Satsang

La pace

16 maggio 2004

Cari fratelli e sorelle,

questa mattina voglio condividere con voi un paio di riflessioni, traendo spunto da quanto espresso da Swami ad un gruppo di devoti sul tema della pace. Avremo molte occasioni di parlarne più estesamente in futuro ma, al momento, permettetemi di citare alcuni punti tratti dai Discorsi di Bhagavan e dalle conversazioni Divine svoltesi fra Swami ed alcuni Suoi devoti.

LA VITA È UN' AVVENTURA

La vita è un'avventura, non una cosa semplice. Essa non è sempre un 'letto di rose' e sarà la nostra esperienza a farci capire che si tratta di un'avventura. Perché dico questo? Se non siamo avventurosi non potremo accettare i fatti così come accadono, né tenteremo nuove imprese che ci mostrino nuove dimensioni della vita. Per il fatto di non voler accettare la vita come un'avventura, o comunque con spirito avventuroso, la sentiamo come un peso e desideriamo allontanarcene. Non avendo compreso che è un'avventura, spesso la sentiamo come un processo che ci trascina in basso. Questa avventura necessita di un' accurata preparazione, che ci prepari ad affrontare ciò che può accadere. Se non sono preparato a prendere questo viaggio come un'avventura, non potrò godere delle altezze dell'estasi, non sarò capace di andare 'oltre', non saprò scoprire l'ignoto. A volte incontriamo dei santi che decidono di non parlare con nessuno, scegliendo il silenzio, o dei ricercatori spirituali che si nutrono con la centesima parte di una dieta normale ed abbandonano tutti i loro averi e tutte le persone che conoscono per andare in un posto che è loro estraneo, totalmente nuovo.

UNA VITA MECCANICA È NOIOSA


Perché accadono queste cose? Perché questi individui hanno scoperto che la vita è un'avventura e vogliono raggiungere le frontiere dell'ignoto, andare oltre; vogliono l'esperienza dell'estasi. Amici miei, tentare di andare oltre è entusiasmante ed interessante, mentre rimanere attaccati al conosciuto rende la vita piatta, ripetitiva e meccanica. Non c'è merito nel vivere meccanicamente, non c'è niente di notevole nel muoversi nell'ambito consueto, nell'ottenere ciò che si vuole, ciò che si è pianificato.Voi sapete che cosa significhi raggiungere una posizione di prestigio, che cosa siano il denaro, il potere ed il lusso. Una volta raggiunte queste cose, però, vi rendete conto che in esse non c'è niente di grande. Perdonatemi per ciò che dico. Non c'è niente di grande nel raggiungere la posizione che vi eravate prefissi: avete lavorato duro e ci siete arrivati, tutto qui.



SPERIMENTATE L'IGNOTO

Se esplorate l'ignoto, che è al di là della vostra immaginazione, della vostra comprensione, dell'ambito dei vostri pensieri, e continuate a sperimentarlo fino alla fine dei vostri giorni, allora siete davvero grandi. " Ho contemplato lo splendore di Dio! Ho sperimentato la radiosità del Divino! Io so chi è Bhagavan! " Se potete dire questo siete avventurosi, e questo vi rende grandi, rende la vostra vita appagante e soddisfacente. Non si tratta di qualcosa di materiale o secolare, non è futile, non è un orpello, non è ciarpame. Non c'è niente di grande nell'ottenere le cose del mondo. Questo è il primo punto.




LA MENTE È RIPETITIVA


Una volta deciso che la vita è un'avventura, avremo la pace mentale, perché la mente è ripetitiva, è adattata, vuole la programmazione, non vuole andare oltre. Amici miei, la mente è sempre ripetitiva, credetemi. Se vi abituate ad un caffè appena svegli e qualcosa vi impedisce di averlo, penserete che quella non potrà essere una buona giornata: la mente è stata programmata e pensa che quel caffè sia assolutamente necessario. La mente è divenuta ripetitiva, negli anni si è abituata, è stata programmata e non può neanche pensare di rinunciare alla sua prima tazza di caffè bollente, non può pensare ad altro, perché è ripetitiva.



LA MENTE È MECCANICA


"Perché corri?" "Perché ci sono abituato."
"Perché vai là?" "Ci vado da anni..."
"Perché stai seduto?" "Perché sono abituato a star seduto."
È diventata tutta una ripetizione. Ieri ho avuto l'occasione di parlare con un giovane sloveno, e mi ha fatto molto piacere. Vi voglio raccontare che cosa ha detto, perché Bhagavan ci consiglia di non perdere l'opportunità di condividere i pensieri dei giovani. Che cosa mi ha detto quel giovane?




RICEVERE IL DARSHAN DIVINO

"Signore, noi non riceviamo ciò che Bhagavan vuol darci durante il darshan. Egli vuol darci qualcosa di più... ma dnoi non riceviamo quel che dovremmo". Nell'immediato, ciò che ha detto è stato irritante, inaccettabile ma, pur essendo spiacevole, è vero. Perché? Lui stesso ha dato la risposta: "Noi non permettiamo a noi stessi di ricevere quello che Swami decide di darci. Abbiamo frapposto un mucchio di ostacoli, di fissazioni, come l'ego, gli attaccamenti e l'orgoglio, e questi ci impediscono di ricevere dal darshan Divino tutta l'Energia Divina che potremmo." Per esempio: prendiamo una conduttura d'acqua collegata ad un serbatoio. L'acqua non scorre: perché? E' colpa del serbatoio? Il serbatoio dirà: "Sei sciocco, in me non c'è niente di sbagliato: sono pieno d'acqua." Posso incolpare la conduttura? Essa dirà: "No! Io sono a posto, sono di acciaio al cento per cento e voi lo sapete." E' colpa dell'acqua? Questa sì farà una risata: "Non c'è errore in me!" Ma allora... che cos'è che effettivamente non va? Dov'è l'errore? Perché l'acqua non scorre di continuo? E' colpa di alcuni oggetti che fanno da ostacolo: un pezzo di legno, uno straccio o della stoppa deve aver ostruito il tubo, e l'acqua non viene. Quindi non è colpa dell'acqua, l'acqua della Grazia; non è colpa del tubo, la vita umana; non è colpa del serbatoio, la Divinità. Perché allora non riceviamo appieno? Perché l'acqua non scorre a tutta velocità? E' che lo straccio dell'orgoglio, i pezzi di legno dell'ego stanno ostruendo il flusso. Dobbiamo rimuovere questi blocchi mentali, e potremo ricevere la Grazia. Il darshan Divino di Bhagavan irradia una Vibrazione Divina, una Divina Energia che noi potremmo ricevere pienamente se eliminassimo i blocchi. E questo è ciò cge dovremmo fare, questa è la sadhana spirituale. Voglio trasmettere questa idea a tutta la gente che posso, perché sono pienamente convinto di questa verità.



LA FRETTA È UN OSTACOLO


Quando usciamo dal darshan dovremmo essere trasformati, ma non sembra: abbiamo fretta di andare alla mensa, di andare al negozio, di fare colazione. Prima del darshan avevamo fretta di occupare la prima fila, poi avevamo fretta di uscire dall'auditorium. Che cosa succede nel frattempo? La mente pensa a ciò che è accaduto prima ed a ciò che accadrà dopo e dimentica quanto accade durante il darshan. La fretta è uno dei maggiori ostacoli alla Grazia Divina. Poi ci domandiamo se Egli ci guarderà o se prenderà le nostre lettere. "Non voglio che guardi quella persona, che mi è antipatica, non voglio che fermi la Sua macchina di fronte a quello con cui non vado d'accordo, che è un mio nemico." Questo pensiero continuo di 'mio' e 'tuo', 'amico' e 'nemico', è un blocco che impedisce il flusso della Grazia.



LA TENSIONE FARÀ SÌ CHE IGNORIATE CIÒ CHE ACCADE


C'è anche la tensione: "Se non Lo incontro oggi, accadrà domani? Se non domani, sarà nella prossima settimana, prima che io parta? Ho già fatto la prenotazione, il visto sta per scadere; che cosa succederà?" Questa tensione è un blocco mentale. Perché? Perché vi farà ignorare e dimenticare ciò che accade ora. È chiaro? Quando siete sotto tensione, voi trascurate ed ignorate la cosa meravigliosa che sta accadendo in questo momento: Swami può guardarvi ma voi non lo state guardando perché siete sotto stress, Swami può sorridervi ma voi non lo notate perché siete tesi ed arrovellati. Noi perdiamo delle splendide occasioni per colpa della tensione.Quindi, amici miei, eliminiamo il blocco della preoccupazione, della tensione, dell' arrovellamento e dell' aver fretta per qualunque sciocchezza. Quando questi blocchi vengono rimossi dai tubi della vita, l'acqua della Grazia fluisce libera e veloce dal serbatoio della Divinità. Questo è uno dei modi per ottenere la pace.



LA VITA È UNA CONTRADDIZIONE


Il secondo punto importante che voglio farvi notare è che la vita è una contraddizione, un paradosso. Io non sono capace di accettare qualcosa perché ho sempre una preferenza particolare, scelgo sempre una delle opzioni. La vita non è un questionario in cui si scelgono le risposte o si riempiono gli spazi vuoti con ciò che si conosce. Gli spazi dovrebbero restare sempre vuoti, non dovremmo mai riempirli. Agli esami si riempiono delle caselle, ma nell'esame della vita dovremmo rimanere vuoti. Più siamo vuoti, meno avremo dei preconcetti o pregiudizi, avremo meno aspettative e la gioia sarà grande. Se sono pieno di aspettative le delusioni saranno immense. Osservate: ci sono persone che vengono qui da molti, molti anni ma, sul loro volto, non si nota un sorriso. Ho pietà di loro. Se non potete sorridere qui, se non potete gioire della vita e non trovate la bellezza qui, se non assaporate il gusto di essere e lo splendore della religione in questo sacro luogo, dove mai conoscerete queste cose? Dove potrete essere felici? In quale altro luogo potrete sorridere e conoscere la gioia? Gli anni trascorsii qui non hanno alcun significato. C'è chi reclama un'anzianità: "Sai che io vengo qui da vent'anni?" La nostra risposta dovrebbe essere: " Se si diventa come te, non voglio venire qui per vent'anni!" (risate) Qualcuno dice: "Io negli ultimi vent'anni ho fatto servizio per Swami". La risposta dovrebbe essere: "Io non voglio stare qui per vent'anni a servire come te, il tuo servizio è ancora pieno di ego, di possessività, di attaccamento. Nelle tue parole io trovo arroganza, autoritarismo. Io non voglio essere autoritario, non voglio essere possessivo, dittatoriale ed egoista. Se queste sono le caratteristiche che si acquisiscono facendo servizio qui per vent'anni, è meglio non venire, è meglio non fare servizio affatto." Quindi, amici miei, se non siamo contenti qui, se qui non siamo gioiosi e non possiamo condividere ed amare, penso che l'opportunità di vivere qui sia sprecata, che l'incalcolabile dono di vivere alla presenza di Bhagavan diventi un 'gettare le perle ai porci'. Il modo di godere della vita è quello di non scegliere, non avere preferenze, non desiderare e non avere aspettative. La vita è un paradosso ed una contraddizione. La vita è totale, è 'un intero', è un cerchio completo e non un mezzo giro. Solo quando impariamo a vedere e ad accettare le due facce della medaglia, cominciamo ad essere spirituali, ad essere religiosi.



RIVOLGITI ALL'INTERNO

Ieri è venuto da me un ragazzo: "Signore, Swami non mi parla, Swami non mi guarda". Io gli ho detto: "Ragazzo mio, tu ormai sei cresciuto, stai già facendo la specializzazione. Ti prego di credermi se ti dico che questo è il problema di tutti, non solo il tuo. Tutti i ventimila esseri umani qui seduti dicono la stessa cosa «Swami non mi parla, Swami non ferma la macchina davanti a me>. La cosa da fare è abbandonare quel desiderio, lasciar cadere quella sensazione"."Swami, non c'è bisogno che Ti fermi dove sono seduto. Io non smetterò comunque di guardarti anche se tu non mi guardera. Puoi anche non parlarmi ma io non smetterò di parlarti dentro di me. Non potrai chiudermi la bocca, no! Tu Stesso hai detto che sei dentro di me ed io ci credo per cui nessuno potrà impedirmi di parlarti. Non ci sono restrizioni di tempo o di luogo, io posso essere in costante comunione con Te, posso avere un continuo Idillio Divino con Te. Fa' che io danzi con Te, che io scherzi con Te, che mi diverta con Te, che rida di cuore e goda della melodia della musica in Tua compagnia". Questo è il più alto livello di esperienza spirituale ed è possibile quando si accetta la contraddizione ed il paradosso della vita. Non debbo pretendere di scegliere, non devo essere esigente. Devo essere preparato ad ambedue le opzioni, perché entrambe danno eguale piacere e beneficio."Se Tu non parlerai con me, oh, Signore, imparerò io a parlare con Te, dentro di me". Questo è il primo passo, l'inizio del processo del 'volgersi all'interno'. "Se Tu non mi guarderai, io cercherò di vederTi dentro di me". Questo è il secondo passo nel processo del volgersi verso l' interno. "Se Tu non mi darai alcuna direttiva a voce, esteriormente, verbalmente, io cercherò la Tua guida all'interno, tramite la voce interiore". Questo è il terzo passo nel volgersi all'interno. "Se Ti rivolgi a me con le parole, penso che Tu mi incoraggi a volgermi all'interno; se mi guardi, ho fiducia che un giorno lo farò". Tutto ciò che accade esteriormente dovrebbe farci guardare dentro; la spiritualità è costituita di questo.Se voglio essere considerato un devoto, onorato da tutti come un vip, tutto quello che ho detto finora non ha assolutamente senso. Sì! Alcuni desiderano che Swami parli loro davanti agli altri perché questo soddisfa il loro ego: "Quando Egli mi parla da solo nella stanza delle interview o nel Purnachandra, questo non mi dà tanta soddisfazione quanta ne ottengo quando Egli mi guarda nella Sai Kulwant Hall, preferibilmente durante il darshan ." Questo è un livello da asilo infantile, da scuola elementare. Noi non possiamo vivere fino all'ultimo con la sola istruzione elementare, non possiamo finire la vita a questo livello di consapevolezza spirituale. Non si può comprendere la religione conoscendo solo le lettere dell¹alfabeto; dobbiamo studiare pienamente il testo della vita imparando a sperimentarla. Questa è la strada per la pace mentale. Sapendo che la vita è un¹avventura ed una contraddizione, saremo pieni di pace.



NELLA SPIRITUALITÀ NON SI PUÒ ESSERE PRATICI


Terzo punto: qualcuno dice che si deve essere pratici ma io non scapisco che cosa significhi. C¹è gente che dice: ³Signor Anil Kumar, cerchi di essere pratico². Che cosa vuol dire? Devo essere un politico o uno stratega per essere pratico? Devo manovrare, dirigere, manipolare? E¹ questo che intendete per 'essere pratici'?² Amici miei, in campo religioso essere pratici non ha senso. In campo spirituale tentare di essere pratici è un¹assurdità. Perché? Ciò che è pratico è noto, e vi darà i risultati che prevedete. Ciò che è pratico vi condurrà dove volete arrivare. Invece la spiritualità vi porterà in un posto che non conoscete, dandovi un¹esperienza mai provata prima. Vi porterà a livelli sconosciuti. Come si può essere pratici? Possiamo esserlo quando andiamo all¹estero prendendo un volo che ci porta a destinazione nel più breve tempo possibile, o quando scegliamo il cibo alla mensa. Possiamo essere pratici rispetto alle cose del mondo, ma è impossibile essere 'pratici' nel rapporto con Dio, perché noi non Lo possiamo manovrare. Impossibile! Recentemente Swami ha detto ad uno degli insegnanti di prepararsi a parlare. Costui mi ha chiesto: ³Anil Kumar, quando?² Io gli ho risposto: ³È Swami che ti ha chiesto di prepararti a parlare; perché, allora, chiedi a me "quando"? Chiedilo a Lui, se vuoi² (Risate) . ³Io ho paura a chiederglielo². ³E pensi che io sia tanto coraggioso da chiederglielo? Io ho più paura di te, lasciami in pace². Era finitoil canto dell¹Arathi e l¹insegnante era pronto... ma non gli fu chiesto di parlare. Allora egli venne da me e mi disse :"Probabilmente oggi pomeriggio². Gli risposi: ²Si, perché no?² Quel pomeriggio Swami non uscì dalla Sua stanza. Poi andò direttamente nel Mandir e dopo l¹Arathi se ne andò. ³Che cos¹è questo?² chiese l¹insegnante. ³Questo è Quello² risposi (Risate).Non si può essere pratici. Costui era venuto indossando un vestito nuovo, sapete? Era preparato, pronto a parlare.³Non preoccuparti² gli dissi ³io ho apprezzato il tuo vestito. È così lucido che sarebbe adatto alla pubblicità di un sapone o di un detersivo². Quell'insegnante era stato pratico, ma doveva solo essere pronto. Questo è tutto. Essere pronti è differente dall¹essere pratici. Essere pronti significa essere ricettivi, sensibili, comprensivi - mentre essere 'pratici' significa essere esperti nel manovrare le cose, nello studiare sotterfugi, essere 'politic'i. Pertanto, amici, dimentichiamoci di essere pratici, quando si tratta di Swami. Ecco, aspettiamo di vedere che cosa accadrà. Un semplice esempio: supponiamo che io abbia perso questa penna e voglia assolutamente ritrovarla. Guardo dovunque, a lungo, ma non la trovo da nessuna parte, per cui ci rinuncio ed abbandono l'idea di cercarla. Più tardi, mentre sto lavorando, dal nulla mi sorge improvvisamente un pensiero: "E' là sullo scaffale; vai". Senza indugio vado e la trovo là, sullo scaffale. La ricerca perseverante era fallita del tutto, il tentativo era andato a vuoto ma, appena mi sono rilassato, un pensiero è subito sorto ed in un lampo ho visto dov'era. Questo pensiero non è venuto perché sono stato pratico, non a causa di una ricerca, di un tentativo, di uno sforzo. E¹ semplicemente accaduto! La spiritualità è qualcosa che ci capita, non qualcosa che si fa. Una cosa fatta è differente da una cosa capitata.



LASCIATE CHE LE COSE ACCADANO

Il sorgere del sole accade. Voi non fate niente perché ciò avvenga. Le onde del mare sono qualcosa che accade. Non si fanno, non si generano né si costruiscono. Analogamente, gli avvenimenti spirituali accadono, non vengono 'fatti'. In senso materiale le cose vengono 'fatte' mentre in senso spirituale esse 'accadono', capitano. Noi siamo veramente felici quando lasciamo che le cose avvengano secondo la loro stessa armonia. Il frutto deve cadere a terra per sua necessità. Quando è completamente maturo, pieno di dolce succo, il frutto cade a terra, di sua iniziativa. ³No, signore, io non posso aspettare così a lungo, voglio coglierlo². Cogliendo [anzitempo] il frutto dall¹albero non si può avere un succo dolce. Il frutto acerbo sarà amaro, dovrete sputarlo. Un frutto acerbo è aspro, astringente come il limone; non potete mangiarlo. Quando è maturo, invece, è dolce, e ne vorrete ancora. Analogamente, nella spiritualità, quando lasciamo che le cose accadano piuttosto che cercare di farle avvenire, esse accadono di loro iniziativa,armonicamente.Quando siamo totalmente secolari e del mondo, la vita in realtà finisce, diventa priva di significat, perché in essa non troviamo più niente di originale, niente di unico.



FAI DELLA TUA VITA UNA POESIA


Ieri un professore, che ha lavorato con noi negli ultimi trent¹anni, ha detto: ³Non sono zelante, non sono entusiasta, né dinamico. Perché?² Gli ho risposto: ³Amico, la tua vita è diventata prosa. La prosa non è nient'altro che frasi, è noiosa².³Cosa dovrei fare, signore?² "Fai della tua vita una poesia." Se la vostra vita è una poesia, sarà piacevole, beata, ma se è prosa e prosaica, è noiosa e senza sapore. Questo dipende da noi. Prosa e poesia sono composte di lettere e di linguaggio. La nostra vita non deve essere prosaica, insapore, noiosa, inerte e passiva; deve essere poetica, perché Bhagavan stesso è il Poeta dei poeti."Kavi naam Kavi hi: Dio è un eccellente Poeta". L¹altro giorno i ragazzi della scuola di Alike e Mudhanahalli hanno celebrato il loro giubileo d¹argento alla Divina Presenza di Bhagavan. Essi hanno rappresentato il loro programma culturale che ha avuto un enorme successo. Noi abbiamo visto che Bhagavan si godeva il programma. Ha sorriso tutto il tempo. Egli non lo ha mai interrotto, sebbene qualcuno di noi pensasse che fosse tempo di mettervi fine. Eravamo seduti lì dalle due con problemi alle giunture, di artrite e quant'altro; volevamo un¹interruzione, ma Bhagavan continuava a divertirsi. Perché? L¹intero programma era pieno delle Sue composizioni e dei Suoi canti. ³ Siva Siva Yenerada Nee Chintanella Bapi Kona Annaradha² è un canto che Lui ha composto cinquant¹anni fa. Come vi sentite quando vi parlo della vostra fanciullezza? "Ah! Lasciate che vi racconti degli altri particolari!" Non è così che vi sentite? Così Swami, nel ricordare il suo canto di cinquant¹anni prima, riviveva quel periodo. Il nastro lo ripeteva, ed Egli era felice."Sathya Dharma Shanti Preamala Tho Nee Nisha Jeevana Yatra Sanginchu. Sathya Dharma Shanthi Premala". "Conduci la tua vita con questi valori umani: Verità, Rettitudine, Pace e Amore" Questo è un canto composto da Bhagavan e Lui era felice di sentirlo cantare dagli studenti. Essere dei poeti è eccitante. Se la vita è prosaica, è disgustosa e ci affligge. La vita religiosa è poetica, la vita spirituale è poetica. Una vita poetica rende possibile la pace mentale.



LA SPIRITUALITÀ È ILLOGICA


Noi possiamo godere della spiritualità solo se sappiamo accettarne l¹illogicità. Perdonatemi se le mie affermazioni vi risultano spiacevoli. Nell¹esperienza religiosa non c¹è logica. ³Swami, sono qui da due mesi e Tu mi hai sempre ignorato; questo mio compagno è arrivato ieri e Tu gli hai concesso un colloquio, immediatamente. E' giustizia questa? Non ci trovo nessuna logica; non trovo razionale ciò che fai, non sembri scientifico. Hai dimenticato l¹aritmetica elementare e il calcolo. Io sono qui da due mesi, non lo sai? C¹è una regola semplice: la prima persona della fila deve essere fatta entrare per prima. Io sono qui da due mesi! Perché non mi hai chiamato?² Non c¹è risposta! "Swami, perché chiami spesso quello là? E invece, per quanto riguarda me... non mi hai guardato nemmeno una volta". Nessuna risposta, nessuna logica! "A lui hai dato una catena e a me solo vibhuti (Risate). Una volta inghiottita, la vibhuti non c'è più, mentre lui può continuare a mostrare la sua catena a tutti (Risate). Io non posso tirar fuori la vibhuti dallo stomaco e farla vedere a tutti. No! Perché non dai una catena a tutti?" Non c¹è risposta, non c¹è logica! "Perché permetti che lui si sieda davanti ed io dietro? Perché?" Non c'è ragione, non c'è logica. Un¹esperienza religiosa è illogica ed irrazionale, non è possibile spiegarla in termini di razionalità, di logica o scienza, perché è Lui a dirigere, Lui è l¹operatore nascosto. Egli sa quando e quale bottone premere. Egli preme il bottone quando io non ci sono, non manovra quando sono presente fisicamente. Appena vai via Ti chiederà dove sei andato ma, finché sei qui, parlerà con tutti, tranne che con te. Dov¹è la logica? Non c¹è. Qual è la legge scientifica? Non ce n'è nessuna. C'è qualche patto o regola? No. Perché? Questa è la natura dell¹esperienza religiosa! L¹esperienza religiosa è non-logica, non-razionale e non-scientifica. Ragione e logica sono parole applicabili alle cose del mondo, alle relazioni umane, all¹esistenza e al sostentamento umano. Questo è tutto. Esse non sono applicabili alla vita interiore.Vorrei attirare la vostra attenzione su un altro punto importante: noi possiamo essere in pace solo se comprendiamo questa irrazionalità, questo principio della natura illogica della spiritualità. Se possiamo capire che le cose che accadono sono una scelta di Swami e non necessariamente quelle di nostro gradimento, questo ci aiuterà a vivere in pace. Non possiamo trovare pace perché vogliamo conoscere le ragioni che stanno dietro alle Sue azioni, vogliamo scoprire la logica dietro tutto quello che fa. Alcuni vedono la Sua macchina e chiedono: ³Andrà al college, all¹auditorium, all¹ospedale, all¹ostello o alla mensa?² Io rispondo: ³Per favore, aspettate e vedrete². Qualcuno non è d¹accordo con la mia affermazione: "No, io lo so". Io penso: ³Se lo sai perché me lo chiedi? Lo fai per farmi vedere che lo sai?². Allora dico: "Ah, vedo. Dove pensi che stia andando?² ³Signore, sta sicuramente andando verso il college². ³Come lo sai?² ³Conosco i poliziotti con i loro telefoni portatili; loro lo sanno, sono in comunicazione col personale della sicurezza². ³Capisco². Non voglio contraddirlo, perché l¹esperienza insegna a tutti. Entrambi guardiamo la macchina. Invece di andare nella direzione del college, si dirige verso la mensa. Io dico: ³Avverti i poliziotti; devono essere andati al college, mentre Swami sta andando alla mensa² (Risate). Perché Swami si comporta così? Qui sta il divertimento, la bellezza. Questo è lo splendore, il fascino, il luccichio. Questa è la beatitudine. Se Egli agisse secondo il nostro programma il volo della Lufthansa atterrerebbe in orario all¹aeroporto di Francoforte; che cosa c'é d'inconsueto in tutto ciò? Atterra sempre in orario, tutto qui. Sarebbe strano se non atterrasse normalmente (Risate). Un evento che non si verifica secondo un programma e un l¹orario è più stimolante. Bhagavan ci da continuamente degli stimoli; talvolta ci dà anche una scossa. Egli dirà a qualcuno: ³Sii pronto con la tua famiglia; parlerò con voi domattina². Quelli si alzano alle quattro del mattino per il Nagarsankirtan, cosa che non avevano mai fatto. Poi fanno il giro intorno alla statua di Ganesha un certo numero di volte come ringraziamento per l¹evento e promettono di girare intorno alla statua della Gayatri alla sera per esprimere gratitudine, come procedimento post-incontro (risate), poi mettono a punto le tecniche per le fasi precedenti e posteriori al colloquio. Tutto è pronto. Quella mattina Egli riceve tutti, tranne quella famiglia. Perché? Non per farli piangere, no! E¹ per l¹insegnamento: "Non aspettare, non pianificare, abbandonati. Io posso chiamarti in qualunque momento, sii sempre pronto". Talvolta si vede una persona che corre nella veranda. Chiedo: "Dove vai?" "Swami vuole parlare alla mia famiglia. Vado a cercare mio fratello che è alla mensa e mio padre che ancora sta dormendo. Noi aspettavamo Swami per le tre, invece Egli è venuto alle due e mezza. Che devo fare? Devo cercare mio padre, mia madre e mio fratello". Quando eravate qui ieri non vi ha chiamato; ora che siete sparsi vuol fare di te un campione di corsa" (risate). Oltre a questo scherzo magari Lui dirà anche: "Cosa è successo a costui? Mi sembra matto!" (Risate). Ciascuno di noi può sperimentarlo a sue spese. Questo è Baba! Egli agisce così intenzionalmente, per farci divertire. Un colloquio può essere un semplice esempio: se ci dice che ci chiamerà domani alle dieci, non c¹è suspence, non c'è stimolo. Pertanto, tutte le azioni di Dio indicano, ed insegnano indirettamente, che non dobbiamo aspettarci nulla, che non dobbiamo pianificare nulla, né pensare in termini di ragione e di logica. Aspettative, pianificazioni, ragione e logica non ci aiuteranno ad essere in pace. Per ottenere la pace mentale dobbiamo abbandonare queste idee. Parlo dal punto di vista spirituale.




CREDENZA, FEDE E FIDUCIA


Che cosa otteniamo, una volta abbandonate queste idee? Nasce la fiducia! Che cosa voglio dire? Ci sono tre termini che voglio portare alla vostra attenzione: credenza, fede e fiducia. Questi tre termini sembrano essere sinonimi o equivalenti, ma sono differenti. Se fossero uguali, non sarebbero necessarie tre parole. Saraswathi è la dea del linguaggio, del vocabolario. Ella non ha alcunché di pleonastico e non necessario. Quindi, cosa significano queste tre parole? Le credenze riguardano il sociale: i musulmani non vogliono vedere un camaleonte, gli indiani non vogliono incontrare un gatto nero, gli americani temono il numero tredici. Se qualcos'altro è venuto fuori di recente, fatemelo sapere; mi aggiornerò. (Risate) Noi abbiamo questi tipi di credenze. Sono credenze sociali e cambiano di tanto in tanto. Le abbiamo adottate da generazioni. Poi c'è la fede. La fede è individuale, mentre le credenze sono sociali. Non posso dire che tutti abbiamo fede. Qualcuno potrebbe dire: "Fermo! Io non ho fede". Non si può generalizzare e dire che la fede sia in tutti, no! La fede è personale. Posso dire che tutti abbiamo delle credenze ma non posso dire che tutti abbiamo fede. Posso dire che abbiamo delle credenze perché esse sono sociali, ma non posso dire che abbiamo fede, perché la fede è personale. Quindi, essendo la fede individuale, ci sono momenti in cui la perdiamo. A volte diciamo: "Tu, uomo senza fede!" 'Uomo senza fede' è una definizione negativa mentre "pieno di fede" è un'espressione positiva. Noi possiamo essere senza fede o pieni di fede. A volte, quando le cose sembrano non andare, la fede si può perdere. Più tardi, quando tutto procede positivamente, torna una fede grandissima. C'è chi si tiene a distanza dagli altri perché pensa di avere una grande fede ed essere molto spirituale. Se capiamo che la ragione è che le cose gli stanno andando bene, basta aspettare una settimana: cambierà! Scenderà da quel piedistallo e si mescolerà di nuovo a noi, perché sarà cambiata la sua situazione. Quindi, l'avere o il non avere fede è qualcosa che dipende dagli avvenimenti, dalle situazioni, dagli eventi. I fatti positivi mi ispirano grande fede; i fatti negativi o le occasioni di insuccesso me la fanno perdere. In altre parole, la fede è reversibile; a volte si può perdere. Il mio aver fede o no dipende dalle situazioni. Il terzo termine è 'fiducia'. La fiducia non si può perdere, non si può annullare, non si può rovesciare. Una volta che c'è, c'è per sempre. La fiducia in Dio non la perderemo mai, rimarrà con noi per tutta la vita. Bisogna, quindi, passare dalla credenza alla fede e dalla fede alla fiducia. Solo quest'ultima conferisce la pace. Al fine di essere pacifici dobbiamo cercare e mantenere uno stato di fiducia totale. Questa non è un fatto intellettuale. Come posso decidere di avere maggiore o minore fiducia? No! Non si può aumentare la fiducia con il pensiero. Il pensiero non aiuta a svilupparla. E se userò tutto il mio ragionamento,tutto il mio intelletto? Nemmeno così! La fiducia non nascerà mai dall'intelletto, non avrà mai spazio a livello psicologico. Essa è 'al di là' di esso.




LA PACE È LUCE


Perché dico che la pace è luce? Solo nella luce possiamo vederci l'un l'altro, possiamo vedere gli oggetti e siamo in condizioni di muoverci.n Nel buio non possiamo muoverci, non riconosciamo, non identifichiamo, non possiamo fare pressochè niente. Nella luce tutto è possibile. Senza di essa non è possibile niente. Quindi la pace è luce, e sotto questa luce della pace tutti sono visibili, tutti hanno una realtà. Ecco un esempio: se avete molto denaro ma non avete pace, il denaro a che cosa vi serve? La gente valuta a seconda delle stanze da letto. Nella vostra casa ne avete sei o sette. In quante volete dormire? Allora io dico: "Per favore, occupate tutte le camere da letto". Sono stanco di sentire queste cose. Tutti valutano in termini di stanze da letto: "Oh, avete due camere da letto; noi ne abbiamo tre". Oh, lei è l'uomo più ricco del mondo! Questo non è il modo. Per godere delle comodità, del denaro o di una posizione, è necessaria la pace. Senza la pace qualunque posizione è inutile, il denaro è pericoloso, la salute non ha valore. Voi avete una salute di ferro ma non avete pace mentale, siete alti e ben proporzionati ma non c'è pace. Tutte le cose hanno valore solo se sono nella luce della pace. Questa pace è dell'anima. Sì, la pace è una qualità dell'anima, non del corpo, è il dono dell'anima, la qualità spirituale, il riflesso della consapevolezza. Non è nient'altro. La pace è primaria, è naturale e connaturata. Perché dico questo? Osservate un bambino: quando gioca è sempre in pace, quando dorme non è mai irrequieto. Quando voi ed io andiamo a dormire, ci alziamo ogni ora pensando che sia l'ora del darshan! A volte vediamo che sono le due del mattino: "Oh, vedo; posso dormire ancora". Non c'è pace.


LA PACE È LA NOSTRA QUALITÀ ORIGINARIA


Noi nasciamo in pace ma, con il passare del tempo, la pace si perde per strada. La pace è la nostra qualità originaria, è un diritto di nascita, è istintiva, naturale, ed è la qualità della consapevolezza, dello spirito, dell'anima. La pace, che abbiamo sfortunatamente perduto, si riacquista con la conoscenza del Sè. Facciamo un esempio: qui c'è uno specchio ed io gli sono di fronte per darmi un' ultima aggiustatina ai capelli ed a tutto il resto. E' l'ora del darshan, ma io non vedo la mia immagine con chiarezza. Devo rompere lo specchio o la mia testa? Che cosa devo fare? Devo togliere tutta la polvere che c'è sullo specchio. Lo specchio è buono, la mia faccia è passabile ma io non vedo l'immagine perché lo specchio è coperto di polvere. Per vedere chiaramente basta togliere la polvere. Analogamente, la consapevolezza ha questa qualità della pace originaria, ma è coperta dalla polvere del desiderio, dalla polvere dell'illusione e dell'attaccamento. Rimossa la polvere, nello specchio pulito posso vedere il mio riflesso. Questa mia immagine nello specchio non è una novità, non è stata comprata, non viene da nessuna parte: è semplicemente diventata visibile perché è stata tolta la polvere dallo specchio.Allo stesso modo, noi non godiamo della pace, che è la qualità della consapevolezza, a causa della polvere delle cose del mondo, che offusca lo specchio, mentre la polvere della possessività lo oscura. Ciò che dobbiamo fare è ripulirlo, così potremo vedere il riflesso della nostra consapevolezza, della nostra Divinità latente, che è l'incarnazione della pace o la sua manifestazione. E avremo la pace! A volte la gente pensa che la pace sia l'assenza di preoccupazioni. No! L'assenza di preoccupazioni non è pace e neppure l'assenza di ansietà. Queste sono parole tratte dalla letteratura Sai: "L'assenza di preoccupazioni non è pace; l'assenza di ansietà non è pace". Se volete ve ne posso dare la pagina e la riga.



LA PACE È AUTOCONSAPEVOLEZZA


La pace è il rivelarsi e lo sbocciare del vostro Sé. Questo è ciò che si chiama 'autoconsapevolezza' La consapevolezza di non essere il corpo, di non essere la mente né l'intelletto ma di essere il Sé è pace! "Io sono la Consapevolezza" è pace. Non si tratta semplicemente di assenza di rabbia, di tensione o preoccupazioni. Lo sbocciare della Consapevolezza è pace. La piena Consapevolezza del Sé è pace.




DISCRIMINAZIONE, RINUNCIA E MEDITAZIONE

Questa pace è raggiungibile tramite la pratica dei tre metodi che seguono. Il primo è l'esercizio della discriminazione. Finora non abbiamo discriminato. Ho bisogno di discriminare tra l'effimero ed il permanente, tra ciò che è giusto e ciò che non lo è. Per riconquistare la pace si deve, per prima cosa, discriminare. La seconda cosa necessaria è la rinuncia, e questa comporta il distacco. Se io non rinuncio, se rimango nell'attaccamento, se continuo a pensare a ciò che voglio, se davvero desidero ciò che non ho, non posso essere pacifico, non posso vivere in pace. E' impossibile! La rinuncia è quindi il secondo metodo per recuperare la pace. Prima la discriminazione, poi la rinuncia ed infine la meditazione. La meditazione ci aiuterà a ritrovare la nostra pace perduta. La meditazione, la rinuncia e la discriminazione sono i tre processi che dobbiamo praticare per riacquistare la nostra pace.



CONTROLLATE I SENSI

Che cosa possiamo fare, ad un altro livello, per raggiungere questo scopo? Placando le nostre emozioni, calmando i sensi, controllando gli impulsi, i sentimenti ed i piaceri sensuali, viaggiamo verso la pace. Pacificando le nostre emozioni ci avviciniamo molto alla pace. Rivolgiamoci all'interno di noi stessi, rivolgiamoci al Sé, andiamo al di là del corpo, eleviamoci al di sopra della mente, andiamo verso il Sé. Seguendo la via dell'indagine ci dirigiamo verso la pace. Il passo successivo è la cancellazione della mente. Proviamo ad essere senza pensieri, ad essere equanimi. Questa è una condizione di pace. Nel sonno profondo, quando la mente è assente, quando non ci sono pensieri, noi siamo in pace, siamo la pace stessa. Ecco perché siamo così freschi quando ci svegliamo. Questa freschezza è il risultato di essere stati in pace.


Questi pensieri, che ho condiviso con voi questa mattina, sono stati espressi da Bhagavan durante alcuni colloqui di gruppo il cui tema centrale era la pace.


Che Bhagavan ci aiuti a vivere in pace, ad essere pacifici e concretizzare la pace che è un nostro diritto di nascita, e con la quale siamo nati. Che Bhagavan ci aiuti!


Che Bhagavan vi benedica! Tante grazie.


OM SAI RAM