Satsang

La festività di Dasara è una opportunità spirituale

24 ottobre 2004

Cari fratelli e sorelle,

ci stiamo di nuovo incontrando dopo la fine della festività del grande Dasara (un festival indiano di 10 giorni che celebra la vittoria delle forze del bene su quelle del male) e voglio dividere con voi alcuni pensieri adatti all’occasione. La celebrazione ci dà l’opportunità di iniziare un particolare sentiero spirituale. E’ un periodo sacro durante il quale possiamo pregare la Divinità, Dio come Divina Madre, perché benedica i nostri sforzi nel cammino spirituale così da poter raggiungere la meta senza deviazioni lungo il percorso. Facciamo questo perché, per quanto siamo intelligenti, acuti o speciali, abbiamo comunque bisogno della benedizione di Dio. Abbiamo bisogno della Grazia di Dio per avere successo nel realizzare il nostro obiettivo nella vita. E’ in questo contesto, durante il periodo del Dasara, che le persone iniziano una particolare sadhana (esercizio spirituale) domandando le benedizioni della Divina Madre, invocando le migliori benedizioni di Dio, per quelli che hanno già iniziato il viaggio spirituale o per quelli che ancora lo devono iniziare. Amici miei, molti non sono al momento pronti ad intraprendere questo viaggio spirituale. Perché? Troviamo folle immense, grandi raduni di gente in posti dove vengono seguite ed onorate cose mondane, competizioni ed affari. Il percorso spirituale, il cammino spirituale non è per tutti. Gli antichi testi chiaramente lo dicono e Bhagavan ce lo dice ripetutamente: noi siamo i figli di Dio. Quello che sceglie il cammino spirituale, quello che intraprende il percorso spirituale è un figlio scelto ed amato da Dio. Cominciamo a mostrare il nostro rispetto e gratitudine a Dio per averci scelto come meritevoli, per trattarci come pellegrini in questo pellegrinaggio della vita, in questo pellegrinaggio di spiritualità. Perché molta gente non è preparata ad intraprendere questo cammino? La ragione è semplice: io so come sarebbe la mia vita se facessi più soldi (Risate) facendo affari, so quale posizione raggiungerei nella vita con lauree e qualificazioni aggiuntive, so quale tipo di vita condurrei se diventassi ministro del governo centrale o dello Stato, so come potrei godere ed utilizzare al meglio una opportunità datami. Tutte le mete mondane, tutti gli scopi mondani, tutti gli obiettivi mondani sono raggiungibili dalla mente umana; questi scopi, gli obiettivi, le soddisfazioni dei desideri sono ben conosciuti da tutti noi. La sola differenza è nell’importanza. Ho guadagnato centinaia di migliaia di soldi e dopo altri affari, faccio ancora ulteriori miliardi, questo è tutto! Ora ho un palazzo con 10 camere da letto, una casa con 50 camere da letto o una graziosa suite con 5 camere da letto. Posso immaginare quindi il tipo di vita che condurrei, è nella la mia fantasia, nei miei pensieri. Così, amici miei, seguiamo il cammino mondano, siamo molto ansiosi, siamo di fretta. I nostri desideri vengono soddisfatti perché quella soddisfazione può essere pianificata e stimata. Il cammino spirituale è diverso.

Cammino spirituale: punti noti ed ignoti

Il cammino spirituale conduce da un punto conosciuto ad uno ignoto ed arrivare a quel punto ignoto è molto difficile. Sono pronto ad andare a quello noto dove ho denaro, potere ed influenza – queste aree mi sono ben note - ma non ho idea del campo spirituale che è l’altra sponda della vita, quel campo mi è completamente sconosciuto. Mi dico: "Oh Dio! Che tipo di vita condurrò se procedo lungo il cammino spirituale? Ho paura, potrei perdere le testa; ci sono alcuni che, in nome della spiritualità o della cosiddetta ‘liberazione’, alla fine diventano matti, impazziscono. Perché? Semplice: non hanno capito in cosa consista la vita spirituale.

Il cammino spirituale è un’avventura

Così, per farla breve, il cammino spirituale è un’avventura. Che tipo di avventura? E’ un’avventura che richiede di essere preparati a raggiungere la sponda sconosciuta e non siamo sicuri di raggiungerla, non c’è nessuna garanzia; nessuno è mai tornato per dirci: "Questa è la mia esperienza". In affari, verrete istruiti: "Prego, fate attenzione, obbedite alle leggi." Queste leggi sono espressamente predisposte. In politica, vi verrà detto: "Fate attenzione, osservate i vostri oppositori in modo che il vostro partito possa essere votato nel servizio e nella carica". Nella spiritualità, nessuno torna per consigliarci o guidarci. Sapendo che non c’è una guida basata su esperienze di prima mano, che è un viaggio verso l’ignoto, quanta gente sarebbe pronta ad imbarcarsi? Quindi, amici miei, il viaggio spirituale è veramente un’avventura. Dovremmo prepararci con il necessario coraggio, l’equipaggiamento, la consapevolezza, la conoscenza, la determinazione e la convinzione richiesti per intraprendere questa eterna ricerca. La spiritualità è un’avventura.

Il cammino spirituale non è una domanda

Il secondo punto che vorrei sottoporre alla vostra attenzione è questo (vi chiedo scusa se ripeto, ma è tipico di un insegnante come me riassumere i concetti): il viaggio spirituale non è una domanda. Alcuni dicono: "Signore, ho una domanda". "Sei sicuro che io abbia la risposta alla tua domanda?" "Non lo so."

Sono sicuro che la mia risposta sia scaturita dalla mia stessa esperienza? No! Una volta posta la domanda, le risposte possono venire da chiunque e da qualsiasi luogo. La risposta può venire da un testo sacro, da un’informazione udita, di seconda mano, presa a prestito, o dalla conoscenza di un libro. Queste risposte trasmettono una conoscenza superficiale, scaturiscono dal profondo della propria esperienza. Quindi, amici miei, la spiritualità non è una domanda, è una ricerca. Qual è la differenza tra domanda e ricerca? Non sono uno studente di lingua inglese, allenato a giocare con le parole, né sono interessato a ginnastica verbale. Questi sono i fatti. Nondimeno lasciatemi tentare di spiegare.

La spiritualità è al di là della mente

Ci sono tante domande nel mondo. Perché? Perché no? Come? Cos’è? C'è una quantità di domande nel mondo e altrettante risposte, ma nella spiritualità la domanda non ha un "io" perché c’è una risposta senza domanda. La spiritualità offre una risposta, ma non ha una domanda. Perché? Le domande nascono dalla mente, la spiritualità è al di là della mente. Quando cominciamo a dubitare, nascono le domande, quando c’è un ego, la vita diventa un fascio di domande, quando abbiamo un complesso di superiorità o di inferiorità noi abbiamo ogni tipo di domande. Pertanto le domande scaturiscono dall’ego, nascono dal dubbio o dal sospetto, sono nate dal nostro complesso di superiorità o di inferiorità. La capacità della mente di discutere ed argomentare incoraggia le domande. Io non intendo scoraggiare le domande; quello che sto dicendo è in un contesto totalmente differente. Fratelli e sorelle, vi prego di comprendermi bene, non pensiate che eviti le domande in generale, no, no, no! Non sono un estremista. Questa interpretazione di "domande" si riferisce ad un contesto differente. Adi Shankara, un antico maestro del non-dualismo, ci ha detto qualcosa. Non so dove saremmo chiedendolo. Gesù Cristo ha proclamato qualcosa come la Verità. Se chiediamo questa, cosa ci resta da imparare? Se la madre ci dice qualcosa e noi la mettiamo in dubbio, chi verrà in nostro soccorso? Chi altro può leggere nel nostro cuore più di nostra madre? Pertanto questo genere di mente dubbiosa non trova posto nel cammino spirituale perché la spiritualità è oltre la mente. La mente non può attraversare la sponda spirituale, non può raggiungerla; la mente non può immaginare, non può comprendere né valutare la spiritualità perché la spiritualità è al di là di ogni valutazione, è al di là di ogni comprensione umana, al di là della possibilità dell’immaginazione. Quindi nel cammino spirituale le domande sono fuori discussione e ciò significa che, se siamo dei veri ricercatori spirituali, dobbiamo fissarci una meta e metterci in viaggio superando la mente.

Una ricerca si basa sull’esperienza

Dunque, amici, la spiritualità non è una domanda ma piuttosto una ricerca. Una ricerca è un’indagine, una specie di interrogazione. La ricerca richiede esperienza, non spiegazione. Spiegazione ed esperienza sono molto diverse. Ci sono parecchie persone pronte a spiegare le cose, ce ne sono veramente poche che le hanno realmente sperimentate. Una ricerca richiede esperienza, è basata sull’esperienza, è esistenziale. Cosa intendo con ciò? Una domanda si riferisce al futuro: "Mi darà Swami un’interview?" Una domanda: "Perché Egli ha dato un’interview?" Altra domanda: "Devo prenotare il mio biglietto di ritorno?" Quindi la domanda si riferisce al futuro, vuole una risposta futura, mentre la ricerca è esistenziale. Una ricerca sussiste e si basa sul qui ed ora. La spiritualità è un’eterna ricerca e una ricerca è esistenziale, sperimentale, riguarda l'esperienza. Dobbiamo essere pronti a sperimentare, dobbiamo esser pronti a provarla in noi stessi. Una ricerca sperimentale deve essere sperimentata ed è esistenziale perché deve essere fatta qui ed ora. Quando noi insegnanti riceviamo da uno studente una domanda difficile, alcuni di noi possono rispondere: "Per piacere, vieni a trovarmi domani". (Risate) Oppure: "Questo non c’è nel vostro testo". OK. O forse diremo: "Questo non è importante per l’esame" (Risate) o "Non preoccuparti di questo problema". Noi abbiamo molti modi di evadere le domande. Rinvio! Il rinviare è un espediente per il futuro prossimo.

Questo momento di vita è un dono di Dio

In una mente interrogativa, in una mente che cerca risposte a queste domande ci sono dubbi, ma una ricerca è oltre la domanda. Una ricerca è un’inchiesta, è un’esperienza del qui e ora, non ha riferimento né al futuro né al passato. Poiché la mente è sempre nel passato o nel futuro, le nostre vite diventano soggette a crisi, sono piene di sofferenze, miserabili. La nostra mente non è preparata ad essere completamente qui ed ora. Effettivamente, amici, vi dico molto spesso che non abbiamo ragione di esser tristi, non abbiamo motivo di piangere, nessuna ragione per versar lacrime, non abbiamo motivo di avere una faccia triste perché proprio in questo attimo siamo alla presenza di Dio, proprio in questo momento siamo in un Centro di pellegrinaggio, siamo in un posto santo. Proprio in questo momento siamo faccia a faccia con Dio, un’occasione propizia. Siamo fortunati ad esser qui alla Divina presenza. Allora perché essere infelici? "Sono infelice perché lo scorso anno non ho potuto essere qui". (Risate) "Sono infelice perché non potrò fare il prossimo viaggio". (Risate) La mente si preoccupa del futuro o rimugina sul passato. Il pensiero del passato e le pene per il futuro rendono la mente infelice. Siamo tutti burattini nelle mani della mente. Amici, non abbiamo nemici esterni: la mente è il nostro peggiore nemico per cui dobbiamo essere capaci di gestirla bene. Dopotutto, in ufficio io sono un dirigente efficiente eppure ancora non riesco a controllare la mia mente. La mente è una scimmia pazza. "O mente, ti prego, non saltare intorno così; tenta di vivere nel presente, in questo momento". Che divertimento c’è nel pensare al futuro? C’è gente che pianifica il proprio testamento, che lo revisiona continuamente (Risate): dapprima divide le sue cose cinquanta/cinquanta, domani la divisione sarà quaranta/sessanta, il mese prossimo sarà venti/ottanta perché la nuora ha dimenticato di dargli una tazza di caffè caldo per cui il rapporto cambia (Risate). Il genero ieri non ha sorriso e così il rapporto cambia (Risate). La gente pensa a queste cose sempre a causa della mente; chiedete a qualche persona anziana: "Signore, perché siete così preoccupato per il denaro? I vostri figli sono sistemati e voi siete in pensione. Che bisogno avete di procurarvi altro denaro?" Egli risponde: "Se nei prossimi dieci anni dovrò sottopormi ad un’operazione cardiaca (Risate) avrò bisogno di quattro lakhs di rupie." Rispondo: "Capisco ma anche dopo aver speso quattro lakhs nella tua operazione al cuore, qual è la garanzia che sopravviverai? (Risate) Quattro lakhs saranno pagate al dottore, ma tu potresti essere nell’al di là (Risate). Questo è un problema geriatrico e porta a tribolare. E’ lo stesso anche per i bambini, bambini geriatrici. Il geriatrico è basato sul futuro, sempre preoccupandosi del futuro, pertanto i giovani che si preoccupano costantemente del futuro sono geriatrici. Bene, godete questo momento, questo momento di vita è un dono di Dio.

Quando i boccioli che fioriscono sono pieni di sorrisi,

quando i boccioli ed i bouquet sono proprio davanti ai tuoi occhi,

non puoi sorridere?

Quando guardi l’arcobaleno, non puoi saltare di gioia?

Non puoi godere del tocco leggero della fresca brezza della sera?

Non puoi vedere il meraviglioso dipinto di Dio,

attraverso le tele del cielo nella sera?

Quanto denaro è necessario per questo? Ci può servire del denaro per pagare il cinema, possiamo aver bisogno di denaro per passare il tempo in una casa da gioco, ma l’intero universo è proprio davanti a noi e non ci può essere nulla di più bello del lavoro di Dio. Nessun dipinto può mai eguagliare la bellezza naturale dell’arcobaleno, nessun fiore di plastica può essere più bello dei veri fiori del prato là fuori. Pertanto, abbiamo perso la vera bellezza della vita, amici miei.

Troviamo felicità nell’infelicità

Abbiamo perso di vista il vero splendore della vita perché troviamo felicità nell’infelicità. Perché? Se non sperimentiamo alcun piacere siamo preoccupati. Inoltre, per alcuni, una mancanza di preoccupazioni è causa di preoccupazione. "Io non ho nulla di cui preoccuparmi, perciò sono preoccupato" (Risate). Molto bene, molto bene! Non è questo il modo, amici miei! Non è questo il modo! Godiamo della Natura che Dio ci ha dato; noi tutti siamo doni di Natura, cerchiamo di sentire il flusso d’amore tra noi. Ciascuno di noi ne ha in abbondanza ma questo flusso è ‘lento’, ragion per cui nella vita noi procediamo faticosamente. Alcuni vi chiedono: "Come stai?" "Così, così". "Come stai?" "Passabile" (Risate). Essi passano e vanno, vivono la vita così, tanto per viverla. No! La vita è fragrante, la vita è splendente, brillante, radiosa e interessante!

La vita è perfetta armonia

La vita è musica. La musica vera è silenziosa e suona eternamente dall’utero alla tomba. La musica è nel nostro cuore; il battito del cuore ha il coretto ritmo e cadenza: questa è musica. Quando la musica perde il ritmo, noi cerchiamo un letto nel reparto di cardiologia (Risate). C’è una musica perfetta nel battito del nostro cuore, c’è una perfetta armonia nella nostra visione. Noi sperimentiamo una perfetta armonia quando procediamo secondo il ritmo della nostra vita. La vita è una sinfonia, la vita è un’orchestra. In un’orchestra, se qualche strumento è suonato svogliatamente, il suono è orribile e il concerto è terribile. A meno che tutti gli strumenti non suonino in perfetta armonia, in perfetta sintonia, voi non potete godere la musica. Quindi la musica è armonia. La vita è un’orchestra perfetta. Perché? Un esempio: la mente desidera mangiare un mango. Vi portate verso l’albero, la mano afferra una pietra e la getta contro il frutto staccandolo dall’albero; il frutto cade a terra, la mano lo raccoglie, la lingua lo assapora ed il frutto va dove deve andare. Il pensiero della mente e la vista degli occhi, la raccolta del frutto da parte della mano e l’assaggio fatto dalla lingua: quale coordinazione! E' tutto un lavoro di perfetta armonia. Essi lavorano all’unisono. La vita è un’orchestra, la vita è sincerità, è musica. Provate a sedervi da soli nella sera e ascoltate: siete accarezzati dalla fresca brezza della sera, c’è musica, c’è un ritmo anche quando il vento soffia. Andate a sedervi in riva al mare: le onde si formano seguendo un ritmo, da un’onda all’altra. Noi non abbiamo imparato a godere della Natura, non godiamo neppure il nostro denaro. Godiamo dei versamenti sul conto bancario! (Risate) Questo è tutto! Io tengo un libretto di banca con un milione di dollari e quando lascio il mondo il libretto rimane nel cassetto. E’ solo un bilancio attivo che mi dà soddisfazione, non il frutto del denaro né il frutto del mio lavoro. Questo è il motivo per cui siamo infelici.

La vita è una ricerca

Perciò, amici, la vita è una ricerca e non una domanda. Una ricerca è personale ed eterna, una ricerca deve essere sperimentata. Per trovare risposte alle nostre domande c'è sempre qualcuno a cui chiedere, ma una ricerca nessuno la può fare al posto nostro. Una volta che la vostra domanda ha avuto risposta l’argomento è chiuso mentre una ricerca è eterna, va sempre avanti, senza fine. Una ricerca è un viaggio interiore, non è un’inchiesta. Non è accettazione, né rifiuto; una ricerca è trascendente. Il rifiuto è negativo, l’accettazione è positiva; la trascendenza è oltre tutto ciò. Quindi, la spiritualità è trascendenza. Non è rifiuto, non è rigetto. No,no! E’ trascendenza. Quindi la vita è una ricerca e non una domanda. Al di fuori di noi, abbiamo insegnanti pronti a rispondere alle nostre domande che possono avere risposta al college o a scuola, dove c’è un programma adatto alla risposta, ma una ricerca spirituale è senza tempo, senza testo né insegnante. In una ricerca l’insegnante siete voi, voi insegnate a voi stessi. Supponiamo che chieda: "Com’è un gelato?" Potete rispondere: "E’ gradevole, molto dolce". "Quanto è dolce?" "Dolce!" Non potete spiegare quanto è dolce, non potete darmi una spiegazione dell’intensità della sua dolcezza, delle sue proporzioni o grandezza. Questa è la ricerca. L’esperienza non può essere descritta, mentre ad una domanda può essere data e capita la risposta senza l’esperienza diretta. La vita è una ricerca.

La vita qui ed ora è spiritualità

Il terzo punto che voglio condividere con voi stamane è questo: Non siamo consci del numero di vite che abbiamo vissuto nei secoli, non conosciamo quante vite abbiamo trascorso qui e non è neppure necessario saperlo. C’è gente che mi dice: "Signore, nel Tamil Nadu, pagando, potete sapere chi eravate nella vita precedente attraverso i libri basati sul Nadi Grandha (un antico testo). Io dico loro: "Non sono interessato" (Risate). Perché? Supponiamo che l’uomo chieda due o trecento rupie a seconda del libro che ha e della sua qualificazione ed esperienza. Il costo è alto. L’uomo mi dice: "Sig. Anil Kumar, nella vita precedente voi eravate un re" (Risate). Questo significa che ora sono un poveraccio! (Risate) "Vivevate in un sontuoso palazzo". Oggi non vivo in un palazzo e questo mi fa sentire molto triste; pertanto qual è il piacere di conoscere la mia vita passata che oggi non c’è più? Se l’uomo mi dice: "Sig. Anil Kumar, avevate precedentemente una vita senza speranza". Proprio ora mi sento senza speranza, se non peggio. Pertanto non vale la pena conoscere ciò che non è più attuale oggi, perché il passato è morto, il passato è andato e non può essere più recuperato. Il futuro è incerto; perché dovremmo conoscerlo? La spiritualità è relativa alla vita attuale, qui ed ora. La vita è un pellegrinaggio, il cammino spirituale è un’eterna ricerca e la vita spirituale è qui ed ora. Se qualcuno vi chiede: "Quando vedi Dio, quando incontrerai Dio?" Supponiamo che rispondiate: "Nel 2005, al Dasara prossimo." Questa potrebbe essere una risposta sbagliata perché non c’è nessuna garanzia che possiate incontrarLo, non c’è copertura assicurativa che riguardi le regole spirituali. Quindi, amici, è qui ed ora. Quello che non può essere sperimentato qui ed ora, non potrà mai avvenire nel futuro perché il futuro è la ripetizione del presente. Bhagavan dice: "Il presente non è un semplice presente, è onnipresente." Il presente è il risultato del passato, è il fondamento del futuro e nel presente trovate il passato, presente e futuro: onnipresente. Pertanto pensare che la vita spirituale sia qui ed ora, significa che io sono matto? No, non significa che io sia un lunatico, un fanatico o un dogmatico. Significa che sono realista, perché la vita è qui ora. Dio è qui ora.

Dio è un’esperienza vissuta

La miglior idea che voglio condividere con voi è questa: noi pensiamo che Dio sia un’idea! Alcuni vogliono concettualizzare, altri vogliono formulare una teoria o un’ipotesi. Sì! "Signore, potresti parlarmi di Dio?" "Perché no? Intendevo proprio dirvi tutto di Lui." Noi abbiamo le nostre idee personali, le nostre nozioni e concetti, abbiamo il nostro cammino, ma voglio essere chiaro: Dio non è un concetto, Dio non è un’ipotesi, non è una teoria, non è un’invenzione, non è un’idea. Allora chi è Dio? Dio è un’esperienza vissuta. Alcuni continuano ad annoiarvi con le loro esperienze sognate; essi vi dicono: "Signore. La scorsa notte mi siete apparso in sogno". Io dico: "Non potete sognare una persona migliore di me?! (Risate) Conoscete attori cinematografici, eroi ed eroine: sognate loro, non me." Alla lunga diventerò un diavolo (Risate). Ah, infatuazione! Dopotutto un sogno è un sogno. C’è molta gente che mi dice: "Swami mi è apparso in sogno ed io andrò a far un film." Supponiamo che, per essere dispettoso, io gli dica: "Swami mi è apparso in sogno e mi ha detto di non credervi" (Risate). Non potete sognare il mio sogno, io non posso sognare il vostro; entrambi siamo nel mondo dei sogni, un mondo non reale. La spiritualità non è un sogno, sia ben chiaro. Non è che io scoraggi la gente dal sognare. Se vi piace, venite a raccontarmi i vostri sogni! (Risate) No, il sogno non è reale, ma il sognatore sì. Perché? Colui che sogna e colui che mi racconta il suo sogno sono la stessa persona. Supponiamo che vi dica: "La notte scorsa Baba in sogno mi ha dato un assegno da un milione di dollari." "Capisco! Un milione di dollari!" "Sì, Egli me le ha dati in sogno". Chi siete voi per interrogarmi? Sono qui proprio per raccontare la mia esperienza di sogno. Colui che ha sognato e colui che ora racconta il suo sogno sono la stessa persona. Perché? Il sognatore e il narratore sono uno e il medesimo. Sono chiaro? Pertanto, amici, concentratevi sul sognatore e non sul sogno perché i sogni sono effimeri mentre il sognatore persiste. Egli è eterno, è la stessa persona nello stato di veglia e di sonno profondo, egli è uno.

Il sonno profondo può solo essere sperimentato ma non spiegato

"Signore, mi son fatto una bella dormita." La gente chiede "Hai dormito bene?" perché il sonno è anche diventato un articolo di lusso. "Mi sono fatto un bel sonno" Perché no? "Oh, Ho dormito in modo eccellente." Capisco! Potete dormire mentre c’è baccano? "Mi sono fatto un buon sonno." C’è qualcosa come un sonno ‘cattivo’? "Oh, mi sono fatto una sonora dormita." C’è anche un sonno ‘silenzioso’? Se dico una ‘sonora’ dormita, significa che stavate russando? Cos’è una ‘sonora’ dormita? Una sonora dormita è un sonno nel quale non ci sono sogni, dove la mente è attenuata e ritirata e dove io sono in uno stato di assenza di pensieri, senza pensieri, senza cervello. Quindi, quel sonno senza pensieri (libero da pensieri) nel quale la mente si è ritirata è un sonno ‘profondo’. Io sperimento quel sonno ma non lo posso spiegare, non so dire come sia gradevole. Ditemi quanto è gradevole una sonora dormita; per piacere, ditemi che una sonora dormita è dolce come i dolci forniti dalla mensa del Nord India? (La mensa dell’India del Nord è famosa per i suoi dolci, sia per quantità che per qualità. Naturalmente, non ne sono un rappresentante!) (Risate) Quindi potete essere d’accordo con me che effettivamente la vostra esperienza di sonno profondo è più dolce dei dolci della mensa del Nord India o più calda del sambar dell’India del Sud (Risate) o soave come la dieta nella mensa occidentale? (Risate). Il sonno profondo è sperimentato ma non può essere spiegato, amici miei. Il sogno è sperimentato e può essere spiegato, lo stato di veglia può essere sperimentato e può essere spiegato, ma il sonno profondo può essere solo sperimentato e non può essere spiegato. Inoltre, l’IO è lo stesso in tutti i tre livelli, in tutti i tre stati e quell'IO è un’esperienza vissuta. Perciò, amici miei, Dio non è un’ipotesi, Dio non è una teoria, Dio non è una finzione, Dio non è una nozione. Concettualizzare è pazzia Dio perché Dio è un’esperienza vissuta.

Dio non è una meta ma una realtà vissuta

Posso anche assicurarvi che Dio non è una meta. Alcuni chiedono: "Qual’ è la tua meta?" "Conoscere Dio". Quindi chi siete voi? Io sono il diavolo? (Risate) No! Se io stabilisco che la mia meta è quella di raggiungere Dio, in senso geografico, come tempo e spazio, Egli si trova qui, a Puttaparthi. Dalla mia zona, questo è un viaggio di 17 ore o forse, per raggiungerlo, 24 ore di volo con due aerei da qualche altro posto. In questo modo voi pensate che la distanza vi tagli fuori da Dio. Geografia! Come tempo e spazio, voi siete distanti dal posto in cui si trova Dio, ma tempo e spazio non hanno niente a che fare con Lui. Quindi, amici miei, Dio non è una meta ma una realtà vissuta, Dio è esperienza o esistenza vissuta, Dio è una realtà interiore vissuta, ugualmente contemplata da tutti. Dio non è un’esperienza esclusivamente teorica. Per esempio, qualcuno dice: "Signore, mentre stavo venendo qui sulla strada ero accecato dagli abbaglianti. Un camion correva verso di me ma Baba mi ha salvato." Molto bene. Perché ha salvato te? Affinché possa uccidere il resto della gente? (Risate)

La spiritualità non è esclusiva, include tutto

La spiritualità non è personale, vi prego di crederlo; la ‘realtà vissuta’ è comune a tutti. Un’esperienza totalmente comprensiva è spiritualità. Non è esclusiva, è esaustiva, completa, include tutto. Amici miei, dovete capire meglio che non potete trasmetterla né potete confinarla ad un individuo: è universale. La spiritualità non è individualistica, è universale. A causa di certi malintesi, in un modo o nell’altro noi cacciamo noi stessi dentro le nostre menti e ci rifiutiamo di venirne fuori. Qualcuno che veniva da molto lontano mi chiese: "Sig. Anil Kumar, qui a Prashanti Nilayam trovo gente particolare. Come lo spiega?" Io descrissi diversi tipi di gente, tanto per divertirci, come se questo importasse. C’è gente che lavora in istituto, in ospedale o nei negozi o alla mensa, ovunque sia possibile, ma il lavorare in un determinato posto è solo un mezzo per il fine e non il fine stesso. Uno potrebbe dire: "Io sono responsabile della mensa." Ciò non significa che io sarò responsabile della mensa in Paradiso! (Risate) Quindi, qualsiasi lavoro noi facciamo qui, qualsiasi servizio offriamo qui, è solo un mezzo per un fine e non il fine stesso. Perché? Il servizio che faccio ha uno scopo. Qual è? Rendere pura la mia mente. La purificazione della vostra mente è il risultato finale del servizio. Dobbiamo servire per centinaia di vite se non riusciamo a rendere pura la mente ora. Dobbiamo diventare senza ego. Uno deve diventare libero dalla gelosia, deve diventare umile, semplice e ordinario. Il servizio non mi rende straordinario.

E’ straordinario essere ordinari
Amici miei, questa affermazione mi piace moltissimo e penso che anche voi l’apprezziate: E’ straordinario essere ordinari. Non c’è niente di straordinario nell’essere straordinari. Al contrario la normalità è straordinaria; la straordinarietà è comune, tutti vogliono essere straordinari. Quello che tenta di essere straordinario è tagliato fuori dalla corrente della vita. La bellezza consiste nell’essere normale, semplice. Persegui l’abnegazione, l’autocancellazione, non un atteggiamento individualistico. Vi farò alcuni esempi: c’era una ragazza che frequentava la scuola che era solita caricarsi di un sacco di libri per tornare a casa a fare i compiti. Il suo insegnante di matematica era strabiliato perché questa ragazza aveva una risposta per ogni problema, risolveva ogni problema, per quanto complicato fosse, mentre invece gli altri ragazzi sbagliavano. (Anche noi insegnanti abbiamo un ego, non vogliamo che gli studenti ci diano tutte le risposte corrette. (Risate) Noi badiamo che ci sia qualche errore in modo da stabilire la nostra autorità! Questo è il nostro ego professionale!) (Risate) Così, amici miei, questa ragazzina risolveva tutti i problemi. L’ego dell’insegnante di matematica ne era un po’ colpito, per cui egli la chiamò: "Dimmi, com’è che tu risolvi tutti i problemi? Come mai il tuo compito di casa è sempre perfetto? Voi ragazzi dovreste essere più grandi per capire questa matematica." La ragazzina rispose: "Professore, mi aiuta sempre mio nonno a fare i compiti." "Il nonno?" "Sì." "Trova il tempo per fare il tuo compito?" "Sì, mi aiuta mentre coltiva il giardino" "Oh! Dov’è?" "Lui abita accanto a me." "Mi daresti il suo indirizzo?" "Sì" L’insegnante andò a trovarlo: con sua grande sorpresa scoprì che il nonno era niente di meno che Albert Einstein! Questa è semplicità, semplicità fino in fondo: fare i compiti con la bambina. Potreste trovare qualcuno come lui? No. Posso darvi ancora un altro caso: un gruppo do giornalisti voleva incontrare Madame Curie, la grande signora che vinse il Premio Nobel. Essi erano curiosi di conoscerla e la stavano cercando mentre era in vacanza; non aveva dato a nessuno il suo indirizzo perché non voleva essere disturbata. Completamente scoraggiati avendo perso ogni speranza, il gruppo di giornalisti arrivò in un minuscolo paesino. Essi scesero dalla macchina e chiesero a una tizia che stava spazzando davanti alla sua casetta: "Sapete dove abita Madame Curie? Sappiamo che dovrebbe essere da queste parti." La donna andò dentro, posò la scopa in un angolo, poi venne fuori e disse: "Sono io Madame Curie. Perché volete vedermi? Sono contenta che conosciate il mio lavoro, sono felice di continuare e sviluppare il lavoro del mio defunto marito. Questo è tutto. Siate più interessati al lavoro che non alla persona." Questa è spiritualità ma tra di noi troviamo l’opposto. Per esempio, un dottore anziano potrebbe non approvare la diagnosi del giovane dottore. "Io sono più vecchio!" (Risate) Oppure - potete non crederci – alcuni dicono: "Sapete come morì mio nonno? In maniera regale!" "Quante volte?" (Risate) C’è anche da trattare il problema dell’ego. L’ego è senza speranza, ve lo dico io! (Risate) "Sapete quanta gente è venuta a vederlo?" Che importa se lui non c’è più? Che importa se nessuno lo guarda o se lo guardano tutti? E’ uno dannato ego, è come un serpente che, in ogni momento, alza il suo orribile capo per morderci . Dobbiamo stare molto attenti. La gente dice: "Io non ho ego". Quando voi dite "Io", sì, c’è abbastanza ego (Risate) "Io non ho ego" L’ego è lì, totalmente (Risate) Per manifestarsi l’ego morde un po', morde molto o come gli pare . "Sai, Swami è venuto e si è fermato di fronte a me". Se qualcuno tutto contento vi dice così, tagliate corto: "Sei contento? No, no, no! Questo non è spirituale.Io sono sempre in uno stato di beatitudine, sai?" Oh! Capisco. E’ beatitudine egoistica o ego beatificato! (Risate) Se qualcuno dice: "Questa è la mia prima visita a Puttaparthi…" "Prima visita?! Questa è la mia millesima visita!" (Risate) Dovete vergognarvi di dire così perché anche dopo la millesima visita non siete cambiati per niente (Risate) C’è da vergognarsi e non essere orgogliosi se non si è cambiati per niente. "Sapete, io sono andato a Puttaparthi negli ultimi due anni e sono incaricato della vendita dei libri!" Oh, Oh! Incaricato di prendere in carico il tuo ego! Oh ragazzo, oh ragazzo! (Risate) Pertanto la spiritualità è cancellazione di sé stessi, diniego di sé, totale semplicità, austerità e umiltà. Quindi la spiritualità è rimanere ordinario. Amici, prendete nota di ciò.

La spiritualità è la capacità di essere semplici

Vi posso dare un altro esempio di un grande maestro: un insegnante inglese tenne una lezione sul poema intitolato "Nuvola" di William Wordsworth, un magnifico scrittore. Gli amanti della natura devono senz’altro leggere approfonditamente le composizioni di William Wordsworth. Qualcuno potrebbe trovarlo un po’ romantico, ma Wordsworth preferisce considerare la natura nel suo vero spirito. Quindi l’insegnante stava spiegando questo poema e alla fine della lezione disse: "Amici, io non posso spiegare più di questo sulla natura; se volete saperne di più, andate nel tale posto per incontrare colui che ne è capace." Uno studente della classe, udito questo, si mise a correre fino a raggiungere quel posto, un tempio. Egli fermò il prete e prostratosi disse: "Signore, il mio insegnante mi ha detto che voi potete spiegare le cose della natura molto meglio di lui. Potete, per favore, spiegarmele?" Il prete rispose: "Ragazzo, ti aspettavo da molto tempo, da decenni. Sono veramente contento di vederti ora." Questo ragazzino, Narendra, più tardi divenne Swami Vivekananda e quel semplice prete del tempio era niente di meno che Sri Ramakrishna Paramahamsa del tempio di Dakshineshwar (Un santo Bengalese), nello Stato del Bengala vicino a Calcutta. Un prete del tempio divenne un insegnante del mondo, divenne un insegnante degli insegnanti. Una persona ordinaria che non era nemmeno capace di sillabare parole come ‘pencil’ e ‘pension’! (Anch’io non ho mai conosciuto il significato della parola ‘pension’!) Egli non sapeva dire ‘pencil’. "Pencili, pencili, pencili": diceva così. Qualcuno tentava di correggerlo: "No, Swami, è ‘pencil’ ": "Ah! Dimenticavo: pencili" (Risate) Ecco qualcuno che lasciò la scuola alla sesta o settima classe e divenne un insegnante degli insegnanti. Gli allievi si radunavano ai suoi piedi di loto per ascoltarlo, i migliori studenti aspettavano per intravedere Sri Ramakrishna Paramahansa. Egli interruppe i suoi studi alla settima classe, pertanto era molto, molto ordinario. Così la caratteristica di un grand’uomo è la sua capacità di essere semplice e di comunicare con tutti. Questa è la spiritualità.

La spiritualità ci dà sicurezza

La spiritualità ci dà sicurezza. Sì, sicurezza. Cos’è questa sicurezza? Noi tutti conosciamo l’assicurazione ma io sto parlando di sicurezza. Effettivamente è molto buffo quando penso all’assicurazione. La gente dice: "Io ho assicurato la mia vita per 10 lakhs di rupie o pressappoco." Ok, assicurazione. Il denaro andrà a coloro che vi sopravviveranno, voi li pagate, molto bene. Voi avete pagato per qualcun altro ma non ricavate un centesimo per voi: questa è la vita di un mendicante. Questo è ciò a cui Swami si riferiva ieri. Un mendicante non è colui che è senza denaro, è colui che si sente infelice pensando che quello che ha sia insufficiente anche se non è un mendicante nel senso comune. Pertanto l’uomo che desidera è un mendicante, mentre l’uomo che è soddisfatto, contento, è l’uomo più ricco della terra. Un uomo competente, un uomo modesto, soddisfatto, è un uomo ricco. Il cosiddetto ricco, colui che ha un enorme conto in banca e che vuole aumentarlo, è un mendicante di prima categoria. E' per questo che la spiritualità è ordinarietà: è così, semplice e umile.

Necessità di educazione nei valori umani

Amici, una tigre non può cambiare le sue abitudini alimentari e così un leone. Noi non abbiamo bisogno di dire al leone "Leone, comportati come un leone", non abbiamo bisogno di dire a ogni tigre "Tigre, sii realmente una tigre; per piacere, impara ad essere una tigre". Io non devo dire così ma, sfortunatamente, non è così con gli uomini. Talvolta bisogna dire: "Uomo, sappi che sei un uomo. Umano, comportati in modo umano." Questa è la cosa più sfortunata per noi. Ai cani non c’è bisogno di rammentare che essi sono cani e ad un serpente che è un serpente, ma ad un essere umano bisogna rammentare che è un essere umano. Questa è la tragedia della nostra vita (Applausi). Ad un essere umano deve venir rammentato continuamente che è un essere umano. Questa è la ragione per cui c’è necessità di educazione nei valori umani.

Bhagavan è Dio in terra

Bhagavan Sri Sathya Sai Baba è Dio in terra semplicemente perché Egli non è altro che Dio in forma umana. Baba è un fenomeno, Baba non è una persona, sia ben chiaro ciò. Baba non è una persona, è un fenomeno; non è semplicemente il corpo che noi vediamo, Baba è l’ideale e anche la ricerca, Baba non è l’individuo che incontrate: Baba è il Cosmo o l’Essere Universale. Questo genere di visione cosmica, questo tipo di comprensione totale, questo tipo di valutazione considerata al di là del corpo e delle dimensioni fisiche può solamente portarci alla realtà di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba. Finché io penso che Egli sia un corpo fisico, sarò scontento e turbato. Amici, il nome e la forma, ancorché grandi, vi lasceranno scontenti e confusi perché il nome e la forma, dopotutto, sono limitati.

Bhagavan Sri Sathya Sai Baba è un’energia cosmica dinamica

Dio è senza nome e senza forma; Egli è sempre con noi, in noi, sopra di noi, sotto di noi, intorno a noi. Se Egli è colui che ha nome e forma, allora proprio adesso Egli è là nell’Auditorio Poornachandra. Bene io sono qui. "Spero di vedervi tutti qui alle tre del pomeriggio". Egli non è un funzionario a cui chiedere un appuntamento, non è un capo politico da cui avere udienza. Lui è un fenomeno, è un ideale, è il soffio di vita. Baba è energia cosmica dinamica. Se qualcuno chiede "Chi è Baba?" rispondetegli "Egli è energia." Se qualcuno vi chiede "Dov’è questa energia?" rispondetegli che è la stessa energia interiore che permette a lui di porre quella domanda, è quell’energia che permette ai vostri occhi di vedere e alle vostre orecchie di udire, è quell’energia che fa battere i vostri cuori, fa circolare il sangue e permette al cervello di pensare. Questa energia cosmica è Bhagavan Sri Sathya Sai Baba (Applausi). Noi non possiamo dire che Bhagavan Sri Sathya Sai Baba è alto 4 piedi e 5 pollici avendo una corona di capelli: quella è solo la forma fisica che vedete di fronte a voi. Non potete dire neanche di vedere sempre quella forma in una folla ma possiamo congratularci con noi stessi dopo averLo visto nei nostri sogni. Bene! Lo scopo di Baba nel venire qui in forma umana, stare di fronte a noi, è quello di far in modo che Lo possiamo vedere interiormente. Baba, con la Sua forma esteriore, ci dirige. E’ lo stesso Baba interiore la guida spirituale da seguire (Applausi). Il viaggio spirituale consiste nel ricercarLo interiormente. Lo vedete esternamente, ma cercateLo interiormente, lo trovate là. Questo è il viaggio spirituale.

La spiritualità dice che potete superare voi stessi

La spiritualità è una sicurezza. Che tipo di sicurezza? La spiritualità dice che voi potete eccellere; il mondo non vi dirà mai così. "Non potete eccellere, Rockfeller. Non potete eccellere, Einstein. Non potete eccellere, Birla. Impossibile!" Questo è ciò che dice il mondo ma la spiritualità dice che potete superare voi stessi, potete eccellere oltre voi stessi. Cosa significa "eccellere oltre sé stessi"? Dovete superare il vostro stesso record, dovere stabilire il vostro ottimo, il vostro massimo. Sì! Potete superare voi stessi: questo è l’insegnamento del Vedanta (scritture indù o filosofia). Come si può superare sé stessi? Io posso superare me stesso pensando che sono al di là del corpo. Finché penso di essere il corpo, sono limitato mentre, quando penso che non sono il corpo, sono chiunque, non un singolo, sono vasto e mai solo. Penso di essere chiaro. Quando non sono una definita forma fisica, posso andare oltre ed allora sono chiunque. Sì, la gente dice: "Dio non ha forma". Cosa significa? Significa che tutte le forme sono Sue. Pertanto non possiamo dire: "Questa è la Sua particolare forma". Dio è senza forma. Questo non significa che Dio ha forma immensa, significa che tutte le forme sono Sue.

Tutte le mani sono Sue

Tutte le teste sono Sue

Non potete dire : "Questa è la Sua mano". No! Pertanto dirigetevi verso il Senza Nome e Senza Forma e supererete voi stessi.

Oh Dio,

L’IO in me non è il mio corpo

L’IO in me non è la mia mente

L’IO in me non è il mio intelletto

L’IO in me è universale, cosmico

Questo è il modo di andare oltre, di eccellere oltre noi stessi. Io posso superare me stesso quando penso di essere infinito. Posso pensare di avere una nascita e una morte? No! Nascita e morte sono due parole usate per l’apparire e per la scomparsa del corpo; l’apparire è il giorno della nascita, la scomparsa è la morte ma la vita è continua, mentre né la nascita né la morte sono continue. Pertanto io vado oltre me stesso, supero me stesso, sorpasso me stesso.

Dalla menzogna alla verità

Dal buio alla luce

Dalla morte all’immortalità

Questa è la sola massima che ci assicura di essere capaci di eccellere e sorpassare noi stessi. Godete la Beatitudine Divina e Bhagavan sia con voi ora e sempre. Sai Ram, grazie. (Applausi)