Satsang

Sessione di domande e risposte

20 marzo 2005

OM….OM….OM

Sai Ram

Con salutazioni ai Piedi di Loto di Bhagavan

I devoti Sai e le altre organizzazioni spirituali.

Cari Fratelli e Sorelle,

ho qui ancora un paio di domande da soddisfare. L’altra settimana abbiamo risposto al massimo numero di domande possibile; ne rimangono solo un paio che sono arrivate due giorni fa. Una è questa:

“Può un devoto Sai, membro della Sathya Sai Organization, partecipare a conferenze, discorsi, incontri e raduni di altri maestri spirituali organizzati da altre comunità indiane nel nostro paese?”

Ripeto la domanda:

“Un membro della Sathya Sai Organization, un devoto, può presenziare a discorsi tenuti da qualunque altro guru spirituale organizzati da comunità indiane nel nostro paese?”



Io penso che questa questione non dovrebbe sorgere in quanto i maestri spirituali possono essere molti ma ciò che dicono è sempre lo stesso. Questa è la mia opinione personale. Dunque io vada ed in qualsiasi momento mi succeda di udire discorsi di altri o legga i libri di qualunque grande leader spirituale, credetemi, trovo soltanto similitudini e paralleli tra gli insegnamenti di Swami e quelli degli altri. Io non li trovo mai contraddittori ma totalmente complementari.



Le filosofie possono differire ma il contenuto spirituale è uno

Quando leggo, per esempio, la Bibbia, trovo che concordi perfettamente con gli insegnamenti di Swami. L’ammaestramento biblico è lo stesso di quello di Sai, mai in opposizione. Quando leggo il Vangelo di Ramana Maharisci, lo trovo perfettamente coerente all’insegnamento di Sai. Quando scorro il ponderoso lavoro del Maestro Maharisci riportato da Sri Ramakrishna Paramahamsa, lo trovo del tutto simile al messaggio dato da Bhagavan Sri Sathya Sai Baba per cui il problema non si presenta affatto. Noi possiamo ascoltare i discorsi di chiunque ma troveremo che il contenuto spirituale è lo stesso. Le religioni e le filosofie possono differire per quanto attiene ai rituali ed alle procedure di routine ma il contenuto spirituale è fondamentalmente lo stesso. Per quanto risulta dalla mia osservazione posso dire questo con totale convinzione.



Devoti Sai come responsabili di altre organizzazioni spirituali.

Nello stesso tempo, il secondo punto che vorrei portare alla vostra attenzione è il seguente: noi non possiamo assumere incarichi in altre organizzazioni spirituali in quanto come membri delle stesse, come responsabili di qualunque altra organizzazione spirituale, noi non saremmo capaci di fare il lavoro con giustizia. Inoltre, non saremmo capaci di gestire il tempo in relazione a tutto il lavoro che c’è da fare nella Sri Sathya Sai Service Organization. Noi abbiamo l’attività di servizio, l’attività spirituale o aspetto devozionale e l’attività educativa con tutto il contenuto spirituale. Quindi, avendo tre attività in una organizzazione, ognuna delle quali è divisa in vari rami aventi ognuno le proprie attività, io non credo che qualcuno sia capace di rendere giustizia se accettasse di servire come responsabile in un’altra organizzazione spirituale. Non si tratta del fatto che noi siamo differenti ideologicamente né ideologicamente separati, non siamo contrari a nessun’altra organizzazione spirituale, sicuramente no, non fraintendetemi; semplicemente non possiamo rendere giustizia alle altre organizzazioni. Possiamo ascoltare, possiamo partecipare, non c’è niente di sbagliato in questo, ma essere un membro attivo di altre organizzazioni spirituali, o persino responsabili, non è certamente auspicabile nell’interesse dell’altra organizzazione in quanto non potremmo fare il lavoro con totale dedizione. Questo è garantito.



Instaurare l’unità delle fedi.

Terzo punto: io credo, salvo correzioni dato che è assolutamente una visione personale, che tutti gli insegnamenti spirituali che concordano con il messaggio di Swami siano validi. È così nella maggioranza dei casi. Tutte le letture dovrebbero rafforzare la mia fede presente. Se io perdo la fede, se la mia fede viene diminuita o confusa, se io scelgo una via che impone di lasciare la strada presente, è meglio che io mi attenga a quest’ultima. Questo soltanto perché, prima o dopo, la situazione diventerebbe confusa. Se noi possiamo vincere questa confusione, se abbiamo la ferma convinzione che niente ci possa confondere, che qualunque cosa leggiamo rinforzi la nostra presente fede in Swami, allora quella lettura è totalmente benvenuta perché l’unità delle religioni è una delle importanti missioni di Sai. La missione di Sai è di stabilire l’unità delle fedi. In tal caso non può esserci alcuna contraddizione. Dobbiamo stare attenti su questo punto in modo da non rimanere confusi, deviati o addirittura corrotti.



Abbiate una sola responsabilità.

Vi faccio un esempio: il primo vice rettore di questa università è stato il Prof. V.K. Gokak; a lui fu offerta l’opportunità di servire come Presidente dello Shirdi Santhan, lo Santhan di Shirdi Baba, per cui andò da Swami a chiederne l’autorizzazione. Bhagavan disse: “Senza dubbio puoi accettare, puoi certamente andare. Dio è uno, dopo tutto, ed in ciò non c’è niente di sbagliato ma, visto che sei qui come vice rettore con un mucchio di lavoro e responsabilità, come pensi di assolvere i tuoi doveri a Shirdi come presidente dello Shirdi Santhan? Impossibile! Avendo una responsabilità qui, come puoi accettare un incarico là? Non è possibile”. Questo è ciò che disse Swami per cui, a tale proposito, dobbiamo stare particolarmente attenti a non mancare all’attuale responsabilità, a non cercar di ottenere qualunque cosa dall’altra, ad evitare di deludere gli altri e, importantissimo, evitare la confusione a qualunque livello ed in qualunque momento.



Il modo migliore di controllare la mente.

La prossima domanda è quindi questa: “Io ho un dubbio circa il controllo della mente; qual è il modo migliore per controllarla?”

La mente non può essere controllata; più cerchiamo di controllarla, più diventa incontrollabile. Essa è come un bambino: se fa una birichinata, e voi lo rimproverate o lo picchiate, farà peggio. Rimproverare o punire non sono i modi per correggere un bambino. Possiamo invece distoglierne l’attenzione. Non dobbiamo rimproverarlo o picchiarlo, serve soltanto stornarne l’attenzione, così non lo farà di nuovo. Anche la mente è così: più la volete controllare e più diventa forte, più volete lottare con lei e più reagirà. È come un cane che vi rincorre se fuggite. Quindi non fatevi un nemico della vostra mente; inimicarvela non è affatto la via giusta, no! La sola cosa da fare è impegnarla a sufficienza. Dobbiamo dirigerla, canalizzarla, sintonizzarla; questo è tutto.



Addestrare ed utilizzare la mente.

La mente è una scimmia pazza come ha detto Bhagavan; proprio la stessa scimmia pazza, se ben addestrata, sarà perfetta, vi aiuterà anche a guadagnare denaro. In un circo, un elefante viene fatto sedere su uno sgabello, un serpente viene addestrato a danzare seguendo la musica dell’incantatore; se un serpente può essere addestrato, se un elefante e un leone possono essere domati, perché non la mente umana? La mia mente è peggiore di un serpente o di un elefante? È una questione di vergogna: io non voglio ammettere che la mia mente sia più velenosa di un serpente.



Comprendere la natura della mente.

Quindi, amici miei, noi dobbiamo capire la natura della mente; essa è un dolcissimo, delicato, sensibile, ricettivo, affidabile e tenero dono di Dio. Noi non abbiamo costruito la mente in nessuna fabbrica o laboratorio né siamo qui per ucciderla. Il nostro compito è solo quello di domanda, di addestrarla, dirigerla e guidarla; quella stessa mente, quando è addestrata, diventa il nostro migliore amico. Non addestrata o resa nemica, la mente diverrà un demone e vi si imporrà. Se non viene trattata in modo amichevole, la mente è un demone; depressione e frustrazione sono un tipo di reazione al trattamento malevolo della mente. Il risultato è la pazzia perché noi non abbiamo una tecnica adatta alla gestione della mente; io conosco la gestione degli affari ma non la gestione della mente. Quindi la gestione della mente è un argomento di totale importanza particolarmente per tutti coloro che sono sul cammino spirituale.



Aiutare la mente

Vi darò alcuni esempi così come esposti da Bhagavan.

Primo- Che cos’è la mente secondo Bhagavan Sri Sathya Sai Baba?

“La mente non è altro che una stoffa con i fili strettamente intrecciati; la mente è il panno e i fili sono i pensieri e contro pensieri strettamente intrecciati. Quindi la mente è come un pezzo di stoffa”. Questo è ciò che Baba ha detto. Una volta rimossi i fili la stoffa non c’è più; similmente quando i pensieri si arrestano, quando i contro pensieri arrivano ad uno stop, la mente diventa vuota, nulla, diventa una entità non esistente, abbandonata, non funzionante, placida, ottusa e silente. Se combatto contro la mente, essa diventa sempre più forte; nessuno può combattere con la mente, nessuno vince mai il combattimento con la mente. Noi dobbiamo aiutare la mente, la dobbiamo dirigere. Secondo Baba la mente non è altro che una matassa di pensieri e contro pensieri.



Dirigere la mente verso Dio. Liberazione.

Secondo- Baba ha ripetuto spesso questa citazione: “Il corpo è una serratura e la mente ne è la chiave; se girate la chiave verso destra chiudete, se girate la chiave verso sinistra aprite”. Noi non abbiamo due chiavi, ne abbiamo solo una, solo una mente. La stessa chiave apre e chiude; la differenza è solo nella direzione in cui noi giriamo la chiave. Il corpo è la serratura, la mente è la chiave; se la mente è girata verso Dio sperimenta la liberazione, è aperta. Se la mente è girata verso il mondo è in catene. Girare la chiave in senso orario è lo stesso che voltare la mente verso il mondo: legame. Aprire, girare la chiave in senso antiorario, è voltare la mente verso Dio il che significa liberazione. Verso il mondo = legame, verso Dio = liberazione. Sono chiaro? Quindi la differenza sta soltanto nel girare: una direzione porta alla schiavitù mentre l’altra porta alla liberazione. “Qual è il lato della liberazione? Il lato di Dio. Quale il lato della schiavitù? Il lato del mondo. Stessa chiave, stessa mente”. Questo è ciò che Baba ha detto.



Mantenete la mente costantemente impegnata in una direzione positiva.

Terzo- Baba ha detto:”Alla mente bisogna dare degli incarichi”. È per questo che Swami dà abbastanza lavoro a tutti noi. Una mente umana vuota è un sabba di demoni; bisogna darle da lavorare continuamente. Questa è la ragione per cui Swami occupa tutti indipendentemente dalla loro età. C’è gente che, in nome di Jnana, della saggezza o dell’autoindagine, diventa maestra di pigrizia. La spiritualità non è per gente pigra. “La pigrizia è ruggine e polvere; la realizzazione è pace ed il meglio”. Questo è ciò che Baba ha detto per cui noi dobbiamo lavorare ed impegnare la mente in una direzione positiva. Sia chiaro che io vi sto riportando una collezione di pensieri dalla letteratura Sai e non dalla mia speculazione o immaginazione; ripeto questo ogni volta in modo che gli amici non mi fraintendano.



La mente è come una foglia.

Ecco il prossimo punto- Baba dice: “La mente è qualcosa di simile ad una foglia”. Le foglie si agitano sfiorate del vento; quando il vento soffia, le foglie si agitano, cominciano a muoversi. Il movimento della foglia è naturale; io non posso dire alle foglie: “Foglie, fate silenzio e state ferme, capito!?” Esse direbbero: “Noi siamo impotenti, dobbiamo muoverci a causa del vento”. Quindi, Baba dice “La mente è una foglia”. Al tocco del vento del desiderio essa comincia ad agitarsi, comincia a muoversi. Il movimento della mente è dovuto al “vento” del desiderio; quando i desideri sono sotto controllo, quando i desideri sono frenati, la mente non si muove. Accusare la mente non ha significato; responsabile della rovina della mente è il desiderio. Bisogna conoscere la base della mente; perché oscilla, vacilla, si agita, è depressa?



Mente rivolta al mondo e mente rivolta a Dio

Un altro punto rimarcato da Baba: Quando la mente si rivolge all’esterno, verso il mondo di fuori, è totalmente confusa, fortemente ambiziosa, piena di desideri, affondata ed affogata nella diversità. La mente volta all’esterno è diversificata perché il mondo è multidimensionale ed il mondo multidimensionale la devia. Questo è chiamato Pravrtti: una mente rivolta all’esterno, diversificata, disturbata, mondana. La stessa mente volta all’interno è chiamata Nivrtti: una mente volta all’interno, verso Dio, che cerca la guida della consapevolezza. Una mente rivolta verso l’esterno è disposta a farsi dirigere dai sensi mentre una mente rivolta all’interno cerca la guida dell’Atma o consapevolezza. Una mente rivolta all’esterno è pronta a correre dietro ai sensi e per questo si stanca, si esaurisce.



La mente volta all’interno contro la mente volta all’esterno.

Supponiamo che voi siate un contabile: avanti, fate il lavoro, riempitevi la testa con le cifre; dopo un paio d’ore, direte “Sono stanco”. A voi piace ballare: andiamo, cominciate a ballare; alla fine direte “Sono fisicamente stanco”. Voi amate la musica e la ascoltate per ore: “Ora sono stanco”. Il risultato di una mente rivolta all’esterno è l’esaurimento. Essa si esaurisce, si stanca, si annoia, è meccanica, condizionata, laboriosa, annoiata, computerizzata come un robot. Al contrario, una mente rivolta all’interno guarda alla consapevolezza, alla super coscienza, alla coscienza del Sé, alla vigilanza; essa diventa energetica, silenziosa come un partecipante silenzioso e passivo, non come un partecipante attivo. La mente rivolta all’esterno è invece un partecipante attivo. Quando la mente è rivolta all’interno, la sua energia diventa man mano più lenta finché si perde nel silenzio; rivolta all’esterno, acquista sempre più forza. Mi seguite? Baba ha detto questo nel Sutra Vahini e nell‘Upanishad Vahini in termini recisi; se facciamo ancora confusione peggio per noi. Egli ha chiarito perfettamente che una mente rivolta all’esterno diventa confusa, esaurita, stanca, stressata e che una vita simile è noiosa, ripetitiva e competitiva.



La mente interiore è la sorgente della vitalità.

Nel mondo esteriore tutto è ripetizione, è il Pravrtti marga (marga significa sentiero); quando la stessa mente si volge all’interno, sul Nivrtti marga, è piena di vita. Appena la mente guarda la consapevolezza, diventa silenziosa, non è in uno stato di esaurimento, non è stanca, non è condizionata, è universale. Essa diventa universale, piena di vita e vitalità e lentamente perde il suo essere. Alla fine rimane il testimone, la consapevolezza. Sri Aurobindo la chiama “mente ultramentale”; egli si riferisce alla super mente, all’ultramentale ed ai differenti livelli della mente. La super mente è una mente interiorizzata che si perde nell’identificazione con la super coscienza; quest’ultima rimane quale testimone. Questo è chiamato “cancellazione della mente”. Quindi, brevemente, la mente rivolta all’esterno diventa potente mentre quella interiorizzata lentamente scompare; mentre la prima attinge la sua forza da pensieri sempre più potenti, da sempre più desideri e sempre più ambizioni, la seconda diventa uno specchio limpido privo di pensieri o ambizioni e riflette la consapevolezza.



La nascita dell’IO. La consapevolezza.

Quindi, amici miei, come risposta al quesito su come controllare la mente, invece di porci questa domanda, vediamo che cos’è questa mente. Pensando a Swami ed alla Sua letteratura, riassumo ciò che ha detto. Vi prego di seguirmi, amici, perché questo è un argomento serio e lo dobbiamo studiare; prima o poi dobbiamo essere seri. La vita non consiste sempre nel baloccarsi; noi abbiamo bisogno di un fine più elevato, di una dose massiccia di antibiotico contro tutta questa secolarità. Baba ha detto che il senso dell’io, o coscienza, nasce da Brahman o Atman o super coscienza. Il pensiero “io” è cosciente, è nato da Brahman. È chiaro? È la super coscienza che ha generato il senso dell’io e questo ha fatto nascere il “mio”. Questi “io” e “mio” insieme hanno dato forza al corpo moltiplicando i pensieri, ricorrendo a vari tipi di azioni egoiche necessitando e conducendo all’esperienza duale del piacere e del dolore.



La vita è una combinazione di dolore e piacere.

Partiamo ora all’inverso: noi sperimentiamo dolore e piacere. La vita non è sempre latte e miele né è sempre una tortura, no! La vita è una combinazione di tutti e due. Quindi noi sperimentiamo dolore e piacere con il corpo, giusto? Bene. Perché facciamo l’esperienza del dolore e del piacere? È il risultato delle nostre azioni. Le esperienze duali di dolore e piacere sono conseguenza delle nostre azioni. Qual è la causa di queste azioni? E’ la mente. Come è nata la mente? La mente è nata dall’io o coscienza. Da dove viene questo “io” o coscienza? È nato dalla consapevolezza o Brahman. Questo è ciò che Egli ha detto. Io lo pongo sempre in forma schematica. La consapevolezza o Brahman ha generato l’io, o coscienza, che formula pensieri; i pensieri portano alle azioni e queste danno dei risultati, positivi e negativi, che vengono sperimentati dal corpo. Per sperimentare questi risultati bisogna vestirsi di un corpo, nascere in un corpo, incarnasi in esso.



Il ciclo di nascita e morte.

Quindi la causa del corpo, la causa della nascita è la conseguenza del nostro agire; bisogna sperimentare la conseguenza. Questo è il ciclo di nascita e morte. Ora noi siamo già nati molte volte, questa non è la prima volta che siamo sulla terra. Baba dice “Manava, M A N A V A: “Nava” significa “nuovo” e “Ma” significa “non” per cui Manava vuol dire “non nuovo”. È come il giornale di ieri: non nuovo. Noi siamo presi nel ciclo di nascita e morte; perché? Azione e reazione, azione e reazione. È per questo che Baba dice che nessuno è libero dalla reazione, dal riflesso e dalla risonanza. Qual è il nostro compito quali ricercatori spirituali? Qual è il nostro compito in campo religioso? Qual è il nostro compito nella sadhana spirituale? Il nostro compito è uscire dal ciclo di nascita e morte. Com’è possibile? È possibile solo se la mente è cancellata, solo se i pensieri vengono completamente eliminati in modo che le azioni si fermino. Questo significa che i pensieri vanno fermati per primi e ciò vuol dire che la mente è stata precedentemente eliminata. Quando la mente è cancellata riflette la consapevolezza. Una mente da cui sono stati cancellati i pensieri relativi al mondo riflette la pura consapevolezza come uno specchio. Quando la mente è cancellata non ci sono pensieri, quando non ci sono pensieri non avvengono azioni, quando non avvengono azioni non ci sono conseguenze, quando non ci sono conseguenze non c’è piacere ne dolore, quando non c’è esperienza il corpo non serve. Questo significa non nascita, non morte; significa Immortalità. Quindi il controllo della mente è un argomento molto vasto; si può dire qualsiasi cosa da qualsiasi angolazione e da qualunque dimensione. Dipende dal proprio livello di comprensione, dipende dall’uditorio e dall’occasione.



La mente è fonte di schiavitù e liberazione.

Avendo tempo, esamineremo questo argomento ancora ed ancora. Tutta la nostra vita ha per scopo lo studio e la gestione della mente, il suo superamento, la scoperta del perché è responsabile della schiavitù e di come questa stessa mente può essere forgiata in uno strumento utile alla liberazione. John Miltpn ha detto che è la mente che fa un paradiso dell’inferno o un inferno del paradiso. Le Upanishad dicono “Mana Eva Manushyanam Karanam Banda Mokshayoh” cioè che la mente è responsabile sia di bandha o schiavitù che di moksha o liberazione. Studiare la mente, afferrarla e gestirla è la componente principale della sadhana spirituale.

Nella sadhana spirituale ci sono quattro livelli o fasi.



Prima fase della sadhana spirituale: personalità, immagini, idoli.

La prima fase consiste dell’adorazione di varie forme ed immagini di Dio. Nell’Induismo, per esempio, questa comprende l’adorazione delle immagini; noi adoriamo idoli che ci sono molto cari, che rappresentano vari aspetti di Dio particolarmente significativi per noi. Alcuni adorano Ganesha che rappresenta l’aspetto di Dio che supera gli ostacoli; altri adorano Kartikeya o Subrahmanya. Certuni adorano Rama ed altri Krisna scegliendo la forma che è loro più cara, la forma che amano. Altre fedi possono scegliere Budda o Kvan Yin. Questo è il primo stadio, l’inizio.



Seconda fase: i Bhajan

Il secondo stadio è rappresentato dal canto della gloria, dal canto di lode. Cantare la gloria della vostra Forma di Dio, cantare in lode di quella Forma è detto bhajan,kirtana o inni.



Terza fase: i mantra

Nrlla terza fase si ripete il Nome, il Nome Sacro o i mantra a propria scelta. Ripetere nella mente di continuo, a casa o per strada, al lavoro o in vacanza, il Suo Nome è ciò che in sanscrito è detto manasa puja o adorazione mentale, cioè adorare Dio a livello psicologico, nel dominio psichico o mentale. Ci sono persone che ripetono continuamente il Nome di Dio nella mente. Questo è il terzo livello della pratica spirituale.



Quarta fase: la ricerca

Il quarto e più alto livello è quello della ricerca. In questa fase si bada ad essere uniti al Divino, ad essere uno con la consapevolezza sapendo che io non sono separato dalla consapevolezza, che non esiste alcuna pluralità, non c’è alcuna molteplicità né diversità. Se io vedo i molti dipende soltanto dalla mia immaginazione; esiste solo l’Uno. Quest’immagine multidimensionale dell’intera creazione è esclusivamente una mia proiezione mentale, una mia immaginazione, una allucinazione psicologica, un’illusione, un inganno; è non esistente. Questo è ricerca del Sé. Ciò che mi fa pensare che esista la molteplicità è la mia mente e, una volta che lo so, comprendo che tutta la creazione è solo l’Uno che appare come i molti, l’Uno manifestato nei molti. Una persona in piedi, in mezzo a grandi specchi tutto intorno, vedrà moltissime immagini ma questo non significa che ci siano molte persone, c’è solo l’Uno in molti. Questo accade a causa della mente; è così che la mente pensa che ci siano i molti.



Il culmine del percorso spirituale.

Quindi, amici miei, la coscienza, la super coscienza, la mente, la mente superiore, la super mente: di queste dobbiamo occuparci. Dobbiamo interessarci a questa conoscenza sennò la semplice adorazione di un idolo è priva di significato. Se io continuo semplicemente a cantare, diventerò una cassetta registrata. Io devo ripetere mentalmente il Nome di Dio e questo non deve diventare meccanico ma condurmi alla discriminazione, alla via della ricerca che mi farà trovare l’Atma in ognuno. “Io sono il mondo, Io sono l’universo, Io sono IO” dice Bhagavan; questo è il culmine, lo zenit, il finale di un cammino spirituale ed è possibile ottenerlo attraverso una attenta analisi e comprensione della mente.



Separazione dalla mente

Un altro argomento che vorrei trattare: il fatto che io capisca che la mia mente agisce in questo modo e che debba essere controllata implica che io sono separato dalla mente. L’io e la mente non sono la stessa cosa. Io dico: “La mia mente non sta bene, non è in pace; la mia mente deve essere controllata”. Che cosa significa? Significa che sono separato dalla mente. Io sono separato dalla mia camicia, dai miei occhiali, dal mio stomaco; ugualmente sono separato dalla mia mente. Proprio l’idea, la consapevolezza, l’attenzione al fatto che io sono separato dalla mente e che la mente ha bisogno di essere gestita, che ha bisogno di studio, di indagine, di ricerca, di volgersi definitivamente all’interno, è la spiritualità, èl’inizio della Sadana che porta al più alto dei risultati: l’auto realizzazione.



Il punto di vista di Swami sui matrimoni tra persone di diversa razza e/o religione.

“Swami permette i matrimoni tra occidentali ed indiani?”

Bene, su questo non so che cosa dire. “Indiani” ed “Occidentali” è una classificazione basata sulla geografia. Swami non è Indiano né Occidentale. Se devo proprio dire qualcosa, Swami è universale, è cosmico, è un cittadino del mondo; io non posso limitarLo. Un Dio universale non identificherà mai Se Stesso con l’India o con l’Occidente: Egli appartiene ad ambedue, a tutti. Sposarvi o meno è un vostro problema; voi vi sposate e voi soffrite (Risate). Vi sposate, vi unite, poi vi separate e divorziate: è il vostro mal di testa! Gli Orientali e gli Occidentali possono sposarsi tra loro? Questo non ha niente a che fare con Swami visto che tutti sono Suoi figli. Egli non può dire che un figlio occidentale è migliore di un figlio orientale comportandosi con quest’ultimo come una matrigna; Egli non lo direbbe perché tutti e due sono figli Suoi. Sposarci o no, affrontando i problemi del matrimonio o meno, è nostra responsabilità e nostra emicrania ma, in questo contesto, posso riferirmi ad una sua affermazione. Qualcuno pose con leggerezza una domanda simile a Swami Stesso che rispose: “Non c’è niente di sbagliato nello sposarsi. D’altra parte voi stessi citate Me dicendo che ‘C’è una sola casta, la casta di dell’umanità’; voi citate Me e dite a voi stessi ‘Perché non dovrei sposare un orientale? Perché no?’ Voi ragionate così”. Egli ha detto anche: “Ragazzo mio, pensa alle radici culturali, alla cultura; per generazioni voi siete stati allevati con un particolare modo di pensare, un tipo particolare di abitudini alimentari, uno specifico modo di vivere. Dovete tenere in considerazione le vostre origini culturali”.



Io non conosco la risposta alla prossima domanda perché nessuno l’ha posta in precedenza:

“Può una donna sposare un uomo più giovane di lei?” (Risate)

Io non credo che qualcuno abbia fatto questa domanda a Swami (Risate) e non so che cosa dire perché il fatto non è frequente. Forse è per ragioni fisiche che un uomo sposa una donna più giovane in quanto, come si dice e come l’esperienza insegna, la donna matura generalmente prima dell’uomo. L’età si mostra sul volto della donna; invecchiando,essa mostra l’età mentre, a paragone, non possiamo dedurre l’età d’un uomo dalla sua faccia. Non dico questo perché sono un uomo, non è questo, mi dispiace (Risate). A causa di certi cambiamenti biologici nel corpo, particolarmente nel caso della donna a causa delle gravidanze, ella tende ad invecchiare molto prima dell’uomo per cui è naturalmente desiderabile e preferibile sposare una donna più giovane. Questo è ciò che si dice. Ciò nonostante, William Shakespeare è un eroe che sposò una donna più matura di lui di dieci anni, Anne Hathaway; se lui è il vostro eroe, sta a voi decidere (Risate).

Comunque io non so perché questa domanda sia stata fatta a me; forse si pensa che io sia un sociologo, un esperto in questo tipo di questioni. Non lo sono.



Nessun livello nella spiritualità.

Una cosa è certa: niente è impossibile. Se noi facciamo uno sforzo sincero, niente è impossibile. Stamane qualcuno ha chiesto: “Si può raggiungere quel livello(di spiritualità)?” Amici miei, non possono esserci livelli nella spiritualità; è soltanto questione della vostra consapevolezza, della vostra comprensione. Non c’è niente come uno superiore ad un altro, niente come una persona ad un livello più alto o più basso. Già nel mondo siamo stanchi di questa idea di livello più alto o più basso; perché accade anche nei confronti di Dio? I livelli non ci sono ancora venuti a noia? Non siamo stanchi di questo concetto di superiorità ed inferiorità? La spiritualità è oltre, non è questo né quello, non ci sono livelli né fasi, è un viaggio eterno, un viaggio continuo, un movimento, un movimento costante, una vibrazione Divina, un eterno desiderio sempre giovane, sempre verde e dinamico. Quindi, amici, per continuare su questa strada abbiamo bisogno di fare uno sforzo.



La ricerca è necessaria.

Quando dico che la ricerca è il modo migliore, c’è gente che risponde “Io non sono al livello della ricerca”. Non sei a quel livello? Se qualcuno ti ha borseggiato, non lo cerchi? (Risate) Se perdi qualcosa, non la cerchi? Quando riscontri una differenza nel tuo salario, non indaghi? Quando ti danno meno del solito, tu contesti al massimo!. Perché quindi dici di non essere capace di ricerca? Quando nel cibo che mangi, nel curry che stai mangiando, nel chutney che hai nel piatto c’è più peperoncino del normale, tu chiedi “Chi l’ha fatto questo? Voglio parlare con lo chef!” (Risate) Perché dite che non facciamo ricerca? Noi facciamo ricerca, nessuno può dire di non esserne capace o di non poterla fare, no.



Qualità naturali: amore, verità, pace, beatitudine.

La facoltà di indagare è una qualità naturale; il pensiero, il sentimento e l’amore sono qualità naturali. A qualcuno che mi ha chiesto “Anil Kumar, puoi dirmi come amare?” (Risate) ho risposto: “Prova tu stesso; perché non provi? Perché pensi che io sia un esperto in questa faccenda dell’amore? Perché pensi che io possa darti il miglior suggerimento su questo argomento? Se poi fallisse, temo che non sarei più capace di guardarti”.

Che cos’è l’amore? È questo che dovete imparare. È naturale, del tutto naturale. L’amore non deve essere insegnato, l’amore va raggiunto. La verità non deve essere insegnata, la verità va colta. La pace non deve essere insegnata, la pace va conquistata. Queste cose accadono: la verità accade, la pace avviene, la bellezza appare, la beatitudine pervade, l’amore si manifesta. L’amore non è “fatto”, la verità non è “fatta”, la pace non è “fatta”.





Le cose più preziose della vita accadono.

Ho cucinato a casa; lo hai fatto anche tu? Bene! Io ho lavato il pavimento; anche tu? Stamane sono stato impegnato a tagliare il prato; anche tu l’hai tagliato? Bel lavoro! Queste sono le cose che vengono fatte ma ci sono molte cose che avvengono come la Bellezza, la Verità, l’Amore, la Pace, la Divinità. Esse ACCADONO e, quelle che accadono, sono le più preziose mentre quelle che vengono fatte sono relative, sono competitive. Qualcuno mi dice: “Signore, ho cucinato questo pasticcio di riso per lei”. Va bene. Un altro dice “Ecco una pizza per lei. Scelga: pizza o pasticcio di riso? Quale vuole?” Relative. Similmente:

“Ecco qua Signore, ho portato una coca per lei”. “No, io le ho portato una Sprite. Quale preferisce?” Ogni cosa prodotta è comparativa, relativa.



Nella spiritualità non ci sono livelli, solo comprensione.

Ciò che accade è unico, ciò che accade è la sola cosa, senza scelta; ciò che accade è Divino, spirituale, pieno di beatitudine e prezioso. Quindi, amici, quando mi interrogate sulla spiritualità, io posso dirvi che dobbiamo fare uno sforzo per non attaccarci a “livelli” o “stadi” nel nostro viaggio. Lasciando questa sala, alla fine del discorso, posso dire che voi siete ad un livello più alto dopo che avete chiuso la porta? No, no, no. Se io sono dietro di voi, potete dire che sono ad un livello inferiore? No, no, no. Tutti i livelli sono uguali; il piano terra è uguale agli altri a meno che uno non vi precipiti! Quindi, nella spiritualità non ci sono livelli ma solo la nostra comprensione che diventa sempre più profonda con la Grazia di Dio, con la Divina Grazia di Dio; questo accade. “Oh, Bhagavan! Aiutami ad avere chiarezza di pensiero. Oh Bhagavan! Aiutami a sperimentare la super coscienza. Oh Bhagavan! Aiutami ad indirizzare la mente all’interno. Nivrtti! Accade, non è fatto.



Ciò di cui dubitate non è vero.

Vi posso dire anche un’altra cosa, un segno, una indicazione del nostro progresso, del nostro avanzamento sul sentiero spirituale. Qualcuno dice: “Anil Kumar, io faccio questa cosa; è giusto? Io adoro tutti i giorni; faccio bene? Stò leggendo Shirdi Sai Charitra, la biografia di Baba di Shirdi; è sufficiente? Swami mi è apparso in sogno; è giusto?” La gente pone questo tipo di domande. Ad esse io do una sola risposta: “Ciò di cui dubiti non è vero”. “Ho fatto un sogno, va bene?” Ecco, non va bene. “Sto facendo questo, è giusto?” No, non è giusto. Quando cominciate a dubitare non va bene, significa che non avete sperimentato la realtà, che non siete arrivati alla completezza dell’esperienza, non siete arrivati alla realtà esistenziale, siete al livello superficiale, non siete andati abbastanza in profondità. Quando si va sufficientemente profondi, non ci sono dubbi.

Se uno vi chiede “Ami tua madre?” ed aggiunge “Beh, io non so se l’amo” io devo dubitare di lui. Se qualcuno vi parla così, che cosa dite? “Non è questo il posto per fare questa domanda, mio caro. Vai da uno psichiatra, dammi retta, vai a consultarlo”. Dubitate del vostro amore? Se dubitate del vostro amore, significa che qualcosa non va.



Progredire sul cammino spirituale.

Quindi, amici, vorrei dire: se io vedo con chiarezza la mia rabbia, se vedo chiaramente il mio attaccamento, se vedo me stesso con le mie debolezze, le mie indulgenze, i miei attaccamenti, i miei tranelli, i miei errori, i legami, la rabbia, se vedo me stesso chiaramente, se vedo la mia storia, la mia immagine, significa che sto progredendo, che mi muovo verso la meta e sto avanzando, che sto camminando sulla strada giusta. Io dovrei vedere la mia rabbia ma non dovrei identificarmi con essa ed arrabbiarmi. Io vedo la rabbia ma non mi arrabbio. Se vedo l’avidità in me non sarò avido, se vedo il desiderio non desidererò. È chiaro? Se mi identifico con la rabbia, sarò di nuovo arrabbiato; se ho troppa avidità, sarò avido ma, se semplicemente osservo queste debolezze, non sarò né arrabbiato né avido.



Stare soli, sedere in silenzio, meditare.

Come si fa a vedere? Questo è il problema. Come vedere? Noi siamo coinvolti totalmente nel mondo e siccome ci lasciamo prendere all’amo, diventiamo tesi perché non abbiamo pazienza, non abbiamo il tempo di aspettare. Agitazione, impazienza, tensione e stress sono tutti lì.

Ramana Maharisci ha posto in rilievo il fatto di stare soli, di rimanere soli per un po’. Quando siamo soli, vediamo la nostra mente, la mente delle agitazioni che non riesce a stare ferma, la mente disturbata, ambiziosa, desiderosa, avara, piena di rabbia e di desideri. Quando rimaniamo soli siamo capaci di vedere tutte queste cose dentro di noi ed è per questo che Bhagavan Baba insiste sul sedere in silenzio a partire dal livello dei Bal Vikas. Fino da quello stadio i bambini vengono istruiti a sedere in silenzio. Questo li aiuta pian piano a volgersi all’interno mentre crescono e diventano adulti; questo matura in meditazione e la meditazione fiorisce in realizzazione. Quindi, per la realizzazione è necessaria la meditazione, per la meditazione è necessaria la concentrazione e per la concentrazione è assolutamente necessaria la solitudine. Questo è ciò che chiamiamo “sedere in silenzio” nella terminologia di Bhagavan.



Consapevolezza di sé.

Quindi, amici miei, come ho detto, dovremmo essere capaci di valutare noi stessi. Non facciamo che qualcuno dica “Anil Kumar, sei arrabbiato”. Ho bisogno che me lo diciate? Lo so che sono arrabbiato; è per questo che la mia pressione è schizzata lassù. Non c’è bisogno che qualcuno mi dica “Sei fuori di testa”, no, no: la mia faccia me lo dice ed io dovrei essere capace di vedermi. Non c’è bisogno che gli altri vi dicano ciò che siete o come siete. Questo vorrei dire, vi prego di capire. Questo tipo di osservazione, questo tipo di consapevolezza ci aiuterà ad essere nel Sé. Il fatto è che noi siamo il Sé ma, quando io non sono consapevole, non sono nel Sé; nonostante io sia il Sé, non sono nel Sé. Con “Sé” intendo consapevolezza, super coscienza, Atma, Brahman. Quindi io sono l’Atma ma non sono nell’Atma, mi capite? Io sono il Sé ma non sempre sono nel Sé. Che cosa si può fare?



CIA= (Consapevolezza Costante Integrata) e

CIE=Constant Internal Evaluation (Valutazione Interiore Costante)



Baba ha detto: “CIA=Constant Integrated Awareness o CIE=Constant Internal Evaluation…..vi prego di valutare voi stessi” Siete ciò di cui parlate? Siete ciò che sostenete? La vostra esperienza riflette ciò che predicate? In quale direzione state procedendo?

Questo deve essere fatto costantemente. CIE=Constant Internal Evaluation vi porterà alla CIA= Consapevolezza Costante Integrata e questa vi aiuterà a conoscere la realtà. Per esempio: che cos’è l’oscurità? L’oscurità è soltanto l’assenza di luce. L’assenza di luce è l’oscurità, è chiaro? Similmente, nonostante io sia il Sé, non sono ancora nel Sé. Perché? La ragione è che io sono andato nel mondo, mi sono coinvolto in faccende del mondo, in piaceri sensuali, in oggetti materiali e pensieri relativi al mondo; per questo, nonostante io sia cosciente, non sono in uno stato di consapevolezza spirituale. Una volta che questi pensieri del mondo saranno eliminati, il Sé sarà automaticamente evidente. Quando c’è la luce, non c’è più oscurità; quando non c’è luce, tutto è nell’oscurità. Nello stesso modo, quando entrano i pensieri del mondo, i pensieri relativi al mondo, la consapevolezza diventa mondana, materiale, fisica; quindi, quando sono al livello dello stato cosciente, fisico materiale, del mondo e dei cinque elementi, c’è solo oscurità. Una volta che c’è la luce, l’illuminazione, il fulgore, la brillantezza, la conoscenza, la consapevolezza, lo spirituale e Divino, io sono un saggio. Quindi l’assenza di oscurità, l’assenza di consapevolezza del mondo è la presenza della luce. Amici miei, questo è il punto che voglio veramente dividere con voi.



La realtà non è duale.

Qualcuno chiese a Ramana Maharisci: “Se c’è solo l’Uno, perché noi troviamo i due? Se la non dualità è la realtà, come giustifichi la dualità? Tutti sono Uno ma io trovo che tu ed io siamo separati. Perché?” La risposta fu questa: “Il tuo attaccamento ed il tuo odio ne sono responsabili, ecco tutto. La diversità o pluralità è generata da te, dal tuo attaccamento e dal tuo odio. Tu sei attaccato alla tua gente”.

“Oh, vedo, egli è delle mie parti. Molto bene. Parla nello stesso modo? Stessa città….. il Cielo! Stessa strada…..proprio il Paradiso!” Attaccamento!

“Oh, tu vieni da quell’altro paese, non parli nello stesso modo. Tu non conosci l’Inglese….. capisco, va bene”. Non c’è lo stesso attaccamento. È chiaro che il vostro attaccamento ed il vostro odio sono responsabili della dualità mentre la realtà è non duale stando a quanto dice Ramana Maharisci.



La vita è solo una.

Swami è una fusione di tutte le filosofie. Bhagavan Sri Sathya Sai Baba è la madre delle filosofie per cui io trovo il Suo insegnamento pienamente concorde con tutto ciò che leggo, con tutto ciò che dico, con tutti gli insegnamenti spirituali che ascolto. Bhagavan Baba dice: “Se voi amate qualcuno sappiate che state amando voi stessi”. Ripeto:”se voi amate qualcuno sappiate che state amando voi stessi”, se voi odiate qualcuno significa che state odiando voi stessi. Perché? Come posso odiare me stesso odiando te? Perché? Perché non c’è nessun altro. No, no, non c’è nessun altro! La vita è solo Una senza un’altra, è non duale.



Quando ami, stai amando te stesso.

Baba dice anche: “”Quando guardo nei vostri occhi, Io vedo il Mio riflesso. Quando voi guardate nei Miei occhi, vedete il vostro riflesso. Allora dov’è l’altro?” E’ come dire che “Io e l’altro” è completamente sbagliato; non esiste nessuno che sia l’altro. Quindi, quando amate non c’è un altro, voi amate voi stessi e, quando odiate, non c’è un altro, state odiando voi stessi perché voi realtà ed io consapevolezza è l’esistenza, è la realtà. Non c’è alcun secondo. Questo dice Baba.

Dato che questo è un argomento interessante ed io temo che non ci incontriamo la prossima settimana, lasciatemi almeno finire in modo adeguato; non posso chiudere così bruscamente.



Abbandonare il sentimento di “io e mio”.

“Bhagavan, noi Ti siamo veramente grati per tutte le opportunità che ci hai dato, per permetterci di starTi vicino. Noi non possiamo esprimere la nostra gratitudine per la munificenza di benedizioni che ci hai concesso; vorremmo sapere come pagare il debito di gratitudine. Fammi sapere, Bhagavan, come esprimerTi la mia gratitudine per tutto ciò che l’ho ricevuto da Te”.

Che cosa dice Baba? Questo è quello che conta. Baba ha detto:

“Se volete esprimerMi la vostra gratitudine, se volete esserMi grati, ciò che voglio da voi è che abbandoniate il sentimento di “io” e “mio”. “Io e mio”, “io e mio” “io sono qui, questa è la mia penna, questo è mio”. “Io e mio”. Se“Io” è identificato con il mondo, con la materialità, non è spirituale. Questo è un modo di esprimere gratitudine”.



Modi per esprimere la propria gratitudine.

L’altra cosa che Baba ha detto è: “Miei cari ragazzi (noi tutti siamo i Suoi bambini indipendentemente dalla nostra età, dal gruppo, dal genere, dalla nazione), per prima cosa potete esprimere la vostra gratitudine abbandonando l’ego. Poi potete anche esprimerla maturando una completa comprensione del fatto che la vita non è altro che mente: attaccamento, odio, dolore, piacere, avidità, guadagno, perdita, profitto, successo, vittoria e sconfitta appartengono solo alla mente. Vi prego di comprenderlo. Questo è il modo in cui potete esprimerMi la vostra gratitudine”.

“Quindi vi dico che voi non siete la mente e dovete trascenderla, vi dico che la mente è solo uno strumento, che voi siete consapevolezza, che siete Divini e che dovreste fare tutta la vostra sadana per realizzare la Divinità interiore. Questa è la gratitudine che potete mostrare a Me. Io non voglio le vostre donazioni, non voglio nessun regalo da voi; voglio solo questo regalo della realizzazione del vostro Sé interiore, questo regalo della comprensione del mondo duale che è sostanzialmente psicologico”.

Questo regalo, la via dell’indagine, l’essere qui e sperimentare la realtà stessa; questi sono i modi per esprimere gratitudine a Bhagavan Baba.



Opportunità di comprendere profondamente la filosofia e la spiritualità

L’anno accademico che è iniziato a giugno giungerà al termine alla fine di questo mese e, se ci sarà l’occasione di incontrarci la prossima settimana, voi siete totalmente benvenuti; se l’occasione non ci sarà siamo mentalmente preparati ma, come individuo, vi prego di credermi, io credo fermamente in ogni parola che dico. Sono grato ad ogni persona che è qui, ad ogni fratello e sorella intervenuti per la loro pazienza nell’ascoltare, per la loro graziosa presenza, per le loro parole di incoraggiamento, per tutto ciò che hanno fatto per me.

Se non fosse stato per questo Satsang, per questo appuntamento della domenica, io non avrei avuto l’opportunità di andare in profondità nella filosofia di Sai, non di conoscere la letteratura di Ramana Maharisci né di Ramakrishna Paramahamsa; non avrei neanche letto la Sacra Bibbia. Voi mi avete aiutato moltissimo, ve lo dico dal profondo del cuore e mi inchino umilmente davanti ad ognuno di voi con lacrime di gioia, con pienezza di spirito di gratitudine per la vostra presenza, per il vostro incoraggiamento, per tutte le domande che mi avete inviato e per tutto quello che avete cercato, in luoghi lontani e lingue diverse, sul sito web su cui sono registrati questi discorsi della domenica. Io sono particolarmente grato a tutti coloro che hanno lavorato affinché i discorsi della domenica fossero alla portata di tutti in tutto il mondo. Se la gente mi chiede: “Che cosa ha fatto Baba per te? Ti ha fatto milionario? Ti ha fatto primo ministro? Ti ha reso ricco, influente, attraente, intelligente? Io so certamente, amici miei, che mi ha dato un mucchio di amici,di stimatori, di ascoltatori che mi hanno aiutato a lavorare sulla filosofia e sulla spiritualità più profondamente, più di quanto avessi mai fatto prima.

Ringrazio ancora una volta ognuno di voi che siete qui, di coloro che, non essendoci, seguono i discorsi in rete, di coloro che effettivamente mi dirigono, mi guidano e mi incoraggiano. (Applauso)



OM…..OM…..OM