Satsang

Bisogna udire o ascoltare?

8 ottobre 2000

Cari fratelli e sorelle!
Tra i diversi sentieri della devozione ai quali Bhagavan si riferisce in un Suo recente Discorso Divino, il primo gradino in questi nove sentieri è chiamato Sravanam.
Sravanam, ascoltare, è la prima cosa. Anche nella sequenza Dio mette uno scopo. Anche nella sequenza o nell'ordine, perché sono indicati 9 gradini?
Perché ascoltare è il primo gradino? Perché e in che modo la resa (Atma Nivedanam) è l'ultimo? Perché non l'abbandono prima e l'ascoltare alla fine?
Perché no?

Amici miei, il nono gradino nella scala della devozione, il nono sentiero della devozione, Atma Nivedanam o abbandono del Sé, è il culmine, l'apice, la fine, la fusione dell'individuo con il Divino, quando l'individuo non esiste più.

Per darvi un esempio, il fiume scorre incessantemente. Prendiamo ad esempio il Sacro fiume Gange, Ganga. Si dice che tocchi nove o dieci città, scorrendo continuamente, naturalmente con molto inquinamento! Il Sacro Gange, pur altamente inquinato dall'uomo, continua a fluire incessantemente, toccando tutte le città. Ma lo scopo e la fine, l'obiettivo finale del Gange sta nel fondersi con il mare. Il Gange diviene uno con il mare. Quella è la fine, quella che noi chiamiamo abbandono del Sé o Atma Nivedanam. Una volta fuso con il mare, il Gange è mare ma non più Gange.

Tutti i fiumi si fondono con il mare, perdono il loro nome, perdono il loro aspetto, perdono la loro forma, ed acquisiscono il nome, l'aspetto, la forma del mare. Tutti i fiumi hanno il loro nome. Tutti i fiumi hanno il loro sapore. Tutti i fiumi hanno la loro direzione della corrente. Una volta uniti nell'oceano, perdono il loro nome. Perdono la loro forma, perdono il loro sapore. Divengono uno con il mare. Tutto qui. Non c'è più separazione, nessuna esistenza separata.

Similmente, il gradino finale dei nove sentieri della devozione, la resa, richiede la nostra non - esistenza, ci richiede di perdere l'identità separata. Sfortunatamente, noi tutti non vogliamo perdere la nostra identità. Ci presentiamo ogni volta che conosciamo qualcuno dicendo: "Io sono questo e quello". Sin dall'infanzia, sin dall'asilo nido fino a quando abbiamo già mezzo piede nella fossa, noi vogliamo sempre proteggere la nostra separazione, la nostra identità separata!

Noi continuiamo a vantare chi siamo, cosa siamo. Se qualcuno viene qui e ci dice: "Signore, sono qui per la prima volta. Sa cosa fa Swami adesso?"
Invece di spiegargli il programma, vogliamo far colpo su di lui dicendogli quando siamo venuti per la prima volta, quanto siamo 'anziani', quanto siamo devoti, quanto siamo influenti, quanto siamo potenti.... Solo discorsi non religiosi, non spirituali, indifferenti, insulsi ed egoisti! Questo è ciò che troviamo ovunque. Non voglio incolpare nessuno. La vita intera viene vissuta in questa linea di identità separata. La vita intera, l'intera personalità è costruita sulla falsa identità, sulla separazione. Quando questa viene presa a calci, noi sentiamo molto, molto male!

Se un Seva Dal mi dice. "Fermo! Non puoi passare!" (Sì, può fermarmi, perché no? Se un Seva Dal può fermare tutti, può fermare anche me.) Ma il mio ego prende la cosa molto seriamente. "Tu vuoi fermare me? Come osi? Da quanto tempo vieni qui? Chi è il tuo capo? Da dove vieni? Dammi il tuo tesserino, lo porterò via! D'ora innanzi, tu non sei più un Seva Dal!" Tutte azioni perfide, tutte azioni vendicative. Perché? Non ha fatto alcun errore.
Ferma tutti, ha fermato anche me. Cosa c'è di sbagliato? Il mio ego è colpito e quindi io sento il dolore. Sono pronto a smuovere tutto, ma non il mio ego!
Sono pronto a sacrificare tutto, ma non il mio ego!

La vita è piena di queste tendenze egoistiche, di manifestazioni egoistiche e di azioni egoistiche. Cos'è l'ego? Brama di riconoscimenti, brama di fama e reputazione, brama di separazione, di identità separata, lo sviluppare una falsa immaginazione, una falsa identità.

In questi nove sentieri di devozione l'ultimo, Atma Nivedanam, è quello in cui l'individuo diviene uno con il Divino, con il totale annichilimento, la perdita totale, la totale distruzione, l'uccisione finale dell'ego, che è stato ingrandito nel corso degli anni. Quindi, la perdita dell'ego è chiamata abbandono. "Io abbandono la mia proprietà." Facile da farsi, perché non ho nessuna proprietà da abbandonare. "Io abbandono i miei averi."
Non ho niente. Facile abbandonare tutto. Ma abbandonare l'ego non è uno scherzo.
Molti santi, saggi e veggenti non sono riusciti ad abbandonare totalmente il loro ego. Ogni volta che l'ego cercava di rialzare la testa, anche loro venivano umiliati come tutti.

L'Incarnazione di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba, il programma di questa Incarnazione, la missione di questa Incarnazione è quella di impersonare il ruolo di un chirurgo. Il chirurgo crede nel tagliare. Bhagavan Sri Sathya Baba è un chirurgo. Taglia il nostro ego ad ogni livello. Non si può evitare questo taglio. Alla ferita Lui aggiungerà un po' di tintura, cosicché avrai la sensazione di bruciore. Succede questo. Dobbiamo essere pronti a questo.
Forse il beneficio di questo, il profitto di questo, l'altezza di questo, il vantaggio di questo, sarà la nostra resa più tardi.

L'operazione viene eseguita, i punti di sutura vengono dati ed io sono in convalescenza in ospedale. Dopo di che vengo dimesso e quando non c'è più dolore, quando sono sano, io mi rendo conto del valore dell'operazione.
Durante l'operazione, mentre mi sto riprendendo, sento dolore. Ma dopo, quando alla fine sono totalmente curato, liberato completamente da ciò che era dentro di me, da ciò che era indesiderato, quando tutto ciò è rimosso,allora sì, sto abbastanza bene. Ma durante il processo, sentiamo il dolore.
Non è così facile. Vi prego di comprendermi. Vi prego di capirmi.

Se qualcuno dice. "Io non ho ego", significa che è altamente egoista.
Come si fa a sapere che si potrebbe avere dell'ego? E' qualcosa come l'orgoglio dell'umiltà o l'arroganza delle virtù. Non dovrebbe essere così. Essere liberati dall'ego è la cosa più importante sul cammino spirituale. E' la sola cosa che distingue, che differenzia che separa il sentiero spirituale dalla ricerca mondana, dal cammino mondano, dagli sforzi mondani. E' per questo che viene tenuto alla fine. Se il processo doloroso fosse posto all'inizio, se l'abbandono del Sé fosse il primo gradino nei nove sentieri della devozione, dovremmo dirgli addio.

Se il dottore non è preparato per esaminarvi, se non è preparato a diagnosticare la malattia, se il dottore non è pronto ad esaminare soluzioni mediche alternative, ed invece è pronto ad operarvi immediatamente appena entrate nel suo studio, nessuno ci andrebbe più. Perciò la cura comincia prima con pillole omeopatiche, da 25mg, 50mg, 100,mg, 500mg. Continua con dosaggio crescente. Se la cura medica fallisce, interviene la chirurgia.

Allo stesso modo, nei nove sentieri della devozione, il metodo iniziale è come un trattamento medico con pastiglie ed antibiotici. Mentre quello finale, l'Atma Nivedanam, è assolutamente chirurgico ed è totale. E' totale.
Quanto l'appendice viene tolta dal mio corpo, non se ne possono lasciare dei residui. E' rimossa totalmente, vero? Similmente, quando c'è l'abbandono, "Io" non rimane più. Il concetto di "Io" se n'è andato. Lo spirito dell"Io" se n'è andato. La filosofia fondamentale dell'Io o identità se n'è andata.
Non c'è niente da dire. E' per questo che la chirurgia è tenuta alla fine. E la prima cosa, come le pastiglie omeopatiche, è l'ascoltare, Sravanam.

Il primo gradino è ascoltare, Sravanam; il successivo è Kirtanam, cantare; poi Vishnusmaranam, salmodiare; poi Padasevanam, servizio.... Allo stesso modo quegli stadi aumentano ... pastiglie da 25mg, 50mg, 100mg, fino alla cura totale, l'abbandono. Perciò pensiamo al primo gradino, ascoltare.
Sravanam è il primo gradino dei nove sentieri della devozione.

"Signore, l'ascoltare è devozione? Se l'ascoltare è devozione, ascoltiamo tutti nella strada! Molta gente parla. Nella fila del Darshan, molta gente parla, mentre ci si aspetterebbe che non lo si facesse. Alcuni parlano in luoghi dove non dovrebbero. Alcuni non parlano in luoghi dove dovrebbero.
Quindi, la gente parla e noi non possiamo fare altro che ascoltare.

Come può l'ascoltare essere un rituale? Come può l'ascoltare, Sravanam, essere spirituale? Come si può dire che l'ascoltare è un gradino, un sentiero di devozione? Ho udito, e sono persino seccato, infastidito, addirittura disgustato, dall'ascoltare certe persone. La stessa voce è fastidiosa, ma non posso farne a meno, io sono un ascoltatore. Sia dall'inizio, io sono un ascoltatore. Allora, perché mi dici che l'ascoltare è devozione? Perché dici che l'ascoltare è spirituale?" Ce lo siamo mai chiesti? Io non credo che ci siamo mai interrogati a questo modo.
Abbiamo capito che cos'è? Perciò, oggi, vorrei dirvi alcune parole, condividere con voi alcuni miei pensieri sul primo atto di devozione, l'ascoltare, Sravanam.

Cos'è l'ascoltare? Come può essere spirituale? Perché è chiamato un sentiero religioso? Perché si dice che è un segno di devozione? Amici miei, la prima cosa su cui voglio attirare la vostra attenzione è che noi possiamo udire, ma non dovremmo ascoltare. Noi possiamo udire tutti, ma non ascoltare tutti!
Penso di essere chiaro. Ascoltare e udire sono differenti. Il vocabolario potrebbe dire che sono la stessa cosa. La gente può considerarli sinonimi.
Si potrebbe usare una parola per l'altra. Ma le parole sono camaleonti.
Il camaleonte cambia il suo colore. Similmente, anche le parole cambiano colore. Le parole sono colorate. Le parole parlano. Allo stesso modo, l'ascoltare e l'udire, anche se apparentemente uguali, sono differenti.
Udite tutti ma non ascoltate tutti, perché l'udire e l'ascoltare sono differenti.

L'ascoltare è spirituale, l'udire è mondano. L'ascoltare è devozione.
L'udire è solo una collocazione o una professione, a volte provocazione, a volte ispirazione, a volte istigazione! L'udire può essere un atto di istigazione, provocazione o qualcosa del genere. Ma l'ascoltare non è provocazione. Non è istigazione. Non è professione. E' qualcosa di più alto.
Perciò, amici miei, l'ascoltare è spirituale, mentre l'udire è mondano.

L'udire richiede una sorta di discernimento, una sorta di giudizio, una sorta di opinione, una sorta di discriminazione - ti dà la possibilità di decidere se quello che hai udito è buono o no. Qualcuno dice: "Signore, Swami ha iniziato ad andare da quella parte." Io odo quell'informazione.
Dopo averla udita, posso decidere: "E' l'ora in cui Bhagavan esce di solito? No. Non è l'ora in cui esce di solito. No, è abbastanza inusuale che Swami esca a quest'ora."

Perciò, nell'udire, voi potete decidere se ciò che sentite è corretto o sbagliato.. potete decidere se è giusto o sbagliato, vero o falso, buono o cattivo. Ma l'ascoltare è incondizionato. Quando ascoltate un discorso di Bhagavan, non vi chiedete se è giusto o sbagliato, buono o cattivo, maligno o benefico. No, no, no. L'ascoltare è incondizionato, mentre l'udire vi dà la possibilità di distinguere, di differenziare, di decretare, di investigare e di decidere. Ma l'ascoltare non vi dà tutto ciò.
L'ascoltare è incondizionato, mentre l'udire non lo è.

Perciò, il primo punto è. Ascoltare è spirituale, udire è terreno. Il secondo punto è: Ascoltare è incondizionato, mentre udire è condizionato.
Tre: ascoltare è diverso dall'udire, cosa che vi posso spiegare in questo modo:

Improvvisamente vi mettete a dire. " Sono venuto a Puttaparthi nell'anno 1960. Era il 25 settembre 1965. Sono stato in visita, Il 13 agosto quel che successo è ..."
State dandomi tutti dati privi di senso, che non mi interessano. Non capite che non sono interessato, che sono annoiato, che spero che qualcuno mi chiami in modo di potermene andare da qui, o che la musica inizi, almeno la smetterete di parlare. Ma voi continuate a parlare. Io continuo ad ascoltare.
Improvvisamente, mi fate una domanda: "Signore, lei mi ha ascoltato così amabilmente! Mi dica, coso ho detto che è successo nel 1950?" ed io rispondo: "Come? Ha detto qualcosa?"

Nell'udire ci può essere apatia, ci può essere disinteresse. Può essere una questione di gentilezza, un atto di cortesia. Può essere una questione di etichetta, un'espressione di buone maniere. Ma l'ascoltare non è mai distratto. Non è così. Ascoltare è totale! L'ascoltare è totale, mentre l'udire non è necessariamente così.

Continuo ad udirvi. Supponiamo che uno di voi mi faccia una domanda. Io rispondo: "Non ho capito, cosa diceva?" Chi ha fatto la domanda dovrebbe comprendere che non sto ascoltando con tutto me stesso. Farebbe meglio a fermarsi. Ma non capisce. E' per questo motivo che un grande scrittore inglese disse: "Il buon senso è una cosa rara ed invidiabile" Quindi, amici miei, l'udire può essere parziale, ma l'ascoltare è totale.

E poi c'è il quarto punto: nell'ascoltare avete le vostre regole.
Mettiamo che diciate: "ho fatto un sogno. Mi è apparso Swami. Mi ha portato in Paradiso. Mi ha mostrato tutto il firmamento." Io penso dentro di me:
"perché non anche una parte dell'inferno?" Ma andate avanti dicendo:
"Mi ha mostrato Kailasa, Vaikhnta, il Paradiso, il firmamento.." Ed io comincio a pensare dentro di me: "Per compassione, nel tuo stesso interesse, Swami avrebbe dovuto lasciarti là! Perché mai ti ha riportato indietro?"

Quindi, amici miei, c'è il beneficio del dubbio quando udite. Quando odo voi, ciò non significa che io condivida quello che dite. Non significa che riconosca la validità di quello che dite. Non significa che io l'accetti.
Non significa che io creda a tutto quello che mi dite, a tutto quello che sento. Non necessariamente. Se uno dice: "l'aeroplano volava ad una incredibile velocità; io sono uscito dal finestrino e mi sono messo sull'ala, a volare nell'aria!" Quello esce dal finestrino, si siede sull'ala, e vola nell'aria! Evidentemente mi sta raccontando una storiella incredibile ed io penso dentro di me "Che sciocco!" Non solo è uno sciocco, ma pensa che anch'io sia uno sciocco, perché mi sta comunicando cose sciocche. Le cose sciocche vengono trasmesse da uno sciocco ad un altro sciocco!

Perciò, l'udire porta con se' vari dubbi. Io dubito delle cose che vengono dette.
"Lo sa che Swami mi ha mostrato tutte le diverse forme di Dio nel mondo?"
Io penso dentro di me: "Oh, oh. Perché ha scelto proprio te fra tutta la gente? So che sei un tipo pericoloso per la società. So che sei una minaccia per la pace. Com'è che Lui ha scelto te come mezzo per mostrare tutte le forme di Dio?"
Ma le mie buone maniere esigono che io risponda: "Oh, è così? Lei è stato davvero fortunato."

Perciò, nell'udire si può dubitare, ma l'ascoltare dev'essere senza dubbi!
Mentre ascoltate, non dovreste avere dubbi. Qualunque cosa Swami dica, non c'è possibilità di dubitarne. Quando le Sacre Scritture ti parlano, non ti è data possibilità di metterle in dubbio. Se viene letta la Bhagavad Gita, non poni domande. Perciò, l'ascoltare è incontestabile. Ascoltare è indubitabile, mentre l'udire avrà sempre il beneficio del dubbio, sia che la cosa sentita sia vera oppure no.

Tu puoi udire qualsiasi cosa anche senza senso. Colui che ti parla può dire quello che gli piace, parlarti secondo la sua psicologia le sue proprie esperienze, il suo capriccio, la sua immaginazione; tu puoi sentire tutto questo, ma dovresti invece ascoltare ciò che si basa sulle Scritture, che è stato santificato dai Veda, approvato dalla Bhagavad Gita.

Io non posso parlare come mi piace, poiché i testi Sacri, le Sastra devono confermare ciò che dico. Non puoi dire quello che vuoi, devi ascoltare ciò che e' stato approvato dai testi Sacri, approvato dall'Avatar, non da un qualsiasi Tom, Dick o Harry. Noi puoi dare la tua personale interpretazione.

Mi è capitato di incontrare un amico, che interpretava le cose a modo suo.
Diceva: "Swami cammina da questa parte, passa il Poornachandra Auditorium, poi va dalla parte delle donne, poi degli uomini, infine va sulla veranda ed entra nella stanza delle interview, nell'indefinibile. Quello è pieno, questo è pieno, il tutto è pieno."

Questa è stata l'interpretazione dei movimenti di Swami, questo è ciò che disse quella persona. Lo ascoltai pazientemente, ma non se ne andò, dopo un po' di tempo riprese con un'altra interpretazione: "Dopo l'interview Swami uscirà, camminerà verso la veranda, verrà dalla nostra parte e poi tornerà indietro sulla veranda formando un triangolo. Questo è il triangolo dei tre gunas del mondo!"
Questo è quello che intendeva quella scimmia!

Per quanto devo sopportare questa tortura? Non c'è la conferma di ciò che dice nelle Sastra. Poi io dissi: "Swami qualche volta fa così, e vuol dire che tutti noi siamo di passaggio, che tutti passeremo all'altro mondo.
Questa è la mia interpretazione, perché vedi, i nostri giorni sono contati!"

Ma cari amici, noi non possiamo interpretare come ci piace, non dovremmo; anzi dovremmo biasimare quelli che lo fanno. Ci sono le Sastra, ci sono i Testi Sacri e questa è l'evidenza. I personaggi che vi sono vicini come i santi, i saggi, i ricercatori, gli aspiranti ed i Sacri Testi, attraverso il loro esempio ed il loro messaggio, vi portano verso la Verità.

Perciò, nell''udire" si ha l'indipendenza di poter sentire qualsiasi cosa, così come tu parli puoi anche sentire qualsiasi cosa. Ma l'ascolto richiede, impone, alcune responsabilità da parte vostra, come ascoltare coloro che ricevono approvazione dalle scritture, che sono guidati dalle scritture, che sono orientati verso le scritture.
Altrimenti è sufficiente sentire un po' e poi spazzar via tutto.

Un'altra differenza è questa: udire richiede pazienza.
Gli psichiatri che hanno a che fare con i pazienti mentali, cosa fanno?
Più che dare medicine, stanno a sentire pazientemente tutto quello che il malato racconta. Egli va avanti e continua a parlare per qualche sua forma depressiva o per qualche complesso e chi lo ascolta si fa pagare! Per esempio 50 dollari!

In India ci sono un'infinità di persone che sono pronte a starvi a sentire, perciò non c'è bisogno di un gran numero di psichiatri, ce ne sono così tanti che non hanno alcun impiego! Dal momento che c'è tanta disoccupazione e non ci sono consultori, ed abbiamo invece tante vacanze, si può fare in modo che la gente si metta a parlare per tutto il tempo che vuole e noi la stiamo a sentire!

Quindi udire, sentire richiede pazienza. Questo è tutto.
Ma ascoltare richiede pratica . Qualsiasi cosa voi ascoltate dovreste praticarla.
Potete avere abbastanza pazienza per stare a sentire e poi in un attimo, dimenticare!

Amici miei, ho l'ambizione di imprimere in voi il fatto che l'ascolto, Sravanam è il primo dei nove sentieri della devozione. Ascoltare è un'altra cosa che sentire. Nel processo del sentire (udire), c'è un'altra persona che parla e che dice quello che io sento. Ci sono due persone: A che parla e B che sente. Ma nell'ascoltare ce n'è soltanto una: la tua voce interiore. Tu scoprirai che è la coscienza che ti sta parlando, in realtà tu stai parlando al tuo stesso Sé.

Qualche volta vorrei andare al cinema, ma improvvisamente la mia voce interiore dice: "Non andare! Stanno cantando dei bhajans, perché non vai là?"
Nessuno mi ha parlato, ma c'è una voce interna che si è rivolta a me!

Perciò amici, per ascoltare non c'è bisogno che ci siano due persone, perché l'ascolto non è duale, tu ascolti il tuo stesso Sé, la tua propria coscienza, la tua voce interiore. In questo caso esiste solo una persona ed è quella che parla e che ascolta. Si ascolta se stessi. Questa è ciò che viene chiamata voce interiore o coscienza. Questo è spirituale!

Udire richiede anche una specie di mente divisa. La mente può essere per esempio, impegnata altrove, ma tu stai parlando ed io sto sentendo.
La mia mente è impegnata eppure posso udire ciò che dici.
L'ascolto invece richiede il 100% dell'attenzione. L'ascolto è concentrazione.
L'ascolto è meditazione. L'ascolto è religione. L'ascolto è pratica.
Mentre l'udire non esige tutto questo. L'ascolto è non-duale mentre l'udire non lo è.

Ecco perché amici miei, il Sravanam è il primo passo.
Udire, sappiamo che vuol dire sentire una parola e che poi la possiamo anche dimenticare subito, mentre 'ascoltare' è qualcosa di molto più intenso, qualcosa di speciale, qualcosa che ha un profondo significato nella vita.

Vi faccio un semplice esempio:
In una storia si parlava del re Parikshit, che ricevette una grande maledizione: "Tra sette giorni sarai morso da un serpente velenoso e morirai!" Egli però, non si preoccupò di sistemare i suoi beni e le sue proprietà, ma andò dal suo Precettore, il suo Guru, e gli disse: "Caro precettore, ho subito una maledizione e morirò tra una settimana. Cosa vuoi che faccia?"
Il precettore gli disse: " Amico mio, una settimana è un periodo troppo breve per fare qualsiasi cosa, per studiare, o per fare altro che comunque produce fatica, tensione e stress; l'unica cosa che puoi fare è ascoltare le Sacre Scritture. Le Scritture insegnano che ascoltando i santi, i precettori, i maestri si ottiene la liberazione, il nirvana, lo stato di immortalità, la fine delle rinascite, lo stato che ti libera da ogni schiavitù, come un uccello che vola finalmente libero nel firmamento celeste..."

Perciò cari amici, l'ascolto conferisce la liberazione. 'Ascoltare' conferisce l'immortalità, vi garantisce il nirvana, vi libererà dalla schiavitù garantendovi la libertà. 'Ascoltare' vi rende liberi, vi fa liberi perché 'ascoltare' è liberazione, 'ascoltare' è religione.
Perciò l'ascolto, il Sravanam , non è tanto semplice quanto sembra e non dovreste considerarlo così.

Nell'udire' dobbiamo considerare anche un altro punto.
Posso dire: "Io sono un Indù, un bramino ortodosso e la mia famiglia ha seguito questo modello di devozione per anni. Mio padre, mio zio, mio nonno ed il mio trisnonno hanno seguito questo stesso percorso di vita. Ho costruito questa idea nella mia mente da generazioni e per dirla in gergo moderno, è nel floppy disc del mio cervello computerizzato, dove sono contenute pure tutte le altre informazioni delle generazioni passate."

Sì, qualcuno può dire: " Sono Cristiano, questa è la mia esperienza, e dal mio punto di vista, non sono d'accordo su quello che dite." Oppure: "Sono un Mussulmano, ed il Corano non dice questo." " Sono un Indu e la Gita non dice questo."

Abbiamo costruito pregiudizi nella nostra mente per anni, per generazioni, per questo un Cristiano non penserà a Krishna! Come mai un Indù non sogna Gesù ma Krishna? Perchè per generazioni è stato indù ed ha sognato divinità Indù.
Così avviene che quando voi udite, avete dei pregiudizi, dei preconcetti, le vostre ideologie e nozioni. Mentre quando ascoltate, dovete essere vuoti, perché l'ascolto richiede il vuoto, per ascoltare bisogna essere aperti, senza pregiudizi, senza preconcetti di alcun genere.

Il Bhagavan dice: "Se il cervello è vuoto, vi possiamo mettere dentro del materiale, della conoscenza, della saggezza ,ma solo se la testa è libera.
Ma se è già stipata di cose inutili e di rifiuti, che cosa posso dirvi?
Siete venuti qui con tutta quella roba dentro la vostra testa, cos'altro posso metterci dentro?"

Per poter ascoltare, quindi, dobbiamo liberare la nostra testa in modo da poter recepire le parole con tutta la loro incontaminata purezza, con tutta la loro sacralità, la bellezza e fragranza, splendore e grandezza.
Possiamo 'ascoltare' solo se facciamo il vuoto dentro noi stessi.
Ecco perché Baba dice: "Non badare a quello che dicono gli altri. Segui la tua esperienza."


Ed anche: "Vieni, esamina e sperimenta." Queste sono tre parole usate da Baba e, se mi è permesso, vorrei dire che ciò può essere fatto da colui che ascolta ma non da chi ode.
Colui che 'sente', pensa semplicemente: "Va bene, Lui dice questo, ma la mia religione, il mio modo di vivere, la mia filosofia non approva ."
Invece 'ascoltare ' richiede una mente aperta, perché è necessario che si faccia il vuoto dentro se stessi per poter recepire le parole di saggezza dell'Avatar o dei Testi Sacri.

Qualche volta quando Baba ti parla, non ti entra niente dentro la testa.
Supponiamo che tu chieda a qualcuno: "Scusa, cosa ha detto Baba?"
e quello risponde: " Penso che abbia detto molte cose!"
Dunque lui era là per un'ora e mezza e non ricorda nemmeno due delle cose che Baba ha detto! Questo accade perché la sua testa era troppo piena di altre cose!

Perciò amici, per ascoltare Bhagavan Baba, dovremmo avere la testa libera e senza pregiudizi, essere ricettivi... qualcosa come le cascate del Niagara, qualcosa come il Gange che irrompe dal picco dell'Himalaya, entrambi con il loro spettacolare salto scorrono in tutta la loro purezza cristallina, non toccati dall'inquinamento, assolutamente limpidi.

L'ascolto richiede purezza, castità, innocenza, una mente simile a quella del bambino.
Parlate ad un bambino di storie bellissime ma assurde ed irreali, eppure il bambino vi ascolterà . Supponete che io dica a mio nipote : "Io so volare!" Lui dirà: "Davvero? Che bello!" dopo un anno mi chiederà: "Adesso voli? Puoi volare ancora?" ma lo chiederà solo più tardi, perché il bambino in tutta la sua innocenza ascolterà tutto quello che gli viene detto con mente pura.

La mente è divina, la mente è vuota e questo è lo stato totale dell'innocenza. Ecco perché i bambini si mettono subito a disposizione per servire, là dove noi non lo facciamo.
Noi non abbiamo tempo per la verità, abbiamo tempo solo per le nostre assurdità. Per questo siamo totalmente confusi, pieni di pregiudizi, ed è questa la ragione per cui non siamo capaci di ascoltare.

L'ascolto è un atto di adorazione, perché nell'ascoltare c'è umiltà.
Nel compiere un atto di adorazione nei confronti di Swami, non siamo arroganti, ma umili, pieni di reverenza e di rispetto.

Mentre quando 'udite' cosa accade? Che se qualcuno vi parla, potete dirgli: "dopo... dopo... dopo", mentre se ascoltate, non potete dirgli 'dopo...' dovete avere la pazienza necessaria.

Un altro punto è questo. Quando senti parlare puoi essere meritevole di udire o meno, la qualifica non è necessaria. Tutto possono parlare, tutti possono stare a sentire a questo mondo. Specialmente in una democrazia, è un diritto di nascita.
Ma questa non è democrazia, è una beffa!
Invece quando si ascolta, bisogna meritarlo. Per chi ascolta l'atto dell'ascoltare è una qualificazione. Non tutti possono farlo.

Consideriamo tutte le persone che ci sono in questo mondo, quante di queste sono in grado di venire qui? E quante sono in grado di ascoltare i Discorsi di Bhaganan?
'Ascoltare' è un'opportunità mentre 'udire' è una cosa accidentale.
Udire è naturale, mentre saper ascoltare è una benedizione.

Tu non dici: "Ho sentito Swami parlare, ho sentito Baba dire qualcosa" se sei consapevole di questo processo, dirai : "Ho avuto la grande benedizione di ascoltare il Suo Messaggio, il Suo Discorso Divino."

Così amici miei, Sravanam, l'ascolto è il primo dei nove sentieri della devozione.
E' veramente grande, ed è così bello proprio perché richiede un grande stato di innocenza, di totale mancanza di egoismo. Perciò 'udire' può essere egoista, mentre 'ascoltare' è sempre inegoista. L'ascolto è una pratica spirituale verso l'umiltà, verso la conoscenza, in un atteggiamento di ricezione.

E' tutto, amici, spero di essere un po' riuscito a spiegare la differenza tra l'udire e l'ascoltare. Sravanam non è udire, per l'amor del cielo non diciamo questo, l'ascolto è il primo passo sul sentiero spirituale.

Possa il Bhagavan garantirvi il grande potere dell'ascolto, la forza dell'ascolto, la benedizione di saper ascoltare con intensità, con profondo interesse e con la determinazione di mettere in pratica tutto ciò che vi è stato detto, la capacità, infine, di ascoltare la vostra voce interiore.
Possa essere questa la preghiera per l'anno nuovo che verrà.

Sai Ram