Satsang

L'amministrazione del respiro (parte seconda) e il 'Guru Purnima'

14 luglio 2002

Cari fratelli e sorelle!
la scorsa settimana abbiamo portato avanti l'argomento dell'amministrazione del respiro fino a un certo punto. Sotto questo titolo ve ne ho dato, sotto forma di
"pillole", tre aspetti.
Il primo era il mantra 'Soham' - l'esercizio respiratorio - ciò che noi chiamiamo Pranayama, che è essenziale sia per una vita lunga e in salute, che per la
concentrazione e la contemplazione.
Il secondo aspetto dell'argomento era l'armonia interiore, ed il terzo era rappresentato dalla musica e dalle sue vibrazioni.
Questi tre aspetti costituiscono l'argomento dell' amministrazione del respiro.

La forma in 'pillole' che vi ho dato la scorsa settimana costituirà una traccia che ci aiuterà a pensare su queste linee direttive in maniera più approfondita. Questa mattina cercherò di coprire qualcuno degli aspetti rimasti - gli aspetti dell'armonia interiore, della musica e delle vibrazioni.


STABILIRE L'ARMONIA INTERIORE

Permettete che vi dica qualche parola sull'aspetto riguardante le modalità da seguire per stabilire l'armonia interiore. Noi non abbiamo la pace mentale. Siamo agitati e molto disturbati nello spirito, a dispetto di tutto ciò che abbiamo a questo mondo, perché ci manca l'armonia interiore.
Questo è il motivo per cui non riusciamo a vivere in pace.
Dimostriamo anche molti più anni di quelli che abbiamo. Se uno ha 40 anni, ne dimostra 60 o 70. Ma c'è anche della gente anziana che sembra molto giovane; il loro segreto risiede nel fatto che vivono in armonia con Se Stessi. Coloro che hanno l'armonia interiore restano giovani. Questo è il loro segreto, che mi crediate o no.

Ma che cos'è quest'armonia interiore? Come si stabilisce? Eccovi alcune indicazioni su come fare per raggiungerla. Inutile dire che ogni punto è tratto sclusivamente dalla letteratura Sai, e che io non ho alcun diritto d'autore né alcuna autorità su quanto segue.


STATO DI SOGNO E STATO DI VEGLIA

Ci sono tre livelli di coscienza - tre livelli di consapevolezza. Il primo è lo stato di veglia. Lo stato di veglia è chiamato jagratha. In questo jagratha, o stato di
veglia, noi funzioniamo con l'aiuto di tre componenti: MCA. 'M' sta per 'mente', 'C' per 'corpo' e 'A' per 'Atma'. Quindi nello stato di veglia, jagratha, lavoriamo con questi tre. Con questi tre costituenti - corpo, mente ed Atma - godiamo delle varie esperienze dello stato di veglia.

Il secondo stato di coscienza è lo stato di sogno - quello che noi chiamiamo swapna. In un sogno, posso sognare che sono andato all'estero o che sono un milionario, è quella può essere considerato un sogno 'positivo'. Ma a volte sogno di aver perso tutto, di essere stato imbrogliato da qualcuno o condannato dalla gente, e questo è un esempio di sogno negativo. In un sogno lo sperimentatore ha solo due componenti: la mente e l'Atma. La componente 'corpo' manca.
È abbastanza evidente che in uno stato di sonno profondo sperimentiamo
incosciamente la beatitudine.
Nel sonno profondo siamo in uno stato in cui la mente manca, è non-funzionale, 'ritirata'. Quando la mente è ritirata, tutto è bello.

Quando dico 'mentale', per favore capite che cosa intendo. Non mi riferisco ad una mente perversa, che rappresenta un caso psicotico. Parlo del ritiro della mente, dell'intorpidimento della mente, dello stato di silenzio della mente. Quando la mente è silente, intorpidita nello stato di sonno profondo, sperimentiamo la beatitudine. In questo stato, che si chiama 'sushupti', solo l'Atma resta, in qualità di testimone.

Così dico: "Oh, oh, come ho dormito bene!" Chi ve lo ha detto? La vostra mente? No! La mente non esisteva là, nel sonno profondo. Vi ha informato il corpo? No, no, cari miei! Il corpo non c'era.
Allora come avete fatto a sapere che avete dormito bene? "Per favore, state calmi. Questa è la mia esperienza". Che cosa significa? Il testimone, o sakshi vi dice che avete avuto una bella esperienza. Questo vuol dire che una volta che vi trovate in quello stato di 'testimone', quando siete in quello stato di coscienza senza corpo né mente, siete in uno stato di beatitudine.
Perché?

Essere beati è la natura dell'anima, è la natura dello spirito, è la natura della pura coscienza.
La beatitudine è l'Atma. L'Atma è beatitudine. Penso di essere chiaro:
quando il corpo e la mente non ci sono, l'Atma sperimenta la beatitudine. Ecco perché diciamo: "Oh, bene, bene! Che bel sonno ho avuto!"


LO STATO DELLA SUPER-COSCIENZA

Ora, sopra questo stato ce n'è un altro, che chiamiamo turiya o super-coscienza. Il Turiya è al di là di questi tre stati. Che cos'è la super-coscienza? Col termine 'super-conscio' si indica l'identificazione del Sé individuale col Sé Cosmico, l'identificazione del Sé individuale con il Sé Universale. Significa che la goccia trova la sua identità nell'oceano.
L'oceano è possente, e la goccia è così piccola e sottile. Nella super-coscienza, questa goccia si identifica con la vastità dell'oceano.

"Che cosa stupida è mai questa?!" Può suonarvi stupida se andate per quantità. Infatti, da un punto di vista quantitativo, la goccia è piccola, mentre, quantitativamente parlando, l'oceano è vasto ed infinito. Ma, qualitativamente, una goccia è buona quanto l'oceano.
La sola differenza è la quantità. Sia la goccia che l'oceano, dopo tutto, essenzialmente non sono che acqua, H2O. L'oceano non è H3O ed una goccia non è H4O. Niente da fare! La goccia e l'oceano sono entrambi essenzialmente H2O, o acqua. Così l'identificazione dell'anima individuale, la goccia, con l'Anima Universale, l'oceano, si chiama turiya, o stato trascendentale di coscienza.

Qui sulla lavagna ci sono alcune parole in sanscrito. Vi illustrerò quello che dice sempre Bhagavan. Per esempio, io sono un attore e devo recitare tre diversi
ruoli in uno spettacolo teatrale. Nella prima scena ho un ruolo, nella seconda un altro ruolo, ed ho un terzo ruolo nella terza scena. I miei ruoli nello stesso spettacolo sono tre. Impersono tre diversi personaggi, ma in realtà io non sono nessuno di essi. Mi calo in tutti e tre i ruoli, ma non sono 'essi'.

Mentre recito nel primo ruolo, sia il pubblico che io stesso pensiamo che 'io sia' quel ruolo.
Questo significa che recito bene. Nella seconda scena mi identifico col secondo ruolo, e recito bene. Nella terza scena impersono un altro ruolo ancora, e con
successo. Ricevo applausi e congratulazioni e in quel particolare momento penso di essere quella persona. Quando il dramma finisce, io non sono nessuno dei tre.

Eccovi un semplice esempio: nella prima scena interpreto un contadino e nella seconda un re. Alla fine del dramma non continuo ad essere il contadino e non continuo a fingere di essere un re.
Pensate se venissi alla mensa dicendo: "Sono il re!". La gente penserebbe: "Questo non è il posto giusto per te!" (Risate)

Quindi, la super-coscienza, quella che viene chiamata Paramatma o Divinità, è il livello individuale chiamato jivatma o anima individuale o coscienza individuale, ed è lo stato che sperimentiamo nello stato di sonno profondo o sushupti. La sushupti è la coscienza, nella forma in cui viene sperimentata a livello individuale. La coscienza individuale viene sperimentata a livello individuale come sushupti. Quindi, amici miei, lo stato trascendentale del turiya, in cui l'uno si unisce all'Infinito, lo stato in cui la goccia si unisce all'oceano, è quello che chiamiamo il Sé Cosmico, il Sé Universale, che è trascendentale.

Questi sono i quattro livelli di coscienza, dei quali il quarto è il più alto. Esso è presente in tutti gli altri tre, ma li trascende.
Ricordatevi dell'esempio che vi ho fatto: recito tre diversi ruoli nel dramma, ma non sono nessuno di essi. O meglio, sono là, ma sono al di sopra e al di là di quegli stati.


IL SOGNO NOTTURNO ED IL SOGNO DIURNO

Il secondo punto è: per stabilre l'armonia interna c'è bisogno di capire i quattro stati della vita. Bene, potete chiedervi: "Come si può avere l'armonia interiore
semplicemente conoscendo i tre stati di coscienza?" Lasciate che ve lo spieghi. Se so che questo è lo stato di veglia, che quest'altro è lo stato di sogno e che quello è lo stato di sonno profondo, come posso derivare da questo fatto l'armonia interiore? Questa è la domanda fondamentale.

La risposta è semplice. Che cosa fa Bhagavan? Il nostro Bhagavan ci dà questa spiegazione spirituale bellissima, ardua e complicata nella semplice forma di una
pillola omeopatica, tutto qui! (Risate) Una pillola omeopatica! È così piccola e delicata, così dolce! La potete ingoiare senza indugio! Volumi su volumi di libri sono stati scritti su questo argomento; ma abbiamo due alternative: o li capiamo, o diventiamo pazzi e desideriamo commettere suicidio! (Risate) Ma
Bhagavan lo spiega in uno stile così semplice, bello, Divino, unico, senza paragoni, tale da farci desiderare di leggere sempre di più su quelle righe di pensiero. Ci sentiamo come se stessimo sperimentando quella presentazione Divina. Che cosa dice?

Ciò che noi sperimentiamo ora è il sogno diurno. Durante il sonno sperimentate il sogno notturno.
Uno è il sogno diurno, per dodici ore, l'altro è il sogno notturno per altre dodici ore. Un giorno ha 24 ore. Abbiamo solo 24 ore in un giorno, in tutto il mondo, sia che ci si trovi in America o nell'unione Sovietica. Quindi, mentre dormite, siete nel vostro sogno notturno, mentre quando vi trovate nello stato di veglia siete nel sogno diurno.

Così Bhagavan dice: "La vita è un sogno. Realizzatelo." Tutto ciò che sperimentate ora è un sogno diurno. Non è permanente. E scomparirà anche ogniqualvolta andate a dormire e sognate. "La vita è un sogno. Realizzatelo." Tutto è come una nuvola di passaggio. In questo momento forse sto godendo
di qualcosa, ma quando mi addormento posso fare un sogno in cui piango.
Posso piangere nel mio sogno notturno e danzare nello stato di veglia. Nessuno dei due è permanente. Nessuno dei due è eterno. Ma lo sperimentatore, l' 'Io', è eterno. Perciò, se si è coscienti del fatto che di giorno viviamo un sogno diurno e di notte un sogno notturno, e che nessuno dei due è permanente, questo ci aiuta a stabilire un' armonia interiore. Ci aiuta a sviluppare uno
spirito di equanimità e a vivere in pace. Ecco perché questa mattina ho voluto parlare di questo come primo punto.


I QUATTRO STADI DELLA VITA

Il secondo punto riguarda i quattro stadi della vita. Il primo stadio è l'infanzia, balya. Il secondo stadio è la gioventù, youvana. Il terzo stadio è la mezza età,
kaumarya. Il quarto stadio è la vecchiaia, vardhyaka. Ci sono quattro stadi. "No, signore, in nuova Zelanda ne abbiamo cinque!"
Non c'è nessuno che dice questo? No! (Risate) La Nuova Zelanda avrà senz'altro delle cose nuove, ma non può avere un quinto stato! Ovunque troveremo solo quattro stadi della vita, nel passato, nel presente e nel futuro. Gli stadi sono: l'infanzia, la gioventù, la mezza età e la vecchiaia.

Bene, come può, il fatto di esserne a conoscenza, aiutarmi a sviluppare l'armonia interiore? Mi aiuta a sviluppare l'armonia interiore nel momento in cui realizzo che questi quattro stadi avvengono in successione, in sequenza, e che sono inevitabili ed indispensabili. Essi avverranno.
Non posso dire: "Oh, Dio! Voglio rimanere per sempre giovane!" Impossibile. Non esistono cosmetici, dolciumi, ciprie o chirurgie plastiche che possano farvi restare eternamente giovani. "Ma, Signore, Michael Jackson si è fatto la plastica e sembra giovane!" Capisco! (Risate). Fatemelo guardare, così che me la faccio anch'io uguale! Sì, posso avere tutti i migliori cosmetici disponibili al mondo, ma NON POSSO rimanere per sempre giovane. È impossibile.

Non devo piangere quando invecchio. Devo invecchiare con grazia. C'è una bellezza nella vecchiaia.
Coloro che stanno male da vecchi non hanno goduto pienamente degli altri stadi della vita.
Supponiamo che io non mi sia goduto la mia giovinezza. Allora, da vecchio, mi lamento. Questo è il motivo per cui alcune persone anziane detestano i ragazzi: "ragazzo inutile, perché fai tutto quel chiasso!?" Questo vuol dire che quella persona non ha fatto tutte quelle cose da giovane (Risate). Se l'infanzia è stata goduta fino in fondo, non si rimpiange la gioventù. Quando la bellezza è stata sperimentata pienamente, non si rimpiange nella mezza età. Quando si è
usufruito pienamente dei vantaggi della mezza età, non ci sono rimpianti durante la vecchiaia.

Dopo tutto, se il figlio dice: "Papà, questa è una Maruthi!", il padre risponderà: " Siediti, io avevo la Mercedes!" (Risate) Il figlio dice: "Ho le cravatte con i
segni dello zodiaco"; il padre risponde: "Cravatte con lo zodicao?! Tzè! Io usavo le cravatte inglesi.
Lo sai?" Il punto è che il cosiddetto divario fra le generazioni, la cosiddetta differenza psicologica, deriva dal fatto che non si è goduto degli stadi precedenti in modo completo. Per questo si brontola e ci si lamenta nei
successivi stadi della vita.

Queste cose succedono in sequenza. Non devono esserci proteste né rimpianti, in quanto ogni stadio ha la sua bellezza, la sua grandezza, il suo proprio splendore, il suo proprio gusto. Quando sappiamo questo, abbiamo raggiunto l'armonia interiore.


BRAHMACHARYA : IL CELIBATO

Il terzo punto riguarda le quattro fasi della vita. È su questo che voglio attirare la vostra attenzione. La prima fase è la fase del celibato, brahmacharya. Si
tratta di una vita disciplinata. Non che le altri fasi non lo siano. Il brahmacharya vive nel costante controllo dei sensi. Questo periodo dev'essere utilizzato per raggiungere la conoscenza. È il processo dell'apprendimento, dello studio. Il brahmacharya è uno stretto periodo di disciplina per acquisire la conoscenza, per prepararsi alla vita. È la preparazione alla vita. Essa dev'essere fatta con cura, affinché l'intera casa della vita non crolli.

Recentemente i giornali hanno riportato che un palazzo di trentun piani è crollato venerdì mattina.
Ad Hyderabad sono crollati due palazzi, uno di sedici ed uno di dieci piani. Perché? Le fondamenta non erano state gettate in modo appropriato. Allo stesso modo, il brahmacharya rappresenta le fondamenta. Se sono forti, il palazzo resisterà. La prima fase della vita, il brahmacharya, è la preparazione alla vita.


GRIHASTHA : IL CAPOFAMIGLIA

La seconda fase è il capofamiglia, o grihastha. Ci sono due oggetti nella vita durante questa fase.
Quali sono? Uno è il desiderio (kama). Il secondo è la ricchezza (artha). Artha, denaro, e kama, desiderio. Si devono avere soldi per soddisfare i desideri. Senza soldi non potete realizzare i vostri desideri. Volete una Coca Cola.
Nessuno ve la darà gratis. Volete una frittella, o un dolce. Nessuno ve l'offrirà così: "Tenete, Prendete." No, no! Vorranno dei soldi da voi. Per qualsiasi cosa dovete pagare il relativo prezzo.

Quindi, quale capofamiglia, vedrete realizzati i vostri desideri - genuini e legittimi - se guadagnerete del denaro. Artha e kama, questi vengono realizzati in questa fase del capofamiglia.
E voi compite il vostro dovere, da capifamiglia responsabili.


VANAPRASTHA : RECLUSO

La terza fase della vita è quella dell' 'isolato', vanaprastha. Non ho detto "incurante, irresponsabile". Ho detto 'isolato', vanaprastha. Abbiamo numerosi
esempi di gente sconsiderata e irresponsabile - non li voglio menzionare!
'Isolato' - questo è lo stato del vanaprastha. Chi è un vanaprastha?

Un vanaprastha, una persona che vive appartata, 'isolato' dal mondo, è colui che distribuisce i beni ai figli e dopo dà loro solo delle indicazioni, li guida - e
basta. I figli possono essere indipendenti. Lui non diventerà un compagno, non comincerà un' altra attività o non molesterà i figli, così che quelli non aspetteranno altro che si dimetta per non averlo più fra i piedi! Se si tratta di torturare i figli, i genitori sanno bene come diventare un peso. No; lui distribuisce i suoi beni ai figli e li guida, aiutandoli in modo appropriato. Questo è un vanaprastha. Quando viene richiesto il suo consiglio, egli è pronto a darlo. Se c'è qualche programma da fare e c'è bisogno di lui, è preparato a guidarli.

Questa sorta di guida, di direzione, dev'essere data sulla base della sua esperienza passata come capofamiglia. Essendo stato un capofamiglia, sa molte cose. Ha raggiunto una ricchezza di esperienze; ora è vanaprastha, ed è pronto a guidare. "Miei cari, sono già passato attraverso tutto questo, perciò tutte queste cose le so già. Questo è il mio consiglio. Questo è il mio piano: perché non lo seguite?" E se il figlio non lo segue, bene! Affari suoi! Se gli altri non seguono i suoi consigli, il problema è loro.
Questo è lo stato dell' 'isolato', di colui che si è ritirato, o vanaprastha.


SANYASA : RINUNCIANTE

La quarta fase della vita è quella del rinunciante o sanyasi. Essere un sanyasi, essere nella fase del rinunciante, significa non essere attaccato a nessuno. Ha goduto la vita - da bambino ha giocato abbondantemente. Da giovane ha goduto la sua gioventù. Come capofamiglia ha ottemperato ai suoi doveri. Come vanaprastha, ha dato tutti i consigli necessari ai suoi figli e li ha guidati
appropriatamente. Ora è un rinunciante.

Se uno dei figli dice: "Padre, perché non avvii un'attività?", egli risponderà: "Niente più affari!
Quello è affar tuo, non più mio! Mi dispiace, lasciami a me stesso!" Lo stato del rinunciante è uno stato indisturbato, imperturbabile, di totale ritiro, uno stadio di contemplazione, di richiesta di conoscenza interiore, di ricerca interiore, di sperimentazione del Sé interiore. Non è uno stato in cui si possano fare affari, impiegarsi o avere avventure di questo genere, no!

Non è uno stato in cui si mantengono le chiavi o si calcolano gli interessi che si prenderanno - che cosa insensata! Quando basta, basta! "Non ho più interesse per queste cose perché il prezzo di mercato varia di giorno in giorno. Non voglio veder saltare la mia pressione sanguigna solo perché il tasso d'interesse salta in su e in giù di volta in volta. Non ho interesse negli interessi. Per favore
smettetela! Non mi date noia!"
Questa dovrebbe essere la psicologia, lo stato di quella mente giunta a maturazione. Aver chiuso con tutte queste cose - ecco che cosa significa essere un rinunciante, un sanyasi.

Un sanyasi non è mai perturbato, niente lo disturba. È in un costante stato di equanimità - sama dristhi. Non ha più desideri - niente kama. Non desidera l'artha, la ricchezza. mantiene semplicemente uno stato di tranquillità. Gioisce di quel vuoto. Gioisce del vuoto interiore. Si è ritirato dall'esteriorità. Ora va nell'interiorità.
Finora, la vita era nel mondo esterno, pravritti. Ora, la vita è dentro. La vita più grande, la vita più profonda, è interiore. L'anelito per la Divinità interiore è
il marchio di fabbrica della fase finale - la vita del rinunciante o sanyasi.

Nell'ottemperare ai nostri doveri, nel fare tutto ciò che è proprio di ogni fase della vita, capiamo che c'è una connessione. Capiamo che è in corso un'evoluzione, un processo di avanzamento.
È una progressione. Così potremo vivere nell'armonia interiore. Questo è il terzo punto sul quale desidero convogliare la vostra attenzione.


GLI STRUMENTI DELLA VITA

Ed ora eccovi il quarto aspetto dell'armonia interiore. Quali sono gli strumenti della vita? Un medico necessita di strumenti; un meccanico richiede degli utensili, degli arnesi; un insegnante ha bisogno di un pezzo di gesso, di un libro di testo e di una lavagna.
Se un insegnante dice: "Non ho bisogno di un pezzo di gesso, né di una lavagna"...be', è un insegnante dalla testa vuota. Non c'è più bisogno di lui. Farebbe meglio a fare l'autista! Un insegnante può danneggiare la società molto più di altre persone. Dopo tutto, un medico può riuscire a far fuori venti persone nella sua carriera. Un ingegnere può farcela a far crollare due o tre dei ponti che ha costruito. Ma un insegnante, un insegnante che non dovrebbe essere dietro a quella cattedra, un insegnante senza ispirazione, senza coinvolgimento e dedicazione, senza appropriata comprensione, rovina intere generazioni! Quindi, si deve stare molto attenti a scegliere questa professione.

Allora: un insegnante ha bisogno di alcuni strumenti. Uno scienziato necessita di un tubo da test, sì, ed ha bisogno di una provetta graduata. Ognuno ha bisogno di qualche strumento specifico.


IL CORPO

E quali sono gli strumenti della vita? Dio ci ha dato il corpo, deha.
Nessuno dirà: "Non ho bisogno del corpo". Tutti hanno bisogno del corpo. Nessuno dirà: "Dopo tutto, che cos'è questo corpo?" Chi dice questo è una persona inutile! Questo corpo è sacro! Non rinneghiamo il nostro corpo in nome di qualche religione. Alcuni dicono: "Questo corpo non serve a nulla".
Bene; ma come fai a parlare se non hai il corpo? Per favore, capitemi: questo corpo non l'ho creato io. Questo corpo è un dono di Dio. Bhagavan dice addirittura che il corpo è il tempio di Dio. Perciò, se dico: "Sono pronto a torturare il mio corpo", se sono pronto a digiunare, ad essere magro e debole - tutto in nome della spiritualità - non è altro che un nonsenso ed una pazzia.
Non abbiamo il diritto di rovinare questo corpo perché esso è un dono di Dio. Non l'avete creato voi, e non avete il diritto di rovinarlo o sciuparlo. Dovete mantenerlo.

Ecco perché Swami, parlando ai ragazzi, dice: "Ehi! Perché sei così magro? Perché sei così debole?
Non mangi abbastanza?" Dirà loro: "Questa è l'età in cui si deve mangiare di più. È l'etá in cui si deve essere più forti". Invece alla gente della mia età dirà: "Bene, vedo - sì, stai prendendo la forma di un punto interrogativo! Sì, stai attento! Non mangiare troppo.
(Risate) Stai attento. Non riesci ad alzarti di scatto?" Dovete mantenere il vostro corpo con cura, non potete rifiutarlo. È lo strumento più importante datovi da Dio - un apparato Divino datovi da Bhagavan, che è Dio stesso.


I SENSI

Il secondo strumento della vita sono i sensi, indriyas. Il solo avere un corpo non è sufficiente.
Il corpo ha i sensi - i sensi di percezione ed i sensi di azione.
Quindi, jnanendriya, i sensi di percezione e karmendriya, i sensi di azione, ci sono stati dati affinché il nostro corpo sia efficiente e funzionale, affinché abbia significato, affinché abbia uno scopo e sia orientato verso la meta. Quindi, i sensi attaccati a questo corpo hanno uno scopo. Gli occhi non sono là solo per
osservare delle cose senza senso. Le orecchie non vi sono state donate per fare delle chiacchiere, o per parlare inutilmente, o per spettegolare. Le orecchie sono là per ascoltare la melodia e la musica della vita. Ogni arto ed ogni parte del corpo hanno uno scopo. Le mani non vi sono state date per giocare a carte. Le avete per servire la società.
Le narici servono a godere dei profumi, non per ricevere od accettare del tabacco da fiuto (Risate). Sicuramente no! la lingua l'abbiamo per gustare i cibi e per cantare, non per masticare il paan!


LA MENTE

Ogni parte del corpo ha uno scopo sacro e ben definito. Se ne facciamo cattivo uso o ne abusiamo è una tragedia. Questo meraviglioso dono della vita ha un apparato - il corpo con i sensi (indriyas) e la mente (manas). Dio ci ha dato la mente (manas). Essa è più potente di un missile, più di una bomba atomica, di una bomba a idrogeno o di una bomba all'azoto. Essa è più potente di qualsiasi
altra cosa, più degli ultimi ritrovati della tecnica dell'umanità. La mente può fare carriera ma può anche distruggere una carriera. La mente può trasformare l'inferno in cielo ed il cielo in inferno. La mente, nella vita, è tutto. È causa di schiavitù, ma è anche artefice della liberazione. Se volete progredire nella vita, la mente vi aiuterà. Se volete rovinarvi la vita, la mente è sempre pronta. (Risate)

Non c'è niente di sbagliato nella mente. È il modo in cui la usiamo. È come l'istruzione: qualcuno la usa a fini egoistici ed altri la utilizzano per lo sviluppo della società. È come il denaro: alcuni lo usano per avere una vita stravagante e lussuosa, altri lo usano per i sacrifici. Dipende sempre da colui che ne fruisce, non dal denaro o dall'istruzione in sé.
Dipende da chi fa uso di queste cose. Alcuni dicono: "Sono molto stanco della mente". Oh-ho! Ma dovete avere memoria, dovete saper ricapitolare, dovete avere la capacità di pensare, di sentire, di decidere, di giudicare, di discriminare, le facoltá della discrezione e del giudizio. Tutte queste cose ve le dà la mente.
Sono tutti aspetti propri della mente. Potete fare le più grandi cose con la mente.

Perciò non possiamo condannare la mente. Non dovete condannare il corpo. Non dovete condannare la mente. Perché? Ci sentiamo così in pace a Prasanthi Nilayam. Come potete sperimentare questa pace?
È la vostra mente a sperimentarla. Se vi urlo, vi sentite disturbati. È la vostra mente. Se cantate i bhajan di Bhagavan, ah! Siete in estasi! Perché? La mente vi porta ad altezze sconosciute. La mente vi conduce all'orizzonte. Perciò non si può condannare la mente.
Condannare la mente è un segno di debolezza. Un codardo si comporta così, uno che vuole fuggire.
Non dobbiamo farlo.
Dobbiamo solo imparare ad usare la mente, dobbiamo sapere come canalizzarla, come dirigerla, ma non dobbiamo condannarla.


THE INTELLECT

L' intelletto, o buddhi, è molto vicino allo spirito. È l'intelletto che vi fa sperimentare, conoscere e comprendere il Divino. La mente è esterna, ma l'intelletto è interno. L'intelletto è intuitivo. La mente è psicologica. La mente è esteriore, l'intelletto è interiore. L'intelletto è un potentissimo strumento che non potete permettervi di perdere.

Se un chirurgo non ha un bisturi, che cosa farà? Canta i bhajan in sala operatoria? Che cosa farà? Un bisturi è uno strumento molto importante per un chirurgo. Allo stesso modo, l'intelletto (buddhi) è molto importante per ogni persona perchè aiuta a entrare all'interno. Le migliori scoperte sono intuitive. Le più alte rivelazioni spirituali sono totalmente intuitive. Quindi l'intelletto dev'essere svegliato.

Conosciamo il corpo: chi sei? Il corpo risponde: "Io sono .......". "Di chi è questa mano?" "Questa è la mia mano, questa è la mia gamba". La parola 'io' è presente. "Il mio intelletto, la mia intuizione, la mia voce interiore me lo dice" - anche qui c'è l' 'Io'.
L' 'Io' è sempre presente.
L' 'Io' si identifica col corpo. L' 'Io' si identifica con la mente.
L' 'Io' si identifica con l'intelletto. L' 'Io' è il filo comune. E quell' 'Io' è il super-'Io'.
Quell' 'Io' è l' 'Io' trascendentale. Quell' 'Io' è Dio, è Brahman. Ecco perché Bhagavan dice: "Che cosa è questo 'Io'? Voi non potete dire che questo 'Io' sia il corpo, no! Non è la mente.
'Io' è 'Io' , e basta! Chi sono io? 'Io' sono 'Io'." Questa è la risposta data da Baba. (Risate) "Io non sono te, io non sono nessuno. Non sono il corpo, non sono la mente, no, no! 'Io' sono 'Io' !" Questa è la risposta definitiva. vedete? Questo si riesce a realizzare quando c'è un'armonia interiore perfetta.
Altrimenti non è possibile. è impossibile con qualsiasi altro processo.


MUSICA E VIBRAZIONI

Adesso affronteremo l'aspetto finale, quello della musica e delle vibrazioni. Di questo si potrebbe parlare all'infinito. Ma non voglio soffermarmici troppo a lungo perché tutti conoscono questo argomento. Sebbene io abbia molta letteratura con me, cercherò di guidare la vostra attenzione su alcuni punti che ritengo salienti.
Ricordate che quando cantiamo la gloria di Dio, i bhajan, Dio si installa là, ovunque la sua gloria venga cantata. Ecco perché troviamo gente che canta i bhajan in tutto il mondo. Ecco perché la gente ascolta una cassetta coi bhajan nel tragitto in auto dalla casa all'ufficio. Molti hanno le cassette dei bhajan di Baba, e le ascoltano a casa. Tutti ascoltano i bhajan. Perché? Dio ha promesso:
"Io mi installo ovunque venga cantata la Mia gloria".

La musica e le vibrazioni sono cose magnifiche da usare in caso di depressione, frustrazione, così come nel giubilo, nella felicità, nel piacere e nel dolore. I bhajan sono i benvenuti, devono essere cantati.
Mad bhakthi: il Mio devoto; yatha: ogni volta; gayanthi: canta; Ovunque il Mio devoti canti patra:
là; thistha: Io Mi installerò. Significa: "Io Mi installerò ovunque il Mio devoto canti la Mia gloria." Questa è la grandezza dei bhajan.


DEVE VENIRE DAL CUORE

Il canto deve provenire dal cuore. I bhajan devono venire dal cuore.
Questo significa: dal profondo dei vostri sentimenti. La maggior parte delle volte seguiamo il ritmo, il tempo ed il cantante.
Alcuni chiedono: "Chi canta?" E che te ne importa? Può cantare chiunque. Se mi preoccupo di chi canta, è finito lo scopo. Se mi concentro solo sulla batteria, posso rinascere batteria nella mia prossima vita! (Risate) Se mi concentro troppo sull'armonium, invece, rinascerò armonium!

Il sentimento dev'essere al di sopra del tempo, al di sopra del bhajan particolare che si sta cantando, incurante del cantante solista, perché voi dovete essere persi nel canto. C'è una differenza fra una nota ed un' altra. Questo è ovvio per coloro che conoscono la musica e ne sono consapevoli. Fra una nota ed un'altra c'é un vuoto. C'è uno spazio, dove viene trovata la vera
esperienza. Nella musica la vera esperienza è fra due note; è proprio come 'leggere fra le righe'.
Proprio nel leggere fra le righe, in quel piccolo intervallo di silenzio che si trova fra due note, risiede lo stato di beatitudine. Là si trova il vuoto in cui
sperimentate Dio.

Quindi, ascoltare la musica non è una cosa semplice. Cantare non è una cosa semplice. Cantare è un dono Divino. La musica é un dono di Dio, e coloro che l'ascoltano ricevono questo dono. Ascoltare è un'arte, cantare è un'arte. Cantare è un'arte. Ascoltare e far parte del coro è un'arte ancora maggiore. Essere uno con essa, identificarsi con la musica, raggiungere lo stato di totale
identificazione ed astrazione da tutto il resto - è la cosa più grande, la massima cosa. Lo scopo della musica allora viene realizzato.

Se guardo l'orologio e dico: "Ancora una canzone?" Ehi! Povero te, sei fuori dal gioco! "Quante canzoni ancora?" Sei finito! Se invece dimentichi il posto, dmentichi il tempo, dimentichi il cantante, se ti unisci al gruppo e canti, semplicemente, dimenticando te stesso, allora lo scopo, l'obiettivo della musica, è stato realizzato. Ecco come deve funzionare. La musica avrà delle sue proprie vibrazioni.

Visto che molti di voi non conoscono bene le tonalità, non le ho messe nella lista qui sulla lavagna. Ma ci sono delle canzoni che, se vengono cantate in una
determinata tonalità, garantiscono la pioggia. Anche la felicitá è garantita. Alcune delle canzoni della lista hanno delle tonalitá che sono curative. Alcune sono curative, altre preventive. Alcune conferiscono la beatitudine, altre la gioia mondana. La musica è Divina. Non smetterei mai di parlare su questo argomento.


IL PIANTO DI UN BAMBINO

Ora, prendete il pianto di un neonato, un pianto disperato che viene dal suo cuore. Il bambino nella culla comincia a piangere. La madre lo sente e corre da lui immediatamente, perché capisce che è il momento di dargli da mangiare. "Qualcosa non va; devo andare ad aiutare il mio bambino".
La madre non penserà mai: "In quale tonalità sta piangendo il mio bambino?" (Risate) Va a tempo? Il bambino più piccolo piange nella stessa perfetta tonalità del fratello maggiore o no?" Nessuna di queste considerazioni. Basta un pianto - per la madre è sufficiente.

La musica è l'espressione dell'estasi umana. La musica è un'espressione dell'agonia umana. La musica è un'espressione del livello oceanico dei sentimenti umani.
'Oceanico': ho usato di proposito questo aggettivo - 'oceanico'. Significa: proprio dell'oceano, vasto come l'oceano, infinito come l'oceano. La musica è un'espressione oceanica dei sentimenti dell'uomo e delle sue sensazioni. Le sue vibrazioni si estenderanno naturalmente in tutta l'atmosfera. Quando un cantante canta, non solo è estatico, ma influenza tutta l'atmosfera.
Sì, è come il pianto di un bambino che viene dal cuore. È genuino - non è un servizio fatto a fior di labbra.

Poi: 'nama' è più importante di 'nami'. Il nome è più importante della persona. Gesù Cristo non è più fra noi nella forma fisica. Né abbiamo Rama in forma fisica, né Krishna. Dopo tutto, c'è un solo Dio; se dico 'dei' mi riferisco alle varie religioni. Dio è uno, ma Rama, o Krishna, o Gesù non sono con noi in forma fisica.
Ma se pregate: "Signore, che sei nei Cieli, sia santificato il Tuo Nome, venga il Tuo regno...", sì, Dio verrà immediatamente in vostro aiuto. Se dite: "Rama o
Krishna? Questo è il mio problema", ecco che Essi sono già lì con voi, con spontaneità, freschezza, con prontezza, ad aiutarvi. Quindi la forma fisica non è importante. I bhajan sono superiori. Ogni volta che cantate, ecco che trovate Dio che si manifesta davanti a voi. Ecco perché 'nama' è più importante di 'nami', la persona.


DIO VI ASPETTA ALL'ORA PREFISSATA

Inoltre: noi stabiliamo un orario d' inizio per i bhajan, per esempio 'fra le 6:30 e le 7:30'. No, no, no, no! L' appuntamento con Dio dev'essere ad un'ora ben precisa. Supponete di avere un appuntamento col vostro capo. Dovete
incontrarlo alle otto di domattina nel suo ufficio. Se mancate all'appuntamento, perderete tutti gli appuntamenti! Il capo vi aspetta all'ora prefissata.

Anche Dio vi attende all'ora prefissata. Non mancate mai all'appuntamento con Dio. Non tralasciate le vostre meditazioni giornaliere, le vostre preghiere e la vostra adorazione quotidiana, a qualsiasi forma la indirizziate: non dovete mai mancare all'appuntamento con Dio.
Bhagavan ci ha fatto un esempio: "Se cominciate a dare da mangiare ad un cane tutti i giorni alle 12, regolarmente, il cane verrà da voi puntualmente tutti i giorni a quell'ora. Perché non dovrebbe farlo Dio?" Questo è ciò che Baba ha detto. (Risate) Questo è ciò che ha detto Baba, ve lo dico io!
Bhagavan dice: "Allo stesso modo, non mancate mai all'appuntamento con Dio".

Quindi, oltre all'appuntamento, per essere più efficienti sul lavoro, per essere più dinamici, più entusiasti, più zelanti, più efficienti, cantiamo mentre svolgiamo il nostro lavoro. Questo non significa che dobbiamo disturbare tutti cantando ad altra voce, no, no, no, no! Potete cantare il Suo Nome in modo silenzioso, dentro di voi. Come avviene il respiro, e nessuno lo nota, anche il canto del Nome di Dio può 'avvenire' senza che nessuno se ne accorga - per essere efficienti ed avere successo nella vita.

Questo è ciò che intende Bhagavan quando dice: "Testa nella foresta e mano nella società". Questo non significa che io mi debba tagliare la testa e lasciarla nella foresta, o che io debba lasciare le mie mani in una strada! "Oh-ho, così seguo strettamente il messaggio di Baba!" (Risate)
La gente penserà che voi siate scappati dall'ospedale psichiatrico.
(Risate) Non è quello che si intende per 'mani nella foresta'.

Per 'testa nella foresta' si intende il costante pensiero e la costante contemplazione di Dio.
'Mani nella società' significa fare il proprio dovere, assumersi le proprie responsabilità quotidiane. Le due cose vanno mano-nella-mano: queste sono le parole di Bhagavan.


QUALSIASI COSA TU FACCIA, CANTA BHAJANS

Qualsiasi lavoro stiate svolgendo, dovreste anche cantare. Se andate alla mensa (canteen) - trovate molte signore che, mentre lavorano, cantano i bhajan. Andate al panificio: anche là mentre lavorano cantano i bhajan. Andate all'ostello: i ragazzi lavorano e cantano i bhajan. Il lavoro ed i bhajan
stanno bene insieme. Non ci sono 'compartimentizzazioni', neppure di tempo, cioè non esiste 'un momento particolare' in cui si devono cantare i bhajan.
Che cosa dovreste fare tutto il resto del tempo?

Dobbiamo capire che i bhajan, la musica e le vibrazioni sono l'unico antidoto per l'inquinamento acustico. Tutta l'atmosfera è rumorosa. Ma se cantiamo, il rumore e l'inquinamento non ci daranno noia. Non avranno presa su di noi. Prendiamo ad esempio le nostre cinque dita. Sì, la formula delle cinque dita. Non dico la formula dei cinque o dieci punti dei politici, no, no, no, no! Cinque
dita, guardatevi le cinque dita.

Il primo è il pollice - pregate per i più vicini ed i più cari, gli intimi. Secondo, il dito
indice - pregate per tutti i vostri insegnanti, i vostri istruttori, i vostri medici, tutti coloro che guariscono la gente, che istruiscono, che insegnano - questo è il dito indice: essi, nelle vostre preghiere, vengono per secondi.
Terzo, il dito più lungo, il medio - pregate per i vostri governanti.
Pregate per gli uomini d'affari e per i grossi industriali, perché il benessere del Paese dipende dalla loro economia.
Pregate per loro.
Poi l'anulare, il quarto - pregate per i deboli, per coloro che soffrono, per coloro che sono nei guai per qualche motivo, pregate per i diseredati.
Infine, il mignolo, il quinto - pregate per voi stessi. Voi siete gli ultimi - questo è il mignolo.
Le cinque dita illustrano la metodologia con la quale dobbiamo pregare - il metodo per pregare che dovremmo incidere nelle nostre teste.


OTTO TIPI DI GURU

Visto che fra poco si celebrerà il Guru Purnima - il 24 luglio - non credo che potremo incontrarci la prossima settimana. Se sarà possibile ne sarò felice. Non so se è così anche per voi, ma io sarei felice se rimanesse un ritaglio di tempo per una sessione. Ma non credo che succederà. Vi auguro un felice Guru Purnima.
Il Guru Purnima è una celebrazione per esprimere la nostra gratitudine ai nostri guru, o Maestri.
Secondo quanto ha detto Baba, ci sono otto tipi di guru. Quali sono?

Il primo è il bodha guru, che significa: 'colui che insegna i testi sacri'. 'Bodha' significa 'insegnare'. Insegna tutti i testi, questo è tutto.
Il secondo guru si chiama Veda guru. Il Veda guru è quello che insegna i Veda, i testi sacri.
Il terzo è il Nishidha guru. Vi dirà come svolgere gli yagas, come celebrare i riti spirituali, gli yajnas: conosce tutti gli aspetti ritualistici.
Il quarto tipo di guru è il Kamya guru. Il Kamya guru vi dirà: "Se fate questa azione acquisirete dei meriti, o punya. Fate delle azioni meritorie, siate uomini di
merito. Non commettete mai peccati." Il Kamya guru vi insegnerà a guadagnarvi dei meriti.
Eccoci arrivati al quinto tipo di guru, che è il Vachaka guru. Il Vachaka guru vi insegna gli esercizi di yoga. Lo yoga stabilisce una connessione con Dio.
Sesto, il Suchika guru, che vi insegnerà a controllare i vostri sensi.
Settimo, il Karana guru: ci indica la connessione fra l'individuo e Dio - fra il jivatma, l'anima individuale, ed il Paramatma, l'Anima Cosmica.
Il Guru numero otto è il Vihita guru, che chiarisce tutti i dubbi e purifica la mente.

Questi, secondo Baba, sono gli otto tipi di guru. Il Guru Purnima è la nostra occasione per esprimere, dal profondo del nostro cuore, la nostra gratitudine a tutti i guru e per promettere che seguiremo i sacri insegnamenti che abbiamo ricevuto da essi; ed anche per congratularci con noi stessi per essere stati così fortunati da trovarci alla Divina presenza fisica di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba in quel giorno santo.


DIO STESSO E' UN GURU

Il Guru Purnima è una festività molto importante e sacra. Ma che cosa è un guru? Un guru non ha sempre una forma fisica. Lo stesso Bhagavan è un guru. Dio stesso è un guru. Dio è qui, è Colui che prende su di Sé tutti noi.
Egli è la via, Egli è la vita, Egli è la Verità. Bhagavan Baba è la via, è la Verità ed è la vita.
Egli è il nostro guru e ci porta attraverso il sentiero che conduce a Lui stesso! Che cosa meravigliosa è Baba! Egli è la meta ed è il regista. Egli è lo scopo, è l'insegnante, è colui che ci prende tutti - che ci tiene la mano, che non ci lascia cadere e che ci porta fino a Lui. Questa è la più grande e buona fortuna!

Allora, chi è il guru? Il guru è Dio stesso, ed ha tutte queste qualità, che vedete scritte sulla lavagna. Ve le spiegherò il più velocemente possibile, nel pochissimo
tempo ancora disponibile (so benissimo che il tempo è finito, ma permettetemi di dare un epilogo cerimonioso a questo discorso domenicale).


LE CARATTERISTICHE DI DIO

La prima caratteristica di Dio come guru è questa: Brahmanandam, cioè la beatitudine trascendentale. Non è beatitudine del mondo. Non è niente di ciò che sperimentiamo, è beatitudine trascendentale, Brahmanandam: questo è il carattere di Dio che è un guru.

La seconda è Parama Sukhadam, che significa la più alta felicità, la felicità massima, la felicità che non avete mai sperimentato fino ad oggi - la felicitá suprema, Parama Sukhadam. Quella è con Dio, è Dio stesso.

La terza è Kevalam, e significa 'finale'. Dio è la destinazione finale. Se comprate un biglietto per New York, non volete scendere a Francoforte e restarci, o a Londra, all'aeroporto Heathrow, e restare là. Volete andare a New York. New York è la destinazione finale. Allo stesso modo Dio è la destinazione finale, la destinazione ultima, Kevalam.

Poi c'è la quarta caratteristica: Jnana Murthim. È l'incarnazione della Saggezza. Quando ascoltiamo Bhagavan, dobbiamo stare attentissimi e concentratissimi,
per raccogliere quelle preziosissime perle di Saggezza. Non dobbiamo essere presenti in un corpo con una mente vagante:
quella situazione è tutt'altro che auspicabile.
Dobbiamo essere là fisicamente e mentalmente, ed ascoltare ogni parola con rapita attenzione. E questo in quanto Egli è Jnana Murthim, cioè l'impersonificazione vera e propria della Saggezza.

Dwandwatitam: Dio non è dualistico, è al di là dello stato di dualità.
Non è affetto dal piacere o dal dolore.

Poi viene Gagana Sadrishyam, che significa 'Dio è spazio'. C'è spazio nel mio corpo, in cui sono situati i diversi organi. Non sono come una colonna, no, no! C'è spazio in me, dove sono situate le diverse parti del mio corpo. C'è spazio qui, dove sono situati i pianeti. Dio è spazio, Gagana Sadrishyam.

Poi c'è Tatwamasyadhi Lakshyma, che è la meta; è la meta ed è ogni scopo. È il significato più profondo e vero della nostra vita. Ekam, Dio è Uno senza un secondo.

Poi viene Nithyam, che significa che Dio è eterno. Egli è immutabile.

Vimalam: Egli è puro ed immacolato, trasparente e chiaro come il cristallo. Anche questa è una caratteristica di Dio.

Achalam - Egli è stabile ed immobile.

Sarvadhi sakshi bhutam: Dio è il testimone eterno, proprio come questa lampada è un testimone.
Niente la influenza. Che ci siano 200 persone o che ce ne siano dieci, la sua luce e la sua intensità restano le stesse. Questso é ciò che chiamiamo Sarvadhi
sakshi bhutam.

Bhavatitam significa che Egli trascende tutte le espressioni verbali ed ogni comprensione mentale.
È al di là della nostra comprensione e della nostra espressione verbale.

E, finalmente, Egli è anche Trigunatitam: al di là dei tre attributi.


UN PRIVILEGIO CONFERITO, NON ACQUISITO

Cari fratelli e sorelle!
Noi non sappiamo quali siano state le azioni meritorie che abbiamo compiuto nel nostro passato. Ma una cosa è certa: siamo singolarmente fortunati, estremamente fortunati, di essere nati ora, di aver conosciuto Bhagavan Baba, di essere stati con Lui, di essere presenti in questo periodo del Guru Purnima. Perché? Perché noi vediamo in Lui il guru e Dio, in quanto Egli è entrambi.

Bhagavan Baba è un insegnante, come Gesù Cristo, è un ideale, come Rama, pieno di miracoli, come Krishna. Ha una forma, ma è anche senza-forma. Ha attributi ma è anche al di là di tutti gli attributi.
Questa è la nostra grande fortuna. Noi Lo vediamo, Gli parliamo e Lo ascoltiamo parlare. Non so se ce lo meritiamo o no. Il mio umile sentimento è che è un privilegio più o meno conferito, non acquisito. Questo è ciò che io sento.

Possa Bhagavan benedire tutti voi in queste sante festività del Guru Purnima. Possa Egli essere con voi in eterno.
Sai Ram.

(Anil Kumar chiude il suo Satsang cantando il bhajan 'Jaya Siva Sankara'..)