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La gioia di dare

15 aprile 2006

Nel XV° secolo, in un piccolissimo villaggio vicino a Nuremberg, viveva una famiglia con 18 figli. Diciotto !! Solo per procurare il cibo quotidiano da porre sul tavolo a questa nidiata di bambini, il padre capofamiglia, orafo di professione, dedicava più di 18 ore al giorno nel suo lavoro o in ogni altro che riuscisse a trovare (per arrotondare le sue entrate) nel vicinato.

Malgrado la loro condizione apparentemente disperata, due dei figli più grandicelli, Albrecht and Albert, ebbero un sogno. Entrambi vollero sviluppare il loro talento per l'arte, ma ben conoscevano che loro padre mai avrebbe potuto far fronte finanziariamente al costo per mandarli a studiare entrambi all'Accademia di Nuremberg.

Dopo molte, lunghe, discussioni notturne nei loro stretti ed affollati letti, i due ragazzi finalmente si accordarono su un patto. Avrebbero lanciato in aria una moneta. Il perdente sarebbe andato a lavorare nella vicina miniera e, con i guadagni, avrebbe sostenuto l'altro fratello mentre frequentava l'Accademia. Poi, quando il fratello vincente avesse completato gli studi, in quattro anni, avrebbe reso a sua volta il favore ricevuto al fratello affinché anche quest'ultimo potesse frequentare l'Accademia. Questo secondo costo sarebbe stato sostenuto con la vendita dei lavori d'arte prodotti o, se necessario, lavorando nelle miniere.

Essi lanciarono la moneta una domenica mattina, dopo essere andati in chiesa. Albrecht Durer vinse la sfida ed andò a Nuremberg.

Albert andò a lavorare nelle pericolose miniere e, per i successivi quattro anni, finanziò il fratello che studiava all'Accademia. Le incisioni di Albrecht, le sua silografie e i suoi lavori ad olio erano migliori di quelli della maggior parte dei suoi professori e già prima di laurearsi cominciò a guadagnare considerevoli compensi per i lavori che gli venivano commissionati.

Quando il giovane artista ritornò al suo villaggio, la famiglia d'origine organizzò in giardino una cena per celebrare il trionfante ritorno a casa di Albrecht. Dopo un lungo e memorabile menù, intervallato da musica e risate, Albrecht si alzò dalla sua onerovole posizione di capo tavola per fare un brindisi all'amato fratello che, con anni di sacrifici, gli aveva permesso di soddisfare la sua ambizione.

Le sue parole di chiusura furono: "Ed ora, Albert, mio benedetto fratello, ora è il tuo turno. Ora puoi andare a Nuremberg per realizzare il tuo sogno, ed io mi prenderò cura di te."

Tutti si girarono, in entusiasta attesa, verso l'altro capo della tavola dove Albert sedeva, ma lacrime cominciarono a scendere dalla sua pallida faccia e, scuotendo il capo abbassato, egli singhiozzando ripetè continuamente: "No ...no ...no ...no."

Alla fine Albert si alzò e asciugò le lacrime dalle sue guance. Gettò uno sguardo, lungo la tavolata, alle persone che egli amava e poi, tenendo le mani vicino alla sua guancia destra, dolcemente disse:

"No, fratello. Non posso andare a Nuremberg. E' troppo tardi per me. Guarda, guarda cosa quattro anni di miniera hanno fatto alle mie mani! Le ossa di ogni dito sono state rotte almeno una volta, e ultimamente, sto soffrendo così tanto di artrite nella mia mano destra che non posso neanche tenere un bicchiere in mano per rispondere al tuo brindisi, tanto meno fare delicate linee sulla pergamena o sulla tela con una penna o un pennello. No, fratello mio ...per me è troppo tardi."

Sono passati più di 450 anni. Oggigiorno, centinaia di magistrali ritratti di Albrecht Durer, acquarelli, carboncini, silografie ed incisioni in rame sono appesi in ogni grande museo nel mondo, ma con grande probabilità tu, come la maggior parte delle persone, conosci bene solo uno dei capolavori di Albrecht Durer o, forse, potresti avere una sua riproduzione appesa nella tua casa o nel tuo ufficio.

Un giorno, per rendere omaggio ad Albert per tutto quanto egli sacrificò, Albrecht Durer disegnò con meticolosità le dita affusolate e le mani maltrattate di suo fratello, rappresentandole giunte tra di loro e protese verso il cielo. Egli chiamò il suo 'forte' disegno semplicemente: "Mani" ma il mondo intero quasi immediatamente aprì i propri cuori al suo grandioso capolavoro e rinominò il suo tributo d'amore in: "Le mani preganti."

La prossima che vedrai una copia di questa toccante creazione, dai una seconda occhiata. Ricordati, se ne hai ancora necessità, che nessuno, nessuno - lo fa mai da solo!

Fonte: Non conosciuta