SATYOPANISHAD

27 luglio 2003

CAPITOLO V


CONCETTI


D. 97 - Swami, si usa spesso il termine srti. Questa parola ha un peso nella vita dell'uomo comune o è appannaggio dei dotti? Per noi, gente comune, ha qualche importanza?

Bhagavân - Shruti è divina. Mati, o mente, è umana, terrena, e condiziona il vostro progresso.
Shruti guida bubbhi, l'intelletto, e fornisce ad esso la discriminazione di base. La mente opera a livello individuale. Nell'uomo sono presenti nîti, o tre princìpi:
manavanîti, il codice umano, râjanîti, quello politico e daivanîti, quello divino. Le proprietà e la buona sorte dell'essere umano dipendono dal codice che egli segue. Ad esempio, Bhîshmâchârya insegnò a Dharmarâja il râjanîti, l'arte e i princìpi del governo monarchico e, seguendo daivanîti, gli trasmise il celebre
Vishnusahasranâma, i mille nomi di Vishnu. Tuttavia, quando guidò la guerra come comandante in capo dell'esercito dei Kaurava, dimenticò la shruti divina e perse la facoltà di discriminazione. Seguì la mente, la sua parte individuale. A causa di ciò, finì su un letto di frecce per molti giorni.
Notate ora il ruolo del giovane Abhimanyu. Per il combattimento di quel giorno, Drona aveva scelto il Padmavyûha, la formazione del labirinto a forma di loto. Le forze del nemico spinsero Abhimanyu ad accettare la sfida. Notando che l'eroico Abhimanyu si accingeva alla lotta, sua madre lo ammonì:
"Figlio! Tuo padre non è qui ora; tuo zio, Krishna, è anch'Egli lontano e sai che tua moglie è incinta. Proprio in circostanze simili tu stai pensando di entrare sul
campo di battaglia? Ti prego di desistere!" La risposta di Abhimanyu riflette il suo rispetto per il codice râjanîti: "Come mai, madre, porti al mio orecchio parole di codardia? Quando il nemico ti sfida a combattere, si addice al codice d'onore ritirarsi? Si addice al dovere di uno kshatriya (un guerriero)? Quale onta
sarebbe per mio padre Arjuna, il più grande dei guerrieri! Reclinerebbe il capo per la vergogna. O madre, benedicimi affinché ritorni vittorioso dopo aver sbaragliato il nemico, come un giovane leone che balzi sull'elefante infuriato!" Questo è, invero, il râjanîti. In tal modo, mânavanîti attinge alla mente dell'individuo proprio come shruti, che è divina, stimola l'intelletto alla
discriminazione fondamentale. Così Abhimanyu, comportandosi come fece,
morì eroicamente. Allo stesso modo, nella vita i buoni incontrano i buoni e i malvagi soltanto i malvagi. Questa legge non ha mai fallito.


D. 98 - Swami, si parla dei pañchakoshâ, i cinque involucri, dei pañchaprânâ, i cinque soffi vitali e dei pañchaindriya, i cinque organi di senso. Essi rivestono il nostro Spirito, l'Âtma?
Rappresentano un ostacolo alla beatitudine spirituale? Quali sono esattamente la loro posizione e il loro ruolo nel nostro corpo?

Bhagavân - Il mondo intero è fatto dei cinque elementi: terra, fuoco, acqua, aria e spazio. L'uomo è la combinazione di questi cinque elementi, a parte il suo
temperamento. Râga, l'attaccamento, dvesha, l'odio e bhaya, la paura hanno origine in âkâsha, lo spazio. La respirazione e i movimenti, come il camminare, ecc., vengono da vâyu, l'aria. La fame, la sete e il sonno sono effetti di agni,
il fuoco. Il flemma, il sangue, la bile, l'urina, ecc. sono modificazioni di jale, acqua. La pelle, i muscoli, le ossa, le unghie, i peli e i nervi hanno la consistenza
materiale di prithvi, la terra. Perciò, i cinque elementi sono egualmente distribuiti in ogni corpo, e quindi non ci sono differenze di alcun tipo sotto questo punto di vista e nessuno può essere considerato superiore all'altro.
Il corpo umano ha cinque involucri. Il primo è annamayakosha, quello fatto di cibo, il secondo è prânamayakosha, l'involucro vitale, il terzo è manomayakosha, il mentale e il quarto è vijñânamayakosha, quello della saggezza. Infine, c'è ânandamayakosha, l'involucro di beatitudine.
Ciascun involucro racchiude l'altro. Sapete come son costituiti i chicchi di riso. Essi sono avvolti dalla pula. Perciò un chicco di riso è racchiuso in un involucro. Per il seme di tamarindo, l'involucro è costituito dalla polpa. L'embrione è avvolto nella placenta materna. L'involucro di cibo avvolge quello vitale. Questo racchiude l'involucro mentale che, a sua volta, ravvolge quello di saggezza. L'ultimo involucro, contenuto negli altri, è quello della beatitudine.
Ora, annamayakosha, l'involucro fatto di cibo, è il corpo. Le vostre tendenze dipendono dal tipo di cibo che ingerite.
L'involucro vitale, prânamayakosha, consiste di cinque organi di azione, i karmendriya, e di cinque soffi vitali, i pañchaprâna (prâna, apâna, vyâna, udâna e samâna).
Poi viene manomayakosha, il mentale, che consta di cinque organi di percezione (jñânendriya) e della mente, con i suoi pensieri e contropensieri sankalpa/vikalpa).
Il quarto, il vijñânamayakosha, l'involucro della saggezza, consta di: suono, tatto, forma, gusto e olfatto (sâbda, rûpa, sparsha, rasa e gandha). È, insomma, buddhi, l'intelletto.
Il più interno degli involucri è l'ânandamayakosha. Per poter sperimentare lo stato di beatitudine, dovete mettere in pratica tutte le vostre conoscenze teoriche e tutto ciò che ci si aspetta che facciate. Dovreste anche comprendere il principio di samatva, l'equanimità, ekatva, l'unità e daivatva, la Divinità. Ciò vi condurrà allo stato in cui non si odia nessuno (adveshtâ sarva bhûtânâm).
Tutti hanno eguale diritto di conoscere e sperimentare l'Âtma, il Sé.
Per raggiungere una simile consapevolezza, è assolutamente necessaria âtmavichâra, la ricerca del sé. Comunque, un desiderio intenso e profondo è essenziale per conoscere e sperimentare il Sé.
Come il seme nel frutto, come il filo di rame nella guaina di plastica, il burro nel latte, lo zucchero nella canna, l'olio nel seme di sesamo, e il fuoco nel legno, il Sé è ravvolto nei cinque involucri, nei cinque organi di senso e nei cinque soffi vitali.


D. 99 - Swami, incontriamo parole come manas, la mente, buddhi, l'intelletto, chitta, la consapevolezza e ahamkâra, il senso dell'io. Come comprenderli e
correlarli nel giusto modo? In che cosa differiscono? Siamo davvero fortunati che Swami ci spieghi in maniera così semplice termini tanto complessi.

Bhagavân - Vi faccio un esempio: pensiamo a un bramino. Quando celebra
matrimoni, lo si chiama purohit, sacerdote. Quando legge la fase lunare o le stelle, lo si chiama bramino del pañchânga (almanacco che tratta cinque argomenti). Quando prepara il cibo in casa vostra, lo si chiama bramino cuoco.
Un altro esempio. La moglie si rivolge al marito, in telugu, chiamandolo emandi, signore, perché chiamarlo per nome è considerato inappropriato. Tuo figlio ti chiama 'padre' e i tuoi studenti ti si rivolgono con 'signore'. Tuttavia, indipendentemente dai nomi con i quali ti chiamano, è sempre di te che si tratta. In ugual modo, allo stesso ente vengono attribuiti nomi differenti a seconda
delle funzioni particolari che esso svolge. Manas è dunque la mente quando è impegnata nel pensare, chitta quando si trova in uno stato di equilibrio privo di piani e decisioni, buddhi quando esercita la facoltà di discernimento e ahamkâra quando si identifica con l'io. Quindi, tutti questi nomi designano funzioni diverse, benché si riferiscano a un solo ente.
Ciò che va tenuto sotto controllo è la mente. Quando avete nigraham, il controllo, ricevete anugraham, la grazia divina. Quando considerate una cosa cattiva, non permettetele di entrare nella vostra mente. Il comportamento delle piante e degli animali è retto da prakriti, la natura.
Soltanto l'uomo sta infrangendo le regole di Dio e perciò si è degradato. C'è un'unica soluzione.
Vi faccio un esempio. Legate la mucca sacra che realizza i desideri, cioè 'kâmadhenu' del vostro corpo, con pâsha, la corda di prema, l'amore, al palo chiamato nâma, il canto del nome divino. Ciò è sufficiente. In questo modo otterrete il controllo della mente, e allora la forma di Dio si imprimerà nel chitta (coscienza) privo dell'agitazione causata dai pensieri. Dopodiché, l'intelletto avrà il giusto discernimento (la discriminazione fondamentale): l'io, che è sempre stato egoistico, riconoscerà, finalmente, la sua vera natura divina e
realizzerà di essere il Sé presente in tutti gli esseri. Questa è âdhyâtmika, la spiritualità.


D. 100 - Swami, Tu sottolinei l'importanza di chittashuddhi, purificazione della coscienza. Ma come ottenerla?

Bhagavân - È qui che sbagli. Chitta, il cuore, è sempre puro; quindi non c'è bisogno di suddhi, la purificazione. Sei tu a sporcarla. Prendi come esempio questo fazzoletto. È di colore bianco. Esso si sporca quando lo uso. Allora lo do al lavandaio affinché lo lavi e me lo restituisca bianco e lindo come prima. Era bianco prima ed è bianco dopo, ma è sporco nell'intervallo, per il fatto di esser stato uasato. Il lavandaio non lo ha dipinto di bianco, ha solo rimosso lo sporco. Allo stesso modo, la vostra mente è pura, ma si inquina a causa dei vostri
desideri e pensieri. Una volta rimosse le impurità dalla mente, essa ritorna pura. Quindi, chittashuddhi significa esercitare il controllo sui desideri.


D. 101 - Swami, ora è chiaro che non abbiamo purezza a causa dei nostri cattivi pensieri e azioni.
Abbiamo alcune debolezze, difetti, cattive qualità e pensieri negativi.
Come hai detto, a meno che non li controlliamo non possiamo avere purezza. La mente si sporca molto spesso. Come controllare le qualità negative?

Bhagavân - Tutto dipende dalla vostra determinazione e dalla vostra
comprensione della profondità e della serietà del problema. Dovete compiere uno sforzo onesto e sincero! Un piccolo esempio. In questa stanza vi muovete liberamente e senza timore. Là, nell'angolo, c'è una corda; ma, se vedeste
che non si tratta di una corda, come pensavate, bensì di un serpente,
vi muovereste ancora liberamente per questa stanza? Sapete che avere vicino un serpente velenoso può essere mortale; perciò vi allontanereste. Similmente, diventando consapevoli del pericolo o del male cui andate incontro, smetterete di compiere certe azioni.
Continuate a tenere in mano una corda finché la ritenete tale; quando vi accorgete che è un serpente, la lasciate immediatamente per paura di morire. Quindi, finché pensate che i pensieri e le azioni negative vi rendano felici, continuerete a farli, ma, appena vi rendete conto che sono pericolosi, non ne sarete più attratti. Pertanto, la prima cosa che dovete fare è identificare le
vostre qualità negative e poi abbandonarle gradualmente, una dopo l'altra, fino a diventare perfetti.
È anche strano notare come alcuni ricercatori spirituali si dedichino a una rigida disciplina senza che in essi vi sia più la minima macchia; ciò tuttavia avviene solo per un certo tempo, terminato il quale, essi riprendono le cattive abitudini precedenti con raddoppiato vigore! Questo è un grave errore. Se la cosa è temporanea, allora è anche artificiale e denota che non sono stati compresi
gli effetti deleteri.
Ad esempio, vedete il ventilatore che gira sul soffitto. Se lo spegnete, non cesserà di ruotare all'istante. Ci vorrà un po' prima che le sue tre pale si fermino del tutto; la cosa non avverrà immediatamente. Quindi, in piena consapevolezza dei possibili effetti negativi delle cattive abitudini, dovreste abbandonarle gradualmente.


D. 102 - Swami, prânâyâma, il controllo della respirazione, secondo alcuni, è importante per la disciplina spirituale. Ci potresti dire qualcosa a riguardo?

Bhagavân - Il prânâyâma, il controllo della respirazione, va eseguito in maniera esatta e perfetta, sotto il controllo e la guida di un guru, altrimenti può essere
pericoloso. Nel prânâyâma ci sono tre stadi: inalazione o pûrakam, ritenzione o kumbhaka, ed esalazione o rechaka. Il punto importante è che la durata dei tre stadi deve essere uguale, ovvero pûrakam, kumbhakam, e rechakam devono essere equamente intervallati.
Nel corpo umano ci sono sei shadchakra, punti vitali distribuiti nella colonna vertebrale. Il più basso è il mûlâdhâra chakra, il punto vitale primordiale, fondamentale, situato alla base della colonna vertebrale. Nel secondo stadio del prânâyâma, cioè durante il kumbhakam, a causa della mancanza d'aria, la kundalinî (l'energia latente che giace sopita alla base della colonna vertebrale - N.d.T.) comincia ad attivarsi ed a salire verso l'alto attraversando gli altri chakra.
Alla sommità del capo si trova il sahasrâra chakra. Là c'è jyoti, una luce divina, circondata da dala, petali. Questo chakra assomiglia a un loto dai mille petali. In
una persona che ha qualità demoniache, i petali si chiudono a toccare la luce centrale; se invece uno ha qualità divine, la luce si espande verso i petali. Quindi, la kundalinî influenza il corpo quando si pratica questo genere di sâdhanâ. Chi respira molte volte al giorno ha vita breve. Il cane respira in veloce frequenza e infatti vive poco. Invece i serpenti e le manguste fanno
pochi respiri al giorno, ragion per cui vivono più a lungo. L'esercizio di respirazione influenza la longevità.


D. 103 - Swami, si dice che portiamo con noi certi tratti, o vâsanâ, dalle vite precedenti. È vero? Come si verifica?

Bhagavân - Certo che è vero! Come nei conteggi la cifra si riporta dalla pagina precedente a quella successiva, così i tratti della vita precedente vengono portati nel presente.
Quando accendi un bastoncino d'incenso o la canfora, il profumo non si effonde forse in tutta la stanza? Quando hai un fiore odoroso, non si diffonde forse la sua fragranza? Anche il cattivo odore si espande. Similmente, le caratteristiche delle vite passate continuano nelle vite successive.


D. 104 - Bhagavân! Com'è possibile che ci portiamo dietro queste caratteristiche dalle vite passate? Noi nasciamo, cresciamo e moriamo. Il corpo si indebolisce, avvizzisce, muore e si decompone. In quale modo, dunque, le caratteristiche vengono trasmesse da una vita all'altra?

Bhagavân - È certo che le caratteristiche della vita passata vengono trasmesse nella vita seguente!
Vengono chiamate vâsanâ o samskâra, ovvero qualità della vita precedente. La gente che ha buoni samskâra (semi delle vite passate) trascorrerà il suo tempo in satsang, sacra compagnia, partecipando ai bhajan, cantando la gloria divina e avendo buoni pensieri e buone parole.
Viceversa, chi ha cattivi samskâra dissacra la propria vita compiendo azioni negative, nutrendo cattivi pensieri e pronunciando falsità. Come hai detto, è vero che il corpo muore, ma non i samskâra! Essi ti seguono nella vita successiva.
Un semplice esempio ti chiarirà meglio l'idea. Poniamo che ti sia ferito alla mano. Te la fai medicare e fasciare. Dopo un po' la mano è completamente guarita, ma
nel punto ferito rimane una cicatrice o un segno. Similmente, anche se il corpo muore, le vâsanâ restano impresse come una sorta di chiazza nella vita successiva.


D. 105 - Swami, si dice che tre siano i guna che condizionano l'uomo:
rajas, tamas e sattva. Com'è possibile che anche il sattvaguna vincoli l'uomo?

Bhagavân - I tre attributi soltanto vincolano l'uomo. La tua vita ne è condizionata: tutte le tue azioni ed espressioni ne sono governate. Essi influenzano la tua condotta e il tuo comportamento.
Anche la qualità satvica è vincolante.
Che la catena sia di ferro, d'argento o d'oro, non è pur sempre una catena? Cambia solo la composizione del metallo con cui è fatta la catena. Benché il valore possa essere diverso, sempre di catena si tratta, e nulla di più. Gli attributi ti legano, ti limitano.
Nell'esempio che ti ho fatto, la catena di ferro rappresenta il tamas, l'ottusità, l'inerzia; quella d'argento il rajas, l'attività, l'energia, la passione e quella
d'oro il sativa, la purezza, la stabilità, la bontà. La Divinità si trova al di là dei tre guna.
Infatti, Essa è priva di attributi.


D. 106 - Swami, abbiamo diverse qualità (tamasiche, rajasiche e satviche); ma esse possono cambiare? Che cosa fare per elevarci? A volte queste qualità causano conflitti con i nostri colleghi di lavoro. Che cosa dobbiamo fare in simili circostanze? Ti preghiamo di fornire una soluzione a questo problema di ordine quotidiano!

Bhagavân - Il mondo intero si basa su questi attributi. In ogni individuo, essi funzionano un po' come le tre pale del ventilatore. Tuttavia, l'attributo che prevale sugli altri due determina il comportamento, anzi, il destino stesso di un individuo.
È un uomo pio l'individuo la cui qualità satvica domina sulle altre due. È un emotivo, passionale, attivo, colui la cui qualità rajasica è predominante. È un ottuso, inattivo, passivo, l'individuo mosso dalla qualità tamasica. Comunque, in ciascuno sono presenti i tre attributi. Essi sono come i tre colori presenti nell'occhio umano: bianco, rosso e nero. Anche al sorgere del sole noterete i
tre colori suddetti. Tuttavia, non dovete sottovalutare un aspetto importante: i guna non sono indipendenti. È la Divinità a renderli funzionali. Nonostante ciò, essi non sono rintracciabili nella Divinità, poiché Essa è gunâtîta, al di là degli attributi! I guna sono trasformabili. Ad esempio, potete superare la qualità tamasica per mezzo dell'azione (karma); l'azione può trasformare il tamas in rajas. La natura rajasica è duale: può condurvi al successo o al fallimento, al guadagno o alla perdita, alla lode o al biasimo. L'uomo è obbligato ad agire: non c'è infatti nessuno che non compia azioni. Anche se giacete sul letto, il cuore batte, il sangue circola e il sistema nervoso e polmonare funzionano ugualmente. Anche queste sono azioni.
Compiendo azioni non basate sull'ego, offrendo tutti i frutti dell'azione a Dio, servendo Dio in tutti e realizzando la divinità in tutti, si sviluppa la anubhavajñâna o conoscenza derivante dall'esperienza pratica. In simile circostanza, una persona rajasico diventa satvica. L'azione è dunque
importante. Karmânubhandîni manushya loke: L'uomo è legato al mondo
dall'azione. (Bg. 15.2)
La vita stessa vi è concessa per compiere l'azione. L'azione è insita nella nascita. Tutti dovrebbero guardare alle proprie azioni come a qualcosa di sacro e prestar loro il dovuto rispetto.
Tamsai namah karmane: considero come Dio il lavoro che devo svolgere, e a Lui mi inchino.
Riassumendo, l'azione tamasica può essere trasformata in rajasica mediante un atto di volontà. Per rendere sattvica l'azione rajasica, occorrono bhakti, devozione e jñâna, consapevolezza. Questa è la disciplina spirituale, o sâdhanâ.
Con la ricerca del Sé, potete migliorare e modificare la vostra natura.
Quando si destano in voi le infime qualità animali, come l'instabilità mentale, la tendenza al sonno eccessivo o la ghiottoneria, ripetete subito a voi stessi per almeno dieci volte: "Io sono un uomo, non sono un animale!" In questo modo potrete averne la meglio. Compite il vostro dovere onestamente. Non siate
orgogliosi, non cadete nell'ostentazione e nel vanto. Siate sempre consapevoli che Dio sa tutto ciò che fate, anche se gli altri lo ignorano. Compite il vostro dovere con amore.

Il dovere con amore è desiderabile,
il dovere senza amore è deplorevole:
l'amore senza dovere è divino!

Se offrite a Dio tutte le vostre azioni e i loro frutti, il lavoro si trasforma in adorazione. I diversi temperamenti delle persone possono sfociare in diverbi e
contrasti e quindi è facile perdere la pace mentale. Basta non avere relazioni eccessivamente intime con troppe persone. Dite ciao, come stai e arrivederci a tutti. È più che sufficiente.
Oggi, non esiste più il vero servizio sociale (social service): è, piuttosto, uno 'slow service' (un servizio svogliato) o uno 'show service' (servizio per
ostentazione). Dovreste essere motivati dal sentimento secondo cui tutto ciò che fate non è per gli altri, ma per la soddisfazione della vostra stessa coscienza e per la vostra felicità. Non dovreste fare le cose solo per ricevere gli
elogi e gli apprezzamenti altrui. La vostra coscienza è Dio. Sappiate che il carattere è sommamente importante e che non dovreste mai scendere a compromessi. Se c'è una cosa sempre necessaria per una vita valida è la cooperazione. Oggigiorno, purtroppo, è rimasta solo l'operazione.
Potete cambiare le vostre abitudini e la vostra mentalità stando in compagnia di persone sacre, ascoltando gli insegnamenti dei grandi maestri e saggi e, soprattutto, meritandovi la grazia divina. Con gli insegnamenti del Buddha, il crudele Angulimâlâ si trasformò. Anche Ratnâkara, seguendo le istruzioni di Nârada, divenne il saggio Vâlmîki.
Vishvâmitra, che era un râja-rishi, un saggio fra i re, si elevò al rango di brahmarishi, un saggio costantemente immerso in Brahma, grazie all'aiuto di Vashishta. Fu così che egli divenne mitra, l'amico, di vishva, l'universo.
Arjuna, in una certa occasione, mentre si trovava sul campo di battaglia, aveva deposto arco e frecce perché era diventato passivo e addirittura restio a combattere.
Aveva dimenticato tutti i voti fatti e le atrocità commesse dai Kaurava. Fu allora che Krishna stimolò la qualità rajasica nella mente di Arjuna, preparandolo in tal modo alla lotta del Kurukshetra con rinnovato ardore.
L'imperatore Janaka, che divenne un râja-rishi grazie agli insegnamenti del Saggio Yâjñavalkya, rinunziò a tutto e si trasformò in un perfetto jñânin, un vero saggio.
Quindi, con un'intensa sâdhanâ, il tamas può essere mutato in rajas e questo in sattva. Così facendo, l'aspirante spirituale diventa il ricettacolo della grazia divina e, infine, un ricercatore del nirvâna, la liberazione.


D. 107 - Swami, si parla dei purushârtha, i quattro stadi della vita umana. Come raggiungerli?

Bhagavân - Ripeto spesso ai Miei studenti il significato delle quattro 'F'. La prima sta per 'fai quello che dice il Maestro'. Il vostro maestro è il dharma, o
rettitudine. Seguite sempre il codice della retta condotta. Tutte le vostre azioni debbono avere l'approvazione del dharma. Se vi attenete sempre al dharma, esso stesso costituirà una protezione per voi. Dharma rakshati rakshitah: il Dharma protegge chi lo difende. Mânava, l'essere umano, dovrebbe seguire
mânavadharma, il dharma dell'uomo e non dânavadharma, quello del demone.
La seconda 'F' significa: 'Fronteggia il Male!' Che cosa vuol dire, in questo contesto, il Male? Come il dharma è il vostro Maestro, così artha, il denaro, la
ricchezza, è il Male. La maggior parte delle persone compiono grandi sforzi per avere i soldi; ricorrono a qualsiasi metodo disonesto, sono cioè pronte a qualunque atto scorretto, ingiustificato e malvagio, pur di far quattrini. Non c'è da stupirsi che pensiate che il mondo giri intorno al denaro: Dhana mûlam idam
jagat.No! Il mondo si basa sul dharma: Dharma mûlam idam jagat. Non dovreste mai guadagnarvi i soldi in modo scorretto.
La terza 'F' è: 'Finisci la lotta'. Con quale nemico dovreste lottare sino alla fine? Il nemico è kâma, il desiderio. Fino a che non sarà svanito anche l'ultimo
desiderio, dovreste continuare a lottare.
Una volta, il Saggio Dakshinâmûrti camminava lungo una spiaggia. Vide che le onde del mare spingevano un piccolo stelo d'erba verso la riva. Ciò gli fece una
brutta impressione. Dopo tutto, era solamente un piccolo stelo d'erba e il possente mare usava onde potenti per scagliarlo sulla riva. Il saggio pensò: "Quant'è arrogante il mare a non tollerare neppure un minuscolo fuscello!"
Allora Samudra, lo Spirito dell'oceano, apparve al saggio a mani giunte e disse umilmente: "O grande saggio, non sono in errore! Non biasimarmi e non darmi
dell'arrogante, non lo sono. Non posso permettermi di avere neanche la più piccola macchia in me, fossi anche un piccolo stelo d'erba! Quindi, è solo per questo che le mie onde lo hanno scagliato lontano, non certo per inimicizia o per odio". Questo è il significato di 'Finisci la lotta'.
Poi, c'è la quarta 'F': 'Finisci il gioco'. Quale gioco? Quello della vita! Quando finisce il gioco della vita? Quando si raggiunge moksha, la liberazione. Quindi, la
liberazione è l'ultimo dei quattro obiettivi della vita umana. Notate che, dei quattro obiettivi, Dharma corrisponde a 'fai quello che dice il Maestro', artha è 'fronteggia il male', kâma è 'finisci la lotta' e moksha finisci il gioco'. Il primo è dharma e l'ultimo è moksha. In mezzo ci sono artha e kâma. Ciò implica che il denaro deve essere ottenuto con rettitudine e il desiderio deve essere rivolto alla liberazione. Ecco che cosa sono i purushârtha. Ma ora voglio dirvi che
esiste un quinto obiettivo nella vita umana, il più elevato di tutti: l'Amore.

L'Amore è Dio,
Dio è Amore;
perciò: vivete nell'Amore.

Non c'è nulla che non possiate avere con l'amore.


D. 108 - Swami, che cosa dovremmo fare per meritare la Tua prapti (per avere la benedizione della Tua presenza e della Tua energia)?

Bhagavân - Il vostro interesse è la cosa più importante. Con esso potete ottenere tutto nella vita. Si dice che abbiate interesse per una particolare materia, cosa o persona, quando avete fiducia in esse. Poiché avete un grandissimo interesse per Swami, correte velocemente per avere la prima fila
vicino ai Miei piedi, non è così?
Il mattino aspettate Swami in silenzio e ciò vi permette di udire anche il minimo rumore, come quello della portiera dell'auto, e vi fa subito pensare che Swami sta arrivando. Chiunque giunga in quel momento, è qualcuno che viene sicuramente a portarvi Mie notizie!
Per quale motivo? Per il vostro interesse nei confronti di Swami. Se non lo aveste, non notereste la Sua presenza neppure se Egli stesse davanti ai vostri occhi!

(continua)