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La gloria della coscienza - parte seconda

22 novembre 2006

LA MATERIA E L'ENERGIA NELL' UNIVERSO OGGI




L' origine e la storia della materia e dell' energia che si trovano oggi nell' Universo possono essere seguite e studiate andando indietro nel tempo fino al Big Bang (la grande esplosione). Che cosa dire della misteriosa entità che ci conferisce la capacità di essere coscienti di noi stessi e di avere esperienze associate ai sensi, cioè di sperimentare la vista, il suono, il gusto, il tocco e l' odorato? Esiste un misterioso 'qualcosa' al di là della materia e dell' energia che ci dà la facoltà di avere esperienze interiori? Da dove ci proviene questa capacità? Preesisteva al Big Bang? O ebbe una sorta di evoluzione man mano che le specie si evolsero? E in questo caso, come ebbe origine questa 'cosa' al di là della materia e dell' energia durante il processo di evoluzione della vita?... Quante domande! Devo sottolineare che anche la scienza deve confrontarsi con alcuni quesiti fondamentali di simile natura. Oggi è quasi impossibile trovare uno scienziato degno di questo nome che dubiti del fatto che il nostro Universo abbia avuto origine dal cosiddetto Big Bang di circa quattordici bilioni di anni fa. Un accordo c'è pure sul fatto che anche lo spazio ed il tempo vennero in esistenza al momento del Big Bang, la qual cosa solleva subito domande del tipo: ³Da dove trasse l'Universo l' enorme riserva di energia che ne rese possibile la manifestazione? Il nostro Universo ha forse una 'madre' da cui è nato?" Questi interrogativi sono stati esaminati attivamente da alcuni cosmologhi e a proposito esistono anche alcune teorie. È interessante vedere come alcuni Saggi indiani dell' antichità abbiano offerto una risposta ad alcune di queste domande e proposto un loro modello, se così posso definirlo. Essenzialmente tutto cominciò con Ciò a cui mi sono precedentemenhte riferito con il nome di Coscienza Assoluta. Ricordate che la Coscienza Assoluta è solo un altro nome per Dio, e questo particolare nome si focalizza su un aspetto che per noi è di interesse ricorrente.






IL BIG BANG (LA GRANDE ESPLOSIONE): QUANDO L' UNO DIVENNE I MOLTI




Per un momento supponiamo di essere d'accordo in modo unanime sul fatto che tutto ebbe inizio dalla Coscienza Assoluta. Che cosa accadde, allora? Il Vedanta ha dato un' ampia linea su 'come' l'Uno divenne i molti - il che equivale a dire che ha spiegato l' essenza della Creazione. La Coscienza Assoluta rappresenta l'Unità ultima. Da questa Unità, discendendo per vari stadi, emerse la diversificazione, che è la caratteristica della Creazione. Non dirò niente di più a questo proposito - e comunque, i dettagli sono piuttosto schematici. Ma qualcosa posso fare, e cioè riferirmi ad Aurobindo, che affermò che l'energia della Coscienza Primeva scese giù di molti 'gradini' prima che l' Universo venisse creato. Se dovessi esprimere questo concetto in termini più scientifici, direi che una parte dell'infinita energia latente e residente nella Coscienza Assoluta dovette andare incontro a molte fasi di trasformazione prima che il deposito di energia necessario per il Big Bang fosse disponibile. Non so con certezza che cosa abbia inteso dire Aurobindo, ma la mia interpretazione è che che 'questa energia che scende a cascata attraverso molti gradi (stadi)' possa forse essere identificata con un' energia potenziale che diventa dapprima energia cinetica e poi energia termica. Una volta che la quantità di energia derivata dall' energia latente della Coscienza Assoluta divenne disponibile per il Big Bang, esso semplicemente 'accadde', dopodiché l'universo si evolse nel modo che la scienza ci descrive.







Sri Aurobindo




Qui vorrei che apprezzaste un punto importante: il Vedanta non contraddice in alcun modo la scienza moderna, ed in particolar modo la sua più recente ricostruzione dell' origine dell' Universo e della sua successiva evoluzione. Per quanto riguarda lo scenario che precede il Big Bang, gli scienziati sono ancora in fase di speculazione ed io non sono affatto certo che qualcuna di queste teorie verrà mai provata. Questo significa che se gli scienziati liquidano la visione vedantica del pre-Big Bang come mera speculazione, essi non stanno facendo comunque niente di meglio.






LA COSCIENZA È AL DI LÀ DELLA MATERIA E DELL'ENERGIA




Mi chiedo se siete stati capaci di afferrare ciò che ho cercato di spiegarvi finora. Fondamentalmente, si tratta di questo: innanzitutto, negli esseri viventi c'è una capacità unica, denominata Coscienza. In secondo luogo, questa Coscienza non è della stessa natura della materia e dell' Energia. Terzo, la Coscienza dev' essere sempre stata presente, in forma di qualche sorta di background cosmico, dal momento in cui il nostro Universo venne in esistenza. Ci sono alcuni altri punti a proposito della Coscienza e del Suo ruolo nell' evoluzione che desidero considerare, ma prima di farlo vorrei parlare di un altro imprtante argomento. Potreste domandarvi: "C'è qualche prova scientifica dell' esistenza della Coscienza?" In altre parole, la Coscienza è in un qualsiasi modo accessibile alla scienza?" La risposta è: sì. Per questo bisogna risalire ad un uomo chiamato Robert dell' Università di Princeton, in America, che quasi per caso si trovò coinvolto in un' indagine scientifica sui fenomeni paranormali. Queste sono le parole con le quali egli stesso descrive la sua esperienza: "Sono laureato in ingegneria ed in fisica applicata e la maggior parte della mia ricerca formale è focalizzata sulla scienza aerospaziale. Nel 1978 uno dei nostri migliori studenti mi chiese di controllare un suo studio sui fenomeni psichici. Sebbene io non avessi esperienze precedenti in tale direzione, né professionali, né personali, accondiscesi ad effettuare la supervisione del suo lavoro. Il mio ruolo iniziale di supervisore in questo progetto mi condusse però ad un tale grado di coinvolgimento, e più tardi di tale crescente interesse, che quando lo studente si laureò ero totalmente persuaso che il tema fosse un campo legittimo per uno studio di alta tecnologia e ben convinto di voler attuare una ricerca in questo senso." Fu così che Robert Jahn iniziò a studiare i fenomeni paranormali. Jahn, sebbene interessato al tema in oggetto, aveva cominciato con scetticismo. Comunque, si era detto: ³Non devo reagire con un rifiuto solo perché personalmente non credo in questa roba. Piuttosto farò alcuni esperimenti e lascerò che siano essi a decidere per me." Jahn è degno di ammirazione per la sua attitudine coraggiosa ed oggettiva.







Mr. Robert Jahn






ESPERIMENTI SCIENTIFICI SULLA COSCIENZA




In breve, Jahn cominciò i suoi esperimenti e si rese conto, con sua grande sorpresa, che sembrava esistesse qualcosa al di là della materia e dell' energia. Jahn era restio ad accettare la sua scoperta e procedette con i suoi esperimenti in modo sempre più rigoroso, effettuando rigidi controlli etc., ma tutte le volte si trovava davanti alle stesse conclusioni. Lentamente e sebbene riluttante, Jahn arrivò ad accettare che la materia e l'energia potessero interagire fra di loro e ipotizzò che questa interazione avvenisse tramite la Coscienza. Tornerò su questo un po' più tardi, ma per adesso lasciate che vi dia qualche ragguaglio sugli esperimenti di Jahn. Tali esperimenti vennero condotti in grande numero, ma il più importante di essi riguardava l'interazione fra l'uomo e le macchine. Qui segue una breve descrizione di tale esperimento. Jahn cominciò costruendo una macchina, a cui dette il nome di 'generatore di eventi casuali'. Questa macchina produce una serie di impulsi a tempo che vengono emessi in una serie di momenti casuali. Vengono fatte delle prove rigorose per verificare se l'emissione degli impulsi da parte della macchina è effettivamente casuale oppure no. Dopo aver testato adeguatamente la macchina, Jahn fece sedere un volontario davanti al suo 'generatore di eventi casuali' per un considerevole lasso di tempo. Il compito del volontario era quello di pensare costantemente: " Ehi macchina, smetti di agire a caso, smetti di agire a casoŠ² Potreste pensare che questa sia una cosa piuttosto sciocca da fare, ma l'idea di Jahn era questa: se una persona vuole cercare di cambiare volontariamente il comportamento della macchina con un mero processo di pensiero, la macchina risponde oppure no? Lo scienziato in lui gli rispondeva di no, mentre l'investigatore lo spingeva ad aspettare il risultato della prova prima di decidere.






LA MENTE AL DI SOPRA DELLA MACCHINA




A quale conclusione arrivò Jahn? Trovò che molti volontari che erano particolarmente focalizzati riuscirono effettivamente a manipolare con la mente la macchina e a farla deviare dal suo comportamento casuale. Ci volle molto tempo, prima che Jahn si convincesse che questo stava realmente accadendo ma, una volta convintosi di ciò, egli dedicò tutto il suo tempo allo studio delle interazioni fra mente e materia. Dopo decenni di intense ricerche, Jahn arrivò alla conclusione che la Coscienza fosse un campo, come quello elettromagnetico o quello gravitazionale tanto familiari ai fisici. Jahn pubblicò anche molti studi in cui descrive la sua teoria quantica del campo della Coscienza.
Quanto è stata accettata l' idea di Jahn dalla comunità scientifica? Non molto, temo. Tanto per cominciare, non molti si sono presi la briga di leggere i suoi scritti. Fra coloro che lo hanno fatto, gli amici di Jahn, che scuotono la testa e borbottano: "Povero Jahn, che cosa gli è successo? Perché spreca il proprio tempo in ricerche di questo genere, invece di dedicarsi al lavori seri, in cui riesce così bene?" Altri che lo conoscono, ma che non sono altrettanto ben disposti verso di lui, reagiscono così: "Quel tipo, Robert Jahn, è totalmente partito!" La comunità scientifica ufficiale invece attacca severamente i suoi esperimenti come 'mancanti di rigore nell'analisi statistica' e li liquida come 'pseudo-scienza' , se non scienza-spazzatura.
A proposito, molti sono gli esperimenti, anche nella fisica ufficiale, che sono stati seppelliti per difetto di rigore statistico. Spesso, specialmente quando si arriva ad aree non convenzionali, molti esperimenti finiscono per giacere all'obitorio. ³Qui giace una vittima della pseudo-scienza, deceduta per mancanza di rigore statistico.² Ma tutto questo non ha inibito alcuni coraggiosi ricercatori dal seguire l' esempio di Jahn e condurre i propri studi in questa direzione e molti hanno concluso , con le loro variazioni sul tema degli esperimenti di Jahn, che esiste qualcosa come la Coscienza.
Suppongo che tutte queste mie disquisizioni facciano sorridere coloro che credono nella Coscienza. Dopo tutto, non abbiamo visto malattie terminali curate dalle preghiere? Come può la preghiera, che ha origine nella mente sottile e nell' ancor più sottile cuore, influenzare la biochimica di un corpo malato? Deve esistere un' interazione mente-materia. Io credo, come Jahn, che questa interazione avvenga attraverso l'intervento del campo della Coscienza.






L' EMERSIONE DELLA FISICA QUANTISTICA




Ma è mai possibile, nel mondo fisico reale, trovare dei segni - accettabili dalla fisica ufficiale - che attestino l' esistenza di questa Coscienza? Io credo che ce ne sia uno, molto forte, ed è a questo che farò riferimento. Fra il 1925 ed il 1930, la fisica entrò in un grandioso periodo rivoluzionario, quando per la fisica stessa venne scoperta una base totalmente nuova. Mi riferisco alla scoperta della meccanica quantistica. Prima di essa, avevamo la meccanica classica, della quale era stato precursore Isaac Newton. La meccanica classica è essenzialmente deterministica. Se un proiettile viene sparato ad una certa velocità ed in una direzione particolare, secondo le regole della meccanica classica siamo in grado di determinarne accuratamente l'intera traiettoria. Per circa trecento anni o giù di lì, la meccanica classica passò di successo in successo. Ma quando l'atomo e la sua struttura vennero scoperti nella prima parte del ventesimo secolo, si trovò che la meccanica classica perdeva acqua nel momento in cui si entrava in dominio atomico. I risultati calcolati usando la meccanica classica erano drasticamente diversi da ciò che risultava dagli esperimenti , per cui divenne palese che c'era bisogno di una nuova meccanica, specialmente nel microscopico mondo dell' atomo.







Sir Isaac Newton


In pochi anni, alcuni brillanti cervelli arrivarono portando esattamente ciò di cui si aveva bisogno, con una serie di regole totalmente nuove. Era stata scoperta la meccanica dei quanti.





BOHR E EINSTEIN: LA RELATIVITÀ A
CONFRONTO CON LA MECCANICA QUANTISTICA




All' inizio la gente fu molto eccitata da questa nuova meccanica, perché funzionava meravigliosamente bene. In quello stadio, la meccanica quantistica era vista come un nuovo eccezionale strumento. Pochi si presero la briga di chiedersi che cosa significasse veramente. Ma alcuni si avventurarono oltre le regole e si chiesero quale fosse la filosofia che stava alla base della nuova fisica. In questo gruppo, i due scienziati maggiormente prominenti furono Niels Bohr, danese, ed Albert Einstein. Bohr ne forniva brillanti interpretazioni ed Einstein scuoteva la testa in segno di disapprovazione. Bohr e Einstein ebbero pubblici dibattiti in molte conferenze, con Bohr che difendeva vigorosamente la meccanica quantistica ed Einstein che testardamente vi si opponeva. Perché mai Einstein aveva tali resistenze contro la meccanica quantistica, specialmente dopo che essa aveva funzionato così bene nello spiegare cose in cui la meccanica classica aveva totalmente fallito? Il fatto è che alla base delle obiezioni di Einstein c'era una profonda ragione filosofica. Vedete, la meccanica quantistica implicava che gli eventi si succedessero non, come richiesto dalla teoria classica, in modo deterministico, ma seguendo il campo delle probabilità. Questa idea era per Einstein totalmente inaccettabile. È interessante ricordarsi che Einstein aveva spodestato la meccanica newtoniana, che era classica. Ma in un certo senso anche la meccanica relativistica di Einstein lo era, in quanto estensione della meccanica newtoniana. Non lasciava quindi alcuno spazio al comportamento casuale. La resistenza di Einstein era talmente forte che lui ed il suo grande amico Niels Bohr si trovarono a litigare con veemenza per molti anni.







Niels Bohr




Einstein cominciò descrivendo un esperimento immaginario - usò l' espressione tedesca 'Gedanken Experiment' , che da allora fa parte del vocabolario della fisica. Sembra che Einstein, nel descrivere l'esperimento, avesse spiegato come esso violasse le leggi della meccanica quantistica. Bohr si sarebbe alzato in piedi, schiarendosi la voce, ed avrebbe detto: ³ Eh, vedete, professore, vi è sfuggita una piccola cosa... ² Bohr avrebbe proseguito replicando che il ragionamento di Einstein era viziato, e che pertanto le sue affermazioni non erano corrette. Ad un certo punto Einstein avrebbe semplicemente spazzato via tutte le obiezioni di Bohr con le parole: "Dio non gioca a dadi", volendo significare che la meccanica quantistica era priva di fondamenta [con queste parole Einstein intendeva dire che non accettava l'aspetto probabilistico - il gettare i dadi - della teoria dei quanti; N.d.T.]. Questo battibecco andò avanti per circa tre anni, fino a quando, in un incontro divenuto famoso, Einstein si fece avanti con un altro 'Gedanken Experiment', padre di tutti gli altri, che sembrava di ferro ed invincibile. O meglio, sembrò tale fino a quando Niels Bohr si alzò ed evidenziò nel ragionamento di Einstein un difetto, sottile ma fatale. Einstein si sentiva devastato. Si doveva arrendere, sebbene non fosse assolutamente convinto della credibilità della meccanica quantistica. Doveva cedere sul fatto che la meccanica quantistica sembrava funzionare, ed ammettere che le sue regole erano buone per lavorare, ma non la accettava come verità ultima. Einstein espresse i propri sentimenti dicendo: ³Sottile è il Signore, ma non malizioso² [Ad un collega che gli aveva chiesto quale mai fosse il significato di queste parole, Einstein aveva risposto che la Natura «nasconde i suoi segreti non perché ci inganni, ma perché è essenzialmente sublime»; N.d.T.]. Questa frase di Einstein, insieme a quella su Dio che non gioca a dadi, vengono citate spesso, ed infatti mi sembra di ricordare che a Princeton il detto ³Sottile è il SignoreŠ² sia inciso in un posto di rilievo. A questo proposito devo menzionare il fatto che Einstein e Bohr, sebbene avessero rilevanti differenze di opinione sulle questioni scientifiche, erano buoni amici. Mi ricordo di una lezione di Bohr a cui assistetti a Bombay nel 1959 in cui egli parlò del suo dibattito con il suo amico Einstein. Bohr aveva abbondantemente superato i settant'anni e ci era difficile capire che cosa dicesse, anche perché aveva un forte accento e, per rendere la cosa ancora più difficile, l' acustica della sala terribile. Come se non bastasse, io non sapevo granché della meccanica quantistica e ciò che Bohr disse mi entrò da un orecchio e mi uscì dall' altro. . Ma c'è una cosa che mi ricordo: ad un certo punto Bohr cedette e si mise a singhiozzare. Sembrava che il fatto di dover vincere il suo duello con il caro amico lo rendesse triste. Pensate, la loro discussione durava da trent' anni, e Bohr non si era ancora abituato a sopportare di aver inflitto quella sofferenza ad Einstein.









Il Prof. Einstein e Bohr



LA FISICA ED IL VEDANTA




Vi chiederete perché sto citando questi fatti. Quale connessione esiste fra essi ed il Vedanta? Parlerò di questo fra breve. Vedete, Einstein non era stato completamente battuto. Il dibattito Einstein-Bohr era avvenuto subito prima del 1930 o giù di lì. Subito dopo, Hitler era salito al potere in Germania ed Einstein, che era ebreo, era dovuto partire per l'America perché nella Germania hitleriana non c'era posto per gli ebrei. Einstein finì a Princeton, dove nel 1936 pubblicò un saggio in cui propose un altro 'Gedanken Experiment' che rivelava una fondamentale contraddizione intrinseca della meccanica quantistica. In Danimarca Bohr lesse questo saggio e ci ragionò attentamente, dopodichè rispose scrivendo un altro saggio che intendeva dimostrare la falsità delle tesi di Einstein ed al quale i fisici si riferiscono come al saggio 'EPR', in quanto Bohr lo firmò con altri due fisici, Podolsky and Rosen. Questa volta Einstein restò fermo sulle sue tesi. Perché? Perché il ragionamento di Bohr violava il principio della relatività e aveva come implicita conseguenza che i segnali potessero viaggiare a velocità infinita. Ma questo non era possibile, perciò Einstein replicò con gentilezza: ³Mi dispiace, Bohr, ma questo è inaccettabile. Non puoi dire che i segnali possono viaggiare ad una velocità superiore alla luce, lo sai che è impossibile. Come puoi aspettarti che io accetti la tua tesi?" La posizione di Bohr era: ³Io so bene che nel mio ragionamento c'è un nodo, ma sono convinto che la meccanica quantistica sia fondata, perciò la natura deve avere un meccanismo misterioso che risponda alla tua obiezione.²






GLI ESPERIMENTI PUNTANO AD UNA CONNESSIONE GLOBALE




Le loro divergenze continuarono fino agli anni settanta. La gente aveva quasi dimenticato il loro eterno dibattito e se ne preoccupavano solo i filosofi. Ma un bel giorno, grazie ai notevoli progressi tecnologici, molti scienziati, particolarmente in Francia, cominciarono a riuscire a condurre esperimenti su quelli che una volta erano considerati solo pensieri, o 'Gedanken Experimente'. E che cosa trovarono? Trovarono che Bohr aveva davvero ragione. In altre parole, in contrapposizione alla fede incrollabile di Bohr sulla relatività, la meccanica quantistica funzionava! Queste conclusioni sollevarono una profonda questione filosofica. Einstein aveva detto che se la meccanica quantistica funzionava questo significava che i segnali possono viaggiare ad una velocità superiore a quella della luce, ma che questo non è possibile. Tuttavia, gli scienziati hanno dimostrato che la meccanica quantistica funzionava anche nell' esperimento EPR. Questo implicava forse che qualcosa viaggiava ad una velocità superiore a quella della luce? Significava che la relatività era fuori gioco? I saggi ci pensarono sopra ed infine la risposta: "Non si può dire che la relatività sia fuori gioco. Non c'è in realtà alcun segnale che viaggia, perciò non esiste un problema sul fatto che la legge della relatività venga violata oppure no". Ciò che era risultato evidente dall'esperimento francese era una strana e sottile connessione che univa il tutto su una scala globale.







Connessioni su scala globale




Se si ignora questa connessione universale e si guarda alle cose una per volta, si è obbligati ad invocare la presenza di segnali che viaggiano e così via, ma se si tiene in mente la presenza di un filo di connessione globale, allora non c'è alcuna contraddizione con la teoria della relatività". Questa è la conclusione a cui sono arrivati gli esperti dopo attento esame di tutti gli argomenti. Vi riporto a grandi linee le loro scoperte perché sono molto importanti. Fondamentalmente i filosofi dei quanti dicevano che "ignorando la connessione globale sottile sembra che nell' esperimento la relatività venga violata. Questo accade perché l'apparato dell' esperimento sembra essere formato da pezzi distinti e da segnali che dovrebbero 'viaggiare' da una distinta entità ad un' altra distinta entità ad una velocità superiore a quella della luce. Ma se nel quadro introduciamo l' idea della connessione globale, allora esiste una ed una sola entità, e non c'è necessità che alcun segnale viaggi, per cui la legge della relatività non viene violata". La meccanica quantistica è salva, e le apprensioni di Einstein sono tutte infondate"