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'La vita al tempo dei Veda: La venerazione di Dio nelle varie occasioni'

9 gennaio 2007

Sai Ram e saluti da Prashanti Nilayam.


La volta scorsa, vi ho fatto assaporare alcuni dei riti associati al matrimonio vedico. Il matrimonio, vi ho ricordato, era visto come un atto diretto al sostentamento del Dharma e dell'umanità. In questa avventura marito e moglie giocavano in coppia. Questo è un concetto importante e val la pena di fare qualche sforzo al fine di assorbirne l'essenza, sebbene un tal modo di pensare possa oggi sembrare irrilevante e persino senza senso, ma gli antichi avevano una visione diversa della vita e della società. Se l'enfasi cade interamente sull'individuo e sulla sua cosiddetta libertà di fare tutto ciò che gli/le piace, tutti questi concetti vedici sembrano fuori moda. D'altra parte, se crediamo che gli esseri umani debbano essere in totale armonia con il proprio ambiente, allora i concetti vedici riacquistano subito una grande importanza. Il Rig Veda canta le lodi di una coppia armoniosa a questo modo:


Marito e moglie in dolce accordo
Danno latte agli Dei,
E spremono e tirano il Soma.
Essi acquisiscono un' abbondante riserva di cibo,
Arrivano uniti all'altare,
Le loro ricompense non diminuiscono mai.




Non si allontanano dagli Dei,
Né cercano di ignorare i favori che vanno ad essi garantiti,
A questo modo acquisiscono grande gloria.


Con i figli e le figlie al loro fianco,
Vivono una vita lunga e piacevole,
Entrambi coperti d'oro prezioso.
Devoti al sacrificio.


Diventano ricchi,
Servono l'Immortale ed onorano gli Dei, uniti dall'amore reciproco.


Una cosa che sfortunatamente è successa nei tempi recenti è che la visione dei Veda e delle usanze vediche della generazione moderna è stata forgiata totalmente da ciò che accadde subito dopo il primo periodo vedico. Fu in questo periodo che si insinuarono molte aberrazioni, falsando le intenzioni originali dei veggenti vedici. Pochi si rendono conto del fatto che i sistemi e le organizzazioni cominciano spesso in modo splendido, ma più tardi soffrono di atrofia. Questo accade ogniqualvolta la gente si lascia tagliar fuori dagli obiettivi originari. Abbiamo potuto assistere a questa degradazione ripetutamente nella storia, nelle organizzazioni, nei sistemi sociali e nei governi, e ciò è accaduto in tutte le parti del mondo. Comunque, ogniqualvolta la gente è rimasta vigile, i sistemi sono riusciti a mantenere il loro carattere originario per lunghi periodi di tempo. Sto menzionando questo fatto per un buon motivo. In India, secondo una credenza popolare, si crede che alle donne molte cose debbano essere proibite. Questa credenza non ha fondamento. Ai tempi dei Veda, marito e moglie avevano gli stessi diritti. Infatti, allo scopo di sottolineare questa realtà, Swami talvolta racconta una storia relativa al re Harishchandra.





Harishchandra




Non mi addentrerò nella storia completa di Harishchandra, sebbene essa sia molto importante e piena di fascino. Il mio interesse per questa storia al momento e nel contesto attuale è molto limitato. Ve ne riassumo il contenuto per riportarvela alla memoria: il Saggio Viswamitra aveva sottoposto il re Harishchandra ad una serie di prove difficilissime per vedere se il re si atteneva realmente alla verità. In una di queste, il re venne obbligato a dare al Saggio tutte le sue proprietà. Nel momento in cui il re stava per passargli formalmente tutti i suoi beni, il Saggio lo fermò e disse: ³Non puoi darmi tutto a questo modo. A tua moglie spetta la metà delle tue ricchezze, perciò anche lei deve acconsentire.² Quello che mi interessa mettere in evidenza narrando questo episodio è che la famiglia era un tutto unico in cui vigeva la comunione e non ciò che divenne più tardi, una struttura patriarcale. Swami parla spesso dell' educazione per la vita piuttosto che di un' educazione per pagarsi di che vivere. In un certo senso, questo è esattamente ciò che offrono i Veda. Le migliaia e migliaia di inni si riferiscono a tutti gli aspetti della vita, tenendo però bene in mente la centralità di Dio. Una società non può mai essere formata solo da geni. Anche la gente normale è estremamente necessaria all'esistenza della Società, e senza di essa la Società non potrebbe mai funzionare. D' altra parte non ci si può aspettare che tutta questa cosiddetta gente normale, per sua stessa natura e conformazione, capisca alti concetti filosofici. Allo stesso tempo essa ha comunque bisogno di un codice di vita adatto al proprio livello di comprensione, ma basato sui più alti principi. Ecco perché esistono preghiere vediche per tutti e per tutte le occasioni.




LE PREGHIERE VEDICHE PER LA CASA


Cominciamo con la casa. Il desiderio di una casa è esistito da tempi immemorabili. Ai tempi dei Veda, la casa era vista come un'estensione del corpo, piuttosto che qualcosa di proprietà di qualche particolare individuo. La casa era considerata la prima vera estensione del mondo dell' uomo.

La casa


Lasciare la casa significava dare l'addio al mondo. Ecco perché l'asceta, che rinunciava al mondo, come gesto simbolico doveva lasciare per sempre la propria casa. Gli inni dedicati alla casa sono molti. Eccovi un esempio che trasmette i sentimenti che prevalevano quando una persona andava ad abitare nella casa che si era costruito. Veniva fatta un' invocazione, naturalmente con l'assistenza di un sacerdote:

Questa casa è fondata sull' adorazione,
Disegnata e costruita da un saggio
Possano gli Immortali Indra ed Agni proteggere questa casa, la dimora di Soma.


Per favore, tenete presente che la casa non veniva descritta come la proprietà di colui che l'aveva costruita, ma come 'la casa di Soma', che è uno dei nomi di Shiva.


La preghiera continuava a questo modo:

Davanti a te, o casa, che sei davanti a me,
Mi avvicino pacificamente.
Dentro vivono il fuoco sacro e l'acqua, le porte maestre dell' Ordine Cosmico.

Porto qui queste acque libere dalla malattia,
Distruttrici delle malattie,
In questa casa, insieme al fuoco immortale,
Ti prendo come mia dimora.


Da est richiamo una benedizione,
Per la gloria di questa casa,
Sia lode agli Dei, degni di lode,
Nei secoli dei secoli.

Da sud,
da ovest,
da nord,
dalle profondità sotto di me,
Dalle altezze sopra la mia testa,
richiamo una benedizione
Per la gloria di questa casa,
Sia lode agli Dei, degni di lode,
Nei secoli dei secoli.


Dio è sempre l'unico che provvede ed i veggenti vedici si assicurarono che alle persone 'ordinarie' questo venisse continuamente ricordato attraverso varie preghiere cantate nelle varie occasioni.




PREGHIERE PER UNA VITA LUNGA


Ecco adesso una preghiera per una vita lunga e felice, a cui tutti aspirano. Questa preghiera era indirizzata all'aspetto Rudra di Dio. Non abbiamo bisogno di addentrarci nelle parti tecniche, per i nostri fini è sufficiente ricordare che Rudra è sinonimo del Signore Shiva.





Segue ora una selezione di inni tratta da questa preghiera al Signore Shiva:


O Signore dei temporali, che il Tuo favore cada su di noi! Non privarci della vista del sole. Che l'eroe che monta il destriero ci risparmi.
Concedici la Grazia, o Signore, di continuare a vivere nei nostri figli.


Quanto desidero, O Dio, il grazioso tocco della tua mano che guarisce e porta sollievo, e rende più lieve i castighi degli Dei.
Abbi considerazione di me, o Signore, con occhio indulgente.

Come un figlio con riverenza fa le salutazioni al proprio padre,
così mi inchino, o Dio, alla Tua Presenza. Io Ti lodo, potente Signore, dispensatore di tesori, Concedi a noi la Grazia delle Tue medicine se Ti lodiamo.


O Onnipotente, o Dio che non dormi mai,
prenditi cura di noi, o Signore, ascolta il nostro lamento.
Non arrabbiarti mai, o Signore, non distruggere.
Permettici di dire una parola forte, da uomini di valore quali siamo.




PREGHIERE PER UNA VITA REGOLATA - I PURUSHARTHA







I quattro Purushaartha: Dharma, Artha, Kama e Moksha.
'Essi significano: rettitudine, ricchezza, desiderio e liberazione'


Il desiderio è una parte dell'esistenza, e nessuna creatura vivente ne è esente. Alcuni desideri sono costruiti dentro come, per esempio, il desiderio di sopravvivere. Le sensazioni della sete e della fame sono così intimamamente connesse con la vita che non si mettono neppure in discussione in termini di 'desideri'. Ma di desideri ce ne sono tanti certamente, quali per esempio il desiderio della progenie, di una casa, del possesso di beni etc. Mentre coloro che sono spiritualmente evoluti possono riuscire a liberarsi dai desideri, non è realistico aspettarsi che la gente normale riesca a fare lo stesso, anche se ha studiato i Veda. Riconoscendo questo problema, la società vedica cercò di regolare i desideri piuttosto che eliminarli totalmente. Questa regolazione veniva raccomandata dai Purushaartha, ai quali Swami fa spesso riferimento. I quattro Purushaartha sono Dharma, Artha, Kama e Moksha. Essi significano: rettitudine, ricchezza, desiderio e liberazione. Notate che il punto di partenza è il Dharma. Questo significa che qualsiasi cosa si voglia fare nella vita, ci si deve basare sul Dharma - non ci se ne può esimere. Quindi, chi cerca la ricchezza, lo deve fare entro i limiti del Dharma. E se si fa del Dharma il faro della propria vita, si può aspirare alla liberazione dal ciclo ricorrente delle nascite e delle morti. Il continuo accento sul Dharma è degno di nota. Gli studiosi ci dicono che non esiste un induismo nel senso in cui esistono l'ebraismo, il cristianesimo, l'islamismo etc. La parola induismo è venuta in esistenza solo con l'avvento degli inglesi. Quello a cui ci si riferisce come induismo in realtà è un modo di vivere chiamato Sanathana Dharma, che essenzialmente significa 'Dharma eterno e senza tempo'. Entro certi limiti di base, il Sanathana Dharma lasciava una considerevole flessibilità. È anche da notare che, contrariamente alla maggior parte delle religioni,il Sanathana Dharma non ha un fondatore.




UNA SACRA ATTITUDINE VERSO LA TERRA


L'importanza del cibo per la vita e per l'esistenza era completamente riconosciuto, ed il cibo veniva riverito, nell'era vedica, come un dono di Dio. Non solo questo: tutti gli aspetti delle attività degli uomini associate con la produzione di cibo erano debitamente santificate, e tutti gli agenti naturali che incentivavano tale produzione venivano debitamente venerati. Eccovi un esempio degli inni cantati al tempo dell' aratura dei campi (gli inni erano rivolti a Kshetrapati, il Signore dei campi).


Noi, con il Signore dei campi come amico ed aiutante, otteniamo per le nostre mandrie ed i nostri cavalli abbondanza di cibo, affinché gli animali possano essere ben nutriti. Che il Signore possa graziosamente concederci il Suo favore!


Signore dei campi, come una mucca quando dà il suo latte, ti preghiamo, riversa su di noi copiosi fiume di dolcezza, dacci miele dolce come il nettare e puro come il ghi. Che il Signore ci conceda la Sua misericordia.


Che l'aratro e la sua lama siano propizi a seguito dei nostri canti! Che prendano un po' di latte, di quello che hanno fatto in paradiso, e lo lascino cadere sulla terra. Solco propizio, ti veneriamo.









Ti preghiamo, vieni vicino a noi a farci prosperare e a benedirci
Portaci raccolti abbondanti.


Pioggia celestiale, versa miele ed acqua, l'aratro e la sua lama ci garantiscano la gioia.




In molte culture troviamo una preghiera di ringraziamento per quando il raccolto è stato abbondante, ma ai tempi dei Veda pregavano anche mentre stavano ancora arando.




INVOCAZIONE AL DIO DELLA PIOGGIA


Ora parlerò della pioggia. Senza la pioggia, la vita sulla terra semplicemente non esisterebbe. La pioggia era impersonificata nel dio Parjanya, e molti sono i versi in sua lode. Egli veniva adorato, venerato ed anche temuto, perché poteva sì essere gentile, ma anche terrificante. Doveva essere propiziato in modo appropriato, perché senza di lui la vita non è possibile. Ecco alcuni versi cantati in sua lode:


Invocate con questa canzone il potente Signore, il rinomato Parjanya; assicuratevi la Sua Grazia adorandoLo. [...]


Dio delle tempeste, rendici lieti riversando su di noi la pioggia dal paradiso,
Che lo stallone emetta il flusso produttore di vita,
E che Tu ci porti il tuono e la pioggia.
Sei Divino, nostro Padre celeste!


La pioggia è senza dubbio necessaria, ma troppa pioggia può rappresentare un problema.











Perciò esiste una preghiera speciale per le precipitazioni eccessive:

Hai fatto cadere la pioggia;
Ora Ti preghiamo di trattenerla!
Hai reso possibile viaggiare nel deserto.
Hai fatto fiorire le piante affinché servano da cibo. Ricevi in cambio da noi lodi piene di gratitudine.




Questo è solo un esempio della vasta collezione [di inni] che i Veda rappresentano. Ogni dono di Dio viene accettato con rispetto. I poeti hanno scritto sulla pioggia e sulle tempeste, ma non si trovano facilmente preghiere di ringraziamento verso ogni aspetto della natura come nei Veda. Posso sbagliarmi completamente, ma in nessuna' altra cultura mi è mai capitato di imbattermi in adorazioni equivalenti a quelle che possiamo trovare nei Veda. È interessante constatare che non veniva mai cominciato niente di buono o di buon auspicio senza prima essersi propiziati gli dei. Misericordiosamente , almeno qualcuna di queste usanze è sopravvissuta fino ad oggi. Quando un bambino nasce, ci si ricorda di Dio e delle preghiere da rivolgergli. Ho già fatto riferimento a questo in un articolo precedente. Nei Veda troviamo espressioni di gratitudine di questo genere per ogni stadio della vita del bambino, per esempio, quando gli viene imposto il nome, quando mangia il primo boccone solido, o quando gli si insegna l' alfabeto e così via. Quando viene costruita una casa viene eseguito la Bhumi Puja, un rito che si officia al momento della prima vangata sul terreno. Quando la casa viene completata, subito prima di essere occupata, si effettua un rito di ringraziamento. E a questo modo si va avanti... Oggi uno scettico potrebbe controbattere: ³Tutto questo poteva andar bene in un' era in cui non si comprendevano le forze della natura, ma nel mondo odierno sono cose senza senso". Questo modo di vedere ha origine fondamentalmente da una negazione del Creatore. Swami dice che se esiste un orologio è perché qualcuno l'ha costruito. Se una cosa così piccola come un orologio ha bisogno di un artefice, non ne segue che anche l'Universo deve aver avuto un Creatore? Com'è possibile che sia apparso dal nulla? Qui vediamo una differenza fondamentale nel modo di essere della gente di questi tempi, a paragone di quello della gente che viveva nell' era vedica. Oggi si è molto analitici e tutto viene visto in termini di parti. L'approccio vedico era proprio l'opposto, completamente olistico. Tutto - l'uomo, la natura etc. - veniva visto integrato in un tutto, al centro del quale stava Dio. Dio, quindi, non solo era al centro di tutto ma ne rappresentava anche la parte essenziale. Qualsiasi cosa od attività senza Dio era inconcepibile.




LA VENERAZIONE DEL RESPIRO


Pensate, per esempio, a come veniva venerato il respiro. Il respiro, lo sappiamo tutti, è sinonimo di vita, e la vita è un dono di Dio. Da quale altra parte, al di fuori dei Veda, possiamo trovare una celebrazione del respiro? Eccovi alcuni inni in lode del respiro:

Lode al respiro della vita!
Esso governa il mondo,
Padrone di tutte le cose,
Tutte le cose poggiano su di esso.


Lode a te, respiro della vita,
Sia all'inspirazione che all'espirazione,
Al tuo volgerti dall'una o dall'altra parte,
Lode a tutto ciò che ti concerne!


Il tuo respiro vitale riveste tutti gli esseri,
Con cura,
Fai come un padre fa col figlio
Tu, Signore di tutte le cose,
Che respirino o no.


Il respiro è il Signore di tutto ciò che è nato,
Signore di tutto ciò che si muove,
A te, respiro della vita,
Rendo il mio omaggio!


Respiro della vita,
Non lasciarmi cadere,
Infatti, tu sei me. Come l'embrione delle acque,
Ti lego a me per poter vivere!




Raimundo Panikkar, il cui lavoro, permettetemi di ricordarvelo, è quello su cui sto basando questi miei discorsi, dice: "Voi siete in realtà me", facendo eco alla filosofia upanishadica secondo la quale l'individuo in realtà è Dio. Questo è un punto importante. La vita è Dio, e dato che il Prana viene identificato con il Sé, questo significa che il Sé è Dio.




IL TEMPO - IN VERITÀ, DIO


Ed ora, prendiamo in considerazione il tempo.







Sant' Agostino disse: "Io so che cosa è il tempo, ma non so come descriverlo" Un fisico moderno descriverebbe il tempo come una delle quattro dimensioni dello spazio-tempo. Ma per la gente dell'era vedica, il Tempo in verità era Dio. Ecco alcuni versi di lode al tempo.


Nel tempo risiedono la Coscienza e la vita, ed il Nome concentrato.


[...]
Nel tempo è l' energia, nel tempo il bene più alto. Nel tempo la sacra espressione, il tempo è il Signore di tutto ciò che esiste, il tempo ha creato il Creatore.


Il tempo ha creato le creature, il tempo ha creato all'inizio il Signore delle Creature, Dal tempo ha origine Colui che esiste in Sé, anche l'energia stessa deriva dal tempo. I versi appena citati sono dell' Atharvana Veda; quelli che seguono invece sono versi delle Maitri Upanishad, anch'essi riguardanti il tempo:


Tutte le cose emergono dal tempo,
Da esso si fanno avanti e crescono,
Nel tempo anche riposano,
Il tempo è incarnato ma è anche senza corpo.


È il tempo a cuocere tutte le cose create, nel grande calderone del Suo grande Sé,
In che cosa cuoce esso stesso?
Chi sa questo, conosce tutti i Veda.


Alla luce della conoscenza scientifica odierna possiamo trovare dei 'buchi' in questi versi ed in quelli riportati più sopra, ma nessuno può ignorare il fatto che gli antichi veneravano il tempo e Dio e capivano che anche il tempo stesso era una creazione del Dio assoluto. Superstizione? Stupidità? Tali possono apparire da una prospettiva odierna, ma dal punto di vista olistico, che dominava la vita vedica, una tale adorazione rappresentava la vetta della Saggezza.




MORTE E RINASCITA









Eccoci arrivati alla morte ed all'ultimo viaggio. Esistono molti Mantra e riti associati al processo della morte. Essendosi evoluti nei secoli, essi riflettono l'attitudine nei diversi periodi. Panikkar dice che nei Mantra Vedici cantati durante un funerale non c'era segno di disperazione. Gli inni avevano un tono marcatamente sobrio. Non ci si dispiaceva, la morte era vista come un evento che riuniva la persona che stava morendo ai suoi antenati. Ecco un esempio di questo tipo di inni:


Procedete, procedete lungo gli antichi sentieri
per i quali i nostri avi sono già passati
Là vedrete il Signore Varuna e Yama, i due re, felici per le offerte.


Incontrate Yama ed i Padri nel più alto dei cieli
Insieme alle offerte ed alle azioni meritevoli,
Senza imperfezioni. ..




Come si può vedere, c'è un costante riferimento alla rinascita. Ecco alcuni inni che rendono più esplicito questo aspetto:


Il vostro spirito che è andato lontano, da Yama, figlio di
Vivasvat,
Possa tornare a voi
Possa vivere e dimorare qui.


Il vostro spirito che è andato lontano, in cielo ed in terra
Possa tornare a voi
Possa vivere e dimorare qui.


Il vostro spirito che è andato lontano,
Ai quattro angoli della terra,
Possa tornare a voi
Possa vivere e dimorare qui.

Il vostro spirito che è andato lontano,
Nelle quattro direzioni dello spazio,
Possa tornare a voi
Possa vivere e dimorare qui.

Il vostro spirito che è andato lontano,
Fino alle onde dell'oceano,
Possa tornare a voi
Possa vivere e dimorare qui.

Il vostro spirito che è andato lontano,
Nei regni più lontani,
Possa tornare a voi
Possa vivere e dimorare qui.


Anche il Sathapatha Brahmana vede nella morte solo un preludio alla rinascita. Esso dice:

L'uomo in verità nasce tre volte:
la prima da sua madre e suo padre
La seconda quando esegue il sacrificio, che è la sua parte.


La terza, quando muore e lo mettono sulla pira.
perché procede verso la nuova esistenza. Ecco perché si dice che l'uomo masce tre volte!




Può sorgere una domanda: perché questi inni sembrano essere focalizzati sulla rinascita, mentre le verità Upanishadiche più elevate convogliano l'attenzione sull'immortalità ? Questo è un punto estremamente valido, sul quale potrei articolare il mio prossimo discorso. Al momento spero solo di essere riuscito a darvi una vasta panoramica dell'eredità vedica, delineata dal lavoro monumentale di Panikkar.


Jai Sai Ram

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Una rara foto di Swami adolescente con una mucca




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(tratto da: http://radiosai. org/ )