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Articolo del Dr G. Venkataraman

26 marzo 2006

4 M - MAN (uomo) MONEY (denaro) MYTH (mito) e MORALITY (moralità)
Prof. G. Venkataraman


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Introduzione

Questo articolo è un rimaneggiamento del discorso che io ho tenuto nel 2004 durante una conferenza di economisti organizzata dal Dipartimento di Economia dell'Istituto di Swami. Io non sono un economista ma, dato che molte attività e commerci dipendono notevolmente dalla scienza ed essendo io uno scienziato, sono stato invitato ad illustrare il mio punto di vista in materia. Il rivolgermi ad un uditorio così specializzato non mi accade di frequente per cui ho pensato di provocare i pundit dell'economia con alcune idee non conformiste usando la scienza e la tecnologia solo come pretesto.

Ho preso ad argomento principale il fatto che l'uomo, che va in cerca di ricchezze con avidità, perde ben presto la discriminazione e comincia ad imbottirsi di ogni tipo di teoria con il risultato di abbandonare quasi completamente gli scrupoli; questo lo porta al disastro. In altre parole, il mio punto è che nessuno, neanche gli economisti, possono permettersi di ignorare la moralità.

Alcuni esempi di come la scienza ha influenzato la tecnologia.

Le attività economiche, industriali e commerciali moderne dipendono molto dalla scienza e dalla tecnologia. La relazione è complessa ed in qualche modo delicata; cominciamo quindi cercando di comprendere questa connessione almeno a grandi linee. Ad un'estremità abbiamo ciò che è comunemente chiamato ricerca di base. Qui, stimolati dalla curiosità intellettuale, gli scienziati esplorano ed investigano i vari aspetti della natura per puro piacere di conoscenza. Non c'è altro motivo eccetto forse quello di diventare famosi ma anche questo è secondario; il punto di partenza è un interiore irresistibile desiderio di conoscere. Non di rado però le scoperte che ne derivano hanno un impatto enorme sull'umanità. Vediamo degli esempi.

Primo: nella prima metà del XIX secolo molta gente come Faraday, Ampere ed Oersted, per nominarne alcuni, fecero scoperte importanti sull'elettricità ed il magnetismo. Pochi decenni dopo, James Clerk Maxwell in Inghilterra, riassunse il tutto in quattro equazioni fondamentali conosciute come Equazioni di Maxwell.



lo studio di queste è oggi una tappa obbligata per gli studenti di fisica di tutto il mondo; esse sono così importanti che Richard Feynman, uno dei più grandi geni della fisica, ha detto una volta che tra mille anni la guerra civile americana sarà dimenticata ma non le equazioni di Maxwell ad essa contemporanee. Al momento in cui egli le formulò, nessuno poteva immaginare l'impatto che avrebbero avuto sull'umanità: è ad esse che dobbiamo i generatori elettrici, i motori, il telegrafo, il telefono, la radio, la televisione ecc. Nonostante questo ed altri esempi simili, fino alla metà del XX secolo, ben pochi compresero l'influenza che la scienza ha sulla tecnologia; la scienza veniva considerata quale cosa da sognatori ma gli inventori intelligenti come, ad esempio, Edison e Alexander Graham Bell, videro con chiarezza come essa potesse essere utilizzata a scopi pratici. Si racconta la storia di uno scienziato inglese che illustrò una delle sue scoperte al British PM (credo fosse Gladstone) e si sentì chiedere "Qual è l'utilità di questa scoperta?" al che egli rispose "Signore, un giorno potrete tassarla!" Questa storia riassume una gran parte della relazione tra scienza e società.

Secondo: durante la terza decade del XX secolo, i fisici cominciarono ad applicare i quantum della meccanica appena scoperti alla teoria dei solidi. Questo lavoro fu interrotto durante la seconda guerra mondiale ma, alla sua fine, tre scienziati americani, Shockley, Bardeen e Brittain che lavoravano nei famosi laboratori Bell, stavano studiando la capacità del germanio di trasportare corrente. Essi costruirono un congegno, chiamato transistor, che era della grandezza di un sassolino, poco più di una curiosità ma, in accordo alla politica del laboratorio, esso fu brevettato. Grazie a ciò l'azienda ottenne un guadagno immenso e gli scienziati vinsero il Premio Nobel.

Credereste che l'Intel Pentium chip, che anche i bambini di scuola ora conoscono, sia fatto con diverse decine di milioni di transistor? Il transistor ha fatto, per la comunicazione e le tecnologie dei computer, mille volte più di quanto le macchine a vapore abbiano fatto per i trasporti nel XVIII secolo

Terzo: nel 1939, Otto Hahn e Lise Meitner scoprirono in Germania un fenomeno chiamato fissione nucleare. Questa fu una scoperta scientifica molto interessante e nessuno sapeva che avrebbe cambiato l'umanità per sempre portando la bomba e l'energia atomiche.

LA CORSA ALL'ORO NEL DOPOGUERRA

Fino alla fine della seconda guerra mondiale, la società ammirava gli scienziati che vincevano il Premio Nobel ma non faceva molta attenzione alle loro scoperte; la guerra cambiò tutto questo. L'America intera, e le sue istituzioni militari e politiche in particolare, compresero subito tre fatti:

1) La scienza può essere usata a scopi militari, politici ed economici.

2) La scienza è troppo importante per essere lasciata agli scenziati; la società deve avere una politica scientifica e finanziare la ricerca.

3) La scienza può essere fonte di grandi fortune e denaro che si possono usare come esca per gli scienziati.

Dall'oggi al domani gli scienziati persero la loro innocenza e divennero strumenti nelle mani di coloro che avevano denaro da buttare. Come un noto fisico, di nome Freeman Dyson, si è una volta lamentato "Noi abbiamo venduto l'anima al diavolo!" Il più spettacolare esempio di questo si è visto in America nel dopoguerra in cui, abbagliati dalla potenza della bomba atomica, la Commissione per l’Energia Atomica, il Dipartimento della Difesa, l’esercito, la marina e l’aviazione cominciarono a coprire gli scienziati di denaro per la ricerca cercando, ognuno per suo conto, di farli lavorare per loro. I ricercatori potevano lavorare su qualunque cosa preferissero e, grazie alla Guerra Fredda, potevano ottenere qualunque finanziamento. Se questo non bastasse, la corsa allo spazio portò ancora più denaro. Era come una corsa all’oro che attrasse migliaia di scenziati da ognidove inclusa l’India.

La ricerca oggi e le sue relazioni con il mondo imprenditoriale

I giorni fantastici della Guerra fredda sono finiti ed il denaro per la ricerca di base sta ultimamente scarseggiando anche se in alcuni campi della ricerca applicata giungono ancora grossi investimenti. Vi sono altre differenze importanti. All’inizio, anche in America i finanziamenti provenivano pressoché interamente dal governo mentre ora alcune delle grandi compagnie sono entrate in scena; esse investono quasi esclusivamente nella ricerca mirata che possa produrre ritorni per gli azionisti e questo ha alterato drammaticamente l’aspetto e la cultura della scienza in modo tale che molte scoperte della ricerca di base vengono brevettate specialmente nel campo della biologia molecolare, cosa impensabile cinquant’anni fa.

All’inizio del diciannovesimo secolo, Sir. J.C.Bose fondò il Bose Institute a Calcutta e dichiarò con orgoglio che le scoperte fatte lì sarebbero state liberamente divise con tutta l’umanità. Ben pochi oggi direbbero questo; appena possibile, le scoperte vengono brevettate. Le università americane insistono affinché lo si faccia puntando al ritorno economico anche se gli scienziati che ne sono gli autori non sono di quell’idea. La regola sembra essere: se potete avere un’esclusiva non indugiate!

Questo è un piccolo panorama del modo in cui la scienza influenza la società. In breve, negli ultimi due secoli, abbiamo visto l’impatto della macchina a vapore sui trasporti e sull’industria tessile, dell’elettricità in vari campi che vanno dai consumi domestici alle comunicazioni ed ai trasporti, del motore a combustione interna su tutte le forme di trasporto sia di superficie che marittimo o aereo, del nucleare sulla produzione di energia e sugli armamenti, dell’elettronica solid state su tutto. La Francia produce l’ottanta per cento della propria energia con l’atomo. Ora le biotecnologie stanno velocemente venendo alla ribalta.

La produzione di massa ed il suo impatto

Dopo questa visione panoramica, devo attrarre la vostra attenzione su alcuni importanti aspetti culturali della forza d’urto che scienza e tecnologia hanno avuto sulla società. L’automobile costituisce l’esempio classico: essa fu inventata in Europa verso la fine del XIX secolo. In quel tempo ne furono sviluppate varie versioni e gli imprenditori costruirono alcune centinaia di copie di ogni modello. Sostanzialmente si trattava di una curiosità per i ricchi. Molti in America seguirono l’esempio ed uno di questi fu Henry Ford il quale costruì officine, assunse meccanici e macchinisti e sfornò automobili a centinaia. Non soddisfatto, volle costruire automobili a centinaia di migliaia abbassandone il prezzo in modo che l’americano medio ne potesse facilmente comprare una. Con inventiva tipicamente americana egli concepì un’idea completamente nuova che non aveva niente a che fare con la scienza e la tecnologia; si trattava piuttosto di una innovazione azzardosa mossa esclusivamente dal desiderio di guadagnare un mucchio di denaro. Ford capi che la quantità viene soltanto dalla produzione di massa e per questo inventò la linea di montaggio che dall’oggi al domani cambiò drammaticamente l’industria automobilistica. Quando le auto furono prodotte a milioni invece che a centinaia, il costo scelse naturalmente e la rivoluzione dell’automobile fu introdotta. Essa ebbe una tremenda risonanza oltre oceano. Prima vi fu un’ondata di immigranti che vennero in America cercando il lavoro che era ora disponibile per decine di migliaia di loro; inoltre la produzione con la catena di montaggio significò che uno non avesse bisogno di essere un esperto, bastava fare bene sempre un solo di tipo di lavoro. Questo comportava minore addestramento, minore perizia ecc. ed anche minore salario. Inoltre più automobili significava più persone di servizio, più impieghi e maggiore produzione di ricchezza. Ci fu anche il boom del turismo, dell’industria del petrolio, della costruzione di autostrade, di alberghi, di motel ecc. Ford cambiò veramente il modo di vivere degli americani. Egli incontrò presto una agguerrita competizione proprio nel suo campo; il suo concorrente General Motors disse: “Produrre lo stesso modello anno dopo anno non ha significato; perché non introdurre una moda e continuare a cambiare i modelli ogni anno adescando la gente a comprarne sempre uno nuovo?” Così nacque il concetto della obsolescenza pianificata che è ora diventato un’arte raffinata. La storia non finisce qui perché dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel lontano Giappone che stava tentando di risollevarsi dalle rovine, l’uomo che dirigeva una piccola industria di nome Toyota si chiese “Come si possono ridurre ulteriormente i costi e rendere l’auto più allettante?” e propose una sua splendida innovazione dicendo: “I costi si possono ridurre usando dei robot ed uno stretto controllo dell’inventario (il metodo del “giusto in tempo”). Inoltre voglio fare dell’affidabilità una pietra angolare; la gente sicuramente apprezzerà l’affidabilità. Poi perché fare soltanto automobili grandi? Perché non farne anche di più piccole?” Gli americani risero ma tutti sappiamo come andò a finire specialmente dopo la prima crisi del petrolio nei primi anni settanta. Sto dicendo tutto questo per evidenziare il fatto che l’introduzione della produzione di massa fu una grande rivoluzione. Si comprese ben presto che questa tecnica poteva essere applicata oltre oceano a qualunque tipo di produzione, dall’abbigliamento all’industria della carne. In seguito gli industriali compresero che la produzione di massa da sola non bastava: non serve produrre beni in quantità se non ci sono compratori. Le masse dovevano essere costantemente spinte a comperare ogni sorta di cose incluse quelle di cui non avevano alcun bisogno ed è così che la vendita divenne un’arte in sé. Oggi il semplice marketing è divenuto qualcosa di molto più sofisticato ma di questo parleremo dopo.

Il ruolo della sinergia.

Diciamo ora poche parole circa un nuovo concetto, detto sinergia, secondo il quale si mettono insieme molte capacità già disponibili per creare un nuovo prodotto. Negli anni addietro, le rivoluzioni tecnologiche venivano introdotte da nuove invenzioni; è così che Edison, Graham Bell e molti altri portarono l’innovazione. Al giorno d’oggi, a portare grandi cambiamenti è l’innovazione piuttosto che le nuove invenzioni. Il telefono cellulare ne è un ottimo esempio. Esso è il risultato di una domanda che qualcuno si è posto e cioè “Perché non unire il telefono e la radio?” In effetti questo non è assolutamente un concetto nuovo in quanto i radio telefoni erano già in uso durante la guerra con il nome di walkie-talkies. Più tardi la Motorola ne costrui di molto più piccoli che la polizia e gli addetti alla sicurezza cominciarono ad usare su larga scala. L’uomo che inventò il telefono cellulare collegò tutto questo al centralino telefonico approfittando della miniaturizzazione ora possibile. Una volta inventati, i telefonini furono seguiti da un fiume di accessori al punto che oggi si può fare una fotografia digitale con uno di essi e spedirla all’altro capo del mondo. Ecco come funziona la sinergia nell’industria moderna. Di questi esempi ce ne sono a volontà; ciò che io sto cercando di evidenziare è che nuovi bisogni vengono creati in modo intelligente per promuovere sempre maggior consumo in tal modo non solo espandendo ma creando nuovi mercati. Il risultato netto di tutto questo è che l’intera sociologia della produzione, della distribuzione ecc. subisce costantemente dei cambiamenti; tutto questo influenza non solo l’intero sistema economico ma anche il modo in cui la gente pensa e lavora come drammaticamente evidenziato da Internet. Questo è esattamente il punto in cui la manipolazione dell’opinione delle masse entra nel quadro.

La dinamica della distribuzione della ricchezza.

Fino qui io ho parlato essenzialmente dell’uomo, della produzione di massa e del denaro che è come dire della produzione di ricchezza o, per esprimerla nei termini del titolo di questo articolo, del rapporto tra uomo e denaro. La produzione è una cosa e la distribuzione un’altra; quest’ultima è governata dalle varie forze socio economiche. Per esempio, l’acqua cade dal cielo come pioggia ma ciò che accade dopo dipende massimamente dalla natura del terreno: in alcuni casi l’acqua si raccoglie in loco mentre in altri scorre via. Le forze che governano la distribuzione della ricchezza solo interamente generate dall’uomo e proprio qui viene alla ribalta la manipolazione. Ciò che è normalmente detto “creare un mercato” viene ottenuto sostanzialmente tramite la manipolazione dell’opinione e non soltanto dell’opinione del potenziale compratore, come accadeva in passato, ma oggi anche di quella dei governi, delle organizzazioni mondiali e della società tutta. Quindi la manipolazione dell’opinione va ben al di là della vecchia buona pubblicità. Ne è esempio, nel campo dei trasporti, ciò di cui l’India ha terribile bisogno: buone strade e un buon sistema di trasporto pubblico. Al contrario l’automobile ha fatto il suo ingresso in modo dirompente ed, invece di risolvere il problema, ha compromesso ulteriormente la situazione con ingorghi, incidenti indesiderabili e, naturalmente, inquinamento. Non mi dilungherò sui dettagli ma dovrebbe apparire ovvio che la produzione di massa è strettamente legata alla manipolazione dell’opinione pubblica attraverso pesante reclamizzazione ed è qui che il mito entra in scena. L’industria pubblicitaria attrae il meglio delle capacità creative e, utilizzando furbescamente la debolezza umana nei confronti del desiderio, porta milioni di compratori all’industria. Si racconta che i nazisti dicessero che una bugia ripetuta abbastanza spesso diventa verità! Gli esperti occidentali usavano citare spesso questo detto per screditare la propaganda nazista ma dal dopoguerra l’industria fa esattamente questo su larga scala a notevole danno della società e dell’umanità. In breve l’industria di oggi è essenzialmente produttrice di miti!

Una particolare menzione per i mezzi di comunicazione visto che questo è il primo strumento dei pubblicitari. In origine, questo cosiddetto “quarto potere” rappresentava solo la carta stampata, come ad esso ci si riferisce di solito, ma ora esso copre non solo il mondo dello scritto ma anche la radio, la televisione, Internet ecc. In pratica ogni Costituzione nel mondo fornisce certi sistemi di restrizioni alle agenzie collegate al governo ed alle regole della legge ma non lo fa con i mezzi di comunicazione di massa. Questi non accetteranno mai alcun controllo da parte di nessuno affermando di conoscere il proprio mestiere, di sapere come regolarsi, che la gente ha diritto di sapere, che essi rispondono al popolo e solo al popolo, ecc. I media hanno manipolato così intelligentemente tutti i settori della società da divenire più venerati della proverbiale Vacca Sacra. Commentando le recenti baruffe sui privilegi, tra l’Assemblea Legislativa e le Corti di Giustizia, V.R.Krishna Iyer, ex membro della Corte Suprema dell’India, scrive: “Noi non dobbiamo dimenticare ciò che disse Coolidge J. in Stockdale v/s Hansard e cioè che cadere nell’eccesso è proprio della natura del potere irresponsabile, particolarmente quando questo risiede nelle mani di un grande organismo”. I media non sono un grande organismo ma indiscutibilmente qualcosa di potente in tutte le società e, specialmente nei paesi ricchi ed influenti, ha una sorta di complicità con l'establishment. Usando la sua tremenda influenza il sistema della comunicazione di massa manipola l’opinione ed opera un pesante lavaggio del cervello accampando di essere sempre libero e corretto. Esso è diventato largamente autosufficiente e, disgraziatamente, anche piuttosto irresponsabile. In breve esso è una delle fonti primarie di produzione di miti e di manipolazione dell’opinione lavorando in alleanza scellerata con il potere economico e dell’industria pubblicitaria.

Fuga dal mito verso la moralità

Arriviamo ora al punto focale. Vorrei cominciare con alcune osservazioni fatte di recente dal Prof. Indiresan, un ingegnere elettrico che ha servito per un periodo come direttore del prestigioso Indian Institute of Technology ad Adras/Chennai,un intellettuale del più alto livello che al presente commenta spesso il contesto indiano. Di recente, a seguito di una importante decisione della Corte di Suprema dell’India, egli ha scritto:

Quando all’inizio i governanti vennero in essere, tolsero il potere al popolo e lo usarono presumibilmente per il popolo e per suo conto. In seguito furono i governi eletti a farlo. Essi furono in grado di esercitare il potere come l’individuo non poteva. Per dare un esempio estremo, se un’individuo uccide una persona commette un crimine, commette un omicidio mentre lo Stato può mettere a morte una persona del tutto legalmente. Naturalmente questa cessione del potere allo stato da parte dell’individuo è avvenuta con il comune consenso ed, apparentemente, per il beneficio della società intera. Questo è ciò che si intende come consenso dei governati ma ci sono alcuni fattori di disturbo anche qui.Contemporaneamente il filosofo David Hume fu incuriosito da “la facilità con cui i molti sono governati dai pochi, l’implicita sottomissione con la quale l’uomo affida il proprio destino ai governanti”. Egli concluse che il governo è fondato sul controllo di opinione, un principio che “si applica ai governi più disportici e militari come ai più liberi e popolari”.

Quale era il mio scopo nel citare quanto sopra? Semplicemente questo: all’inizio noi abbiamo consegnato il potere allo stato in modo da poter essere governati ma ora, complice l’abile produzione di miti, veniamo richiesti di cedere il potere ad un complesso di interessi legalmente conferiti che insieme formano il Super Stato degli interessi commerciali globali. Come l’intellettuale americano William Appleman Williams ha scritto una volta, gli interessi commerciali odierni vogliono “il premio di un impero senza pagarne i costi e senza ammettere che sia un impero”. Il declino dell’autorità morale negli affari pubblici e l’incompletezza di ciò a cui spesso ci si riferisce come le regole della legge furono evidenziati dalle osservazioni fatte su un preminente quotidiano indiano dopo che la Corte Suprema fu costretta ad assolvere una persona su base legale. La Corte dichiarò che, mentre il difensore poteva aver evitato la presa della legge, la persona coinvolta era responsabile di fronte alla sua coscienza. Commentando questo, il giornale di cui parlo scrisse che si trattava di un caso di “completa assoluzione legale unita in gran parte ad una enfatica riprovazione morale” aggiungendo “La Corte di Suprema riconosce che il codice di condotta non ha potere stabilito dalla legge, non può essere fatto osservare in un tribunale né può essere interpretato quale imposizione di una proibizione legale…..”

Queste osservazioni puntualizzano la crisi fondamentale dei tempi moderni. Gandhi diceva spesso che, come certamente abbiamo creduto in questo paese per migliaia di anni, c’è una Legge Morale che governa l’universo ed ora la più alta Corte dell’India, paese che Swami proclama essere il Dharma Bhoomi o la Terra del Dharma, dice che la Legge Morale è cosa che appartiene al rapporto tra la persona e la sua coscienza e che ha poco a che fare con le leggi del paese. Ora la questione fondamentale è: “Qual è superiore, la Legge Morale o la Legge approvata dall’Assemblea Legislativa, dagli Organismi Internazionali che sono in collusione con gli interessi commerciali globali e così via?”

Spinto dall’ingordigia e dalla brama di fare denaro senza scrupoli, l’uomo ha cominciato ad ingoiare miti enormi ed ha creato leggi che gli permettono di sgusciare fuori dalla moralità. Come osserva il filosofo francese Jacques Saurin, al giorno d’oggi “la legge permette ciò che l’onore vieta”. L’onore premia il dovere e le responsabilità mentre oggi, come Swami ripete spesso, vengono invariabilmente prima i diritti e dopo i doveri, quando vengono. Ciò che voglio affermare non è certo accademico né molto originale; le persone intelligenti di tutto il mondo conoscono tutto ciò di cui sto parlando, e forse molto di più, ma pochi gridano all’infamia. Questo è in realtà il mio punto. Io affermo che questo è il tempo in cui gli intellettuali devono parlare chiaro e forte; rimanere in silenzio ben sapendo ciò che sta accadendo sarebbe imperdonabile come il silenzio di Bhishma durante l’umiliazione pubblica di Draupadhi. Io credo davvero che questa sia una delle lezioni fondamentali che il Mahabharatha ci insegna e cioè che coloro che sanno devono essere i guardiani della Coscienza nella società e non devono rimanere in silenzio quando c’è crisi morale.

Swami dice che non si può fare un monticello senza scavare un pozzo; si, se alcuni sono molto ricchi è perché altri sono stati sfruttati brutalmente e spietatamente ridotti in estrema povertà. Molti possono contestarmi ed argomentare che l’industria dei computer, per esempio, non può essere accusata di generare povertà. Si, a livello locale può apparire che non vi sia connessione tra accumulo di ricchezza e riduzione in povertà ma, a livello macroscopico, la produzione di ricchezza non è mai altruistica e provoca invariabilmente vari tipi di sfruttamento, alcuni molto evidenti ed altri subdoli che si realizzano attraverso sequenze non visibili. Tutto questo viene realizzato attraverso le cosiddette forze di mercato che, con la complicità dei mezzi di informazione di massa, hanno perfezionato l’arte dell’inganno di massa tramite la produzione di miti di massa cioè dicendo che l’ingordigia è bene, che l’essere ricchi è grande, che le forze di mercato sono positive per la società e devono quindi fare il loro giuoco anche se alcuni sono costretti a morire di fame; e così via.

Raanan Weitz dice: “L’umanità condivide un solo pianeta ma su questo ci sono due mondi: il mondo dei ricchi ed il mondo dei poveri”. Non illudiamoci con il credere che questi due mondi possano coesistere pacificamente; come dice l’ex Chairman della Federal Reserve Board d’America, Alan Greenspan, “Non si può avere un’isola di prosperità in mezzo ad un grande oceano di povertà”. Un Cardinale dell’Onduras pone la questione in modo più pungente come ho sentito in una intervista trasmessa dalla BBC; egli dice che le tre più pericolose armi di distruzione di massa sono: la povertà, la corruzione e la grave ingiustizia sociale. Siamo così ciechi da non poter evidenziare ciò che produce queste armi? Dov’è il problema? Swami ci dà una risposta chiara. Negli anni precedenti, Bhagavan Baba veniva spesso al College a tenere discorsi privati agli studenti, specialmente alla Scuola Commerciale; in una di queste occasioni, molti anni fa, Egli disse:

“Oggi le industrie sono in declino a causa dell’eccessivo risalto che danno alla finanza ed all’economia. Esse godono di troppa libertà e, conseguentemente, hanno perduto tutto il senso di moralità, di etica ed equilibrio. In effetti le civiltà di tutto il mondo sono in declino perché la moralità è in declino; è per questo che la relazione tra uomo e uomo, tra uomo e società, tra uomo e natura, stanno tutte degradando. Tutte queste malattie sono la conseguenza dell’erosione dei valori morali ed etici. In ogni campo, sia economico o accademico, i valori spirituali sono importanti. Anche gli affari e l’amministrazione devono avere le loro radici nella spiritualità. Una persona priva di fondamento spirituale non può essere considerata un vero essere umano. Il declino delle istituzioni sociali non è altro che una conseguenza naturale del declino generale dei valori etici, morali e spirituali”.



Vista la situazione piuttosto triste di oggi, potreste pensare che tutto sia perduto e non vi sia speranza. Niente affatto: c’è sicuramente speranza perché esiste qualcosa di più grande dell’oro e delle armi messi insieme e quel qualcosa è Dio. Noi dobbiamo solamente tornare alla strada morale nella vita individuale e collettiva. Questo, e solo questo, è il modo per realizzare il Rama Rajya come Gandhi ha detto chiaramente tempo fa.

Come Swami spesso ci ricorda, gli antichi in India seguivano strettamente un codice di condotta in quattro punti; questa regola, chiamata Purushaarathas, fu distillata in quattro parole “Dharma, Arthaa, Kama e Moksha” e cioè Rettitudine, ricerca della ricchezza, desideri e Liberazione. Gli antichi dell’India dichiararono: “L’uomo può aspirare alla ricchezza ed avere dei desideri ma questo deve essere limitato dalla rettitudine da una parte e dalla brama di Dio dall’altra e cioè da Dharma e Moksha”. Se l’uomo vive dentro questi confini, la vita dell’individuo sarà bilanciata ed armoniosa; se l’individuo aderisce strettamente ai Principi Morali, la moralità prevale automaticamente nella società e, quando questo accade, si realizza il Rama Rajya, la frase indiana che sta per Utopia.

Come Swami spesso ci ricorda, gli antichi dell’India seguivano strettamente un codice di condotta in quattro punti che Egli pone in modo del tutto chiaro e netto. Egli dice che, per prima cosa, noi dobbiamo avere Amore per Dio seguito dal timore del peccato. Se questi due sono presenti, la moralità nella società segue automaticamente e, se c’è moralità nella società, la maggior parte dei nostri problemi attuali scompare. Il genere umano ha fino qui tentato ogni possibile tipo di sistema economico e politico; tutti hanno infine fallito perché in ogni singolo caso l’ingordigia ha divorato coloro che proponevano quel credo particolare. Ciò che ci necessita non è un qualsiasi nuovo “ismo” o un qualunque nuovo ordine economico ma un ritorno ai valori umani fondamentali che Swami sostiene continuamente. Il denaro ed i miti, quale magia del regime di mercato, alla lunga non funzionano; solo la moralità funziona. Io la penso così; siete d’accordo?





Tradotto dall’originale pubblicato dal Gruppo Heart2Heart