DISCORSO DIVINO

L'Uomo che Dio va cercando

5 marzo 2000

Incarnazioni del Divino Amore,

Per quanto legno di sandalo maciulliate, ne otterrete solo della fragranza; per quanto zucchero di canna frantumiate, ne avrete solo dolcezza; per quanto attizzato sia il fuoco della fucina, l’oro nel crogiolo non potrà essere che puro, nessuna impurità potrà rimanervi; la sua purezza si vedrà anche dalla brillantezza.

Così pure, quand’anche ci fossero tanti dolori da sopportare e sopraggiungessero sofferenze e tormenti, un’anima buona e nobile rimane del tutto in pace e beata, poiché la sua vita è vissuta tra grandi propositi.

Che significa umanità? Significa che non ci si deve far abbattere dalle sofferenze, dalle perdite e dall’ansia, giacché queste non hanno assolutamente niente in comune con il Sé.

Il Sole emana il suo splendore sul mondo intero, dove la gente è impegnata in tante azioni; non importa però quante siano le attività o le preoccupazioni o le gioie provate da ciascuno: il Sole non ne viene toccato.

Allo stesso modo, di qualsiasi tipo siano le bâdha, – i dolori, le ansie, le afflizioni, i tormenti, le torture, le seccature, i dispiaceri o i fastidi – che sperimentiamo nel corpo, nella mente e nei sensi, il Sé non ne viene minimamente intaccato. L’esperienza del dolore riguarda solo i sensi, e tocca solo il campo della mente, del pensiero, della ragione, della logica e della comprensione, ma è del tutto estraneo al Sé.

Dio è alla ricerca di un uomo che abbia quella purezza. Tutte le Scritture del mondo, dalle Upanishad vediche alla Bibbia, non fanno che affermare che "il devoto è alla ricerca di Dio"; ma, in realtà, non c’è bisogno di cercarLo, poiché Dio è l’unico essere che si trova dappertutto. Perché mai dunque cercarLo? Mentre invece è Dio che va in cerca di un autentico, stabile, costante devoto.

Quando una sfera di ferro è rovente, il calore raggiunge il nucleo e, se la tocchiamo, diciamo: "Quella sfera mi ha scottato". In realtà, non è la sfera che brucia, ma lo stesso calore che si trova sia all’interno che in superficie. Così pure, la Terra è sferica, come una palla di ferro, e l’Energia di Dio si sviluppa sia al suo interno che all’esterno. Ci sono delle forze che si sviluppano, ma noi non sappiamo riconoscerle.

La gente dice di avere un mucchio di sofferenze e di preoccupazioni in questo mondo, ma non c’è assolutamente nulla al mondo che dia dolore e nulla che dia gioia: è come la palla di ferro. Eppure il riflesso delle sofferenze e delle gioie che ne risultano sono manifestazioni della coscienza del Sé.

Quindi, qualunque cosa accada, si tratta sempre di un riflesso dell’Âtma, della luce dell’Âtma, di un effetto dell’Âtma, di un prasad dell’Âtma. Tale dev’essere il nostro modo di sentire.

Oggi nel mondo ci sono molte differenze che dividono i popoli: dentro sono in un modo e fuori in un altro. Menti perverse che Dio non vuole: gente che ride invece di piangere e piange invece di ridere. Dio non va in cerca di simili ipocriti, che sono umani solo nella forma fisica, ma hanno un cervello di scimmia. Dio vuole che gli umani si comportino da umani e non da quadrùmani. La mente dell’uomo ospita un’intelligenza sacra e pura; le sue qualità devono dunque esprimersi in sentimenti naturali e puri, non in maniere artificiose.

L’uomo d’oggi sta vivendo un declino morale e anche fisico. Tuttavia, se perde denaro, può rifarsi dalle perdite; se perde la salute, la potrebbe riacquistare; ma, se perde la vita, non può aver più niente. L’umanità, che ha aumentato le sue possibilità di sopravvivenza, deve mettersi in testa di fare il miglior uso della vita. I soldi son serviti a qualcosa quando sono stati spesi, ma il tempo della vita vien meno anche se non lo si usa. Il tempo è tiranno, incombe come una spada di Damocle oscillando sulla testa d’ogni uomo. Dobbiamo quindi prestare la massima attenzione, per evitare che questa spada ci stronchi. Una volta andato, il tempo non torna indietro. Perduta la salute, si può riavere; perduta una fortuna, si può riguadagnare; ma, una volta che si è perso il tempo della vita, non lo si può più riavere indietro.

Incarnazioni dell’amore

Per consacrare il periodo di tempo che ci è concesso di vivere, bisogna dedicarsi a molte buone azioni, poiché queste faranno crescere i buoni sentimenti. L’uomo deve sviluppare in sé sentimenti sacri e divini.

I raggi solari trasformano l’acqua in nuvole che coprono il Sole stesso. Lo stesso accade all’uomo, dal cui cuore partono i raggi dei sentimenti che inquinano le nuvole della sua mente e finiscono per coprire il cuore. Ciò che è uscito dalla fonte, oscura la fonte stessa.

Quindi, ciò che nasce da Dio non può essere che Dio e null’altro. Che cosa c’è all’origine del Creato? Solo la potenza di Dio, il Suo Sankalpa, ossia il Suo Volere, il Suo Piano. Perciò, ogni uomo, essendo uscito da quel Piano, dovrebbe avere sentimenti divini.

La Gloria di Dio, il Divino, è alla base della creazione, la quale prende il nome di Prakriti, Natura, Madre Natura. In ogni uomo, che deriva da questa creazione, dovrebbe sgorgare la naturale disposizione che gli è propria (svabhâva). Nessun sentimento contro natura dovrebbe sorgere in lui.

Il desiderio, la rabbia, l’avarizia, la passione, la gelosia, l’invidia derivano dal cibo che si assumono e dai divertimenti: sono tutte qualità che non sono secondo natura. Voi dite sempre: "Io, io…". Quell’"Io" non è altro che il mantra naturale che si riferisce a "Dio"; infatti, ogni altro mantra prende vita da quell’io primordiale, il solo che può dire Aham brahmasmi, "Io sono Dio".

Il primo nome di Dio in assoluto è "Io"; il secondo è "Sé" (Âtma); il terzo è "è", cioè "Esistenza"; il quarto è "Brahmâ" (il Creatore) e il quinto è "Dio" (Brahman, l’Assoluto). Sono tutti sinonimi di Dio. Volendo comprendere questi nomi nella loro corretta accezione, ci chiediamo quale sia la provenienza della parola "Io". Essa non è che la forma dell’Âtma, la forma di Dio. E noi, di una parola così sacra, abbiamo fatto tante volte un uso così malvagio, invece di servircene nel giusto modo!

Incarnazioni dell’amore

Dobbiamo ben capire in qual modo dobbiamo usare il tempo della nostra vita quotidiana. Non basta dir rosari, fare meditazioni e altre pratiche spirituali; accanto a queste, per completarle, ci dev’essere anche la giusta disposizione d’animo.

Perciò, dal cuore degli uomini dovrebbero sorgere buone qualità, buoni sentimenti, buone azioni pratiche e buoni pensieri. Queste sono le qualità vere della Natura. Se siamo nati dalla Natura, che è sacra, non abbassiamoci in grettezze e miserie che ci allontanano dalla Natura stessa.

Dunque, non passiamo una vita tra finzioni: ciò che abbiamo nel cuore dev’essere anche sulla bocca e ciò che diciamo a parole dev’essere attuato anche nei fatti.

Nei Veda si dice che "Dio dimora dentro e fuori": ecco l’umanità. Lo studio dell’uomo è proprio dell’uomo. In che consiste essere uomo? In questo: dire solo ciò che si ha nel cuore e mettere in opera ciò che si dice. Il vero uomo si distingue da quel modo di comportarsi, e Dio va in cerca di un tale essere umano, non di uno che ha solo le sembianze o i vestiti dell’uomo.

Dio ha benedetto il genere umano destinandogli la facoltà dell’intelletto, o buddhi, affinché per mezzo di esso sappia riconoscere sé stesso. Davvero grandioso e puro è l’intelletto, uno specchio sul cui retro ha steso l’emulsione dell’amore. Non c’è riflesso su uno specchio privo di quella emulsione. Allo stesso modo, Egli ha voluto stendere sul retro del cristallo del nostro intelletto (buddhi) l’amalgama chimico dell’amore. Purtroppo oggi si vedono specchi senza l’amalgama dell’amore; perciò, accade che si veda oltre il vetro invece di vedere il proprio riflesso. È la vostra vera forma che dovreste vedere, ma per vederla, serve quell’emulsione chimica sul retro dello specchio.

Dio vi ha dato lo specchio dell’intelletto per mettervi a disposizione quel riflesso. Però, gli uomini d’oggi non cercano di riconoscere la propria forma nello specchio del loro intelletto. Anzi, usano lo specchio per metterlo di fronte agli altri volti, e così, invece di vedere sé stessi, stanno a guardare gli altri.

Allo stesso modo oggi ci si serve della ragione per ogni altro tipo di ricerca. Ovunque andiate, trovate persone che vi chiedono: "Chi sei? Da dove vieni? Come ti chiami? Dove abiti?". Cercan tutti di chiedere cose di ordine materiale invece di orientare la ricerca su di sé. Smettete dunque di chiedere ripetutamente agli altri "Chi sei?" e incominciate a chiedere a voi stessi "Chi sono io? Chi sono?". Dio vi ha dato l’intelligenza perché osserviate voi stessi, non gli altri.

Il progresso attuale che sta diffondendosi per tutto il mondo ha fatto dimenticare all’uomo la sua propria realtà. Dacché è un bambino fino all’età adulta, l’uomo non fa che addentrarsi sempre più in ricerche terrene. Non si accontenta di ricerche sulla Terra; svolge ricerche anche sul cielo, sulle stelle e sui modi di viaggiare attraverso lo spazio. È penetrato dovunque, tranne che in sé stesso; percorre ormai milioni di chilometri negli spazi siderali, ma non è ancora entrato nel proprio cuore.

È una sorta di perversione dell’uomo che sta sovvertendo tutti i valori e non fa che tradursi in egoismi, interessi, profitti. Così l’uomo vede la propria contraddizione, anziché avere il darshan della sua vera forma.

Incarnazioni dell’amore

Scopo della spiritualità è avere il darshan, la visione della nostra forma autentica, la quale non si esprime solo sul sentiero spirituale, ma deve trovare attuazione innanzitutto nel mondo materiale, fisico, dharmico, nell’ambito dei propri doveri.

Voi cercate di individuare i difetti degli altri, invece di cogliere i vostri. Il giorno in cui cercherete di scoprire i vostri errori, sarà un gran giorno per voi e starete bene. Diventerete degli uomini ideali; sarete dei veri esseri umani.

Chi vi considererà un "essere umano" in questo mondo, se agite come delle scimmie e dei fantasmi? Può darsi che, per dei convenevoli, vi salutino con un rispettoso "namaskar", ma poi vi criticheranno alle vostre spalle in molti modi.

Non siate dunque così. Agite in modo da essere soddisfatti in coscienza, e comportatevi santamente, utilizzando nel giusto modo la divinità che dimora in voi.

Incarnazioni dell’amore

Non dovremmo stare a guardare a tutto quello che succede nel mondo d’oggi, ma dobbiamo impiegare ogni sforzo per la nostra ricerca individuale. Invece di continuare a chiedere: "Chi sei? Chi siete? Chi è quello?", chiediamoci piuttosto "Chi sono io?".

Ieri vi è stata spiegata la natura dei cinque involucri, che nel corpo sono fisici, grossolani. Il corpo procura un sacco di problemi; e nonostante ciò aumenta l’attaccamento ad esso, mentre è in diminuzione l’attaccamento allo Spirito. Ma il corpo senza Spirito non può assolutamente rimanere in vita.

Quindi, dobbiamo prestare molta attenzione e in molti modi per far sì che, giorno dopo giorno, l’attaccamento al corpo diminuisca. I desideri, anche quelli malvagi, continueranno a crescere con il crescere dell’attaccamento.

Gli involucri del Prâna, della Mente e dell’Intelletto formano il Corpo Sottile. Lo chiamano anche Taijasa. Da dove spunta questo nome? Esso è dovuto allo splendore che l’antahkarana, la consapevolezza interiore, emana quando entra in rapporto coi sensi.

Dobbiamo dunque far sì che i sentimenti interiori manifestino il Divino. Per quanti piaceri i sensi possano dare e per quanto vi si possa prender parte, essi di tanto in tanto non daranno che una gioia temporanea, che non durerà per sempre.

E tuttavia, accanto ai piaceri che il mondo offre, dobbiamo sviluppare anche dei sentimenti interiori. Una visione priva di sentimenti interiori è da animali, materialistica e non fa che trasformarci in bestie. Siamo, sì, attratti da un’ottica materialistica, noi desideriamo le cose materiali, ma in questo non c’è nulla di autenticamente umano. Vale a dire che è proprio dell’uomo imparare ad essere uomo.

Dovete purificare per quanto vi è possibile i sentimenti interiori, in modo da sviluppare un’intelligenza pura, stabile e proiettata sull’altro. Allora saprete amare tutti; allora avrete fiducia in tutti.

L’uomo d’oggi, però, non ha fiducia in sé, ma la pretende dagli altri. E questo è il primo sbaglio che fa. Egli deve innanzitutto e soprattutto avere fiducia in sé stesso; tale fiducia si chiama Âtma-vishvâsam, perché aver fiducia in sé stessi equivale ad aver fede nel Sé. Solo se alla base c’è la fiducia in sé stessi, si può sviluppare e la fiducia nel Sé (Âtma) e la Beatitudine del Sé. La fiducia in sé costituisce le fondamenta; il sacrificio di sé sono i muri; la soddisfazione di sé è il tetto, e la realizzazione del Sé è la vita che si svolge dentro l’edificio. Quindi, in tutti questi quattro stadi, l’io, dopo che se ne è compresa la natura, va rimosso a beneficio del Sé, che non va confuso con la parte fisica, ma è al di sopra di tutto il nome di Dio.

È basandosi su questo principio che i Veda dichiarano Aham brahmasmi, "Io sono Dio". L’essere è il Brahman; il Sé è il Brahman; Dio è il Brahman. Ma che cosa significa Brahman? L’immensità è Brahman: ovunque si volga lo sguardo, Egli è dappertutto. Questo è quanto dobbiamo capire sopra ogni cosa.

Incarnazioni dell’amore

Solo dopo aver effuso l’emulsione dell’amore da una parte del nostro specchio, potremo vedervi facilmente il nostro riflesso. Attualmente si è solo posto davanti lo specchio dell’intelletto, ma senza stenderci sopra l’amalgama dell’amore. E allora vi si possono vedere attraverso solo gli oggetti che stanno di là dello specchio, ma non sé stessi. Così voi vedete i difetti degli altri, ma non sapete vedere i vostri.

Non serve neppure vedere il bene negli altri; è in voi che lo dovete sviluppare, siete voi che dovete essere puri. Non odiate alcuno, giacché Dio "ha mille piedi, mille mani, mille teste, mille orecchie… Egli è in tutto", come dicono le Scritture. Dio si trova in tutti gli esseri, in tutti gli esseri viventi c’è il Divino. Se volete comprendere la natura del Signore, dovete innanzitutto e soprattutto saper vedere i vostri sbagli.

Incarnazioni dell’amore

Nella situazione attuale dobbiamo per prima cosa adoperarci per avere larghe vedute. Occorre frenare quanto più è possibile i sentimenti gretti e individualistici e mettere da parte ogni egoismo e interesse personale. Dobbiamo abituarci ad avere una certa ampiezza di vedute.

Un occhio, grande quanto un pollice, è in grado di vedere l’immensità del firmamento, può riconoscere oggetti tanto lontani. E voi, che avete la possibilità di osservarvi interiormente, non sapete veder nulla. Allargate la vostra visuale. Siate di mente aperta, aperta, aperta!

C’è tuttavia della gente, anche straniera, la quale dice che bisogna avere un cuore grande. Un cuore che si fa grande, diventa un cuore dilatato; è un cuore che operano i chirurghi, ma non Dio. In una persona dalla mentalità aperta, dal cuore grande, nasceranno sentimenti nobili. È di queste persone che abbiam bisogno.

Studenti, siete nati in questo vasto mondo e state vivendo in un immenso oceano; perciò, dovete nutrire sentimenti di grande apertura. Non si addicono grettezze e piccinerie a chi è nato nell’immensità di questo mondo.

Dovunque vi guardiate attorno, c’è sempre qualcuno che sta a guardare se gli altri sbagliano. È un grosso errore. Gli altri avranno, sì, dei difetti, ma voi che bisogno avete di vederli? Notate invece i loro buoni sentimenti.

Voi tutti diverrete membri dell’unica famiglia del mondo. Siete tutti una sola famiglia: uomini fratelli con un Dio che vi è padre. Tutti saranno allora fratelli. Sviluppate dunque il sentimento della fraternità, poiché siete tutti porzioni di Dio. "Tutti siete parti del Divino nell’Universo".

Se dunque è venuta a formarsi una tale creazione, ci dev’essere un Direttore. Quel Direttore è Dio. Gli occhi non possono vedere quella Divinità, le orecchie non la possono udire, il pensiero non può comprenderla; tuttavia il Divino può essere compreso dalla mente (grazie alla sua natura sottile, NdR), e questa comprensione è essenziale affinché tutto si sistemi con chiarezza. Una volta compreso che siete tutti riflessi del Divino, scompare ogni odio, gelosia o egoismo nei confronti di chiunque.

Incarnazioni dell’amore

La prima cosa a cui dovete mirare è avere un’indole d’amore. L’amore è Dio: vivete nell’amore, poiché quella soltanto è la vostra vita e niente è più elevato dell’amore.

Se qualcuno vi chiede dov’è Dio, rispondetegli: "Egli è in ogni cosa". E se vi chiedono che aspetto ha, rispondete: "Ha l’aspetto dell’amore".

Perciò, dobbiamo far sì che quella forma d’amore sia compresa da tutti, dobbiamo cercare di manifestarla e incominciare a diffonderla. Non basta proprio pronunciare la parola "amore, amore, amore", ma dovete innanzitutto esprimerla in concreto, e allora avremo giustamente per tutti rispetto, stima, e umanità.

Studenti, voi siete giovani. C’è tanta energia nella vostra giovinezza, tanta quanta ce n’è nella Terra: è come la sua forza gravitazionale. In voi c’è la potenza dell’energia elettrica; ma, pur avendo ogni possibilità, ogni potenzialità, vi comportate come dei deboli. Come siete fragili! Ogni volta che nel Paese si verificano sciagure, dovete accorrere là dove serve il vostro aiuto. Non siate insensibili pensando: "Chi li conosce quelli?" o "Perché proprio io?"; non lasciatevi dominare dal senso del "mio" o del "tuo". Considerate tutti come un "mio". Intensificate il vostro senso di unità, decidendo di partecipare alle attività di servizio sociale.

La società è un’importante compagine della Natura: una mano qui, una là, un naso, degli occhi, uno stomaco, i piedi,… tutti insieme fanno un unico corpo. A chi appartiene dunque ciascun membro? Alla società. E la società di quale corpo è membro? Del genere umano. E il genere umano di chi è membro? Della Natura, o Prakriti. E Prakriti? La Natura è membro del Supremo Spirito, il Paramâtma. La Natura quindi è il Corpo di Dio.

Se pensassimo in questi termini, ameremmo la Natura, avremmo fede in essa e ci metteremmo al suo servizio. Solo così si santifica una degna vita umana.

Tutte le membra sono in relazione col corpo, il quale non ha relazione con sé stesso, bensì con la società. Il corpo, dunque, serve alla società. Il lavoro va fatto con tutte le membra; dobbiamo saper individuare ciò che è utile, ciò che è meglio e ciò che serve a ciascun individuo, per poi agire di conseguenza. Così si fa del vero servizio alla società.

C’è molta gente oggi che dice di far servizio sociale. Vanno nei villaggi a spazzare, pulire, tinteggiare i templi. Dovremmo accontentarci di ciò? Oh, no! Quello non è per niente servizio! Quello è un dovere. Sono cose che si suppone debbano essere fatte.

Allora, in che consiste il vero sevâ? Perché la gente di quei villaggi non è tranquilla? Quali sono i disagi che deve affrontare? Di che cosa hanno bisogno quelle persone? Secondo le nostre capacità e forze, dobbiamo adoperarci per provvedere alle loro necessità.

Oramai l’estate è alle porte. In ogni villaggio viene a mancare l’acqua potabile. L’acqua è un elemento essenziale alla vita. In una situazione del genere, dovremmo recarci là e, secondo le nostre possibilità, trivellare il terreno per fare un pozzo, oppure trasportare acqua dal fiume e cercare di farla avere a quella gente.

Solo quando ci si applica a lavori utili e si procurano cose che servono alla gente si può dire di far del vero sevâ. Ma anche in questo caso, non dovreste pensare che state facendo del servizio. Se pensate di essere protagonisti di un’opera di servizio, il vostro ego crescerà. No; non pensate "Lo sto facendo per la mia gente", poiché siamo tutti uomini, apparteniamo tutti alla medesima casta dell’umanità, abbiamo un’unica religione, un’unica lingua. Questi siano i sentimenti che stimolano il vostro sevâ; questo è il vero servizio.

In questo modo, dobbiamo contribuire al servizio del popolo per renderci utili alla società; così santifichiamo gli studi compiuti e la conoscenza ottenuta. Tutti gli studi fatti non servono solo per andare all’estero a guadagnar soldi. Questo sistema è indice d’una grande debolezza dei nostri indiani, che, dopo aver ottenuto il titolo di ingegnere o di dottore, pensano subito al passaporto. Dovreste guardare alle malattie e ai disagi della vostra gente, del vostro villaggio. Se non sapete che cosa fare per proteggere il vostro villaggio, che cos’è che vi fa andare in nazioni straniere? Il denaro, non certo la virtù (applausi). Il vero guadagno è la virtù.

Anche Râma disse, come si afferma nel Veda: "La madre e la madrepatria sono al di sopra dei Cieli. Mi han fatto nascere; perciò sono per me più importanti del paradiso".

Voi continuate a ripetere: "Râma, Râma, Râma,…", ma in quali delle opere che Râma fece Lo imitate? Egli rinunciò al trono, obbedì al padre e si fece quattordici anni di esilio nella foresta. Quelli sono gli atti che dobbiamo considerare importanti.

Corpo, intelligenza, mente, sentimenti, coscienza, sono tutte cose che papà e mamma ci hanno dato come prasad. Il cervello, la ricchezza, il sangue, il cibo, son tutte cose che avete avuto in dono dai vostri genitori. Perciò, poiché avete studiato, dovete prima d’ogni altra cosa dimostrare la giusta gratitudine ai vostri genitori. Quello è il vero servizio a Dio e solo allora vi sentirete il cuore in pace. Allora avrete pace, pace, pace. Dove potete ottenerla sennò?

Andate gridando "Pace, pace!"

e intanto tenete da parte la bomba atomica.

Siete andati sulla Luna,

ma non avete raggiunto la pace e la felicità.

Dove volete trovare la pace se tenete fra le mani una bomba? Mantenete la pace nel vostro cuore; gettate via la bomba se volete che la pace si rifletta in voi, poiché la pace è il riflesso dell’essere interiore. Ogni singola cosa che proviene da noi è un riflesso.

Incarnazioni dell’amore

Tanto virtuosi, colti e intelligenti siete, ma l’egoismo che è entrato in voi riduce tutto in cenere. Una piccola quantità di veleno in un recipiente di latte, lo rovinerà totalmente. Dunque, partecipate alle attività di servizio senza covar rancori od odio, ma con amore. Voi avete il potere di rendere grande anche un piccolo gesto. Non avvilitevi con frasi come questa: "Io non son capace di fare gran ché".

Entrate in ogni singolo villaggio e verificate ciò che conviene fare e ciò che non va, prendete nota di ciò che serve, provvedete, mettetevi all’opera. Nel caso non aveste denaro o non aveste forze sufficienti per quel tipo di servizio, unitevi ad altri e lavorate insieme. Non c’è nulla che un gruppo unito non possa fare.

Nell’India d’oggi, ovunque si guardi, si vedono miseria, sofferenze, abbattimento e paura. Per quale ragione? Abbiamo ottenuto l’indipendenza, ma abbiamo infranto l’unità e questa mancanza di unità produce molti dolori. Laddove ci sono quattro fratelli in una casa, ci sono conflitti e lotte reciproche. L’unità è la prima e più importante cosa da acquistare. L’unità è la meta della vita e l’azione ne è la principale causa. L’unità deve prendere forma nell’attività. Solo allora la conoscenza acquisita con lo studio sarà santificata.

Hai realizzato la tua ambizione e sei stato promosso a pieni voti al Dottorato in Lettere, in Economia e Commercio, in Ingegneria, in Tecnologia; poi vai all’estero. Mendicando all’estero, ti sei ridotto a mendicante in patria. Certamente è meglio cercar l’elemosina a casa tua, nella tua nazione, piuttosto che andare a questuare in altre? (applausi) A forza di mendicare all’estero, ti sei indebolito, e hai infiacchito la tua stessa nazione. Cerca l’elemosina nella tua patria e pensa al benessere della tua nazione.

Per quanto brutta sia una madre, è sempre tua madre e tu la chiami "mamma". Ora, se un’altra donna è bella, affascinante, serena e piena di risorse, la chiamerai "mamma"? Certo che no! Non accadrà mai. Anche se brutta, tua madre è sempre tua madre; è colei che ti ha dato la vita, ti ha nutrito, allevato e protetto, crescendoti amorevolmente fino a quest’età.

Voi ritenete che la nazione sia povera, ed è un difetto questo che trasmettete anche ai vostri figli. Il popolo indiano non è affatto povero. I Veda hanno proclamato che "quello che non si trova in India non si trova da nessun’altra parte".

In India si possono trovare tutte le forze. Questa è una terra di sacrificio, una terra di yoga, una terra d’azione. Oggi stiamo purtroppo cercando di trasformare una nazione come questa in una terra di bhoga, di piaceri mondani (applausi). Da bhoga può venire solo roga: dal piacere deriva solo la malattia.

Se offriamo ogni cosa con spirito di sacrificio e di rinuncia (tyâga) giungiamo a destinazione. Dobbiamo rimboccarci le maniche e lavorare a pieno ritmo. Dove pensate di trovare un uomo più nobile di quello che ha le mani piene di lavoro e la mente ricca di buoni sentimenti? Quello è un autentico essere umano! Perciò, Dio va in cerca di un vero essere umano; non sono solo gli uomini che cercano Dio, giacché dovunque si volga lo sguardo, c’è sempre Dio. Allora, non è necessario mettersi alla ricerca di Dio. Non cercare Dio; cerca piuttosto di essere una persona buona.

Abbiamo bisogno di gente buona, non di gente importante. Come ci hanno ridotto il mondo attuale i grandi della terra? Studenti, non guardate ai "perché", ma comprendete bene il "ciò che è". Qual è la causa principale di tutte le sofferenze, le perdite e le miserie della nostra nazione d’oggi? I primi responsabili sono le persone colte! Costoro, infatti, anziché provvedere al miglior sostegno del Paese, tengono per sé l’istruzione ricevuta, utilizzandola a scopi personali ed egoistici. Con tutti i grandi intellettuali che ci sono nella nostra India, com’è finito nell’attuale situazione il Paese? Ce l’hanno trascinato loro, usando male il patrimonio culturale avuto con l’istruzione. Se trasparisse purezza dalle loro intenzioni, quanto migliorerebbe la nazione!

Quindi, sono proprio gli studiosi e i dotti ad aver procurato tanto danno al Paese. Quando sarete tutti uniti per seguire il comune benessere del popolo, la nazione progredirà.

La gente istruita mette a disposizione delle nazioni straniere intelligenza e raziocinio per diecimila rupie, ma fanno un lavoro che non ne vale nemmeno dieci. Una grossa perdita per il nostro Paese! Voi lavorate, e il vostro lavoro vale diecimila rupie al mese? Non proprio; piuttosto dieci rupie! Però, quando andate all’estero, fate tutto il lavoro che vi viene chiesto. Anzi, se avete tempo, fate anche gli straordinari. Alcuni proseguono a lavorare la notte. Se dunque siete disposti a lavorare con tanta sollecitudine all’estero, perché non fate altrettanto qui, nella vostra stessa patria?

Dovremmo diffondere la qualità dell’amore, la qualità della divinità; dovremmo avere sentimenti più generosi e compiere il lavoro proprio della nostra nazione. Questa è vera devozione, non quella del riempire la pûjâ di foto. Al più, quelle saranno delle buone azioni. Abbiate in voi buoni sentimenti, perché senza buoni sentimenti non ci sono nemmeno buone azioni.

Incarnazioni dell’amore

La quintessenza e la ricchezza di Shivarâtrî consiste nello Shiva-mangalam, ossia nei felici auspici di Shiva, e ciò vuol dire che dobbiamo passare la vita in sentimenti sacri. Voi cantate tutta la notte: i bhajan vi riempiono di gioia, ma è la gioia dell’ascolto, non la gioia del cuore, quella spirituale. Insieme alla felicità derivata dal canto dev’esserci anche la felicità del cuore; altrimenti è come se ci fossero due poli opposti e stridenti, uno positivo e uno negativo.

A che servirebbero le azioni esteriori buone, positive, se poi trattenete nel cuore pensieri negativi, cattivi? Mettete per prima cosa da parte i pensieri negativi e tenetevi in mente quelli positivi. Allora miglioreranno anche il mondo, la società, la vostra famiglia, il villaggio, e migliorerete voi stessi. Quindi, dall’individuo alla società, dalla società alla nazione, dobbiamo estendere il servizio sociale.

Non date adito a discriminazioni nel campo del servizio, sostenendo un gruppo di volontariato piuttosto che un altro. Sia benvenuta qualunque organizzazione di servizio, e voi fatene parte. L’obbiettivo comune è servire. Sacrificatevi, abbiate in voi sacri sentimenti e pensate al vostro Divino Sé interiore. Così santificherete la vostra vita.

Molti, dopo aver completato gli studi, vanno all’estero, perdendo un sacco di tempo e affrontando molte tribolazioni prima di ottenere un lavoro appropriato. Poi, lamentandosi che non hanno avuto il lavoro, criticano in tante maniere il governo. Ma anche il governo che cosa può farci? A quanti può dar lavoro? Come può farcela a dar lavoro a tutti?

Quelli che hanno già un lavoro si aspettano un aumento di salario, ma quelli che governano non dispongono di denaro per risolvere il problema. Non arrivano abbastanza entrate. Se si aumenta la pressione fiscale, tutta la gente impreca contro il governo e lo deplora; ma, se mancano le tasse, come fa il governo ad assicurare protezione al popolo? Anche da parte vostra, dunque, ci sia comprensione per tutto ciò.

Molti tra coloro che lavorano in scuole esterne – non è il caso nostro – gridano all’aumento del loro stipendio e alla riduzione delle tasse scolastiche, sanitarie e d’esami. Gli insegnanti esigono l’adeguamento della scala mobile e una perequazione di stipendio. Come potete aspettarvi che lo Stato li paghi? Dove andrà a prendere i soldi che deve dare al popolo se non dal popolo stesso? Perciò, se la gente non paga le tasse, non sarà possibile che i vostri stipendi aumentino, né che i vostri figli studino.

Allargate il campo della vostra visuale; non è una buona idea esercitare delle pressioni sul governo. Da dove preleverà i soldi lo Stato? Dal popolo, no? Quindi, assalire di critiche il governo è sbagliatissimo. L’intelligente, il perspicace se ne renderà ben conto. Son solo i corti di giudizio e i gretti di mente che criticano lo Stato. Non criticate né accusate alcuno.

Criticare gli altri è il più grave peccato.

Non dobbiamo assediare nessuno di critiche. Se criticate, sarete a vostra volta criticati. È forse questo lo scopo della vostra educazione?

Perché criticare per poi essere criticati? Non è un bene. Su ogni cosa osserviamo il silenzio. Non rispondiamo nemmeno. Facciamo delle buone azioni e sviluppiamo un buon cuore. Ecco che cosa dobbiamo fare.

Incarnazioni dell’amore

Oggi lavate il vostro cuore, pulitelo, riempitelo di sentimenti puri, incamminatevi per il sentiero divino e intraprendete azioni buone. Con le mani, fate buone azioni; nel cuore, tenete il nome di Dio.

Râma nel cuore e mano al lavoro.

Se hai devozione, conservala nel cuore; ma in società rimboccati le maniche e mettiti al lavoro. Dio ti darà ogni aiuto.

Ecco qui dei fiori, un ago e del filo. Non è una ghirlanda, ma ci dev’essere qualcuno che la fa. Ci dev’essere un proprietario, il padrone.

Lampada, olio e stoppino fanno accendere il lumicino? Ci dev’essere qualcuno che l’accende, no?

Qui c’è la scienza e qui l’intelligenza. Ma entrambe fanno il dotto? No. Ci vuole un maestro che insegna.

C’è dell’oro e degli ornamenti, ma l’oro da solo può essere un gioiello? No. Ci vuole l’orafo.

Similmente, voi avete un corpo, una mente, un intelletto, una coscienza: per metterle insieme e coordinarle, ci dev’essere un maestro, e quel Maestro è solo l’Âtma, il Sé.

Segui la tua coscienza, non il corpo o la mente. La mente è come una scimmia pazza e il corpo è come una bollicina d’aria nell’acqua. Non seguire la mente; non seguire il corpo. Segui la coscienza.

Seguila; quando senti che l’idea è buona, attuala. Non servono testimoni, non bisogna dipendere da nessun altro. Quando il sentiero scelto è quello della verità, la nazione progredirà. L’antica cultura dell’India ha preso contatto con molte nazioni insegnando loro molte verità eterne. Ciò ha contribuito a crearle un buon nome che si è mantenuto nei millenni.

Tuttavia, gli Indiani odierni stanno modificando la cultura indiana e, incuranti del grave danno, ne fanno scempio. Non esiste un’altra cultura al mondo che sia simile a quella indiana. E non ve lo dico senza cognizione di causa.

Non c’è nazione che abbia una cultura antica quanto la nostra e, mentre le altre nazioni hanno una cultura oggi e un’altra domani, la civiltà di Bharat (samskriti) è sempre la stessa, eterna, vera, pura, disinteressata. Questo è il modo con cui dovrebbero crescere gli uomini.

Dobbiamo dunque tenere un solido senso di umanità e accrescere i valori umani. Non dobbiamo pensare solo a ingrandire le proprietà e a rimpinguare le ricchezze. Non pensiamo a fare industrie sempre più grandi. Quante fabbriche in più ci sono oggi! L’atmosfera del pianeta non fa che inquinarsi. Dovremmo invece sviluppare i nostri sentimenti interiori e lavorare entro certi limiti.

Incarnazioni dell’amore

Voi siete versati in molti campi del sapere, avete avuto un’educazione divina e, dopo aver preso i titoli di studio e i ferri del mestiere, ve ne andrete da qui. Ma prima di lasciare Prashânti Nilayam, andate al vostro villaggio e obbedite agli ordini dei vostri genitori; siate loro di aiuto e dedicatevi ai bisogni dei vostri compaesani.

Dovunque andiate, non brigate per avere un impiego statale pensando di non essere adatti a determinati servizi. Mettetevi a servizio della gente: chi serve il popolo, dal popolo sarà protetto. Il che è come dire che "colui che conosce il Brahman, diventa Brahman".

Orbene, se avete raggiunto delle capacità divine, se avete in voi l’Energia di Dio, perché vi comportate come dei deboli, come chi è privo di ogni valore? Si vogliono avere molti amici, soldi e forze fisiche, ma non ci si vuole formare un buon carattere. Che cos’è l’amicizia? "Ciao, ciao". E la forza fisica? Mangiare per esser forti. I soldi? Ammassa, ammassa; ma si vive per questo? Oggi c’è, e domani non ce n’è più. La proprietà è come una nuvola che passa. La ricchezza viene e va, ma la moralità viene e cresce. Quest’ultima dunque sviluppiamo.

Ci vuole rispetto per tutti: a chi ricopre dei posti d’autorità dobbiamo particolare rispetto. Ai vostri genitori dovete rispetto; agli insegnanti dovete fiducia. Tali sentimenti divini dovete nutrire e diverrete persone che nutrono senso umano, e in voi sbocceranno le qualità proprie dell’essere umano.

Ciò che dovete far sbocciare, ciò che dovete propagare e accrescere sono i valori umani. Non serve a niente quel che si è studiato se mancano i valori umani. Di che utilità sarebbe studiare tanto? La vera cultura consiste nel sapersi accontentare.

Nonostante la sua istruzione e la sua intelligenza,

uno stolto non saprà nulla del suo vero Sé

e il malvagio non rinuncerà ai suoi vizi.

L’istruzione odierna ha come unico obbiettivo la disputa,

non porta alla saggezza olistica.

A che serve tanta scienza mondana se non porta all’immortalità?

Se offriremo aiuto, la gente ne avrà da noi un esempio che prenderà a cuore per tutta la vita come un ideale. Quell’ideale non conosce morte; quell’ideale non verrà mai meno; quell’ideale non si dissolverà mai, ma crescerà ogni giorno sempre più. Quello è l’ideale che dobbiamo raggiungere.





Prashânti Nilayam, 5 Marzo 2000.



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