SATYOPANISHAD

23 novembre 2003

D. 181 - Swami! Che cosa si intende con ‘ricerca della Verità’? Come possiamo gestire questo nobile compito?

Bhagavan - Dire che qualcuno è coinvolto nel processo di ricerca della verità è da stolti, ed è un segno di ignoranza ('ajnana'). Se la Verità, ('Sathya'), è ovunque, non è necessario cercarla! La Verità è Dio. Dio è la Verità. Dio è onnisciente. Così, anche la Verità è dappertutto.
Dio, l’eterna Verità, ha creato l’intero Universo, che alla fine si unirà nella Verità. Esso è l’eterna Verità.
Con gli occhi vedete i vostri bambini. Con quegli stessi occhi vedete anche vostra moglie. I vostri occhi sono gli stessi, ma la vostra visione, il modo in cui guardate le diverse persone, quali vostra madre, vostra moglie ed i vostri figli, varia. Il sentimento con cui guardate tutti è lo spirito della ricerca della verità. Questo distingue i sentimenti dagli sguardi. La ricerca della Verità deve rispondere a domande di questo tipo: “che cosa”, “quando”, “perché”, “a chi”, “dove” e “quando”.


D. 182 - Swami! Al giorno d’oggi la devozione è diventata una questione di convenienza, un affare, dal quale ci si aspettano risultati veloci. Non è sbagliata una cosa del genere nel sentiero della devozione? L’astuzia e la destrezza portano frutti nella devozione?

Bhagavan - Oggi, qualsiasi cosa uno faccia e dica, è frutto dell’egoismo. Se sviluppate devozione per ottenere un lavoro, siete devoti del vostro datore di lavoro e non di Dio. Se siete devoti perché volete sposarvi, siete devoti di vostra moglie (o di vostro marito), ma non di Dio. Se osservate bene, vi renderete conto che a questo mondo c’é molto denaro. Molti hanno delle ottime posizioni. C’è molta gente influente e di buona reputazione. Dovete proprio pregare Dio per ottenere la ricchezza, la posizione, la popolarità e l’influenza, che sono già abbondantemente presenti a questo mondo? No, dovreste pregare Dio per le cose che non sono disponibili qui, e che sono presenti solo in Lui e con Lui. Due cose sono solo con Dio e non sono presenti da nessun altra parte. Quali sono? Sono la Beatitudine e la Pace. La vera devozione è ciò che vi serve per pregare Dio affinché vi conceda questi due beni. Purtroppo e sfortunatamente, oggi la gente impiega persino trucchi, metodi e logiche di terzo ordine in campo spirituale. Non raggiungeranno mai dei buoni risultati. Non arriveranno da nessuna parte. Tutte queste cose sono come un boomerang: tornano indietro. Dio e Mammona non vanno insieme. Non potete comprare o vendere Dio. Gli affari basati su principi commerciali e Dio non vanno mai insieme. Dio non vuole i vostri soldi, le vostre ricchezze. Dio prende in considerazione la vostra condotta, il vostro ‘dharma’. In nome della spiritualità, sfortunatamente, le persone si imbrogliano vicendevolmente, si lasciano coinvolgere in transazioni commerciali, fanno politica, manipolano, chiacchierano, imbastiscono intrighi, complottano, perdono tempo in pettegolezzi ed in attività che gettano fango su altri. I vostri trucchi, la vostra destrezza ed i vostri stratagemmi con Dio non funzionano mai. Non realizzerete mai Dio attraverso queste tattiche.
Eccovi una piccola storia. Un uomo molto ricco aveva un cane. Un giorno una persona passava sulla strada. Il cane lo attaccò e stava per morderlo. La persona, non avendo altra scelta, picchiò il cane con un bastone, ed il cane morì. L’uomo ricco si infuriò e citò in tribunale la persona che gli aveva ucciso il cane. In tribunale il giudice chiese al passante per quale motivo avesse picchiato il cane, provocandone il decesso. Questi rispose: “Signore! Mi ha attaccato e stava per mordermi. Non potevo fare nient’altro che picchiarlo col bastone. Fortunatamente il cane è morto.”
Il giudice chiese allora all’uomo ricco che cosa aveva da dire a proposito. Egli rispose: “Signore! Io posso capire la situazione, ma perché picchiarlo in testa? Se non lo avesse picchiato in testa, il cane non sarebbe morto.”
Il giudice si rivolse ancora una volta al passante, chiedendogli di esporre i suoi motivi a riguardo. Egli rispose: “Signore! Stava per mordermi con i denti, perciò sono stato obbligato a picchiarlo sulla testa. Se avesse cercato di mordermi con la coda, lo avrei sicuramente picchiato sulla coda.” Questi sono trucchi ed espedienti per tirarsi fuori dalle situazioni. Ma non servono a nulla in campo spirituale.
Ecco un altro esempio: un uomo d’affari doveva andare per lavoro in una città vicina. Chiamò suo figlio e gli disse: “Figlio caro! Occupati tu degli affari fino a quando torno. Vigila! Inoltre, figliolo, sai che faccio la puja ogni giorno. Hai visto che ripeto sempre i 108 preziosi Nomi di Dio. Durante la mia assenza fallo tu, per favore. Non voglio che questa pratica venga interrotta. Il figlio disse: “Bene, Padre! Seguirò scrupolosamente le tue istruzioni”. Al suo ritorno l’uomo d’affari chiese al figlio se aveva fatto tutti i compiti che gli aveva assegnato, inclusa la ripetizione dei 108 Nomi di Dio. Il figlio, come prova di aver agito in conformità alle sue istruzioni, gli aveva mostrato un foglio su cui prima aveva scritto il Nome di Dio, e poi ‘fallo,fallo’, così da non dover ripetere il nome 108 volte. Questo rendeva quella puja genuina? Vi aspettate dei risultati positivi da queste tattiche?
Una volta un commerciante si recò da un Guru e lo pregò riverentemente di dargli il mantra per ottenere la liberazione. Poi il commerciante disse: “Signore! Posso chiedere al mio assistente di ripetere e cantare il mantra mille volte in mia vece?”
Il Guru rispose: “È inutile! Che vai dicendo? Come puoi aspettarti di ricevere dei benefici se il tuo assistente fa la puja al posto tuo? Gli hai mai chiesto di mangiare al tuo posto quando hai fame? Gli hai mai chiesto di bere al tuo posto quando hai sete? Gli chiedi mai di andare dal dottore e di prendere le medicine al tuo posto quando sei malato? Quali insensatezze dici?”.
Questo modo di pensare sembra essere di moda fra i ricercatori ed aspiranti moderni, ma non è devozione. Un sentiero seguito con totale distacco, 'bhakti' sono la totale dedizione e l' amore per Dio e non i trucchi che adottate.


D.183 Swami! Sentiamo che la rinuncia è la cosa più difficile. Abbiamo così tanti attaccamenti e non è facile rinunciare ad essi. Suggeriscici gentilmente altre alternative!

Bhagavan: No. No. È molto semplice. Sbagliate a dire che il distacco è difficile. Infatti è più semplice e più facile essere distaccati che essere attaccati! Guardate qui! Tengo questo fazzoletto in mano. Lo tengo forte. Tenerlo a lungo con questa forza è uno sforzo. Al contrario, lasciarlo cadere è molto semplice, non è vero? Ecco, l’attaccamento è difficile ed il distacco è facile.


D. 184 Swami! Molti diversi tipi di Sadhana vengono consigliati o prescritti ai ricercatori ed agli aspiranti. C'è molta confusione e la situazione dei ricercatori del giorno d'oggi è che hanno quasi dimenticato che cosa sia una pratica spirituale. Molto spesso, dopo aver intrapreso un sentiero, molti lo lasciano, lo abbandonano. Perché? Puoi gentilmente indicarcene il motivo?

Bhagavan: Secondo me, la spiritualità è molto semplice e facile. Potete trovare difficile schiacciare i petali di una rosa. In confronto, la spiritualità è più facile. Ma sfortunatamente oggi non c’è nessuno che conosca ed insegni le pratiche spirituali.
Che cos’è una pratica spirituale? È il processo della rimozione del ‘non-sé’ dal Sé, o Atma, a seguito della quale si può avere l’esperienza del Sé. In altre parole, il Sé, lo Spirito, la Coscienza, o Atma, è la Realtà. Tutto il resto è ‘non-sé’, o ‘anatma’. Questo è lo scopo della ricerca spirituale, o ‘sadhana’.
Chiedete perché un sentiero spirituale viene abbandonato. Dovete capire bene che niente è mai sbagliato nella sadhana. L’errore è solo vostro. È la vostra debolezza. Per esempio, salite sul treno per andare a Bangalore. Se scendete prima di essere arrivati a destinazione la colpa non è del treno, ma vostra.


D.185 Swami! Non riusciamo a meditare. Non conosciamo neppure la procedura della meditazione. Che cosa dobbiamo fare?

Bhagavan: Se non conoscete bene la procedura e non riuscite a concentrarvi quando meditate, non state lì a perdere tempo. Fate invece qualcosa di costruttivo. È ridicolo stare seduti a meditare, mentre si pensa agli oggetti dei sensi ed ai piaceri sensuali. Infatti, se state meditando davvero, il sentimento che ‘state meditando’ svanisce totalmente. L’albero - ‘Colui che medita, Colui su Cui meditate ed il processo della meditazione devono essere unificati’. Questo viene definito ‘triputi’. Tenete sempre in mente una cosa importante: voi siete sempre lontani da me quanto Io lo sono da voi. Dovete sempre sperimentare la vicinanza a Dio ed alla fine identificarvi con Lui. Il frutto della vostra meditazione dipende da questo. Nella convinzione che Dio è ovunque e servendo ed amando tutti, rinunciando all’egoismo ed agli interessi personali, sperimenterete il beneficio della vera meditazione e conoscerete che la vostra realtà è l’Atma, il Sé.
Un esempio che dovete ricordare sulla meditazione. Qui ci sono due bicchieri, dei quali uno è pieno di latte, che volete versare nel secondo bicchiere. Che cosa fate? Tenete il bicchiere pieno di latte in una mano ed il secondo bicchiere nell’altra mano, e poi versate lentamente il latte. I due bicchieri vanno tenuti bene. Se quello pieno di latte si muove per qualsiasi motivo, il latte cade per terra. Se l’altro bicchiere non viene tenuto fermo, non riuscirete a raccogliere il latte. In altre parole, entrambi i bicchieri devono essere tenuti ben fermi. Il bicchiere che sta in alto con il latte è Dio, che dev’essere felice della vostra devozione irremovibile, mentre il bicchiere che sta in basso rappresenta il devoto, che ha una fede ferma e stabile.


D. 186 Swami! La mia mente non è ferma. Come posso fare i bhajan? Senza stabilità di mente, a che cosa servono i Bhajan?

Bhagavan: La mente non è mai ferma. Questo è normale. Il corpo può trovare facile star fermo, e trovar difficile muoversi, o correre. La condizione della mente è esattamente all’opposto. La mente trova difficile star ferma, e facile correre o vacillare. Il corpo è inerte e la mente è consapevolezza. Potete essere sdraiati sul letto, mentre la vostra mente sta correndo dappertutto. Qui si deve notare un punto molto importante. La mente non ha una sua esistenza indipendente. Funziona solo attraverso il corpo. Nessuno risponde alla mente che va in giro in molti posti differenti, nessuno le dà ospitalità o risponde al suo comportamento. Deve tornare nel corpo una volta o l’altra. Perciò, non interrompete mai la vostra sadhana, che si tratti di bhajan, o di meditazione. La mente si stabilizzerà e gradualmente diventerà calma. Le foglie fluttuano portate dal vento. Una volta che smettono di fluttuare, diventano ferme, immobili. Lo stesso accade con la mente.


D. 187 Swami! Alcuni non si sforzano abbastanza, quando si tratta di spiritualità. Sono pigri. È giusto essere così?

Bhagavan: questa non è spiritualità. ‘La pigrizia è ruggine e polvere; la Realizzazione è riposo, ed è la cosa migliore.’ L’uomo è stato dotato da Dio di un corpo, di una mente e di un intelletto per agire (karma). Viene detto che la società umana sia legata all’azione (‘armanubandhini manus yaloke’). È solo l’azione che vi rende felici o infelici. Il karma è la causa di 'janma' (ciclo esistenziale). Per la redenzione della vita e la conseguente rettitudine si deve intraprendere il sentiero dell’azione che vi dà l’esperienza Divina, o Brahman.
Non potete dire che non state facendo alcuna azione (‘arma’). Ricordatevi che senza azione non potreste vivere un solo istante. La respirazione, la circolazione del sangue etc., sono azioni, che lo sappiate o no. Voi mangiate il cibo, ma è Dio che lo digerisce. Una cosa importante è che sia lo sforzo umano che la Grazia di Dio sono ugualmente importanti. Sono i due fili, l’uno positivo e l’altro negativo, attraverso cui scorre la corrente. Un altro esempio è costituito da una scatola di fiammiferi: per accendere un fiammifero dovete strofinarlo sui lati della scatola.
Vi dò ancora un’altra immagine a sostegno di questo concetto: supponete che il carro su cui viaggiate si capovolga completamente. Dovete alzarvi lentamente e cominciare a metterlo a posto sollevando una ruota. La Grazia di Dio si aggiungerà al vostro sforzo, alzando l’altra ruota affinché il carro torni in posizione normale.


D. 188 Swami! Alcuni dicono che le buone azioni sono sufficienti; altri affermano che la puja è essenziale, ed altri insistono che solo l’ Atmavidya porti alla liberazione. Come possiamo integrarle e coordinarle tutt’ e tre?

Bhagavan: Innanzitutto, sappiate subito chiaramente che non si contraddicono fra di loro. Compiere delle buone azioni è ‘arma marga’. Le tre attività che avete menzionato sono come tre diversi tipi di viaggio in treno. Il primo è il treno diretto che vi porta a destinazione. Esso è ‘jnana marga’, il sentiero della Saggezza. L’altro è un treno in cui dovete cambiare e prendere una coincidenza, in quanto non è diretto. Questo è il sentiero dell’azione, ‘arma marga’.
Ma ci sono ancora altri treni, ai quali il vagone sul quale viaggiate verrà connesso, per cui non dovete scendere per cambiare treno durante il viaggio. Questo è il sentiero della devozione, o ‘bhakti marga’. Potete immaginarvi i diversi sentieri in questo modo.
Un altro esempio: una madre ha tre figli. Dà personalmente da mangiare al più piccolo, che è un bambino. Il secondo figlio, che è un ragazzo, va direttamente in cucina a farsi servire il cibo dal cuoco. Il figlio più grande è un adulto, che sa prepararsi il cibo da solo. Anche qui la situazione è simile. Il bambino piccolo è il sentiero dell’azione, il secondo figlio rappresenta il sentiero della devozione ed il figlio adulto simboleggia il sentiero della conoscenza.
Un altro esempio ancora: un re ha tre mogli. Deve restare lontano dal suo regno per un periodo superiore a quanto aveva programmato. Perciò spedisce un messaggio alle tre mogli, comunicando loro che il suo ritorno è stato posticipato e chiedendoloro che cosa esse desiderino che egli porti loro come regalo. La prima moglie dice che non ha bisogno di niente, fuorché che lui ritorni sano e salvo. La seconda, che è stata malata, gli chiede di portarle delle medicine. La terza è molto appassionata di gioielli e vuole che lui le porti gli ultimi modelli. Al suo ritorno, il re va direttamente dalla sua prima moglie e sta con lei. Le altre due mogli vengono a chiedergli di far visita pure a loro, dicendogli: ’Oh, Re, il tuo ritorno è già stato posticipato. Ora tu stai tanto tempo con la tua prima moglie. E noi?!’ Il re replica: Guardate! Lei voleva solo che io ritornassi sano e salvo. Perciò sto con lei. Ma voi avete chiesto medicine e gioielli e vi ho spedito subito ciò che avete chiesto.’ La prima moglie, che ha chiesto di avere solo il re, rappresenta la rinuncia, o ‘vairagya’. La seconda moglie, che voleva le medicine, rappresenta la conoscenza materiale, o ‘prakrtika jnana’, mentre la terza moglie, che ha voluto i gioielli, simboleggia la devozione verso le cose del mondo, o ‘prakrtika bhakti’.
I diversi sentieri spirituali vengono prescritti o consigliati alle diverse persone a seconda delle loro possibilità, del loro temperamento, delle loro affinità e capacità e delle qualità che si portano dietro dalle vite precedenti.
Dico la stessa cosa ai miei studenti. Ci sono tre ‘sentieri’: il sentiero dell’azione (‘arma marga’), il sentiero dell’adorazione e della devozione (‘bhakti marga’) ed il sentiero della saggezza, o conoscenza (‘jnana marga’). Questi tre sono contenuti nel nome di SAI. ‘S’ sta per servizio (karma yoga), ‘A’ per adorazione (bhakti yoga) ed ‘I’ per illuminazione (‘jnana yoga’).


D. 189 Swami! Possiamo sapere come può essere comunicata una vera esperienza?

Bhagavan: Qui ci sono tre scalini: prima dovete conoscere ‘jnanatum’, poi dovete vedere ‘drastum’ ed infine sperimentare ‘pravestum’. Conoscete il mango. Andate al mercato e lo vedete. Ma non basta. Dovete comprarlo e mangiarlo per sperimentarne il gusto. Potete descrivere ciò che vedete e conoscete. Ma non potete trasmettere l’esperienza.
Per esempio, se siete immersi in acqua fino alle ginocchia, potete ancora parlare. Ma se vi immergete completamente, non potete più farlo. Non è vero? Questo è lo stato dell’ esperienza totale, che va al di là dell’espressione.


D. 190 Swami! Qual è la causa di tutta questa agitazione? Come possiamo liberarcene? Quali cambiamenti devono essere effettuati per essere liberi dall’agitazione?

Bhagavan: L’assenza di verità (sathya) e rettitudine (dharma) è responsabile di tutta l’agitazione. È per questo che la gente ha perso la pace e la beatitudine. L’uomo moderno non ha fede né in se stesso, né in Dio. Egli è cieco, poiché ha perso i due occhi della fede. La vita umana senza fede è una terra sterile. Non è l’uomo (‘manisi’) che deve cambiare, ma la mente (‘manasu’). La verità, ‘sathya’, è la moralità (‘niti’); la retta condotta (‘dharma’) è il modo in cui si deve vivere, o ‘rithi’; ed il sacrificio (‘thyaga’) è la buona reputazione, o ‘hyati’, che vi dovete guadagnare.
Un uomo che abbia dei desideri (‘ama’) non è mai felice. Un uomo preda della rabbia (‘rodha’) non avrà amici. Un uomo che abbia la qualità dell’ avidità (‘lobha’) sarà tagliato fuori dalla beatitudine, o ‘ananda’.
Quindi, il desiderio, la rabbia e l’avidità sono nemici. La felicità dell’individuo dipende dalla comunità. L’individuo ha una forma. La comunità non ha forma. Se rispettate l’individuo state rispettando la comunità. La comunità è nella creazione, ed il Creatore è Dio. Quindi tutto comincia a partire dall’individuo, finendo nella Divinità. In altre parole, Dio ha creato questo mondo in cui le comunità consistono di individui, che sono correlati e dipendenti l’uno dall’altro. Quindi, nell’individuo la moralità è la verità. La sua condotta dev’essere retta e la sua buona reputazione consiste nella realizzazione di Dio.
Bhagavan Budda parla di certi aspetti della sadhana individuale. Budda ha detto che è necessaria una buona visione: ’La vostra visione dev’essere pura e sacra’. Questo vi conduce ad un buon ascolto. Queste due grandi qualità, impresse nel cuore, generano dei buoni sentimenti, che a loro volta inducono delle buone azioni. La comunità diventerà una comunità ideale quando a livello individuale ci saranno la buona visione, il buon ascolto, i buoni sentimenti e le buone azioni. Non ci sarà più alcuna irrequietezza od agitazione.
Si devono correggere i propri errori. Non dovete mai parlar male di nessuno. C’è un altro episodio connesso con il Budda. Egli accettò compassionevolmente l’invito a pranzo a casa di una prostituta. Mentre Budda si recava da lei, il capo del villaggio venne a contestare la visita che egli intendeva farle, in quanto non si trattava di una brava donna. Budda gli prese una mano e la tenne fra le sue, e poi gli disse: ’Ora, batti le mani, se si riesci.’ Il capo del villaggio rispose: ’Oh, Signore! Come posso battere le mani se me ne tieni una?!’ Budda sorrise e disse: ’Non puoi battere le mani con una mano, hai bisogno di entrambe. Hai detto che la donna si comporta male. Ma chi l’ha resa così? Siete stati voi a rovinarla.’ Il capo del villaggio e gli altri anziani caddero ai Suoi piedi e Lo seguirono. Anche la donna cambiò il proprio comportamento e divenne Sua devota.
A quei tempi ebbe luogo anche un altro evento. Un giorno Budda era stanco e aveva bisogno di riposo. Chiese allora ad uno dei Suoi discepoli di fare un discorso quella sera su un argomento spirituale. Il discepolo si alzò e, parlando in lode del Maestro Budda, disse: ’Nessun Maestro come Budda è mai nato prima, né nascerà in futuro.’ Tutti applaudirono. A queste parole, Budda andò fra loro e chiese gentilmente al discepolo: ’Quanti anni hai? Come puoi sapere che non è mai nato nessuno come il tuo maestro e che mai nascerà? Come puoi parlare del futuro? Molte persone nobili hanno vissuto nel passato, stanno vivendo nel presente e vivranno in futuro.’ In questo modo, indicò indirettamente l’avvento degli Avatar, o Incarnazioni Divine.
Si deve vivere attaccati a Dio, distaccati dal mondo, con devozione, e perseguire la liberazione con tutte le proprie energie. Questa è l’unica soluzione a problemi come l’agitazione, l’inquietitudine ed i conflitti interni ed esterni.


D. 191 Swami! Abbiamo pensato che tutte le cose possono essere acquisite tramite la fiducia in se stessi. Nei tuoi discorsi di oggi hai menzionato la protezione ed anche la punizione di se stessi. Per favore, spiegaci meglio questa cosa.

Bhagavan:Piuttosto spesso con i nostri ragazzi parlo di ‘fiducia nel Sé, soddisfazione del Sé, sacrificio di se stessi, realizzazione del Sè’. Anche la protezione del Sé e la punizione di se stessi sono necessarie. La protezione del Sé è la capacità di affrontare qualsiasi cosa con la fermezza del Sé. La punizione di se stessi coinvolge la facoltà di esaminare i propri errori e di rifuggire da essi con ferma determinazione. La punizione di se stessi è tenere sotto controllo, tramite il pentimento, le possibilità di compiere nuovamente gli stessi errori.


D. 192 Swami! Durante le lezioni abbiamo studiato la Coscienza del Sé. Come possiamo cambiare le nostre tendenze? Per favore, insegnaci gentilmente le tecniche appropriate.

Bhagavan: Vi ho chiesto: ’Che cosa significa Coscienza di Sé?’ Qualcuno ha risposto ‘comprensione’. Questa non è la risposta giusta. La definizione ‘Coscienza di Sé’ può essere interpretata in due modi. In senso mondano, essa si riferisce al ‘pensare a se stessi’, quindi è qualcosa di egoistico. La conoscenza a questo riguardo può essere definita ‘coscienza di sé’. Spiritualmente il significato è molto diverso. In termini spirituali, tutto ciò che esiste è solo il Sé. La chiave di tutte le esperienze e di tutte le azioni risiede solo nel Sé. Il corpo, la mente, i sensi e l’intelletto sono solo strumenti del Sé. Senza il Sé, essi sono inutili. Essi stanno al Sé come la testa, le gambe, le mani etc. stanno al corpo. Vi ho anche chiesto che cosa credete che si intenda con
la parola ‘tendenza’. Qualcuno ha risposto ‘attitudine’ e qualcun altro ‘natura’. Entrambe le risposte non sono corrette. La tendenza è un orientamento innato. Le tendenze che si esprimono nell’uomo sono di tre tipi: tendenze animali, tendenze umane e tendenze divine. Di esse, la prima corre dietro agli oggetti dei sensi. La seconda è contrassegnata dalla discriminazione, sebbene colorata dai desideri. La terza è totalmente priva di desideri, di attaccamenti e di senso dell’ ‘io’e del ‘mio’. Nella vita ci possono essre l’ attaccamento ed il senso dell’ ‘io’ e del ‘mio’, ma essi non sono gli scopi della vita.
Avete chiesto una ‘tecnica’ appropriata. Quando ho chiesto che cosa intendete con questa parola, qualcuno ha risposto ‘metodo’ e qualcun altro ‘procedura’. Entrambe non sono definizioni corrette. La tecnica è ‘vidhividhanam’. Ciò che dev’essere fatto è ‘vidhi’. ‘Come’ farlo è ‘vidhanam’. C’è solo una tecnica per la consapevolezza di Sé. Dovete avere la consapevolezza di essere l’Atma, il Sé. Io la chiamo Consapevolezza-Costante-Integrata. Questo Sé, o Atma, è veramente Dio. Voi siete incarnazioni di Dio. Qui dovete ricordare tre cose:
i) Che cos’è quella cosa che una volta che si ha, non si perde più? La conoscenza, o Jnana. In altre parole, una volta che sopraggiunge la consapevolezza, o conoscenza, essa non si può più perdere.
ii)Che cosa è quella cosa che, una volta persa, non torna più? L’ignoranza, Ajnana. Una volta che Ajnana viene persa, non la potete più riavere.
iii)Che cosa è quella cosa che non si può perdere né avere? Brahma, il Sé, l’Atma. Questo è ciò che si può definire ‘Consapevolezza di Sé’.


D 193 Swami! Come possiamo realizzare l’esistenza della Divinità, ed in base a quali indizi possiamo riconoscerla? Swami la definisce con la bellissima frase ‘Consapevolezza-Costante-Integrata’. Come possiamo acquisire questa consapevolezza?

Bhagavan: L’idea che tutte le forme e tutti i nomi appartengano a Dio è veramente Consapevolezza-Costante-Integrata. L’esperienza che tutto il mondo sia pervaso da Vishnu, altro non è che Consapevolezza-Costante-Integrata. Dio può essere sperimentato in ogni forma, tempo e luogo.
La vita di Tulasidas illustra in modo splendido questo concetto. Egli non riuscì a riconoscere Dio anche quando se lo trovò vicino e potè parlare con Lui. Un giorno Tulasidas si sedette sotto un albero, pestando un pezzo di legno di sandalo per preparare la pasta di sandalo. Proprio in quel momento arrivarono due vaccari e gli chiesero: ’Nonno! Ci dai un po’ di quella pasta di sandalo?’ Tulasidas rispose: ’Ragazzi miei! La sto preparando per il Signore Sri Ramachandramurthi". Due pappagalli, posati su un grosso ramo, sentirono la conversazione, e commentarono: ’Per chi è tutta quella pasta? Perché non se ne rende conto?’ Tulasidas li sentì; conosceva il linguaggio degli uccelli. Il giorno successivo, mentre stava preparando la pasta, tornarono i vaccari del giorno precedente. Questa volta, senza nemmeno chiedergliela, se ne misero un po’ sulle palme delle mani, se la spalmarono sulla fronte, e se ne andarono. Tulasidas, davanti a questo comportamento, rimase sbalordito. Anche questa volta udì i commenti degli uccelli dal ramo dell’albero: ’Aha! Che meraviglia! Quelli per cui la pasta di sandalo era stata preparata sono finalmente venuti, e l’hanno avuta! Che fortuna!’ Dato che conosceva il linguaggio degli uccelli, Tulasidas si rese conto che i ragazzi che si erano adornati con la pasta erano, in realtà, Rama e Lakshmana. Prima, a causa della sua ignoranza, li aveva ignorati.
Avrete certamente sentito parlare di Vemana. Era un pensatore che sminuiva l’adorazione degli idoli e delle pietre. Soleva dubitare: ’Dio, che pervade il mondo intero, come può essere dentro le pietre e le statue? Si prendeva gioco di chi adorava gli idoli. Un giorno la figlioletta del suo fratello maggiore, che lui amava teneramente, morì. Distrutto dal dolore, guardava continuamente un’immagine della bambina che era appesa al muro. La moglie di suo fratello osservava il suo comportamento. Un giorno lei gettò via l’immagine. La ruppe in tanti pezzi. Questo per Vemana fu duro da sopportare. Allora lei gli disse: ’Figliolo, la mia bambina non c’è più, non è vero? Perché piangi per un quadretto fatto a pezzi?’ Veman replicò: ’Madre! Sebbene lei non ci sia più, la sua immagine era qui, vero? Guardarla mi consolava un po’. Ecco perché quando l’hai rotta sono diventato ancora più triste.’ Allora sua cognata lo consigliò in modo ammirevole: ’Figlio mio! È vero che Dio è presente in tutto. Ma il devoto si delizia a vederLo ed adorarLo anche nella forma di un idolo. Proprio come tu trovavi consolazione guardando l’immagine della piccola, sebbene colei che ami non ci sia più, il devoto invoca Dio in un idolo, e gli offre l a propria adorazione. Vamana afferrò prontamente il suo messaggio, ed il segreto che si cela dietro l’adorazione degli idoli. L’esperienza di visualizzare il Signore Supremo in ogni luogo, in ogni momento ed in tutte le creature è veramente ‘Consapevolezza-Costante ed Integrata’. Essa si può definire anche esistenza e solenne manifestazione della Divinità.