco!”

Il commerciante si mise la tunica color ocra; com’era bella! Pensò che adesso sarebbe apparso veramente speciale agli occhi del mondo. Tutta la gente si aspetta qualcosa di grande da un monaco con la tunica ocra! Dopo un paio di mesi , il Buddha lo chiamò e gli chiese:” Sei diventato un vero monaco adesso?”

Il commerciante rispose: “Sicuro! Certo che lo sono!”

Il Buddha rise forte e gli disse: “Fino a poco fa, come uomo del mondo, come capofamiglia, tu ammucchiavi denaro e ricchezze, tutti i tipi di cose preziose; adesso che sei un sanyasi ( rinunciante), fai incetta di libri!”

Il Buddha vide che l’istinto di ammassare cose non era affatto cambiato in lui.

“Tu stai ancora accumulando cose. Ieri, quando avevi una famiglia, eri molto occupato a ingrandire la tua casa aggiungendo fiori, tappeti, mobili moderni, condizionatore ecc. Adesso vuoi avere un ashram, vuoi dei discepoli, vuoi i libri. Il tuo desiderio di possedere ha solo cambiato indirizzo ma permane! In te esiste continuamente questo desiderio di ammassare. Ieri volevi ingrandire la tua casa, oggi vuoi ingrandire l’ashram; quindi questo desiderio per l’espansione, questa scontentezza è ancora dentro di te. Non importa se ammassi cose o persone!”

Il Buddha disse: “Fino a ieri, come capo famiglia, volevi essere riconosciuto come uomo ricco, volevi essere visto come una persona influente e popolare; oggi vuoi essere popolare come sanyasi e sei ugualmente in cerca di riconoscimento. Questo desiderio di popolarità è ancora dentro la tua mente, le cose sono cambiate solo nella forma ma non nella sostanza!”

Quindi cari mici, condurre una vita spirituale non significa altro che restare semplici, ordinari liberandoci dal desiderio di acquisire, di possedere, di essere speciali, di espanderci, di dominare. Nel momento in cui mi libero dallo spirito di dominio, dal pensiero di essere speciale, allora sarò veramente un sanyasi.



COMPRENDIAMO LE IMPLICAZIONI DELLA CITAZIONE DI SWAMI

Questo è ciò che si intende per : “Mani nella società e testa nella foresta.” A noi piace ripetere le citazioni di Swami senza però comprenderne le implicazioni. Imitare le citazioni può sembrare molto dotto ma, se non ne comprendiamo il significato, non possiamo ricevere la loro profonda saggezza; se non ne comprendiamo la profondità e lo scopo, non realizziamo l’obiettivo che si prefiggono. Quindi, amici, è importante capire questo pensiero: Testa nella foresta e mani nella società. Per condurre con successo una vita spirituale questo è il primo punto che dobbiamo capire e coltivare nella nostra mente.



SPIRITUALITA’ NON SIGNIFICA TRASCURARE IL PROPRIO CORPO

Il secondo punto che dobbiamo comprendere riguardo alla spiritualità è che non dobbiamo trascurare il nostro corpo. Ci sono persone che digiunano ogni momento. Questa è una stagione molto trafficata, molti vengono da tutte le parti del mondo ed anche dai paesi vicini nello stato dell’Andra Pradesh dove ho speso quattro decadi della mia vita. Molte di queste persone mi chiedono del digiuno: “Sig. A. Kumar, noi digiuniamo ogni mercoledì e ogni domenica. Non siamo forse spirituali?”

Io devo dire loro: “Non certo solo per questo!”

Il sistema digestivo sicuramente trae dei vantaggi dal digiuno; si può ridurre l’obesità, si può perdere qualche chilo. Digiunando oggi puoi anche trovarti a raddoppiare il cibo il giorno seguente perché sei molto affamato! (Risate) Digiunare semplicemente non significa condurre una vita spirituale; conosco anche persone che non si radono, indossano abiti stracciati, non si pettinano e trascurano in tutti i modi il corpo, tutto in nome della religione! Io dico loro: “Questa è stupidità! Non è certo religione! Non c’è nulla di religioso nel trascurare il proprio corpo!” Perché? Il vostro corpo non l’avete fatto voi; il corpo, e la vita che alberga, sono doni di Dio per cui non dovete trascurarlo in nessun modo.



IL CORPO E’ UN DONO DI DIO

Mi chiedete una penna in prestito ed io ve la consegno ma non andrete a scrivere sul pavimento, vero? Se vi è dato qualcosa in tutta fiducia, voi non lo rovinate, non lo danneggiate. Quindi, se mi viene data la vita non la sciuperò, se mi viene dato un corpo non lo tratterò male né lo trascurerò. Per questo Baba afferma: “ Il corpo è il tempio di Dio”. Il tempio non può essere trascurato, non può essere pieno di immondizia; deve essere tenuto pulito, in ordine e bellissimo. Quindi mantenere bene il corpo e considerare la vita preziosa è assolutamente in accordo con lo spirito religioso. Alcuni mi dicono: “ Sto aspettando la morte.”

Io rispondo: “Non devi aspettare: di morire sei sicuro sia che tu aspetti oppure no!”

Per quel che mi riguarda, chi sta aspettando la morte è già morto! Semplicemente non ha ancora chiaro quale sia il momento. Aspettare la morte, portarsi addosso la vita come un pesante fardello non è una cosa religiosa, non è spirituale! Anzi, è assolutamente un comportamento ridicolo. Non fatelo! La vita è un’opportunità d’oro, la vita è un dono di Dio; ecco la ragione per cui Baba afferma: “La vita è un sogno, realizzalo!” Comprendi che la vita è un sogno e cerca di realizzarlo in massima parte.

Le scritture dicono “Ci sono molti angeli senza un corpo, nella forma eterica” e questi angeli stanno aspettano ansiosamente di incarnarsi in un corpo umano per poter sperimentare la vita. E’ possibile assaggiare il gusto della vita solo se si possiede un corpo umano ed in nessun altro modo. Se gli angeli agognano di nascere in un corpo umano, noi uomini non dovremmo maledire la vita che ci è stata data, non dovremmo farne cattivo uso. Perciò tutte le religioni glorificano la vita e ci invitano a considerare il corpo come un tempio e la vita quale il più prezioso dono di Dio.



“BUONO” E “CATTIVO” SONO TERMINI RELATIVI

Il terzo punto che desidero presentarvi oggi è questo: Ci sono alcune persone che sono estremamente disgustate di se stesse, provano disgusto per ciò che sono. Quando parlo con loro chiedo:

“Perché sei così preoccupato fratello?”

“Non riesco a controllare le mie cattive abitudini.”

“E perché sei così in ansia?”

“Non riesco a controllare la mia rabbia:”

“E allora? Perché sei così triste?”

“Non sono capace di vincere i miei desideri, non sono in grado di rinunciare alle mie cattive qualità. Ho così tanti difetti! Sono così arrabbiato con me stesso perché vorrei tanto essere buono ma non ci riesco! Per questo sono preoccupato!”

Amici miei, questo è un atteggiamento sbagliato; “buono” e “cattivo” sono termini relativi. L’assenza di cattive qualità non significa che le buone qualità siano presenti; anche se uno non fuma può essere lo stesso una persona miserabile, anche se non beve può voler togliere dalla sua strada ogni persona che lo ostacola ed anche se non gioca d’azzardo può però avere la tendenza a dominare gli altri. Dunque, l’assenza di cattive qualità, amici, non presuppone necessariamente la presenza di quelle buone.



ACCETTARSI E’ UNA FORMA DI RELIGIONE

Qui c’è un muro e questo muro non odia nessuno, questo muro non litiga né è in disaccordo con alcuno ma dovrò rivolgergli i miei rispetti questa mattina? No! Il buono ed il cattivo sono relativi. Cerchiamo di comprendere che ciò che è buono oggi potrebbe essere cattivo domani e ciò che è cattivo oggi potrebbe essere buono domani; è solo il tempo che decide ciò che è buono e ciò che non lo è. Tutto il buon cibo che ho mangiato oggi sarà materiale di scarto domani, il giornale che ho letto oggi sarà carta straccia domani; quindi cos’è buono e cos’è cattivo? Chi sei tu per decidere ciò che è buono e ciò che non lo è? Amici, cerchiamo di non condannare noi stessi con questi pensieri. Questo è estremamente importante. Anche nel campo spirituale la gente è depressa; le persone religiose sono molto frustrate semplicemente perché non sono capaci di accettarsi.

Cosa succede se sono cattivo? Devo accettarmi come sono, questo è importante. Accettarsi per come siamo è un fatto religioso; se non accetto me stesso per primo non potrò mai accettare nessun altro, se non perdono me stesso non posso perdonare nessun altro, se non rispetto me stesso non posso rispettare nessun altro. Quindi la religione inizia dall’individuo, la religione è individualista. Per favore comprendete questo punto. La religione non è un movimento di massa, non è una riunione politica né un reggimento militare; la religione è interamente orientata verso l’individuo. Pertanto devo decidere per me stesso ed imparare ad accettare il fatto che sono come sono. Chi sei tu per giudicare se sono buono o cattivo? Chi sono io stesso per giudicarmi buono o cattivo? Sono quello che sono ed è estremamente importante che noi ci accettiamo. Spesso non accettiamo la nostra posizione nel mondo esterno: lavoro in un ufficio ed ho una posizione modesta, non accetto la mia posizione bassa e quindi litigo con il mio capo, non ho denaro e tu sei più ricco di me per cui sono in competizione con te.



NON CONDANNATE VOI STESSI

La non accettazione di sé, il non essere preparati a conciliarci con ciò che siamo e come siamo, è la causa delle nostre ansietà nel mondo esterno. C’è un uomo che medita tutti i giorni ma io non sono capace di meditare e quindi sono infelice. Qui c’è una persona che lavora notte e giorno alla mensa mentre io ci lavoro solo una volta alla settimana: sono cattivo per questo? Cosa sono questi paragoni? Perché c’è questa competizione? Può darsi che lui lavori di più perché ha più tempo. Gli piace farlo; bene! Ma questo non significa che devo condannare me stesso! Questa auto- condanna è in sé un peccato. Cerchiamo di capire questo. Se non condanniamo mai noi stessi non condanneremo mai nemmeno gli altri. “Non giudicare se non vuoi essere giudicato” dice la Bibbia. Impariamo ad accettarci e quindi ad essere in pace e ad avere la mente tranquilla. Agli occhi di Dio, tu non sei né buono né cattivo perché Dio non è duale. Io affermo che tu sei cattivo solo perché considero me stesso buono ma è solo un mio complesso personale! Dire che qualcun altro è cattivo e sentirsi migliore di lui è solo una crudeltà. Non facciamolo mai! Accettiamo chiunque, incluso noi stessi, per ciò che siamo: Incarnazioni dell’Amore!

La vita è splendida, la vita è un processo evolutivo non una rivoluzione, un’evoluzione da uno stadio a quello successivo. Io godo del mio corpo e comprendo il suo significato, ho cura del mio corpo. Poi vado oltre il corpo ed esamino la mia mente. Quando faccio questo, mi rendo conto che non è il corpo colpevole, non è il corpo a causare la mia sofferenza. Voi affamate il corpo, lo punite, lo trascurate, ma tutto questo è sbagliato; facendo questo voi giudicate in modo sbagliato. Supponete che io commetta un furto o una rapina in banca: vengo messo in prigione dietro alle sbarre. Chi è in prigione? Il mio corpo ma chi è che ha voluto fare la rapina? La mia mente. Eppure non si colpisce la mente sebbene essa sia la colpevole, viene punito il mio corpo. Questa è una grande ingiustizia perché viene ignorato il colpevole e punito chi non lo è.



LA MENTE E’LA CAUSA, NON IL CORPO

Se comprendo che la mente è la causa di tutto, la colpevole, che la mente è il centro, allora io evolvo dal piano fisico a quello psicologico. Quando sono entrato nel dominio psicologico, quando raggiungo gli orizzonti psicologici, comincio a comprendere il gioco della vita. Così quando affermo che questo è buono e l’altro è cattivo comprendo che è solamente ed interamente un gioco mentale. Se dico che voi siete spirituali ed io lo sono di meno, questa è la mente al lavoro! Buono, cattivo, più e meno…. questi sono stati della mente, giochi della mente senza senso. E’ solo la mente che mi fa sentire superiore ed è la mente che mi fa sentire inferiore, è la mente che mi fa sentire umile ed è la mente che mi fa sentire egoista. Il mio temperamento, le mie attitudini, le mie abitudini, le mia azioni, tutto è un prodotto della mia mente. Questo è ciò che arrivo a capire quando raggiungo il secondo livello: il livello psicologico.

Cosa dice Baba in proposito? In effetti non sono venuto qui ad esporvi il mio pensiero, ad immaginare od interpretare…e non lo farò. Posso solamente ripetere come un pappagallo ciò che Baba ha detto. Non reclamerò falsamente di avere alcuna esperienza di ciò di cui stiamo parlando, non sono così sciocco e non mi ritengo superiore a nessuno; credo che molti di voi, o anche tutti voi, siate davvero superiori a me. Come insegnante, il mio compito è leggere, capire e condividere come un cucchiaio che distribuisce il miele di cui non conosce affatto il gusto; infatti soltanto coloro che lo assaggeranno ne conosceranno la dolcezza. Anil Kumar è esattamente come questo cucchiaio; non consideratemi mai più grande di qualcuno di voi perché certamente non è così!

Perché faccio tutto questo? Io lo considero come mio ‘sadhana’ (esercizio spirituale). Considero questi discorsi come una mia pratica spirituale più importante della meditazione, più importante della preghiera, più importante del servizio. Io considero questo condividere gli insegnamenti di Sai come una sadhana spirituale particolarmente adatta al mio temperamento, alla mia professione, alla mia vocazione, al mio diletto, non per provocazione! ( gioco di parole tra avocationfiltered= diletto e provocationfiltered= provocazione). (Risate) Quindi amici, cosa dice Baba a proposito della mente?

“La mente è una tenda di ferro: è’ la mente che vi rende liberi ed è sempre la mente che vi rende schiavi.

La mente è la sola responsabile di entrambi gli stati.”

Quindi adesso ciò che devo fare è comprendere la mia mente. Noi cerchiamo sempre di capire la mente degli altri; qual è il divertimento di capire la mente degli altri quando non siamo in grado di comprendere la nostra? Non dobbiamo mai preoccuparci degli altri! Occupiamoci di noi stessi, del nostro Sé! Cerchiamo di capire come funziona la nostra mente. Tutte le scritture dicono questo, tutti i guru parlano di questo: la sola cosa che c’è tra voi e Dio è la vostra mente, la sola tenda che si trova tra voi e Dio è la vostra mente. Quando la tenda viene tolta ciò che rimane è Dio! E’ la mente che vi fa pensare di essere separati da Dio, che vi fa credere che Dio si trovi in Vaticano oppure a Tirupati o a Benares. Esser convinti che Dio si trovi in qualche altro luogo è solamente un gioco della mente, pensare di essere diversi da Lui è un’idea dovuta alla maliziosa magia della nostra mente, sviluppare complessi di superiorità o di inferiorità è solo una debolezza della mente.



OSSERVARE LA MENTE E’ MEDITARE

Quindi, visto che comprendo il gioco che la mente sta mettendo in atto e come mi prende in giro, starò molto più attento. Osservate la vostra mente! Io vi incoraggio ad osservare voi stessi invece di osservare gli altri. Osservare la propria mente è meditare. La meditazione non è una postura, non è una posizione, la meditazione non è un fatto meccanico né la ripetizione di un nome. Se io continuo a ripetere “Sai Ram, Sai Ram, Sai Ram..” andrò in uno stato di sonno (un samadhi) sonoro e disturberò tutti quelli intorno a me! Un disastro! Meditare non è questo ma osservare la propria mente. Perché dico questo? Io mi identifico con la mente perché penso di essere la mente, sento di essere speciale perché penso di essere la mente. Questa identificazione con la mente è una tragedia, è la causa di ogni calamità e il vero dramma della vita. Questa è la sola osservazione che veramente conta. A livello fisico è importante l’azione, a livello psicologico è importante l’auto-analisi. Permettetemi di analizzare insieme a voi cos’è la mente.



VERIFICATE I PENSIERI CHE SI AFFACCIANO ALLA MENTE

Come si analizza la mente? Baba è stato molto chiaro su questo, amici. Un pensiero mi passa per la mente ora: “siete interessati al mio discorso oppure no?!” Un altro pensiero poi si aggiunge: “penso che il pubblico ieri abbia apprezzato il mio discorso molto più di oggi”. Quindi un altro pensiero mi assale: “la gente è impaziente che io finisca il mio discorso per correre alla cucina straniera dove dolci, torte e pizza stanno aspettando”. ( Risate) Un altro pensiero c’è adesso: “ma il negozio chiude ora oppure all’una?” (Risate) Ecco, adesso ho osservato i miei pensieri, ne sono consapevole. Se qualcuno afferma di non sapere quali sono i suoi pensieri è certamente da rinchiudere in un ospedale psichiatrico perché l’uomo che non conosce i suoi pensieri è uno psicotico. Tutti sanno quali sono i loro pensieri; se un pensiero mi sopravviene io lo so, so che i miei pensieri fluttuano da un tema ad un altro, che qualche volta sembrano un esercito in movimento, che salutano e partono, salutano e partono. Io conosco il flusso dei miei pensieri. Questa consapevolezza, questa osservazione, questa analisi dei propri pensieri è meditazione. Sì, è così. E cosa accade quando osservo i miei pensieri? Imparo a gestire la mente. Cosa accade quando facciamo questo? Quando osserviamo i pensieri, essi rallentano gradualmente. Normalmente essi corrono ad una velocità incredibile, sono un Concorde supersonico! (Risate) Sono molto rapidi, in successione, e non si arrestano mai. Però dal momento che li osservo, la velocità diminuisce lentamente, molto lentamente. Ora non sono più su un aereo ma su un treno. Se continuiamo ad osservarli essi infine si fermeranno. In altre parole amici, l’analisi della propria mente, la consapevolezza del proprio processo di pensiero, ci aiuta a ritrarci totalmente dai pensieri e cioè avviene ciò che si chiama distruzione della mente, ritiro della mente o ‘Manolaya’, ‘Manonashana’ per usare due termini Vedici.



MEDITAZIONE E’ OSSERVARE LA PROPRIA MENTE

Annichilire la mente, ritirare la mente è possibile attraverso l’osservazione dei propri pensieri: “Che stupido pensiero che ho fatto!” “Che pensiero puerile che mi è venuto in mente!” “Che cosa nociva che ho pensato!” “Che pensiero pericoloso che ho fatto!” “Che bel pensiero mi è venuto in mente!”

Osserviamo i pensieri, se sono buoni o cattivi, ed essi pian piano rallenteranno la loro corsa fino a fermarsi. L’assenza di pensiero è la mente che si ritira, l’assenza di pensiero è lo stato in cui si può dire che la mente è stata uccisa. E questo è buono perché la mente non è altro che un intrico di pensieri. Baba ha fatto questa affermazione nel Discorso Divino dell’altro giorno



“Molti fili intrecciati insieme compongono il fazzoletto; se provate a rimuovere i fili, non ci sarà più nessun fazzoletto. I fili sono i pensieri, i fili sono i desideri; quando li fermiamo, il fazzoletto ossia la nostra mente non esiste più.”



Questa è meditazione, è l’osservazione della propria mente ed il conseguente rallentamento del processo dei pensieri finché la mente diventa passiva e inattiva. A questo punto voi non vi identificate più con la mente e diventate il testimone. Il microfono è un testimone. Io posso dire cose sensate o assolutamente senza senso eppure il microfono resta impassibile, non applaude, non sorride, non piange; è soltanto un testimone. Quindi la meditazione è uno stato mentale che raggiunge il suo obiettivo, il suo culmine e realizza il suo proposito quando noi comprendiamo di essere ‘il testimone’.



IO SONO IL TESTIMONE

Spendiamo alcune parole a questo riguardo amici. Io so quale pensiero mi è passato per la mente adesso. Questo pensiero mi porta al pensiero successivo, mi porta alla mia infanzia, ai regali che ho ricevuto ed a tutti quelli che non ho ricevuto. Pensieri di amici mi portano a pensieri di nemici, quindi al denaro che dovrei ricevere, (ma non ai prestiti che devo regolare!) (Risate) Quindi penso a tutto il male che mi hanno fatto ma non a quello che io ho fatto ad altri! Tutti questi pensieri arrivano con un flusso incessante ed io li osservo. Quindi io chi sono? Chi è che osserva questi pensieri?

“ Signore, mi è venuto questo pensiero.” Bene, allora esamina chi sei. Chi è che osserva il tuo pensiero? So che questo pensiero è arrivato, so che è presente; ma io chi sono? In questo modo non siete più la mente ma il testimone. La meditazione è quello stato che vi fa sperimentare di non essere la mente ma il testimone. La differenza tra il testimone e la mente è che la mente è attiva, mentre il testimone è silente. La mente è emotiva e il testimone è trascendente, la mente è fisica e il testimone è spirituale, la mente è materiale e il testimone è Divino, la mente è mutevole e il testimone non cambia mai. La mente può essere attiva o inattiva, è come un pendolo che oscilla. Durante la notte io dormo e non litigo con nessuno; la mia mente, nel sonno profondo, è inattiva. Quando mi sveglio, improvvisamente si attiva “Mia moglie avrà preparato il caffè? Il lattaio avrà portato il latte?” Nel sonno voi non gridate,

non comandate, non chiedete; perché? Perché la mente è inattiva e voi siete il testimone mentre nello stato di veglia la mente è attiva; sia però che essa sia attiva oppure no, il testimone è eterno. Il testimone è eterno mentre la mente è duale.



E’ L’EGO CHE VI FA SOFFRIRE

Se Swami mi guarda, io mi sento in cima al mondo, fermerò il traffico per raccontare alle persone quanto sono speciale per aver ricevuto lo sguardo di Swami! “Swami mi ha dato questo fiore!” Non so perché tu vuoi sapere che Lui mi ha dato questo fiore! (Risate) Ma se Swami ti ignora, se non ti vede, allora tu non vorrai sapere nessuna buona notizia dagli altri perché sei infelice, ti senti stanco e debole, vuoi andar via; talvolta ti penti amaramente di essere venuto: “Sono venuto per questo?” “Baba! Tempo fa ci davi un darshan entrando a piedi dalla porta, un Door Darshan, o DD; adesso ci dai un darshan entrando in auto un Car Darshan , un CD darshan. E la mia vita è passata da un DD a un CD! (Risate) Cosa dice tutto questo a proposito della mia vita? Di me? Amici a noi non è accaduto niente; ciò che è stato colpito è solo il nostro ego, è solo la mente ad essere colpita. Quando sono di ritorno al mio centro Sai, dovrei raccontare che Lui mi guardato? Dovrei rendere pubblica la cosa che Swami è venuto appositamente per me e mi ha guardato? Dovrei raccontare che poi la mia vita è passata dal DD al CD? ( Risate). Questa debolezza della mente è ego ed è ciò che viene ferito quando penso di essere retrocesso al CD! Ma è tutto qui, a me non è accaduto niente. Quando questo nostro ego sarà neutralizzato, sia che Egli vi guardi oppure no, sia che egli passi davanti a voi a piedi o dentro un’auto, voi sarete sempre in pace, sarete sempre molto felici! Noi vogliamo che Lui ci guardi quando siamo qui ma, per la verità, tutti siete venuti qui per vedere Lui! In fondo Lui ci guarda da moltissimo tempo indipendentemente dal fatto che siamo qui oppure no. Swami vi guarda sempre, sia che siate al darshan oppure comodamente a casa in Argentina o in America ma forse voi non riuscite a vederlo nella vostra casa di Washington e quindi avete deciso di venire qui. Pertanto, da ora in avanti, ricordiamoci di dire che abbiamo visto Swami e che lo abbiamo guardato! Non diciamo più “Lui mi ha guardato” come se fossimo Ravana, il malvagio numero uno. Dio è sceso per Ravana; volete essere come Ravana? Per cui amici, la meditazione è uno stato in cui noi restiamo testimoni, in cui possiamo osservare e studiare gli eventi della mente, il fluire dei pensieri, il processo della mente, i suoi bisogni e i suoi desideri.



IL VERO DIAMANTE E’ “DIE-MIND” UCCIDERE LA MENTE

Un diamante è molto prezioso ma dopotutto si tratta solo di una pietra. “Die-mind”, l’uccisione della mente, è molto più importante. Quando la mente muore, cioè quando il potere dei pensieri è stato annullato e tutti i desideri se ne sono andati, quando mi trovo nella posizione di testimone e la mente è passiva e dormiente, allora avrò ottenuto uno stato di morte della mente o ‘die-mind’. Questo è ciò che ci ha detto Baba e spesso, quando materializza un diamante per un devoto, quello che gli dice è ‘die-mind’, ossia fai morire la mente, perché questo è il vero regalo di valore.



MENO BAGAGLI, PIU’ COMODITA’

Baba ci ha spiegato tutto questo anche in un altro modo: spesso Egli dice “Meno bagagli, più comodità,così il viaggio sarà piacevole”. Tutti noi ripetiamo questa citazione ma cosa vuol dire veramente? ‘Meno bagagli’ significa abbiate meno desideri, abbiate meno pensieri; viaggerete più comodi se ridurrete il vostro carico di desideri e di pensieri. In questo modo potrete viaggiare lungo il percorso della vita molto più comodamente e sarà un viaggio molto gioioso. Questo vuol dire, non vuol certo farci portare meno bagagli quando torniamo indietro! Facciamo in modo che la nostra mente sia leggera!

La mente è così pesante! Spesso si dice che nel volto noi vediamo la mente, che il viso rivela lo stato della mente. Guardate un po’ le facce intorno a voi! Tutti sembrano così seri! Per nessun motivo, poi! Non siamo nati per piangere, non siamo nati per essere corrucciati; tutta la natura danza, i fiori sbocciano meravigliosamente, il sole sorge maestosamente al mattino dandoci il benvenuto e ci saluta al tramonto nel modo più bello, i bambini sorridono facendoci ricordare cosa sia l’innocenza. Anche noi potremmo sorridere ma spesso il nostro riso è sarcastico; alle volte è un sorriso diplomatico centrato su noi stessi. I nostri sorrisi sono spesso egoisti rivolti a noi stessi e non sono veri sorrisi, siamo lontani mille miglia dal vero sorriso! Il vero sorriso è nel volto di un bambino piccolo: è così fragrante e fresco, pieno di innocenza e del profumo della Divinità! Perché la nostra faccia non sorride così? La colpa è della nostra mente che è tanto pesante.



CONOSCERE LA MIA IDENTITA’ E’ RELIGONE

Le nostre menti sono tanto pesanti perché noi non siamo capaci di godere la vita come dovremmo. Noi non godiamo del fremito della vita, noi rincorriamo i fiori di plastica e non i fiori veri, rincorriamo il suono dei soldi e non il suono della musica. Vogliamo una comunità senza unità, una comunità piena di ostilità, eppure ci piacerebbe una comunità piena di amicizia. Cerchiamo di vivere in amicizia, come un’Incarnazione di Amore, cerchiamo di conoscere la nostra vera identità; questa è vera religione. Sapere che la mia vera identità è il Sé, la Divina consapevolezza, il testimone, è conoscere la vera vita spirituale. Dobbiamo lottare per vivere in uno stato di consapevolezza distaccata, osservare i nostri pensieri piuttosto che esserne sopraffatti. In questo modo possiamo oltrepassare il pietoso piano psicologico. Comunque c’è ancora un terzo livello che dobbiamo superare, il livello dell’intelletto. L’intelletto, dopo tutto, è spazzatura, è soltanto artificiale.

Alcune volte ricevo inviti dal Sri Sathya Sai Seva Samithi per parlare ad incontri per intellettuali. Mi chiedo che cosa voglia dire essere intellettuali; puoi essere intellettuale se sei abbastanza astuto, sei intellettuale se sei un diplomatico di successo, se sei un politico, se sai difendere i tuoi stessi errori, se presenti te stesso come un grande uomo, se sei un ipocrita. Tutto questo è artificiale. E’ meglio non essere intellettuali e cercare invece di essere intelligenti. Intellettuale si diventa mentre intelligente lo sei già. Intellettualità è qualcosa che si acquisisce. L’intelligenza è implicita, è dentro di te, sei nato ed era in te. L’intellettualità mostra se stessa mentre l’intelligenza è umile, semplice, è uno stato di innocenza. L’intellettualità è pomposa ed egoica mentre l’intelligenza è consapevole. Quindi cerchiamo di essere intelligenti e non intellettuali.



ANIMALI E PIANTE SONO INTELLIGENTI

Una formica riesce a separare lo zucchero dalla sabbia. Questa formica non è un’intellettuale con una laurea, non ha letto nessun libro, non ha mai assistito ad una conferenza intellettuale; semplicemente è nata intelligente. Quando torni a casa, il tuo cagnolino ti corre incontro, ti viene vicino, non ti tratta come un estraneo; il cane conosce perfettamente il suo padrone e gli amici del padrone, infatti è decisamente molto più intelligente di molti di noi. Perché affermo questo? Quando arriva uno straniero, il cane abbaia e muove la coda simultaneamente. Quando il suo padrone arriva e gli dice “ Bobi, stai buono!” il cane smette di abbaiare ma la coda continua a muoversi. Lui è preparato sia per arrendersi che per lottare e questo è segno di intelligenza. Beh, io non sono così intelligente, mi ci vuole tempo per conformarmi mentre per il cane è una cosa immediata; il padrone dice “Stai buono!” e lui lo fa! Un’ape vola sopra un fiore vero non su uno di plastica; l’ape è intelligente come il cane e la formica. Supponete di piantare un alberello qui; le radici vanno a fondo nel terreno e se c’è una tubazione d’acqua che passa lontano dodici metri, cresceranno verso quella direzione. Esperimenti hanno provato che le radici viaggeranno verso il tubo, si avvinghieranno intorno al tubo, lo romperanno e berranno l’acqua come fosse coca cola! (Risate) Sì, le radici possono viaggiare lontano per dodici metri in cerca della sorgente d’acqua! Queste piante non hanno un dottorato di ricerca e nessun altro grado accademico, non hanno mai frequentato l’Università di Oxford, Cambridge o Harvard, sono semplicemente nate intelligenti. Andate davanti ad un albero e mandategli tutto il vostro amore, fissate una pianta e inviatele pensieri di amore; da esperimenti fatti è stato provato che le piante amate crescono più in fretta delle piante trascurate, è stato provato che le piante, alle quali è stato dato tenero amore e cura, fioriscono prima e di una fioritura piena molto più di quelle che sono invece state trascurate. Viceversa, se qualcuno prende un’ascia per tagliare i rami di un albero, quello è in grado di sentire il suo intento e le sue vibrazioni negative. Se noi attaccassimo un elettrocardiogramma a quell’albero, l’ago comincerebbe a saltare non appena l’uomo con l’ascia si avvicina. L’albero sa che l’uomo sanguinario si sta avvicinando e che si sta preparando a tagliare i suoi rami ed il cardiogramma mostrerebbe la sua paura al di là di ogni dubbio ma, se lo stesso tipo si avvicinasse alla pianta pieno di amore e di vibrazioni positive apprezzando il suo fogliame e la sua bellezza, l’ago dell’elettrocardiogramma starebbe fermo. Se quest’uomo sorride amorevolmente all’albero, questi resta in stato di tranquillità. Le piante e gli alberi non hanno occhi per vedere, rispondono perché sono nati intelligenti. Quindi l’intelligenza è pragnyana mentre l’intelletto è medha. Medha vi renderà più potenti, pieni di prestigio, pieni di conoscenza, rispettabili, ma potrebbe anche rendere infelice la vostra vita. L’intelligenza, la consapevolezza dell’intelligenza, pragnya, vi renderà felici, pieni di pace, equanimi, e troverete la vita molto piacevole. Vi dirò di più domenica prossima, Grazie!

Prima di andare via, amici, offro pieno di gratitudine i miei più sinceri ‘pranams’ al nostro amatissimo Signore Sri Sathya Sai Baba che ha permesso la distribuzione del mio quinto libro il cui titolo è: ‘Rays of Radiance’ (raggi di splendore). Questo è il mio quinto libro di cui Baba ha permesso la distribuzione durante il Suo Compleanno, è una pubblicazione del Trust. Dico questo perché alcuni possono pensare che io stia facendo qualche tipo di propaganda o pubblicità con la prospettiva del guadagno. Il Ttrust può inviare una copia in omaggio o no ma la cosa non mi interessa. Il Trust ha pubblicato il libro e Baba ha concesso la distribuzione. Il titolo è ‘Rays of Radiance’ e parla di SAI:

S = Servizio

A = Adorazione

I = Illuminazione

Qual è il contenuto? Per tre anni, Swami ha parlato con gli studenti ogni giorno ed ogni giorno ha parlato con gli insegnanti. Noi siamo stati estremamente fortunati ad avere l’opportunità di porgli delle domande e Baba è stato davvero compassionevole a rispondere. Tutte le domande poste a Swami, tutti i dettagli delle risposte rese da Bhagavan Baba sono state classificate sotto tre voci : ‘Servizio’ ‘Adorazione’ ‘Illuminazione’, S.A.I. Il libro è un catalogo di Servizio, Adorazione ed Illuminazione. Ciascun argomento ha un indice; se desiderate sapere qualcosa potete guardare nell’indice e troverete la risposta e tutte le risposte vengono direttamente da Swami. Io non ho alcun copyright sulle parole di Dio, non ho copyright sull’aria, sul fuoco o sull’acqua né ho copyright sul vangelo di Baba e sui Suoi Divini insegnamenti. Questo libro è dedicato a Baba a beneficio di tutti i devoti. Occasionalmente sono felice di informarvi che il primo volume contenente queste conferenze domenicali sarà pronto presto.