DISCORSO DIVINO

Un premio meritato

4 settembre 1998

(Swami introduce il Suo Discorso con una frase nella lingua del Kerala, che significa: “la Mia benedizione vi accompagni”).

(Swami canta:)

Tutte le forme contengono Gioia.

Tutti i nomi sono portatori di Bontà.

Sat-Chit-Ânanda è Non dualismo,

Verità, Bontà e Bellezza.



Incarnazioni dell’Amore Divino,

in questo mondo, da nessuna parte, si trova pace e felicità. Benché l’uomo sia l’incarnazione stessa della pace, non è capace di trovarla in sé. Benché sia l’incarnazione dell’amore, non giunge a sperimentare quest’amore latente in lui. Sebbene abbia in sé tutte le virtù più sacre, non comprende la Verità e si lascia trasportare dalla corrente della menzogna.

Per sperimentare la Divinità e trovare pace e felicità, non avete bisogno di cercare all’esterno. Basta che comprendiate la vostra vera identità per ottenere la visione del vostro vero Sé.

Che cos’è che fa da schermo tra la Verità e l’essere umano? È soltanto la mente. Le nuvole che si sono formate sotto l’effetto dei raggi solari coprono il Sole stesso, ma, appena si alza un forte vento, tutte le nuvole svaniscono e il Sole appare di nuovo in tutto il suo splendore.

Come le nuvole coprono il Sole, allo stesso modo la mente copre l’Âtma da cui proviene. È la mente che rappresenta l’ostacolo maggiore nella nostra ricerca della Verità. L’uomo d’oggi è incastrato nella sua ignoranza e tenuto lontano dalla pace e dalla felicità.

Incarnazioni dell’Amore Divino,

i poteri divini presenti nell’uomo non esistono in nessun’altra creatura. Allo stato latente, esistono nell’uomo tutte le facoltà più inimmaginabili, ma egli non riesce ad arrivare a conoscere tali poteri. Che cosa potrebbe fare per accedere a questa conoscenza? Quando coltiviamo una vera amicizia con Dio, in noi sbocciano tutti questi poteri.

La Bhagavad Gîtâ descrive Dio con la parola sanscrita Suhrud,(1) che significa: “Colui che è completamente sprovvisto di ego, che non si aspetta nulla in cambio, che non fa mai torto a nessuno e che manifesta incessantemente autentico Amore”. Suhrud è l’unico Amico: è Dio stesso. Al contrario, ogni uomo si aspetta dei ringraziamenti per l’aiuto che dà agli altri.

Dio è l’unico che non si aspetta mai alcuna manifestazione di gratitudine e che tiene al benessere dell’umanità come alla pupilla dei Suoi occhi.

I maggiori tratti negativi del carattere come l’odio, la collera e il desiderio, sono i grandi responsabili di tutte le nostre agitazioni e ci mantengono distanti dalla felicità. Il desiderio è, senza alcun dubbio, il peggior nemico del genere umano.

A questo mondo, il nemico di oggi può diventare l’amico di domani e l’amico di oggi può diventare nostro nemico. Ma, secondo la Bhagavad Gîtâ, il desiderio rimane l’implacabile nemico dell’uomo. È per questo motivo che è assolutamente necessario mantenere i nostri desideri entro certi limiti.

I desideri non solo sono nocivi all’umanità, ma sono deleteri anche per Divinità come Indra(2) e Chandra.(3) Non c’è nessuna speranza di saziare i desideri. È per questo motivo che, nella tradizione antica, i desideri sono paragonati al fuoco e all’oceano. In effetti, avete un bel d’aggiungere combustibile sul fuoco: esso non dirà mai basta!

La Gîtâ ha definito il fuoco analam (questo termine significa “fuoco” e anche “non abbastanza” - N.d.T.); ciò significa che il fuoco non è mai soddisfatto e pretende sempre più. La stessa cosa avviene per ciò che concerne l’oceano: benché riceva una quantità indeterminata di fiumi, che si gettano in esso, non dice mai: “Ora basta!” Esso accetta sempre tutto. È per tale motivo che si paragona il flusso dei desideri al fuoco e all’oceano.

Ai nostri giorni, svariate persone non praticano l’armonizzazione tra pensiero, parola e azione. Questa armonia è esattamente ciò che Io voglio intendere con le parole: “Il vero studio del genere umano consiste nella natura dell’uomo stesso”. Bisognerebbe creare unità fra pensiero, parola e azione. Questa unità si è completamente persa: essa non esiste tra gli esseri umani. L’avversione regna sovrana in tutti i rapporti ed è quella che conduce l’uomo alla rovina. Per sbarazzarsene, è necessario coltivare una profonda amicizia con Dio. Egli è Hridayavâsi, l’Abitatore del Cuore spirituale.

Se qualcuno vi domanda dove abitate, rispondete, ovviamente, che abitate nella tal casa o nel tale albergo; ma né la casa, né l’albergo sono la vostra vera residenza. È Hridaya, il Cuore spirituale, la vostra vera residenza. Noi dimentichiamo il vero Amico che risiede in questo Cuore spirituale. Tutto questo vasto mondo è un grande libro: leggete attentamente questo libro della Natura, perché la Natura è il miglior Maestro. A questo mondo ci sono una quantità di cose da conoscere.

Non potrete conoscere Dio divorando le biblioteche, né passando in rivista tutte le discipline spirituali. La frenetica lettura dei libri non farà che produrre sempre più dubbi. Più siete sviluppati intellettualmente, più in voi si accumulano dubbi. Il mondo intero è un grande libro e Dio è nostro Amico. È coltivando in noi la compassione che praticheremo un’autentica sâdhanâ, la disciplina spirituale.

Quindi, quando la nostra vita si riempie di compassione, quando leggiamo un libro in un’ottica di compassione, allora saremo in grado di vedere Dio, che è l’Incarnazione stessa della compassione. Non è leggendo continuamente libri che sarete in grado di conoscere Dio. A forza di leggere libri, rischiate di diventare un libro! Tutto il contenuto dei libri, pustakam, si intasa nella testa, mastakam.

Incarnazioni dell’Amore Divino,

fin dall’antichità l’India ha avuto a cuore il mantenimento della pace e della sicurezza del mondo intero, diffondendo il messaggio della spiritualità. È per questo motivo che si prega così: Lokâssamastâh sukhino bhavantu, “Possano tutti i mondi vivere in armonia”. Così, voi dovreste pregare per la felicità del mondo e per la gioia di questa nazione. Qualunque cosa facciate, abbiate a cuore di partecipare alla prosperità del paese al quale appartenete.

La pace universale dipende dalla pace sociale, che, a sua volta, dipende dalla pace individuale. Di conseguenza, l’individuo, la società e l’universo sono in stretta relazione: sono interdipendenti. L’uomo di oggi capisce la sua interdipendenza, ma non si preoccupa della società. La pace di ognuno dipende dalla società. Noi non possiamo vivere un solo momento slegati dalla società, perché essa è costituita da un insieme di individui. Non riusciamo, però, a comprendere la struttura sociale. Se si cerca veramente il benessere della società, il mondo intero ne beneficerà.

Ai nostri giorni, si parla molto di pace, ma le nostre azioni sono agli antipodi. Si vive questa esistenza come ciechi. Benché gli esseri umani siano provvisti d’intelligenza, agiscono come ubriaconi. Quale punizione si potrà infliggere a simili individui? A chi è provvisto di intelligenza, ma vive come un folle, la sola cosa da fare è di aprirgli gli occhi; aprirgli l’“occhio dell’amore”. Solo attraverso quell’occhio si può vedere l’universo.

Se non lavoriamo intensamente per il benessere della società, se non ci preoccupiamo del progresso sociale, a che cosa possono servire le preghiere per la pace mondiale? Non servono assolutamente a nulla! Né le ricchezze materiali, né la prosperità conferiranno mai l’autentica felicità.

La gente parla dell’America come di un paese della cuccagna. Forse è vero che questo paese offre abbondanti comodità per la vita fisica, ma a che pro possedere simili comfort se gli uomini non hanno la pace mentale? In America, una persona su tre ha problemi psichici e una su dodici è completamente folle. In America si trovano tutte le comodità della vita fisica; non manca niente, ogni individuo possiede un’auto. In una famiglia di sei persone, ci sono sei automobili! Se mettete tutte quelle auto una sull’altra, la colonna toccherà il cielo! Ci sono tante comodità, ma la pace è assente. Al contrario, gli Indiani sono l’espressione stessa della pace. Magari non possiedono né denaro, né comodità, ma hanno amore per Dio.

(Swami canta:)

Se tutto il tempo che si perde a preoccuparsi dei figli,

a conversare con gli amici, a ricercare i piaceri terreni,

ad accumulare beni materiali, a crearsi una posizione influente,

un nome famoso e una vasta fama,

se anche solo una piccola frazione di quel tempo fosse trascorsa

in contemplazione dei Piedi di Loto del Signore,

si potrebbe, senza dubbio, fuggire dalle porte dell’inferno,

la residenza di Yama (Dio della morte).



Di tutti i pensieri, i più importanti sono quelli relativi a Dio. Ma l’uomo d’oggi soccombe sotto il peso delle preoccupazioni terrene.

(Swami canta:)

Nascita, morte, incarnazione sulla Terra,

vita famigliare, infanzia, vecchiaia, vita quotidiana,

insuccesso, azioni, difficoltà, fortuna, sventura:

ecco le dodici preoccupazioni che sono

le grandi responsabili dell’infelicità umana.

O brava gente! Pensate a Dio e liberatevi dalle preoccupazioni.


Nell’antichità, i sovrani regnavano con giustizia, ma il solo nome dell’imperatore Bali(4) seminava il terrore nelle menti. In realtà, l’imperatore Bali era pieno di compassione; era un ardente devoto di Vishnu e difendeva i princìpi di giustizia e rettitudine. A causa di queste tre qualità insite nella sua natura, Dio l’amava. Infatti, basta che abbiate amore sincero per Vishnu (Dio), perché la devozione è già sufficiente per liberarvi dalla vostra condizione di angoscia. Prahlâda(5) cantava continuamente le lodi del Signore Hari (Vishnu)

(Swami canta:)

Loda il Signore Nârâyana, canta il Nome del Signore Nârâyana.

Nârâyana dissipa l’angoscia dell’esistenza e protegge

dalle influenze nefaste.



Tra le peggiori difficoltà, egli cantava senza sosta il Nome di Nârâyana. Fu gettato dalla vetta di alte montagne, buttato nell’oceano, fatto calpestare da un branco di elefanti selvaggi, fatto morsicare da serpenti velenosi, ma non smise un istante di cantare il dolce Nome del Signore. Così, cantando, Prahlâda non sentì mai il dolore. Dimenticò le sue prove e, a dispetto di tutto, fu in grado di sopravvivere. È soltanto la devozione a Dio che vi farà dimenticare tutti i vostri problemi e vi farà sperimentare la Beatitudine.

Ricordatevi di Sakkubai,(6) la grande devota del Signore Pânduranga (Krishna). Ella cantava senza tregua il Nome del Signore, allo scopo di sopportare le persecuzioni psichiche che le infliggevano suo marito e sua suocera. Fu capace di resistere e si liberò di tutte le difficoltà grazie a quel canto divino.

Anche Gora Kumbhar cantava le lodi del Signore e dimenticò, così, tutte le sue preoccupazioni. È questo il potere segreto del Nome divino! Nelle difficoltà, cantate il Nome del Signore; vi darà tanta gioia e vedrete la Divinità sbocciare in voi. L’uomo d’oggi ha bisogno di conoscere la beatitudine. Dovrebbe essere liberato da ogni angoscia e ottenere lo stato di gioia: ecco il vero obiettivo. Ma, per raggiungerlo, dovrebbe coltivare una relazione di amicizia con Dio.

A questo mondo, è possibile che gli amici non vi manchino, ma tali amici non sanno dire che banalità del tipo: “Buongiorno, come stai? Arrivederci!” e nient’altro! Dio non è di tal fatta.



Dio è sempre con voi, attorno a voi,

sotto e sopra di voi!



Noi soffriamo perché abbiamo dimenticato quel vero, eterno Amico; quell’Amico che è l’incarnazione stessa dell’Amore. Oggi, non si cerca Dio, non Lo si desidera. Tutta l’attenzione dell’uomo è focalizzata sul denaro, la posizione sociale, il potere. È per questo che non siamo felici. Quanto tempo dureranno questo denaro e questo potere? Essi vengono e poi se ne vanno. È ciò che Shankarâchârya sosteneva affermando: “Il denaro, la posizione sociale, il potere, sono temporanei e non durano che lo spazio di un soffio”.

(Swami canta:)

Canta le lodi a Govinda,

canta il Nome del Signore Govinda, o uomo stolto!

Quando verrà il momento della morte

non saranno certo le regole grammaticali

a venirti in aiuto!



Adi Shankarâchârya affermava: “Né la cultura, né la giovinezza, né tutti i beni materiali ti saranno di qualche aiuto quando sarà giunta la tua ora”. Dio è la Realtà ultima: è il solo vero aiuto. Oggi, voi avete completamente dimenticato ciò: riponete fede nel mondo esteriore e questo è il motivo per cui soffrite tanto.



Riponete la vostra fede in Dio

perché Egli è l’unico Salvatore.



Tutto ciò che percepite a occhio nudo non è che verità apparente. Infatti, tutto ciò che non vedete e che è virtuale, vi permette di affrontare le conseguenze delle vostre azioni. Tutto ciò che percepite è pravritti, esteriore; ma esiste una base che sostiene tutto il mondo fenomenico e questa base è nivritti. Le radici dell’albero, che sono nascoste, sostengono il tronco e i rami che si possono invece vedere. Un intero edificio si sostiene su solide fondamenta interrate nel sottosuolo.

Ai nostri giorni, si presta più attenzione alla costruzione esterna e si trascura la solidità delle fondamenta. Se le fondamenta non sono solide, tutto l’edificio crollerà! Voi siete così fieri del vostro corpo fisico! Il corpo è il tempio di Dio. Ma, in realtà, qual è la natura di questo corpo fisico?

(Swami recita una strofa di Shankarâchârya:)

È pieno di scorie e di malattie;

non può attraversare l’oceano dell’esistenza.

Di conseguenza, o mia mente,

non pensare mai che questo corpo sia permanente.

Abbandonati ai Piedi di Loto del Signore!



Quanto resterà ancora in vita questo corpo?

Il corpo è una bolla sulla superficie dell’acqua.

la mente è una scimmia pazza. Non ascoltare il corpo.

Non ascoltare la mente. Ascolta la coscienza!



La Coscienza è il principio dell’Âtma, ma, a dispetto di ciò, l’uomo si lascia soggiogare dai capricci del corpo e della mente e trascura la Coscienza. Senza alcun dubbio, questo soggiorno terreno non può essere vissuto senza l’aiuto del corpo e della mente, ma voi non dovreste attribuir loro un’indebita importanza.

L’imperatore Bali sovrabbondava in prosperità e potere, ma era orgoglioso; egli alimentava in sé il senso dell’ego e del possesso. Anche Arjuna fu afflitto da questi due mali al tempo della guerra del Mahâbhârata. Fin dall’inizio della sua conversazione con Krishna, pronunciò la sillaba Sva, che indica qualcosa di personale (“Io”, “Il mio popolo”, ecc.). È ciò che si chiama moha, attaccamento. Finché l’uomo vive in questa ottica di attaccamento, moha, non può ottenere la liberazione, moksha.

Un certo attaccamento è necessario fintantoché si vive quest’esistenza terrena, ma è importante che l’uomo riesca a comprendere la sua vera natura. Né la vostra cultura, né il vostro lavoro, e neppure la vostra posizione sociale vi seguiranno quando la morte busserà alla vostra porta. Tutte queste cose non sono che nuvole passeggere. Come potete fidarvi di cose tanto evanescenti e continuare a vivere così? Nulla di ciò è permanente.

È per questo che la Gîtâ afferma: Anityam, asukham lokam imam prâpya, bhajasvamâm, “Dato che il mondo è temporaneo e pieno d’angoscia, pensa a Dio senza interruzione!”

In questo mondo evanescente, dove nulla è permanente, dovreste vivere la vostra esistenza focalizzandovi su Dio, colmare il vostro cuore d’Amore e, alla fine, emanciparvi da questo mondo.

Un giorno, l’imperatore Bali fece celebrare un Sarvajit, un rituale che permette di ottenere tutto ciò che si desidera. L’Avatâr Vâmana andò in quel luogo per assistere al rito. L’imperatore Bali lo accolse e gli offrì i suoi omaggi. Vâmana rimase là senza domandare nulla; era infatti intento a elaborare una strategia per domare l’ego di Bali. A questo mondo, la gente prepara dei piani prima di intraprendere qualunque azione, ma il piano divino non è ordinario, perché Dio pensa sempre al futuro e predispone i Suoi piani in rapporto alle necessità.

Vâmana andò poi dall’imperatore Bali e lo pregò di concederGli tre “passi” di terra. (L’Avatâr Vâmana era un nano - N.d.T.). Il precettore di Bali, Shukrâchârya, lo mise in guardia e gli suggerì di non concedere quel dono, perché intimamente sapeva che si trattava di Vâmana e qual’era il vero motivo della Sua visita.

Allora Bali rispose al suo precettore: “Guruji, la mano che dona è sempre situata in alto, mentre la mano che riceve è sempre in basso. Poiché Dio stesso Si presenta a me e mi domanda qualcosa, la Sua mano si metterà sotto la mia. Ciò mi basta!” Anche in questo si possono vedere tracce di ego!

Qual è il senso esoterico dei processi d’inspirazione ed espirazione che si esprimono con il So Ham? Soooo fa entrare l’aria e significa “Quello” (Dio non esprimibile a parole). Haaamm fa uscire l’aria e rappresenta l’“io”, l’ego. Ciò significa, in sostanza, che dobbiamo assorbire Dio in noi e respingere l’ego. È ciò che viene detto Hamsa Gâyatrî, il canto del Cigno Celeste.

Questo processo d’inspirazione ed espirazione ha luogo, in noi, 21.600 volte nell’arco di una giornata. Ciò significa che voi accogliete Dio e respingete il vostro ego per 21.600 volte al giorno! Di questo passo arriverete, molto velocemente, a comprendere chiaramente il principio della Divinità. Finché l’ego la fa da padrone, non potrete essere felici.

Senza dubbio, l’imperatore Bali era un grande devoto di Dio, ma era anche molto egocentrico. L’ego è un grande impedimento alla devozione: è il vostro nemico. Potrete sbarazzarvi dell’ego solo stimolando in voi la serenità, l’umiltà e il coraggio.

(Swami canta:)

Eternità, Verità, Rettitudine,

Pace, Amore, Non violenza.



Queste sei qualità sono presenti in noi. Esse devono soprattutto manifestarsi in ogni guru. Solo possedendole interamente tutte si può essere un vero guru. Invece Shukrâchârya, il precettore di Bali, non aveva queste qualità. Egli poté comprendere, grazie ai suoi poteri, il motivo per cui Dio Si presentava all’imperatore Bali. Dio Si manifestò sulla Terra al fine di distruggere l’ego di Bali e diffondere l’Amore divino su tutto il pianeta. Tuttavia, l’imperatore fu beneficiario di un dono divino: gli fu concesso di poter rendere visita al suo popolo ogni anno in questo periodo. Questo giorno viene celebrato come festa di Onam.



Che si sia imperatore o semplice suddito,

si arriva a Dio solo attraverso l’Amore.



In questa hall del mandir, sono accese numerose lampade. Alcune persone ascoltano attentamente il Discorso; alcune altre si muovono continuamente e altre ancora sonnecchiano. La luce non è toccata dai diversi atteggiamenti degli uomini: essa è un semplice testimone silenzioso. Allo stesso modo, alla luce del giorno, alcuni compiono il male, altri il bene, ma il Sole resta indifferente di fronte alle loro azioni. Le vostre cattive azioni non potranno mai toccare Dio, né le vostre buone azioni renderLo più felice! Siete voi a dover ricevere il frutto delle vostre azioni, buone o cattive. Dio è Jyotirmayî, Dio è Luce. Non ha quindi nulla a che fare con le vostre azioni. Voi siete gli attori, gli sperimentatori dell’esistenza manifesta.



La Divinità è l’eterno testimone


Dio è il Testimone di tutte le cose ed è presente in voi come Coscienza. Ecco perché vi dico spesso di seguire le quattro “F”:

- Follow the Master -Seguite il Maestro.

- Face the devil -Affrontate il demone interiore.

- Fight to the end -Combattete fino in fondo.

- Finish the game -Portate a termine la gara.



Chi è il vostro Maestro? La Coscienza è il Maestro. Se seguite le istruzioni della vostra Coscienza, avrete la forza di affrontare il male. Non abbandonate, però, il campo di battaglia nel bel mezzo del combattimento. Andate fino in fondo a quanto avete intrapreso. È necessario che conduciate il gioco dell’esistenza fino alla sua conclusione. Non potete oggi seguire il sentiero e domani abbandonarlo. È lo sforzo di un’intera vita.

Questa vita è simile a un lungo viaggio, ma, dal momento in cui l’Amore si situa nel vostro cuore, tutte le vostre iniziative andranno a buon fine. Dovreste insegnare questo principio d’Amore ai vostri bambini, fin dalla più tenera età. Non dovreste provare antipatia verso nessuno. Amate sinceramente anche quelli che vi odiano perché, così facendo, provocherete una trasformazione del loro Hridaya, il Cuore spirituale.

Hrd + Dayâ significa “colmo di compassione”. Il vostro cuore dovrebbe, dunque, essere traboccante di compassione. Oggi, la compassione è sparita per lasciar posto alle mode. Il Cuore spirituale non è un divano, né una sedia musicale, destinata a turno a più persone (per il gioco da salotto “delle sedie” - N.d.T.). È una sedia monoposto e, se la moda occupa già tutto lo spazio, dove potrà installarsi la compassione?



la vita è un gioco: giocala!


Quale specie di gioco? Il gioco del Cuore monoposto. Dovremmo soggiornare continuamente in questo Cuore. Dolori e gioie, perdite e profitti, difficoltà e problemi vanno e vengono come nuvole passeggere. Il vero nome del mondo è jagat, che significa “ciò che viene e se ne va”.

In questo mondo, Dio solo è permanente; tutto il resto è transitorio. Noi, però, ci lasciamo affascinare da questo mondo in costante mutamento e dimentichiamo Dio: quindi soffriamo.

Incarnazioni dell’Amore Divino,

Dio non è separato da voi; Egli è in voi, ma Lo tenete a distanza. Il fuoco produce della cenere che finisce per coprire il fuoco stesso. Se soffiate su questa cenere, essa si disperderà e si potrà vedere il fuoco che celava. Allo stesso modo, in voi c’è il fuoco della Divinità, ma è coperto dalla cenere dei desideri terreni. Se soffiate su tali desideri e li respingete lontano, il fuoco divino potrà essere visto.

Per vedere Dio, non avete bisogno di alcuna pratica spirituale: tutto ciò che dovete fare è sbarazzarvi dell’ignoranza. Dio vi è più intimo della vostra stessa madre. La madre fisica può allontanarsi da voi per qualche tempo, ma Dio non vi lascia un solo secondo. Voi, però, prendete le distanze da una tale Madre divina! Ecco in che cosa consiste l’ignoranza che vi opprime! Per emanciparvi, dovreste coltivare l’Amore.

Voi siete Dio.

È questo il fondamentale insegnamento di tutte le religioni. I cristiani, i mussulmani, gli indù, ecc., tutti credono in questa fondamentale Verità. All’inizio della Sua vita pubblica, Gesù Cristo dichiarò: “Io sono il Messaggero di Dio”. C’è sempre una certa distanza fra un Maestro e il suo messaggero. Dopo un po’ di tempo, Cristo affermò: “Io sono il Figlio di Dio”. Qui, la relazione con Dio si era già intensificata. Infine, disse: “Mio Padre e Io siamo Uno”. È questo il sacro messaggio del Vangelo.

Se mettiamo a confronto questo messaggio con la tradizione induista, constatiamo che la stessa cosa è detta in questi termini:



Dvaita Dualismo

Vishistâdvaita Non dualismo qualificato

Advaita Non dualismo



completato da:Turîya, Stato di perfetta unità.

Lo zoroastrismo esprime questi stessi concetti con l’espressione: “Io sono nella Luce, la Luce è in me, io sono la Luce”.

Dovreste conoscere molto chiaramente questa Verità secondo la quale voi siete Dio. Certamente, la vostra forma è quella di un essere umano, ma in realtà voi siete Dio. Voi non siete il corpo, né la mente, né i sensi, né l’intelletto. Voi siete voi, e basta! Quando Io dico: “Questo è il Mio fazzoletto”, ciò significa che il fazzoletto è separato da Me. Allo stesso modo, quando dite: “Il mio corpo”, vuol dire che il vostro corpo è separato da voi.

Ma allora, voi chi siete? A questa domanda risponderete: “Io non sono il corpo, non sono i sensi, né la mente. Io sono l’‘Io Supremo’.Corpo, sensi, mente, intelletto sono vostri strumenti, ma voi siete il padrone. Controllate la vostra mente e siatene il padrone. Possiate comprendere questa Verità e comportarvi di conseguenza. Allora, per voi, non ci sarà più sofferenza. Infatti, di quale tipo di sofferenza poteva risentire Prahlâda? Nulla lo toccava più.

Nei momenti di difficoltà, dovreste pensare sempre più a Dio. Il vostro amore per Dio dovrebbe crescere a vista d’occhio. L’Amore è senza limiti: nessuno può descriverlo, nessuna parola può esprimerlo. Tutto ciò che provate come emozioni è esteriore, terreno. Il vero Amore divino è interiore, è insito nel vostro Cuore spirituale.

L’Amore è Dio, vivete nell’Amore.

L’uomo privo d’amore è simile a un cadavere. Voi siete le incarnazioni dell’Amore divino, siete nati dall’Amore, siete i padroni dell’Amore divino. Se soffrite tanto, è perché quest’Amore non è attivo in voi. È solo il vostro attaccamento al corpo la causa di tutte le vostre sofferenze. Voi pensate che esista solo questo corpo, ma guardatelo! È talmente debole ed evanescente che sembra morire ad ogni istante. La morte può arrivare in ogni momento. Quando morirete? Qualcuno può forse saperlo? Sarà durante l’infanzia, la vecchiaia, o nell’età adulta? Allora, perché attribuite tanta importanza a un corpo di tal fatta?

Per tutto il tempo che siete in vita avete tuttavia il dovere di mantenere questo corpo in buona salute. Il corpo è simile a un carretto che serve per spostarsi da un luogo all’altro. La mente è come il cavallo che tira il carretto. L’uomo d’oggi, però, mette il cavallo dietro al carretto ed è pertanto evidente che il viaggio si farà nella direzione sbagliata. Mettete il cavallo davanti. Ciò significa che dovreste dare maggior importanza alla mente e meno al corpo.

Ma la gente d’oggi nutre continuamente il suo corpo e dimentica di nutrire la mente. Ne deriva che il cavallo diventa sempre più debole e il carretto sempre più faticoso da tirare!

Quale nutrimento riservate alla mente? Quali vitamine le date per rinforzarla? Voi la sottoalimentate. Il cavallo è debole e non riesce a tirare quel peso. Come nutrite il corpo quattro volte al giorno, anche la mente, allo stesso modo, ha bisogno di nutrimento. Il mattino pensate a Dio: è la colazione; la preghiera, la meditazione, il canto al Signore sono la colazione.

Il mantra della Gâyatrî contiene un insegnamento particolare. Comincia con le parole: “Om bhur bhuvah svah...”

- Bhur significa “materializzazione” (il vostro corpo fisico);

- Bhuvah significa “vibrazione” (il Prâna o forza vitale);

- Svah significa “radianza” (Prajnâna, la Coscienza della Verità).

Questi tre aspetti sono presenti in voi. Per trascendere questi tre confini, dovreste cantare le lodi del Signore. Noi dovremmo cantare questo mantra mattino, mezzogiorno e sera, come lo si insegna ai bambini durante la cerimonia dell’Upanayanam.(7) Ai nostri giorni, tutti questi insegnamenti preziosi e sacri vengono messi tra i rifiuti. Nel passato, erano messi saggiamente in pratica, ma ora a loro si preferiscono gli ornamenti artificiali e le mode.



l’autentica felicità si può ottenere

solo mettendo in pratica gli insegnamenti.



Tutti gli sproloqui da podio sono assolutamente inutili. Quei discorsi artificiali sono la conseguenza di una conoscenza libresca. La conoscenza che non viene messa in pratica è vana. Potete soddisfare la vostra fame ripetendo mille volte il nome di un alimento? No! Bisogna che mettiate quel cibo in bocca e che lo mangiate. È la pratica che vi colmerà di gioia. La devozione staccata dalla pratica è un fatto insensato.

Incarnazioni dell’Amore Divino,

se mettete in pratica anche solo uno o due punti dell’insegnamento, conoscerete la pace interiore. Se non c’è unità fra i tre o quattro membri di una famiglia, ci saranno attriti. Allo stesso modo, il vostro corpo è come una grande casa: la famiglia è costituita dall’Âtma, (il padre), dalla mente (la madre) e dall’intelletto (il figlio). L’armonia di questa famiglia si ottiene con l’unità di pensiero, parola e azione.

Se quest’unità fa difetto, in noi tutto sarà in agitazione. Dovremmo fare tutto il possibile per integrare questi tre elementi. Cantate costantemente il Nome del Signore, qualunque Nome vi attragga in modo particolare. Ripetete a voi stessi: “Io sono Dio, io sono Dio...”

Allora, a forza di ripetervi che siete Dio, Lo diverrete, perché noi siamo ciò che pensiamo.

Infatti, i Veda dichiarano: Brahmavid brahmaiva bhavati: “Attraverso la conoscenza del Brahman, si diventa Brahman stesso”.

Incarnazioni dell’Amore Divino,

tutti hanno devozione, tutti sono sinceri, ma non avete il senso di sacrificio. L’imperatore Bali poté raggiungere la Divinità grazie alla sua devozione e alla forza del suo sacrificio. L’India è il luogo ove sono nati personaggi dotati di un grande senso di sacrificio. Abbiamo l’esempio dell’imperatore Bali, ma anche quello dell’imperatore Shibi.(8)

Un giorno, un piccione, mentre era inseguito da un’aquila, cercò riparo vicino all’imperatore. Shibi gli concesse la sua protezione e lo rassicurò, ma l’aquila gli fece notare che il piccione era la sua legittima preda e pretese che le fosse restituita. Allora l’imperatore le disse: “Mia cara aquila, io ti darò la carne del mio corpo in quantità uguale al peso di questo piccione”. Poi si mise a tagliare lembi della sua carne. Egli fu capace di un tal sacrificio, per difendere un piccolo piccione!

Imperatori di tal sorta erano numerosi in India. Noi dovremmo seguire gli ideali di tali nobili esseri. Fin dall’antichità, l’India è stata il centro di tutte le ricchezze spirituali ed ha diffuso il vangelo della pace, della felicità e della sicurezza in tutto il resto del mondo. Quale tipo di benessere potete ottenere soddisfacendo i vostri desideri temporanei? Uccidete la mente! Questa mente non è che un ammasso di desideri. Fintantoché esiste questa mente, non riuscirete a essere felici. Se voi tirate via uno dopo l’altro tutti i fili di un tessuto, questo, presto, non esisterà più. Allo stesso modo, se eliminate i desideri uno dopo l’altro, la mente cesserà d’esistere.



eno bagagli, maggior comodità,

per un viaggio confortevole.



Per annullare la mente, bisogna sopprimere i desideri. Nel passato, questo esercizio era chiamato tyâga, il sacrificio, ma oggigiorno la gente ne parla mentre è completamente immersa in bhoga, il godimento. È a causa di ciò che noi soffriamo di roga, la malattia! Quindi, in questo paese, ovunque andiate, vedrete roga, le malattie. Per potervi liberare da questi mali, amate sinceramente Dio, in un spirito di sacrificio.



Cominciate la giornata con Amore,

riempitela d’Amore,

trascorretela nell’Amore,

finitela con Amore.

Questo è il sentiero che conduce a Dio.



Incarnazioni dell’Amore Divino,

l’imperatore Bali ha servito il popolo del Kerala e ad esso ha sacrificato tutto, compreso il suo stesso corpo. Ecco perché ancora oggi gode, nel consorzio umano, di una fama invidiabile. La devozione che si trova nel Kerala, non ha uguali. Lo stato del Kerala, in un certo periodo, è stato considerato comunista, ma la popolazione non ha mai smesso di recarsi al tempio. La gente si alza presto al mattino, fa le proprie abluzioni, si applica sulla fronte della pasta di sandalo e poi va ad offrire i suoi omaggi alla Divinità. Non è cambiato nulla del loro fervore.

I partiti politici si formano e si sciolgono, ma il “partito di Hridaya” è permanente. Nell’espressione della nostra fede, dovremmo essere sinceri: un mussulmano dovrebbe essere un vero mussulmano, un cristiano dovrebbe essere un vero cristiano e un indù dovrebbe essere un autentico indù. Che cosa può significare il fatto di portare un’etichetta esteriore, senza avere la convinzione interiore? Se voi non siete ideali musulmani, cristiani, induisti, o buddisti, è perfettamente inutile portarne il nome.

Dovreste, dunque, avere una fede totale nella vostra confessione religiosa. Quella è la vera devozione. È la vera bhakti, devozione, che conduce alla vera mukti, liberazione.

Per ottenere tale liberazione, praticate i seguenti princìpi:

- Dimenticate tutto il male che vi è stato fatto.

- Dimenticate tutto il bene che avete fatto agli altri.

Allora il vostro cuore conoscerà la pace.

Se qualcuno vi ha fatto del male, non covate alcuna vendetta nei suoi confronti. Se qualcuno ha ferito la vostra sensibilità, il miglior atteggiamento è dimenticare l’accaduto e perdonare la persona. Il perdono è estremamente importante: esso è Verità, è Dharma, è Veda, è Non violenza; esso è il paradiso stesso. Il perdono è essenziale in tutti i mondi. Quindi, coltivate questo dono del perdono. È un dono sacro. Riuscirete a perdonare completamente gli altri solo intensificando il vostro amore per Dio!



(Swami conclude il Suo Discorso cantando: Prema mudita manase kaho e Subramanyam, Subramanyam)



Prashânti Nilayam, 4 settembre 1998.

Festa di Onam

Versione integrale







Note:

La festività di Onam, nello Stato del Kerala, viene celebrata ogni anno per una settimana. Devoti di quella regione affluiscono in grande numero a Prashânti Nilayam, per celebrare la festa ai Piedi di Loto del Bhagavan Shrî Sathya Sai Baba.

1. Parola composta da Su = supremo e Hrudaya (o Hridaya) = Cuore spirituale. Significa quindi amore, anima, essenza di tutte le cose.

2. Dio del cielo, personificazione dell’atmosfera. È anche il Dio del piano mentale, delle idee, dei festeggiamenti. La sua luce è solare e i Veda parlano della cattura dei suoi raggi, simboleggiati dalle vacche, nascoste nella caverna dai Pani (popolo di demoni ladri). Indra è citato molto frequentemente nei Purâna, dove assume una grande varietà di ruoli e personificazioni.

3. Divinità rappresentante il ciclo lunare.

4. Re indiano di Mahâbalipuram, nipote di Prahlâda. Sebbene buono e virtuoso, aveva un orgoglio smisurato. Superò Indra attraverso la sottomissione e la pratica della penitenza. Umiliò ugualmente altre divinità ed estese il suo reame ai tre mondi, il Cielo, la Terra e il mondo inferiore. Gli Dei implorarono l’aiuto di Vishnu, che si presentò a Bali con la forma di un nano, l’Avatâr Vâmana. Il nano domandò a Bali di concederGli tre passi di terra. Con il primo passo Egli coprì tutto il Cielo, con il secondo la Terra e con il terzo schiacciò l’ego di Bali.

5. Figlio del demone Hiranyakashipu. Fu perseguitato da suo padre, fin dalla tenera età, a causa dell’intensa devozione che sentiva per Vishnu.

6. Ardente fedele di Krishna-Pânduranga. Sposata molto giovane ad un uomo violento, passò una vita di supplizi a causa dei tormenti che le affliggevano suo marito e sua suocera, ma il suo amore per Krishna era talmente intenso che Egli stesso assunse la forma di Sakkubai e Si occupò degli affari della casa mentre ella si recava in pellegrinaggio a Pandaripuram. Là, ella si fuse con il suo Beneamato.

7. Cerimonia indù nel corso della quale il sacro cordone viene consegnato a un figlio di Bramano, ufficializzando, così, la sua definitiva ammissione nella casta dei Bramani. Il ragazzo fa il giuramento di rispettare i princìpi di purezza, sincerità e controllo di sé. Viene allora iniziato al Gâyatrî mantra e autorizzato a praticare la preghiera rituale.

8. Imperatore la cui carità e devozione sono cantate nel Mahâbhârata. La storia narra che egli aveva messo il piccione su un piatto della bilancia e sull’altro lembi della sua carne. Il piccione, però, era sempre più pesante di ciò che l’imperatore metteva. A un certo punto, Shibi mise sulla bilancia tutto il corpo, come contrappeso al piccione e, poiché questi aveva assunto dimensioni gigantesche, l’aquila s’involò impaurita.