Satsang

Le cinque 'D'

2 novembre 2003

Cari Fratelli e Sorelle,
come argomento per questa mattina ho scelto le cinque 'D'. Nei Suoi discorsi, Bhagavan fa spesso riferimento alle cinque 'D', soprattutto quando parla agli studenti. Penso però che esse trovino applicazione ed abbiano rilevanza anche per i ricercatori e gli aspiranti spirituali. Quindi, ritengo essenziale condividere quest’argomento anche col nostro gruppo di studio. Le cinque 'D' sono:
1. Dedicazione
2. Devozione
3. Disciplina
4. Dovere
5. Discriminazione
Esse sono messe in questa particolare sequenza con uno scopo preciso, non le ho ordinate io così. È chiaro che l' una porta all’altra e che l' una è a corollario dell' altra. Per cominciare, vi farò una panoramica di queste cinque 'D'.


DEDICAZIONE

La prima è la dedicazione, ed è una parola che udiamo spesso. La gente dice: "Ho dedicato le mie proprietà a questo o quello." Altri dicono: "Ho dedicato la mia vita a questa o a quella sacra causa."C'è chi dice: "Dedico il mio lavoro alla tale persona. Dedico questo libro al tal dei tali." Questa è tutta la dedizione che conosciamo. Tuttavia, amici miei, essa non è per niente spirituale. È facile dedicare le proprietà ed i nostri conseguimenti professionali; ma la cosa più difficile è dedicare, il nostro ego, 'abbandonarlo'. È la cosa più ardua in assoluto. So condividere ogni cosa con tutti, sono pronto a cedere qualsiasi cosa a chiunque; ma abbandonare l'ego è la cosa più dura e difficile. Perché? Perché l’ego non c'è soltanto da oggi, ma è con noi da tutte le innumerevoli vite trascorse. Naturalmente potete chiedermi: "Come lo sai?" Il semplice fatto che siamo nati qui è prova sufficiente che non abbiamo perso il nostro ego. L'ego è la causa della rinascita. Se l'ego viene abbandonato, non si presenta più la questione della rinascita. Vita dopo vita, nascita dopo nascita – queste sono causate dal mantenimento, dal sostegno dato all'ego. Se viene abbandonato, non si pone più il problema di rinascere. Una volta abbandonato, il ciclo di nascita e morte termina. La fine dell'ego segna il culmine o l'apice dell' impegno umano, dello sforzo umano sul cammino spirituale. Significa la liberazione. Abbandonare l'ego, significa ottenere la liberazione. La liberazione può anche dirsi Nirvana. La liberazione può essere anche chiamata Moksha. Moksha, Nirvana o Liberazione non sono altro che l'abbandono dell’ego.


DOBBIAMO DEDICARE (ABBANDONARE) IL NOSTRO EGO

E – G – O: questa parola di tre lettere è fin dall’inizio dei tempi causa di rovina e di indicibili sofferenze per l' intera umanità. Dedicazione significa che dobbiamo dedicare (abbandonare o sacrificare) il nostro ego. Dunque, amici miei, la dedicazione va messa in cima, al posto della prima D. Il viaggio spirituale, il cammino spirituale inizia col dedicare il nostro ego, abbandonare il nostro ego, sacrificare il nostro ego. Quello è il primo atto dell’esercizio spirituale. Sfortunatamente, però, riscontriamo che l'ego si rinforza sempre di più, persino sul cammino spirituale. Questo è il motivo per cui non abbiamo la pace della mente neppure nei templi, neppure nelle moschee, nelle chiese, sinagoghe, romitaggi e centri di pellegrinaggio. Non troviamo la pace della mente in nessun luogo. Anche leggere un sacro testo o svolgere un'attività spirituale non ci dona il risultato desiderato, che è la beatitudine. La ragione è che l'ego c'è ancora! Finché c'è ego, non ci si può aspettare la beatitudine; tale risultato non potrà essere raggiunto. Prima di tutto, dedicate il vostro ego! Ciò costituisce il principio essenziale più importante sul sentiero spirituale. Quindi abbiamo scelto la 'dedicazione' come il numero uno. Non l'abbiamo scelta noi, ma è Bhagavan a metterla al primo posto. Stiamo semplicemente adottando la sequenza data da Bhagavan; non è certo frutto della nostra immaginazione.


IO SONO SOLO UN 'NASTRO'

Spesso dico ai miei amici che non c'è nulla di mio; sono solo capace di ripetere, come un pappagallo, quello che sento da Bhagavan. Ecco tutto. Non pretendo di praticare quello che dico. Inoltre non sostengo falsamente di interpretare altri testi. Il mio compito è solo di preparare certi argomenti tratti dalla letteratura Sai, e di condividerli con voi. Nessun' altra pretesa. Ai miei amici ripeto e sottolineo questo concetto una settimana sì ed una no. Questo mi fa ricordare che io non sono l'originale, bensì un nastro di registrazione. Sono solo un compagno ricercatore, un aspirante come gli altri, un compagno di pellegrinaggio, non più grande di altri. Sono anche ben conscio che molti di voi siano più colti o che procedano sul cammino della disciplina spirituale più speditamente di me. Ne sono ben consapevole. Questo è solo un tentativo per condividere delle idee. Ecco perché è un gruppo di studio.


DEVOZIONE È AMORE PER DIO

Dopo la dedicazione, che significa abbandonare l'ego, cominciamo a sviluppare la devozione. In altre parole, la devozione è fuori questione quando c'è l’ego. Non si parla, non si pensa né ci s’immagina la devozione quando c' è l’ego. La devozione comincia soltanto dopo la dedicazione. Dedicazione significa 'sacrificare l'ego'. Poi viene il secondo stadio della devozione. Cosa intendo per devozione? Vi indico soltanto il significato ordinario del termine, la consueta interpretazione. Noi diciamo che un tale è molto devoto alla sua professione. Diciamo che è molto devoto alla sua famiglia, al suo Paese o al suo lavoro. Noi siamo devoti alle nostre attività. Devozione, secondo Swami, è tutt'altra cosa. Devozione è Amore per Dio! Devozione non è attaccamento, non è identificazione con il lavoro, con una seconda attività, con la professione o altro. Devozione significa Amore per Dio! Cos' è l’Amore per Dio? Quello che è incondizionato, senza desideri, al di là di ogni ragione e stagione, eterno, immacolato, puro, incontaminato, trasparente, non-duale, immortale e dolce come il nettare; quello è l'Amore per Dio. Uso tutti questi aggettivi, tutto il vocabolario che posseggo, non per esibire la mia padronanza del linguaggio, certo che no! Sto solo sforzandomi di esprimermi, in un modo o nell'altro. Ecco perché uso tante parole. Per ognuno di voi, una parola avrà il suo effetto. In tal caso, la mia funzione è compiuta. Quello è l' unico scopo. Amici miei, devozione significa Amore per Dio incondizionato, privo di desideri, disinteressato, eterno. Questo è il secondo gradino.


NON SEI UN DEVOTO SE NON HAI DISCIPLINA

La devozione conduce al terzo gradino, che chiamiamo disciplina. Cos' è la disciplina? Alcuni pensano che la disciplina sia un regime di comportamento, come lo troviamo nell'esercito: attenti, riposo, voltare a sinistra, voltare a destra, sinistra, destra, marcia. Quella non è disciplina. La disciplina che trovate nell’esercito è regime militare. C' è poi la disciplina che troviamo in una classe, dove gli studenti non devono aprir bocca. Ascoltare l' insegnante è un ordine che viene rispettato per paura dell' insegnante. La disciplina in un mandir o in un tempio è disciplina sociale. Quando tutti sono in silenzio, non posso permettermi di disturbare gli altri, o di fare rumore. Dunque la disciplina è un fenomeno sociale; disciplina è regime; disciplina è obbedienza. Ma spiritualmente parlando, la disciplina è spontanea, non è 'forzata'. Spontanea significa che io sono disciplinato già per conto mio. Anche sapendo che nessuno mi osserva, io sono comunque disciplinato, perché la disciplina è diventata il mio stile di vita. Mi sono così convinto, che mi è entrata nelle ossa come fosse il mio stesso midollo. Non mi è stata imposta, né mi tolgono gli incentivi per la mancata pratica. No! La disciplina è spontanea. Bhagavan fa un passo più in là dicendo: "Non sei un devoto se non hai disciplina." Se non hai disciplina, non sei un devoto. Inoltre Bhagavan aggiunge altri due punti: "Chi ha un comportamento è un ragazzo. Chi ha disciplina è un devoto. Chi ha maniere è un uomo." Quando non ci sono maniere, non possiamo definirci uomini. Senza comportamento, non possiamo essere dei ragazzi. Senza disciplina, non possiamo essere dei devoti e tale disciplina proviene dalla Fonte. È la disciplina che non consente alla mente di oscillare. È la disciplina che non permette ai sensi di seguire la loro naturale tendenza a rivolgersi all'esterno. È la disciplina che non concede all' intelletto di essere egoista. È la disciplina che non permette di focalizzarsi sul corpo. Questa disciplina deve essere considerata in un contesto più vasto; non è la disciplina scolastica, quella militare o quella della polizia. La disciplina spirituale prepara il terreno affinché si possa compiere il proprio dovere.


IL DOVERE PIÙ GRANDE È LA REALIZZAZIONE DEL SÉ

Il quarto aspetto è il dovere. Cos'è il dovere? Io svolgo il mio dovere a scuola. I dottori fanno il loro dovere in ospedale. Altri hanno dei compiti nei negozi, negli ospedali, nelle librerie, o in qualsiasi posto dove lavorino. Tutti fanno il loro dovere e dicono di essere molto occupati. Ma da un punto di vista spirituale, il dovere ha un altro significato più profondo. Non è soltanto adempiere a un dovere. No! Non è il dovere che dovete svolgere per mantenervi o per mantenere la vostra famiglia. Fare il vostro dovere non è nulla di speciale. Se non fate il vostro dovere sarete condannati, oppure diranno che avete qualcosa di sbagliato nella testa. Perciò adempiere a un dovere è solo una cosa che qualcuno fa in un posto ed in un momento qualsiasi. Ma spiritualmente, il dovere ha un altro significato più profondo. Fin dall' infanzia, noi abbiamo certi doveri. Il dovere dello studente è quello di studiare. Come capofamiglia, il mio dovere è quello di soddisfare le necessità della famiglia ed aver cura dei suoi membri. C'è poi il dovere di adempiere al mio compito sul lavoro, nonché il dovere o gli obblighi nei confronti del Paese. In ogni nazione questi sono doveri fondamentali per tutti. Ma il più alto ed il più grande dovere è la realizzazione del Sé, la conoscenza del Sé, la consapevolezza del Sé. L' esperienza del Sé è il dovere spirituale. Tutti gli altri doveri sono doveri terreni, momentanei, effimeri e mondani: attività fisiche, e basta. Il più alto dovere è spirituale: conseguire la Consapevolezza del Sé.


DISCRIMINAZIONE

Il quinto punto è la discriminazione. Lungo il sentiero del dovere, dobbiamo discriminare. Non possiamo fare qualcosa come più ci piace. Non dovremmo permettere a noi stessi di essere inclini a propendere per certi aspetti della vita. Il nostro intelletto ci è stato dato per discriminare, giudicare, valutare ed indagare. Dobbiamo distinguere e cogliere le differenze. Questa è discriminazione: discernere tra giusto e sbagliato, buono e cattivo, tra momentaneo ed eterno, tra la creazione ed il Creatore, tra energia e materia. Dunque, dobbiamo discriminare!


LA SESTA 'D' È L'APICE

Queste cinque 'D' sono ordinate in una sequenza. Una volta comprese, 1, 2, 3, 4 e 5, la sesta, automaticamente, è il risultato. Non occorre ulteriore sforzo. Una volta che latte, zucchero e caffè solubile siano mescolati insieme, ecco che è pronto un caffè caldo. Il risultato è automatico e può essere classificato sotto il nome di 'Determinazione'. Finora non ho aggiunto la sesta 'D', che è la determinazione e significa determinare ora, decidere ora; la determinazione è il risultato che si ottiene dopo aver seguito le altre cinque. Essa è l’apice ed è conseguente alla pratica delle cinque 'D' descritte prima. Amici miei, questo spiega in breve il titolo della lezione di questa mattina, 'Le Cinque D', che a loro volta culminano nella sesta 'D' di 'determinazione'. Nel tempo rimasto, cercherò di approfondire alcuni punti.


SOLTANTO ATTRAVERSO L'ABBANDONO DELL'EGO PUÒ RICONOSCERSI LA VERA IDENTITÀ

Numero uno: 'Dedicazione'. Una volta che ho lo spirito di dedizione, mi trovo con due alternative: avere dei valori materiali o dei valori spirituali. Alcuni hanno dedicato le loro vite alla lotta per l’indipendenza. Altri hanno dedicato le loro vite ad obiettivi patriottici. Altri ancora hanno dedicato le loro vite al raggiungimento di vantaggi materiali. Tutto questo è dedicazione, non possiamo negarlo. Ma noi ci troviamo qui per una ragione più importante. Dobbiamo comprendere che sono i valori spirituali quelli che costituiscono ciò che chiamiamo 'dedicazione'. Questo si può conseguire solo con l’abbandono dell’ego. Con la dedicazione troviamo la nostra identità. Qual è la nostra Identità? Ho pensato di essere il corpo, di essere la mente; ritengo di essere un individuo. No! Una volta che l’ego è dedicato, sacrificato, troverò naturalmente la mia vera identità. Io sono il Sé, non i sensi, non il corpo, né la mente, eccetera. La vera identità è conosciuta soltanto mediante l’abbandono dell’ego. La dedicazione mi aiuterà a capire il significato della vita, lo scopo della vita – non semplicemente la vita come una macchina, o la vita come un robot. La vita non è una routine. La vita ha un significato ed uno scopo; ciò viene riconosciuto con l'atto della 'dedicazione'.


L'ILLUMINAZIONE NON È UNO STADIO

Ed ecco l’illuminazione! Dedicando l’ego, che è un ostacolo, una barriera, una cortina di ferro tra Dio e me, quando viene rimosso o è andato via, io raggiungo uno stato che chiamiamo 'illuminazione'. Amici miei, l’illuminazione non è una conquista. Alcuni dicono: "Ho ottenuto l' illuminazione" come se avessero acquistato dei pacchetti di cibo da un ristorante che fornisce pasti pronti. L' illuminazione non è una merce. L' illuminazione non è uno stadio. L' illuminazione non è una conquista. L' illuminazione non richiede uno sforzo. L' illuminazione non richiede una lotta. L' illuminazione è già qui. Come posso dirlo? La luce è già là fuori. Abbiamo chiuso finestre e porte; ecco perché questa stanza è buia. Cosa devo fare ora? Devo aprire le porte. Aprire le finestre. Ecco tutto! La luce, che già è là, entrerà nella stanza. Voi non spingete la luce, non la generate, non la producete. La luce è già là. Sono solo le finestre e le porte ad essere chiuse. Questa è la tragedia. L' illuminazione è un nostro diritto di nascita. Noi siamo già illuminati. Ma l' ego che cresce con l' età e con l’aumento del peso del corpo, impedisce l' accesso alla luce. Non siamo capaci di vedere la luce dell' illuminazione per via delle pesanti tende, della cortina dell’ego che 'chiude' e non permette alla luce di entrare. Perciò, questa è l' illuminazione che potete conseguire grazie alla dedicazione.


L'AMORE È IL PRINCIPIO E LA FINE

Poi c'è l’amore – l'amore è il proposito ultimo. L'amore è il principio e la fine! Dobbiamo, però, capire che l'amore non è la fine. L'amore è il principio ed il fine! L'amore è il mezzo ed il compimento. L'amore è il metodo e lo scopo. Soltanto quando l'Amore è totale siamo pronti a sacrificare. Nessuno è disposto a 'dedicare' qualcosa così facilmente. Abbandonare l'ego è una grossa difficoltà. Tutti cominciano a conoscermi, a salutarmi, a lodarmi, e di conseguenza il mio ego si consolida. Se successivamente mi considerano un uomo ordinario, se nessuno mi riconosce, mi sorride, mi saluta, allora mi sento trascurato, ed il mio ego è colpito. Il mio stato mentale inizia a tendere al suicidio. Perché? Per un lungo periodo l'ego ha continuato a svilupparsi, poi quando viene colpito, ecco che sorgono le tendenze suicide. Dedicare non è così semplice. È facile parlare o scrivere della dedizione, ma praticarla è difficile. Vado nel mio ufficio e i miei dipendenti non mi salutano – il mio ego è colpito. I miei studenti non mi salutano – il mio ego è afflitto. Nel Mandir, tutti cominciano a spingermi – il mio ego è toccato. Qualcun altro prende il mio solito posto – il mio ego è colpito. Swami, che mi rivolge regolarmente la parola, non mi parla più da almeno due giorni – il mio ego è afflitto. L' illuminazione spirituale è interiore, mentre l' ego è qualcosa che si manifesta quando le cose vanno storte all'esterno. Nelle nostre relazioni personali, il nostro ego è sempre coinvolto. Perciò, abbandonare l'ego non è una cosa ordinaria. Si possono lasciare molte cose, ma questo invece è un processo doloroso ed angosciante. Il processo di rinuncia dell'ego non si può compiere se non c’è Amore assoluto. Se non c'è Amore per Dio, assoluto, totale, al cento per cento, non è possibile abbandonare l'ego. È addirittura impossibile! Persino davanti a Dio, ho ego. Non è quindi facile abbandonarlo. Quelli che dicono di non avere ego, credetemi, sono autentici modelli di ego. Sono vere e proprie personificazioni egoiche. Quando dite: "Io non ho ego", quell' 'Io' è pieno di egoità. Se dico di non avere ego, quell' 'Io' è egotismo. L' ego può essersene andato a parole, ma interiormente si rafforza sempre più.


SE RINUNCIATE ALL'EGO, IL RISULTATO È LA PACE

Una volta abbandonato l' ego, la pace dimorerà in voi; allora non guarderò più di qua o di là, non m' importerà se la gente mi riconosce oppure no, se parla di me o no, se sono in vista o no, se mi parla dietro le spalle, se ci sono calunnie, mormorii, o pettegolezzi contro di me, se sono popolare, famoso o sconosciuto. Senza far nulla, sono felice con me stesso. Il mondo intero potrà dire mille cose, ma io non ne sarò turbato, perché, quando c'è dedicazione, la pace regna. Abbandonato l'ego, il risultato è la pace. Mediante la 'dedicazione', io procedo lungo questo cammino di auto-scoperta e scopro di essere capace di raggiungere uno stato di eccellenza.


LA SPIRITUALITÀ NON HA CONDIZIONI

Certa gente dice: "Sono un peccatore" oppure "Signore, lei non conosce la mia vita precedente".
Swami ha affermato: "Lasciate perdere il passato. Perché volete annoiarmi con il vostro passato?" Inoltre, Dio dice: "Non c'è passato, né futuro né presente. Dio è al di là del tempo. Il vostro vero Sé, l’Atma, è senza tempo. Perché, allora, pensate al passato?" C’è gente che insiste ad importunarvi col suo passato: "Tu non lo sai, ma io ero un fumatore accanito, e un bevitore. Oggi sono un uomo trasformato." Io non sono interessato alla tua biografia. Per favore, dimmi qualcosa che sia di interesse comune, qualcosa di interessante che ci unisca e ci incoraggi reciprocamente sul cammino spirituale. Non raccontarmi i tuoi dati anagrafici, o delle statistiche che non mi riguardano. Pertanto, amici miei, voi avete la capacità di conoscere per esperienza lo stato dell’eccellenza umana. È possibile! C'è un altro gruppo di gente che dice: "Non possiamo arrivare a quello stadio. Io non sono a quel livello." Come fai a sapere a quale livello appartieni? Alcuni dicono: " Non possiamo raggiungere quello stato." Cos’è quello stato? Dov'è? Conosci il tuo stato? Come fai a sapere di essere ad uno stato inferiore di qualcun altro? Alcuni dicono: "Signore, io sono nello stato successivo." Oho! C’è soltanto lo stato finale. Addio! Amici miei, la spiritualità non possiede uno stato, non ha livelli, non ha classi, né caste. "Voi siete già Quello" dichiarano i Veda. Voi siete già 'Quello'! Tattvamasi: Voi siete Quello. Voi siete Quello. Voi siete Dio! Se invece affermo che c'è ancora tanta strada da fare e che non posso raggiungere quel livello, non lo raggiungerò di certo. Molto bene! Se non ci vuoi andare, perché allora non dici che non ci andrai? Credo di avervi già detto, tempo fa, che qualcuno domandò a Ramana Maharishi, "Swami, cosa devo fare per la realizzazione?" Egli rispose : "Non fare." Risposta secca: "Cosa devo fare?" - "Non fare." - Qualcuno pensò che fosse una risposta bizzarra, per cui gli chiese: "Swami, Cosa intendi dire?" Egli rispose: "Qualsiasi cosa tu faccia, la tua mente rimane coinvolta. È la mente che fa. È la mente che dirige. È la mente che guida. È la mente che controlla. È la mente che raggiunge. È la mente che si frustra. È la mente che esulta."


PREPARARE IL TERRENO

Dio è al di là della mente. Qualsiasi cosa facciate con la mente - nagarsankirtan , Suprabhatham o bhajan – qualsiasi cosa, è soltanto un atto di disciplina. È soltanto un’attività sacra. È soltanto preparare il terreno. L’aereo deve ancora decollare, sta ancora muovendosi a terra, ecco tutto. Deve ancora decollare e voi dovete attendere l’annuncio. Sono stato chiaro? Tutte le attività spirituali che intraprendiamo con questa mente sono soltanto una preparazione. Per la realizzazione autentica, Ramana Maharishi disse: 'Non fare' – il che significa: non permettere che la mente entri in gioco; non lasciare che la mente prenda il comando, che sia il perno della tua attività. Quello è lo stato di eccellenza che è già in essere. È già presente. Grazie allo spirito di dedizione, troverete gioia nel lavoro. Se qualcuno dice: "Signore, sono stanco" significa soltanto che non è soddisfatto del suo lavoro. Se dedicate la vostra vita, non vi stancherete, non proverete stanchezza. L'età non sarà di ostacolo. No! Sarete disposti a lavorare dalla nascita alla morte. Se amate, siete pronti a lavorare fino all'ultimo respiro. Quello è il risultato del dedicare la propria vita. Quando c'è dedicazione, la nostra personalità si rivela bene e noi conseguiamo l'armonia con l'unità di pensiero, parola e azione. Un uomo di dedizione avrà armonia tra pensiero, parola, e azione. Non dirà una cosa pensandone un'altra e facendone un'altra ancora. Pensiero, parola ed azione non differiscono tra loro: sono coerenti. È la perfetta unione di pensiero, parola ed azione. Questa è dedicazione! Amici miei, rilassatevi ora per qualche minuto. Fate un intervallo ed esaminate che cosa sia la dedicazione. Possiamo asserire di essere dediti? La dedicazione trova posto nelle nostre vite? Cos'è la dedicazione? Per quale motivo la dedizione occupa il primo posto? In una frase: la dedicazione non è altro che l'abbandono dell’ego! Ecco tutto!


LA DEVOZIONE È AMORE PER DIO, ETERNO, INCONDIZIONATO, PRIVO DI DESIDERI E DISINTERESSATO

Siamo al secondo punto - devozione. Dopo aver abbandonato l'ego, inizia la devozione. Con tutto il mio ego, non posso chiamarmi devoto se vado raccontando in giro i miei successi: "Sapete chi sono? Sapete cosa posseggo?" Alcuni vi dicono: "Sai chi sono? Sai quello che ho, che cosa ho fatto?" "Lo tenga per sé, per favore; non m’importa, lo comunichi a chi è interessato. Io non lo sono. Ho soltanto vergogna dei miei risultati. Come posso avere interesse ai suoi? Non è necessario che me li riveli." Devozione è lo stato successivo all’abbandono dell'ego, quando non ci sono più chiacchiere sui conseguimenti, né pretese, né sensazioni od emozioni particolari. La devozione è Amore per Dio incondizionato, privo di desideri, disinteressato, eterno. Dando questa definizione, sono sicuro che nessun tempio si colmerà di devoti. Noi andiamo nei templi ed offriamo noci di cocco, affinché i nostri figli ottengano un posto nella facoltà di medicina o di ingegneria. Visitiamo i templi perché vadano bene i nostri affari. Tutto questo è orientato all’esaudimento dei desideri, non è devozione in senso stretto. Dovete amarLo incondizionatamente. In altre parole, qualsiasi cosa Egli vi dia, dovete essere preparati ad accettarlo. Che sia un fallimento o una sconfitta, non importa. È il Suo dono. Questo è arrendersi. Devozione è resa e significa: "Oh Dio, qualsiasi cosa Tu mi dia, la considero un Tuo dono." Che cosa indusse Gesù Cristo a pregare per coloro che lo crocifiggevano? Gesù pregò per tutti: "Oh Dio, perdona loro, non sanno quello che fanno." È l’eccellenza. È l’estasi. È la beatitudine che sgorga dall'Amore, nata dalla devozione e null'altro! Dunque, amici miei, la devozione è disinteressata. La devozione è priva di desiderio, eterna, incondizionata. La devozione è equanimità. La devozione porrà l’enfasi su una serie di valori.


LA DEVOZIONE MONDANA È ASPIRAZIONE

Qualcuno può dire: "Nel mio ufficio c'è un impiegato molto devoto al suo lavoro." - "C'è una persona molto devota che lavora nella mia ditta." - "C'è un dottore devoto alla sua professione." Quella è devozione per i conseguimenti del mondo. La devozione per i risultati e gli obiettivi del mondo è detta 'aspirazione'. "Sono molto devoto alla politica" - significa che un giorno o l’altro voglio diventare Primo Ministro. "Io sono devoto alle questioni finanziarie." Sì, aspiro a diventare milionario nel più breve tempo possibile. Queste sono tutte 'aspirazioni'. 'Devozione verso il mondo' è 'aspirazione', mentre 'devozione per Dio' è attenersi ad un insieme di valori. 'Devozione per Dio' è la pratica dei valori. Proprio la pratica dei valori è detta devozione. Devozione è non essere ritualisti. "Io sono molto devoto. Vado in chiesa tutte le Domeniche." Oh, davvero. La chiesa non ne soffrirà se tu non ci vai. "Io vado al tempio ogni Sabato, al Tempio del Signore Venkateshwara , ed ogni Sabato è molto affollato." Se non ci vai, Venkateshwara non sentirà certamente la tua mancanza. "Non sono potuto venire al darshan questa mattina. Sono molto dispiaciuto." Che tu venga o meno non è influente: Bhagavan ha dato il darshan negli ultimi 78 anni, indipendentemente da te. Queste cose non stanno ad indicare devozione. Devozione vuol dire attenersi e praticare un insieme di valori. Quando siete sinceri, veritieri, amorevoli, quando imboccate la strada dell'amore, quando siete pacifici e diffondete pace intorno a voi, siete dei devoti. Quella è devozione a Dio, e non semplicemente lo svolgimento di rituali. Una vita ritualistica è soltanto devozione esterna, ma la devozione spirituale è l’aderenza ai valori umani e la loro messa in pratica.


VENKATESHWAR, IL SIGNORE DEI 'VISTI'

La devozione richiede la nostra lealtà. "Negli ultimi anni ho frequentato questo tempio, ma il mio desiderio non è stato ancora soddisfatto. Per favore, mi dia l’indirizzo di un altro tempio dove possa trovare più soddisfazione." C'è un villaggio di cui non ricordo il nome, molto vicino a Hyderabad, dove si trova un tempio di Venkateshwar. Lo chiamano 'Venkateshwar dei Visti'. Se andate a quel tempio di Venkateshwara, siete sicuri di ottenere un visto. Dunque è 'V. V.' – 'Visa Venkateshwar'. Vedete come umanizziamo Dio; mentre Dio vuole divinizzare le nostre vite, noi vogliamo invece umanizzare Dio stesso. Siamo davvero esperti e geniali nel voler 'modernizzare'. 'Venkateshwar dei Visti'! Questa non è lealtà. "Poiché non ho ottenuto un visto in nessun altro tempio di Venkateshwara, vado al tempio di 'Visa Venkateshwara'." Questa non può essere devozione. No! La lealtà è importante! Altrettanto importanti sono l'impegno e la pratica. Voi v'impegnate a fronte di certi valori e principi. Questa è devozione! Fede + Fiducia = Devozione Non c'è alcuna possibilità di compromesso, non si può menare il can per l’aia. "È vero ciò che dici?" "Ah, sì è qualcosa del genere." Questo è menare il can per l'aia. Non c’è tanto da girare intorno. Voi siete proprio al centro. Non c'è possibilità di compromesso, di ambiguità, o di confusione. È esperienza nella sua totalità. Devozione è verità, amore, giustizia, pace e compassione. Questi sono tutti valori ai quali non potete girare intorno. Voi siete al centro dell’esperienza di tali valori. 'Cosa ottengo da questa devozione?' Quello che ottenete è: moralità in azione! Cosa intendo con 'moralità in azione'? La maggior parte delle azioni sono immorali, egoistiche, scorrette. Quando siete devoti, le vostre azioni diventano morali, nel senso che esse sono piene di attenzioni, di partecipazione, di premure, di collaborazione, orientate al bene della comunità ed amorevoli. Una volta che ci sia devozione, tutte queste cose cominciano a funzionare. Ecco il vantaggio. Bhagavan Baba dice: "Fede + Fiducia = Devozione." Fede più fiducia: voi avete fede in Dio e fiducia che Dio avrà cura di voi. Voi avete fede in Dio e fiducia nel fatto che vi accadrà del bene. 100% di fede e 100% di fiducia equivalgono alla devozione. Baba, il Divino Matematico, ci ha dato questa equazione. Il punto successivo: dovere con devozione. Quando avete la devozione, essa vi conduce al compimento dei vostri doveri e manterrete questa devozione dal principio alla fine. C'è chi dice: "Ero devoto nel 1988." Ma guarda! "Sono stato devoto fino al 2002." Ma davvero! La devozione non ha i tempi, passato o futuro. "Sarò devoto a partire dal 2004." Non esiste né presente né passato né futuro. La devozione è continuamente presente! Eravate, siete e sarete. È una cosa che è sempre con voi. Questa è devozione!


DISCIPLINA È DEVOZIONE SENZA INTERFERENZE

Abbandonare l'ego è dedicazione. Amore incondizionato, disinteressato ed eterno è devozione; ciò mi renderà disciplinato. Se non c'è disciplina, significa che qualcosa è sbagliato. Non c’è devozione. Baba asserisce:"Un uomo che non rispetta la disciplina non ha devozione". Potrete verificare questo punto nel caso siate benedetti con un'udienza. Parecchie volte Bhagavan lo ha chiarito esaurientemente: disciplina e devozione vanno insieme. L' una è il fronte e l’altra è il retro della stessa moneta. La disciplina è naturale per un devoto. Non è fisica, non è disciplina che riguarda le nostre abitudini alimentari. Alcuni dicono: "Io sono molto disciplinato; mangio soltanto una volta al giorno." Bene, smetti di mangiare anche quella volta. Altri dicono: "Io sono molto disciplinato; non vado da nessuna parte." Chiuditi in casa e restaci, così non darai più fastidio ai vicini. Quella non è disciplina! Alcuni dicono: " Io sono molto disciplinato; non parlo." Si! I tuoi discorsi sono ad un livello tale che nessuno è disposto ad ascoltarli. Anche questa non è disciplina. Cos'è la disciplina? "Oh, Dio, voglio che tutto ciò che si interpone tra Te e me se ne vada." Sarò libero da tutto quello che può creare interferenza tra Dio e me; non parlerò con nessuno che si interponga tra Dio e me. Non guarderò in faccia chi vuole farmi perdere la mia fede. Disciplina significa avere devozione senza che nessuno interferisca nella nostra relazione con Dio. Le nostre abitudini non devono creare interferenze. I nostri contatti non devono interferire. Le nostre relazioni non devono interporsi. Non devono esserci interferenze con la nostra fede. Una devozione senza intralci, stabile, inalterata, concentrata, senza che nessuno di quei fattori crei delle interferenze, ebbene, quella è disciplina! Non importa che vi alziate alle 4:30, e neppure se vi alzate alle 5:30. Perché no? Queste sono tutte regole esteriori che adottate per la vostra salute. Non potete chiamarle disciplina spirituale. La disciplina mentale tanto che non si debbano nutrire desideri sempre nuovi, è disciplina spirituale. La disciplina sensoriale, quando cioè impediamo che la mente sia inquinata dalle esperienze che facciamo attraverso i nostri sensi - quando interagiscono con il mondo esterno - è disciplina spirituale. Discipliniamo i nostri desideri in modo da averne uno soltanto - quello di essere con Lui, di essere uno con Lui.


UNITÀ DI PENSIERO, PAROLA ED AZIONE È CARATTERE

Discipliniamo il nostro potere. Alcuni hanno voglia di potere, una smania per il potere, ma il potere interiore è il più forte. Quella è la disciplina! Potete avere denaro, ma la disciplina spirituale esige che voi sappiate chi siete veramente. La ricchezza più grande è il Sé entro di voi. Il Sé è ricco! Il Sé è ricchezza! Conti in banca e depositi amministrati sono soltanto denaro. Discipliniamo le nostre emozioni in modo da non arrabbiarci, da non essere avidi, irascibili, gelosi, maliziosi. Discipliniamo le nostre emozioni in modo da essere sempre equanimi. Dobbiamo poi disciplinare la nostra personalità. Non c'è disciplina nella mia personalità se l'attenzione che presto al corpo è superiore a quella che dò alla mente e la mia attenzione per l’anima è del tutto assente. Disciplina significa attenzione equa per corpo, mente e Atma. Questa è disciplina. Discipliniamo il carattere. Noi abbiamo le nostre definizioni, il nostro concetto di carattere; ma secondo Baba, carattere significa: armonia di pensiero, parola ed azione. Unità di pensiero, parola ed azione è carattere. Alcuni dicono: "Mio figlio ha un carattere eccellente. Non fuma e non beve." Oh ho, bene! Però quello che dice, non potete crederci. Non potete prevedere cosa farà; nessuno riesce a comprendere quello che pensa. Come può questo avere attinenza col carattere? Allora, unità di pensiero, parola e azione è carattere. Non è solo astenersi dai vizi. Non è trattenersi dalle cattive abitudini. No! Unità di pensiero, parola e azione è carattere! È poi necessario non avere qualità patologiche. Patologici sono quei valori che causano malattie, come l’avidità e l’egoismo. Voglio avere la disciplina per essere immune, per resistere a questi valori patologici. Un carattere morale è il risultato della disciplina.


IL SOMMO DOVERE È CONOSCERE LO SCOPO DELLA VITA

La disciplina più importante è evitare tutto quello che si interponga tra Dio e me, nonché concentrare la mia attenzione sul Sé. Questa è la disciplina più grande, che mi condurrà al successivo livello, alla quarta 'D' – il Dovere. Quali sono i nostri doveri? Alcuni dicono: "Il mio lavoro è dalle 10 alle 16. Il mio dovere è dalle 8 di sera fino alle 6 di mattina." Tutti i lavori che svolgiamo sono legati al tempo. Tutti gli obblighi che abbiamo sono remunerati. Tutti i doveri che compiamo sono obbligatori. Tutte le mansioni sono per sopravvivere e per il nostro sostentamento. Ma il dovere sommo è conoscere lo scopo della vita. Il dovere più grande è conoscere il Sé. L’unico dovere è essere il Sé, con il Sé, nel Sé, del Sé. Ecco tutto! È nostro dovere fare esperienza di quello stato supremo. Invece siamo felici di provare gioie frammentarie, segmenti di beatitudine, pezzi di gioia. Poiché siamo nati come uomini, l'unico dovere che abbiamo è fare esperienza della beatitudine, che abbia la vastità dell’oceano, e sia infinita quanto il cielo. Allo stesso tempo, non significa che dobbiamo scappare dalle nostre famiglie, o abbandonare i nostri figli sulla strada. No! Abbiamo un obbligo morale verso la nostra famiglia, verso la società e verso la natura. A parte questo, il massimo dovere è realizzare e fare esperienza del Sé. Dobbiamo essere grati ai nostri genitori, agli insegnanti, alle nostre guide, alla società ed alla natura. Poiché non abbiamo rispettato la natura, oggi dobbiamo subire terremoti, inondazioni ed altre calamità naturali, nonché l'inquinamento dell'aria, dell'acqua, del cibo, del suolo, l'inquinamento da petrolio, e cos'altro ancora! Persino il veleno è inquinato. Se qualcuno volesse morire assumendo del veleno, non gli sarebbe possibile, perché anch'esso è inquinato. Amici miei, l'inquinamento è ovunque. Perché? Perché non c'è gratitudine verso la natura. Continuiamo a sfruttarla.


L'UOMO È DIVENTATO IL PEGGIOR SFRUTTATORE

L’uomo è diventato il peggior sfruttatore. Vediamo che l'acqua non si può bere. Molti fiumi sono inquinati. Il sacro Fiume Gange è il fiume più inquinato di tutto il Paese. Il Gange è puro, ma l'abbiamo reso impuro. Amici miei, non mostriamo gratitudine verso la natura. Non siamo grati alla natura. Per questo oggi la nostra salute è a rischio e ci sono molti pericoli di carattere naturale; non siamo grati alla società, anzi la sfruttiamo. Essendo nati nella società, avendo raggiunto una posizione sociale, avendo guadagnato del denaro nella società, avendo tratto vantaggio in tutti i modi dalla società, dobbiamo ripagarla facendo del servizio. Invece, non è così. Perciò la fede è scomparsa e la fiducia è sparita. Questa è la condizione attuale in cui si trova la nostra società. Non siamo grati ai nostri insegnanti; il risultato è arroganza ed orgoglio. Non siamo grati ai nostri genitori; il risultato è che ci troveremo a soffrire domani per mano dei nostri stessi figli. Dunque, dobbiamo esprimere gratitudine, rispetto, apprezzamento, e rendere servizio alla natura, alla società, agli uomini, ai genitori, agli insegnanti e alle nostre guide. Questo fa parte dei nostri obblighi normali, dei doveri fondamentali; ma il nostro dovere più grande è conoscere il Sé. Il sentiero della ricerca conduce all'esperienza del Sé. Se si mostra un' attitudine del genere nel compimento dei propri doveri quale sarà il risultato? Ci sarà armonia! Non ci sarà disarmonia. Non ci sarà separazione. Non ci sarà squilibrio. Ci sarà, invece, perfetto equilibrio ed armonia. Ci sarà Amore. Ci si prenderà cura degli altri. Si sarà pronti a condividere con tutti. Ci sarà unità e giustizia. Se tutti compiono il loro dovere, sia dal punto di vista esteriore sia interiore, ci sarà amore, pace e giustizia in ogni paese del mondo. Bhagavan ha detto una cosa: "Oggi la gente ha dimenticato i propri doveri, ma lotta per i propri diritti." L’uomo ha fame di diritti, ma ha dimenticato le sue responsabilità. Perciò, l'enfasi deve essere posta più sul compimento dei doveri e sulle proprie responsabilità, che non sui diritti. Questo è quanto ha detto Bhagavan. Siamo pronti a lottare per i diritti, ma non a far fronte alle nostre responsabilità.


DISCRIMINARE TRA IL BENE ED IL MALE

Ed eccoci alla quinta 'D' - la 'discriminazione'. Se voglio conoscere il Sé, che - essendo nato come essere umano - è il mio dovere più grande, devo esercitare la discriminazione. Nel conoscere il Sé, nell'essere con il Sé, nel Sé, devo discernere tra giusto e sbagliato. Se sono nel posto sbagliato, non posso essere felice. Discriminate tra buono e cattivo, realtà ed illusione, immaginazione ingannevole e verità autentica. Devo essere in grado di distinguere ciò che è buono da quello che non è buono per me. Devo essere capace di discernere ciò che mi aiuta spiritualmente da ciò che non mi aiuta. Devo saper discriminare in modo da evitare certe situazioni e certe persone nella vita. In tal modo potrò crescere spiritualmente ed avanzare; potrò modellare la mia personalità, sviluppare il mio carattere. Tutto ciò è possibile grazie alla discriminazione. Alla fine, che cosa si raggiunge? La Determinazione! La Discriminazione sfocia nella Determinazione. Non ho indicato la sesta 'D' perché è automatica. Cosa devo fare ora? Primo – distaccarmi dal potere. Finché c'è brama di potere, non possiamo essere spirituali. È impossibile! Brama di potere e spiritualità non potranno mai coesistere. Questo è certo! Qualcuno conduce una vita mondana in campo spirituale. Potere e Dio non possono stare insieme. Impossibile! Distaccatevi dall'ego! Ego e Dio non possono coesistere! Vi sarà possibile mescolare l'acqua col fuoco, ma è impossibile essere egoisti e divini allo stesso tempo. Staccatevi dal potere e dall'ego! Staccatevi dagli appetiti sensoriali! I sensi vogliono, sempre. Mettiamo un tetto, un limite ai sensi. Avete fatto una quantità di esperienze, adesso basta. Ne avete avuto abbastanza, ora basta! Fermatevi, per favore! "Sensi! Mi avete rovinato a sufficienza! Ormai sono vecchio e debole. Perché mi seducete ancora? Perché volete rendermi ancora sensuale? Perché mi conducete ancora verso il vizio? Ne ho abbastanza. Per favore, adesso basta!" Chiediamo ai nostri sensi di non portarci più verso il mondo esterno. Basta adesso! Staccatevi dai piaceri e dalle attrazioni sensoriali. Staccatevi dalla mente! La mente è un fascio di pensieri, particolarmente quando ci si siede per meditare. Tutti i pensieri ritengono opportuno farsi vivi in quel momento. Oppure durante i bhajan, proprio allora tutti i pensieri arrivano alla mente."O mente, lasciami affermare 'mai più mente!' Non seguite la mente. "O mente, per favore, perché non te ne stai quieta per un po’ di tempo?" Di notte, il mio corpo riposa, ma la mente non ha riposo poiché vuole sognare ancora, sempre di più. La mente è continuamente agitata. Questa mente, che agisce, vuole essere attiva anche di notte, e vuole sognare mentre dormiamo. Una mente agitata causa le malattie del corpo. Il corpo si ammala a causa dello stato di irrequietezza della mente. Assicuriamoci quindi che la mente stia calma. Come è possibile? Ritirando i pensieri! Com'è il processo? Meditazione è il processo di ritirare la mente. Meditazione è un processo per controllare i pensieri. Meditazione è lo stato di negazione della mente.


LA VITA È COME IL PAESE DEI SOGNI, MA NON È UN PAESE FELICE

Distacchiamoci dall'illusione. Non pensiamo che tutto sia permanente. Non spasimiamo per proprietà e conseguimenti, consideriamoli solo delle immaginazioni. Baba afferma "Quello è un sogno notturno; questo è un sogno diurno. Tutto qui!" La nostra esperienza mentre dormiamo è un sogno notturno. L'esperienza quando siamo svegli è un sogno diurno. La vita è come il paese dei sogni, ma non è un paese felice. Baba dice: "La vita è un sogno, realizzatelo." Dovete comprendere che i sogni diurni come quelli notturni non sono permanenti. Voi siete la Verità! Il vostro autentico 'Io' è la Verità, non i sogni del giorno o quelli della notte. Se vogliamo davvero essere spirituali, occorre distaccarsi dalla passione per il potere, per il denaro, per la condizione sociale, per il lusso ed il prestigio. Recentemente abbiamo visto che in Vaticano Madre Teresa è stata insignita dal Papa della massima onorificenza. Ella è stata onorata per la sua eccellenza spirituale, per la sua umiltà, per il suo servizio e sacrificio. Madre Teresa camminava sempre con le mani giunte e la testa china. Mai si vedeva alcuna traccia di ego in lei. Quella è spiritualità! Quella è religione messa in pratica! Ella non possedeva alcun lusso. Quando lasciò questo mondo, sapete bene quali erano le sue proprietà: due secchi di plastica, una tazza e due vestiti. Tutto qui! Tutte le automobili che le erano state donate dalla gente, e anche dal Papa, erano state messe all'asta ed il denaro dato alla Chiesa. A lei non restava nulla. Ma, naturalmente, Dio era con lei. Quella è vita spirituale! Dobbiamo neutralizzare gli eccessi. Alcuni sono in 'ipertono', altri hanno maggior intensità, altri ancora si esprimono in maniera esagerata. Dobbiamo perciò cercare di rendere l'effetto neutrale. Ecco un semplice esempio: quando c’è troppo sale, usiamo un po' di peperoncino. Quando il decotto è troppo carico, aggiungiamo dello zucchero per neutralizzarne l'effetto. Analogamente, se siete avidi, dovete neutralizzare l'effetto. Siate avidi per quanto riguarda la devozione, ma non nei confronti del mondo. Kama, il desiderio, è sbagliato, ma quando Kama è desiderio per Dio, è sublime. È sempre la stessa cosa, ma il desiderio rivolto al mondo è una debolezza, mentre il desiderio di Dio è un merito. La bramosia per il mondo è un punto negativo. La brama per Dio è un merito. È chiamata anche disciplina spirituale. Perciò, dovete neutralizzare gli eccessi. L'invidia non deve esprimersi come cupidigia, odio o inimicizia. Perché non possiamo farcela tutti? Perché non devo anch'io saper controllare i sensi? Perché non devo anch'io poter meditare? Perché non posso concentrarmi anch'io? Si deve avere questo spirito di unità. Non lasciamo spazio all'ipocrisia o alla separatività. Non ci deve essere arroganza di alcun genere. Non dobbiamo essere aggressivi. Non deve esserci alcuna malizia tra noi. Soltanto l'Amore deve regnare. Ecco cosa ci si attende da noi. Dobbiamo staccarci da certe qualità e neutralizzarne altre. Tutto questo dipende dalla determinazione. Se non siamo determinati, non riusciamo a neutralizzare i nostri tratti negativi e non riusciamo a distaccarci. Dunque, amici miei, questo è l'argomento del giorno. Vi ringrazio molto per avere ascoltato con tanta attenzione.


OM SAI RAM