DISCORSO DIVINO

I fratelli ideali

20 maggio 2002

Tutte le Sue Forme si manifestarono come Pace,
Tutti i Suoi Nomi si manifestarono fausti e propizi,
Egli è l'Incarnazione dell'Essere, della Consapevolezza,
della Beatitudine e del Non-Dualismo.
Egli è Verità, Bontà e Divina Bellezza.


La forza ed i poteri del Divino sono oltre ogni comprensione, ma oggi criticare la Divinità senza comprendere tutto ciò, è cosa assai diffusa. Uno può lodare, l'altro può sfidare, ma la Divinità rimane sempre la stessa. Il Divino non è svilito dalla critica, né accresciuto dalla lode. Il biasimo e l'esaltazione sono caratteristiche di questo mondo, ma la Divinità non viene toccata né dall'uno, né dall'altra. Chi ambisce notorietà e fama non potrà mai comprendere la Divinità.
Migliaia di studenti sono passati dai portali di quest'università, senza spendere un solo centesimo per la loro istruzione e educazione; ma noi non abbiamo pubblicato o pubblicizzato questo fatto. Io traggo la mia gioia dalla loro gioia, e ne sono contento.

Durante il discorso di ieri abbiamo visto che Bharata non si recò ad Ayodhya, portando con sé i sandali di Rama, ma costruì invece un minuscolo Ashram a Nandi Grama, dove rimase, adorando i Piedi di Loto di Rama. Anche sua moglie, Mandavi, trascorse il suo tempo contemplando il Nome di Rama, e dando così supporto e forza a suo marito.

Rama e Sita vissero nella foresta, mentre Lakshmana era completamente
dedito a servirli. Ben poco si sa, però, di Shatrughna; infatti, nessuno dei testi ne fa menzione.
Gli intellettuali prosperano a migliaia, numerosi sono anche i ricercatori, ma assai pochi sono coloro che indagano nelle complesse e delicate questioni spirituali.

Ai tempi del re Dasharatha, Sumantha, primo ministro del regno, era solito obbedire a tutti gli ordini di Dasharatha per quanto riguardava l'amministrazione. Rama, il legittimo erede al trono, si trovava nella foresta, mentre il secondo erede, Bharata, si era confinato in esilio volontario nel villaggio di Nandi Grama. Allora ad Ayodhya, chi doveva occuparsi
dell'amministrazione?

Qui dobbiamo approfondire la questione. Da mattina a sera fu Shatrughna
che rimase nella capitale e governò il regno, preoccupandosi di tutti i problemi dei cittadini. Di notte poi, fedelmente, riferiva ogni dettaglio a Bharata. Shatrughna, quindi, si occupò di tutti gli aspetti amministrativi del regno. Sebbene abbia fatto tanto, il suo nome non compare mai nella letteratura.

Entrambi i figli di Sumitra s'impegnarono costantemente nel servizio verso i fratelli maggiori, favorendo l'unità; mai ambirono ad acquisire notorietà e fama.
Shatrughna, che era estremamente intelligente, abile e potente, si dedicò totalmente a Bharata ed eseguì tutti i suoi ordini.
Sfortunatamente, nessuno ha mai approfondito le caratteristiche di un
personaggio così nobile.

Per tutti quei lunghi anni, fu Shatrughna che tenne nelle sue abili mani le redini del regno; non distrasse mai Bharata anche quando aveva dei dubbi, perché non voleva disturbare la concentrazione di Bharata che costantemente meditava sul Nome di Rama.

Sumitra aveva già fatto una promessa alle altre due regine: "Kaushalya!
Se tuo figlio diverrà re, mio figlio Lakshmana diventerà il suo assistente personale. Kaikeyi! Se invece Bharata sarà incoronato re, manderò Shatrughna a servirlo. Entrambi i miei figli sono nati per servire e non per acquisire fama o regni". Come furono nobili i due fratelli, Lakshmana e Shatrughna! Senza di loro,
Rama e Bharata non avrebbero potuto ottenere gloria e fama. Essi rimasero sempre vicini ai loro fratelli maggiori, dando loro aiuto e sostegno, e fu tale
collaborazione che permise ai quattro fratelli di rimanere uniti nell'affetto reciproco.

Durante la battaglia di Lanka, quando Lakshmana svenne, Rama gemeva
disperato: "Se ne andassi in cerca, potrei trovare una moglie come Sita, potrei trovare una madre come Kaushalya, ma non riuscirei mai a trovare un fratello come Lakshmana". Rama era pronto a rinunciare a qualsiasi cosa per amore di Lakshmana.

In quell'occasione, Hanuman andò da Rama, il quale gli disse:
"Fratello! Devi venire in mio soccorso in questo momento di bisogno. La tua dedizione e devozione sono ben note, tuttavia, ti prego di farmi un favore: vai a prendere la pianta Sanjivani". Hanuman obbediva sempre agli ordini di Rama e si comportava come uno dei quattro fratelli. Egli prontamente partì, ma incapace di riconoscere la pianta richiesta, sradicò l'intera montagna e la
trasportò sino a Lanka.

Mentre volava su Ayodhya, Bharata lo vide; e poiché riceveva regolari rapporti che nella foresta i demoni causavano difficoltà a Rama, vedendo quella figura gigantesca, pensò che fosse un orco che avesse l'intento di far del male a Rama. Bharata prese allora il suo arco, e scagliò una freccia contro Hanuman, il quale, colpito, precipitò giù insieme con la montagna.

Offrendo i suoi omaggi a Bharata, Hanuman gli disse: "Oh re! Lakshmana
ha perso conoscenza sul campo di battaglia, ed io sto trasportando questa montagna che ha una pianta medicamentosa, detta "Sanjivani", per riportarlo in vita. Non so in quale punto esatto della montagna si trovi tale pianta e, perciò, al fine di eseguire l'ordine di Rama, ho portato con me l'intera montagna".

Bharata fu felice di ricevere queste notizie, mandò a chiamare Kaushalya e le disse: "Madre! Questo messaggero ha notizie di Rama". Le presentò poi Hanuman, il quale le raccontò in dettaglio le notizie sulla guerra. "E' in corso una dura battaglia tra Rama e Ravana, ma fra un giorno o due avrà termine. Lakshmana, però, ha perso conoscenza e queste erbe medicamentose dovrebbero riportarlo in vita".

Anche a Sumitra fu chiesto di andare da Bharata, ma ella non manifestò alcuna ansietà nell'apprendere che Lakshmana era svenuto, anzi disse: "Non mi
preoccupo del benessere di mio figlio; il mio unico timore è che Rama possa incorrere in qualche pericolo. Se mio figlio Lakshmana dovesse morire, manderò l'altro mio figlio, Shatrughna, a servire Rama.
Il mio unico obiettivo è di vedere Rama felice. Dobbiamo fare in modo che nulla possa ostacolare il servizio a Rama. E' con questo intento che ho mandato Lakshmana nella foresta con Rama".

Hanuman informò poi anche Umila, la moglie di Lakshmana, che quest'ultimo era svenuto sul campo di battaglia. Urmila aveva trascorso i quattordici anni dell'esilio del marito, dipingendo la scena dello sposalizio di Rama e Sita. Bharata le si avvicinò ed esclamò: "La vita di Lakshmana è in pericolo, sono senza parole e non so cosa fare!"

Urmila non diede segni di paura, né di preoccupazione, ma semplicemente
osservò: "Il cuore di mio marito è saturo del Nome di Rama; probabilmente, egli sta dormendo sereno, mentre Rama si è accollato tutto il dolore e la sofferenza. Nessun pericolo può sopraffare mio marito, egli sarà sempre al sicuro".

Quello che qui si deve evidenziare è che le mogli dei quattro fratelli erano virtuose e nobili quanto i loro stessi mariti; la felicità e la prosperità dei mariti è
dovuta alle nobili qualità, al buon comportamento, ed alle buone azioni delle mogli. Infatti, il loro nobile carattere fu di grande aiuto e sostegno per i loro mariti.

Dopo aver trasmesso tutte le notizie, Hanuman riprese rapidamente il suo viaggio per raggiungere il campo di battaglia. Dobbiamo considerare che non solo i quattro fratelli divulgarono i più alti ideali in tutto il mondo, ma anche le loro mogli non furono da meno, e si comportarono nello stesso modo.

Mentre Shatrughna governava il regno, sua moglie, Shrutakirti, gli prestò ammirevole supporto, così come fece Mandavi nei confronti di Bharata; esse non aspirarono a nient'altro. Tranne quando, all'alba ed al tramonto, si recavano da madre Kaushalya per ricevere la sua benedizione, non avevano altri impegni. A quei tempi fu davvero una gran fortuna che ci fossero nuore simili, tanto che l'influenza positiva dei loro nobili caratteri può essere rilevata
in tutto il Ramayana.

Per quattordici lunghi anni, Ayodhya godette di pace, prosperità e sicurezza. La Verità era rispettata e si seguiva la rettitudine in ogni angolo del paese, perché l'abile reggenza di Shatrughna garantiva tutto questo. Egli non si concedeva sonno né riposo, prevedendo in anticipo ogni possibile problema. La sua preoccupazione era che ogni minima mancanza nella sua amministrazione portasse cattiva reputazione a Bharata; egli non avrebbe tollerato che un suo
errore potesse intaccare il buon nome di Bharata. Si prendeva cura del regno con impegno, quale dono ricevuto da Rama, di cui eseguiva sempre gli ordini. Shatrughna regnò su Ayodhya con tali nobili sentimenti.

Bharata non ebbe mai un ruolo attivo nell'amministrazione del regno;
semplicemente assentiva ed approvava qualsiasi cosa dicesse Shatrughna. Qual era il motivo di tanta cieca fiducia? Bharata conosceva l'amore disinteressato di Shatrughna, e sapeva inoltre che era molto abile, e non avrebbe mai permesso a nessun nemico di complottare contro Ayodhya. Fedele al suo nome, Shatrughna avrebbe potuto distruggere qualsiasi nemico, e ciò conferì pace duratura ad Ayodhya.

I Principi che gli Indiani di allora seguivano erano:


Sathyam Vada, Dharmam Chara
Dite la Verità, praticate la Rettitudine.


Inoltre pregavano per il benessere del mondo. Essi davano importanza
all'unità tra fratelli.
Nessuno deve avere una cattiva reputazione; tutti devono vivere la propria vita con virtù e dignità.

Un giorno, arrivò un messaggio da Rama, in cui raccontava le enormi difficoltà che i demoni gli stavano procurando; una nota particolare riguardava il terribile duo Khara e Dushana. Khara era un amico di Ravana, il re demone, e si dilettava nel creare problemi a chiunque. Egli aveva anche tentato segretamente di fare del male a Rama, Lakshmana e Sita.

Bharata venne informato di tali sviluppi. Dushana era il comandante in capo dell'esercito di Khara.
Era stata Surpanakha ad instillare veleno nella mente di Khara e Dushana, inducendoli ad attaccare i fratelli. Bharata attendeva, perciò, ansiosamente altre notizie di Rama dai suoi messi, ed esitava a comunicare queste notizie agli anziani. Di solito, notizie simili venivano trasmesse a Sumitra. Ella era una donna veramente grande, sapeva pronunciare sempre parole amorevoli e dava
consigli appropriati; per questo tutti si fidavano di lei.

In quel momento d'ansietà, ella avvicinò Bharata per chiedergliene il motivo. Notate che Bharata non chiamò Kaikeyi. Sumitra lo consolò dicendogli: "Non preoccuparti per Rama. Voi fratelli avete corpi diversi, ma la vostra anima è la stessa. Non cercate differenze tra voi, perché non ce ne sono. Restate uniti in questo frangente ed abbiate coraggio. Rama non subirà alcun male. Egli è il
Divino incarnato, perciò non lasciare spazio ad alcuna preoccupazione."
Così consigliò Bharata, e poi si ritirò.

Sebbene Shatrughna amministrasse il regno per conto di Bharata, non si
sognava neppure di dare al fratello maggiore dei consigli. Shatrughna non rimbeccava mai gli anziani. Se dovete rispondere agli anziani, dovete pensare attentamente prima di parlare. È un grave errore parlare loro come vi pare; simile comportamento vi può procurare del pericolo. Va detta la Verità; va seguita la Rettitudine. Fratelli e sorelle devono vivere in stretta unità, con
comprensione reciproca. Bharata e Shatrughna trascorsero il loro tempo ad Ayodhya in attesa di Rama.

Shrutakirti è un altro nobile personaggio del Ramayana. Ella desiderava
incontrare suo marito di sera, per ascoltare quali fossero i problemi cui doveva far fronte e, possibilmente, per alleggerirgli il fardello, dandogli suggerimenti adeguati. Non pronunciava mai una parola che potesse ferire od offendere gli altri.

Shrutakirti, come dice il nome stesso, ascoltava soltanto cose buone, ed a sua volta, parlava solo del bene e divulgava solo ciò che era piacevole e gradito all'orecchio, promuovendo ciò che era buono e benefico per tutti. Dasharatha aveva delle nuore che erano vere
perle.

Nel poema epico, Rama e Sita sono descritti come i personaggi principali, mentre non è data grande importanza agli altri ruoli. Se Lakshmana, Shatrughna, Urmila, Mandavi e Shrutakirti non ci fossero stati, la gloria di Rama e Sita non avrebbe potuto essere evidenziata.
Rama non poteva vivere neppure un minuto senza Lakshmana al suo fianco, non mangiava se Lakshmana non gli faceva compagnia, e non andava neppure a dormire senza il fratello. Rama mostrò, quindi, al mondo come deve essere l'unità e la coesistenza ideale.
Nei Veda c'è un verso che descrive questo idealismo in modo molto appropriato:

Procediamo insieme, cresciamo insieme,
rimaniamo uniti e condividiamo la conoscenza,
viviamo tutti in armonia ed amicizia, senza dar adito a conflitti.

I quattro fratelli avevano fra loro quest'unità. Oggi, invece, se in una casa ci sono quattro figli, essi prendono quattro direzioni differenti.

Surpanakha, gemente, corse a Lanka da suo fratello Ravana, mentre sanguinava copiosamente dalle ferite inflittele: "Fratello! Ci sono due principi, figli dell'imperatore Dasharatha, che sono responsabili della mia miserabile condizione". Ravana le sottopose allora una domanda molto pertinente: "Sorella! Il naso e le orecchie sono due componenti separati del volto, entrambi non potevano essere tagliati via simultaneamente. Com'è che non sei scappata dopo che il naso ti era stato mutilato? Perché sei rimasta lì, finché ti furono tagliate anche le orecchie? Surpanakha rispose: "Fratello! Non te lo so spiegare. Il momento in cui Lakshmana mi toccò, io sono entrata in trance. Il loro portamento regale ed affascinante mi ha incantato; è come se avessi perso coscienza e fossi rimasta inchiodata sul posto". In tal modo, ella continuò ad elogiare il nobile portamento dei due principi e le loro virtù.

Ci sono parecchi episodi del genere e descrizioni analoghe nel Ramayana. Oggi abbiamo visto quale ruolo importante avesse svolto Shatrughna nel governare così abilmente Ayodhya per ben quattordici anni. Bharata era il vice re, ma solo di nome, perché tutto il lavoro venne svolto interamente da Shatrughna. Soltanto lui si preoccupò di proteggere i confini della Capitale; durante quei
quattordici anni, nessun nemico osò marciare su Ayodhya, e neppure fra i civili ci furono disordini. Inizialmente, si temeva per Ayodhya rimasta senza un re.
Rama aveva dato buoni consigli a Bharata su come governare: "Bharata! Ora sei tu il re. Nostro padre fu un potente imperatore che governò bene il suo regno. Dopo la sua morte, la responsabilità è ora tua. Non rimbeccare nessuno,
non usare parole aspre e dure, e non offendere mai nessuno. Parla sempre dolcemente ed in modo piacevole. Non ci devono essere disordini nel nostro regno". Bharata e Shatrughna ricevettero entrambi questi consigli e li seguirono sinceramente.

Oggi Mariwala ha parlato ampiamente dei risultati conseguiti nel nostro
ospedale. Io suggerisco sempre agli studenti di non pubblicizzare quello che facciamo nell'ospedale. Ci sono parecchie cose straordinarie che stanno succedendo. Un paziente del Nepal aveva il cuore posizionato sul lato destro. I nostri dottori glielo hanno spostato, riportandolo nella sua corretta sede. E' evidente che l'intervento chirurgico è stato particolarmente complesso, pur
tuttavia, è stato eseguito. Ho detto agli studenti che non è necessario divulgare questo fatto, la gente potrebbe poi accusarci di auto-glorificazione. Ho raccomandato loro che il compito primario è quello di rendere tutti felici.
Oggi, Mariwala ha raccontato numerosi episodi che non erano stati riferiti neppure a me.

I ragazzi dell'ospedale dormono al piano terreno, mentre Io sto al primo piano; essi parlano sempre di questioni relative all'ospedale, ed Io continuo a dire loro: "Non ne parlate con nessuno, fate il vostro dovere con sincerità. Offrite ogni possibile comodità a tutti i pazienti che sono ricoverati".

L'altro giorno fui informato che un paziente, per salvargli la vita, aveva bisogno di un'iniezione speciale, il cui costo era di 80.000 Rupie (circa 2.070 Euro)! Mariwala mi chiese se potevano procedere e comperare questo farmaco così costoso. Io risposi che per salvare una vita, si deve spendere qualsiasi somma e che avrei pagato quel prezzo, pur di salvare la vita di quell'uomo.
Immediatamente, un corriere venne mandato a Bangalore per procurare l'iniezione necessaria.

Ci sono parecchi farmaci costosi che devono essere usati nell'ospedale, ma nessuno è al corrente di questi dettagli. Ritengo che non si debba guardare al costo se si vuol salvare una vita. Io consiglio sempre i nostri dottori di continuare a adempiere il loro dovere, e di far di tutto per mantenere i pazienti sani e salvi; infatti, essi non devono essere sottoposti ad alcun disagio.



Brindavan, Whitefield - Bangalore, 20 maggio 2002
CORSO ESTIVO 2002 Sulla Cultura e Spiritualità Indiana