Satsang

La festa di Dipawali (1)

3 novembre 2002

Cari fratelli e sorelle!
Permettetemi di augurarvi una felice festa di Dipavali. Possa Bhagavan
benedire tutti voi, conferendovi la Luce della Saggezza!
Ho un importante annuncio che sicuramente darà gioia a tutti i devoti.
Dio fa doni a tutti noi. Vi comunico che ho avuto l'opportunità, unica e rara, di poter seguire Bhagavan a Kodaikanal per ben sei volte. Ogni volta sono rimasto con Lui per un mese, ed ogni giorno ho avuto la fortuna di ascoltare i Suoi Discorsi - quotidianamente quattro o cinque. Di questi, almeno due erano sessioni di domande e risposte. Kodaikanal è davvero un luogo ameno, ove è
possibile fare qualsiasi domanda.
Non viene escluso nulla, neppure i particolari delle tasse sul reddito, o degli attori del cinema.

Quando da Brindavan mi trasferii a Puttaparthi, pensai di raccogliere e
documentare queste conversazioni, e così cominciai a trascrivere tutte le domande indirizzate a Swami e le risposte da Lui date; approssimativamente arrivai alle 272 domande. Queste domande e risposte furono pubblicate per oltre tre anni in 36 numeri dell'edizione Telugu del Sanâtana Sârathi (2). Esse furono tradotte anche nelle lingue Tamil, Malayalam, Hindi e nepalese.

Nel Sanâtana Dharma (3) c'è un elemento importante: le Upanishad, che sono una parte saliente della letteratura Vedica. Il loro significato reale è il seguente: upa significa 'vicino'; ni significa 'giù'- shad sta per 'sedersi', vale a dire 'sedersi vicino'. Il Maestro chiede al discepolo di venire a sedersi vicino a Lui, per poter comunicare più facilmente.

La letteratura Upanishadica è più o meno una conversazione, una sessione di domande e risposte tra il precettore ed il discepolo. Non si tratta di un flusso
unidirezionale di pensieri, non è una lezione in classe. L'Upanishad è un dialogo, per questo motivo tale letteratura è così importante e popolare. Poiché noi ci sediamo ai Piedi del nostro Divino Maestro Sathya Sai Baba per apprendere,
ho pensato di chiamarla Satyopanishad - Satyo sta per Sathya Sai Baba e Upanishad sta ad indicare la letteratura Vedica. Qualsiasi cosa Egli dica è "Satyopanishad".

Negli ultimi tre anni il mensile Sanâtana Sârathi, in lingua Telugu e Kannada, ha pubblicato il testo completo della Satyopanishad. Ora, c'è stata una maggiore
richiesta da parte dei lettori di lingua inglese, i quali affermano: "Se essa è disponibile nelle lingue regionali indiane, dovrebbe esserlo anche in inglese, altrimenti, noi come possiamo apprendere?"
Ho pregato Bhagavan, ed Egli mi ha benevolmente permesso di tradurla in
inglese. Il 25 ottobre, che fra l'altro era il mio 61° compleanno, Bhagavan è stato così gentile da far pubblicare il libro.
Satyopanishad è ora disponibile nel nostro negozio di rivendita libri.
Questo è il mio terzo libro.
Il primo s'intitola "Insegnamenti universali e pratici di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba"; si tratta di Discorsi tenuti da Bhagavan a Bangalore, ove io ho vissuto circa sei anni come Rettore dell'Università di Swami.

Il secondo libro s'intitola "Direttive Divine", una collezione di conversazioni che diedi qui nella "Sala Valori Umani" di Prashânti Nilayam.
Prima di proseguire, vorrei dire qualche parola sul nuovo libro. C'è una guida alla pronuncia, eseguita a vantaggio dei lettori inglesi, che spiega come pronunciare parole come Dharmaraja ed Abhimanyu, nonché un indice in ordine alfabetico. Il terzo punto che desidero condividere con voi è che questo libro è suddiviso in tre parti. La prima parte si riferisce a Samskriti, la cultura. La
seconda parte riguarda il Sadhaka, l'aspirante, o ricercatore. La terza Parte tratta del sentiero spirituale. Le prime due parti sono comprese nel Volume N. 1, e la terza parte è inclusa nel Volume N. 2. Il primo Volume della Satyopanishad è già disponibile, mentre il Volume 2 è in fase di preparazione.

Il Volume 1 - che tratta Samskriti, la cultura - ha tre sezioni. La prima è chiamata "L'India Eterna" perché l'India, conosciuta per la sua ricca eredità e
testimonianza culturale, ha una storia di oltre cinquemila anni. Pertanto, tutte le domande poste a Bhagavan che si riferiscono all'eredità culturale Indiana si trovano nella prima sezione, che riguarda Samskriti, la cultura.

La seconda sezione tratta le tendenze, l'indirizzo della società moderna - in qual modo abbia progredito la società. Molto spesso ci sentiamo inermi ed indifesi, e
quando manifestiamo disperazione o avvilimento, ecco che Bhagavan generosamente si fa avanti con le risposte. Ciò è compreso nella seconda sezione, mentre il messaggio di Bhagavan ai giovani di questo paese è nella
terza sezione.

Il volume 1, seconda parte, riguarda il Sadhaka, il ricercatore, l'aspirante spirituale. Anche il Volume 2 ha tre sezioni: la prima è intitolata "La Porta Esterna"; la seconda "Certi Concetti Spirituali", ed infine la terza "Paralleli e Polarità". Tutte le risposte sono date da Bhagavan stesso, personalmente a quei pochi prescelti che ebbero la fortuna di accompagnarlo a Kodaikanal.
Personalmente, sono così contento, e sono molto grato a Bhagavan che scelse il 25 ottobre per pubblicare questo libro. Ancora una volta desidero ringraziarLo, anche in nome di coloro che hanno voluto questo libro nella versione inglese.


INTRODUZIONE A DIPAWALI

La conversazione di stamane è divisa in due parti. La prima parte riguarda la festa di Dipawali e la seconda riguarderà l'abituale sessione di "domande e risposte".
Dipawali è un giorno di festa per i più piccoli, perché giocano con i petardi e si fanno fuochi d'artificio. Nelle case si preparano prelibatezze e dolci deliziosi. È
una festa gaia, lieta e gioiosa.
Per conoscere il suo significato più profondo, Dipawali deve essere esaminata sotto tre diversi punti di vista. Il primo tratta l'interpretazione mitologica di
Dipawali. Il secondo riguarda i suoi riferimenti geografici, ed il terzo gli aspetti spirituali. Dovete scusarmi se parlo come un tipico insegnante - ma non so proprio farne a meno; avendo insegnato per ben quarant'anni, non riesco ad abbandonare quel ruolo!


L'ASPETTO MITOLOGICO DI DIPAWALI

Cominciamo con il primo, vale a dire l'aspetto mitologico. Molti ritengono che questa festività abbia avuto origine nel Dwapara (4) Yuga, durante l'Incarnazione dell'Avatar Krishna, ma Sai Baba afferma che esisteva già molto prima; infatti, il Signore Rama venne incoronato proprio nel giorno di Dipawali. Rama, insieme con Lakshmana e Sita, ritornò nella città di Ayodya, dopo aver
sterminato Ravana ed i suoi seguaci, a Lanka. Sono sicuro che la maggior parte di voi conosce la storia di Rama, e quindi non entrerò nei dettagli. Il Signore Rama uccise Ravana e tutti i demoni; poi, dalla città di Lanka fece ritorno nel Suo regno, dove ad Ayodhya venne incoronato imperatore:
la Sua Incoronazione avvenne proprio nel giorno di Dipawali.

Molti di voi avranno ascoltato il Discorso di Bhagavan in occasione della festa di Onam (5) che viene celebrata nel mese di agosto. Egli affermò che Dio venne nella forma di Vamana, che significa "nano". Dio stabilì di assumere la forma di Vamana per rimuovere l'egoità del re Bali (6).
L'imperatore Bali era un uomo molto egoico per la grande fama acquisita e per tutti i successi ottenuti. Di fatto, Dio apprezza tutte le nostre realizzazioni e
conseguimenti, ma non ci scusa se ostentiamo con orgoglio i nostri successi. Egli non tollera se siamo pieni di ego. L'ego deve essere sottomesso, l'orgoglio deve essere completamente distrutto. Per quel motivo l'imperatore Bali fu inviato negli inferi, nelle regioni chiamate Patala. Il mondo superiore è detto Swarga, il
mondo di mezzo è chiamato Bhuloka, ed il mondo inferiore Patala (con questo non intendo il mondo della malavita, che a quei tempi non esisteva proprio. Siamo noi ad avere creato il mondo della malavita e per questo possiamo congratularci solo con noi stessi).

L'imperatore Bali venne, perciò, spedito nel Patala per essere liberato dall'orgoglio e dall'ego, e ciò avvenne nel giorno di Dipawali. Sri Rama fu la prima Incarnazione del Signore Vishnu, e l'Avatar Vamana ne fu la seconda. La terza Incarnazione fu Krishna nell'era Dwapara.
A quel tempo c'era Narakasura, il re dei demoni, il quale racchiudeva in sé tutte le cattive qualità che una persona possa avere; infatti, possedeva le attitudini
più malvagie. Quali erano?
Una era la lussuria, non in piccola misura, ma in quantità gigantesche come le catene dell'Himalaya; aveva la stessa brama che possedeva Ravana, che era ben noto per ciò. Narakasura aveva lo stesso livello di lussuria di Ravana.

Poi nutriva in sé l'orgoglio. Sishupala è il capo di quelle persone che s'inorgogliscono per i loro conseguimenti. Sishupala è il nome mitologico, la personificazione, l'incarnazione dell'orgoglio e dell'ego. Così, l'ego di Sishupala e la lussuria di Ravana erano presenti in Narakasura, per cui potete ben immaginare che tipo d'uomo fosse!
In Narakasura troviamo inoltre l'odio di Kamsa; nessuno poteva competere in odio con Kamsa. Tali personaggi sono ineguagliabili per le loro debolezze. Di questi, Narakasura è il più grande di tutti, perché in un'unica vita riassume e riunisce in sé ogni cattiva qualità.

Sebbene tutto ciò sembri un episodio mitologico, riveste invece grande importanza, perché noi tutti, nel nostro piccolo, siamo dei Narakasura. Se ne avessimo l'opportunità, tenteremmo di uguagliarlo, ma non è possibile. Noi tutti siamo dei Narakasura, perché possediamo odio, lussuria ed orgoglio. Una volta eliminate queste qualità malvagie, Narakasura può essere nara, un essere
umano. Nara è un essere umano, mentre Narakasura è un demone. Un demone
deve abbandonare le sue qualità demoniache e diventare nara, un uomo. Questo nara, essere umano, deve sviluppare le qualità umane, in modo da diventare Narayana, il Divino. Amici miei, questo è il viaggio spirituale dal
livello demoniaco al livello umano, sino allo stadio finale di Narayana, la Divinità. Spero di essere stato chiaro. Noi viaggiamo da Narakasura a nara, raggiungendo alla fine lo stato di Narayana, il Signore stesso.

Questo Narakasura, il re demone pieno di cattive qualità, era veramente un grande re. La capitale del suo regno era Prajjyothishapura. Praj significa "proprio dall'inizio, anche prima". Jyothi sta ad indicare la "Luce della vita, la Divinità, il Sé". Sha significa "dimenticato". Pura vuol dire "il luogo dove vivono queste persone". Riassumendo ancora brevemente - 'praj' vuol dire la natura
originaria, quello con cui siete nati, che vi è stato donato - quello che voi siete sin dall'inizio. 'Jyothi' è il Sé o Atma. 'Sha' vuol dire quello che si è dimenticato. Che cosa si è dimenticato? Che "Io sono il Sé - Io sono l'Atma - Io sono lo Spirito - Io sono Consapevolezza" - ecco che cosa abbiamo dimenticato. In altre parole, Prajjyothishapura significa una città abitata da gente che ha dimenticato la vera e reale natura del Sé. Tutte le nostre città possono essere
chiamate così, poiché abbiamo dimenticato la nostra natura vera.
Quindi, anche noi, nel nostro piccolo, siamo come Narakasura con alcune qualità malvagie, se non addirittura tutte.

Il Signore Krishna uccise Narakasura con l'aiuto della Sua consorte Sathyabhama. Ciò può sembrare piuttosto sciocco, dato che Krishna avrebbe potuto uccidere il demone direttamente. Perché ha avuto bisogno della Sua consorte? Se Sathyabhama era necessaria, significa che ella era più potente di
Krishna stesso, il che è un insulto alla parte maschile della società.
Tutti gli uomini sarebbero sviliti se si affermasse una cosa del genere. Allora, perché? Se Sathyabhama era così coraggiosa, valorosa e forte, avrebbe dovuto chiedere a Krishna di restare a casa a riposare. Per quale motivo,
allora, la consorte Lo ha accompagnato?

Sebbene la storia sembri piuttosto sciocca, ha un significato molto profondo. Sathyabhama significa "Consapevolezza -Consapevolezza spirituale"; sta per prajnana che significa "Conoscenza, Saggezza spirituale". Krishna, accompagnato da Sathyabhama, significa che Egli con la totalità della Sua
Divinità, con la Sua consapevolezza - essendo la sommatoria di tutte le Divinità, l'Incarnazione assoluta della Saggezza spirituale - con la ricchezza della Conoscenza spirituale, uccise il demone Narakasura, che possedeva tutte le cattive qualità, quali l'orgoglio, l'egoità, l'odio e la lussuria. Sono stato chiaro?

La leggenda narra che Narakasura fu ucciso in questo giorno, chiamato Naraka Chaturthashi, cioè il 14° giorno del mese chiamato Kaumudi (non secondo il calendario occidentale). Pertanto l'uccisione del re demone in questo giorno divenne un evento da festeggiare. La nascita di un uomo nobile, o la morte di uno cattivo, entrambi gli eventi sono da festeggiare. Se un idiota muore, ciò deve essere celebrato. Se un uomo grande nasce - un'Incarnazione, o l'Avvento di un Avatar, cioè la discesa di Dio stesso sulla terra - è una festività degna di celebrazione. Così oggi, tutti festeggiano la morte di Narakasura, il re demone.

C'è un altro aspetto di cui tener conto. Finché possediamo in noi quelle qualità demoniache, essendo anche noi dei Narakasura, trascorreremo il nostro tempo in Naraka, che significa inferno.
Se qualcuno vi chiede: "Come stai?"
"Ah, la vita è proprio un inferno! Cosa posso fare?"
La vita è diventata un inferno, naraka, perché noi siamo diventati dei Narakasura. Non appena abbandonate le qualità malvagie, vi sarete liberati di quest'inferno, e potrete vivere sulla terra come nara, un essere umano. Con la costante meditazione e la pratica spirituale, ritroverete il vostro Sé, la vostra identificazione con Dio Stesso, e capirete che voi siete Narayana, Dio. Così
raggiungerete kaivalya, la liberazione.

Ci sono quindi tre livelli; quello inferiore è naraka, l'inferno, e rappresenta la qualità tamasica, bestiale, animale, la più bassa, vale a dire le qualità malvagie che si trovano a livello di un demone.
Una volta soppresso l'animale in noi, diventiamo nara, essere umano.
Noi tutti siamo esseri umani, ma se non possediamo le qualità umane, non possiamo essere denominati uomini. Swami afferma che chi ha gentilezza appartiene al genere umano, ma chi è scortese non può far parte dell'umanità.
Ricordatelo! Pertanto, noi siamo nara, esseri umani, soltanto se abbiamo attributi umani, cioè le qualità proprie di un essere umano.
Narakasura si trasforma nell'essere umano per mezzo della qualità ragiasica, con l'emozione ed il desiderio di diventare qualcosa di buono. L'individuo, la comunità, la nazione - tutti vogliono conseguire qualcosa. Questa fase rappresenta ciò che è chiamato nara, o livello umano di consapevolezza.

Il terzo livello è Narayana, ove non esiste il divenire, è lo stato dell'Essere. Non esiste la questione del diventare, perché voi siete già l'Essere. Quello stato,
quella consapevolezza è Narayana, Dio - viene chiamato anche moksha, nirvana, liberazione. Ecco il significato interiore, celato dietro la leggenda mitologica.

Dipavali fu anche il giorno in cui l'imperatore Vikramadithya, noto per la sua gran cultura, ascese al trono. Egli era un sostenitore della letteratura e della musica, e nella sua corte c'erano nove grandi Saggi, chiamati Navaratna.
Navaratna significa nove gemme preziose. Chi erano questi Saggi? Essi erano i nove grandi poeti, fra cui Kalidasa. Così l'imperatore Vikramadithya ascese al trono il giorno di Dipavali.

Questo è un breve scorcio dell'interpretazione mitologica di Dipavali.
(Penso di essere stato chiaro. Se avete delle domande, potete scriverle su un foglio di carta e poi passarmele).


L'ASPETTO GEOGRAFICO DI DIPAWALI

Esaminiamo ora l'aspetto geografico di Dipawali. I nostri precursori vissero nella regione Artica, nella regione polare dove c'è luce per sei mesi l'anno e oscurità per gli altri sei mesi. In un anno, ci sono sei mesi di luce continua e poi sei mesi di buio.
I sei mesi di luce iniziano quando il sole entra nel segno zodiacale dell'ariete. Quando poi il sole entra nel segno della bilancia, inizia il periodo oscuro.
Durante il periodo d'oscurità la gente accendeva tutte le lampade per svolgere le attività quotidiane; perciò, queste luci erano costantemente accese per sei mesi l'anno. Quella luce è detta Nithyajyoti, Luce perenne. Con quella luce erano in grado di adempiere i loro doveri ed i lavori quotidiani.
Questo mese di Dipavali viene chiamato Kaumudi. Questo è tutto per quanto riguarda l'aspetto geografico di Dipavali.


ASPETTO SPIRITUALE DI DIPAWALI

Non mi stancherò mai di ripetere che tutte queste cose sono tratte dalla letteratura Sai, non sono farina del mio sacco.
La parola Dipawali significa "Serie di luci"; awali è "gruppo" e dipa è "luce". Quindi, gruppo di luci, serie di luci è il significato della parola Dipawali.
Se accendete una candela vedrete che la luce si dirige all'insù.
L'acqua scorre all'ingiù, ma la luce punta in su. La luce che è ascendente rappresenta il sentiero spirituale, detto Brahma marga.
La direzione verso l'alto è il sentiero Divino. L'uomo deve procedere verso l'alto, in altre parole ciò significa che nara, l'uomo, deve diventare Narayana, Dio. L'uomo per diventare Divino deve ascendere, ed è quello che s'intende con la luce che punta verso l'alto. Questo è il primo aspetto spirituale di Dipawali.

Il secondo aspetto spirituale mette in risalto le parole: Tamaso Ma Jyotir Gamaya - "Oh Signore, conducimi dall'oscurità alla Luce". Che cos'è l'oscurità e la luce?
Bhagavan, nei Suoi Discorsi, ha chiaramente menzionato che cos'è il dolore. Il dolore è oscurità; mancanza di pace è oscurità; la perdita è una forma d'oscurità. La delusione è oscurità, la sofferenza non è altro che oscurità -
carenza d'entusiasmo, mancanza d'attività o di dinamismo è oscurità.

Possiamo perciò renderci conto quanto ci troviamo nell'oscurità; abbiamo quindi bisogno di celebrare Dipawali per uscire dall'oscurità del sonno, del torpore,
della golosità, della mancanza di attività, dell'indolenza, della pigrizia, del dolore, dell'inquietudine, della delusione, della depressione e della frustrazione. Tutto ciò è oscurità.
Chi fa la faccia lunga e tiene il muso è un chiaro esempio del vivere nell'oscurità. Chi continua a gridare senza alcuna cortesia o decenza, chi perde la calma e
s'arrabbia, costui possiede anche un altro nome - oscurità. Dobbiamo uscire dall'oscurità. "Oh Signore, conducimi dall'oscurità alla Luce". Tamaso Ma Jyothir Gamaya. Tamas è l'oscurità e Jyothi è la Luce.
"Portaci dall'oscurità alla Luce."

Che cos'è la luce? Felicità è luce, essere felici è luce. Sorridete, siate felici; beatitudine è felicità. Salute è luce, prosperità è luce; pace è luce. "Oh Dio,
conducici dall'oscurità dell'inquietudine alla Luce della pace. Portaci, Oh Signore,
dall'oscurità della malattia alla Luce della buona salute. Oh Dio, portaci dall'oscurità della perdita alla Luce della prosperità. Portaci dall'oscurità della sofferenza alla Luce della beatitudine". Ecco qual è il significato interiore del secondo aspetto di Dipavali.

Terzo punto, dov'è questa luce? La Luce è dentro di noi, ma noi non ne siamo consapevoli.
L'importanza della Luce è un fatto primario per ogni religione. Tutte le religioni credono nelle luci, nelle lampade, nelle candele. Il periodo di Natale è pieno di
luci. Nella filosofia Zoroastriana troviamo che il fuoco è molto importante; il fuoco sacrificale è anche molto importante nella filosofia induista. Accendere le candele è molto importante per ogni religione, e serve a ricordarci che la luce che vediamo fuori è dentro di noi. La luce non è trapiantata od importata da qualche luogo, quella luce è in voi. Dipawali sta ad indicare che la Luce è in voi.

Quale tipo di luce? La luce che troviamo esternamente, come ad esempio delle candele, si estingue.
Nel momento in cui l'olio finisce, la luce si spegne, se la cera si scioglie, la luce se ne va; mentre la Luce interiore è eterna, è immortale ed imperitura. La Luce
interiore è continua e costante per l'eternità.
Voi siete la Luce, la Luce è in voi. Dovete comprendere che voi siete la Luce. È grazie a questa Luce che potete muovervi nel mondo, e potete attrarre chiunque. Grazie a questa Luce, potete essere attivi, dinamici e ottenere successo nelle vostre iniziative. Noi possiamo vivere nella consapevolezza, avere conoscenza ed esperienze spirituali proprio per la Luce interiore. Allora,
amici miei, Dipawali è un'opportunità per acquisire consapevolezza della Luce interiore, che è inestinguibile.

Bhagavan ci fa un esempio. Se volete fare una passeggiata serale ed accendete una torcia, vi accorgerete che riuscite a vedere solo per pochi metri, perché oltre quelli la torcia non illumina.
Allora, che cosa potete fare? Dovete portare la torcia con voi, così potrete camminare e vedere chiaramente tutto il vostro percorso. I lampioni stradali illuminano per un corto raggio, ma se avete la torcia con voi, riuscirete a trovare la via ovunque andiate.
Il vostro viaggio sarà sicuro e comodo, e potrete vedere tutto quello che incontrate sul vostro cammino.

Amici, Dipawali, la Luce delle luci, che è eterna, che si manifesta come la Luce della beatitudine, la Luce della felicità, la Luce del successo, la Luce della salute, è dentro di noi, fin dalla nascita. Non c'è bisogno di comprare le batterie al negozio. Non dobbiamo andare all'aeroporto di Hong Kong a comprare la pila, no! La Luce è dentro di noi. L'unica cosa è che noi dobbiamo esserne consapevoli. Quando siamo consapevoli della Luce interiore, saremo
capaci di viaggiare lungo il sentiero della nostra vita con sicurezza, comodità e successo. Ecco il significato interiore di Dipawali.
Dunque, amici miei, Dipawali, Santa ricorrenza, ha tre interpretazioni:
mitologica, geografica, spirituale. Volevo portare alla vostra attenzione questi tre aspetti.
Ancora i miei auguri per una felice festa di Dipawali.


DOMANDE

Nel corso delle ultime due settimane abbiamo avuto una sessione di domande e risposte per almeno 15-20 minuti. Io ricevo tante domande, ma devo informarvi di un punto:
non fate domande troppo lunghe o personali. Non presentatemi lettere da cui non si possa trarre nulla di buono. Ho ricevuto delle lettere di cui non ho capito se si trattasse di una risposta o di una domanda. Allora è diventata una domanda per me! Perciò, cari amici, vi prego di essere concisi, diretti e logici. Vi
chiedo anche di porre domande di interesse generale su aspetti spirituali.
Ho ricevuto una domanda: "Baba potrebbe venire con me nella mia passeggiata mattutina?"
Cosa si può rispondere? In supporto a tale domanda c'era scritto: "Mr. Anil Kumar, lei ha detto durante la sua lezione che Baba desidera camminare ma che non può perché la folla accorrerebbe da Lui, e non avrebbe spazio per camminare. Sono sicuro che potrei portarlo con me a passeggiare il mattino. Può per favore dare risposta a questa mia domanda?"

Bene, io non ho risposta. "Swami potrebbe venire con me per una passeggiata di mattino?" Invece di porre una simile domanda, se siete consapevoli che Swami è dentro di voi, potete realizzare che Egli è anche colui che cammina. Lo Swami dentro di me è anche colui che mangia. Swami dentro di me compie ogni cosa. Questo soddisfa tutti i generi di domande, non vuole essere una risposta con cui tenti di sfuggire.
Vi faccio un esempio assai semplice. Una volta, mentre tutti noi mangiavamo, Bhagavan non toccava cibo. Era piuttosto imbarazzante. Io chiesi: "Swami, perché non mangi?
Perché non mangi insieme a noi? Non mi va di mangiare se ti vedo così."
Allora Baba rispose: "Quando voi tutti mangiate, il cibo viene a Me.
Com'è la vostra preghiera a tavola? Aham Vaishvanaro Bhutva Praninam Dehamasritaha. Io sono nel vostro corpo. Tutto il cibo che mangiate giunge a Me. Perché dovrei dunque mangiare se già voi mangiate?"
Quando passeggi, Baba non ha bisogno di passeggiare separatamente. Ecco
la risposta che posso fornire.

Ora risponderò ad alcune altre domande nel tempo rimasto questa mattina.

Prima domanda: "PERCHE' CERTI BAMBINI MUOIONO IN GIOVANE ETA'?"

Se consultate i due volumi della Satyopanisad, la maggior parte delle domande troverà una risposta.
Questa domanda è stata trattata, citando una risposta diretta di Bhagavan: "Giovane o vecchio sono concetti relativi al corpo. È il corpo che invecchia. È questo corpo che è giovane. È questo corpo che è vecchio. Dunque, giovane e vecchio sono termini applicabili al corpo. Ma lo spirito è eterno."
Pertanto, questo è un fatto di eternità. Per me, può essere un ragazzo, ma in una precedente vita, nelle vite passate, quell'anima ha pregato per fondersi nel Divino. Il cosiddetto 'bimbo' è giovane dal vostro punto di vista. Ma l'anima è 'vecchia'. Essa è immortale ed eterna, non vuole restare fuori. Vuole essere Uno col Divino. La goccia non vuole esistere separatamente. Vuole ritornare
all'oceano. Sono chiaro? La goccia vuole ritornare nell'oceano.
Potremmo dirle: "Goccia, tu sei così semplice, sei così piccola; sei come una perla. Resta qui."
Risponderebbe: "No, no! Devo tornare nel mare." La goccia e l'oceano sono una e la stessa cosa.

Altro punto. Un grande santo, Narada, pose questa domanda a Shri Mahavishnu, a Dio. Questo si trova anche nella letteratura Sai : "Oh Dio, Tu sembri essere parziale.
Sembra che Tu abbia dei favoritismi. Perché?"
Immediatamente Dio gli chiese: "Che sciocchezza vai dicendo? Pensavo tu fossi un uomo saggio.
Forse sei fuori di testa. Cosa c'è che non va? Da quando hai cominciato a girare per i tre mondi, devi aver perso il senso dell'equilibrio!"
Narada rispose allora: "Swami, Prahlada è un ragazzetto. Egli ha potuto ottenere la liberazione molto presto, mentre c'è invece un saggio di nome Morocunda Maharishi, un grande saggio, che ha fatto penitenza per centinaia di anni ma non ha ottenuto la realizzazione. Perché? Come mai questo ragazzo ha ottenuto la realizzazione così alla svelta e questo vecchio no? Perché?"
Allora il Signore spiegò: "Questo Maharishi, che ha fatto penitenza per centinaia di anni, iniziò la sua penitenza solo in questa vita; invece il ragazzo Prahlada ha fatto penitenza per parecchie vite. Sembra giovane ora, ma egli ha praticato l'austerità durante numerose delle sue ultime vite.
Ma tu non ne puoi sapere nulla."

Bhagavan Baba ci dà un esempio: due uomini stavano camminando. Uno dei
due prese una sbarra e la usò per colpire una dura pietra, ma la pietra non si ruppe. Ci provò più e più volte, ma la pietra non si ruppe. Ci provò dieci volte, ma la pietra non si ruppe.
L'altro uomo disse allora: "Ci provo io." Prese la sbarra, colpì, e la pietra si ruppe
immediatamente.
Il primo uomo si risentì: "Ci ho provato dieci volte e questa pietra non si è rotta. Ora si è rotta. La natura non è giusta."
Allora il secondo uomo disse: "Guarda, io l'ho colpita ora e la pietra s'è spaccata in due. Cerca di capire la semplice matematica qui contenuta: aveva già ricevuto dieci colpi da te, ed il mio è stato l'undicesimo. Per questo s'è rotta, perché aveva già preso dieci colpi."
Similmente, giovane o vecchio è solo un vostro calcolo. Ma la formula Divina opera su una dimensione del tutto differente.


Altra domanda: "L'ATMA HA UNA RELIGIONE?"

Le religioni sono di vostra fattura. L'Atma, il Sé non ha nulla a che fare con la religione. Esso non ha nessuna religione, non ha attributi o qualità, non ha nome né forma.


Terza domanda: "È CATTIVO KARMA CAMBIARE DA UNA RELIGIONE ALL'ALTRA?"

Sì, è cattivo karma. Non dobbiamo cambiare la nostra religione perché tutte le religioni sono una e la stessa. C'è unità nella diversità. Tutte le religioni insegnano la stessa Verità. La Verità è una. I sapienti la descrivono in modi diversi, ma la Verità è una. Lo zucchero è uno; tutti i dolci sono fatti dello stesso zucchero. Se comprendete che la Verità è fondamentalmente una, non ci sarà niente di sbagliato in qualsiasi religione seguiate.


Altra domanda: "IN UNA FAMIGLIA, SE I GENITORI FANNO DEL MALE, IL FIGLIO POTRA' SOFFRIRE PER IL CATTIVO KARMA, FINO A MORIRNE?"

Niente da fare. Nei calcoli Divini, ciascuno deve soffrire le conseguenze del proprio karma. Il karma del padre non ricade sul figlio. Il karma del figlio non viene sopportato dal nipote. No, niente di tutto questo. Se così fosse, non saremmo qui. Prashanti Nilayam non sarebbe affollato.
Tutte le stanze sarebbero vuote. No, no, no. Ognuno ha il proprio conto individuale. I genitori non c'entrano. Un uomo di violenza e di terrore, Hiranyakasipu, ebbe un figlio di nome Prahlada, un grande devoto. Dunque il figlio non ha nulla a che fare con il padre.
Swami ci fa un esempio. Una persona raccoglie dei semi da alcuni cespugli spinosi, ed altri semi da piante da frutta. Cosa accadrà se li pianta? I semi dei cespugli spinosi daranno origine a cespugli spinosi. Quelli delle piante da frutta diventeranno delle altre piante da frutta. Qui non ci può essere del commercio internazionale.


"QUANDO L'ATMA LASCIA IL CORPO, COSA ACCADE ALL'ATMA DOPO LA MORTE?"
Questa è la domanda successiva.

Dove va l'Atma? Non c'è luogo dove l'Atma non sia. Non esiste il fatto che l'Atma se ne vada da qualche parte. Non va in vacanza o in qualche viaggio egoico o a passare il fine settimana, perché l'Atma è presente ovunque. Non va in nessun posto. Essa è ovunque. Un semplice esempio che Baba ci dà è questo. C'è una lampadina. Quando togliete la lampadina, non c'è forse più l'elettricità?
L'elettricità c'è, e se inserite la lampadina, otterrete la luce. La fonte di energia c'è. Quando rimuovete la lampadina, la fonte di energia c'è ancora, ma non ne
ricavate la luce. Ecco l'esempio di Bhagavan. Allo stesso modo, che il corpo ci sia o no, la Divinità, l'Atma, la Coscienza, lo Spirito esiste perché è immortale.


Altra domanda: "HO ANCORA DEI DESIDERI, COSA DEVO FARE?"

Non c'è niente da fare. Dobbiamo capire la causa del desiderio. Il desiderio non è sorto dal mio corpo. Il desiderio non è stato prodotto o fabbricato da questa mano.
La gamba non mi porta verso il desiderio. È la mente la causa del desiderio. I desideri nascono nella mente. Se capite che la mente è il substrato, è la base, che la mente è la causa del desiderio, potrete cercare di essere privi di desideri.
Come? La mia mente va verso il desiderio. Io dico alla mia mente: "Non andare da quella parte. Va verso il Mandir."
Quando la mente pensa a Dio, quando la mente canta il Suo Nome, quando la mente è in meditazione, quando la mente canta sempre la Sua gloria nei bhajans, non c'è desiderio. Quando la mente è diretta verso il mondo, è piena di desideri.

Cari amici, vi prego di comprendere che tutto ciò proviene unicamente dagli insegnamenti di Swami, che sono stati raccolti in questo libro, Satyopanisad, da cui potrete fare ricerche. Ecco qui un piccolo esempio dato da Baba. Questo è un ventaglio. Se muovo la mano verso di voi, sentite voi l'aria, quando giro il ventaglio verso di me, sento io l'aria. È vero? Allo stesso modo, quando la
mente è diretta verso il mondo, è soffocata. Le manca il fiato. È piena di desideri. Quando la stessa mente è volta interiormente verso la coscienza, è beata, non ha più desideri.


La seconda parte della domanda: "COM'E' POSSIBILE PERDERE IL DESIDERIO
SENZA CHIUDERE IL CUORE?"

Per favore, attenzione che qui c'è della confusione sulle categorie. La mente è il centro del desiderio, mentre il cuore è il centro dei sentimenti. La mente è
duale; il cuore è non-duale. La mente è diversificata; il cuore è unità. La mente è emozionale; il cuore è equilibrato. La mente cerca sempre la convenienza; il cuore è per la convinzione. La mente è fisica; il cuore è spirituale. Non parlo del cuore fisico - quello ha bisogno del cardiologo. Intendo il cuore spirituale. Chiudere il vostro cuore significa chiudere le porte della vostra anima - chiudere le porte della vostra coscienza.

Se chiudete il vostro cuore, allora significa che non desiderate volgervi interiormente. Vuol dire che preferite chiudervi nell'oscurità delle fantasie, dei gusti e delle avversioni, delle svagatezze della mente. La mente è piena di capricci, di apprezzamenti e contrarietà, di scelte e preferenze. Se mi muovo nel campo della mente, divento nevrotico o psicotico. Non c'è bisogno che
chiuda ad ogni costo il mio cuore. Il cuore deve restare aperto. Più si dà al cuore un'occasione, una preferenza, e più la mente si ritira, la mente si spegnerà da sola automaticamente.

Terza parte di questa domanda: "TUTTA LA VITA E' UN SACRIFICIO, E' VERO? DIO VUOLE DAVVERO CHE NOI SIAMO TALI MARTIRI?"

No, no, non dobbiamo prendercela così col povero Dio. Egli non ci vuole martiri. Perché vuole che vi sacrifichiate? Perché è così che sarete felici. Sacrificate il
vostro desiderio, perché il desiderio conduce alla sofferenza. Senza desideri sarete beati. Voi non vi sacrificate per nessuno; fate sacrificio per il vostro stesso interesse. Invece di andare a teatro, vado al Mandir.
"Non vado a teatro, non sono andato al cinema, dunque ho compiuto un sacrificio." Oh, voi non avete sacrificato proprio nulla. Andando a teatro o al cinema, la vostra mente sarebbe diventata violenta, si sarebbe agitata. La vostra mente sarebbe stata disturbata, colmata di onde turbolente.
La mente avrebbe perso il suo equilibrio e la sua pace. Andando al Mandir, la mente gode della pace, dell'equanimità; si rallegra. Allora, cosa avete sacrificato?
Non avete sacrificato nulla per nessun altro. Avete compiuto un sacrificio a vostro vantaggio, per il vostro miglioramento.


La prossima domanda è: "COSA DICE SWAMI A PROPOSITO DEGLI AMICI E DEL LORO RUOLO NELLA NOSTRA VITA?"

Swami spesso dice: "Dimmi con chi vai, e ti dirò chi sei." Ma, cari amici, noi non abbiamo amici oggi. No, no, no. Un amico al mattino diventa un nemico la sera. Oggi la maggior parte delle relazioni è improntata sull'egoismo, è in funzione della politica, è per uno scopo preciso. Ma chi è il vero amico? Qual è la definizione di amico?
Bhagavan afferma: "Quello che è con voi, che sarà con voi, che era con voi - quello che è sempre al vostro fianco nel passato, nel presente ed anche nel futuro, Quello soltanto è il vero Amico."
Supponiamo che abbiate un contrasto con qualcuno: non vi guarderà più in faccia. Come dice Baba:
"Quando le tasche sono colme di denaro e vostro padre occupa una posizione di spicco, ognuno vi saluta: 'Ciao, ciao'. Quando le tasche sono vuote, quando vostro padre va in pensione, nessuno vi dice neppure 'Addio'." Non ci sono veri amici oggi.

Bhagavan ci fornisce un esempio. Un uomo venne trascinato in tribunale per via di un litigio. Egli aveva tre amici. Chiese ad un amico: "Verresti per favore in tribunale a farmi da testimone?"
L'uomo rispose: "Mi spiace. Io sono felice di giocare a carte con te al club, ma non voglio venire in tribunale a testimoniare, mi spiace."
"Um-hum."
L'uomo si recò allora presso il secondo amico. "Salve, amico! Siamo stati compagni di classe, amici d'infanzia. Perché non vieni in tribunale a farmi da testimone in modo che io possa essere assolto?"
L'altro rispose: "No, no, no, non vengo in tribunale. Ti posso dare l'indirizzo di un buon avvocato, un buon difensore che sosterrà il tuo caso, ma non vengo in
tribunale. "
"Oh-ho, grazie tante."
Allora andò dal terzo amico. "Per favore, mi daresti un aiuto?"
"Perché no? Verrò con te. Andrò al banco dei testimoni e parlerò a tuo favore, in modo che tu sia assolto."

Anche noi abbiamo tre amici. Chi sono? Il primo personaggio rappresenta i nostri amici, conoscenti, o quelli che conosciamo bene. Questi amici diranno solo "Oh, è morto?
Oh-ho, era un buon uomo.
Cosa possiamo farci?" Ed è tutto.
Il secondo tipo sono i parenti, che vengono fino al camposanto. Ed il terzo amico è invece quello che verrà con noi anche dopo la morte, come conseguenza o risultato di tutte le nostre buone azioni o karma. Karmaphala, il compenso per le nostre azioni, ci segue.
Pertanto, quell'amico, Karmaphala, è l'eterno Testimone, che è Dio stesso. Dunque, la risposta alla domanda: "Chi è il mio amico?" è "Dio è il mio amico". Tutto qui - nessun altro.


La domanda seguente: "A CHE ORA ESCE BABA PER IL DARSHAN?" Non lo so.
"A che ora estraggono a sorte le file degli uomini al mattino ed al pomeriggio?" Hari Om Tat Sat.
Qual è l'orario dei bhajan? 5:15 alla sera, ed alle 9 il mattino.
Mattino: darshan tra le 6:30 e le 7. Le file si estraggono dalle 5:30 in poi, il mattino. Nel pomeriggio, dalle 12. Ecco tutto. Queste erano le domande per oggi. Sono felice che siano arrivate delle domande. Gradualmente, rifletteremo più in profondità, e così emergeranno delle domande spirituali.

Anil Kumar conclude la conversazione cantando il bhajan, "Jaya Ho Jaya Ho Gopalana".

Tante grazie!
Sai Ram


Note:

1) Dîpâvalî - Una festività religiosa che si celebra nel giorno di luna nuova del mese di Kaumudi (da ottobre a metà novembre), durante la quale vengono accese in tutte le case luci, candele o lanterne per festeggiare l'uccisione del re demone Narakasura. Krishna annientò il malvagio demone con l'aiuto della Sua consorte Sathyabhama; quest'ultima simboleggia la "Consapevolezza, la Saggezza e la Conoscenza spirituale".

2) Sanâtana Sârathi - L'Eterno Auriga - Dio, la Guida interiore dell'essere umano. È anche il titolo del mensile edito in lingua inglese, telugu, kannada ecc. a Prashânti Nilayam, che riporta i Discorsi di Sathya Sai Baba, nonché gli articoli dei Suoi devoti sull'insegnamento e la pratica spirituale.

3) Sanâtana Dharma - La Legge Divina Universale, la Sapienza antica.

4) Dvâpara Yuga - E' il terzo dei quattro Yuga o ere, e comprende un periodo di 864.000 anni.
Lasciando la propria forma umana, Krishna pose fine al Dvâpara, o era del bronzo, dando inizio all'attuale Kali Yuga, età del ferro o delle tenebre. Questo quarto Yuga comprende un periodo di 432.000 anni.

5) ONAM - La celebrazione della festività religiosa di Onam significa che l'uomo deve distruggere l'ego ed ottenere la realizzazione del Sé.

6) BALI era un re giusto, depositario d'ogni virtù e di grandi qualità.
Dopo esser diventato l'imperatore del mondo, volle anche conquistare il mondo di Indra, il re degli déi; ma quest'ultimo, preso da paura, chiese aiuto a Vishnu, affinché lo salvasse. Su consiglio del suo Guru, Sukrâchârya, Bali eseguì un particolare rito sacrificale detto, Vishvajit Yajña. Durante tale cerimonia Vishnu si presentò a Bali nelle vesti di un giovane Bramino, il nano Vâmana, e gli chiese
in dono tre passi di terra. Bali acconsentì a concedergli il dono, nonostante il suo Guru lo avesse messo in guardia avvertendolo che la persona alla quale stava facendo l'offerta era il Dio Vishnu stesso. Bali, tuttavia, pensò che se il Signore dell'Universo era venuto per chiedergli un dono, non c'era per lui onore più grande del concederglielo. Immediatamente il nano Vâmana crebbe a
proporzioni cosmiche. Col primo passo, percorse la terra e, con il secondo, percorse tutti i Cieli.
Chiese allora a Bali come avrebbe potuto ottenere il terzo "passo" di terra. Bali, non avendo più terra, offrì se stesso ed il proprio capo per il terzo passo. Così il
Signore, ponendo il proprio piede sul capo di Bali, e spingendolo nella più sacra delle regioni inferiori, distrusse il suo ego e l'orgoglio della sua grandezza e lo santificò.