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Athi Rudra Mahâ Yajña

21 agosto 2006

14 agosto 2006 – 6° giorno

Nel pomeriggio, i sacerdoti hanno dato inizio ai loro canti alle 14 in punto. Baba è entrato nel Sai Kulwant hall alle 14,50 e, benedicendo tutti i presenti, ha fatto il giro della sala in macchina.

Gli eventi del mattino sono stati anticipati per far sì che le celebrazioni giungessero a conclusione mentre Baba si trovava ancora nel Sai Kulwant hall. Egli è rimasto sul palco per quasi tutte le due ultime ore delle celebrazioni che si sono concluse alle 9,45 con il Mangala Ârati.

Fra il canto dei Gâyatrî Mantra attinenti alle varie Divinità, Nâdasvaram e mentre il conch (la conchiglia) continuava a echeggiare maestoso, il capobramino offriva l’ârati al Lingam. A questa ritualistica cerimonia faceva seguito lo splendido discorso di un applauditissimo devoto, il professor M.S. Ramaswamy, fondatore e direttore dell’Istituto Indiano di “Management” di Bangalore. Egli ha detto:

“Signore! Tu hai piantato milioni di pianticelle spirituali in tutto questo Paese e io sono una di esse; ho fatto ciò che potevo per diffondere il Tuo Messaggio. Essere alla Tua Presenza è la benedizione più grande che io abbia mai avuto negli ultimi 81 anni della mia vita… e davvero il 21° secolo è il secolo dell’India, è il secolo di Sai…È solo Sai ad aver unito le diverse religioni e legato l’umanità intera col vincolo della fratellanza, solo Sai ha condensato i milioni di pagine della letteratura spirituale in semplici espressioni di profonda efficacia e incisività.”

Baba si è poi alzato per parlare ai devoti:



((DD del 14 agosto 2006))



Solo Dio è il nostro Rifugio



“Nella sacra terra di Bhârat, la tolleranza è il gioiello di cui adornarsi,

l’aderenza alla Verità la penitenza più elevata,

la maternità il più dolce dei sentimenti.

In questa terra il carattere è più prezioso della propria vita”



Gli Indiani sono davvero fortunati. L’India è Paese di sacrificio, è Paese d’azione, è Paese sommamente benedetto. Oggi, però, questo potente Paese, come un elefante che è inconsapevole della propria forza, si è indebolito e logorato, ignaro delle sue infinite capacità e del suo potere. La forza di Bhârat non è incentrata sull’abilità fisica: essa si basa sulla purezza del Sé interiore e questo Abitante interiore è invero Dio Stesso. Il nostro corpo è dotato di straordinari doni del cielo: può persino legare ad una forma l’irraggiungibile e informale Brahman. La Verità non può essere visualizzata giacché Essa è la forma di Dio. Attenetevi alla Verità, raggiungete la Verità, adorate la Verità. Erigete il palazzo del Dharma sulle fondamenta della Verità. La Verità è quel Dio che voi siete. La mente è simile a una scimmia pazza e il corpo è come una bollicina nell’acqua; abbandonate l’attaccamento al corpo, esercitate controllo sui sensi e meditate sull’Âtma: allora diventerete Mâdhava (Dio) Stesso. La forma umana è semplicemente un vestito ma le vostre attuali azioni gli sono vincolate anche se, esattamente come un attore, voi cambiate d’abito alla fine della commedia.Ognuno di voi è figlio di Dasharatha (1) che ebbe tre mogli ognuna simboleggiante un particolare guna (qualità, attributo). La cultura indiana sostiene la santità e la sacralità della maternità; furono le benedizioni di Kaushalyâ a favorire la vittoria del signore Râma alla corte di Janaka. Râma fu la personificazione del buon carattere; Egli non rivolse mai lo sguardo verso Sîtâ fintantoché non ci fu lo scambio delle ghirlande. Prestate ascolto alle parole degli anziani, rispettateli e ciò vi darà sicuramente il successo. Kaikâ dette ascolto alle parole di una serva e fu così causa dell’esilio di Râma. Nella foresta, essendo influenzato dalle vibrazioni di alcuni luoghi abitati da demoni, Lakshmana spinse Râma a tornare ad Ayodhyâ. Râma, l’Onnisciente, riconobbe la causa di tale aberrazione nel carattere di Suo fratello per cui lo fece sedere davanti a Sé e gli rammentò il giusto sentiero da percorrere.

Anche il luogo, dunque, svolge un ruolo assai importante nell’influenzare il nostro comportamento; anche le compagnie che frequentate forgiano il vostro carattere. Abbiamo cinque nemici che si chiamano brama, ira, avidità, attaccamento e gelosia; la loro compagnia è rovinosa. Redimete piuttosto la vostra vita stando in compagnia di cinque buoni amici che si chiamano Verità, Rettitudine, Amore, Pace e Non violenza. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Che vi troviate nelle profondità oceaniche o nelle inaccessibili altitudini montane, in città o nel villaggio, nella foresta o nei cieli, solo Dio è il vostro Salvatore. Fate il bene, siate buoni, vedete il bene: questa è la strada che porta a Dio. Rendete pura la vostra consapevolezza e raggiungerete Dio. Non disobbedite mai ai vostri genitori; essi ripongono in voi grandi speranze, rendeteli contenti: solo allora la vostra vita sarà redenta.

[Swami si è seduto]

Sorridete sempre; sorridere non significa ridere sfrenatamente. Voi sorridete a Swami e Swami vi risponderà nello stesso modo. Io sono il vostro riflesso, la vostra reazione e risonanza.



Baba ha quindi amabilmente concesso a shrî Vaidhyanathan di Palakkad di esibirsi con canti devozionali nel tradizionale stile popolare del Tamil. La semplicità e la dolcezza dello stile e del canto hanno toccato il Signore ed i Suoi devoti. Al termine dell’esibizione, Swami ha benedetto shrî Vaidhyanathan con una catena d’oro. Nel frattempo, il prasâdam benedetto dal Signore veniva distribuito a tutti i devoti dentro e tutt’intorno al Kulwant hall. Swami ha poi amorevolmente chiamato sul palco i Suoi studenti perché intonassero i bhajan durante il corso dei quali Egli ha ordinato al capobramino di celebrare l’ârati al Lingam. Il Signore Sai si è quindi ritirato nella Sua dimora alle 17.55



(Tratto da www.radiosai.org)



Note: 1. Il nome Dasharatha significa “colui che è padrone dei suoi dieci sensi”.