SATYOPANISHAD

15 febbraio 2004

Bhagavata


D. 256 - Swami! Dopo aver ascoltato i Tuoi Divini discorsi e le dolci conversazioni, ci accorgiamo che quelle che abbiamo sentito fino ad oggi da altre fonti, erano versioni distorte, cattive rappresentazioni ed interpretazioni errate dei fatti concernenti il Signore Sri Krishna. Tu riveli così sottigliezze e segreti intrinseci. Ti preghiamo di raccontarci qualche dettaglio in più sul nostro Signore Krishna.

Bhagavan: I miracoli Divini di Krishna sono i più meravigliosi, misteriosi ed imperscrutabili. Ognuno di essi ha un significato, contiene un messaggio, trasmette un ideale da sostenere ed è pieno di gioia perfetta e non duale. Voi sapete come la Sua madre adottiva, Yasoda, coccolasse e accarezzasse Krishna. Tutte le donne del vicinato si lamentavano del fatto che Egli sottraeva furtivamente il burro dalle loro case. Yasoda Gli disse : "Oh, Krishna! Perché mangi di nascosto nelle case degli altri? Guarda come protestano! Non ti piace il burro di casa nostra? Perché non mangi il burro fatto da noi? Com'è che trovi il burro delle altre case più saporito del nostro?" Krishna rispose: "Madre! Io non sono mai andato da nessuna parte e non ho mai preso burro dalle case di nessuno. Guarda nella mia bocca e annusala, per vedere se ne ho mangiato." Mentre Egli parlava in tutta innocenza come un piccolo e dolce bambino, madre Yasoda si perdeva in uno stato di immensa gioia,con sorrisi beati che le illuminavano il volto. Un giorno, nell'udire le rimostranze nei Suoi confronti, non poté controllare la rabbia e decise di legarlo ad un paletto. Ma è mai possibile, per voi o per chiunque altro, legare Dio? Ella cercò Krishna freneticamente dappertutto, ma invano. Trovò le Sue impronte, sulle quali erano visibili la cagliata ed il burro. Decise di seguire quelle orme, ed alla fine riuscì ad acciuffarlo.C'è qui un punto importante di cui tutti voi dovete prendere nota con attenzione.Yasoda poté rintracciare Krishna seguendoNe le impronte. In egual modo, voi potete stare vicino a Dio solo se seguite il sentiero del Suo Divino Comando. Per questo, Io continuo a dire ai Miei studenti: "La Mia vita è il Mio messaggio ". Ripetutamente dico anche loro: "Seguite il Maestro, il vostro Dio. Voi potete raggiungere Dio attraverso l'Amore, perché Egli è Amore". Questo era il messaggio di Krishna. Un giorno, tentando di acchiappare Krishna, Yasoda teneva del burro in una mano ed una bacchetta nell'altra, nascondendola dietro di sé, in modo cheEgli fosse attratto dal burro e lei avesse modo di picchiarLo con la bacchetta. Allo stesso modo, Io ho in una mano il burro dell'istruzione offerta nelle nostre Istituzioni ed una bacchetta di energico addestramento nell'altra. Quando [i ragazzi] vengono qui, attratti dall'istruzione, Io li addestro affinché diventino dei giovani ideali per la nostra società. Questo è il Mio progetto principale. Un giorno Krishna notò una donna che attingeva acqua da un pozzo. Riempite due brocche, cercò di trasportarle sulla testa, una sopra l'altra. Le riusciva difficile bilanciarle da sola. Allora chiese a Krishna: "Krishna, mi puoi aiutare per piacere? Io sollevo una brocca e me la metto sulla testa. Tu per favore mettici sopra l'altra. In tal modo sarà facile per me trasportarle a tornare a casa." Krishna rispose: "No, non lo farò." Con grande difficoltà, la donna riuscì comunque a farcela da sola e tornò a casa. Là trovò Krishna che voleva aiutarla. Ella disse: "Come, Krishna! Pochi minuti fa, quando Ti ho chiesto di aiutarmi a mettere questi vasi sulla testa per portarli a casa, non hai voluto farmi il favore. Ora, senza che Te lo chieda, sei pronto a darmi aiuto. Bene: io non Ti capisco. " Allora Krishna rispose: "Guarda! Io non metto mai pesi sulla testa a nessuno. Ora ti solleverò dal grosso peso del carico che stai portando e ti farò sentire leggera. Mi capisci?" Da questo esempio potete comprendere il segreto della Divinità che vi aiuta a trovare sollievo dai vostri gravami. E' per questo che dico : "Venite qui con la testa carica di problemi, difficoltà ed ansietà. Scaricateli qui ai Miei piedi. Siate leggeri e tornate indietro con la Beatitudine." E' così che ogni episodio del Bhagavata trasmette un messaggio. Nonostante il Saggio Vyasa abbia composto ben diciotto purana e la famosa epica Mahabharata, oltre a mettere per scritto tutti i Veda, egli non ottenne la pace della mente fino a che non scrisse il Bhagavata come consigliato dal Saggio Narada. Il Bhagavata insegna i nove sentieri della devozione agli esseri umani. Dobbiamo leggere ed ascoltare le varie storie narrate in questo libro immortale. Infatti, proprio la parola "Bhagavatamu" ha un significato intrinseco: "Bh" sta per "devozione" o "Bhakti" , "Ga" sta per "saggezza" o "Jnana", "Va" sta per " rinuncia" o "vairagya", "Ta" sta per "principio Divino" o Tattva, "Mu" sta per "liberazione" o "Mukti". Il Bhagavata non è semplicemente la Storia di Dio (Bhagavata Katha). Esso significa "bagavatam" che in Telugu vuol dire "Noi diverremo Dio". Voi dovete conoscere il suo significato profondo, comportarvi di conseguenza e lavorare per la vostra liberazione.


D. 257- Swami! Il Bhagavata, oltre a glorificare Dio e la Sua Divinità, tratta anche della grandezza e nobiltà dei Suoi devoti. Noi stessi abbiamo visto i devoti versare lacrime, in estasi, ascoltando i Tuoi discorsi sul Bhagavata. Vuoi gentilmente rivelarci, Bhagavan, l'essenza ed i più importanti principi, espressi in questo testo, che dovrebbero essere seguiti dai giovani e dagli adulti, per nostro beneficio?

Bhagavan: C'è sempre un intima relazione tra Dio ed i Suoi devoti. Dio fa sì che i Suoi devoti comprendano e sperimentino la Sua onniscienza, onnipresenza ed onnipotenza attraverso i Suoi Divini miracoli. Il Divino ed i Devoti sono interdipendenti e l'uno è privo di significato senza l'altro. Per questo il Bhagavata, mentre magnifica la Gloria di Dio, parla anche della devozione, dello spirito di abbandono, della natura del cammino spirituale e del senso di distacco e dei devoti. Il Bhagavata propone la dottrina della devozione con la quale va effettuata l'azione, conducendo, in tal modo, alla saggezza. Nessun intermediario può intromettersi tra Dio ed il devoto: essi sono connessi direttamente l'Uno all'altro. E' solo la vostra devozione che fa sì che Dio vi conceda la Sua Grazia. Si può anche dire che la cultura di Bharat ha queste tre principali componenti: bhakta, Bhagavan e bagavatam, ovvero il devoto, Dio e la fede nel fatto che un giorno saremo Dio. Dio è l'unico rifugio di un devoto. Egli è la sua ricchezza, la sua vita, Egli è tutto per lui. Il giovane Dhruva voleva sedere in grembo a suo padre, ma la madre adottiva non glielo permise. Egli tornò a casa profondamente rattristato e, dopo aver informato sua madre, decise di andare nella foresta a fare un'intensa penitenza. E fece penitenza nella fitta foresta, incurante del calore, del freddo e della pioggia,. Dio si compiacque di lui e gli Si manifestò, dicendo che avrebbe esaudito qualsiasi suo desiderio. Allora Dhruva disse:"Swami! Io voglio Te!" Dio rispose:"Dhruva! Tu volevi una cosa per la quale hai fatto tutta questa penitenza ed ora chiedi qualcosa di diverso. Prima volevi che fosse esaudito il tuo desiderio di sedere in grembo a tuo padre, e ora dici un'altra cosa, che vuoi Me. Non ti hanno detto che il pensiero, la parola e l' azione dovrebbero essere concordi ('manasyekam, vacasyekam, karman yekam mahatmanam')? Un uomo nobile dovrebbe far sì che vi sia armonia tra pensiero, parola ed azione. Prima ottieni le realizzazione del tuo desiderio. Governa il tuo regno per un certo periodo e ottempera ai tuoi doveri negli anni a venire. Infine, Io ti benedico, affinché tutti ti ricordino dopo che avrai lasciato la scena terrestre. Tu sarai l'unica stella scintillante [che rimarrà] fissata eternamente nella sua casa in cielo." Questo è ciò che si intende quando si dice che 'per l'umanità lo studio appropriato è l'uomo'. Prahlada, nonostante fosse stato gettato dalla cima di una montagna in un fuoco divampante, o fosse stato obbligato a bere un veleno mortale, o calpestato dai piedi di un elefante enorme, o annegato in un oceano in burrasca, non smise mai di recitare il Nome di Dio, neppure per un istante. Egli continuò a cantarNe la Gloria incessantemente. Egli non dette retta agli insegnamenti dei suoi guru, Chanda ed Amarka. Egli andò ancora più in là quando disse a suo padre: "Tu potresti conquistare tutto il mondo. Potresti avere sotto controllo il movimento di stelle e pianeti, del sole e della luna e di tutti gli altri. Potresti controllare i cinque elementi, ma non riesci a sconfiggere i tuoi nemici interiori!" Quando suo padre, Hiranyakasipu, gli chiese dove fosse Dio, egli rispose: "Non c'è dubbio sulla Sua presenza, in qualunque istante ed in qualunque punto dell'universo. Dio è dappertutto!" Hiranyakasipu domandò: "Prahlada! Il tuo Dio è presente in questo pilastro?" Prahlada disse: "Si". Quando Hiranyakasipu ruppe il pilastro, come tutti sapete, il Signore ne balzò fuori nella forma dell'Avatar Narasimha. Qui dovete conoscere il significato profondo di questo evento capitale. Una colonna è una veste, un corpo, o upadh. 'Rompere la colonna' significa 'abbandonare l'attaccamento la corpo'. Finché proverete l'attaccamento per il corpo sarete pieni di ego, orgoglio, possessività, gelosia, etc. che vi renderanno ciechi alla Divinità onnipresente. L'amore e l'abbandono di Prahlada per Dio erano totali ed incondizionati. Gajendra, il re degli elefanti, fu catturato da un coccodrillo e non poteva uscire dal fiume. Gajendra lottò ed esercitò tutta la sua forza per uscire dalle fauci del coccodrillo, ma senza alcun successo. Alla fine si trovò completamente privo di forze e di energia per continuare la lotta. Egli invocò con voce ferventemente orante il suo Salvatore Govinda: "Oh, Dio! Tu sei il mio unico rifugio, il mio unico soccorso. Io non conosco nessuno e Tu solo puoi salvarmi da questa situazione senza uscita. Chi altri può venire a salvarmi in questo momento? Oh Dio, salvami, salvami, salvami!" E' allora che venne salvato dalle fauci del coccodrillo.Voi dovete conoscere il significato recondito dell'intero episodio: il fiume è la vostra vita, il coccodrillo rappresenta i vostri desideri e l'indulgenza ai sensi, Gajendra è l'individuo, o jiva. Egli all'inizio si aggrappò fortemente ad un albero con la sua proboscide e pregò. Dio non rispose. Fu solo quando abbandonò la presa e sollevò in alto la sua proboscide pregando accoratamente Dio di salvarlo che Egli lo salvò. Dovreste interpretare questo episodio come un altro esempio di devozione totale o abbandono. Il Signore Sri Mahavishnu, lanciò la Sua ruota, chiamata Sudars'ana, uccise il coccodrillo e salvò Gajendra. "Su" significa "buono" e "dars'ana" sta per "sguardi di Grazia o compassione". Quindi, è la Sua Grazia a salvarvi, e non la vostra forza, la vostra potenza, la vostra ricchezza, etc. Dio risponde solo quando vi arrendete a Lui totalmente. Simile fu la situazione di Draupadi quando la umiliarono e cercarono di spogliarla davanti a tutti. Ella trattenne saldamente il suo sari con una mano e pregò Dio cercando di salvare e proteggere il suo pudore. Dio non rispose. Fu solo quando più tardi ella giunse le due mani facendo namaskara che Krishna la salvò. Significa che ella unì le dieci dita di ambedue le mani mentre pregava Krishna. I cinque sensi di percezione, o ' jnanendriya', ed i cinque sensi di azione, o 'karmendriya', rappresentati dalle cinque dita delle due mani, si devono arrendere a Dio nell'unire le mani mentre Lo preghiamo. Dio non gradisce avere dei partner. Egli non accetta mai una devozione part-time. Un devoto dovrebbe pensare a Dio e cantare la Sua Gloria sempre ed ovunque e non solamente quando è in pericolo e difficoltà. Un bambino non abbandonerà mai sua madre anche se questa lo picchia; se viene percosso, egli abbraccia sua madre ancora più strettamente. In egual modo, avete tutte le ragionii di aggrapparvi a Dio ed accrescere ancor più la vostra fede in Lui quando incontrate delle difficoltà. Le avversità dell'uomo sono la vicinanza di Dio. Le calamità dell'essere umano sono le opportunità di [avere] Dio. Non si è affatto dei devoti se si abbandona Dio o si perde la fede in Lui a causa delle difficoltà che si incontrano nella vita. L'intero Bhagavata è pieno di episodi come questi, che illustrano la sincerità, la fermezza, la fede risoluta, l'abbandono totale e la profonda devozione di certi devoti di eccezionale levatura e, allo stesso tempo, la glorificazione e celebrazione della Grandezza, dell'Amore e della Compassione di Dio.


D. 258 -Swami! Il Saggio Vyasa compose sia il Bhagavata che i Brahma Sutra. Fra i due, quale è superiore all'altro?

Bhagavan: Guarda! Ti porterò come esempio gli studenti del tuo stesso college. Qui voi state studiando per laurearvi in scienze.; avete scelto il gruppo di Matematica, Fisica, e Chimica. Di queste tre, qual è superiore alle altre due? Per prendere il diploma dovete necessariamente studiare tutt' e tre le materie, non è vero? In egual modo, voi dovreste studiare il Bhagavata per la devozione (Bhakti)e i Brahma Sutra per la Saggezza (Jnana). La devozione e la saggezza sono egualmente importanti.


D. 259 - Swami! Oltre ai diciotto Purana, ci sono due grandi epiche: il Ramayana ed il Mahabharata. I Purana trattano dei vari appellativi ed attributi di Dio in forma storica che costituiscono la maggior parte della mitologia Indiana. Essi trasmettono a tutta l'umanità un messaggio universale su tutti gli aspetti della vita. Illustraci gentilmente i principi più importanti che vi sono espressi affinché noi li pratichiamo nella nostra vita di tutti i giorni.

Bhagavan: Il Saggio Vyasa, che compose tutti i diciotto Purana, riassunse la loro essenza in due frasi:
'Paropakarah punyaya' e 'Papaya parapidanam'. Si dice anche 'Paropakarardham idam s'ariam', che significa che il corpo non è dato solo per mangiare, dormire, bere e morire. Il corpo non ci è stato dato allo scopo di essere egoisti. Dio vi ha benedetti con un corpo per servire gli altri. Dopo tutto, perché mai si dovrebbe essere così attaccati e possessivi nei riguardi di questo corpo? Non è nient'altro che un ammasso di sporca materia fecale orribilmente putrida, di urina e di sangue. Esso è assolutamente temporaneo. E con questo corpo voi volete ottenere risultati eterni? Com'è possibile? Come potete sperimentare la gioia eterna con il corpo? La gioventù se ne va come ghiaccio al sole, come le nuvole, come la nebbia. Il corpo è come una bolla d'acqua. Esso è destinato al servizio al povero ed al bisognoso, vi è stato donato per questo, e non e sicuramente non solo per mangiare e bere, perché anche gli uccelli e le bestie, le mosche e gli insetti si procurano da mangiare e da bere. Che cosa c'è di straordinario in voi? E' sufficiente che non facciate del male a nessuno. E' il più grande aiuto che potete dare. Vyasa disse che servire gli altri è un merito (punyam). Questo significa che non dovete far del male a nessuno né con i pensieri, né con le parole, né con le azioni. Che cos'è allora il peccato ( papam)? Fare del male agli altri in qualunque modo è un peccato. 'Essere utili agli altri' (Paropakarah punyaya) ha anche un altro significato: Param significa Dio, Upa vuol dire vicino e karah sta per 'stare insieme a'. Paropakarah significa 'avvicinarsi a Dio'. Quindi, il più grande aiuto che potete dare è quello di portare gli altri vicino a Dio ed avvicinarvi a Lui voi stessi. Questo è possibile attraverso i buoni pensieri e le buone azioni. Anche la seconda affermazione 'fare del male agli altri è un peccato' (papayapare padanam), ha un altro significato: Param=Dio, e Pida=Dio Uno visto come molti. La conclusione e la sostanza della frase è che pensare all'Uno, a Dio, come fosse molti è peccato. Significa pensare alla pluralità o molteplicità della Divinità. C'è un solo spirito/anima o Atma in tutti, ma se lo dividete in frammenti e sperimentate la diversità, fate peccato. Io dico molto spesso ai miei studenti che l'essenza di tutte e diciotto le epiche è 'Siate sempre di aiuto, non fate mai del male a nessuno' (Parpakarah punyaya, papayapare padanam). Praticare questi due precetti, nella vita di tutti i giorni, è sufficiente per ottenere la liberazione.


D. 260 - Swami! Come dovremmo considerare le Epiche ed i Purana nel nostro cammino spirituale e nella nostra vita spirituale?

Bhagavan: Le nostre Epiche ed i Purana ci insegnano molti aspetti della vita. Essi parlano di valori umani, trattano della Divinità all'interno di voi stessi, vi insegnano il modo di vivere una vita ideale, vi mostrano lo scopo e la meta della vita e spiegano, con parole chiare, attraverso molti aneddoti, la cultura di Bharat (l'India; N.d.T.). Essi descrivono anche chiaramente la rovina dell'essere umano che non segue il Dharma o i valori umani di base. Essi sottolineano la necessità di seguire e sostenere il Dharma sia per il bene individuale che per quello sociale. Essi spiegano in modo vivido la vostra vera natura, che è l'Atma stesso. Ma oggi c'è gente che li interpreta erroneamente, che ne dà versioni distorte, che non ne capisce il vero profondo significato. Quindi, nessuno di voi trae profitto dagli insegnamenti delle nostre Epiche e dei Purana. In effetti le epiche sono la documentazione della nostra storia e della nostra cultura. Esse sono le luci di saggezza e di risveglio spirituale. Esse collegano l'individuo ( jiva), con il Divino (Deva). Ogni testo è un ponte per viaggiare dalla riva di questo mondo all'altra sponda che è Dio. Tutti i testi mostrano come Dio si sia incarnato in forma umana ed abbia dimostrato all'umanità intera come si dovrebbe vivere in modo ideale, essendo Lui Stesso il regista ed interpretando i ruoli perfettamente. Ad esempio, nell'epica di Maharshi Valmiki, il Ramayana, il Signore Rama sapeva benissimo di essere Dio. I Saggi come Vasishtha e Bharadvaja sapevano che il Signore Rama era l'incarnazione del Dio Vishnu. Eppure Egli si comportò come un essere umano per tutto il Ramayana. Egli pianse per Sita perché non poteva sopportare la separazione da lei. Il Ramayana insegna come un uomo dovrebbe comportarsi nelle vesti di figlio, fratello, marito e governante. I suoi insegnamenti includono anche certe norme che riguardano l'amicizia ed il rapporto tra docenti e studenti. La verità, il Dharma, l'obbedienza alle direttive del padre ed il principio della monogamia, sono le lezioni del Ramayana. Questo è il vero obiettivo del Ramayana ed il segreto che si cela dietro l'incarnazione di Dio come Rama. Il testo insegna alcuni dei valori umani fondamentali ed eterni all'intera razza dell'umanità. Il Ramayana mostra come una persona come Ravana, eccellente in fatto di conoscenza e penitenza, con il suo potere assoluto sulla sua gente e lo splendore della sua ricchezza, rovini se stesso cadendo preda del desiderio (kama). Questa è la lezione della sua vita. Poì il Bhagavata mostra chiaramente come la rabbia rovini l'Atma. Una persona perde il rispetto di se stessa e la propria ricchezza, e manda in malora tutto ciò che fa, a causa di un carattere focoso. Essa diviene fisicamente debole e mentalmente agitata a causa della collera. Personaggi come Kamsa, Sisupala, Jarasandha e Dantavaktra persero la stima, il nome e la vita, a causa della rabbia. Essi maturarono odio verso Dio e poi, essendo dominati dall'ego, persero l'equilibrio mentale e dovettero, di conseguenza, affrontare una morte miserevole. L'altra Epica composta da Vyasa è il Mahabharata. I Kaurava erano cento. Essi avevano capacità fisiche, grande forza lavorativa, un regno, l' intelligenza ed intere divisioni armate ma, alla fine, che cosa accadde loro? Neanche uno di quei cento sopravvisse alla battaglia del Kurukshetra. Essi lasciarono i loro genitori in lutto e in lacrime; non unodi essi rimase, che potesse officiare i loro riti funebri. Che situazione pietosa è questa! Perché? Alla radice fu l'avidità ad essere responsabile di una così grande sfortuna. I Kaurava non vollero dare ai Pandava neppure la metà del regno che spettava loro di diritto. In seguito, rifiutarono addirittura di dare ai cinque fratelli cinque villaggi. Questo era il livello della loro avidità. I Kaurava fecero numerosi tentativi di uccidere i Pandava; tale era l'intensità della loro avidità. Mentre il Ramayana insegna quanto siano pericolosi il desiderio e l'ira, il Mahabharata mostra come l'avidità sia causa di una totale distruzione. Uno può avere decine di virtù e di meriti, eppure basta un difetto come il desiderio, l'ira o l'avidità per causarne la rovina, come è narrato nelle nostre Epiche. Dovete trarre una lezione dagli episodi narrati nelle Epiche, nei Purana e negli Itihasa della nostra terra.