Satsang

Così parlò Baba

16 giugno 2002

La Funzione di Budda Purnima


Ringraziamenti a Bhagavan per averci fatto incontrare di nuovo, dopo una pausa di circa due mesi!
In questo periodo abbiamo avuto i Corsi Estivi a Bangalore e la celebrazione del Budda Purnima, alla Sua Divina Presenza.

Quest'anno la Funzione di Budda Purnima è stata organizzata dai devoti del Nepal. C'è stato un grande assembramento di persone, come se tutto il Nepal fosse stato dirottato, o trasportato, a Bangalore. Per tre o quattro giorni c'erano più nepalesi che indiani!
Le decorazioni erano spettacolari!

Il giorno di Budda Purnima sono stati tenuti discorsi dal Ministro del Nepal, da un Ministro delle Isole Mauritius e da uno di Ceylon. Sono stati discorsi splendidi,
profondi e convincenti, che esprimevano il concetto che Bhagavan e Budda sono uno e lo stesso, e che testimoniavano il fatto che il messaggio di Sai si è diffuso in lungo ed in largo in tutto il mondo.

Anche la bellissima interpretazione del Budda Purnima data da Bhagavan è stata unica. Budda, come tutti sappiamo, è il nome di una persona, il nome di un grande maestro, un grande insegnante, il nome di un'incarnazione divina. Ma Bhagavan ha dato una spiegazione del Budda non in riferimento ad un individuo, ma ad uno stato mentale: la coscienza del Budda. Ha detto che ognuno di noi può elevarsi allo stato di coscienza del Budda. Non dobbiamo pensare che "Budda" sia il nome di una persona. Budda è uno stato di realizzazione: la Buddità, lo stato di coscienza del Budda. Qualsiasi ricercatore, qualsiasi aspirante, qualsiasi pellegrino sul cammino della spiritualitá può
raggiungere la meta della Buddità: questa è stata l'interpretazione data da Bhagavan.

Quando si raggiunge il livello dell'intelletto del Buddhi, si è dei Budda. L'intelletto è il livello che discrimina, che decide, che risolve, che giudica. Una volta che la vita è spesa al servizio dell'intelletto, si raggiunge lo stato della Buddità, dove Budda sta per intelletto. Chi usa il proprio intelletto è un Budda, perché l'íntelletto decide che cosa va bene per noi.
L'intelletto non vuol fare niente di male. Budda è colui che usa il proprio intelletto.

Ed avendo usato l'intelletto, essendosi arresi all'intelletto, o buddhi, si decide di procedere lungo il sentiero del servizio, della rettitudine o Dharma. Così
l'intelletto vuole che noi prendiamo il Dharma come un modo di vivere, al quale dobbiamo arrenderci.

"Buddham Saranam Gacchami" significa che ci si deve arrendere al Budda:
al buddhi, l'intelletto.
Poi si deve percorrere il sentiero della rettitudine o Dharma (Dharmam
Saranam Gacchyami).Ci si deve arrendere alla giustizia.

Essendo nati in una società, essendo stati allevati da una società, avendo beneficiato di ciò che c'è di buono nella società, si deve vivere in quella società ed esprimerle gratitudine, seguendo il sentiero del Dharma (rettitudine). Dio non è qualcosa di diverso dalla società. Dio è la società.
La società e Dio sono la stessa cosa. Ecco perché ci si deve arrendere alla Società (Sangham Saranam Gacchami).

Questi sono i tre livelli di coscienza: Buddham Saranam Gacchami, il livello di coscienza individuale. Sangham Saranam Gacchami, il livello di coscienza
universale. Dharmam Saranam Gacchami, la coscienza Divina - la Divinità. Questa è la bellissima spiegazione fornitaci da Bhagavan nel Suo recente messaggio, in occasione della festività del Budda Purnima a Bangalore.
Desideravo condividere questa cosa con voi, perché forse qualcuno non ha mai sentito questa interpretazione prima d'ora. Ho pensato che può esservi utile.


La vita è una ricerca


Noi consideriamo la vita come un punto interrogativo. La vita è una domanda per tutti. Se chiedete a chiunque: "Essere o non essere?" Questo è il quesito a cui rispondere: che cosa devo fare, e che cosa non devo fare? Dove devo andare, dove non devo andare? La vita è una domanda per tutti, a qualsiasi religione si appartenga, qualsiasi professione si eserciti, da qualsiasi Paese si
provenga.

Ma Bhagavan ci dice che la vita non è un quesito. La vita non dev'essere una domanda, no! La vita è una ricerca, la ricerca dell'eternità. È una ricerca, non è una domanda. Perché una domanda necessita di una risposta, mentre una ricerca conferisce un'esperienza.
Una ricerca è una risposta di per se stessa. Una domanda che conduce ad una risposta vi porta verso un' altra domanda.

Una domanda ha una debolezza: genera altre domande, una dopo l'altra.
Questo è il motivo per cui una persona con delle domande non avrà mai la pace mentale. Perché, mentre ascolta la risposta, sta già pensando alla prossima domanda. Dice: "Signore, avrei una domanda".
Bene. Mentre gli rispondete, quello sta già pensando alla prossima domanda. Non ascolta la vostra risposta in modo totale, completo. Quindi, la vita non è una domanda, ma una ricerca. È un' eterna ricerca, fino a quando si trova il compimento, fino a quando si sperimenta la pace, fino a quando si gode
dell'Amore. Da questo momento in poi, dobbiamo vedere la vita come una
ricerca, non come una domanda.


Dissolversi nel Divino


Un' altra cosa che facciamo è quella di prendere la vita come un problema. Parlate con chiunque:
prima o poi dirà: "Ho un problema". Gli altri gli chiederanno: "Quale problema?". Si comporteranno come se fossero interessati a quel problema. Ma in realtà l'unica cosa che interessa loro è raccontare il loro problema, non sono realmente interessati al vostro problema. Tutti abbiamo problemi, problemi e problemi.

La vita non è un problema. Capiamolo. Se la vita è un problema, se la vita diventa problematica, non possiamo sperare di vivere in pace. Non possiamo gioire della vita, non possiamo sperimentare la vita, non possiamo sperimentare alcuna eccitazione, nessuna gioia - niente. La vita non è un problema. I problemi sono una nostra creazione. È diventato un problema a causa vostra e mia. Non è un problema.

Allora: che cos'è la vita? NON è un problema da risolvere. La vita è qualcosa in cui noi dobbiamo dissolverci. Non qualcosa da risolvere, ma in cui dissolversi.
"Dissolversi nella vita" è diverso da "risolvere il problema della vita". Se risolvete il problema, ne avrete un altro. Se vi dissolvete, non avrete più problemi.

In che cosa devo dissolvermi? Dobbiamo dissolverci nel Divino. Dobbiamo
dissolverci nell'esistenza.
Dobbiamo dissolverci nel presente. Dobbiamo dissolverci in pensieri divini. Dobbiamo dissolverci nel canto di Dio, nel raccontarci i Suoi miracoli, nel condividere il Suo messaggio. Quando siamo dissolti in pensieri sul Divino, nel canto della Sua Gloria - bene, allora la vita non sarà un problema.

È perché vogliamo analizzare la vita, vogliamo analizzare il problema, per cercare di risolverlo, che non troviamo alcuna soluzione. D'altra parte, se realizziamo e non analizziamo, ci dissolviamo nell'esistenza. Diventiamo dissolti in quel momento di tempo. Questo è sufficiente. È abbastanza per la vita. Ci dà l'esperienza dell'Immortalità in quel momento. Ci dà l'esperienza della
beatitudine proprio ora.

Ma se pensate a un problema, o cercate di posporlo, lo complicate.
Nessuno potrà mai risolvere il problema, no! Diventa più complicato, o crea problemi ancora maggiori.
D'altra parte, se dissolviamo - invece di risolvere - in Dio, bene, se ne occuperà Lui.


La vita è una contraddizione


Sì, troviamo anche che la vita è una contraddizione! Poiché sono felice al mattino e sono infelice alla sera. Ho avuto grandi guadagni nel 2001 e sono totalmente in perdita nel 2002. Nel 1999 ero così vicino a Swami, ma nel 2000 - be', non sono da nessuna parte. Non so nemmeno de Dio esiste oppure no.

La vita è piena di alti e bassi; la vita è piena di salti e di sbalzi.
La vita è diventata imprevedibile. La vita è piena di contraddizioni. Veniamo scagliati di qua e di là, fra la felicità e la tristezza. Oscilliamo fra la gioia e la disperazione.

Ma Baba dice: "Accettate la realtà della vita". Che cos'è la realtà? È un paradosso. La vita è una contraddizione. La vita è paradossale. La vita è diabolica. La vita è piena di opposti e polarità.
Se accettiamo questo, avremo capito dove si cela la bellezza. Accettate la realtà.

Eccovi un semplice esempio: se non ci fosse la notte, non esisterebbe il giorno. Il giorno dev'essere seguito dalla notte. Oh, Dio, non riesco a godere la notte.
Non voglio il buio. Non voglio vivere nell'oscurità. Posso avere solo la luce chiara del giorno? Fammi vivere solo nella luce del giorno, perché non voglio il buio. Bene: che cosa succederà?
Non vi potrete mai riposare.
E quale sarà la conseguenza? Che non vi sarà possibile godervi il giorno. La notte è necessaria per apprezzare il giorno. Il giorno è necessario per funzionare, per lavorare. Perciò, sia il giorno che la notte ci danno felicità.

Bhagavan va ancora più in là. Senza la morte, non si può apprezzare la
vita. Un esempio: una madre è terrorizzata perchè ha paura che il figlio abbia un incidente mentre si reca a scuola. La madre è sempre più ansiosa di proteggere il figlio. Se il figlio fosse a prova di incidente, a prova di ferita, non sensibile alla morte, non ci sarebbe nessuna prova d'amore.
L'amore esiste a causa della morte. La nascita viene apprezzata perché esiste la morte. La morte ci segue come un'ombra.

Ogni frutto ha un involucro protettivo (una buccia o una scorza) che è amaro. Il frutto è dolce, ma la buccia o la scorza sono amare. Senza di esse il frutto non sarebbe protetto. Quindi, l'amaro ed il dolce vanno insieme, e così anche il successo ed il fallimento.

Amici miei, la bellezza della vita risiede in queste polarità, in questi opposti. Il fatto che la vita sia diabolica, paradossale, piena di contraddizioni... rende la
vita così bella. Non è la maledizione della vita: è la sua bellezza.

Persino nei momenti più brutti sperimentiamo qualcosa di bello. Molti, moltissimi devoti sono venuti da Bhagavan spinti da alcune sfide della vita: forse a causa di alcune malattie; di fallimenti sul lavoro; di alcune aspirazioni, o anche per il semplice desiderio di occupare una posizione migliore. I desideri o i problemi della vita li hanno portati qui. A volte quel problema è un problema grosso: una malattia seria - qualcosa di molto triste.
Niente di buono. Ma quella triste malattia ha fatto sì che essi avessero il Darshan Divino. Ora: potete ancora dire che quella malattia è stata qualcosa di brutto? Potete dire che quella malattia è qualcosa da condannare? No!

Tutto ciò che è negativo può portare risultati positivi. Non c'è niente di assolutamente positivo; non c'é niente di assolutamente negativo. C'è del negativo nel positivo e del negativo nel positivo.Il positivo ed il negativo vanno insieme: questo permette il flusso dell'elettricità.
È così che potete avere tutti i benefici dei congegni elettrici. Allo stesso modo, questa vita, così paradossale, è così integra nella sua totalità. Essa è olistica -
per il maggior bene dell'uomo. Ciò che dobbiamo fare è accettarla completamente, senza alcun malanimo od animosità.


Voi siete unici


In questa nostra società moderna, tutti vogliono essere uguali. I giovani non vogliono che gli anziani li dominino. I giovani non vogliono seguire gli anziani. I
bambini non vogliono obbedire ai loro genitori. Si lotta ovunque per la parità dei diritti. Il Movimento di Liberazione della Donna - perché no? - :siamo brave come voi o incapaci come voi. Perché no? Ma vogliamo essere uguali.

Ma la filosofia Vedanta Indù, o meglio, dovrei dire, il Sanatana Dharma (l'eterno ordine Cosmico, la "Lex Perennis"che regola il ciclo manifesto), l' antica filosofia
della vita, indica una posizione più elevata dell'essere meramente uguali. Perché lottate per essere uguali? Siete proprio sciocchi.Voi non siete uguali, ma unici. Questa è la posizione più alta, il livello più alto. Voi siete unici, voi siete speciali. Non consideriamoci uguali, noi siamo una folla - siamo una folla tumultuante. Siamo idonei ad essere eletti in una democrazia, dobbiamo essere stimati. Non siamo pecore da contare, no! Siamo unici, ma non uguali.

Unici nel senso che Dio ha espresso Se Stesso. Dio si è manifestato in ognuno di noi. Quando Egli è immanifesto è Dio - quando si manifesta è l'uomo. Non sto cercando di giocare con le parole, non sono uno studente di lettere. Per vostra informazione, sono uno studente di botanica, la scienza che studia le piante - e le piante non parlano. Dio si manifesta come uomo. Perciò non vi posso considerare uguali. No! Ognuno è unico.

Che cosa trovate nella vita di Sai? Bhagavan parla ad un bambino delle
elementari. Bhagavan parla ad uno studente universitario. Dice: "Salve!" ad un politico e "Come sta?" ad un ministro. Dice:
"Che cosa vuoi?" ad un uomo malato. Il livello di comunicazione di Bhagavan è lo stesso con tutti.
L'amore di Bhagavan è lo stesso verso chiunque, perché Egli considera tutti unici. Non ci sono "livelli". Ciascuno è unico, sì, tutti sono importanti per Lui.

Eccovi un semplice esempio. Se siamo abbastanza fortunati da ricevere una interview, ci sentiamo persi, a causa del fatto che Bhagavan ci parla. Dimenticate il paradiso, dimenticate l'inferno - quell'intervista è essa stessa il paradiso. Lui vi dà l'impressione di non poter vivere senza di voi! (Risate) Lui vi dà l'impressione che l'Avatar sia sceso solo per voi - che abbia posto il 100%
delle Sue speranze in voi. Che senza di voi la Missione Divina non possa essere compiuta. Questa è l'impressione che la stanza delle interview riesce a dare.

Ma lo stesso pomeriggio, Dio ci passa accanto senza guardarci. Alza le mani in aria, ed evita con successo quella stessa persona. Gentilmente, lascia che la persona appena intervistata si chieda se Lui la conosca o meno, se mai si siano incontrati in questa vita.
Sì! La maggior parte di voi lo ha sperimentato. Quando parla con voi, siete importanti. Quando vi guarda, siete importanti. Tutto qui. Voi non siete una massa. Siete unici.

La sociologia e le scienze politiche vogliono che noi lottiamo per avere parità di diritti. La spiritualità, senza lotte, ci dà il diritto di essere unici. Non è fede: è questione di diritti. È un nostro diritto di nascita, ed è giusto che noi ci consideriamo unici e non uguali.


Io appartengo a tutti i Paesi


È anche importante che gettiamo via le considerazioni meschine sulle regioni di appartenenza, sulle caste, sulle comunità e sulla nazionalità. Sì, siamo divisi sulla base della nazionalità, delle caste, delle comunità, delle religioni e delle lingue. Ma queste sono tutte nostre creazioni.

Cristo non fu mai un cristiano. Budda non fu mai un buddista. Il Buddismo nacque più tardi.
Dobbiamo riconoscere questa cosa: fatemi provare ad essere Budda, ma
non un buddista; Cristo, ma non un cristiano. Perché il Cristianesimo, l'Induismo, il Jainismo, il Buddismo - tutti questi "-esimo" o "-ismo" sono "ideologie". Cristo e Budda, invece, sono "ideali".

Non permettetemi di seguire un' ideologia, ma un ideale. E nel seguire un ideale, lasciatemi fuori da tutte le ombre. Fatemi tagliare le catene. Fatemi emergere da tutte le dimensioni - nella libertà che si trova al di fuori dalle dimensioni - fuori dalle dimensioni delle caste, delle comunità, dei sessi, delle nazionalità, dei Paesi, delle lingue. Solo a questo modo si può capire
che esiste solo un'umanità ed una terra.

Penso di avervi raccontato questa storia molto tempo fa, ma non importa
se la ripeto ancora una volta, a beneficio di coloro non hanno ancora avuto l'occasione di ascoltarla.

Un giorno successe che io stavo parlando con Swami, e dissi: "Nel nostro Paese sta succedendo che..."
Immediatamente Bhagavan mi interruppe, guardandomi severamente: "Perché
dici il NOSTRO Paese?
Perchè includi Me?" (Risate)
Allora chiesi: "Swami, che cosa dovrei dire?"
Lui rispose: "Il mio Paese".
"E Tu, Swami?"
Baba disse: "Io appartengo a tutti i Paesi, tutti i Paesi sono Miei".

Quello è il livello del Divino. "Tutte le lingue sono Mie, tutta la gente è Mia, tutte le caste, tutte le comunità, tutti i nomi, tutte le forme sono Miei". Questa è
libertà da tutte le dimensioni. Un mondo, una terra, un governo, come sognò Burton Russel.


Dov'è Dio?


È anche piuttosto divertente, misterioso, pensare a Dio come qualcosa di separato da noi. Dov'è Dio? È in un tempio, e mi aspetta. Dov'è Dio? È in chiesa la domenica, a cercare me. Dov'è Dio? È in una moschea, e mi cerca lì il venerdì.

Dio NON è in un tempio. Dov'è Dio? Dio è la vita stessa. Dio è l'esistenza. Dio è nel momento. Dio è questo momento di tempo. Sì! Dio non è una persona. Dio è una presenza. Se Dio è una persona, lo potete incontrare il lunedì e forse il martedì no, perché ha un altro appuntamento. Se Dio è una persona, mentre lo incontrate voi, un'altra persona non lo può incontrare, perché una persona non può incontrare tutti allo stesso momento. Ma Lui non è una persona; è
una presenza. Voi sentite la Presenza di Dio.

Dio non è un oggetto, Dio è un soggetto. Dio non è un oggetto che posso
possedere. Se fosse un oggetto, potrei possederlo. Io non posso possedere Dio. Posso avere la sensazione di averLo posseduto, può essermi data l'impressione di possederLo - ma questo è un segno di follia. Dio non è
un oggetto da possedere; è un soggetto a cui pensare, su cui meditare.
Dio non è una persona, ma è una presenza da sentire. E questa è un'esperienza meravigliosa.

Dobbiamo anche sapere che Dio non è una meta da raggiungere. Alcuni dicono: "Voglio raggiungere Dio". Oh-ho! Dov'è? In Argentina? Allora devo comprare un biglietto ed ottenere un passaporto ed un visto. Dov'é Dio? È sulla luna? Armstrong non menzionò Dio nella sua relazione sulla luna. Dov'è
Dio? Nell'oceano? I sottomarini sono andati molto a fondo, ma non hanno
ancora riportato Dio in superficie. Dio è forse sulla cima di una montagna? Sherpah Tensing ha scalato il Monte Everest ma non Lo ha incontrato. Quindi: Dio non è sulla cima di una montagna, nè in una vallata, nè in fondo
all'oceano.

Dov'è Dio? Possiamo capire facilmente che Dio è la vita stessa. Un pesce è nell'acqua, ma non sa di trovarcisi. I pesci passano la loro vita nell'acqua, ma non sono consapevoli della presenza dell'acqua. Ciò di cui i pesci hanno bisogno, è di realizzare che si trovano in acqua. Tutto qui. I pesci non hanno bisogno di scoprire l'acqua. I pesci non hanno bisogno di inventare l'acqua. Essi
SONO nell'acqua. Devono solo realizzare di trovarsi nell'acqua.


Voi siete Dio


La nostra situazione è simile. Non abbiamo bisogno di cercare Dio. Non dobbiamo scoprire Dio da nessuna parte perché Dio è dappertutto. La vita stessa è Dio. Dio non è una meta. Perché? Perché una meta è separata da voi. Voi avete bisogno di tempo per raggiungere una meta. Dio non è qualcosa
da acquisire. Dio non è una meta. Dio non è uno scopo, Che cos'è?

VOI siete Dio. Questo è ciò che dice Bhagavan. VOI SIETE DIO. Se voi siete già Dio, Dio non può essere uno scopo. Se voi siete già Dio, Dio non può essere una meta.
Se voi siete già Dio, Dio non può essere un' acquisizione. E voi non potete nemmeno essere colui che acquisisce. Ciò che è necessario fare è praticare una costante autoindagine, mimamsa (esegesi) o sadhana (pratica spirituale) o vichaaranam (indagine). Tramite l'autoindagine, voi saprete che siete Dio.
Conoscerete la vostra natura fondamentale - saprete che siete Divini.
Si! Conoscerete il vostro vero Sé!

Ho perso la mia vera identità. Ho dimenticato il mio vero nome. Ho dimenticato chi sono. Mi identifico con questo corpo e parlo di me stesso in termini di altezza
e peso e misure del torace.
Mi identifico col mio nome e mi presento "Mi chiamo così e così...". Mi identifico con il luogo in cui vivo e mi presento definendomi "un indiano" e così via. Identifico il mio corpo col mio corpo, col mio lavoro, con il mio Paese. Questo è perché ho dimenticato la mia vera identità. Ho dimenticato il mio vero Sé.

Ma il vostro vero Sé è divino. Un cuore puro è il tempio di Dio.
L'abitante è Dio. "Io e Mio Padre nei cieli siamo Uno", disse Gesù Cristo. Voi siete Dio. Dio fece l'uomo come Suo riflesso. Io mi dimentico di essere il riflesso di Dio, e penso di essere il riflesso di cose senza senso.

Una volta dissi a Bhagavan: "Swami, quando mi dici: 'Tu sei Dio', be',
io non riesco a crederci.
Questo tipo che io sono, con un debole per una tazza di caffé caldo, come può definirsi Dio? Be', non penso di esserLo, Swami!" Baba rispose, in un modo che trovai molto buffo: "Se credi di NON essere Dio, allora pensa di essere un bufalo". (Risate) Aggiunse: "Se credi di essere un bufalo, diventerai un bufalo. Si diventa ciò che si pensa".

Quindi: Dio non è una meta, non è uno scopo, non è un'acquisizione. Dio è solo una realizzazione, con la sua conseguente esperienza.

Poi: noi stiamo sempre a discutere, delegare, fare equazioni, ipotesi, ad elaborare teorie, idee, ideologie... stiamo sempre dietro a questo genere di cose. Alcuni dicono: "Si può concludere che c'è Dio in base alle seguenti ragioni: uno, due, tre e quattro. Potete concludere che c'è Dio - c'è la Creazione, perciò dev'esserci un Creatore. C'è il fumo, perciò dev'esserci stato del fuoco.
Insomma: hanno alcune prove e alcuni argomenti da portare a dimostrazione delle loro teorie.
Quindi, Dio esiste.


Una tremenda positività


Allora, amici miei... Dio non è una deduzione. Dio è un' esperienza.
Dio è una tremenda positività verso la vita, una tremenda positività verso l'esistenza.
Che cosa è una tremenda positività? Siamo realmente positivi? No! Sospettiamo di chiunque.
Abbiamo sospetti. Siamo pieni di dubbi. Non accettiamo nulla. Esitiamo. Non meditiamo. Dubitiamo. Non siamo andati al di là del dubbio. Questa è la nostra situazione.

Quindi: Dio è una tremenda positività verso l'esistenza.

Tremenda positività verso l'esistenza: che cosa significa? Quelli di voi che leggono i giornali, ieri avranno letto un discorso del Presidente indiano, Dr. Abdul Kalam, che ha fatto alcune splendide dichiarazioni. Ho detto a Swami: "Swami, guarda che cosa ha detto Kalam". Bhagavan ha risposto subito: "Questo è proprio ciò che gli ho detto Io quando è venuto a farmi visita a
Bangalore". (Risate)

Dovete aver letto che cosa Kalam ha ripetuto nei giornali di ieri. Che cosa ha detto? "Qualsiasi cosa succeda nella vita è per il nostro bene. Tutto è buono. È successo il bene, succede il bene, succederà il bene". Questa è "tremenda positivitá". Sono certo che nessuno di noi parla a questo modo. Il bene è successo stamattina, ma fatemi vedere se succederá anche nel pomeriggio.(Risate)
Swami mi ha guardato stamattina - bene. Alla sera... vedremo. È prematuro dire se è bene o male in questo momento. Aspettiamo e vedremo. (Risate)

Allora: "tremenda positività" significa essere pronti ad accettare incondizionatamente tutto ciò che succede nella nostra vita - sapendo che qualsiasi cosa succeda è per il nostro maggior bene.
Questa è la vera definizione di Dio. "Tremenda positività verso la vita" è Dio.


Unirsi, sciogliersi, scomparire


Allora, qual è il segreto? Qualcuno ha detto: "Signore, quando mi mi siedo a meditare..."
"Oh?"
"Dopo qualche tempo, mi sento perso. Non so più dove sono. Dimentico me
stesso quando medito".
Allora io ho risposto:
"Forse è un sonno profondo!"(Risate) Anche nel sonno profondo dimentichiamo dove siamo e che cosa facciamo.

Troviamo anche della gente che comincia con la meditazione, poi recita il Nome, facendo girare il rosario, e poi col talismano, sempre di nuovo. Dopo qualche secondo, invece di "Sai Ram", sentite il suono del loro russare. Russano, capite? Non sono in Samadhi! No!
Non sono nel più alto stato della meditazione, no davvero!

Allora, che cos'è la vera meditazione? La vera meditazione ha tre fasi:
unirsi, sciogliersi, scomparire. Questi sono i tre passi nel processo della meditazione.

1) Unirsi. Se pensate a Dio, vi astraete da ciò che vi circonda. Non siete coscienti di dove vi trovate. Non sapete più quanto siete alti e nient'altro. Siete nel pensiero di Dio e della Sua Gloria Divina. Unirsi. Questo è ciò che si chiama "unirsi".

(2) Sciogliersi. Una volta che vi siete uniti, non avete più la nozione del tempo, non sapete da quanto tempo siete lì, non sapete dove siete. Vi dimenticate quel che dovete fare - siete al di là del tempo e dello spazio. Questo è "sciogliersi". Quindi, prima unitevi a Lui, e poi scioglietevi.

(3) Scomparire. Ed alla fine che cosa succede? Smetto di esistere. Sì, non esistete più - tutto qui. Diventate universali o cosmici. Questo è lo stato finale:
scomparire.

Quindi: unirsi, sciogliersi, scomparire: il processo della meditazione richiede tre fasi: unirsi, sciogliersi e scomparire.

Fino a quando l' "Io" esiste, non vi siete ancora uniti. Chi è unito non dirà mai "Io". Com'è possibile? Una goccia d'acqua si versa nell'oceano. Sì! La goccia
d'acqua non esiste più. Fino a quando riesco a dire "Io, io, io"... significa che non sono neppure arrivato alla prima fase, non sono neppure all'asilo infantile, nemmeno all'asilo nido nel processo di meditazione. Il primo effetto dovrebbe essere la "perdita" dell'Io. Una volta che l'Io" è stato lasciato andare, comincia la vera meditazione: unirsi, sciogliersi e scomparire.
Qualcosa come una goccia di rugiada che cade nell'oceano: si unisce all'oceano, vi si scioglie, e scompare in esso. Diventa l'oceano stesso. Voi siete universali. Siete il mondo. Siete cosmici. In questo sfocia la vera meditazione.


Dio significa "essere"


Dobbiamo anche capire - Bhagavan lo dice sempre - che "Dio non significa "diventare", ma "essere"".
Dio è il vostro essere, Dio non "diventa". Se Dio diventasse, sarebbe qualcosa che si trova davanti a noi, qualcosa di futuristico, che deve ancora succedere, e che qualche volta dovrà diventare Dio.

Se intendo diventare un professore, ho bisogno di un certo periodo di tempo per acquisire le necessarie qualifiche accademiche. Quando le ho ottenute, allora posso diventarlo. Qualificazione del tempo, eliggibilità ed esperienza sono necessarie per diventare Presidente o Primo Ministro:
hai bisogno di eleggibilità, supporto del tuo partito politico - molte cose sono necessarie... Per "diventare" qualcosa che ci attende nel futuro. Questo è l'approccio di Bhagavan.

Questo è ciò che Bhagavan intendeva dicendo: "Non farete più
Padanamaskar". Tutti i Padanamaskar sono stati cancellati. Non si possono più toccare i Suoi piedi. Perché?
Egli vuole imporci forzatamente che Dio è "essere" e non "diventare" - e che voi siete Dio. Dio non è una meta, non è un' acquisizione. Dio non è lontano da voi. È tempo che realizziate il vostro vero Sé, perché Lui ci ha dato 75 anni di tempo per capire la quintessenza del Suo messaggio.

Migliaia e migliaia di possibilità di toccarGli i piedi, ed il poterGlieli toccare regolarmente, ci hanno sempre fatto sentire orgogliosi; abbiamo considerato questo privilegio una sorta di acquisizione, di propaganda, di pubblicità, di esaltazione, di esibizionismo: uno show. Quando il vero scopo non è stato raggiunto, la decisione Divina si è manifestata:
basta coi Padanamaskar. Con questo si è stati indirizzati forzatamente a rivolgersi alla propria interiorità. Abbiamo girato intorno al cespuglio, ma non ci siamo entrati dentro. Quindi: Dio è "essere" e non "diventare".


Religione e Religiosità


Bhagavan dice chiaramente che la religione non è un abito da indossare.
Non è neppure un sentiero da seguire. La religione è una condizione di vita. La religione è come il programma di un computer.
È una condizione. No, non dobbiamo seguire una religione, ma essere religiosi.

Essere un uomo di religione è diverso dal'essere religiosi. La religiosità è più importante della religione. La religione è solo un'etichetta. La religione è un marchio identificativo. La religione è uno stigma. La religione è un marchio di fabbrica. Ma la religiosità è una pratica. La religiosità è un comportamento. La religiosità è l'espressione del principio della religione.
Quindi c'è una grande differenza fra religione e religiosità.

Essere religiosi è diverso. Se siete silenziosi, pacifici, vigili, siete religiosi. Con tutte le agitazioni della mia mente, tutti i suoi disturbi, tutte le sue
controversie - be', non posso pretendere di essere religioso. Posso dire di essere un uomo di religione, ma non un uomo religioso. Un uomo religioso è sempre pacifico. Non si lamenta mai di nessuno. Non ha inimicizia con nessuno. Nessuna inimicizia, ma solo empatia. In lui troverete compartecipazione, amicizia, comprensione. Un uomo religioso è pacifico e silenzioso.

Un uomo di religione invece è "vocale". Un uomo di religione è "espressivo", ma un uomo religioso è silenzioso. Perché? Perché è solo nel silenzio, solo nella profodità del silenzio, che la voce di Dio può essere ascoltata. Sperimentate Dio nel silenzio. Ecco perché qualsiasi guru spirituale, qualsiasi maestro spirituale, tiene molto al silenzio. È perché nel silenzio potete andare in profondità, potete sperimentare la Divinità interiore.


Siamo veramente vigili?


Allora, ovunque ci sia silenzio... quando siete vigili - siete veramente vigili? Certamente no!
Alla sera, quando fate una passeggiata dietro gli edifici rotondi, quando la fresca brezza vi accarezza il corpo, Dio dice: "Ciao! Come stai?" Quello è il tocco di Dio. Dio è venuto da voi, e vi dà la mano per mezzo di una fresca brezza. E al crepuscolo, quando, guardando il cielo, vedete tutti quei colori...quella meravigliosa tavolozza è la multidimensionale faccia di Dio. Vi dice:
"Figlio caro, come stai?" I fiori in boccio che ci sorridono nella brezza, le rose che fioriscono e le gocce di rugiada che scivolano sulla superficie dei fiori di loto,
splendenti come perle, sono il meraviglioso volto di Dio, che dice: "Eccomi, figlio mio! Perché non mi guardi?"

Vedete, amici miei, noi godiamo Dio quando siamo vigili. "Vigili" significa "consci, svegli", consapevoli dei cinque elementi, della brezza, del crepuscolo, delle
vallate, del fogliame, delle foreste, delle montagne maestose. Tutte queste cose sono la manifestazione di Dio. Un uomo religioso è sempre vigile. Vede la forma cosmica di Dio ovunque. Vive nella pace ed è sempre silenzioso. In questo risiede il segreto della vita.

Un uomo spirituale non è mai presuntuoso o vanaglorioso. Un uomo spirituale non si fa mai pubblicità. Alcuni dicono: "Mentre medito, vedo delle figure, delle
luci, dei colori". Per favore, godeteveli voi, non me lo dite, perché io non posso vedere che cosa vedete voi. Be', tutto ciò che dite per me può non avere significato. È tutto assolutamente personale.

Non possiamo farci pubblicità. Non possiamo dirlo a tutti. La vostra esperienza si basa sull'intensità della vostra Sadhana (pratica spirituale) e la grandezza
del vostro sentiero spirituale. Io non posso giudicare. Chi sono io, per giudicare?


Essere normali è straordinario


Quindi, il punto importante è che un uomo religioso, un uomo spirituale, si sente sempre normale.
Gesù era una persona normale. Gesù Cristo era molto normale. Si! Sri Ramakrishna Paramahamsa era molto normale. Le cose più preziose del mondo sono molto normali. Il cielo è normale. Le stelle sono normali. Il chiaro di luna è normale. La luce del sole è normale.
Ma, IO voglio essere straordinario: ecco dove sta il problema! L'uomo, nel tentativo di essere qualcosa di speciale, diventa stupido. Nessuno dovrebbe provare ad essere straordinario, perché non c'è niente di straordinario nell'essere straordinari. È la normalità ad essere straordinaria. Che cosa è
straordinario? Essere normali è straordinario perché le cose più preziose sono normali.

Una volta Bhagavan ha detto, guardandomi: "Oh, hai un vestito nuovo!
Com'è bello!" Be', ero felice, perché ricevere un complimento da Bhagavan dà un senso di soddisfazione, so non di orgoglio. Ma subito dopo ha aggiunto: "IO sono sempre uguale: per il Mio compleanno ed in ogni altro giorno, indosso sempre lo stesso vestito. Invece TU hai un vestito nuovo per il tuo compleanno". (Risate)
Noi vogliamo essere speciali il giorno del nostro compleanno, vogliamo essere speciali nei giorni festivi, e vogliamo essere straordinari in speciali occasioni. Bene, Dio è sempre uguale. (Anil Kumar scrive la parola "same" che significa "uguale", in modo buffo: "Saaaaaammmmmme."). (Risate)

In occasioni speciali, quando il pranzo o la cena vengono preparati in modo particolare per i VIP (iniziali di "Very Important Persons": persone molto importanti; N.d.T.) come il Primo Ministro od il Governatore, se qualche anima fortunata può intervenire a questi banchetti, trova molte cose buone da mangiare. Che cosa mangia Dio? Lo stesso cibo di sempre: due cucchiai di cibo, e basta.
Due cucchiai di riso, Hari Om Tat Sat! Si alza. Lo stesso cibo, lo stesso vestito - molto, molto normale. Quando parla ai devoti, beve a volte un sorso dalla tazza e dice: "Non è caffé, è acqua!" (Risate) Normale. Mentre si mangia, se Lo guardi, risponde: "Niente dolci, grazie. Non ho mai toccato dolci".


Non sono mai stato al Circo!


Qualche giorno fa Bhagavan ha detto: "Non sono mai andato in motocicletta. Non sono mai stato in treno. Mai. Non sono mai stato al circo". Ha detto: "Non sono mai stato al circo"! (Risate) "Perché no, Swami? Perché no? Il circo è interessante, molto interessante. C'è un addestratore che fa saltare i leoni. Il circo è interessante. Perché non ci vai? Quando noi eravamo giovani, andavamo
al circo dei leoni Parasurama ed al circo Gemini. Perché Tu non vai al circo?"

Bhagavan ha risposto: "Al circo fanno soffrire gli animali selvaggi. E nel vederli soffrire, in certi giochi, in certi spettacoli, voi vi divertite. Siete felici di
guardare gli animali selvaggi che soffrono. Io non voglio guardare la loro sofferenza. Perché devono picchiarli? Perché li devono frustare? Perché devono fare quegli spettacoli? Per far divertire voi?
Gli animali selvaggi saltano solo perché il domatore li fa soffrire. Non mi piace. Perciò non ci vado. Io sono un uomo normale!"

"Swami, tu sei normale?"
"Sì!"
"Come puoi dire una cosa del genere?"

Bhagavan l'ha detto ieri: è un'informazione fresca, freschissima, di ieri. Che cosa ha detto Bhagavan ieri?
"Molto tempo fa sono andato in Africa. Ero nell'Africa dell'Est. E che cosa successe? Camminavo, ed ho trovato leoni e tigri liberi".
"Liberi?"
"Sì"
"Oh, Swami, la sola idea mi spaventa!"

E Lui ha risposto: "Non ho paura dei leoni, perché i leoni sanno che Io non voglio far loro del male. Tu hai paura di loro e di te stesso, perché sospetti che tu stesso potresti ucciderli. Ma quando loro sono certi che niente li danneggerà, saranno liberi".

"Swami, sei l'unica persona che può muoversi liberamente nella giungla"
"No, anche gli africani dell'Est ci vanno liberamente".
"Oh, liberamente...!"

"Tigri con i cuccioli e leoni - erano liberi. E noi eravamo là. Non succedeva niente. Di notte, gli elefanti si spostavano in grossi gruppi. Un elefante mise la proboscide dentro la finestra, prese la frutta dal tavolo e se ne andò".
"Oh! Davvero?"

Grazie a Dio! Sono riuscito a dormire bene, nonostante questa storia!
Così sono liberi? Perché?
Perché sono normali. Se siete normali, non sospettosi, siete uno con l'esistenza, con la vita in generale - e allora non avete paura. Non potete essere spaventati. La vostra vita non è a rischio.
Quindi, non SENTITEVI normali, SIATE normali.

Io non mi sento normale. Io SONO normale. Perché? Perché nel momento in
cui ci sentiamo speciali, siamo così e così. Ah-ha! "Vengo in questo posto da venti anni". Con che cosa hai contribuito? Con nulla. "Vengo qui da trent'anni". Perché? Sei un peso per questo posto.

Nel momento in cui vi sentite speciali, avete perso il contatto con l'amore e con la vita, e con la totalità dell'esistenza. Sentiamoci molto, molto normali - QUESTA è la qualità straordinaria. L'oro non può essere più prezioso di voi. Voi siete più preziosi dell'oro - capitelo! L'acquisizione non può essere più grande dell'acquisitore. Questo è molto importante.


La ragione ed il cuore


Qui ci sono due vie: gli occidentali seguono la ragione; gli orientali seguono il cuore. Il cuore guida gli orientali. Baba dice che ci servono entrambi. La ragione ed il cuore: entrambi sono importanti. Il ragionamento è della mente. I sentimenti sono del cuore.
Gli occidentali discutono sulle cose - la ragione. Ecco perché la scienza e la tecnologia sono così progredite in occidente.
All'est è il cuore che da sempre è stato il motore di ogni attività umana. Ecco perché in oriente trovate abbondanza di spiritualità.

Ma Bhagavan ci indica una meravigliosa mistura, una sintesi di entrambi, dicendo: "La ragione funziona nel mondo oggettivo, il cuore nel mondo della coscienza. Perciò, crescete nel vostro cuore e fate sì che il vostro ragionamento sia acuto. Se fra i due c'è perfetta armonia, siete un genio.
Un genio possiede la perfetta armonia della ragione e del cuore".

Un' ultima cosa, prima di prendere commiato da voi: Bhagavan non vuole che noi siamo missionari, no! Abbiamo già missionari che propagano il messaggio di Sai. Ci sono missionari delle varie scuole di filosofia, di diverse religioni, che sono molto attivi nell'effettuare conversioni. Perciò noi, devoti Sai, non dobbiamo fare i missionari.

Noi, devoti di Sai, non dobbiamo convertire nessuno, non dobbiamo incantare nessuno, non dobbiamo ipnotizzare nessuno, né fare pressione su nessuno, né tormentare nessuno, no! Bhagavan non vuole che nessuno di noi sia un missionario. Bhagavan vuole che voi siate il messaggio della Sua vita.
Lui non vuole che voi siate dei missionari.

E con questo mi congedo da voi! Tante grazie!
Sai Ram!