DISCORSO DIVINO

L’Amore per Dio è la vera educazione

28 settembre 2006

Incarnazioni dell’Amore!

La gente crede che l’istruzione secolare sia la vera educazione. Questo non è esatto: la vera educazione nasce dal cuore ed è ben salda e immutabile. Âtma Vidyâ (la Conoscenza del Sé) è la vera educazione. Se siete privi di tale Âtma Vidyâ, a che vi possono servire intelligenza ed istruzione? Le gopî, sebbene fossero prive di ogni istruzione e comprensione delle cose del mondo, erano pure di cuore e profondamente devote a Krishna.



La straordinaria esperienza di Suguna

Le donne di Repalle1 erano solite andare ogni sera a casa di Nanda e Yashodâ per accendere le proprie lampade a olio da quella che era davanti alla loro casa. Tale era la tradizione di quei giorni e questa pratica è in uso ancor oggi in alcuni villaggi; essa origina dal credere che, accendendo la propria lampada da quella che si trova nella casa di qualche benestante, si ottenga la stessa prosperità. Tuttavia, non tutte le suocere di Repalle erano propense a permettere alle loro nuore di recarsi alla casa di Yashodâ con questo scopo perché temevano che, lasciando che andassero a trovare Krishna, avrebbero potuto diventare matte e correrGli dietro per la loro devozione. Pertanto, le rimproveravano dicendo: “Non possiamo accender la lampada in casa nostra? Perché volete prendere la luce da un’altra casa?” Nonostante queste restrizioni, tutte le donne erano solite riunirsi vicino al pozzo del villaggio a parlare soltanto del Signore Krishna. Avvenne poi che una nuova sposa, di nome Suguna, giungesse al villaggio; ella aveva sentito molto parlare dei divini lîlâ del Signore Krishna sviluppando un profondo desiderio di avere, in qualche modo, il Suo darshan ma non lo aveva rivelato al marito né alla suocera mantenendolo segreto, ben nascosto dentro di sé. Tuttavia la Verità non si può nascondere; dalla Verità ha avuto origine l’intera creazione:



La creazione emerge dalla Verità e in Essa torna a fondersi.

C’è un posto nel cosmo dove la Verità non esista?

Visualizzate questa Verità pura e senza macchia.



Il suo desiderio, anche se conservato come un segreto ben nascosto, fu presto noto a tutti. Un giorno ella si recò da Yashodâ e, mentre stava accendendo la sua lampada da quella che era davanti alla casa di lei, visualizzò improvvisamente Krishna nella fiamma; in quell’esperienza divina, perse la coscienza del corpo e vi mise le dita. Le dita si bruciavano ma lei non aveva alcuna coscienza del corpo! Intanto, sentendo l’odore delle dita bruciate, Yashodâ uscì, tolse immediatamente la mano di Suguna dalla lampada e le chiese: “Che ti succede ragazza? Stai dormendo? Le tue dita sono ustionate gravemente. Non te ne sei accorta? Non senti dolore?” Suguna allora tornò in sé e rispose: “Madre! Il Signore Krishna mi ha dato il Suo darshan in quella fiamma e, nel vederLo, ho perso coscienza del mio corpo.” Le altre gopî udirono la sua spiegazione e furono molto felici della divina esperienza di Sugna; andarono tutte assieme in giro per il villaggio cantando e danzando:



“Sembra che la nostra Suguna abbia avuto la visione di Krishna.

Nella casa di Nanda, Krishna le è apparso nella fiamma della lampada.”



Il falso senso dei valori

Allo stesso modo, se voi contemplate costantemente Dio, potrete scordare le vostre preoccupazioni e difficoltà e sperimentare la beatitudine Divina. Fin dai tempi più antichi, i devoti hanno sperimentato la beatitudine contemplando costantemente Dio ed hanno poi diviso la loro esperienza con il mondo. Oggi l’intelligenza delle persone è aumentata ma i livelli di educazione si sono abbassati. Ovunque guardiate, gli studenti fanno riferimento alle riviste ed ai giornali esteri. Essi non hanno certamente uguale interesse per i libri di testo né pensano minimamente alle loro usanze e tradizioni. Gli studenti di quest’epoca moderna sono abituati ad un simile falso senso dei valori. A loro piace impegnarsi in discussioni su tutte le cose trascurabili. Per esempio, parlano dei romanzi facendo commenti del tipo “Il tale autore ha scritto un libro; che meraviglia!” Si lasciano coinvolgere in discussioni ed argomentazioni su tali argomenti futili ma scordano le loro lezioni sui libri di testo. Così vanno avanti acquisendo nozioni un po’ su tutto e cercano di accrescere la loro conoscenza del mondo. Essi non si interessano affatto della grandezza della vera educazione.

Dovremmo desistere dal desiderare i frutti delle nostre azioni (karma). La Gîtâ ci esorta:



Karmany evâ’ dhikâraste ma phaleshu kadâchana

Voi avete diritti solo sull’azione, non sui suoi frutti.



L’uomo è nato nell’azione, è sostenuto dall’azione e si fonde infine nell’azione.

L’azione è la causa del piacere e del dolore.

In verità, per l’uomo l’azione è Dio.



I risultati delle azioni

Le azioni che compiamo sono responsabili di tutta felicità e di tutto il dolore che sperimentiamo. Quando facciamo buone azioni, otteniamo risultati buoni; quando compiamo cattive azioni, otteniamo risultati cattivi. Le buone azioni sfoceranno soltanto in buoni risultati e le cattive azioni in risultati cattivi. Per questo si dice:



“Fate il bene, siate buoni, vedete il bene:

questa è la strada che porta a Dio.”



Se coltivate pensieri buoni e intraprendete buone attività, sperimenterete buoni risultati. Ricordate quindi che il risultato delle nostre stesse azioni è responsabile del dolore e delle difficoltà. Tutti i nostri anziani hanno sperimentato pace e serenità seguendo le antiche tradizioni ma i giovani di oggi hanno abbandonato quelle buone tradizioni e scordato il cammino indicato dagli anziani per cui sono soggetti a vari tipi di inquietudini causate dall’educazione moderna. Essi non sono solo irrequieti ma non trovano neppure appagamento e soddisfazione nella vita con il risultato che si stanno ammalando mentalmente e fisicamente.



Per mantenere la nostra natura divina

I pensieri dell’uomo e le sue decisioni sono quindi la causa prima della sua salute cagionevole; i guna (le qualità) sono responsabili di tutta l’irrequietezza e l’agitazione di cui soffre. Per questo i nostri pensieri dovrebbero essere sempre buoni. Potete osservare che una persona che usa solo cibo buono e satvico, beve acqua pura e respira aria non inquinata, è sempre in buona salute. Per contro, la gente che consuma cibi non sacri, beve acqua impura e respira aria inquinata, va soggetta a diversi tipi di malattie. Oggi i cibi non sacri e l’acqua impura sono la causa basilare della cattiva salute dell’uomo; tutto ciò che si consuma deve essere puro e sacro. Le celebrazioni di Dasara servono a favorire le qualità buone e nobili in noi. Facendo un buon bagno, eseguendo la pûjâ nella nostra casa, cibandoci di cibo santificato e bevendo acqua pura possiamo condurre sempre una vita felice. Se seguiamo queste abitudini, anche il nostro viso sarà radioso. D’altronde, se consumiamo cibo non sacro, beviamo acqua impura e ci muoviamo in un’atmosfera inquinata, c’è anche il pericolo di dimenticare la nostra Umanità! In una simile situazione possiamo perdere la nostra natura divina ed acquisire qualità demoniache.



Nessun dolore o sofferenza per Swami

Molte persone si chiedono: “Swami è prossimo agli ottantuno anni; com’è che il Suo Corpo fisico non rivela alcun segno dell’età avanzata?” La Mia risposta a queste persone è: “Miei cari devoti! Io non mangio cibi non sacri né respiro aria inquinata; Io respiro l’aria delle preghiere dei devoti. Come posso dunque perdere il Mio splendore Divino?” Io non ho alcuna malattia, non ho nessun dolore! Un po’ di tempo fa sono caduto sul pavimento a causa di un errore involontario commesso da uno studente; in quell’occasione Mi sono rotto la gamba e per questo ho qualche difficoltà a camminare. Questo è tutto! C’è anche un’altra ragione! In questi giorni, non Mi sento di camminare, eppure vengo nel Sai Kulwant hall ogni giorno ed offro il darshan ai devoti. Quale difficoltà o dolore devo affrontare in questa routine quotidiana? Io non ho alcun dolore o sofferenza. Quando posso fare felici i devoti, sono felice anch’Io. Preoccupazioni, difficoltà e dolori non esistono vicino a Me: Io sono sempre felice e beato, la Beatitudine è il Mio cibo. Non esiste nessuna felicità maggiore della Mia Beatitudine. Se, per qualche motivo, non posso uscire e dare il darshan ai devoti, Mi sento molto triste: “Ahimè! Quanto si stanno struggendo i devoti per il Mio darshan! Da quanto tempo aspettano nella sala! Quali sofferenze stanno sopportando?” ecc. Qualche volta posso giungere in ritardo nel Sai Kulwant hall, a causa di qualche lavoro urgente, ma non manco mai di dare il darshan ai devoti. Quindi, non dovete mai pensare che Swami non sia venuto a causa di dolore o sofferenza. Vi sto rivelando oggi queste cose in modo che voi non vi sentiate afflitti a causa della Mia assenza e possiate esser sempre felici e gioiosi.



Saldamente stabili nel Principio Atmico

Io Mi aspetto che affrontiate coraggiosamente le difficoltà riponendo fede e devozione in Dio. Se contemplate Dio costantemente, nessun altro pensiero vi turberà, dolori e preoccupazioni non vi affliggeranno. Io sono sempre felice e anche voi dovreste esserlo sempre. La Felicità è l’unione con Dio; se vi attaccate a Dio non sentirete alcun dolore o sofferenza. Potete avere qualche dolore fisico o ansietà ma dovete fare in modo che queste non disturbino il vostro Âtma Tattva (il Principio Atmico). Se siete fermamente stabili nell’Âtma Tattva, niente può disturbarvi. Questo è il messaggio di Navarâtrî. Noi incontriamo molte difficoltà, dolori e preoccupazioni ecc. La nostra mente, giorno dopo giorno, viene turbata per molte ragioni; noi dovremmo ignorarle assumendo un atteggiamento distaccato: “Non sono mie, appartengono a qualcun altro”. Sono cose che vanno e vengono come nuvole passeggere. Per quanto Mi riguarda, Io non do loro alcuna importanza.

Non dovremmo pensare che qualcun altro ci ponga in tutte queste difficoltà e non dovremmo biasimare gli altri per i nostri problemi e sofferenze. Le nostre difficoltà e sofferenze le abbiamo causate noi.



Nessuna nuvola può oscurare il sole

I Kaurava fecero del loro meglio per tormentare i Pândava ma questi non cedettero. Per quale ragione? Solo a causa della loro incrollabile fede e devozione verso il Signore Krishna. Essi pensavano che, finché Krishna Stesso li avesse protetti costantemente, nessun ostacolo o difficoltà avrebbe potuto spaventarli. Analogamente, siate anche voi fiduciosi che Swami è sempre con voi, in voi ed intorno a voi. Non preoccupatevi affatto per queste difficoltà e dolori; sono tutti come nuvole passeggere, nessuno di essi può oscurare il sole splendente. È solo nella stagione delle piogge che le nuvole arrestano i raggi del sole. Analogamente, è solo quando la mente è turbata e vacillante che soffriamo per dolori e difficoltà; quando la mente è stabile e ferma, nessuna “nuvola” può disturbarci. Quindi, mantenete la mente pura e stabile e sviluppate coraggio e forza interiore.



Tenersi saldamente stretti alla Realtà

Come dirige la sua vita l’uomo d’oggi? Egli interpreta il suo ruolo nel dramma cosmico cantando la canzone di kâma (il desiderio) e krodha (l’ira), facendo dei giochi ossessionato da mada (l’orgoglio) e ahamkâra (l’ego). Molte persone apprezzano il proprio operato ritenendolo “molto buono” ma altri non si lasciano trascinare da questa “recita”. Indifferenti alla reazione, al riflesso e all’eco di questo dramma, essi ripongono la loro fede nella “Realtà”; tale “Realtà” è la Divinità. La Divinità è salda, invisibile e al di là dell’illusione. Dobbiamo attenerci fermamente a questa “Realtà”; se confidiamo in essa, i nostri pensieri, parole e azioni saranno sempre puri e sacri. Quindi, cari studenti, non dovete aver affatto paura di queste nuvole passeggere, non dovete lasciarvene coinvolgere. Voi fate bene il vostro dovere ed esaudite le aspirazioni dei vostri genitori che vi hanno mandato qui con grandi aspettative. Se andate contro i loro desideri, potete facilmente immaginare che cosa proveranno. Se causate dolore ai vostri genitori, è come se causaste dolore a Swami. Non pregate tutti i giorni



“Tvameva mâtâ cha pitâ tvameva

tvameva bandhus cha sakha tvameva

tvameva vidyâ dravinam tvameva”?



Tu solo sei mia madre e mio padre,

la mia saggezza e la mia ricchezza.



Tra i genitori e Dio non c’è alcuna differenza; rendete quindi felici i vostri genitori. Swami è sempre felice. Installate fermamente tale verità nel vostro cuore: soltanto allora potrete esser considerati “veri studenti”.



La lezione insegnata da Prahlâda

Una volta, Hiranyakashipu chiamò vicino a sé il figlio Prahlâda e gli chiese: “Caro figlio! Ti ho affidato ai guru ed ho chiesto loro di insegnarti cose buone; che cosa ti hanno insegnato?” Prahlâda rispose:





“Padre! I maestri mi hanno insegnato molte cose

e io ho compreso i quattro obbiettivi della vita:

Dharma (la rettitudine), Artha (la ricchezza),

Kâma (il desiderio) e Moksha (la liberazione)2.

Ho studiato tante cose; in effetti

ho compreso la vera essenza dell’educazione.”



Hiranyakashipu fu molto felice della risposta del figlio e gli disse: “Figliolo! Ti prego, spiegami quel segreto dell’istruzione”.

Allora Prahlâda rispose: “Caro padre! Tutto ciò che vediamo e sperimentiamo in questo mondo è irreale e impermanente. Solo la Divinità è reale e vera.” Il padre si arrabbiò, prese il figlio per il collo e lo buttò per terra; poi ordinò ai suoi soldati di gettarlo in mare dicendo: “Un figlio che si prende gioco degli ordini del padre non merita di stare in mia presenza; portatelo via e gettatelo in mare immediatamente”. I demoni portarono quindi Prahlâda in cima ad una rupe e lo spinsero in mare. Perfino allora, Prahlâda continuò a ripetere il Nome “Nârâyana! Nârâyana!”: subito Vishnu emerse dal mare e lo salvò dall’annegamento. Hiranyakashipu si accorse che Prahlâda era ancora vivo e schiumò di rabbia nel vederlo per cui ordinò che venisse gettato nel fuoco ma le fiamme si spensero immediatamente: perfino il fuoco non lo volle distruggere. Qual è il significato profondo di questo episodio? La gente per bene dovrà sempre affrontare problemi causati dalla gente cattiva ma non ne sarà toccata. È solo all’albero carico di frutti che si tirano i sassi; analogamente, la gente per bene dovrà sempre affrontare qualche ostacolo. Tali difficoltà vanno comunque affrontate con coraggio confidando in Dio.



Cari studenti!

Dovete obbedire scrupolosamente agli ordini dei vostri genitori e di Dio. Comportatevi bene e tutto volgerà al meglio per voi, niente potrà distogliervi, nessuna difficoltà turberà la vostra vita. È solo per darvi la possibilità di mettere in pratica tali buoni pensieri che le Dee Durgâ, Lakshmî e Sarasvatî vengono onorate durante queste celebrazioni di Dasara. Durgâ non deve esser vista come una Divinità crudele; ella è la Dea suprema che vi protegge,

Lakshmî è l’incarnazione di ogni ricchezza e Sarasvatî è la Dea della parola. Buoni pensieri, buone parole e buone azioni rappresentano il Tattva ( la Natura) di queste tre Dee. Chi vi insegna cose buone è in verità l’incarnazione della Dea Sarasvatî; chi vi insegna il male è davvero un demonio e la Dea Durgâ distrugge solo tali demoni. Durgâ, Lakshmî e Sarasvatî non sono in effetti diverse da voi, sono ben insediate nel vostro cuore; esse vi esortano a condurre una vita da esseri umani visto che siete tali. Durgâ, Lakshmî e Sarasvatî sono le tre madri dell’essere umano.

Dovreste fare tesoro di queste buone parole nel vostro cuore e metterle in pratica; in tal modo dovete crescete e diventate un esempio per gli altri. Dovreste, con il vostro esempio, annunciare a tutto il mondo che Bhâratîya Vidyâ (la Saggezza degli Indiani) è grande. Nel mondo moderno ci sono molte persone che insegnano cose che conducono sulla cattiva strada; dovete denunciare quel tipo di istruzione e non seguirla. Dovete chiedervi: “Questo aiuterà il mio cuore a diventare più puro o no?” Se pensate che ciò non serva al vostro progresso, dovete abbandonarlo immediatamente. Soltanto quando saprete esaudire la vostra coscienza, la vita diverrà felice, piena di pace e soddisfatta. Fate incessantemente Nâmasmarana.



(Baba ha concluso il Discorso con il bhjajan: “Hari bhajana binâ sukha shânti nahî”)



Prashânti Nilayam, 28 settembre 2006,

Sai Kulwant Hall

Festività di Dasara



(Tratto dal testo inglese pubblicato da: www.sssbpt.org)



Repalle: è il nome telugu del villaggio di Brindavan.
Si tratta dei purushârtha, letteralmente “fini dell’uomo”, intesi nella loro autenticità. Essi consistono nell’acquisizione di Artha (Benessere) per mezzo di Dharma (Rettitudine) e nello sviluppo di Kâma (Desiderio) per Moksha (Liberazione).