Satsang

Vivi e vivi per che cosa?

10 febbraio 2002

Cari fratelli e sorelle!
Bhagavan vuole sempre che tutti facciano qualcosa.


Benvenuti alla nostra sessione domenicale! Grazie a Swami per aver reso possibile il nostro incontro, dopo un' interruzione, mi sembra, di circa tre settimane.
L'argomento di stamattina è "Vivi e per che cosa vivi?" Perché dobbiamo vivere? Per che cosa dobbiamo vivere? Qual è lo scopo della vita?

La vita dev'essere vissuta bene. Non meccanicamente. Mai come una "routine". Non in modo monotono. Si deve vivere bene, nell'azione e nel lavoro. Il lavoro e l'azione ci vengono prescritti nel periodo di vita che ci è concesso.

Avrete notato che Bhagavan vuole che tutti facciano sempre qualche tipo di lavoro. Non vuole che nessuno stia in ozio, a prescindere dalla sua età. Fra i medici che trovate all'Ospedale generale Sri Sathya Sai il più giovane ha ottant'anni! (Risate) Sì! Perché? Perché se lavorate dimenticate la vostra età. Il lavoro vi fa sentire giovani. Sì! Quello è il segreto per restare giovani! Perciò amici miei, quelli che desiderano sentirsi giovani - e penso che questo ci riguardi tutti - devono lavorare ed essere attivi, come è prescritto dalle scritture e da Bhagavan.

Bhagavan dice: " La pigrizia è ruggine e polvere". Una persona pigra, sì, arrugginisce e si riempie di polvere. "Una mente vuota è il seminario del diavolo", dice il proverbio. Se la mente è vuota, il corpo non indulge in alcuna attività, e senza niente da fare, la mente diventa il seminario del demonio. Perciò dobbiamo sempre fare qualcosa.

Mentre "la pigrizia è ruggine e polvere", Bhagavan dice anche: "La realizzazione è riposo, è la cosa più bella". Nella realizzazione, e solo in essa, troverete riposo, che è la cosa migliore da trovare nel nostro soggiorno a questo mondo. La stessa cosa è predicata nel quinto capitolo, secondo verso, della Bhadavad Githa: "la pigrizia è ruggine e la realizzazione è suprema". Certifica anche ciò che dice Bhagavan: dobbiamo "fare", dobbiamo "lavorare", non ci possiamo permettere di essere pigri.

Amici miei! C'è un libro scritto dall' eccelso Adi Sankara, il più alto intellettuale dell'umanità. Egli è l'imperatore del regno del non-dualismo, l'avvocato della filosofia del non-dualismo. Scrisse il libro Viveka Chudamani, in cui esorta a stare attenti alla pigrizia. Mai essere pigri, perché la pigrizia vi porterà alla rovina. Sì, se sarete pigri vi rovinerete!

È scritto ben chiaro, amici miei, e voglio portare alla vostra attenzione un punto particolare. Certa gente va solo alla mensa ("canteen"), mangia bene, viene al Darshan, poi va a pranzo, si fa un bel riposo pomeridiano, e poi di nuovo al Darshan del pomeriggio! Bello! Poi segue il tè, poi il canto dei Bhajan, e poi va a cena. "Che cosa stai facendo?" "Non lo so". (Risate) "Che cosa devi fare?" "Mah!" (Risate) "Va bene così?" "Non lo so" (Risate) Ma sì, perchè no? Non commetto alcun peccato, dopo tutto. Mangio e vado al Darshan, e basta.

Amici miei! Questo modo di pensare è sbagliato. Vi state sbagliando. Se vi comportate così, a stare seduti in giro, non potete chiamarvi religiosi o spirituali. Perchè? L'inazione non significa non-azione, o inattività: nella Bhagavad Gita l'inazione viene definita "stupidità" (moodhathma). Non sto inventando niente di nuovo. Siete il Dr. Stupido, con una laurea in stupidità: moodhathma. La Bhagavad Gita la chiama anche "pretendere di essere religiosi senza esserlo" (midhyachara). Cioè si pretende di essere religiosi, ma in realtà non lo si è! L'inazione è condannata dalle Sacre Scritture. Le Scritture vogliono che noi agiamo, che lavoriamo. Perché?

Gli attributi delle vite passate

Per vostra informazione, nella Bhavagad Gita nel capitolo 3, chiamato "karma-yoga", vengono spiegati chiaramente la necessità, lo scopo, gli aneliti e gli obiettivi del sentiero dell'azione, che nel sentiero spirituale chiamiamo "karma-yoga".
Col lavoro, con l'attività (karma) che cosa succederà? Tutti i tratti malvagi, tutte le cattive qualità, che ci hanno seguito per molte vite, verranno cancellate, spariranno. Dalle vite passate ci portiamo dietro determinati attributi e qualità che si esprimono anche in questa vita.

A volte sul giornale si legge che un alto ufficiale si è piegato alla corruzione. Un re, un primo ministro o un presidente si sono comportati in modo errato. Perché succede? Non possiamo definire queste persone "cattive", no, no, no! È dovuto alle vite trascorse, le caratteristiche, i comportamenti, le azioni, gli attributi delle vite passate emergono anche in questa vita e si esprimono tramite le nostre azioni, i nostri pensieri e le nostre parole. Il "karma-yoga" ci viene prescritto per liberarci totalmente dagli effetti del passato.

Un semplice esempio: questo pavimento. Il pavimento è ruvido, ma può essere reso liscio dallo strusciamento continuo. Una superficie ruvida pulita e lucidata con continuità può arrivare a risplendere come uno specchio. Uno specchio, che riflette la nostra immagine, splende. Perché, e come? Per via della continua lucidatura. Non pensate anche voi che sia così?

Allo stesso modo, una costante ed assidua pulizia e lucidatura, che altro non è che un' attività continua, sostenuta, dedicata, totale, al 100%, fatta con coinvolgimento, senza ego e senza desideri, totalmente altruistica e disinteressata, ci aiuterà a risplendere come specchi. A questo modo tutte le ruvidità del nostro passato, che altro non sono che le cattive qualità che ci portiamo dietro dalle vite trascorse, spariranno totalmente. Queste, nella filosofia Vedanta, si chiamano "vàsana", e sono "le qualità delle vite passate".

Gli studenti di economia, commercio e finanza sanno bene che in un bilancio l'ultima colonna in fondo, il "saldo finale" appunto, verrà riportata sulla nuova pagina; non è vero? Allo stesso modo, il bilancio delle vite passate verrà riportato anche nella vita presente. Questa è l'economia della spiritualità, vanno proprio bene insieme! Amici miei, l'azione, il "karma-yoga" ci aiuta a liberarci delle "Vasana", le cattive tendenze delle vite passate.

Perché dobbiamo lavorare?

Allora, perché dobbiamo lavorare? Come confrontarsi col lavoro? In quale modo lavorare mi aiuta? Un semplice esempio: un giovane andò a fare il militare. Quando si fa il militare, ti fanno allenare in modo rigoroso. Finito che ebbe l'allenamento, questo giovane si sentì molto depresso. Cominciò a pensare alla moglie, ai genitori, agli amici e alle relazioni. Cominciò a stare malissimo per il fatto di non poter essere in famiglia, invece che in caserma.
Il suo ufficiale il giorno dopo si rese conto dalla faccia del ragazzo di che cosa non andava. "La faccia è lo specchio della mente", dice il proverbio. Allora lo chiamò: "Vieni qui, giovanotto! Per le quattro del pomeriggio devi scavare una fossa profonda un metro e larga due. Intesi?"

Nelle armi non si può dire di no: obbedire o morire. Perciò al giovane non restò che dire: "Sissignore", e cominciare a scavare. Alle tre del pomeriggio la fossa era pronta. L'ufficiale la vide e disse. "Bravo, l'hai fatta esattamente come desideravo. Ora riempila di nuovo!" (Risate)
Il ragazzo cominciò a riempirla di nuovo. Stava malissimo. "Che sfortuna avere un comandante che è pazzo!" (Risate) Ma doveva farlo, e lo fece. Alla fine andò dal comandante e gli disse: "Ho finito, signore!"

Il comandante gli chiese: "A che cosa hai pensato oggi?" "Pensare?" rispose il ragazzo. "Non ho avuto tempo per pensare. Dovevo scavare la fossa per lei. E se non la facevo lei mi avrebbe sparato, maggiore! Avevo paura per la mia sicurezza e ho solo pensato a scavare"
"Allora, mentre scavavi la fossa, non pensavi a nulla?"
"No, no, no!"
"Bene! Per questo ti ho fatto scavare la fossa!Quando si lavora duramente e con concentrazione, non c'è tempo per pensare e non c'è colpa nella mente. La mente è libera da ogni peccato, è in uno stato senza pensieri"

Anche il cuore è puro mentre si lavora. Questo è ciò che si chiama "Chitha Suddhi", cioè purezza di cuore.

Tutti noi siamo occupati

Un giorno una persona chiese: "Bhagavan, i tuoi studenti sono molto buffi". "Buffi? E perché?" I ragazzi si alzano alle 4.30 del mattino, poi devono fare il Suprabhatam (l'inno per svegliare il Signore) e poi fanno Yoga. Dopo devono correre, e solo allora possono fare colazione. Dopo di ciò devono prepararsi per arrivare a scuola puntualissimi alle 8.15. Escono da scuola alle 14.30 per poi correre al Darshan fino alle sei del pomeriggio. Poi cenano e alle 21.30 devono spengere le luci. Ed è tempo di festa. Sai dove voglio arrivare, i ragazzi sono così occupati che non hanno un istante per guardare qualcosa, o per fare due chiacchiere. Perché, Swami? Perché li tieni cosí occupati?"

Perché solo i ragazzi? Siamo tutti occupati qui, ci alziamo alle cinque per fare le file per il Darshan. E dopo il Darshan facciamo la fila per la colazione. E dalle 11.30 o dalle 12 aspettiamo il sorteggio delle file, prima fila, seconda fila etc. (Risate) E poi c'è il Darshan, poi la fila per prendere un té, e poi di nuovo in fila per il Darshan, ancora la fila per il té, poi i Bhajan. E dopo, meditazione, file separate di nuovo.

Swami! Non ce la facciamo più! Correre, correre, correre tutto il tempo! Perché? (Risate) Fare la fila quattro, cinque volte!
La vita è diventata una fila, così che anche quando non c'è nessuno mi sento di essere in fila perché la vita è diventata una sorta di ripetizione. Persino a casa ho paura di mettermi in fila dietro ai miei figli, da quanto sono abituato a stare in fila! (Risate).

Perché deve essere così? Perché? Dopo tutto, Lui potrebbe dire: "Dovete essere qui tutti alle 14,30 per il Darshan. E poi alle 17.30 per i Bhajan". Potrebbe fare così, perché ore ed ore di attesa... che cosa significa? Amici miei, c'è un motivo dietro a tutto questo! Bhagavan non fa niente senza un motivo. Potrebbe scrivere su una lavagna: "Darshan alle 15.30". Potremmo dormire fino alle 15.20 e poi venire alle 15.30! (Risate) Sì! Ma non lo fa! Perché?

Mentre Lo aspettiamo, prima in piedi in fila per entrare, poi accucciati per terra, aspettando il sorteggio della fila, pensiamo a Lui: "Oh, Baba! Fa' che io prenda la prima fila, Swami!"(Risate) "Almeno la seconda fila, Bhagavan!" Durante l'attesa, pensiamo a Lui. Pensiamo a Swami - a come e quando arrivare in prima fila, certo, a che cosa scrivere sulla lettera, se c'è scritto tutto oppure no - perché devo tenerne conto anche della dolce metà che si trova a casa! Siamo tutti occupati a scrivere le lettere, a programmare e a fare schemi su come avvicinarci a Lui, affinché Lui ci veda. C'è gente che fischia fra i due colli delle persone che si trovano davanti. (Risate) Perché? Per attrarre la Sua attenzione! Swami mi deve vedere. Oh-ho, bene!

Amici miei, qualsiasi cosa facciamo, dovunque siamo, ovunque stiamo, il nostro unico pensiero è: "Bhagavan, Bhagavan, Bhagavan". Ogniqualvolta due persone si incontrano, parlano di questo. Dicono (con voce depressa): "Sono qui da una settimana. Non mi ha mai guardato" (Risate) "Ed io? Mi trovo qui da due mesi e non mi ha mai visto!" (Risate) "Oh, allora sei anche tu nei miei panni! Piacere di conoscerti!" Insomma: il pensiero è costantemente su Bhagavan. Se il Darshan è alle 17.30, andiamoci a quell'ora, e basta! Qualcosa come andare all'aeroporto, all'aeroporto Kennedy. Eh, no, non è proprio così.

Amici miei, aspettare Bhagavan è meditazione. Aspettare Dio è religione, è pratica spirituale (sadhana). Aspettare Dio è penitenza (tapa). Aspettare Dio è preghiera. Due sessioni bhajan e due Darshan ci terranno impegnati per otto ore. Otto ore di penitenza. Per otto ore staremo pregando, saremo intensamente religiosi, intensamente devoti. Quale pratica spirituale migliore di questa? Perciò, amici miei, senza saperlo staremo mettendo in atto un allenamento intensivo di pratica spirituale, o yoga, concessaci da Bhagavan stesso, per via del Suo Amore infinito.

Mentre lavoro, il mio cuore è puro

Il punto è che mentre faccio qualcosa - se lavoro - avrò il cuore puro (chitha suddhi).E quando il cuore è puro, che cosa succede? La devozione aumenta. Quando il cuore è pieno di manovre e speculazioni, quando pensa alla sconfitta del vicino di casa, al male altrui, la mente è così impura ed inquinata che è impossibile sviluppare la devozione. Non rimuoviamo le cattive qualità da soli. Non lo facciamo. Anzi, ci aggiungiamo altro concime, per aiutarle a crescere. Lasciati a noi stessi, non siamo pronti a liberarci dalle cattive qualità, no! Quelle qualità sono così gustose, sono deliziose! (Risate) Ci sentiamo a nostro agio con la gelosia e con la rabbia!

Quindi, amici miei, Bhagavan ci ha dato questa chirurgia, questa penosa operazione, che consiste nell'aspettare, aspettare ed aspettare, finchè il cuore diventa puro. Solo allora il cuore è libero, "chiti suddhi". Siete puri di mente. Se cercate di alzarvi, qualcuno vi dirà: "Siediti! (kurcho!)" (Risate) Questo vuol dire: "Devi pensare a Me ancora per un po'!" "Siediti, kurcho! Devi pensare a me ancora più a lungo!" Ci viene data così l'opportunità di pensare a Lui sempre di più. Questo è il segreto che si cela dietro l'attesa ed anche dietro l'ardente desiderio di avere la visione di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba. Penso che siate d'accordo con me.

Quando il cuore è diventato puro dopo essersi immersi totalmente nel lavoro, amici cari, sentiamo crescere in noi la devozione (bhakti). E quando la devozione o bhakti è raggiunta, ci sono ampie possibilità di arrivare alla saggezza (jnana). Conquistare la saggezza o jnana è possibile quando si ha devozione. La devozione esiste in una mente pura. La mente pura è uno stato che si raggiunge con l'arduo lavoro (o azione o karma yoga). Questo è ben spiegato nel terzo verso (sloka) del sesto capitolo della Bhagavad Gita.

Bhagavan, senza menzionare la Bhagavad Gita; Bhagavan, senza far riferimento alla Sacra Bibbia; Bhagavan, senza citare i versi del Dhamma Pada o Guru Grandha, introduce tutte le teorie, tutta l'ideologia, nella nostra vita quotidiana. Tutta l'ideologia, la quintessenza o sommario, l'essenza delle Scritture, è messa in pratica proprio qui. Il modo di vivere di Prasanthi vi mantiene costantemente attivi, per avere una mente pura e stimolare a questo modo la vostra devozione, per farvi ottenere la saggezza o jnana, com'è spiegato nella Bhagavad Gita.

Come devo lavorare?

Ora, come devo lavorare o fare karma yoga? Sono un Seva Dal. Lavoro nel negozio. Lavoro alla mensa (canteen). Lavoro al college. Faccio servizio all'ospedale. Lavoriamo in posti diversi. Quando torno a casa sono il Presidente. A casa sono un Seva Dal, etc. Ognuno di noi ha le sue responsabilità. Come dobbiamo fare il nostro dovere?

Un semplice esempio: mettiamo che io si un Seva Dal. Supponete che un devoto venga qui per la prima volta. Non sa dove sedersi. Va direttamente alla veranda, perché in qualsiasi tempio si fa così. Quell'uomo va direttamente alla veranda perché è qui per la prima volta. Che cosa facciamo in genere? Generalmente corriamo, ci precipitiamo verso di lui, gli saltiamo addosso, lo tiriamo, come se stese per commettere un omicidio o qualcosa del genere. Come se fosse un terrorista, il fratello di Bin Laden o il fratello maggiore di Omar! (Risate)

Mi dispiace proprio - ma non è così che ci si aspetta che noi ci comportiamo. Questo non è karma yoga, no, no , no, no! Karma yoga è il modo in cui ognuno dovrebbe svolgere il suo lavoro - con rispetto, con riverenza ed in tutta umiltà. Quello è karma yoga. Lavorate con rispetto, come in atteggiamento di preghiera. Parlate dolcemente, solo allora il vostro lavoro od azione diventa karma yoga; altrimenti è solo karma che state accumulando. "Karma" è solo azione. "karma yoga" è azione spirituale. L'azione diventa spirituale se siete pieni di rispetto, se la compite con amore, con cura, se il vostro è un atteggiamento di preghiera, se siete gentili. Per questo si dice: lavorate con riverenza.

Swami ci parla di questo punto nei Suoi discorsi - ogniqualvolta cominciamo il nostro lavoro quotidiano, dovremmo fare le nostre salutazioni al nostro lavoro prima di iniziare, dovremmo porgergli i nostro omaggi. "Mi inchino a questa missione (o a questo lavoro, o a questo compito) che mi è stata assegnata. Signore, mi inchino in tutta umiltà affinché possa farlo nella massima sincerità d'intenti".

Ci sono due generi di lavoro. Alcuni la sentono così: "Swami, il mio lavoro al college è il mio lavoro ed il servizio come Seva Dal è il Tuo. Quando sono Seva Dal faccio il lavoro di Swami, mentre quando lavoro al college faccio il mio lavoro personale, giusto? Questo è il "mio personale" (swakarya) mentre il Seva Dal è il "lavoro di Bhagavan" (karya)".

Per favore amici, cercate di capirmi bene, voglio che queste cose siano ben chiare, molto ben chiare. Non esiste "il mio lavoro personale" ed il "lavoro di Swami". Non c'è nessun swakarya in contrapposizione al karya di Swami, no, no, no! Tutto è Divino. Tutto è karya di Swami. Tutto è spirituale, niente è mondano, niente è vostro, niente è personale. Tutto è spirituale. Dobbiamo avere questo punto ben chiaro, massimamente chiaro.

Qualcuno ha detto: "Swami, non posso venire a trovarti a Prasanthi Nilayam molto spesso perché non ho tempo libero a mio piacimento. Devo lavorare tutto il tempo, il mio lavoro mi tiene sotto torchio. Ho degli obblighi professionali e non posso venire ripetutamente a Prasanthi Nilayam". Baba ha risposto: "No, no. Il tuo lavoro in ufficio è anche il Mio lavoro".

Il dovere familiare diventa spirituale

Un altro esempio - una nonna andò da Sri Ramakrishna Paramahamsa e disse: "Oh Swami, a casa non ho pace". Paramahamsa rispose: "Non sei un'eccezione. Nessuno ha pace, non ti preoccupare". (Risate) "No, Swami, dammi una soluzione. Non puoi rispondermi così. Dimmi come posso avere pace". Sri Ramakrishna Paramahamsa sorrise e disse: "Perché non hai la pace mentale, nonnina? Dimmelo!"

L' anziana signora continuò: "non ho pace mentale perché quando ero giovane ero così impegnata coi miei bambini - impegnata ad educarli, a cucinare per loro, a prendermi cura della famiglia. Il peso della famiglia cadeva interamente su di me, perché mio marito era un irresponsabile. (Risate) Perciò da giovane non ho mai avuto pace mentale. Oggi non ho pace mentale perché i miei nipotini mi stanno sempre attorno. Mi devo prendere cura di loro. E i nipotini si prendono più libertà di quanto non facessero i figli. Non hanno un codice di condotta e non possono venir puniti. I nonni non possono punire i nipotini, possono solo accarezzarli e vezzeggiarli, Swami. Non ho il tempo di fare adorazione, né di meditare. Non ho tempo per pregare. Swami, che cosa devo fare?"

Paramahamsa rise, e rise; infine disse: "Non ti preoccupare. Quando fai il bagno al tuo nipotino, sentiti come se tu stessi facendo il bagno al Signore Krishna in persona. Quando dai da mangiare alla tua nipotina, sentiti come se tu stessi offrendo il cibo al Signore Krishna, e quando canti la ninna-nanna ai tuoi nipotini per farli addormentare, pensa di star cantando inni melodiosi al Signore. Allora i doveri familiari saranno diventati adorazione spirituale". I doveri verso la famiglia diventano anch'essi pratica spirituale. Senza sedersi al tempio, diritti... l'unica differenza è che forse avrete un po' di mal di schiena.

Lo spirito è più importante del sedersi in un certo modo per pregare o meditare. Bhagavan ci dà due esempi: uno è quello di un camionista. Avrete notato che in India gli autisti prima di accendere il motore fanno una preghiera (namaskar) al volante, e solo dopo partono. Vi prego di notarlo. E i ballerini, prima di cominciare a danzare si inchinano e fanno il namaskar al terreno su cui danzeranno. Anche i suonatori di tabla e di mrdanga si inchinano ai loro strumenti e poi cominciano a suonare. Perché?

"Dio, ti offro questa mia azione. Ti prego di benedirmi. Guido il camion per tornare a casa sano e salvo stanotte. Prego affinché non mi debba trovare all'ospedale per qualche incidente".

Oppure:

Dio, sto per cominciare la mia danza. Fa' che tutti ne traggano felicità e fa' che io Ti soddisfi. Che possa renderti felice, Bhagavan!" Il ballerino si inchina con riverenza. Qualsiasi cosa facciamo dobbiamo offrirla a Dio. Questi sono gli esempi offerti da Bhagavan; l'offerta è spiegata eloquentemente nel 30° verso (sloka) del terzo capitolo della Bhagavad Gita.

La Mia Missione

Vi devo dare anche un altro punto, che Bhagavan ha ben chiarito. Di che cosa si tratta? La cosa è menzionata nella Bhagavad Gita, al 55° verso (sloka) dell'undicesimo capitolo, 'Viswarupa Sandarshana Yoga'. Che cosa è? "La Mia missione, ciò che è associato alla Mia missione, è il karma yoga". Sto facendo servizio Seva Dal. Sí! Sto facendo servizio di sicurezza. Devo controllare quella zona. Devo occuparmi di quelli che cercano di infilarsi in quella zona. Di qualsiasi cosa si tratti, grande o piccola, bassa o alta, di qualsiasi cosa si tratti, ogni azione che compite, è la Mia missione, è karma yoga.

"Che cosa è la Mia missione?" Diventa la Tua missione quando te l'offro. Qualsiasi lavoro io faccia, nel momento in cui l'offro ai Tuoi Piedi di Loto diventa la Tua missione. Qualsiasi cosa io faccia, qualsiasi piccolo lavoretto, una volta che Te l'offro, diventa la Tua missione.Se non l'offro a Te, allora diventa la mia missione, il mio mal di testa, il mio dolore, il mio insulto, la mia vergogna, la mia umiliazione, o qualsiasi altra cosa.Può essere un successo o un fallimento, ma offriamo tutto a Dio, affinché diventi la Sua missione. Questo è ciò che si chiama karma yoga.

Meditate su di Me: Dhyana Yoga

"Meditate su di Me; pensate a Me". Come meditate? Quando meditate? Meditiamo in una stanza speciale, chiudendo la porta dall'interno; ma pensiamo al lavandaio ed anche al caffè, se è caldo abbastanza e se è pronto in cucina. Questa non è meditazione su Dio; questa è meditazione sulla cucina! (Risate) O magari "meditazione sul lavandaio", "meditazione sul dhobi"... (Risate) Se pensate al lavoro d'ufficio, a ciò che si deve fare dalle dieci in poi, sarà "meditazione sull'ufficio". Non potete chiamarla meditazione nel vero senso della parola. "Pensate a Me". Pensate a Bhagavan, e raccogliete i frutti di ciò che fate. "Dovete pensare a Me, affinché abbiate il massimo successo".

Per vostra informazione, vi porterò un esempio. Un' artista televisiva era venuta a Puttaparthi dall'Australia. Era un' annunciatrice, era stata qui a lungo, ed era stanchissima quando andò via. Appena atterrata in Australia, il direttore della stazione televisiva le disse che il suo programma stava per cominciare e doveva andare allo studio direttamente dall'aeroporto. (Questa è una storia vera, per vostra informazione).

Là fu intervistata da molta gente, in diretta. Non era preparata. Che fare? Bhagavan le sussurrò nelle orecchie tutte le risposte da dare. Perché? Perché stava pensando a Lui. Se avesse pensato solo a se stessa avrebbe dato false risposte e sarebbe stata nei guai. Ma pensando a Swami fu Lui a rispondere per lei; -ta-da! Dette una risposta corretta dopo l'altra! Vedete?

Allora, meditazione, pensare a Bhagavan, successo garantito! Sì! Perciò: "Pensate a Me" - questo è chiamato dhyana yoga. Lavorare per Lui è karma yoga.Pensare a Lui è dhyana yoga o meditazione.

Siate devoti a Me: Bhakthi Yoga

E poi: "Siate devoti a Me". Io Lo amo. Se Lo amate, questo è bhakti Yoga. Inoltre non siate attaccati al mondo: siate attaccati a Swami. Siate attaccati a Bhagavan. Questo si chiama "jnana yoga".

Il titolo sembra essere bombastico, classico, e suona molto elevato, ma senza dubbio è realmente in tutti voi, al di là di ogni dubbio. Non sareste qui se queste cose non fossero in voi. Sono sempre in voi. Siete tutti qui per Swami: karmaYoga. Pensate a Swami: dhyana Yoga. E lo amate: bhakti Yoga. Non ve ne importa nulla del resto delle cose del mondo. Questo è jnana Yoga, tutto qui. Stiamo solo denominando tecnicamente il nostro modo di vivere qui.

E poi: come dobbiamo vivere la nostra vita? Non dobbiamo avere alcuna animosità verso nessuno: "Nirvayra Sarva Bhootheshu". Nirvayra significa "buone intenzioni verso tutti", cioè che non dovete avere nessun genere di avversione per nessuno. Mentre cammino, amo tutti. Servo tutti, senza alcuna cattiva intenzione, senza preferenze, senza opzioni, senza riserve. Sono aperto a tutti: "Nirvayra Sarva Bhootheshu". Sì!

Swami la mette a questo modo: dice: "Amate tutti, servite tutti". Questo è ciò che dice Bhagavan. "Il miglior modo di servire Dio è amare tutti e servire tutti". Questo è lo scopo. Questo è il fine del Karma Yoga, il sentiero dell'azione.

Alcuni possono dire: "Bene, io sono al sicuro. Mi sento tranquillo, non sono coinvolto in nessun lavoro qui. Non mi sono lasciato coinvolgere in alcun compito da svolgere". No, no, no! La Gita dice chiaramente, nel terzo capitolo, al quarto verso (sloka): "Senza l'azione non otterrete moksha (la liberazione) se non lavorate, se il corpo non è sottoposto all'azione, al lavoro. Tutto il mondo è il campo dell'azione, karma kshetra. E siete tenuti a lavorare come degli esperti, ad essere karma yogi. Un karma yogi è un esperto nel campo dell'attivitá in questo mondo, che noi chiamiamo karma kshetra. Questo è specificato chiaramente nella Bhagavad Gita.

Un uomo saggio è un uomo di Dio

Amici miei! Ora: qui risiede la differenza. Un uomo di religione lavora, ed un uomo che non è religioso, lavora pure lui. Sì. Voi lavorate, ed anch'io lavoro. La differenza è questa: un uomo saggio non usa il linguaggio del mondo e non ne segue i parametri.
Un uomo saggio è un uomo di religione. Un uomo saggio è un uomo di Dio. Un uomo saggio è divino. Se un uomo saggio (jnani) compie un'azione, se fa una qualsiasi attivitá, essa lo conduce alla liberazione. L'azione, il karma di un uomo saggio, lo porta alla liberazione, o moksha. Per il suo karma di uomo non saggio, di "ajnani", un uomo del mondo, un uomo temporale, un uomo fisico, mondano, se compie una qualsiasi azione, questa lo porta alla schiavitù. Un uomo spirituale compie l'azione per la liberazione, mentre l'uomo mondano, quando agisce, cade nella schiavitù. Questa è la differenza. Perché?

Qual è la differenza fra un uomo saggio e un uomo non saggio? Come faccio a sapere se si tratta di un uomo saggio o non saggio? Swami ce lo ha spiegato. Dite forse: "Io ho fatto..."? Ci sono persone che dicono: "Ecco, io ho fatto..." Oh-ho! Se dite: "Ho fatto questo e questo..." questo è ciò che si definisce "essere l'agente". "Io sono l'agente, io ho fatto". Il sentimento di essere l' agente (kartrutva bhava) è errato. Perciò non diciamo:"io ho fatto", no, no, no!

"Lui mi ha fatto agire così. Mi ha suggerito di fare così. Lui lo ha fatto attraverso di me". Mettiamo sempre le cose in questo modo. Impariamo il linguaggio e cogliamo lo spirito che si trova dietro di esso. Se diciamo ancora "io ho fatto, io ho fatto", siamo ancora all'asilo, o peggio, al livello di nido d' infanzia. C'è ancora tanta, tanta strada da fare!

Un semplice esempio: Perché non metto le colpe addosso a nessuno. Molto addietro, nell'anno 1980, ricevetti un telegramma dal Consiglio Mondiale, che diceva: "Le viene conferito l'incarico di Presidente di Zona delle Organizzazioni Sathya Sai Seva". Essendo molto giovane a quel tempo, ne rimasi entusiasta e molto sorpreso. Venni direttamente a Prasanthi Nilayam.

Swami chiese: "Che succede?" Dissi a Bhagavan: "Swami, il Presidente del Consiglio mondiale mi ha conferito l'incarico di Presidente di zona!". (Risate)
"Il Presidente del Consiglio ti avrebbe conferito cosa? Dov'è quel tipo? Chi è per conferirti qualcosa? Sei un bufalo, sei un uomo inutile! Chi è lui per conferirti qualcosa? 'Io' ti ho conferito quel titolo, capisci? Nessuno ti può conferire nulla. Solo io!"

Sentiamo che tutto è un dono di Dio. Sentiamo che tutte sono opportunitá dateci da Dio in persona, non da qualche essere umano, non dalla nostra iniziativa o dal nostro desiderio.

Un uomo non saggio ha lo spirito dell'agente

Un uomo non saggio avrà quindi lo spirito dell'agente: crederà cioè di essere lui stesso ad agire. Penserà: "Sono io ad agire, io sono l'agente". Un uomo non saggio avrà anche "l'aspettativa di un riconoscimento per quello che fa". Che cosa significa? "Swami, sono venuto con molti studenti, con molti Seva Dal, con membri della nostra organizzazione. Swami, dovresti chiamarmi e darmi almeno un anello, preferibilmente una collana". (Risate)

Che cosa è tutto questo? "Ti ho portato un sacco di devoti dal mio paese, perciò dovresti guardarmi. Non guardare loro, a loro puoi dare una possibilità un'altra volta. Adesso sono un capo, un leader, sono molto importante, non lo sai, Dio?" Questa è una richiesta di riconoscimento; è desiderio di nome e di fama, desiderio di essere applaudito. È tutto ego. Fate che quell'ego sparisca immediatamente. Fino a quando abbiamo l'ego, siamo lontani da Dio. L'aspettativa di riconoscimento per quel che si fa è una cosa che deve sparire.

Una volta, molto tempo fa, successe che alcune persone che lavoravano qui a Prasanthi Nilayam in un campo ospedaliero, l'ultimo giorno si misero tutti in fila ad aspettare il padanamaskar. Swami venne e disse: "Chi siete?" Erano tutti là, col camice. Dal camice si vedeva benissimo che erano medici. Qualcuno disse: "Swami, siamo i dottori del campo". Bhagavan rispose: "Lo so". (Risate) Vi fará dire le cose per esporvi la vostra stessa stupidaggine! Questo è il Divino Romanzo da settantacinque anni a questa parte. Quindi: "Lo so".

Il lavoro è la ricompensa del lavoro. Per favore, capitelo. Non pensiamo al riconoscimento, all'apprezzamento e all'intervista. Pensare che queste cose siano il genere di Grazia che dobbiamo aspettarci per il lavoro che abbiamo svolto, è una falsa concezione ed un idea sbagliata.

L' eccellenza è religione

Questo lavoro, il campo dell'attività, il karma yoga, è come un termometro, come ha detto Bhagavan. Supponiamo di andare da un medico e dire: "Salve dottore, soffro di febbri". Non vi darà subito delle medicine, prima vi farà sedere, vi prenderà la temperatura col termometro. L'efficienza nella spiritualità viene misurata in termini di efficienza nel campo del karma kshetra, o attività.

Per fare un piccolo esempio: come professore al college, sono un fallimento, sono un uomo irreligioso, un uomo non-spirituale. Come medico, ogni medicina che prescrivo ad un paziente lo porta anzitempo all'altro mondo, sono irreligioso e non spirituale. (Risate) Come ingegnere costruisco un ponte che il giorno dopo crolla, sono irreligioso.

Fare bene ciò che dovete fare, essere un esperto nel vostro campo, essere l'uomo più bravo nel vostro cammino di vita è segno di vera religiosità. È segno di vera spiritualitá. L'eccellenza è religione. Non ci sono compromessi a questo proposito.

Quando Bhagavan passa fra le file durante il Darshan, fra gli studenti, e chiede loro: "Ehi! Quanti punti avete preso?" "Swami, sessanta". "Sessanta?! Che è successo ai quaranta che rimangono?" "Swami, ho preso settanta". "Settanta? E gli altri trenta dove li avete lasciati?" Perché, se il massimo è cento e si prende settanta, trenta sono stati persi. Dice: "Dovete prendere cento su cento. Quella è la perfezione".

Quindi, la perfezione è religione. La perfezione è cultura. La perfezione è il Nome di Dio. Ecco perché quando materializza un anello e ve lo dà, Baba dice: "Entra perfettamente! Nemmeno un gioielliere poteva farlo in una misura più perfetta". Questo è ciò che dice di solito, giusto? Perché? Perchè la perfezione è il Suo Nome. Baba è perfetto e si aspetta che noi siamo perfetti. Non c'è niente di sbagliato in questo. Noi siamo imperfetti e marciamo verso la perfezione per arrivare ad essere perfetti un giorno. Speriamo che questo accada prima o poi! (Risate)

E, mentre facciamo il nostro lavoro, facciamolo con una certa discriminazione. Il lavoro va svolto sulle basi della discriminazione, della discrezione e del giudizio. Il terzo capitolo, verso 32, della Bhagavad Gita, dice: "Svolgete il vostro lavoro con discriminazione".

Bhagavan ha fatto a proposito un esempio esplicativo. Sembra che un membro attivo dell'organizzazione fosse andato all'ospedale con frutta e dolci. Lá trovò un paziente diabetico e gli disse: "Sai Ram! Prenda questa frutta e questi dolci". (Risate) Non doveva portargli il biglietto per il paradiso o l'inferno, qualsiasi sia la sua destinazione! Questo membro era attivo, ma gli mancava il senso della discriminazione. Andare all'ospedale e dare frutta e dolci a un diabetico! Come si può fare una cosa del genere?! Quindi: usiamo sempre la discriminazione.

Fate il vostro lavoro

Bhagavan ci dice sempre: "Fate sinceramente il vostro lavoro. Il dovere è Dio, il lavoro è adorazione". Bhagavan insiste continuamente su questi tre punti. Questo concetto è anche chiaramente espresso nella Bhagavad Gita: "Meglio morire facendo il proprio dovere che fare il lavoro di qualcun altro nella paura".

Supponete che io voglia fare il medico. Mi metto un camice, rubandolo se possibile dalla stanza dei medici. Vado nelle corsie e cerco di fare delle iniezioni ai pazienti e di dar loro alcune pillole che sono sul tavolo. Bene: dopo avrò molta paura, perché se mi scoprono finirò in tribunale e mi troverò dietro le sbarre! Se fate ciò che non vi compete, se fate il lavoro di un altro, avrete paura. Fate il vostro lavoro. Va bene. Facendo il lavoro di qualcun altro, si creerà in voi un senso di panico. Questo è ciò che significa.

Un semplice esempio: due giorni fa Swami stava parlando con una persona. Lì accanto c'era un altro responsabile il quale, invece di starsene zitto, cominciò a rispondere lui alle domande. Swami parlava col primo, ed il secondo gli rispondeva. Swami gli disse: "Chiudi la bocca! (Risate) Stai zitto! Sto parlando. Perché rispondi?"Quell'uomo è un responsabile, e sono sicuro che dopo quel trattamento non commetterà questo errore nuovamente durante la sua vita e negli anni a venire, perché ha preso una forte dose di rimproveri davanti a tutti! Se un rimprovero viene fatto, viene fatto in pubblico! Viene fatto nella stanza delle interview. Questa è una cosa generale, spirituale, dinamica. Questo è ciò che Egli fa. Quindi fate il vostro lavoro, e non il lavoro di un altro.

Supponete che Swami vi dica: "Distribuite della frutta". Io l'ho fatto alcuni anni fa. Quando Swami voleva che distribuissi dei distintivi agli studenti io non conoscevo ancora la tecnologia Divina. Quel che feci, fu di dire ad un professore: "Vieni, fallo tu". (Risate)

Bene. Lui cominciò a distribuire, mentre io ero soddisfatto perché avevo eseguito la cosa al meglio. Swami arrivò e mi chiese: "Perché sei qui? Che cosa stai facendo?" "Swami, ho fatto distribuire la frutta". "Oh-ho! Potevo chiederlo Io a lui direttamente. Perché l'hai fatto fare a lui? Non devi chiederlo tu a lui; posso chiederglielo Io, senza il tuo aiuto. Volevo dare a te una possibilità. Non puoi mancare un' opportunità a questo modo". Ffate il vostro dovere; è per 'voi'.

Quando dovete svolgere un' attività o un' azione per seguire le scritture, o le regole dell'Ashram, non potete fare come vi pare e piace. Ecco che cosa succede: Brahma è il Divino; la Parola di Dio sono i Veda. I Veda sono qualcosa come il sermone sulla montagna, qualcosa come i Dieci Comandamenti. I Veda sono le dichiarazioni di Dio. E i Veda chiamano all'azione, un'azione disinteressata, che si chiama "yajna". L'azione altruistica, che non cerca ricompensa, si chiama "yajna". Essa non si rivolge sempre e necessariamente ai preti, no, no, no, no! Tutto ciò che è senza ego, disinteressato, altruistico, non egoistico, è chiamato "yajna".

È per merito di queste azioni non-egoistiche che avrete le piogge al tempo giusto. E oltre alle piogge tempestive, avrete anche il cibo. Questo cibo è fornito agli esseri viventi, e gli esseri viventi si uniscono a Brahma alla fine. Questo è il circolo. Dio l'ha ben chiarito nei Veda. I Veda hanno dettato le "yajna". Le "yajna" ci garantiscono la pioggia, la pioggia ci fornisce il cibo, il cibo sostiene la vita degli esseri viventi. Poi essi si uniscono a Bhrama. Questo è il ciclo eterno della vita, un ciclo vitale che si ripete continuamente, sempre di nuovo, nel Cosmo. Questo è ciò che è detto nella Bhagavad Gita, nei versi (sloka)14° e 15° del terzo capitolo.

"Io lavoro molto per esserVi da esempio"

"Bhagavan, Tu sei sempre così occupato, dalla mattina alla sera! Ti voglio incontrare in un momento di riposo, così posso chiederti una cosa mentre sei libero: chiamami per un' interview per favore".(Risate) "Sì, fallo, per favore, quando hai un momento libero".

Swami non è mai libero! È sempre così occupato, sempre molto, molto, molto occupato! Perché? Proprio in questo momento è occupatissimo per il progetto dell'acqua potabile, che dev'essere esteso anche alla città di Chennai, che prima veniva chiamata Madras, e si tratta di un progetto grandioso. Alcuni dicono che costerà ottomila crore di rupie (80 miliardi di lire; n.d.t.): un progetto enorme. Vi partecipano ingegneri di tutti e tre gli stati di Bombay, Madras e Hyderabad: essi sono già al lavoro sui progetti. Capite? Ingegneri di tre stati ci stanno lavorando.

È un compito di gigantesche dimensioni, eppure Bhagavan Baba mentre ci lavora sorride tranquillamente. Non mi è facile da immaginare. Supponete di avere del lavoro importante che deve essere finito per domani: la casa intera sarà messa sottosopra da questo momento in poi! (Risate) Nessuno deve parlare e nessuno può scherzare perché domani il lavoro dev'essere pronto. Questo è il modo di funzionare umano. Ma Bhagavan, con un progetto da 8.000 crore di rupie, con ingegneri di tre diversi stati, resta calmo, freddo, composto. Questo succede perché Egli è Divino.

Amici miei, come dite, Bhagavan lavora incessantemente. Perché? Qualcuno Gli ha chiesto: "Swami, perché lavori tanto? Puoi far sì che tutte le cose succedano solo con un atto della Tua volontà (sankalpa). Perché lo fai in modo "normale"?"
Baba ha risposto: "Lo faccio col lavoro per dare l'esempio. Voi la domenica non lavorate, fate festa. Io non faccio mai festa, sono occupatissimo tutti i giorni". (Risate) Lui è occupato tutti i giorni. Sia che si trovi a Kodaikanal o a Brindavan o a Puttaparthi, Lui è sempre molto, molto, molto occupato.

"Bhagavan, pensavo di trovarti un po' più libero a Kodaikanal. Sono venuto qui, e con mia sorpresa ho notato che fai cinque discorsi al giorno! Sei cinque volte più occupato di quanto Tu non lo sia altrove. Pensavo che, trattandosi di una stazione climatica, Te la saresti goduta e avresti permesso anche a me di godermela. Invece sei occupatissimo. Perciò provo disappunto!"

Bhagavan è sempre occupato. Non si riposa mai. Perché? Per dare il buon esempio, affinché l'umanità abbia un modello da seguire. Dio si comporta così per essere un esempio per tutti. Infatti, Egli non deve cercare niente, non ha favori da chiedere. Se fa qualcosa per voi, non si aspetta neppure che gli diciate "grazie".


Supponete che Swami vi dia qualcosa. Se dite "Grazie", vi dirà subito: "Ehi! Perché "Grazie"? Ringraziate vostra madre? Mamma, tante grazie per l'ottimo budino!
Grazie per la torta, grazie per il gelato!" Lei vi risponderà: "Chiudi la bocca!" Non potete dire: 'Grazie, padre, per i bei pantaloni, la bella camicia, e la bella tazza di caffè!'. Io non sono un estraneo, non mi ringraziate, è il Mio dovere".

Amici miei, questo è lo spirito del karma yoga:non aspettarsi niente indietro, neppure una parola di riconoscimento o di gratitudine. Si deve fare tutto come se fosse il proprio dovere. Un altro esempio: la gente del distretto di Anantapur è venuta qui ( o meglio, i capi, i leader) per ringraziare Bhagavan. Tutti i capi dei villaggi sono venuti: "Bhagavan, grazie per averci portato l'acqua". Bhagavan ha risposto: "Niente ringraziamenti. Devo essere io a ringraziare voi, per averMi dato l'opportunità di servirvi. Perché ringraziate Me? Servirvi è il mio dovere".
Questo è lo spirito del karma yoga.

Pensieri del tipo: "Mi aspetto il padanamaskar immediatamente per quello che ho fatto. Mi aspetto che mi prenda subito la lettera. Mi aspetto che mi conceda un'interview 'adesso'. Mi aspetto che tutti i membri Samathi vengano messi a conoscenza che io sono il funzionario migliore", sono pensieri che esprimono uno stato mentale orribile. È una terribile situazione, che non vi sarà mai di nessun aiuto sul piano spirituale, neppure se viveste mille anni! O per le prossime cento vite! È solo l'azione compiuta con distacco che aiuta a crescere e ad evolversi.

Karma, Dharma, Brahma

Adesso esaminiamo una piccola tabella. Karma, Dharma, Brahma: queste sono le parole usate da Bhagavan. Per vostra informazione, io non ho studiato sanscrito o letteratura. Ho studiato scienze naturali, botanica, che insegno da quarant'anni. Queste sono cose che ho imparato dalla letteratura Sai, non dalla mia cultura scolastica. Ve lo dico ad ogni mio discorso, così che non mi scambiate per uno studioso o qualcosa del genere. Queste sono le parole usate da Bhagavan: Karma, Dharma e Brahma.

Che cosa è il karma? Supponete che io non compia alcuna azione. La non-azione vi porta all'illusione, che conduce alla distruzione, e da qui non c'è alcuna possibilità di liberazione. Se non fate karma, cadete nell'illusione e siete destinati ad essere distrutti. Questo è tutto: niente liberazione. Che cosa devo fare, allora? Karma? Fate il vostro dovere: swadharma.

Che genere di dovere? Fate il dovere prescritto, come indicato sui Veda, sui Sacri Testi, sulle vostre Sacre Scritture. Quello vi libererà dalla schiavitù. Questo tipo di azione si chiama 'karma jignasa', che significa "interesse all'azione, desiderio dell'azione". La conoscenza dell'azione si chiama 'karma jignasa'. Così, sul sentiero spirituale, cominciamo col 'karma jignasa', con l' autoindagine su ciò che dobbiamo fare.

Poi passiamo al prossimo campo, il Dharma. Dharma significa 'la vostra vera natura, la vostra natura reale', che cosa ci si aspetta da voi in quanto esseri umani. Un albero ha il suo Dharma, diverso da quello del fuoco, che è caldissimo, brucia; il ghiaccio ha un altro Dharma ancora, è freddissimo. Ognuno insomma ha il suo Dharma e la sua propria natura (e dovere).

Il Dharma vuole che voi sentiate che ogni azione che vi viene affidata non è servizio: è opportunità, un'opportunità Divina come dichiarato dai versi dieci e undici. E come la compite, è il vostro Dharma. Il vostro dovere è offrire la vostra azione a Dio, ed esserne distaccati. Dovete essere altruisti, senza ego. Questo è ciò che si chiama Dharma jignasa. Dharma jignasa significa altruismo, senza egoismo, il fare le cose con mente distaccata, accettandole con gratitudine in quanto sono opportunità.

Karma jignasa, il pensiero dell' azione, vi deve condurre al Dharma jignasa, a ciò che è essenziale, che è la vostra natura; per poi finire in Brahma jignasa, il pensiero di Brahma o il Divino. Che cosa è Brahma jignasa? Brahma, il Divino, fa tutto questo: l'universo intero, il sistema planetario, sono tutte opere da Lui sostenute. Tutta la Natura va avanti in modo perfetto e regolato per dare esempio a tutti noi: dobbiamo essere disciplinati e regolati nella nostra stessa vita. Dio non cerca niente, fuorché una parola di gratitudine e una vita di soddisfazione da tutti noi.

Dio 'fa', non perché sia Suo dovere. Io faccio il mio dovere senza amore - è deplorabile. Faccio il mio dovere con amore - è desiderabile. Se fate il vostro dovere senza amore, quella è una cosa deplorabile. Se c'è amore senza dovere - qui non c'è il dovere. È l'Amore supremo, ed è Divino. L'Amore senza il dovere è Divino. È Brahma jignasa. Cerchiamo di capire ancora una volta: il dovere con amore è desiderabile. L' Amore senza dovere è Divino. È Brahma jignasa. È quello che dovremmo sviluppare.

Amici miei, Bhagavan fa tutto questo non perché sia Suo dovere. Fa tutto quello che fa per noi non aspettandosi qualcosa da noi, ma perché lo considera Sua natura. Lui è la personificazione, l'incarnazione dell'Amore, fa tutto quello che noi vogliamo, affinché riusciamo a vivere a livello delle Sue aspettative.

Che Bhagavan vi benedica, che sia con voi per l'eternità. Sai Ram! (Applausi)