Satsang

Domande dall'America (parte prima)

23 febbraio 2003

Cari fratelli e sorelle,
sono estremamente felice di trovarmi ancora una volta in mezzo a voi dopo un’interruzione di circa quattro mesi. Con la benedizione di Bhagavan, tra marzo e maggio ho potuto visitare gli Stati Uniti; infatti, sono partito il 4 di marzo e sono ritornato il 20 di maggio. Oggi, desidero condividere con voi alcune domande che mi sono state poste negli Stati Uniti.

Bhagavan mi ha benedetto con l’opportunità di partecipare a parecchi ritiri. Il 6 aprile ho partecipato ad un circolo di studio a Milwaukee, nello Stato del Wisconsin. Il 20 aprile 2003 ho partecipato al ritiro organizzato dalla Regione 10, nel Texas. Tra aprile e maggio, ho incontrato i membri dell’Organizzazione Sai di San Antonio, Texas, Chicago, Illinois e Los Angeles, California. A San Jose, California, è stato celebrato il Giorno di Ishvaramma e si sono tenuti gli incontri per il Giorno dedicato alla Madre; mentre l’11 maggio ho incontrato nuovamente i devoti del centro di Milwaukee, Wisconsin.

Essi mi hanno posto molte domande che sono di interesse generale per tutti. Per evitare ripetizioni in futuro, desidero trattare tali domande questa mattina. Per una più facile analisi, ho classificato queste domande in diverse categorie: domande relative alla mia vita personale, aspetti sociali, aspetti spirituali, eccetera.
Ho avuto il privilegio di incontrare alcuni devoti Sai che hanno generosamente condiviso le loro personali esperienze con me. Per essere davvero onesto con voi, non so perché, ma ero più devoto là che qui. In America ho potuto vedere di più la manifestazione di Sai, i miracoli di Sai, la gloria di Sai.
A causa del limitato tempo a disposizione, non mi è stato possibile incontrare molti devoti. Ne ho incontrato alcuni che mi hanno comunicato le loro esperienze, che voglio condividere con voi prima di passare alla sessione delle domande e risposte.

ARRENDERSI A BHAGAVAN
Questa storia può sembrare piuttosto banale e semplice, ma non è così se ci arrendiamo a Bhagavan. Una giovane coppia desiderava un’automobile, ma non la comprò nel momento in cui decise l’acquisto. La giovane sposa, un’ardente devota, rifiutò di acquistare un’auto che era subito disponibile. Ella pregò Swami: “Bhagavan, se Tu vuoi che noi possediamo una macchina, fa in modo che abbiamo l’ultimo modello.”

Bhagavan è il Dio Supremo! Egli non vi darà mai delle cose superate. La coppia fu così fortunata che l’offerta per un’auto arrivò loro sulla soglia di casa, ed essi l’acquistarono immediatamente! La moglie mi disse: “Questa non è una coincidenza, Signor Anil Kumar. Swami mi assicurò che mi avrebbe dato l’ultimo modello, ed io in sogno ne vidi anche il colore. L’automobile è qui ora!” Così è Swami!
Io solitamente non sogno – lo stato di veglia è per me una tortura sufficiente. Fu dunque un piacere sentire della loro esperienza di sogno.

PERSONE CON PROBLEMI DI CUORE - INFINITA GRAZIA E MISERICORDIA DI SWAMI
Ho incontrato un altro devoto che mi ha raccontato di essere stato ricoverato in ospedale recentemente per un problema di cuore, e la situazione era piuttosto critica.
Un problema di cuore è sempre critico, perché il cuore porta la gente direttamente all’altro mondo senza il preavviso di un mese, come si fa di solito sul lavoro. Vi ci porta immediatamente – con un volo diretto senza sosta!
La famiglia di quell’uomo pregò Swami. Anche i devoti del Centro Sai pregarono e gli diedero un po’ di vibhuti, che è un antibiotico fantastico! Oggi l’uomo è sano ed in ottima forma, e mi ha confermato che la sua completa guarigione è per l’infinita grazia e misericordia di Swami. Fui veramente felice di sentire tutto ciò.

NON-DEVOTI TRASFORMATI IN DEVOTI
Al Centro Sai sono stato presentato alle persone di una famiglia che non erano devoti, però ero curioso di sapere perché si trovassero là.
Avvicinai l’uomo e gli chiesi: “Voi non siete un devoto. Cosa v'induce, allora, a venire qui?”
Egli rispose: “Mio figlio ha fatto di me un devoto.” Swami ha il Suo sistema di battesimo o di evangelizzazione.
“Molto bene, ma in che modo vi ha influenzato vostro figlio?”
Padre e madre mi dissero che un amico del figlio era uno studente Bal Vikas, il quale voleva che anche loro figlio partecipasse ai Bal Vikas. Essi non avevano idea cosa fosse questo Bal Vikas. In tutti i casi, loro figlio cominciò a seguire queste lezioni.

Dopo un mese, iniziò a pregare a casa e ad offrire il cibo, a tavola, con la preghiera: “Brahmarpanam, Brahma Havir…”. Essi non avrebbero mai creduto che un simile cambiamento potesse verificarsi in lui; però, si resero conto che il bambino diventava sempre più disciplinato. Desiderarono allora sapere qualcosa di più su Sai, e così vennero al Centro.
Bhagavan conduce la gente sotto la Sua ala per mezzo dei bambini. Talvolta, l’intermediario più frequente è la moglie, ed il pover’uomo non può sfuggire! Novantanove percento delle volte, questo è valido in tutto il mondo. Sono felice di aver visto quella coppia.

SALVATI DA UNA CAUSA LEGALE
Non intendo fare un’osservazione spregiativa, ma il fatto è che negli Stati Uniti c’è la massima consapevolezza della legge. Se c’è una violazione o qualsiasi cosa che tocchi la libertà individuale, viene sicuramente portata in tribunale. Gli avvocati fanno un sacco di soldi laggiù. Un’altra coppia mi raccontò una loro esperienza.

Una coppia di anziani stava viaggiando in automobile. Ebbero un incidente, e la moglie morì sul colpo. La polizia fermò il povero marito. Non c’erano testimoni. Il tribunale considerava l’ipotesi che il marito intenzionalmente avesse ucciso la moglie. Come poteva un uomo anziano come quello, di 70 od 80 anni, diventare un assassino? Non essendoci testimoni, nulla si poté fare. Tutta la famiglia fu molto turbata. Dovettero spendere una grossa somma di denaro per gli avvocati per sostenere quella tesi.
Essi pregarono Swami ed alla fine riuscirono a venirne fuori. La famiglia disse che fu solo grazie a Swami. L’uomo era già in prigione perché sospettato, e non sarebbe stato possibile risolvere la cosa. Così Swami salvò quella famiglia da una causa penosa. Ecco come opera Swami.

RELAZIONE TRA I DEVOTI SAI
Ho visto un uomo molto attivo, e mi dissero che si trattava di un pezzo grosso, direttore di una ditta molto grande. Per sua sfortuna, venne ricoverato in ospedale per problemi di embolia e doveva essere operato; ma i dottori non erano in grado di intervenire e non sapevano cosa fare. I devoti del Centro Sai andarono a trovarlo ogni giorno e cominciarono a cantare il mantra Sai Gayatri.
Amici miei, ammetterete che non c’è relazione più stretta di quella tra i devoti Sai. La parentela di sangue è secondaria, perché il legame di Sai è più stretto, è eterno, incondizionato e scevro da ogni egoismo. Quando quei devoti recitarono la Sai Gayatri, credeteci o no, la mattina dopo quell’uomo stava bene e non aveva più problemi, nonostante i dottori avessero perso ogni speranza. Quando tutte le porte sono chiuse, una finestra si apre per permetterci di sfuggire.

Quell’uomo narrò questo miracolo; poi improvvisamente indicò un altro signore presente nella sala da pranzo e disse: “Sig. Anil Kumar, vede si sospettava che avesse un cancro, e nessuno pensava che si sarebbe rimesso. Oggi invece è in gamba, attivo e di nuovo al lavoro. Egli è convinto che sia stato soltanto Swami a salvarlo.”

ANCHE FATTI NEGATIVI POSSONO TALVOLTA ESSERE DEI MIRACOLI
C’è un’altra esperienza che voglio condividere con voi. Quando le cose si volgono a nostro vantaggio, le consideriamo dei miracoli; talvolta, però, anche dei fatti negativi possono rivelarsi un miracolo e tornare a nostro vantaggio. Prima si sviluppa un atteggiamento del genere, e meglio è. Anche cose negative, le situazioni più tragiche, come la morte, possono alla fine volgersi al positivo. Anche questo è un miracolo.

Mi raccontarono di un bambino che era in ospedale, le cui condizioni erano molto gravi. Il dottore informò i genitori che il bambino sarebbe morto o rimasto disabile. Se il bambino fosse sopravvissuto all’operazione, sarebbe rimasto disabile. Non avendo altra risorsa, essi continuarono a pregare Swami. Fratelli e sorelle Sai si unirono in coro, ripetendo il santo Nome di Sai, quel Nome impareggiabile. Il bambino morì. Il bambino morì!
Osservate l’attitudine dei genitori - essi dissero: “Grazie, Swami.”

Perché? Se il bambino fosse sopravvissuto, sarebbe rimasto menomato fino alla morte. Essi pensarono che forse Bhagavan avesse ritenuto più opportuno prendere il bambino, invece di farlo vivere in quelle condizioni. I genitori sono operatori attivi nell’Organizzazione Sai. Essi volevano partecipare alle attività di servizio e non avrebbero potuto stare sempre a casa a prendersi cura del bambino. Pensate al loro temperamento. Questo genere di attitudine è essenziale.
Ho voluto darvi solo alcune immagini di quanto ho visto, non tutte. Vedrò di trovare un’altra opportunità in seguito per comunicarvi ulteriori esperienze.



PRIMA CATEGORIA: DOMANDE RELATIVE ALLA VITA PERSONALE
Il primo gruppo di domande è relativo alla mia vita personale, che di solito non ne parlo con nessuno; ma queste sono di interesse generale.

“COME HA FATTO A DIVENTARE IL TRADUTTORE DI BABA?”
Cosa posso dire? Le mie risposte sono già state registrate e si possono verificare. Non posso dare una risposta diversa da quanto ebbi a dire in precedenza negli Stati Uniti - le audiocassette sono in circolazione!
Ho quindi risposto: “Io non sono diventato un traduttore. Io sono stato reso traduttore. Bhagavan volle che io fossi un traduttore. Io non ho fatto alcuno sforzo, non ho preso iniziative, e mai mi sono sognato di prenderne. Passai sette anni di prova, seduto nella 40a o 50a fila! Non mi sarei sognato niente di simile.”

Perciò, se mi chiedete: “Come ha fatto a diventare il traduttore?” - posso solo rispondere “Io non sono diventato; Bhagavan così volle.” Questo è tutto. Ed è ancor più sorprendente se considerate la mia formazione scolastica. Io vengo da una piccola cittadina, non da una città. Non ho studiato in una scuola pubblica o in un convento. Fino al decimo anno di scuola ho studiato solo in classi di lingua Telugu, perciò io stesso sono sorpreso di avere la capacità di fare il traduttore.

“CHI TRADUCE IN SUA ASSENZA?”
Chi ha aiutato Swami con la traduzione mentre mi trovavo in US?
Qualcuno si aspettava che io menzionassi uno o due nomi, ma non sono così pazzo da fare una cosa del genere. Ho detto che se Bhagavan vuole, chiunque può farlo. Se Egli raccogliesse un bastone e gli chiedesse di fare il traduttore, questo ne sarebbe capace!

Nessuno può vantare crediti, nessuno è indispensabile nell’Organizzazione Sai. È soltanto un’occasione che vi viene offerta. Se non la cogliete, lo farà un’altra persona. Cercate di capire: ogni persona può essere un sostituto migliore. Se non utilizzate l’opportunità, siete perdenti.
Un uomo del Tamil Nadu, la cui madre lingua è il Tamil, fu invitato da Bhagavan a tradurre il Suo discorso in Inglese. Bhagavan tenne il discorso in Telugu e l’uomo del Tamil lo tradusse in Inglese. Io fui testimone di quest’episodio.
Il mio posto sarebbe in un ricovero per pazzi se pensassi che Bhagavan non abbia altri che me. Se io non ci sono, Egli trova una persona migliore.

Ricordo felicemente anche un’altra situazione. C’è un luogo assai vicino a Bangalore chiamato Tumkur. Il direttore della ditta di lavorazione del granito di Tumkur invitò Bhagavan a visitare la società. Bhagavan andò, ed io lo seguii. C’era una gran sala centrale con una tavola rotonda, ben decorata, di gran prestigio. Vidi persone di diverse nazionalità: un Tedesco, un Giapponese, un Francese. Erano i membri del consiglio d’amministrazione. Swami si sedette tra loro.
Io mi domandavo se avessi dovuto andare avanti o stare indietro - essere o non essere? Che cosa fare?
Se non entro, Swami può dire che schivo le mie responsabilità. Se entro, può dire: “Perché sei entrato? Io non te l’ho chiesto.” Che cosa fare? Così rimasi all’ingresso, facendomi vedere di tanto in tanto. Pareva di giocare a nascondino. Se mi avesse chiesto di entrare, avrei potuto entrare di corsa. Se non mi avesse cercato, potevo scivolare via. Così stavano le cose.
Vidi Swami parlare con il devoto Giapponese, Francese e Tedesco.
Alla fine, Swami venne lentamente vicino a me e disse: “Vieni qui.”
Andai da Lui. Egli disse: “Io conosco tutte le lingue.”
Allora chiesi: “Swami, perché mi hai fatto venire qua? Perché mi trovo qui?”
“Perché devi sapere che Io conosco tutte le lingue! Per questo ti ho portato qui.” Ecco chi è Bhagavan.

Ora vi racconto un altro episodio. Bhagavan si trovava tra le file del darshan, e parlava ad una persona la cui madre lingua era l’Hindi. Di fianco c’era un ragazzo dell’Orissa, la cui madre lingua era l’Oriya e che non conosceva una parola di Hindi. Swami parlava in Hindi all’uomo Hindi, il quale gli rispondeva. Ma anche il ragazzo Oriya cominciò a sorridere. Noi non capivamo come mai sorridesse.
Quando Swami se ne andò, il signore Hindi chiese a quello Oriya perché sorridesse ed annuisse con la testa, pur non sapendo l’Hindi: “Sei matto?” - gli disse.
L’altro gli rispose che Swami aveva parlato in Oriya e non in Hindi!
Egli conosce tutte le lingue. Può comunicare con una persona in una lingua, mentre in effetti ne parla un’altra! Quella è la lingua che trascende il linguaggio – è la lingua del cuore!

CONDURRE UNA VITA DISTACCATA
La successiva domanda era di esporre le mie esperienze a proposito del condurre una vita distaccata, e tuttavia attaccata a Swami. Chi poneva la domanda si attendeva da me un’autentica risposta, ed aveva già l’impressione che io fossi un esempio da emulare.
Risposi che non c’era dubbio sulla seconda parte della domanda, che siamo tutti attaccati a Swami. Non soltanto io – tutti noi. I devoti Sai di tutto il mondo sono attaccati a Swami allo stesso modo. Nessuno è attaccato di più o di meno. I confronti non hanno senso nella spiritualità. Soltanto degli scriteriati misurano gli attaccamenti in chilogrammi, tonnellate, milligrammi e gradi. Tutti sono ugualmente attaccati. Non ci sono parametri. Non c’è un metro per misurare la spiritualità, perché è incommensurabile - avyasta, aprameya – oltre qualsiasi misura conosciuta. Mai misurare; mai cercare di valutare; mai giudicare. Tutti sono ugualmente attaccati.

Per quanto riguarda il condurre una vita distaccata, dissi chiaramente che costituisco un misero esempio. Io non conduco una vita distaccata. Sono attaccato al buon riposo, sono attaccato alla prima tazza di caffè caldo, molto attaccato alle conserve piccanti, alle cose speziate. Pertanto non posso parlare con autorità su come vivere una vita distaccata.

Non mettetemi su un piedistallo. Non pensate mai che io sia per voi un esempio da emulare e copiare, certamente no! Siamo compagni di pellegrinaggio. Siamo compagni nella ricerca. Stiamo tutti marciando verso la perfezione. Nessuno è più di un altro. Io non posso dire di essere più santo di voi. Nessuno può dire simile cosa. Spetta a Bhagavan dire che tu sei buono. E quello, non lo dirà davanti a voi, sono certo.
Perciò, io non posso essere preso come esempio di una vita distaccata.
Sono certo che apprezzerete la risposta franca ed esplicita, piuttosto che una più mitigata, come potrei fare.

“COME POSSIAMO CONTATTARLA?”
“Come membri della famiglia Sai, come possiamo contattarla dal luogo in cui ci troviamo?”
“Non cercate di entrare in contatto con me. Non solo, non cercate di entrare in contatto con nessuno. Rimanete in costante contatto con Bhagavan dentro di voi. Quello è veramente essenziale.”
Stabilire contatti con la gente, essere in contatto con la gente, è una cosa inutile che ci si aspetta da noi, ma non ha senso. Se siete in contatto con qualcuno, deve essere con Bhagavan. Dovremmo essere sempre in contatto con Bhagavan. Questo si chiama ‘Consapevolezza Costante Integrata’.

DIO NON È UNA PERSONA
“È davvero un’esperienza diversa essere fisicamente vicini a Bhagavan. Come condurrebbe la sua vita se non si trovasse nella vicinanza fisica di Swami?”

I problemi sorgono quando voi considerate Swami come una persona, quando lo considerate come un individuo. Se guardate a Swami come ad un fenomeno, se considerate Sai come una Presenza, non come una persona, vi comportereste come se voi foste vicino a Lui. Dio non è una persona. Sono molto convinto di quest’asserzione.
Se considerate Dio una persona, potete stare vicino a Lui per qualche tempo; ma poi, necessariamente, dovete allontanarvi da Lui; ma, essendo Egli dentro di voi, non potete essere vicini o lontani. Non potete stare lontano dal vostro Sé. È folle pensare che io sia vicino al mio Sé. Voi siete ciò che siete, e siete dove siete.

Pertanto, Dio è un’eterna Presenza. Egli è dentro di voi, e questo problema di essere vicini o lontani da Lui non si pone. Dio non è un oggetto che si possa acquistare, possedere, o fabbricare. Egli non è un oggetto, né una persona; Egli è un Fenomeno. ‘Persona’ è il termine attribuito a Dio ai fini pratici. Egli è energia cosmica, Divina. Divinità è consapevolezza. Qual è la Sua natura? Energia. Ecco tutto. Potete dare a quell’energia qualsiasi nome, ma concettualmente questa è la realtà.

“HA ACQUISITO DELLA FORZA MAGNETICA?”
“Il ferro, vicino ad una calamita, acquista tutto il potere magnetico della stessa. Lei vive vicino a Bhagavan, ha acquisito anche lei della forza magnetica?”

“Avrei potuto acquisire del potere magnetico, ma questo ferro ha ancora della polvere addosso. Finché la polvere non è completamente rimossa, non può essere attratto dal magnete, e tanto meno diventare un magnete, che è il passo successivo. Il ferro non è stato ancora pulito completamente. Io non posso vantare alcun potere magnetico al momento.”

“cOME ABBANDONARE L’EGO?”
“Si parla di ‘Abbandonare l’ego’. Ci dica in termini semplici come abbandonare l’ego”

In termini semplici? È un compito erculeo, non semplice!
Quando dite di volere abbandonare l’ego, significa che sapete che si tratta di roba indesiderata. Sapete anche che l’ego non è da stimolare; l’ego è pericoloso per qualsiasi ricercatore spirituale; l’ego è da eliminare, occorre liberarsene. Se sapete che è pericoloso, cosa ne fate?
Baba ha fatto un esempio. Voi prendete in mano una corda nel buio, poi accendete la pila ed improvvisamente vi accorgete che ciò che tenete in mano non è una corda ma un serpente, allora cosa fate? Lo lasciate cadere immediatamente. Finché credete che si tratta di una corda, continuerete a tenerla ed a giocarci, ma nel momento in cui siete consapevoli che non è una corda, ma un serpente, cosa fate? La lasciate cadere e scappate.

Analogamente, questo ego, che ci sembra una corda, è così carino e comodo per giocarci. Con la luce della consapevolezza, voi comprendete che non è una corda ma un serpente, e che dovete lasciarlo immediatamente. Se continuate a tenerlo, significa che vi fa piacere. Significa che non c’è traccia di consapevolezza e che non sapete quale pericolo correte. Perciò, per abbandonare l’ego, è necessaria la consapevolezza.

NON SONO UN CANTANTE
Io sono un estroverso e non riesco a trattenere nulla per me. Perciò vi riferirò di questa domanda: “Mr. Anil Kumar, il suo modo di cantare è molto ispirante. Per favore, può darci una cassetta dei suoi canti?”
Ho risposto che doveva essere lo scherzo del secolo, perché io non sono affatto un cantante. Forse non avevano mai udito un cantante migliore…e questo era il motivo per cui io ero d’ispirazione.

“BABA PARLA TUTTE LE LINGUE?”
‘Madre lingua’ è una frase corrente. Egli, essendo la Madre, può parlare tutte le lingue.

“SWAMI SI ARRABBIA?”
“Swami si irrita, si arrabbia? È emotivo?”
Non posso rispondere 'no’ perché ne sono stato vittima. Dire che Egli sia emotivo mette in dubbio la Divinità stessa. Cosa posso dire?

Io prego sempre: ‘Swami, benedicimi con una caratteristica: di dire quello che Tu hai detto e di non modificare, immaginare o ipotizzare delle cose, ma solo citare Te. E quando veramente non so, fa che io sia capace di dirlo tranquillamente. Se le risposte non mi arrivano alla mente, fa che lo ammetta e chieda più tempo.’ Così ho fatto da parecchi anni.
Dunque, mi è stata rivolta questa domanda: “È mai arrabbiato, irritato, emotivo?”

Ecco un esempio dato da Swami: “Io fingo di essere arrabbiato; fingo di essere emotivo. In realtà, Io non sono mai emotivo, mai arrabbiato. è soltanto per correggere voi che fingo di essere arrabbiato. Anche in quel caso, Io cambio solo il mio tono, tutto qui. Io cambio la mia voce usando un tono più forte. Tale finzione è soltanto per correggere voi. Questo è tutto. La grandine può colpirvi, ma si scioglie molto alla svelta. Così, Io posso essere duro, ma mi sciolgo alla svelta.”

Swami fece un altro esempio: i cinque Pandava chiesero di essere protetti dal saggio Durvasa, il quale era noto per la sua irascibilità. Poteva essere a capo di un reparto per gente che perde frequentemente le staffe! Ma egli perdeva la pazienza per il bene dell’umanità, mentre quando noi perdiamo la pazienza ne beneficia il nostro medico.

Krishna si rivolse a Durvasa e gli disse: “Oh Saggio, accetta sotto la tua protezione questi cinque Pandava, cinque uomini pii, solo per un giorno”.
Quegli domandò: “Swami, proteggerli da chi?”
“Da chiunque. Devi in qualche modo nasconderli.”
Ma il saggio rispose: “Oh Dio, io li proteggerò. Io posso nasconderli in qualche posto sicuro. Ma non pronuncerò mai una bugia. Se mi chiedono dove essi siano, dirò il loro indirizzo. Io non dirò mai una bugia.”
Allora Krishna ribatté: “Ma ti pare, Durvasa! Sarò forse Io a chiedere a qualcuno di dire bugie? No, no. Tu fai del tuo meglio. Essi sono sotto la tua protezione.”
“Oh Dio, farò tutto il possibile, ma non dirò mai una bugia.”

Durvasa scavò una fossa larga e profonda, vi fece sedere i Pandava e mise delle assi di legno per coprirli. Poi si sedette sopra le assi.
Venne della gente in cerca dei cinque fratelli, e domandarono: “Oh, Durvasa, dove sono i cinque Pandava?”
Durvasa decise di dire la verità. Ma egli cambiò il suo tono e disse con fare adirato: “Sono proprio qui!” Timorosi del suo tono, quelli se ne andarono. Così Durvasa disse la verità, ma proprio la verità li fece andar via. Perciò, potete sicuramente essere sinceri. Attenetevi al principio della verità. Come dice Bhagavan, modificate solo la vostra voce. Cambiate il vostro tono per correggere la gente.

Bhagavan non è mai emotivo. Posso farvi un altro esempio. Ad un VIP venne chiesto di non sedere al suo solito posto all’indomani. VIP vuol dire ‘Persona molto Importante’; ma davanti a Dio, egli è una persona molto insignificante. Chi è VIP davanti a Dio? Io credo che ognuno sia un VIP. Tutti sono uguali per Dio.
Bhagavan disse a quel VIP: “Non sederti qui domani. Un ospite molto importante è atteso: è il re di una nazione. Tu siedi più indietro.” Poiché era una persona anziana, probabilmente non udì chiaramente quanto Bhagavan gli diceva, così si sedette al solito posto. L’ospite d’onore arrivò e si sedette là anch’egli. Avreste dovuto vedere che commedia!
Swami guardò il re e disse: “Come stai? Quando sei arrivato? Come stanno i tuoi figli, c’è anche tua moglie?”
Poi guardò l’altro tipo e disse: “Perché sei seduto qui quando ti avevo detto di sederti altrove?”
Egli disse tutto ciò simultaneamente. Provate voi a fare una cosa del genere: impossibile. Vi mettereste a ridere al momento sbagliato. Bhagavan riesce a gestire entrambe le situazioni allo stesso tempo – l’attore Divino, il Divino drammaturgo. Dunque, Egli non è mai emotivo. Finge solo di esserlo.

“COME POSSIAMO PREGARE SWAMI?”
“Come possiamo pregare Swami quando ci troviamo in difficoltà e la vita turba il nostro equilibrio?”
Che posso dire? Nei momenti di successo, la preghiera sgorga naturalmente con tutto il senso della gratitudine e con tutto lo spirito di ringraziamento.
In situazioni di sconfitta e quando siamo messi alla prova, nei momenti difficili della vita, voi pregate con profonda agonia, proprio dal profondo del vostro cuore, implorando aiuto. Non c’è bisogno di spiegazioni speciali. Dunque, non c’è nessuna speciale preghiera da offrire nelle difficoltà, né una speciale preghiera da offrire nei momenti piacevoli. È soltanto il sentimento che fa la differenza.

Quando qualcuno esce dalla stanza dell’udienza, guardate il suo stile; sembra esprimere “Io sono l’unico scelto a questo mondo. Nessun altro su questa terra ha avuto l’udienza.”
Se gli chiedono dell’udienza, dice: “Sì, certo, non era previsto che Swami uscisse stamani. È venuto apposta a chiamarmi per l’udienza.”
La felicità, l’intensità, è quella. Non condanniamolo.

Ma la situazione è differente quando Swami non lo guarda. Se gli parlate, c’è una caduta di tono!
“Come stai? ”
“Ho da fare.”
Prima aveva fermato tutto il traffico per dire di aver avuto un’udienza. Ora dice solo: “Ci vediamo dopo”. Stessa situazione, stessa persona.

“COSA SIGNIFICA?”
“Cosa significa quando Baba si ferma davanti a voi durante il darshan, muove le mani e vi guarda negli occhi, vi benedice e se ne va senza dire nulla?”

Volevano che io interpretassi il significato di tutto ciò. Ma ho detto loro di non chiedere mai un’interpretazione, perché non c’è uomo che possa interpretarlo. Girate al largo da chiunque interpreti per conto di Swami. È compito di Swami fare in modo che il messaggio vi venga trasmesso direttamente, con il movimento delle Sue mani, col Suo atteggiamento, i Suoi gesti, e col dialogo nella stanza dell’udienza, eccetera.

Non domandate a nessuno di interpretare. Può qualcuno interpretare le parole di Swami? Impossibile! Come si può sapere cosa Swami intendesse? La relazione tra voi e Swami è diretta. Non c’è mediatore. Qualcuno può chiedere innocentemente cosa intendesse Swami. Rispondete semplicemente che lo capiranno da soli. Chi siamo noi per interpretare le parole di Swami?
Quando volete conoscere il messaggio di Swami, che cosa intendesse dirvi e cosa volesse trasmettervi, è meglio riflettere e stare seduti in silenzio. Riflettete interiormente, chiudete gli occhi e meditate, ed allora coglierete il messaggio. Se continuate a parlare con tutti, ne sarete confusi. Pregate e meditate. Swami vi farà sapere quello che intendeva. Swami ha detto molto chiaramente che non c’è mediatore tra Lui ed il devoto.

“COM’È UN GIORNO TIPICO?”
“Com’è un giorno tipico, e quali sono le difficoltà che lei deve affrontare, trovandosi così vicino a Dio?”

Com’è un giorno tipico? Penso che tutti voi sarete d’accordo con me nell’affermare che ogni giorno è tipico a suo modo. Ogni giorno è tipico; ogni momento è tipico. Nulla è ripetitivo nell’esistenza; nulla è ripetitivo in questa creazione. Ogni cosa è nuova. L’alba non è una ripetizione. Il tramonto non è una ripetizione. Lo sbocciare di una rosa non è mai ripetizione. Il sorriso di un bimbo nella culla non è ripetizione. La vita non è ripetitiva.

Se sentite che la vita è ripetitiva, siamo molto vicini al giorno del giudizio! Significa soltanto che abbiamo perso il fascino della vita, la bellezza della vita.
Il darshan di questa mattina è differente da quello di ieri. Oggi è differente da ieri. Domani sarà differente da oggi. Nessun giorno, nessun momento è ripetitivo.

Preghiamo: “Oh Dio, permettici di godere di questo mondo in tutta la sua freschezza. Che questa esistenza sia colma di bellezza. Godiamo questa intera creazione, questo universo, nella sua estasi e nel suo intero splendore. Non diamolo per scontato, perché nulla è ripetitivo.”




SECONDO GRUPPO: DOMANDE SULL’ORGANIZZAZIONE

Il secondo gruppo di domande è riferito all’Organizzazione. Ci sono qui alcuni nostri amici che frequentano i Centri Sai. Ci sono qui alcuni che ne sono organizzatori. Riferisco queste domande poiché esse possono avere qualche interesse per voi.

CHI È UN NON-DEVOTO?
Una domanda singolare: “Io sono nuova nell’Organizzazione Sai. Poiché mio marito è un devoto fin dall’infanzia, io seguo Sai. Apprezzo il buon lavoro dell’Organizzazione Sai. Ma non sono capace di accettare Swami come Dio, come Rama e Krishna. Come fa lei ad accettarlo come Dio?”
Ecco la domanda di una casalinga. Questa è una domanda molto interessante, poiché di solito la domanda è nel senso opposto: “Mia moglie è una devota…cosa devo fare?”

Ho incontrato molta gente così. Ma qui c’è una moglie che si lamenta che il marito sia devoto.
La risposta è semplice. Non ha alcuna importanza che il marito sia devoto o che la moglie sia devota. Come si fa ad asserire che qualcuno è un non-devoto? Chi è un non-devoto? Io non ho mai incontrato un non-devoto.
Anche un ateo è un devoto. Perché crede che non ci sia alcun Dio. Egli è devoto a quel concetto della non-esistenza di Dio, quindi anch’egli è un devoto, che crede nell’assenza di Dio. Un teista è un devoto, che crede nel concetto di credere in Dio. Dunque tutti sono devoti.

Se sei devota a tuo marito, allora anche tu sei una devota. Tutti sono devoti, alcuni sono devoti all’ufficio, e altri sono devoti ai computer. Tutti sono devoti.
“Tu dici di non essere capace di accettarlo come Rama e Krishna. Io dubito che tu abbia totale fede in Rama. In quel caso non avresti conosciuto Krishna. Perché dico così? Perché un devoto che ha totale fede in Krishna vede Bhagavan in Lui, Krishna nelle sembianze di Bhagavan. Un vero devoto di Krishna vede la non-dualità. Un vero devoto di Rama vede la non-dualità. Un vero seguace di Cristo vede Bhagavan come Cristo. Se tu sei una ardente seguace di Rama, una vera devota di Rama, troverai che Baba e Rama sono uno ed uno solo, ma poiché non sei veramente devota e non hai un’autentica esperienza, allora nutri questo dubbio.”

La moglie sembrava convinta.

“BHAGAVAN VUOLE CHE CANTIAMO DEI BHAJAN IN INGLESE?”
“Poiché viviamo in America, Bhagavan vuole che cantiamo dei bhajan in Inglese?“
Ho risposto: “Bhajan Inglesi o bhajan Telugu o bhajan Tedeschi o bhajan Giapponesi, i bhajan sono bhajan.”
L’altro giorno abbiamo sentito dei bhajan Giapponesi. Tutti cominciarono a battere le mani. Le melodie erano familiari. Ho sentito molta gente cantare canzoni equivalenti, bhajan di Prashanti, sullo stesso motivo. Questo è Baba.
Voi non siete forestieri in nessun posto. Nessuna lingua vi è straniera, perché Sai è il legante comune. Sai è l’anello di unione. Sarete a vostro agio con qualsiasi lingua. Se la gente vuole cantare bhajan Inglesi, bene, ha ogni libertà di cantare. Nessuna lingua deve essere imposta a nessuno.


IL SIMBOLO DEL SARVA DHARMA È PER L’USO DELL’ORGANIZZAZIONE

La domanda successiva: “Stiamo per aprire un negozio nuovo. Vorremmo esporre bene in vista l’emblema del Sarva Dharma all’entrata del nostro negozio con una citazione di Baba. È OK?”

Ho risposto: “No.”

Perché? Il simbolo del governo Indiano è tre leoni. L’avrete visto sui francobolli e sulle banconote. Posso metterlo davanti a casa mia? No, perché appartiene al governo, per uso del governo, per impiegarlo nelle comunicazioni ai massimi livelli, non per essere usato dai privati.
Non possiamo avere la bandiera nazionale sul tetto di casa o sulle automobili. La bandiera indica un’autorità con una condizione precisa, una cosa speciale. Non potete avere dei simboli nazionali sulla vostra carta intestata: io non posso avere ‘K. Anil Kumar’ con tre leoni.

Perciò, il Sarva Dharma è il simbolo di un’organizzazione; non è per gli individui. Può essere usato da chi ha una funzione allo scopo di fare transazioni e comunicazioni, ma non è per chiunque.

Per quanto riguarda le citazioni di Swami, nessuno ha alcun diritto d’autore. Nessuno ha il diritto d’autore sulla Sacra Bibbia.
Qualcuno ha chiesto: “Vorremmo tradurre il suo libro nella nostra lingua. Ci può dare per iscritto il suo permesso?”
Ho risposto: “Poniamo che vogliate estrarre delle citazioni dalla Bhagavad Gita. Dovete ottenere il permesso da Krishna? È folle! Nessuno ha alcun diritto d’autore sui sacri testi”.
Il messaggio di Bhagavan è universale. Imporre un diritto d’autore è la personificazione dell’ego. Sono parole di Bhagavan; tutto qui. Chi sono io per decidere? Ma il mio dovere è di accertarmi che non le presentiate in modo erroneo, che non siano sbagliate, che non le utilizziate male.

BHAGAVAN NON HA RAPPRESENTANTI

“Non è dovere vincolante dell’Organizzazione Sai muoversi attivamente e risolutamente contro chi usa il nome di Sai, si permette di praticare metodi di cura come l’uso della vibhuti, e gestisce dei templi raccogliendo denaro?”

Questa domanda è relativa all’Organizzazione. Amici miei, io non so perché vogliamo essere stupidi, perché vogliamo continuare a vivere nella stupidità. Per quanto ancora? Tutti questi anni, per un numero imprecisato di volte, Swami ha messo in chiaro che: “Raccogliere denaro, richiedere fondi, non ha nulla a che fare con Me.”
Bhagavan ha anche detto nel “Sathya Sai Speaks – vol. 1”: “Io non ho rappresentanti. Io non trasmetto poteri, non posseggo nessuno. Io non ho segreti. Non ho segretari. Nessuno è delegato per Mio conto ad operare in questi modi.”
Bhagavan l’ha affermato molto chiaramente. Il bollettino Sanathana Sarathi informa anche di essere prudenti con chi raccoglie soldi in nome di Sai.

Ma attenzione, è veramente disdicevole che ancora ci facciamo prendere in giro da degli intermediari. Quando Bhagavan è disponibile, il Suo Nome è così miracoloso, quando così tanta gente ha tutte queste esperienze mistiche, perché abbiamo bisogno di una terza persona? Nel momento in cui pensiamo a Lui, Egli appare nei nostri sogni o ci trasmette qualche messaggio o ci dà qualche indicazione attraverso l’intuizione o l’ispirazione. Quando leggiamo un libro, troviamo proprio il passaggio che fa al caso nostro; quando guardiamo la foto di Swami, riceviamo delle indicazioni. Perché corriamo dietro ad altra gente in questo modo?

I CONFERENZIERI AI CONVEGNI E LE ESPERIENZE DELLE LORO UDIENZE
“I conferenzieri ci parlano sempre delle loro udienze e di quanto a disagio si sentano se Swami li ignora in un darshan. La maggior parte di noi non ha avuto udienze personali. Swami ci dice di non desiderare le udienze, ma la visione interiore; perché allora la maggior parte dei conferenzieri ci parla delle loro udienze, e non della visione interiore?”

Questa è una domanda molto genuina, è una domanda franca e mi piace. La maggior parte dei conferenzieri parla delle esperienze personali che ha avuto con Swami. Questo è veramente dannoso. Come ho detto tante volte, io non ero riuscito ad avvicinarmi in alcun modo a Swami per sette lunghi anni.

Cosa feci in quel periodo di esilio, in quel periodo di lunga prova? Ciò che facevo, subito dopo essere ritornato da una visita a Swami, era di evitare i devoti Sai per 15 giorni. Perché? Ogni devoto mi veniva vicino e chiedeva: “Hai avuto un’udienza? Hai avuto il padanamaskar?”
La gente dice tante cose: “Io ho avuto la vibhuti.”
“Baba mi ha dato questo anello.”
È come andare a raccontare ad una persona che ha fallito un esame: “Io ho avuto una medaglia d’oro.”

Chi non riceve queste cose si domanda: “Così tu hai avuto questo. Perché me l’hai detto? Io non l’ho avuto, ed allora mi tormento. Perché butti benzina sul fuoco?"
Questo genere di pubblicità ed il ‘voler esibire’ va evitato. Bhagavan vi benedice con doni di Grazia, non per pubblicità. È assolutamente personale. Ma noi lo facciamo per via del nostro ego. L’ego danneggia l’Organizzazione. Non è questo lo scopo. Le cose personali non vanno comunicate a nessuno, a meno che non abbiate ricevuto un messaggio in proposito. Se la vostra personale esperienza contiene qualche messaggio, sì, condividetela.
La gente dice queste cose perché non ha nulla altro da dire. Non hanno dimestichezza col Suo messaggio, con la Sua visione. Così vanno avanti a parlare delle loro esperienze personali.
“Scusali, Padre, perché non sanno quello che fanno. Perdonali.”
Questa è la preghiera che possiamo pronunciare.
Io stesso fui così per tanto tempo, ed ora lo riconosco.

SPIRITO DEL VIAGGIARE ASSIEME
“Ci illustri lo spirito del viaggiare insieme. Recentemente, circa 300 devoti della Regione 10 dell’Organizzazione Sathya Sai negli Stati del Texas, Mississippi ed Arkansas, si sono recati da Bhagavan a Bangalore. Quando ero a Dallas, stavano facendo i preparativi.”

Viaggiare insieme non è solo viaggiare, è un pellegrinaggio. Quando vi recate insieme a Prashanti Nilayam, il solo obiettivo è Bhagavan. Non parlate di null’altro. Tutti parlano di Swami. Ognuno comunica le sue esperienze. Swami è il centro di attrazione. Bhagavan è il centro di discussione. Perciò, è un santo pellegrinaggio. È sadhana, una pratica spirituale. E poiché Swami è il fattore unificante, è un processo di unificazione
Quando pensiamo a Swami, le cose personali non compaiono. È un fatto di purezza, perché Swami è l’unico obiettivo nel nostro cammino verso la Divinità. Pertanto, viaggiare insieme è un fatto di unità, purezza e Divinità.

Per il momento, va bene così; vedremo il resto la settimana prossima. Grazie per essere stati qui stamani con noi.