SATYOPANISHAD

15 giugno 2003

Parte II - Sâdhaka


CAPITOLO IV


D. 72 - Bhagavân, dovremmo seguire una disciplina o delle regole nelle nostre abitudini alimentari?
È necessario per la nostra ricerca spirituale? Devoti Sai di tutto il mondo sono vegetariani grazie ai Tuoi insegnamenti. È incredibile. Non c'è nessuno oggi che ci parli delle nostre abitudini alimentari. Ti preghiamo di guidarci.
Bhagavân:
Il cibo determina la Mente.
La mente determina i nostri Pensieri.
Il pensiero determina l'Azione.
L'azione determina il Risultato.
Pertanto, il risultato dipende dal cibo che mangiate. Dovreste seguire una disciplina alimentare, con meticolosità e con regolarità. Cibo, Testa e Dio devono essere visti in questa sequenza. Il vostro cibo determina la vostra testa; la condizione della vostra testa determina la manifestazione di Dio in voi.
Non dovreste mangiare troppo. Mangiate per vivere e non vivete mai per
mangiare. Mangiare troppo è una qualità tamasica. Se mangiate una volta al giorno, siete uno yogî, se mangiate due volte al giorno siete un rogî, un malato. Se consumate cibo satvico, leggero e bilanciato, in quantità moderata, svilupperete una mente satvica o devota. Se mangiate cibo rajasico, speziato, molto caldo, avrete una mente rajasica o emotiva e agitata, e, se assumete
cibo tamasico, carne, alcol, ecc., avrete una mente tamasica o animalesca, debole e passiva. Quindi, è il cibo che forma la mente e da questo dipendono le vostre azioni e le loro successive conseguenze.
Dovreste anche pensare a pâtrashuddhi, la pulizia delle stoviglie e degli utensili usati, a padârthashuddhi, la purezza dei materiali, a pâkashuddhi, la pulizia
nel metodo di preparazione o di cottura e a bhâvashuddhi, la purezza del pensiero di chi cucina.
Non dovreste mangiare cibo cucinato da chicchessia.
Alcuni anni fa c'era un sannyasin che fu invitato a cena a casa di un uomo d'affari. Quella notte, il sannyasin, un ricercatore spirituale celibe, non riusciva a dormire.
Riuscì ad addormentarsi solo molto tardi e fece un sogno in cui vide una ragazza di sedici anni in lacrime. Poi, il sannyasin andò dal suo guru e gli raccontò il sogno. Il guru meditò per un po' e poi spiegò il sogno. Il giorno in cui l'uomo d'affari lo invitò a cena, era l'undicesimo giorno dopo la morte della moglie sedicenne. Secondo la tradizione, egli stava celebrando riti speciali. Poiché il sannyasin mangiò il cibo cucinato per l'occasione, la ragazza morta
apparve in lacrime nel sogno.
Il padre della giovane era molto povero e riusciva a mantenere la sua famiglia con non poche difficoltà. Così, contro la volontà della giovane, la diede in isposa a quell'anziano uomo d'affari. Al culmine della frustrazione, la giovane si suicidò gettandosi in un pozzo. L'uomo d'affari doveva adempiere ai consueti riti funebri e, nel farlo, l'undicesimo giorno, chiese al sannyasin di recarsi a casa sua per cena. Questa è la storia completa che c'era dietro il sogno del
sannyasin.
Quindi, senza discriminazione, non dovreste mangiare il cibo che vi viene offerto.
Qualcosa di simile, una volta, capitò a un discepolo di Swami Nityânanda. Un giorno, uscì dall'âshram e mangiò fuori. Nel tornare, rubò un bicchiere d'argento in una casa e lo portò nell'âshram.
Presto, però, si sentì molto triste per il suo comportamento spregevole, poiché era ricorso a un crimine come rubare un bicchiere d'argento. Pianse e si pentì. Il
mattino dopo andò dal suo guru e confessò l'accaduto. Grazie al suo potere spirituale, Nityânanda riuscì a trovarne la spiegazione.
Disse al suo discepolo: "Il cibo che hai mangiato fuori dall'âshram era stato preparato da un cuoco che una volta era un ladro e, di conseguenza, tu hai sviluppato l'istinto di rubare". Perciò, i cuochi devono avere purezza di pensiero.
Inoltre, dopo aver mangiato dovreste sentirvi leggeri come prima di mangiare. La cosa migliore sarebbe lasciare lo stomaco metà vuoto. L'altra metà dovrebbe essere riempita con acqua e altri generi alimentari. I tuberi non fanno bene al corpo. Non dovreste bere latte intero, ma aggiungervi un po' d'acqua prima di berlo e aspettare almeno quattro ore tra due pasti. Mangiate il cibo che dia le calorie necessarie al vostro corpo. Non mangiate troppi condimenti grassi o fritti. Dormite un po' dopo pranzo e fate una breve passeggiata dopo cena. Dovreste lavorare duro e mangiare bene.

D. 73 - Swami, nella nostra organizzazione e nei nostri istituti, gli operatori, gli studenti, gli insegnanti, i devoti e i medici vestono sempre di bianco. Perché? Qual è il motivo?
Bhagavân - L'abito bianco simboleggia la purezza e la pulizia. Potete
paragonarlo a uno specchio pulito. Se nello specchio si accumula polvere, non potrete vedere la vostra immagine riflessa con chiarezza. Similmente buddhi, l'intelletto, è come un panno bianco e pulito. Solo così potete trovare le vostre macchie e applicare la discriminazione per eliminarle. Purtroppo, oggi non accade
più così. La gente percepisce con chiarezza solo gli errori altrui, ma non i propri! Se vi mettete allo specchio, vedete il vostro riflesso, ma, se girate lo specchio
verso gli altri, naturalmente vedete il loro riflesso. Quindi, lo specchio del vostro intelletto è rivolto verso gli altri; perciò vedete gli errori altrui.
Sull'abito bianco, anche una piccolissima macchia o un segno sono visibili. Sugli abiti colorati, lo sporco, le chiazze, le macchie e le macchioline, i segni e le
strisce non si notano. Ciò non va bene: non dovreste mai nascondere e coprire la sporcizia sulla vostra persona, ma pulirla immediatamente e rimuoverla. Dovreste condividere con gli altri ciò che è buono. Né il bene né il male dovrebbero rimanere in voi: il primo dovete condividerlo con gli altri e il secondo dovete eliminarlo. Invece alcuni di voi tengono per se stessi ciò che vi è di
buono e distribuiscono agli altri quanto c'è di cattivo! È un atteggiamento scorretto.
Il Signore Shiva offre al momento il miglior esempio: trattenne e serbò, nella propria gola, il veleno e per questo è chiamato nîlakantha (dalla gola blu), ma la
fresca e confortevole luce lunare che sta sopra il Suo capo viene distribuita a tutti. Egli tiene la luna sulla testa, proprio allo scopo di condividere con gli altri tale ristoro.

D. 74 - Swami, oggi i devoti Sai sono sparsi in tutto il mondo. Vanno dai capi di stato ai normali cittadini. In quanto Tuoi devoti, godono di particolare stima e
rispetto nella società. Perché?
Bhagavân - È naturale! È l'effetto della buona compagnia alla quale vi associate. Perfino un sottile filo acquista valore dai fiori ai quali è legato per formare una ghirlanda. Il ratto viene adorato perché è il veicolo di Ganesha e il toro rispettato perché è il veicolo di Shiva, ecc.
Una volta, Vishnu inviò un messaggio a Shiva tramite Garuda (l'aquila).
A causa del forte vento prodotto dalla velocità di volo di Garuda, si alzò una tempesta di polvere: a questa vista, i serpenti che cingono il collo di Shiva cominciarono a sibilare contro l'aquila, pronti a morderla.
Garuda rispose: "Mi sibilate contro senza paura solo perché siete con Shiva. Staccatevi dal Signore e vedrete che ne sarà di voi: vi finirò in un baleno!"
Ciò sta a significare che, finché siete con Me, tutti vi rispetteranno.
Se vi allontanerete da Me, subirete infamia e umiliazione.
Non dovreste correre dietro a tutte le insulse cose del mondo, come le mosche che si posano su ogni sorta di immondizie. Dovreste somigliare alle api che succhiano soltanto il dolce nettare dei fiori. Guardate l'autista del Presidente dell'India: egli non può comportarsi come un autista ordinario. Similmente, chi canta la gloria di Dio non dovrebbe correre dietro alle persone per ottenere piccoli favori.

D. 75 - Swami, ci rechiamo al tempio religiosamente, compiamo, di tanto in tanto, pellegrinaggi, svolgiamo i nostri rituali e le nostre pratiche religiose, ma non c'è un cambiamento sostanziale nella nostra vita. Perché è così, Swami?
Bhagavân - Il culto, la penitenza, la meditazione, il canto, ecc. sono attività sacre che sono utili e danno significato alla vostra esistenza, ma non potete
definirle 'spirituali'. Si tratta di buone azioni che vi aiutano a trascorrere il tempo in maniera sacra.
Tutto ciò che fate con la vostra mente (con l'ego, con il senso di individualità) non può essere spirituale. Il vero sentiero spirituale consiste nell'âtmavichâra (la ricerca del Sé).
Il ricercatore spirituale dovrebbe diventare consapevole di non essere deha (il corpo), la mente, oppure buddhi (l'intelletto) e sapere che l'Âtma, il vero Sé, trascende spazio e tempo. Il Sé non è nâma, un nome, né rûpa, una forma, con cui li si identifica in questo mondo transeunte. Il Sé è eterno, puro e non duale. La vera spiritualità è la consapevolezza dell'Âtma. Esso è il Brahman, la
Divinità presente in tutte le creature, come dicono le Scritture, affermando: Eko vâsi sarvabhûtântarâtma: Egli è l'Unico che dimora in tutti gli esseri.
Solo la vera spiritualità può farvi sperimentare questa consapevolezza, anche se esistono differenti pratiche religiose nel nome della spiritualità. Il prasâdam,
o cibo sacrificale offerto a Dio, in realtà viene mangiato dai devoti. Essi si limitano a mostrarlo a un'immagine o a un'illustrazione di Dio; poi, però, sono loro a mangiarselo tutto. Se Dio cominciasse ad accettare ciò che Gli si offre, ne sono certo, nessuno Gli offrirebbe più nulla!
Ricordate sempre che tyâga, il sacrificio, è la miglior forma di disciplina spirituale. Sacrificate il vostro tempo, il vostro denaro, le vostre risorse e la vostra energia. Dovreste offrire a Dio almeno una foglia di tulasî (basilico). Tyâgena ekena amritatvamânasu:
con il sacrificio si può raggiungere l'Immortalità. Tyâga è vero yoga (esercizio spirituale)!
L'amore si esprime come sacrificio. L'amore privo di sacrificio è insignificante e totalmente egoistico. Ciò che dovete sacrificare è il sentimento di essere il
corpo o l'attaccamento al corpo.
Dovete sacrificare i vostri pensieri e i vostri sentimenti negativi. Il sacrificio è la vostra vera natura, la qualità divina donata all'uomo. Quindi, non fate nulla di
particolarmente grande o speciale con il sacrificio: lo fate per voi stessi.
Uno yogî notò una mucca che stava per annegare in un fiume: accorse e la salvò. Uno gli chiese:
"Perché hai salvato quella mucca?" Lo yogî rispose: "L'ho fatto per la mia stessa felicità! Non potevo vederla lottare e soffrire". Molti erano passati di là e avevano visto che la mucca stava per morire, ma nessuno aveva mosso un dito per salvarla. Quindi, capite che il sacrificio è un'opportunità donata all'uomo.
Un'altra storiella. Un capofamiglia, un giorno, voleva offrire a un bramino del cibo, facente parte di un particolare rituale che stava compiendo. Riuscì a trovare un povero, vecchio bramino che accettò di pranzare da lui. Appena arrivato, il bramino cominciò a mangiare in fretta il cibo che gli avevano servito. A tale scena, il capofamiglia pensò: "Che razza di bramino è questo? Non ha
neppure fatto le abluzioni né la pûjâ, prima di mangiare! Non avrò alcun merito nel nutrire un simile uomo!" Si arrabbiò a tal punto che percosse il bramino con un bastone e lo cacciò tenendolo per il collo.
Di notte, il capofamiglia fece un sogno in cui Dio gli apparve e disse:
"Perché hai invitato a pranzo il vecchio bramino e poi lo hai percosso? Perché lo hai cacciato afferrandogli il collo?
Dopo tutto, non sei stato capace di sfamarlo neanche per una volta, mentre Io l'ho nutrito per ottant'anni! Che vergogna!"
Tyâga è al di sopra di ogni restrizione e regola. Una madre è pronta a sacrificare la vita per il figlio: perché? Soltanto per amore! L'albero sacrifica i suoi frutti per donarli a voi. Conoscete un albero che tenga i suoi frutti per sé? I fiumi sacrificano l'acqua per dissetarvi. La mucca dà il latte e voi lo usate per il vostro benessere. Anche il vostro corpo vi è stato dato come strumento di sacrificio (paropakârârtam idam sharîram).
Il culto, i canti e le altre attività sono inferiori al servizio e al sacrificio. Le mani che servono sono più sante delle labbra che pregano. La devozione è amore
verso Dio e la si esprime con il sacrificio. L'amore è sacrificio. Il sacrificio è prema yoga, il sentiero d'amore che conduce a Dio. Il sacrificio è yoga. Abbiate questa fede, e la devozione e la concentrazione si rafforzeranno e si faranno più profonde.
Attraverso il sentiero di jñâna (la saggezza), che è autoindagine, procedete verso âtmavichâra (la ricerca del Sé), seguite e sperimentate Dio. Si dice: "La conoscenza acquisita con il sacrificio è l'unica via che porta alla liberazione". Il processo di liberazione trascende l'attività mentale e fisica. Questo è l'unico modo per conseguire i risultati desiderati e sperimentare Ânanda (la
Beatitudine).

D. 76 - Swami, perché siamo diversi? Perché il nostro comportamento differisce? Qual è la causa prima delle differenze e come dobbiamo sviluppare uno stile di vita buono e ideale?
Bhagavân - Avete questo dubbio perché non avete studiato, né compreso a
fondo, la natura umana. L'uomo è la combinazione di tre qualità principali: demonica, animalesca e umana; è quest'ultima qualità che può condurvi alla Divinità.
Ad esempio: guardiamo il frutto dell'arancia; all'esterno c'è una scorza amara, dentro abbiamo semi duri e polpa tenera e succosa. Allo stesso modo, nell'essere umano c'è una natura demoniaca paragonabile alla scorza esterna dell'arancia, un' indole animalesca che corrisponde ai duri semi e, infine, i valori umani che sono la polpa tenera e succosa. Ora, osserviamo il frutto maturo del
tamarindo: la buccia esterna rappresenta la natura bestiale, i semi duri la natura demoniaca, mentre la tenera polpa è la vera natura umana. Se la natura umana si associa all'indole demoniaca, si esprimerà in maniera demoniaca; se la tenera polpa si associa alla polpa, cioè se la natura umana si unisce all'istinto animalesco, si esprimerà in maniera bestiale.
Quindi, più o meno, tutto dipende dal tipo di associazione. Questa è la causa di ogni differenza.
Tuttavia, è la vera natura umana che vi nobilita e vi dà la possibilità di sperimentare la Divinità. È lì che si trovano la dolcezza e la meta della vita.

D. 77 - Swami, dobbiamo praticare l'austerità e osservare la disciplina solo all'interno dell'âshram o anche fuori, nella società?
Bhagavân - Vi suggerisco di seguire la disciplina e condurre una vita semplice dovunque vi troviate. In qualunque luogo siate, dovreste avere niyama, la
disciplina, shraddhâ, fede, sincerità e praticare sempre la sâdhanâ, la pratica spirituale. Questo è lo stile di vita spirituale.
Fra due malati, uno potrebbe essere trattato come un normale paziente e l'altro essere ricoverato in ospedale: dipende dal tipo di malattia dalla quale sono affetti.
Tuttavia, entrambi devono prendere un farmaco per curarsi, no? Similmente, che viviate in un âshram o fuori, dovreste sempre seguire una disciplina, essere semplici e condurre una vita spirituale.
La medicina per chi è intrappolato in bhavaroga, il ciclo delle nascite e delle morti, è la disciplina spirituale.

D. 78 - Swami, ci sono individui che lanciano sfide prive di legittimità. Le persone pie e nobili sono agitate e disturbate in simili situazioni. Che atteggiamento dovremmo tenere verso certe persone?
Bhagavân - Soltanto le persone egoistiche, gelose e identificate col corpo lanciano simili sfide.
Gli aspiranti e i ricercatori spirituali non dovrebbero lasciarsene turbare. Non dovreste reagire alle loro parole, né esserne influenzati. Una mucca che pascola in un campo può sfidare un suo simile, un maiale che si nutre di immondizie può sfidare un suo pari, ma un uomo, che si nutre di cibo, può sfidare un maiale? Potete parlare a uno che è al vostro pari, non certo a chiunque. Non rispondete a tutti, perdendo in tal modo la vostra pace. Se proprio dovete affrontare una sfida, fatelo chiedendo: "Aiuti tutti come faccio io? Hai partecipato ai programmi di beneficio sociale come me? Hai la mia stessa apertura mentale? Quante persone hai portato sulla retta via della vita?" Ci dovrebbe essere una sana competizione, non una sfida per cose banali, sciocche e meschine.

D. 79 - Swami, siamo coinvolti nei problemi e nelle responsabilità terrene. Siamo profondamente immersi in attività egoistiche. Preghiamo Dio, ma in un certo senso la nostra mente è pienamente occupata da pensieri materialistici. Che fare?
Bhagavân - Il Mahâbhârata spiega questo punto con chiarezza. I buoni
Pândava, i cinque fratelli che trascorsero molti anni in esilio, non persero mai la devozione. Tutto, nella vita, dipende dalle priorità. Essi tenevano a Dio sopra ogni altra cosa, poi agli altri e infine a se stessi. Per questo alla fine trionfarono e ancor oggi sono degni di memoria. Le priorità dei cugini Kaurava, invece, erano ribaltate: al primo posto mettevano i loro desideri e interessi, poi venivano gli altri e infine Dio. Che ne fu di loro? Persero la battaglia e si fecero
una cattiva reputazione.
Poiché misero Dio per ultimo (in inglese, last), essi persero (in inglese, lost)! Se avete Dio dalla vostra, non avete di che preoccuparvi. Avrete successo in tutti i campi. Dopo tutto, in questo mondo nulla è permanente. Tutto e tutti sono nuvole di passaggio. Non c'è nessuno che duri in eterno. Sappiate che, tutto ciò che vi accade nella vita, vi è necessario.
L'essere umano è nato per camminare su due gambe, per stare eretto, non
come gli animali, a quattro zampe. Dopo il matrimonio, a causa delle responsabilità acquisite, l'uomo perde una parte della sua libertà, diventa un "quadrupede" e il suo passo si fa più lento. Quando nasce il primo figlio, l'uomo diventa a sei zampe, come uno scorpione, e dopo il secondo figlio ha otto zampe come uno scarafaggio e la sua libertà è ancor più ridotta. Tuttavia, siete voi stessi a creare tutta questa schiavitù e attaccamento: voi e nessun altro.
Nonostante tutte le vostre ricchezze e la vostra posizione sociale, ricordatevi che la vera felicità consiste nella compagnia e nella vicinanza di Dio. Potete
anche tenere un pesce in un acquario d'oro e tempestato di gemme preziose, ma esso non ci starà mai bene. Nuoterà liberamente soltanto nel suo ambiente naturale. La beatitudine risiede nel vostro vero Sé. Il resto, per quanto sia prezioso, porta solo infelicità.
Vi faccio un esempio: qui c'è un bicchiere d'acqua, con zucchero sul fondo. Se assaggiate l'acqua in superficie, è insapore, così come l'acqua che sta nella parte intermedia; ma, se mischiate bene con un cucchiaino, lo zucchero si dissolverà in tutta l'acqua. Provate ad assaggiarla ora: l'acqua è ugualmente dolce in ogni sua parte. Nella vita, il bicchiere è il vostro corpo, l'acqua è la
vita, il cucchiaino è l'intelletto e lo zucchero è la Divinità. Se dirigete l'intelletto nella giusta direzione, sperimenterete, dovunque, la dolcezza della Divinità.
Ciò di cui avete bisogno è pace e felicità. Pregate Dio per avere queste due cose essenziali! Voi certamente Lo adorate e Lo servite, aspirate alla felicità e alla pace, ma le vostre preghiere a Dio sono per ottenere possedimenti materiali. Quindi, le vostre aspirazioni non sono concordi con le vostre preghiere: questa è la vostra debolezza.

D. 80 - Swami, oggi la gloria di Sai ha portato ai Tuoi piedi persone da tutto il mondo. Persone provenienti da molte nazioni, i cui nomi non avevamo mai sentito prima, stanno arrivando da Te.
Sono qui presenti persone di ogni gruppo linguistico. Abbiamo rappresentanti di ogni campo della vita. È un peccato che proprio noi, che siamo già qui con Te, ci
rendiamo conto di essere meno devoti di loro! Li vediamo mettere in pratica i Tuoi insegnamenti con maggiore sincerità di cuore di noi. Perché accade ciò?
Bhagavân - Le esperienze dei devoti dipendono dalla loro sincerità, coerenza, devozione e fede.
Proprio la vicinanza, in un certo senso, è la causa della mancata comprensione del valore della Divinità. Sotto la lampada non c'è forse un'ombra? Lo stesso vale in questo caso. Mentre la luce dell'Avatâr si diffonde in ogni luogo, vicino a essa si proietta l'ombra. Sapete anche che le api mellifere percorrono lunghe distanze per succhiare il nettare dal fiore di loto, mentre le rane, le chiocciole e i pesci così vicini al fiore, non ne apprezzano la dolcezza. Lo stesso accade quando Dio s'incarna in forma umana. Quelli che Gli sono più vicini non
potranno realizzare il Suo splendore divino.
Basta sentir parlare di un mango che vi viene voglia di mangiarlo; invece quando andate al supermercato portate i frutti al naso per annusarli. Perché? Volete valutare se il frutto è maturo o no. Il solo menzionare il frutto ve ne fa venire la voglia, ma, quando vi avvicinate a esso, cominciano i dubbi. Non è così? Perché andare a trovare tali ricercate similitudini? Fuori metafora, voi parlate estaticamente di Baba con tutti, dicendo che Egli vi è apparso in sogno o che avete sperimentato la Sua presenza in un luogo. Tuttavia, quando siete
nelle Sue immediate vicinanze, non siete minimamente commossi né interessati. Voi che state così vicini a Me, non conoscete le meravigliose, straordinarie esperienze dei devoti di tutto il mondo. Sapete, una rana che vive in un pozzo non può conoscere il mondo esterno!
Non conta il numero di anni o il tempo trascorso con Swami! Anche gli autisti vanno e vengono da qui tutti i giorni, ma quale esperienza hanno? Tenete una palla di ferro in una cisterna d'acqua, per tutto il tempo che volete. Che cosa accadrà? Non ci sarà assolutamente alcun cambiamento!
Proprio come l'oscurità scompare a un lampo di luce, così l'ignoranza dovrebbe svanire alla luce della saggezza.
Se avete piena fede e amore per Swami, seguirete i Suoi insegnamenti.
Tante persone, nel mondo, si sono trasformate per la fede negli insegnamenti di Swami. Io non spedisco inviti a nessuno. Non ci sono comitati di accoglienza per dare il benvenuto e non dico arrivederci a nessuno; eppure tutti i giorni giungono molte persone. Perché? È l'amore della Divinità che attrae e attira tutti qui; è questa "Dimora di Pace Suprema" (Prashânti Nilayam).
È Dio che rispettate, amate e adorate. Si rispettano i dirigenti e gli amministratori nel lavoro, gli anziani, ecc. Si amano i propri genitori, familiari e amici; ma non vi mettete ad adorarli, giusto? È Dio soltanto che rispettate, amate e adorate.

D. 81 - Swami, i devoti giungono da luoghi lontani: Argentina, Filippine, Guatemala, Russia e da tutti gli altri paesi del mondo. Basta nominare una nazione, che se ne trova qui una rappresentanza. Le persone se ne vanno da Prashânti Nilayam con il cuore pesante, incapaci di lasciarTi. Come dovrebbero prendere la partenza e che cosa vuoi esattamente che facciano in questo
caso?
Bhagavân - Dovreste sperimentare l'onniscienza di Dio. Dio è sempre con voi, intorno a voi, sotto di voi, sopra di voi e dentro di voi. A dire il vero, voi siete Dio. I devoti vengono da Swami per ricaricare le batterie. Tenetevelo sempre a mente: 'vicino' (near) non conta, per Swami, quanto 'caro' (dear)! La fiamma arde luminosa quando soffia il vento. Si dovrebbero mettere insieme due pezzi di legno: questa è la "vicinanza". Quando li accendete e li bruciate, dovreste anche ventilarli, affinché la fiamma cresca e divenga alta: questo è "essere
cari". Quindi, la mera vicinanza non è sufficiente.
Nel lago trovate i fiori di loto, ma i pesci e le rane, che vivono nello stesso luogo, non ne riconoscono il valore. Invece, le api, che vengono da lontano, giungono sul posto per succhiarne il nettare. Ecco: le api simboleggiano l'essere cari, mentre rane e pesci l'essere vicini!
I fari sono in grado di proiettare la loro luce in lontananza per guidare le navi, ma intorno a essi c'è il buio della loro stessa ombra. La loro luce è l'essere cari,
mentre la loro ombra è l'essere vicini. Perciò, i devoti in partenza dovrebbero saperlo e dovrebbero sforzarsi di essere cari a Swami e non semplicemente vicini a Lui.

D. 82 - Swami, è esperienza comune che alcuni di noi siano buoni per un certo tempo, devoti, disciplinati e impegnati specialmente quando si trovano qui in Tua prossimità. Perché, allora, una volta lontani, cambiamo? Che ne è di tutto ciò che apprendiamo qui?
Perché perdiamo le sacre qualità della sincerità, della devozione e della stabilità, quando siamo altrove? Per favore, perdona i nostri errori e permettici di conoscere le cause della nostra ricaduta!
Bhagavân - Questa è un'affermazione sbagliata. La sincerità, la devozione, la disciplina e la spiritualità e tutte le nobili qualità che hai affermato di possedere
quando sei qui, non sono naturali, sincere. Sono artificiali. Sono come fiori di plastica che non profumano né possono attirare le api. Sono solo un vostro trucco, una vostra ostentazione!
Ma Dio non si lascia ingannare da questi atteggiamenti esteriori, artificiali e
momentanei... Dio vi guarda nel cuore, nello stato interiore.
Voi affermate che le circostanze vi cambiano. Se possedeste veramente le suddette qualità, non cambiereste in base alle circostanze; no, in alcun caso! Quindi, l'errore è vostro. È che non avete una fede stabile e una convinzione forte. Sono i semi che attendono sotto terra il momento giusto per germogliare. L'ambiente non ha gambe e braccia, non ha vita, non si muove come voi!
Ora siete a Kodaikanal. Siete ben vestiti, ed equipaggiati di maglioni e di scialli, coperte e panni di lana, e di tutto il resto che vi occorre per proteggervi dal
freddo di questa zona. Se non indossate abiti pesanti, di chi è colpa? Chi rimproverare? Similmente, sapete che la vita d'oggi è piena di sfide e di prove. Quindi, è vostro compito portare con voi la coperta del dovere, il tappeto della devozione e il maglione della disciplina qualora siate esposti ai venti freddi della
negligenza, della disubbidienza agli ordini divini, dei capricci dell'ego e della mancanza di fede.
Se vi proteggete con questi abiti di lana, non soffrirete il freddo del clima. Siete voi che dovete proteggervi; prendersela con l'ambiente non serve a nulla. Se avete buoni pensieri e buon comportamento, qualunque sia l'ambiente, non ne sarete influenzati.

D. 83 - Swami, siamo qui grazie soltanto alla Tua grazia e compassione.
Tu affermi che passi i tre quarti del Tuo tempo con gli studenti. Che cosa vuoi che facciamo?
Bhagavân - Non c'è nulla che possiate fare per Me. Non ho bisogno di nulla da voi. Io do soltanto e non prendo mai. Non accetto e non voglio ricevere nulla da nessuno. Non ho mai teso la mano per ricevere qualcosa. Finora non ho mai chiesto nulla a nessuno. In realtà, tutto accade secondo il volere di Swami. Soltanto una cosa vi chiedo, e quella è sufficiente.
Che cos'è? Il vostro amore. A volte i vostri genitori sono lontani da voi, ma Io sono sempre con voi, in voi, sotto di voi, sopra di voi e intorno a voi. Io sono il vostro Sé: ricordàtelo sempre e ciò basterà. Seguite Swami e splenderete come gemme preziose, sarete altamente rispettati e vi farete un buon nome nella
società. Non dovreste mai dimenticare ciò che avete appreso qui nell'ostello e nel college e, soprattutto, l'amore che avete ricevuto da Swami. Guadagnatevi una buona reputazione seguendo gli insegnamenti di Swami.
Una volta, il re Janaka, a corte, pose una domanda: "C'è qualcuno che possa insegnarmi Brahmajñâna, la Conoscenza Suprema, nel breve lasso di tempo da quando infilo il piede nella staffa a quando salgo sul mio cavallo?" Il suo precettore, Yâjñavalkya, rispose: "O re, te la insegnerò io! Seguimi!" Il re si alzò dal trono e lo seguì. Dopo un po', Yâjñavalkya chiese al re di fermarsi e
sedersi sul pavimento, lungo il corridoio del palazzo reale. Janaka ubbidì e si sedette.
Tutti rimasero stupefatti nel vedere il re seduto per terra e invano lo pregarono di ritornare a palazzo, ma il re Janaka non prestò ascolto a nessuno. Allora giunsero il comandante dell'esercito e i ministri, che erano giunti a conoscenza della cosa, e lo pregarono di spiegare loro l'accaduto, ma Janaka non aprì bocca. Arrivò la regina che, sedutasi a terra davanti a lui, scoppiò a piangere
implorandolo di darle spiegazioni su quel comportamento. Il re non rispose neppure a lei. Ben presto, tutti vennero a sapere che il Saggio Yâjñavalkya era
responsabile di quel bizzarro atteggiamento del re. Andarono a cercarlo e finalmente lo trovarono.
Gli domandarono che cosa mai avesse fatto al re, per farlo rimanere seduto in silenzio in quel modo, come mai prima. Yâjñavalkya replicò che non aveva fatto nulla al re, né gli aveva chiesto di rimanere in silenzio. Poi, seguito da tutti, andò dal re e gli chiese perché non avesse risposto a tutte le domande che gli avevano posto. Janaka disse: "Swami, tu mi hai chiesto di seguirti e io l'ho
fatto. Mi hai chiesto di sedermi sul pavimento e l'ho fatto. Ma non mi hai mai chiesto di rispondere o parlare agli altri!
Avevo bisogno del tuo permesso per fare cose diverse da quelle che tu stesso mi avevi ordinato di fare! Dall'attimo in cui mi hai chiesto di seguire te, io non
appartenevo più a me stesso. Dovevo attendere le tue nuove istruzioni, non è vero?" Questo tipo di rigorosa aderenza alle parole del guru hanno fatto di Janaka un râjarishi, un santo fra i re. Ciò che tutti voi dovreste fare è seguire gli insegnamenti di Swami.
I Pândava furono acclamati come i re più nobili perché seguirono Krishna incondizionatamente. Voi seguite gli ordini di Swami: questo basta. Grazie al fatto che seguì gli ordini del suo capo Sugrîva, Âñjaneya (nome di Hanuman - N.d.T.) poté avvicinarsi a Râma e svolgere il suo compito con successo. È per questo che ancor oggi è ricordato come un grande devoto di Râma. Non c'è nulla che non possiate ottenere se seguite gli insegnamenti di Swami.
C'era un devoto musulmano di nome Mansoor, che ripeteva sempre 'analhak', che significa "io sono Dio". Avendolo udito, il re andò su tutte le furie e gli proibì di ripetere quelle parole. Mansoor, però, non desistette dal ripetere 'analhak'. Il re, allora, divenne così furioso che gli fece amputare mani e piedi. Anche allora Mansoor non smise, e, dal sangue che usciva dalle sue ferite, si udì ripetere "io sono Dio". Infine il re lo fece bruciare, ma, dalle ceneri del corpo bruciato,
continuarono a levarsi le parole "io sono Dio"! Questo è un esempio eloquente di una fede incrollabile e assoluta. Un vero devoto può anche morire, ma non perde mai la fede in Dio.

D. 84 - Swami, come possiamo sviluppare la fiducia in noi stessi?
Bhagavân - Se, mediante la discriminazione, cancellate ogni dubbio e confusione, potete sviluppare la fiducia in voi stessi. Oggi, nessuno usa più la facoltà di discriminazione, che è un dono di Dio. Voi possedete buddhi, l'intelletto, per discriminare. Poiché non discriminate, siete pieni di confusione e di dubbi. Perciò i giovani d'oggi non riescono a fare più nulla di valido. La fiducia
è assolutamente necessaria in ogni tentativo dell'uomo.

(continua)