Satsang

Incontro domenicale con Anil Kumar

13 giugno 2004

"Che cosa sta accadendo?"
Sai Ram Ai Piedi di Loto di Bhagavan.
Cari fratelli e sorelle, ringraziamo Swami con tutto il cuore per aver reso possibile che tutti noi ci incontrassimo di nuovo dopo una interruzione di circa due mesi. Spero che abbiate gradito l'estate nonostante il gran caldo. Con il ritorno di Swami, ci godiamo giubilando la Sua compagnia ed i giorni passano semplicemente così. Dato che questo è il primo satsang dopo l'interruzione estiva, mi è stato suggerito di aspettare uno o due minuti, prima di cominciare, permettendo così ad altri di arrivare, ma noi dobbiamo cominciare alle dieci in punto come abbiamo sempre fatto.
CHE COSA STA ACCADENDO?
Io stavo pensando all'argomento da trattare stamane. Alcuni hanno chiesto
"Facci sapere che cosa sta accadendo" per cui ho pensato bene che
l'argomento sia "Che cosa sta accadendo?" Dappertutto mi è stato chiesto come sta Swami?"e la gente ha cominciato ad interpretare a modo suo. Anche
da tutto il mondo riceviamo delle e-mail che domandano: "Che cosa sta accadendo?"Per trattare quest'argomento ho alcuni punti su cui vorrei che
posaste l'attenzione. Verso la fine, otterrete la risposta a "Che cosa sta
accadendo?"
Cerchiamo di sapere che cosa sta accadendo in noi prima di occuparci di che
cosa stia accadendo fuori. Per cominciare, scopriamo che cosa sta accadendo
all'interno di ognuno di noi e questo ci metterà in condizione di sapere che cosa stia accadendo all'esterno. Noi siamo agitati, non troviamo pace, siamo istruiti ma frastornati e la mente è turbolenta. Perché?
L'ORGOGLIO E' LA CAUSA DELLA SOFFERENZA
La ragione principale, che Swami ha evidenziato in numerosi discorsi, è questa: l'orgoglio. L'orgoglio è la causa della sofferenza. Noi non siamo coscienti dell'esistenza dell'orgoglio che, in misura diversa, è presente in tutti. Esso si manifesta in vari modi, è una parte del complesso dell'ego, si mostra e si presenta a vari livelli. Più ne siamo coscienti, più ce ne liberiamo ma se non siamo consapevoli di questo aspetto dell'ego, l'orgoglio si manifesta ed il suo frutto è la sofferenza. L'essere umano è infelice, irrequieto e non ha pace mentale a causa di questo orgoglio.
Bhagavan dice spesso ai suoi studenti che "l'orgoglio porta a cadere" a dispetto dei nostri conseguimenti, adempimenti, posizioni, autorità, contatti, influenze. Proprio come è certo che l'acqua vada verso il basso, è sicuro che una persona orgogliosa cada in basso nella vita. L'acqua scende sempre, non credo che qualcuno possa confutarlo; in qualunque posto l'acqua scorre sicuramente verso il basso e, similmente, è certo che una persona orgogliosa, prima o poi, cada. Quindi, bisogna stare all'erta, bisogna stare particolarmente attenti, bisogna valutare quanto siamo influenzati dall'orgoglio che si cela nel profondo di noi stessi.
Molto tempo fa, un tale soleva scherzare sull'umiltà dell'orgoglio, sull'arroganza: "Egli ha l'umiltà dell'arroganza; appare molto modesto ma dentro di lui c'è arroganza ed orgoglio della virtù". Sembra proprio un'ironia della vita: uno può sembrare molto semplice e modesto ma dentro c'è orgoglio, c'è ego. Non date peso a ciò che gli altri pensano di voi.
Per esempio, io ricevo delle telefonate da amici che chiedono: "Che cosa dice di me Bhagavan?""Oh, senti!"Alcuni dicono: "Gli ho dato una lettera?
Ha risposto?" "Io Gli ho dato un libro; che cosa ne dice? Quali sono i Suoi commenti sul mio libro? Il mio libro non è stato ancora pubblicato; ha detto niente Baba contro di esso?" "Che cosa dice la gente di me a Prashanti Nilayam?"

Che risposte posso dar loro? Quali risposte? Io posso solo pregare:"
Signore, perdona loro perché non sanno quello che fanno". E' solo l'ego che vi fa pensare che gli altri si interessino di voi perché nessuno è interessato a nessuno, questo è certo. William Shakespeare in"La dodicesima notte" dice, del personaggio Duca Orsino, che si sente felice nel pensar di essere innamorato nonostante non ami nessuno. Egli non ama ma è felice all'idea di amare. Similmente, dato che ci riteniamo importanti, vogliamo sapere come gli altri ci considerino, che cosa dicano e quale opinione abbiano di noi. "Qual è la loro opinione?" Vogliamo saperlo. E' ego e nient'altro, ecco tutto. "Che cosa dice la gente di me a Prashanti Nilayam?" Sei ventimila miglia lontano e vuoi sapere che cosa dice la gente di te qui?!
A volte possiamo ridere, possiamo evitare di rispondere ma non possiamo farlo per sempre, va posto un limite a questa storia. Alla fine ho dato una risposta e sono certo che siate d'accordo con me. "Che cosa si dice di me a Prashanti Nilayam? Che cosa dice Swami della mia lettera? Hanno parlato male di me a Swami?" La mia risposta è stata: "Perché pensi di essere così importante? Perché pensi di essere al centro dell'interesse qui? Non sei neanche il presidente di una nazione, non sei né Blair né Bush né nessun altro. Perché sei convinto che qui la gente parli di te? E' soltanto ego.
Perdonati, ti prego, non ti preoccupare di quello che gli altri pensano di te". Sapere quello che gli altri pensano non è curiosità, è solo un'espressione dell'ego. Esso si manifesta in forme differenti e bisogna starci attenti, tenerlo d'occhio perché è causa di sofferenza, come Bhagavan ha spiegato in precedenti discorsi.
SIAMO GELOSI GLI UNI DEGLI ALTRI
Punto due: siamo gelosi gli uni degli altri. Se uno dice "questo è ciò che ho fatto", l'altro dirà subito "io ho fatto molto meglio di te!" Se qualcuno dice "stamane ho avuto un bellissimo darshan", qualcun altro dirà "ti sbagli, ieri è stato molto migliore!" Se dite "Swami si è fermato davanti a me" altri dirà "Egli si ferma davanti a me ogni giorno!". Se qualcuno dice "Swami mi è apparso in sogno ed ha detto questo" l'altro chiederà "è la prima volta che sogni?" (Risate) Non è altro che ego. La seconda persona non accetta quello che dice la prima perché vuole primeggiare. Non si tratta che del complesso dell'ego.
Qualcuno dirà " ho avuto uno splendido darshan di Swami" e l'altro replicherà "questa è la tua prima visita?" (Risate) Questa frase non è altro che ego. Noi non siamo disposti ad ascoltare, ad accettare quello che l'altro ha da dire perché vogliamo mostrare la nostra dominanza, la nostra superiorità, la nostra maggiore anzianità. Anzianità e superiorità nascono da un complesso di inferiorità di base. Bhagavan ha detto che questo non è altro che invidia e gelosia. Mettiamo che uno studente dica "signore, questo è l'anello che Egli mi ha dato"; l'altro individuo dirà "ti ha dato solo quello? Ti farò vedere la mia catena." Osservare- mi spiego?- osservare e basta ci farà conoscere come funziona. Che cosa sta accadendo dentro di me? Supponete che Swami vi dia qualcosa: immediatamente, io comincerò a pensare a ciò che ha dato a me. E' dello stesso tipo o è differente? Che tipo di orologio? Di quale marca? Con nove brillanti, rotondo, poligonale o come? Questo perché non voglio che l'altra persona sia come me. No, no ,no! Io devo essere qualcosa di più!

NON DOBBIAMO ESSERE GELOSI
Questo regalo è un legame. E' per questo che Bhagavan, mentre materializza
la vibhuti durante il darshan, dice subito: "Sei geloso? Gelosia, gelosia!"
Ecco che cosa dice. Una volta, Swami dette un orologio ad un ragazzo ed io
cercai di fare lo spiritoso. Egli guardò subito dalla mia parte e disse:
"Gelosia? Sei geloso?" Io dissi: "Swami, non ho ragione di essere geloso perché a me lo hai già dato". (Risate) Pensai che quella fosse la risposta corretta ma Swami disse: "No, no, no. Tu non sei geloso perché lo hai avuto prima. No, no, non dovresti essere geloso neanche se tu non lo avessi avuto affatto. Tu non sei geloso perché l'hai avuto prima ma non dovresti essere geloso di nessuno neanche se non lo avessi avuto". Questo disse Swami.
Quindi, amici miei, che cosa accade dentro di me? E' l'orgoglio che causa la mia caduta e la mia sofferenza. La gelosia e l'invidia si manifestano con una intensità che rovina le relazioni interpersonali. Perché? Perché siamo gelosi? Qual è la causa prima della gelosia e dell'orgoglio? Perché? Una delle ragioni è l'assenza di consapevolezza o di esperienza della propria reale natura. Quando non avevo nessuna esperienza della mia vera natura, quando non avevo il senso della mia reale identità o consapevolezza, l'orgoglio, l'invidia, la gelosia e l'odio entrarono nella mia vita. Bisogna avere sensibilità, essere ricettivi, reattivi, pienamente coscienti e svegli.
NOI MANCHIAMO DI AUTOFIDUCIA
La consapevolezza spirituale non è la mera promessa di un altro mondo, di un mondo migliore, di un viaggio interplanetario fino in paradiso o di una vita nel paranormale dopo la morte, no. La consapevolezza spirituale reca beneficio esattamente qui ed ora ma richiede auto indagine, auto esame, auto valutazione, auto osservazione e studio di se stessi. Noi siamo spessissimo interessati a studiare tutti gli altri ma non a studiare noi stessi, giudichiamo tutti ma non valutiamo noi stessi. Quindi, che cosa accade nel mondo? Che cosa accade in me? O c'è la gelosia o c'è l'orgoglio che appaiono alternativamente e rendono la vita meschina e tristissima. La causa principale della gelosia e dell'orgoglio, come vi ho fatto vedere, è l'assenza di consapevolezza, la mancanza di fiducia nel Se.

Vi do un esempio: qualcuno è venuto da Swami e Gli ha detto certe cose che la gente dice su di Lui e sulla Sua missione. Hanno citato alcuni punti.
Baba ha detto: "Io non sono influenzato dal vostro plauso né mi disturba il vostro rimprovero; Io sono al di là della lode e del biasimo. Io non sono esaltato o gonfiato dalle vostre parole di elogio e non vengo disturbato o depresso dal vostro dissenso; Io trascendo entrambi".
Allora nasce subito una domanda: "Come Ti è possibile? Perché non è possibile nel nostro caso? Com'è che io non sono capace di andare al di là della lode e del rimprovero? Io voglio solo approvazione, non voglio che alcuno mi rimproveri ed, anche quando c'è una ragione effettiva perché la gente mi riprenda, io cerco di giustificarmi. Non accetto di essere in errore". Baba ha detto che è per mancanza di consapevolezza e fiducia nel Se. Egli ha detto anche: "Ciò che Io voglio accadrà. Il mio volere è imperscrutabile, posso tramutare la terra in cielo ed il cielo in terra.
Niente può interferire con il Mio Volere, ciò che voglio accadrà". Questa è la Fiducia Divina. Essendo devoti di Baba, se avessimo solo un decimo della Sua fiducia saremmo automaticamente al di là della lode e del biasimo, saremmo oltre la dualità, naturalmente felici e pacifici. Swami vuole che abbiamo fiducia nel Se.

VOI NASCETE FIDUCIOSI
Sorge subito un'altra domanda (Noi vogliamo porre domande e vogliamo sapere
anche se non vogliamo fare. Non vogliamo agire ma vogliamo sapere.) :
"Swami, qual è la causa della sofferenza?" ed Egli ci risponde; "Quali sono le mie debolezze?" ed Egli te le dice; "Perché?" ed Egli lo spiega; "Perché Tu sei così?" ed egli ve lo dice. Allora sorge la prossima domanda: "Come si sviluppa la fiducia nel Se?" Tu dici che la mancanza di fiducia nel Se è responsabile di tutte le sofferenze. Va bene. L'invidia e l'orgoglio ci assalgono perché non abbiamo fiducia nel Se. Va bene. La prossima domanda è: "Come faccio a sviluppare la fiducia nel Se?" Ora Baba, con un sorriso, vi dice: "La fiducia nel Se non si importa né si esporta, non si genera né si fabbrica, non si rimuove e non è un dono: voi nascete con la fiducia! Voi nascete con la fiducia ma, sfortunatamente, la fiducia, che è un diritto naturale, si perde con il tempo a causa dell'egoismo, della rivalità morbosa, della competizione e del confronto; sono questi la causa della assenza di fiducia nel Se".
In effetti, noi nasciamo con la fiducia nel Se come ripetutamente Baba ci dice. Se non avessimo fiducia nel Se, non usciremmo mai di casa. Se pensassimo che non ci sia la possibilità di tornare, non usciremmo mai. Voi siete sicuri di tornare a casa, non è vero? Si va a scuola perché siamo del tutto certi che seguiremo le lezioni, ci presenteremo agli esami e ne usciremo trionfanti. Siamo sicuri della nostra memoria, della nostra forza, della nostra volontà, ci fidiamo della nostra gente. Questa fiducia non ce l'ha insegnata nessuno, non l'abbiamo imparata in nessun luogo. Perché?
Perché siamo nati con essa. Eppure la si perde a causa di sciocche considerazioni egoistiche. Quindi Baba vuole che ci liberiamo dall'egoismo e dalla gelosia sviluppando consapevolezza ed un po' più di fiducia nel Se.
UN DOVERE SACRO
Il terzo punto è quello che Baba ripete agli studenti ed, amici miei, quello che dice a loro è applicabile a tutti. Noi siamo tutti Suoi studenti ed è con questo in mentre che io ho cominciato a registrare tutto ciò che Swami dice agli studenti. Questi articoli sono apparsi in Telugu sul Sanathana Sarathi ogni mese e la versione inglese sarà pronta molto presto, per Dasara al più tardi; essi contengono tutto ciò che Egli dice agli studenti là sulla veranda. In questi colloqui, Baba crea un'occasione per comunicare il Messaggio Divino, un messaggio che deve giungere a tutti.
L'altro giorno, stavo parlando con i nostri professori e colleghi all'università e dicevo che è nostro dovere registrare tutto quanto accada qui, che è nostro dovere dividere con tutti tutto ciò che sappiamo di Swami ne siamo responsabili verso le generazioni future.
Essi ci chiederanno: "Che diamine avete fatto qui? Che cosa avete da raccontarci? Avrete ben qualcosa da condividere!" Alla gente che ve lo chiederà non potrete dire soltanto 'Ho due pacchetti di cibo benedetto, o
prasadam, e tre frutti '. Non potrete dirlo se non volete diventare degli zimbelli. Ho detto loro questo senza peli sulla lingua. Quindi è assolutamente necessario registrare ciò che accade, custodirlo e dividerlo con più gente possibile. E' un obbligo, un sacro dovere che va preso sulle spalle specialmente da parte dei membri dell'università, studenti e professori. E' molto importante.

ABBIAMO TROPPE RELAZIONI
Il terzo punto che Swami propone agli studenti e professori è: "Troppe relazioni. Controllate le vostre compagnie". I troppi contatti sono un'altra ragione della nostra triste condizione, della nostra infelicità.
Questi contatti sono necessari per chi vuole una vita sociale, una carriera
politica o una maggiore influenza. Ci sono moltissime organizzazioni internazionali nell'ambito delle quali si possono avere molti contatti per
promuovere i propri affari, come la Camera di Commercio Indiana. Molto bene. Per fare affari colà bisogna fare molte conoscenze. Non posso dire:
"Nella camera di Commercio Indiana fate della meditazione". Non posso dir loro questo. Questi sono contatti necessari ma una organizzazione spirituale non ha certamente lo scopo di avere contatti ed influenza.
Alcuni vanno in giro a chiacchierare ed a raccogliere indirizzi, recapiti di ufficio, indirizzi e-mail . Perché? Swami ci dice spesso che questa è una organizzazione spirituale in cui non dovremmo avere troppi contatti.
Perché? Forse Egli non vuole che troviamo giovamento nell'amicizia? Non vuole che ci arricchiamo della compagnia degli altri? Niente affatto.
LA MENTE DUALE E' MEZZA CIECA
Baba da una semplice ragione: più contatti avete e più interagite con gli altri. Che cosa succede dal punto di vista spirituale? La mente diventa estroversa, rivolta all'esterno, o pravritthi. Pravritthi è una mente estroversa, esteriore, mondana, fisica, sensuale e duale. La mente volta all'esterno diventa duale. "La mente duale è mezza cieca" dice Baba. Colui che ha una mente duale è mezzo cieco. Quindi, amici miei, con troppi contatti, influenze e circoli di amici, la mente si rivolge all'esterno, diventa esteriore ed, anche se vi sedete per meditare, arrivano pensieri di questo tipo: "Potrei influenzare quel gruppo di dieci. Quando arriverò a quell'altro gruppo di dieci? Quando andrò in quell'altro gruppo?" Questo perché siete molto interessati nel cercar di allargare la vostra cerchia di conoscenze. Ebbene, questo devia e distrae la vostra attenzione mentre Dio richiede attenzione unidirezionale o ekagra chitta. In campo spirituale è richiesto questo ed è per ciò che Swami apprezza i ragazzi molto silenziosi.
Per essere sincero, al momento, io non riesco affatto ad avvicinarmi alle
aspettative di Swami e questo perché noi siamo arrivati da Swami molto tardi nella vita, all'età di quarantotto o quarantanove anni, per cui aspettarsi una qualsiasi trasformazione è un errore. Le vecchie abitudini sono dure a morire, lo sapete. (Risate) Quindi Swami vuol plasmare i ragazzi nella tenera età in modo che apprendano a vivere con la mente rivolta all'interno, che sappiano come dirigerla dentro. Se la mente non si rivolge all'interno non si diventa spirituali in tutta una vita. La base fondamentale per un aspirante spirituale o un ricercatore è avere una mente volta all'interno, interiorizzata. Quindi, evitate troppi contatti e troppa compagnia. Swami ha dato anche questo esempio: "Una mente estroversa, rivolta all'esterno, pravritthi, è come il sole pieno. Nel sole pieno, voi avete la luce ed il calore insieme, come in estate. Il calore e la luce insieme sono intollerabili mentre, con la mente rivolta all'interno, avete
la luce e tutta la freschezza, tutto il benessere". Questa è quindi la terza causa della nostra sofferenza.

"Che cosa mi sta accadendo? Cosa succede?" Io dovrei essere libero da questi tre: l'orgoglio ed il suo gemello, l'ego, poi la gelosia ed, infine, i troppi contatti e compagnie. Questi tre sono dannosi per la nostra crescita e per il progresso sul sentiero spirituale.
LA DISCIPLINA SPIRITUALE O SADHANA E' LA SOLUZIONE AL PROBLEMA
" Allora Swami dacci una soluzione, per favore. Come facciamo a liberarci da quest'ego? Come buttiamo via questa gelosia?" Bhagavan ci da la soluzione che chiamiamo disciplina spirituale o sadhana; essa è la soluzione del problema, di ogni problema psicologico, spirituale o di qualunque altro tipo. Bhagavan non ci abbandona; Egli rimuove i nostri problemi ma noi causiamo problemi agli altri ed abbiamo molti più problemi noi stessi. Bhagavan viene in aiuto a questi problemi con qualche soluzione.
DISCIPLINA SPIRITUALE O SADANA: CHE COS' E'?
Forzati al silenzio. Uno: Silenzio. Qui posso dir questo senza acredine verso nessuno e con simpatia per tutti: una persona che è veramente in silenzio ha una faccia allegra. La pace e la gioia sono ben visibili sul volto di una persona che vive in silenzio ma ci sono molte, molte, molte persone che stanno in silenzio per obbligo e non per libera scelta. Esse sono forzate al silenzio da quelli che fanno servizio o da altri devoti che dicono "Shh, shh!" (Risate). Che cosa accade quando si è forzati al silenzio? Si comincia a parlare con noi stessi, comincia il dialogo interiore. Si trova della gente che... (Anil Kumar fa l'imitazione di certe persone e l'uditorio ride). Osservateli. Alcuni di noi fanno l'errore di pensare che questa gente sia altamente spirituale. No, no! Essi sono molto prossimi ad andare in un ospedale psichiatrico (Risate) e non nella sala di
meditazione! Sarà per la prossima vita, ecco tutto.
Quindi una persona che vive in silenzio dovrebbe essere pacifica e piena di gioia, la sua faccia lo esprime. L'espressione è indicatrice dello stato mentale. Se incontriamo qualcuno molto disturbato, la sua faccia sarà molto disturbata. Ponetevi qualcosa di molto amaro sulla lingua e guardatevi allo specchio, state lì davanti. Non potete nascondere le vostre sensazioni, è impossibile. Ora prendete un dolce. La mensa dell'India del Nord è famosa per i dolci. Naturalmente non percepisco alcuna percentuale da loro!
(Risate) Mettete il dolce sulla lingua e guardatevi allo specchio; oppure guardate la vostra faccia quando incontrate i vostri cari dopo un paio d'anni: non potete nascondere le vostre sensazioni. Neanche degli attori ci riuscirebbero.
Quindi un tale che sta in silenzio, se è psicologicamente disturbato o agitato, lo si vede in faccia. La ragione è che sta parlando con se stesso.
Quando lo incontro non mi dirà "Sai Ram"; lo posso anche chiamare, magari
gridando, ma non otterrò risposta. Ecco il problema: sta parlando con se stesso, non è lì, non è presente. Il colloquio interiore può essere vendicativo, malevolo, tendente a manipolare o a manovrare, può avvenire in una ridda di pensieri. Egli è esteriormente silente ma la sua mente è nel frastuono, sembra solo ma è in mezzo ad una folla; è solo in apparenza, fisicamente, ma è in un tumulto e la sua mente è un mercato, un supermarket, un bazar cinese, è una mente rumorosa, chiassosa.

IL SILENZIO EQUIVALE ALLA CANCELLAZIONE DELLA MENTE.
Solitudine o silenzio non significa astenersi dal parlare o tenere le labbra chiuse o isolarsi, no. Silenzio, come Baba lo definisce, è la cancellazione della mente, significa eliminazione della mente. Dov'è la mente? Dov'è la mente? Dov'è il problema della "cancellazione"? Dov'è la mente? Che cos'è la mente? Per quanto Swami dice, essa è un fluire di pensieri, ricapitolazione e memoria. "Cinque anni fa non mi hai detto 'Sai Ram'!" Ah, senti! "Tre anni fa tu mi hai spinto mentre ero in fila davanti alla mensa!" Tre anni fa?! Questa è una mente piena di registrazioni e memorie del passato come un dischetto del computer, è una mente piena di tutto ciò che le è stato propinato.
Che cosa significa, quindi, "cancellazione della mente"? Significa che non stai pensando al passato né al futuro, che la mente è messa da parte. E' uno stato di assenza di pensieri ed è lo scopo del silenzio. Un continuo fluire di pensieri non si può in alcun modo definire "silenzio". Quindi, la prima soluzione che Bhagavan suggerisce è il silenzio interiore o cancellazione della mente. Significa una mente senza "IO". Questa è la vera mente. Supponete di sedere nel posto in cui di solito siedo io e Swami cominci a dare il darshan: non posso mandarvi via perché è troppo tardi. Se fosse stato prima del darshan, ci sarebbe stato un buon incontro di pugilato o lotta giapponese o un alterco ma Swami ha cominciato il darshan con voi lì seduto. Che cosa posso fare ora? Non posso gridare con Lui presente per cui mi siedo in un altro posto e rimango esternamente in silenzio ma sto pensando: "Appena Swami entra nella stanza dei colloqui, lo prendo per il colletto (Risate). Ci penso io a mandarlo via!" Sono in silenzio? No, no, sto pensando a cosa fare dopo e vorrei che Swami
completasse il Suo darshan più presto per potervi saltare al collo
immediatamente!
Silenzio? A che cosa serve, amici miei? Queste sono cose semplici che accadono nella vita tutti. Se le considerassimo dal punto di vista accademico, come in un testo, potremmo anche renderle complicate ma queste cose accdono regolarmente, ogni giorno della nostra vita. Perché la cancellazione di "Io e Mio", la consapevolezza, il silenzio, la eliminazione della mente, l'assenza di pensieri? Che beneficio ne traggo?
Baba dice: "Osservando il silenzio, potete sviluppare maggior
concentrazione e potete rendere la vostra vita sacra, sublime, santa, spirituale, ricca e sempre più piena di fede". Per questo "sedere in silenzio" viene introdotto sin dal periodo delle lezioni sui valori umani.
Potete vedere, lì seduti, i bambini e gli studenti prossimi a fare servizio; essi praticano il silenzio sin dall'inizio allo scopo di sviluppare la concentrazione interiore. Abbiate maggior fede in questo: è una delle soluzioni che Baba suggerisce.
AIUTATE LA VOSTRA MENTE
Il secondo suggerimento è di aiutare la vostra mente. Si, aiutate la vostra mente. Ci sono persone che si lamentano di continuo: "Non mi riesce". Voi fate centootto giri intorno a Ganesha eppure dite "Non mi riesce"; nelle sere di giovedì, sabato e domenica digiunate nel nome di Dio ma dite "Non mi riesce". Via, via! Andate avanti, forza, non mangiate per tutta la settimana, che importa?! (Risate) La spiritualità ed il mangiare non hanno niente a che fare.

Noi siamo sempre preoccupati; perché? Perché lottiamo con la mente. Essa
ambisce sempre, vuol sempre tentare di fare qualcosa di più, di ottenere di più, di essere qualcosa di più. Questa è la situazione: non abbiamo altro nemico al mondo che la nostra mente. Essa vuol essere speciale, sempre.
"Oh, tu fai centootto giri intorno a Ganesha? Io ne farò centodieci così avrò doppia liberazione!" (Risate) E' chiaro? "Oh, tu lo fai tutte le mattine? Vedo. Io lo farò anche tutte le sere!" In questi casi noi stiamo lottando con la nostra mente. L'altro non c'entra, no, no; è la mia mente che vuole che io sia più degli altri in ogni campo. "Tu fai servizio? Bene, se lo fai per due ore io lo farò per due ore e mezza o tre! Se Swami parla, una volta con te, io non dormo finché Egli non parla con me due volte! Se accadesse una volta saremmo uguali e quindi devono essere due volte!"
Il bisogno di essere speciali, o qualcosa più degli altri, è una debolezza della mente, una sua caratteristica, una sua manifestazione, un suo aspetto, una qualità che ci rende penosa la vita. Quindi, aiutate la mente quando si mette in competizione con gli altri, quando punta in alto e vuol essere qualcosa di extra, qualcosa più degli altri. Fatela tacere: "Oh mente, puoi essere più di A ma sarai meno di B, sarai più di A e B ma sarai meno di C". L'assoluta grandezza non esiste, non c'è niente di simile. La vita è relativa, non c'è niente di assoluto. "Oh mente, non mi assillare per essere più degli altri!" Non siate sciocchi, aiutatela. Se non le sono gradito, se non l'aiuto succede che diventa un cane alsaziano, contrattacca! Si. Non lottate mai con la mente; coloro che lo fanno
diventano lunatici o intrattabili. Quando uno fa così è sempre agitato,
incompetente ed inefficiente per cui dovete imbrigliare la vostra mente.

NON LITIGATE CON LA MENTE
Eccovi un esempio: fate visita ad un amico che ha in casa molti animali, cani pomerani ed alsaziani, e questi vi saltano addosso. Se scappate vi inseguiranno, se ci litigate potreste aver bisogno di dodici iniezioni nella pancia per la rabbia, come si faceva prima; ora dicono che ne basta una. Non conviene. Quindi, quando vi vengono vicino, state lì, fateveli amici: cominceranno a scodinzolare, non ci sarà alcun problema e non dovrete scappar via. Similmente, invece di litigare con la vostra mente, fatevela amica, parlatele, interessatela: "Non ti angustiare, non ti lamentare, non essere egoista. No, no, no, non correre in quella direzione, vieni di qua, ti prego". Cercate di indicarle una direzione migliore, siate i testimoni delle sue azioni, delle stravaganze, dei capricci e delle fantasie. State solo a guardare, osservate come funziona. Siate degli osservatori.
Comunque io, sfortunatamente, non sono un osservatore, non guardo come la
mia mente pensa ma, piuttosto, divento la mente, penso di essere la mente.
Naturalmente, quando mi ci identifico, sono un terrorista con una mente duale vendicativa, piena di rabbia e di furia. Questa è la ragione per cui dovremmo andare al di là della mente. Andate oltre la mente: tutti i santi, i saggi, i ricercatori, le persone spirituali, sono felici perché anno trasceso la mente. E' assolutamente essenziale. Coloro che lo fanno sono sempre felici qualunque cosa accada. Promozione o retrocessione, inversioni o licenziamenti, qualunque cosa possa accadere, essi continuano ad essere felici perché non sono identificati con la mente. Quindi soccorrete la vostra mente. Una volta che l'avrete studiata e compresa svilupperete la fiducia nel Se.

AUMENTATE LA FIDUCIA OSSERVANDO LA MENTE
Le persone perdono la fiducia, la fiducia nel Se, perché non conoscono la loro mente, non possono prevedere il momento in cui si metterà a saltare su e giù ed in qua e in là. Se la osservate, ne siete separati e quindi non siete trascinati dai suoi capricci e ghiribizzi. E' chiaro? Questo è quanto Bhagavan dice a proposito di come sviluppare la fiducia in Se stessi. La maggior parte di noi si preoccupano molto di quello che gli altri credono e pensano nei nostri riguardi. Baba dice: "Non vi preoccupate di cosa dicono e credono gli altri. Essi vi lodano finché fate loro dei favori e vi censurano quando non li potete più favorire, vi apprezzano finché li approvate e vi allontanano se cominciate a non essere d'accordo. Quindi non fate caso a ciò che dicono di voi".
SII UN OSSERVATORE
Bhagavan stesso dice: "Potete chiamarmi 'pelato' ma, dato che ho una massa
di capelli, Io non me ne curo. Dopo tutto, perché dovrei essere coinvolto dalla vostra opinione? Potete dire "Baba ha una massa di capelli tutto intorno" ma questo non è un'insolenza perché Io ho effettivamente un mucchio di capelli. Quindi, quando dite ciò che ho non è una lode e quando dite ciò che non ho non è un biasimo. Perché, allora, dovrei prendermela?
Voi dite qualcosa che in Me non ha riscontro".
Perciò, cresciamo in fiducia nel nostro Se osservando la nostra stessa mente ed impareremo a non essere influenzati da ciò che gli altri dicono e pensano di noi. Il mondo intero può dire che siete buoni ma, dentro di voi, ben sapete di non essere così buoni come dicono, oppure gli altri possono dire che siete malvagi ma, dentro di voi, siete coscienti di non essere così cattivi. Baba dice: " Seguite la vostra coscienza, ascoltate il Maestro". Il Maestro è la coscienza. Nel Ramayana, Sita dice a Hanuman:
"Hanuman, non te ne curare. Se vuoi essere felice, in pace e gioioso, non
criticare gli altri, non trovare colpe in loro. Osserva la tua mente, constata come nutre un pensiero dopo l'altro ed in quale direzione si sta muovendo, in quale direzione porta il corpo ad agire. Osserva e basta, sii un osservatore, uno sperimentatore, un testimone". Questo dice Sita ad Hanuman.
RIPETI IL SUO NOME
Ora Bhagavan ci da un'altra soluzione: contemplare la Forma e ripetere il Suo Nome. Contemplate la Forma che è cara al vostro cuore. Non ha importanza quale forma sia; può ben essere la Divinità che preferite, quella della vostra tradizione. Scegliete quella che vi è cara. Se contemplate dicendo il Suo Nome e visualizzando la Sua Forma è meglio.
Perché? Per rendere sacra la vostra vita. Quando vedete la Sua forma e dite
il Suo Nome, la mente è messa da parte, siete senza pensieri, liberi dai pensieri. Avanti! Cantate ad alta voce, cantate i bhajan! In quel momento, non credo che pensiate a voi stessi, al passato o al futuro. Quando visualizzate Swami, non credo che pensiate ad altri che a Lui. Quindi, guardate la Sua Forma e dite il Suo Nome per sacralizzare la vostra vita; è uno dei metodi, una delle soluzioni per essere liberi dall'orgoglio e dall'invidia.

LA VIA DELL'INDAGINE
Ci sono due percorsi verso la stessa meta: uno è la contemplazione o bhakti; l'altro è l'indagine e vi porta allo stesso risultato. Di che cosa si tratta? Vediamo. Voi siete capaci di vedere il mondo, di sperimentarlo.
Come? Con il corpo. Se non c'è corpo non c'è interazione con il mondo. I cinque sensi di percezione ed i cinque sensi di azione sono deputati a sperimentare il mondo. Questo è il corpo ed è l'origine del mondo; senza il corpo non possiamo sperimentarlo. Inoltre l'origine di questo corpo è il pensiero. L'origine del corpo è il pensiero. Potete consultare qualunque scrittura e la scrittura vi dirà che il pensiero è la causa della nascita e rinascita. Tutte le scritture lo dicono: ciò che è responsabile della nascita e della rinascita è il pensiero. Quindi l'origine del mondo è il corpo e l'origine del corpo è il pensiero.
Il pensiero nasce dall'Atma, la fonte o cuore o consapevolezza. Quindi il
pensiero è la mente mentre l'origine del mondo è il corpo, il corpo nasce dal pensiero e questo nasce dall'Atma. Di conseguenza fate una continua indagine come consiglia Ramana Maharishi. Come dice Baba, domandatevi "Chi sono io? Koham?". Se continuate a dire "Io non sono il corpo, io non sono la mente, io non sono l'intelletto" arriverete alla fonte reale della vita, andrete al vero e proprio centro della vostra vita, sarete all'effettivo "E'" dalla vostra vita, al suo vero centro, al suo nocciolo. Così si può andare al centro, alla consapevolezza o spirito. Questa è una delle vie, il sentiero dell'indagine o vicharana o mimamsa, il sentiero della saggezza o Jnana marga.
LA VIA DELLA DEVOZIONE
D'altro canto, c'è un'altra strada molto più facile: la strada della devozione o dell'abbandono. E' detto con chiarezza che quando non potete metter da parte la mente, non potete tornare alla fonte, non potete capire la tecnica di questo processo di meditazione o indagine, la cosa più semplice da fare è di abbandonarsi a Dio dicendo "qualunque cosa accada è per il mio bene". Lasciate a Lui ogni cosa, qualunque essa sia. Una volta che vi siete abbandonati, il cibo che mangiate diventa davvero cibo benedetto come dice Baba. Quindi arrendetevi, affidate tutto a Dio. Questa è la via della devozione o bhakti marga.
DIO PRENDE FORMA UMANA PER INSEGNARE L'IDEALISMO
Così, amici miei, ciò che mi sta accadendo oggi, il fatto che io mi senta geloso o invidioso ed abbia una mente rivolta all'esterno, è la causa prima della mia infelicità. Il rimedio è seguire la via dell'indagine o quella dell'abbandono. Amici, Dio viene giù in forma umana, cioè si incarna, per mostrare al mondo come l'essere umano dovrebbe vivere la condizione di genitore ideale, di figlio ideale, di leader ideale, di gestore ideale di tutti i differenti aspetti della vita. E' allo scopo di insegnare l'idealismo al genere umano che Dio prende forma umana. Cristo, nonostante stesse sanguinando, nonostante sentiamo che era in agonia e che è morto sulla croce, ha insegnato al mondo intero che cos'è il sacrificio, che cos'è l'Amore, che cos'è la Compassione. La resurrezione è una
manifestazione della Sua divinità, della Sua vera identità. Il peso della croce è una pena che egli accettò in modo che il mondo imparasse a sopportare il dolore. In tal modo l'apparente sofferenza di Cristo reca un messaggio: nella resurrezione noi comprendiamo che Egli non era scosso da questa sofferenza.

Ogni Incarnazione può a volte sembrare che soffra, può apparire che provi
sconforto; così appare ma, in realtà, non c'è pena né sconforto di alcun tipo. Nel Ramayana, Rama piange a causa della sua separazione da Sita, piange a lungo. Potreste chiedere: "Perché Egli dovrebbe piangere? Perché dovrei adorare un Dio che piange? Piango già io, Lui non dovrebbe piangere.
Come può questo insegnarmi a non piangere? Non mi sento di adorare un Dio
che piange! No!"
Perché Rama dovrebbe piangere a causa della Sua separazione da Sita?
Perché? Per insegnare a tutti che quando si amano i propri cari così tanto, in caso di separazione, si piange. Così dovrebbe essere un marito ideale.
Quando Suo fratello Lakshmana venne meno sul campo di battaglia, Egli pianse di nuovo. Perché? Per mostrare com'è un fratello ideale. Quindi Rama, che versa lacrime per la separazione da Sita e per il fratello che perde i sensi sul campo di battaglia, è una lezione per l'umanità. In realtà Egli non sta piangendo, quelle lacrime sono portatrici di un messaggio. Lo stesso nome "Rama" significa "gioia"; come potrebbe piangere?
Ciò che è dolce come il miele non può avere sapore agro od amaro, è impossibile. Può lo zucchero essere amaro? Impossibile. Similmente Rama, il cui nome significa gioia, non può versare una lacrima, non può essere triste ed addolorato. Perché allora tutta questa scena? Per insegnare al mondo come dovrebbero essere un marito ideale ed un fratello ideale. Questo è ciò che impariamo dalla vita di Rama. Dalla vita di Cristo apprendiamo come sopportare la sofferenza, come elevarci al di sopra di essa.
Fu Dayananda, il fondatore di Arya Samaj, che accettò il veleno dalle mani del suo stesso servitore e gli disse: "Guarda ragazzo! Tu mi porti il latte che vuoi che io beva; ogni sera, prima di dormire, io bevo una tazza di latte. Stasera tu mi porti questa tazza di latte ed io so che in essa c'è del veleno ma, dato che il mio lavoro è finito e lo scopo per cui sono venuto è raggiunto, non ho niente in contrario a berlo. Là ci sono trenta denari d'argento: prendili e fuggi lontano perché domani i miei discepoli potrebbero assalirti! Egli sapeva bene che questa era una lezione per tutti, la lezione della tolleranza e della sopportazione.
RAMANA MAHARISHI
Ramana Maharishi soffriva di un grave cancro al braccio. Quando ne fu operato, egli cominciò a giocare con il suo stesso corpo. A giocare con il suo stesso corpo! Quando tutti arrivarono e chiesero "Swami, è doloroso?"
egli disse "Il mio corpo mostra di soffrire? Trovate che lì ci sia qualche dolore?" Egli pone una domanda al suo corpo insieme agli altri. Dato che non stava guarendo, lo misero su di una sedia all'aria aperta per far chiudere la ferita. Allora prese a dire: "Vedete quel taglio sul corpo?
Vedete com'è brillante? Rosso, pietre preziose, gemme lucenti. Lo vedete?"
Egli parlava così del suo corpo. La vita ed il messaggio di Ramana Maharishi sono una lezione che insegna ad andare al di là del corpo.
SRI RAMAKRISHNA PARAMAHAMSA
Prendete Sri Ramakrishna Paramahamsa: egli soffriva di cancro alla gola e arrivò al punto da non poter bere neanche una goccia d'acqua. Molti discepoli lo pregarono: "Buon Dio, Maestro, perché non ti riposi per un po'? Ti vediamo soffrire talmente; riposato un pochino". Egli disse: "No sono venuto qui per riposare. Dato che molti di voi bevono acqua questo corpo non ha bisogno di berne. Voi bevete alleviando la vostra sete ed io non ho bisogno di berne ancora". Ecco che cosa diceva Ramakrishna Paramahamsa.

Nella stanza adiacente sedeva Vivekananda, il suo primo e miglior discepolo, che lo ha fatto conoscere al mondo come la maggior parte di voi sa. Egli cominciò a dubitare: "Come posso credere al mio Maestro? E' Divino? E' il Divino Maestro? Se è veramente Divino, perché soffre? Perché non si cura? Perché dovrebbe soffrire? Perché dovrebbe sopportare l'intera tortura? Perché si sta torturando?" Questi erano i dubbi nella mente di Vivekananda. All'improvviso Paramahamsa apparve nella sua stanza e disse sorridendo: "Vivekananda, Naren, che sciocco che sei! Che sciocco che sei, bimbo mio. Il mio corpo può dare l'impressione di soffrire; può sembrare che esso sia soffrente e che io sia infelice ma non è così. Tu vedi ora la mia forma splendente: Rama nel Thretha Yuga, Krishna nel Dwapara Yuga è Sri Ramakrishna che è davanti a te ora, lo capisci?" Così dicendo scomparve. Questo fu il giorno in cui Vivekananda maturò un po' di discriminazione o viveka. Egli aveva dubitato del suo Maestro altre volte.
Sarada era la consorte di Sri Ramakrishna Paramahamsa. Dopo che lui ebbe
lasciato questo mondo, ella continuava a piangere perché doveva vivere con
suo fratello accudendone i bambini, cucinando, lavando i loro panni e tutto il resto. Un giorno si lamentava "Oh buon Dio, se Tu mi avessi lasciata con un bambino ne avrei avuto cura ed la mia vita sarebbe stata molto felice;
perché mi hai lasciata qui sola?" e continuava a piangere. Paramahamsa apparve e le chiese: "Perché piangi Sarada? Perché un solo bambino?
Dopodomani avrai centinaia di bambini da badare e gestire". Questa è la
Ramakrishna Mission ed il movimento che seguì e che continua tutt'oggi. Capite?
CHE COSA STA ACCADENDO?
Quindi il Divino Maestro può sembrare a disagio, può dare l'impressione che ci siano delle afflizioni, possiamo pensare che stia accadendo qualcosa ma ciò è appunto un insegnamento a proposito di ciò che deve accadere dentro di noi. Ciò che sta accadendo lì è una lezione affinché io migliori me stesso. Io giudico con la mia mente e recepisco con i miei sensi ciò che accade ma, in realtà, la Verità spirituale si conosce quando si va oltre il corpo e la mente. Ora penso che abbiate un'idea di ciò che volevo comunicarvi; non credo che ci sia bisogno di insistere.
Dovunque la gente ha chiesto: "Che cosa sta accadendo (a Swami)?" La
risposta è: "Niente sta accadendo fuori. Qualcosa dovrebbe accadere dentro
di me, dovrei capire che, qualunque cosa, che io veda fuori, ha un messaggio il quale mi fa procedere ed evolvere trascendendo il corpo e la mente. Che Baba vi benedica. Molte grazie. (Applauso)