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Athi Rudra Mahâ Yajña

22 agosto 2006

15 agosto 2006, 7° giorno

Alle 7.30, mentre venivano suonate le conchiglie ed eseguito il Nadasvaram, Swami è uscito, ha fatto un giro per dare il Darshan a tutti e si è seduto sul sofà dando inizio al nostro Yajnam: assorbire la Sua Presenza nei nostri esseri. Assistere al rito alla Presenza di Swami ha un grande effetto che calma magicamente; il canto funge da ipnotico e gli occhi sono colmi della Sua bellissima Forma, la lingua continua a mormorare il Suo Nome e fragranze sacre si spandono nell’aria. Questo dev’essere davvero Satsangathi (compagnia spirituale). Anche la mente più turbolenta ammutolisce e il pensiero e l’assenza di pensiero non sorgono neanche! Ciò che Swami fa a noi con la Sua semplice Presenza è assolutamente fantastico; come Egli si siede in silenzio, il sereno scende nei nostri cuori. Si dice che la Voce di Dio si ode soltanto nella profondità del silenzio: alla Presenza di Swami, anche quando ci sono i canti, noi udiamo la profondità del silenzio! Come guarda da questa parte, mille paia di occhi si accendono e nascono milioni di speranze; poi Egli volge lo sguardo altrove e mani si sollevano deluse. Oh! La sensazione di conforto che si prova alla Sua Presenza deve essere provata: nessuna descrizione le renderebbe giustizia.

Swami ha chiamato i “birthday boys” e li ha benedetti, ne ha cosparsi alcuni con dei grani Akshatha ed ha loro lanciato anche dei cioccolatini con nostro grande divertimento! Alle 8.25 Egli è entrato nella stanza dei colloqui per darci un piccolo intervallo. Lui però non ha respiro: mentre noi sgranchivamo le gambe, dava delle “interview”! Poi è iniziato il Saishvara homam ed il canto delle Sai Gayatri ha riempito la sala; in questa atmosfera vibrante Swami è tornato ed ha subito chiamato lo studente capoballerino informandosi sull’approntamento del programma del pomeriggio dopodiché, soddisfatto del positivo andamento, si è seduto sul sofà. I riti sono iniziati alle 5.15 con la speranza che tutto potesse essere completato per le 9.30 e Swami fosse ancora presente per ricevere il Maha Mangala Aarthi; pazientemente e dolcemente, Egli è rimasto seduto fino alle 9.45 quando i riti si sono conclusi e l’Aarthy è stato effettuato e poi si è ritirato nel Yajur Mandiram.

Il pomeriggio del settimo giorno è stato una festa per gli occhi, per le orecchie, per la mente ed il cuore in più di un modo. La folla che ingrossava e le notizie che correvano tra i devoti, costituendo una linea diretta con Puttaparti per lo Yajna, hanno fatto sì che ogni centimetro della sala fosse occupato molto prima dell’arrivo di Swami che è avvenuto alle 15 meno 5 mentre un crescendo del canto dei Mantra ed una recita del Nadasvarsam segnalavano la venuta del nostro amato Signore; Egli si è seduto sul palco alle 15.15. Terminata la sessione dei rituali del Yajna, Swami ha chiamato Sri.Vinay Kumar e gli ha chiesto il programma; questi ha introdotto l’oratore, Dr. Easwaran professore del St. Stephen’s College di Delhi, che ha parlato sull’argomento “Sai è Shiva” citando varie occasioni in cui Swami Stesso ha dichiarato di essere il Signore Shiva. Egli ha animato splendidamente il suo discorso raccontando varie storie mitologiche di Kannappa Nayanar, Markandeya ed il Saggio Bhardvaja. Alla fine del discorso l’atmosfera era elettrizzata e tutti aspettavano un segnale da Bhagavan verso il Suo traduttore Prof. K. Anil Kumar. Con grande amore per i devoti, Swami non ci ha delusi e, per la sesta volta, si è alzato per darci il Suo messaggio Divino:

Karma è l’azione che facciamo. La vita umana è il risultato dell’azione, l’uomo cresce grazie all’azione, nascita e morte sono dovute all’azione. L’umanità intera non esiste senza l’azione ed anche gli Yajna, i sacrifici rituali ecc. sono dovuti all’azione. Il mondo intero poggia esclusivamente sull’azione per cui tutti devono svolgere azioni. Realizzate la Divinità latente; com’è l’azione così è il risultato. Tutto è azione: mangiare, dormire, camminare ecc.; tutto è azione, anche respirare, e quindi, prima di agire, considerate se l’azione vi si addice.
Incarnazioni dell’Amore!
L’azione è effettivamente Dio. Dio è presente in Forma sottile dovunque; Egli è “Anoraniyam Mahato Mahiyam”. Ogni azione deve essere offerta a Dio; in tal modo non ne sarete coinvolti. Dio è presente in tutto. Non rovinate la vostra mente con pensieri inutili, non entrate nei campi di cui non avete conoscenza. Gli uomini e le donne dovrebbero fare le azioni convenienti, ciò che è bene per loro: nell’infanzia sono i giochi, nella gioventù è l’attrazione verso il sesso opposto, nell’età di mezzo è il guadagnare denaro, nella vecchiaia è il pentimento. Oggi il tempo viene sciupato e sprecato. L’umanità è la Divinità nella forma. Oggi potete essere un Purohit, domani uno studente e poi un padrone di casa ma nella vecchiaia siete tristi. Ache cosa serve? Indagate subito all’inizio. Vinay ha chiesto: “Che cosa dovrebbe fare la gioventù?” La gioventù dovrebbe rimanere giovane; il giorno in cui l’energia è sprecata, diventate vecchi. Guardate la Mia Forma: potreste dire la Mia età? Questo corpo ha ottantuno anni ma Io mi sento come un ragazzo appena arrivato. Questo corpo si era fratturato; dentro casa Mi muovo liberamente ma fuori ci sono i dottori per cui, per dare loro soddisfazione, Io mi faccio aiutare dai ragazzi per camminare. In effetti a quei ragazzi dico di non aiutarmi. NESSUNO PUO’ CAPIRE la MIA NATURA! Io non ho mai avuto mal di testa, febbre, tosse, raffreddore ecc. Io sono sempre sano e ricco; nel frattempo osservo ed ascolto. [Swami punta verso i ragazzi ed i rithvik] Questi ragazzi e quel bimbo (purohit) chiacchierano l’uno con l’altro pensando di non essere notati ma Io sono al corrente di tutto! Può sembrare errato ma, in effetti, la verità è che non c’è niente che si possa definire giusto o errato. Io vedo tutto. Ciò che sembra giusto al momento diventa errato un altro giorno. Giusto ed errato sono solo una questione di tempo. Krishna assicurò la vittoria ai Pandava; Abhimanyu fu costretto alla battaglia pur avendo la tenera età di sedici anni, fu costretto a combattere nel Padmavyuha. Egli andò da Dharmaja cui chiese “Posso andare là dentro?” e questi rispose “Non è una cosa comune! Dronacharya lo ha organizzato di persona”. Abhimanyu si avvicinò alla madre Subadra e chiese il suo permesso ma lei rispose “Non è bene! Hai bisogno di un momento favorevole per entrarvi. Tua moglie è in gravidanza, Krishna ed Arjuna non ci sono e quindi non andare”. Abhimanyu si arrabbiò per il fatto che il figlio di Arjuna venisse ostacolato e disse con convinzione “Io non disobbedirò mai a mio padre” ma Subadra insistè: “Non andare”. Abhimanyu replicò: “Drona lo ha ideato; anche se è un esperto, tu devi benedirmi affinché io vi entri come una tigre. E’ giusto che tu, come madre, non me lo permetta?” Così Subadra lo benedì proprio come Kausalya benedì Rama, sparse la curcuma sui suoi piedi e lo congedò. Appena egli entrò nel Vyuha si rese conto di non sapere come uscirne; fin da quando era ancora nel ventre di sua madre egli aveva udito il racconto di come entrare nel Vyuha ma la storia era stata lasciata a metà per cui lui non sapeva come venirne fuori per cui perse la vita nel Padmavyuha. Quindi non ignorate mai le parole dei più anziani, ascoltate sempre le parole dei genitori; "Matru Devo Bhava, Pitru Devo Bhava” (Adora la madre come Dio, adora il padre come Dio) e segui sempre il loro consiglio. Quando Arjuna tornò fu molto addolorato e gridò: “Dov’è Abhimanyu? Egli correrebbe ad abbracciarmi appena mi vedesse. C’è qualcosa che non va, Krishna!” Krishna lo esortò a non essere debole e disse che i Kaurava avevanoimbrogliato e lo avevano ucciso. Arjuna divenne furioso e gridò: “Perché non me lo hai detto prima?” Più tardi, per un gioco del destino, Uttara, moglie di Abhimanyu, partorì un bambino morto; tutti i Pandava sedettero a piangere perché tutti i figli di Draupadi ed anche Abhimanyu erano morti e non c’era nessuno a continuare la loro stirpe. Quando Krishna entrò sulla scena fu accusato di essere un Vamshanashi (Distruttore della stirpe) ma Egli disse sorridendo “Non correte, starete in ansia” dopodiché chiese a Draupadi di portare il bambino in un vassoio. “Ah! Somiglia proprio ad Abhimanyu. Guardate il naso, gli occhi, la bocca…tutti lineamenti sono quelli di Abhimanyu”. I Pandava in grande agonia dissero: “Incurante della vita della gente, Krishna, parli dei morti. Anche il bambino è morto!” Gopala battè sulle cosce, sullo stomaco e sulla schiena del bimbo e quello sorse di nuovo alla vita e prese a piangere. Dato che il piccolo era stato messo alla prova da Dio Stesso, fu chiamato Parikshit. Fu lui che più tardi divenne Re e fu protetto dal Signore Krishna. Il momento in cui, più tardi, Krishna lasciò il Suo veicolo mortale, fu un periodo di prova per i Pandava; tutti loro ne furono abbattuti. Dharmaja dichiarò che era ora di partire per l’ultimo viaggio e tutti si misero in cammino accompagnati da Draupadi. Anche i Pandava dovettero passare un periodo all’inferno. Anche il grande Yudhistira dovette subire le conseguenze delle sue azioni; egli pronunciò le parole “Ashvattama Hataha Kunjaraha” ma “Kunjaraha” fu debole. La verità è che Bhima aveva ucciso un elefante di nome Ashvattama; questo metodo fu usato per demoralizzare Drona. Egli ne fu distrutto e perse la vita rifiutando di combattere perché, credendo che suo figlio Ashvattama fosse morto, non aveva più interesse a vivere. Questa è la ragione per cui essi dovettero stare un periodo all’inferno. Quindi nessuno può evitare le conseguenze delle azioni, tutti sono legati alle azioni, ai difetti ed agli errori. I Pandava erano l’incarnazione della giustizia, dell’amore e del Dharma ma, ciò nonostante, non poterono sfuggire alle conseguenze delle loro azioni. Draupadi fu la più grande Pativrata (donna devota al marito); in occasione della competizione tra Lakshmi, Sarasvati e Parvati, Krishna disse che era lei la Pativrata più grande. Immaginate di gestire i comandi di cinque mariti; ella era dedita a tutti ed aveva tempo per tutti, era contenta di qualunque cosa le portassero. Oggi le donne vogliono dei sari che costano più del salario del marito. I Pandava sono immortali perché tennero alto il loro onore; gli uomini dovrebbero essere come loro, dovrebbero mostrare amore, promuovere la compassione, parlare con verità e seguire il Dharma. Senza questi si è morti. Questi Sathya, Dharma, Shanti, Prema ed Ahimsa sono il vero e proprio respiro dell’esistenza umana. Non proferite mai la menzogna, non prendetevi mai gioco di nessuno; il criticismo è il peccato peggiore. L’Amore è Dio e Dio è Amore.

[Swami ha chiesto agli studenti di cantare “LOVE IS MY FORM, TRUTH IS MY BREATH…]

Non c’è ragione o stagione per l’amore; sviluppate un simile amore senza macchia, incondizionato. Che uno si trovi in città, nel villaggio, nella foresta, nello spazio o in fondo al mare, il solo rifugio è l’amore. Non odiate mai nessuno; anche se incontrate il vostro nemico non dovete odiarlo. Solo allora l’uomo può diventare Divino. Promuovete questo AMORE. Vinay Kumar, tu sei il Presidente die giovani nel Karnataka: dovresti prenderti la responsabilità di diffondere questo messaggio in tutti gli altri stati. L’uomo deve prima prendersi cura di se stesso e della sua famiglia e poi andare nella società. Domani vi dirò cose molto importanti.

Swami si è seduto ed ha chiesto che il programma musicale iniziasse. I quattro fratelli Khan, figli di Ustad Abdul Karim Khan e nipoti del leggendario Ustad Rehmat Khan, erano in programma per una esecuzione al sitar accompagnati da Sri Ankush Naik alle tabla. Quando Baba li ha visti era tutto un sorriso. Dopo essersi prostrati, essi hanno cominciato. Swami era sul sofà rivolto verso di loro ed ha cominciato a battere il tempo con i canti; appena hanno intonato “Payoji Maine” sul Suo Volto è sbocciato un sorriso. Essendo oggi il sessantesimo anniversario dell’Indipendenza dell’India, il terzo pezzo è stato “Sare Jahan se Achcha” e, dopo il quarto pezzo su Shiva, Swami ha chiesto che suonassero un Mera Bhajan. Presi alla sprovvista sono apparsi per un momento disorientati ma il suonatore di tabla, con grande presenza di spirito, ha preso il microfono ed ha intonato un Mira Bhajan facendosi così accompagnare dai suonatori di sitar. Alla fine del concerto, Swami si è alzato entusiasticamente andando al centro del palco ove ha chiamato il più giovane di loro ed ha detto “Venite per la foto”; poi ha donato loro degli indumenti ed è tornato a sedersi. In programma c’era poi una danza degli studenti e due di loro l’hanno commentata ottimamente sia in Telugu che in Inglese. La prima danza era per “O Rama ni namam yenta ruchi ra” ed a seguire c’è stata “Chandana Charchita” che mostrava Krishna con i gopala. E’ stata eseguita anche una fantasia con un pezzo Yakshagana e lo Shiva Tandavam per il canto “Bho Shambho” del quale Swami è stato molto contento. Lo spettacolo si è concluso dopo venticinque piacevolissimi minuti. Swami ha posato con loro, li ha benedetti, ha accettato l’ Aarthi ed è rientrato nel Yajur Mandiram.



(Tratto da www.radiosai.org)