DISCORSO DIVINO

Fede, amore, grazia

25 aprile 1998

Swami canta:

Si può diventare esperti in tutte le discipline del sapere e riportare la vittoria su tutti gli avversari in tutte le gare oratorie; si può mostrare la propria bravura ed il proprio coraggio sul campo di battaglia ed essere vittoriosi su tutti i nemici; se si è nati prìncipi, si può governare un reame; si possono contare una ad una tutte le stelle del firmamento; si possono elencare i nomi di tutte le specie viventi in questo mondo; si possono padroneggiare le otto forme di conoscenza; si può anche giungere sulla Luna.
Tutto ciò è certamente possibile; ma governare il proprio corpo e i propri sensi, controllare la propria mente, orientarla verso l'interiore e rimanere in uno stato di beatitudine è impossibile!


Incarnazione dell'Amore Divino,
in questo mondo moderno, ognuno s'accanisce a perseguire un sentiero spirituale per conquistare la pace. La pace non si ottiene seguendo delle discipline spirituali; non si ottiene nemmeno con studi e ricerche intellettuali; non si ottiene occupando posizioni in vista nella società.
Voi non potrete ricevere la pace se non attraverso la Grazia divina.

Benché l'uomo d'oggi sia fortemente desideroso di raggiungere la pace, trova numerosi ostacoli sul suo cammino. Chi viaggia in treno conosce bene il detto: "Meno bagagli per maggior comodità e per un viaggio confortevole".
Nell'uomo contemporaneo, i desideri sono diventati infiniti, senza limite. A causa di quei desideri eccessivi, l'uomo ha perso la sua posizione di prestigio e si è allontanato dalla sua meta diventando completamente folle.

La prima cosa che l'uomo dovrebbe dunque fare è di fissare un tetto ai suoi desideri. Quando i nostri desideri sono mantenuti nei giusti limiti, possiamo godere di una certa pace. L'uomo dovrebbe esercitarsi a controllare attentamente i suoi desideri e diventare il beneficiario della Grazia divina.

Nella vita attuale noi passiamo attraverso lodi e biasimi, esaltazioni e depressioni, insulti e vergogna. L'uomo si sente depresso e frustrato sotto l'effetto dei giudizi e delle critiche. Sentirsi esaltato dalle lodi e abbattuto per i biasimi è un segno di debolezza. Voi non potete controllare queste diversità d'umore attraverso la semplice acquisizione della conoscenza.

Vyâsa, il grande saggio poeta, compositore di diciotto poemi epici (Purâna),
in un certo periodo della sua vita, fu irrequieto. Lui, che codificò i quattro Veda conosciuti, ebbe un periodo di agitazione. Un giorno chiese al saggio Nârada come controllare quelle tempeste mentali, quelle ossessioni psicologiche, e come sbarazzarsi di uno stato d'animo agitato.
Nârada rispose semplicemente: "Vyâsa, non sentirti esaltato dalle lodi, né abbattuto dalle critiche; stai sempre al di là degli elogi e dei biasimi".

Come può il genere umano praticare ciò? Dovremmo capire bene da una parte chi è la persona che critica, dall'altra chi è l'oggetto delle critiche.
Qual è il loro rispettivo stato d'animo? Che cosa critica l'uomo? Il corpo?
Benissimo! Di fatto, potremmo accusare il nostro corpo di essere pieno di materia fecale maleodorante, di urina, di pus e di tutto il resto. In tutti i modi, se una persona critica il vostro corpo, di fatto vi rende servizio.

È l'Âtma ad essere oggetto di critiche? Lo stesso Principio atmico è presente sia nel criticante che nel criticato. Ciò equivarrebbe a criticare il proprio Sè.
Ognuno dovrebbe dunque comprendere chiaramente che gli elogi e le critiche, l'accettazione o il rifiuto, si riferiscono al corpo fisico, ma mai al vero Sé.
Se reagite e rispondete alle critiche, ciò vuole dire che esse, in qualche maniera, vi toccano. Quando negate e respingete le critiche, esse non potranno mai raggiungervi.

Per esempio, il vostro amico vi manda una lettera raccomandata. Questa lettera è piena di accuse di tutti i generi contro di voi. Se voi non firmerete il documento di ricevimento, il fattorino non vi darà la lettera che sarà semplicemente rimandata al mittente.

Le critiche e le accuse che vi sono indirizzate, sono simili a quella lettera raccomandata. Se rispondete e reagite, è come se accettaste la lettera firmando la ricevuta. Se, al contrario, restate indifferenti e non date alcun peso alle critiche, esse vengono rinviate alla persona che le ha espresse.

In questo tempo moderno, dovremmo situarci al di là degli elogi e delle critiche e non ingombrare lo spirito con simili cose. Gli elogi e le critiche di quel tipo sono l'effetto dei nostri sentimenti, delle nostre avversioni, delle nostre presunzioni e dei nostri attaccamenti. Tutto ciò è il riflesso dello stato interiore. È l'avversione immanente in noi che si esprime, un giorno o l'altro, sotto forma di critica.

Un giorno Krishna chiamò vicino a Sé Duryodhana(1) e gli disse:
"Duryodhana, ho bisogno del tuo aiuto!" "Krishna, - rispose Duryodhana - Tu hai bisogno del mio aiuto? Ne sono orgoglioso! Ti aiuterò certamente!"
"D'accordo! - continuò Krishna - Allora percorri tutto il reame in lungo e in largo e trovaMi, se ne esiste uno, un uomo buono".

Duryodhana percorse tutto il regno e ritornò a mani vuote. Disse a Krishna:
"Sono addolorato, Krishna, ma non ho potuto trovare un solo uomo buono in tutto il territorio. Ho fatto tutto il possibile per trovarne uno, ma invano. Se esiste qualcuno in questo regno dotato di buone qualità, questo non posso essere che io stesso", e si mise a vantare le sue virtù.
Questi erano le reazioni, i riflessi, gli echi di Duryodhana.

In seguito Krishna chiamò Dharmarâja, primogenito dei fratelli Pândava, e gli disse: "Ho bisogno del tuo aiuto!"
"Swami, - rispose Dharmarâja - che specie di aiuto potrò darTi io? Tu sei il Conservatore e il Protettore dell'intero universo. Chi, dunque, potrà aiutarTi?"

Krishna gli disse: "Mi dovrai aiutare a soddisfare un desiderio". "Sì, Swami, - continuò Dharmarâja - farò ciò che Tu mi ordinerai di fare".
"Bene, - riprese Krishna - percorri tutto il regno e cerca, se vi esiste, qualche cattivo individuo".

Dharmarâja si mise in cammino e visitò tutto il reame. Ritornato da Krishna, Gli disse: "Krishna, ho percorso il regno in lungo e in largo, ma non sono riuscito a trovare neppure un solo individuo cattivo. Se ci sono dei vizi in qualcuno, sono unicamente in me stesso".

Con questi due esempi, quello di Duryodhana e quello di Dharmarâja, vediamo come si esprime il principio delle reazioni-riflessi-echi.
Il punto di vista di Dharmarâja è nobile; quello di Duryodhana è cattivo e malevolo.
Di fatto, tutte le loro esperienze si manifestano come reazioni-riflessi-echi della loro natura. Dharmarâja non è un individuo cattivo; di conseguenza egli non vede il male.

Come è la visione, così è la creazione.

La creazione non è una cosa a parte. Tutta la creazione è plasmata in funzione della nostra visione. Il colore del vetro dei nostri occhiali determinerà il colore di tutto ciò che vediamo. I nostri errori, i nostri meriti, le nostre buone azioni nascono dal nostro modo di vedere.
Perciò, la prima cosa da fare è correggere la nostra visione.

Ecco perché Buddha insistette sulla buona visione. Egli disse "Correggete la visione, la percezione, e tutto il resto si correggerà automaticamente.
Vedendo tutte le cose in modo contorto o perverso, come potete sperare di correggere tutta la creazione?"
Possiamo parlare di milioni di cose, ma non ne applichiamo una sola. I grandi teologi e gli eruditi parlano e spiegano le Scritture, ma non le mettono in pratica.

Ecco una piccola storia per illustrare ciò. In un villaggio viveva un grande erudito; ogni giorno la lattaia portava del latte a casa di questo pandit, passando a differenti ore della mattinata: alle otto, alle nove, alle dieci, ecc. Il pandit era fortemente arrabbiato per il comportamento della lattaia e le disse: "C'è un momento specifico per l'adorazione della Divinità e l'offerta del latte. Se tu me lo porti a qualunque ora, non posso compiere il rito al momento giusto. Io mi trovo in difficoltà a causa di questo continuo cambiamento di orario".

La giovane lattaia si scusò dicendo: "Swami, per venire dal mio villaggio fino a qui, devo attraversare il fiume. Devo chiamare il traghettatore, ma, se una persona ricca o influente lo chiama nello stesso momento, egli dà la precedenza al ricco e mi rimanda al turno successivo. È per questo che non arrivo tutti i giorni alla stessa ora".

Il pandit era molto arrabbiato e si burlò della giovane lattaia: "Oh, povera ignorante! Per attraversare il fiume hai bisogno di un traghetto? Canta il Nome del Signore! Om Namo Nârâyana! Il fiume si ritirerà e ti farà passare asciutta. In questo modo, tu sarai in grado di arrivare qui in tempo e io potrò fare regolarmente le mie cerimonie".

La lattaia gentilmente disse: "Swami, io prima non conoscevo questo metodo".
Ella aveva una fede assoluta nelle parole del pandit e gli promise:
"Swami, applicherò questo metodo da domani mattina e ripeterò il Nome del Signore".
Il giorno seguente, volle provare l'efficacia delle parole del pandit e ripeté: Om Namo Nârâyana!
Il fiume si ritirò e la lasciò attraversare. La lattaia poté portare il latte in tempo. Senza difficoltà, attraversava il fiume tutti i giorni ripetendo il Nome del Signore e arrivando molto puntuale a casa del pandit.

Questi si stupì e le chiese: "Che cos'è successo che adesso sei puntuale?"
La lattaia rispose: "Swami, non ho fatto altro che applicare ciò che tu mi hai ordinato. Ripeto il Nome del Signore e il fiume si ritira per lasciarmi passare".
Il pandit non aveva alcuna fede nelle sue stesse parole, non credeva nei propri insegnamenti. Decise, dunque, di controllare se la lattaia diceva la verità e decise: "Bene, oggi ti seguirò per vedere come attraversi il fiume".

Essi giunsero sulla riva; la lattaia chiuse gli occhi, mise sulla testa il suo pentolino del latte e si mise a ripetere ad alta voce il Nome Divino: Om Namo Nârâyana, Om Namo Nârâyana, Om Namo Nârâyana... Entrò nel fiume, attraversò senza esitazione e giunse senza alcuna difficoltà sull'altra riva.

Il pandit volle fare lo stesso, ma, al momento di entrare nel letto del fiume, si mise a dubitare e a pensare che poteva scivolare o annegare.
Effettivamente, nonostante cantasse il Nome del Signore, cadde, andò a fondo e annegò.
Tutti, seguendo i consigli del proprio precettore in totale buona fede, raggiungeranno certamente lo scopo; ma se il guru, il precettore, non ha fiducia nelle sue stesse parole, è meglio che anneghi.

È questo tipo di aria che si respira ai nostri giorni: la gente predica milioni di cose, ma non ne mette in pratica una sola. Dice il proverbio: "È facile a dirsi, ma difficile a farsi".
Se si agisce in accordo con quello che si dice, il successo sarà assicurato.
I risultati dell'epoca moderna sono molto validi. Gli studenti, come i professori, hanno una fede sempre più solida; ma, ahimè, essi si lasciano facilmente annegare in una marea dei dubbi.

Coloro che dubitano, periranno

Non dovremmo lasciare alcuno spazio vitale ai dubbi, ma rafforzare continuamente la nostra fede. Se abbiamo piena fiducia nelle direttive del precettore, il nostro successo è certo.

Il padre di Ravikumar(2) ha dovuto subire 21 operazioni per un cancro, ma nessuna di esse ha dato risultati positivi. Lui e i suoi figli avevano una fede totale, assoluta in Swami ed è ciò che l'ha guarito. Quando Ravikumar era ancora studente, partecipò a una rappresentazione teatrale dove interpretava il ruolo di un cieco che Gesù avvicinò. Il giovane cieco pregò Gesù di ridargli la vista. Gesù gli disse: "Sei davvero certo che ti ridarò la vista? Se hai fede, Io sono pronto a concederti ciò che chiedi; se non sei convinto, non te lo concederò".

Il giovane cieco rispose: "Sì, io credo pienamente che Tu lo farai".
Allora, all'istante, Gesù gli toccò gli occhi ed egli recuperò la vista.
Ho interrogato allo stesso modo Ravi e sua sorella maggiore. Essi hanno risposto: "Swami, noi abbiamo già perso nostra madre che eravamo bambini e siamo sul punto di perdere anche nostro padre; chi si prenderà cura di noi?
La sorella aggiunse: "Swami, Tu sei il nostro unico rifugio; noi abbiamo una fede totale in tutto ciò che ci dirai".
Io confermai loro: "Mi prenderò cura di tutti voi, sempre".

Swami canta:
Oggi, nel mondo moderno,
la gente ha perso i due occhi della fede
ed è completamente cieca.
Senza fede, a che cosa può servire tutto il resto?

La fede e il credere sono due cose identiche. Noi abbiamo fede in Dio, ma non crediamo nei Suoi insegnamenti. Tuttavia, se avete la forza di credere nei Miei insegnamenti, giorno dopo giorno, tutti i vostri problemi saranno risolti.

Nel suo discorso, Ashok Singhal ha detto che Dio s'incarna in forma umana per l'emancipazione dell'umanità e per restaurare il principio del dharma.
Il dharma non può mai regredire. Se qualcosa declina, non può trattarsi di dharma.

Al tempo del regno dell'Avatâr Krishna, Dio fece la promessa di proteggere gli uomini pii. L'uomo pio non è unicamente quello che sogna una veste da monaco; in ogni individuo si può trovare questa virtù della pietà (dal latino "pietas", cioè devozione - N.d.T.). Non potete avere della devozione semplicemente indossando una veste ocra.(3)

In questa esistenza, non acquisirete mai dei meriti limitandovi a brandire la Bhagavad Gîtâ e predicandola ad alta voce per le strade.
Il vero uomo pio è colui che sa creare unità tra le sue parole e le sue azioni.
Quindi, la virtù devozionale consiste nel realizzare l'unità tra pensiero, parola e azione. Questo è autentico dharma.

Il vero studio del genere umano è lo studio dell'uomo!

Che cos'è il genere umano? Perché si possa parlare di genere umano, i pensieri, le parole e le azioni devono essere armonizzate e unificate.
È quello che si chiama "Educazione ai Valori Umani", in breve EVU. Di fatto,
secondo la Mia opinione, non si dovrebbe parlare di EVU, ma di tre H, ossia Head-Heart-Hand: Testa-Cuore-Mani. È quello il vero genere umano; l'autentica umanità consiste nell'unità di questa trinità.

Su questa base, tutti gli ostacoli all'espressione della vostra umanità si annulleranno. Se nel vostro spirito coltivate dei dubbi, anche se possedete grandi poteri, nulla vi verrà in aiuto. Il positivo è estremamente potente.
Quando il negativo è corretto, esso non agisce mai senza il positivo.

Si può vedere l'unità della corrente divina soggiacente, che fluisce continuamente tra il positivo e il negativo: il corpo è negativo, mentre l'Âtma è positivo.
Perciò, il corpo è il tempio di Dio. Questo tempio dovrebbe essere in buono stato; in questo tempio, la Divinità dovrebbe ugualmente occupare il Suo giusto posto.

A volte, se il tempio è in rovina, nessuno vi si reca. In certi posti, nei templi, si possono vedere delle splendide figure divine, ma il tempio stesso è tutto in rovina. Di contro, si possono avere dei templi nuovi, costruiti solidamente, ma senza alcuna statua divina all'interno.

Dunque, dovremmo comprendere bene la stretta relazione che lega il polo positivo al polo negativo e armonizzarvi le nostre cellule. Potremo allora raggiungere la pace eterna. La pace non può essere trovata negli oggetti esteriori. Non possiamo ottenere la Pace atmica attraverso la mediazione degli oggetti o delle cose del mondo, perché nessun oggetto di questo mondo ha il potere di conferirvi la pace. Non la raggiungerete con l'intermediazione di persone influenti, né alcuna azione potrà darvela.

È il Cuore Spirituale che ha la missione di conferirvi la pace, perché è colmo di compassione. Noi dovremmo accrescere sempre più questa compassione; essa si situa precisamente nel vostro Cuore Spirituale, non al di fuori, ed è lì che la pace regna.
Dunque, la pace, (peace) è interna, non esterna. All'esterno non si trovano che pezzi (pieces). Avete un bel da cercare all'esterno: non la troverete mai a dispetto dal tempo che utilizzate.

La Divinità è onnipresente, ma, in certi luoghi, Essa risplende in modo particolare. Ciò è dichiarato anche dai Veda.
La corrente elettrica circola in tutti i fili, ma non viene vista che nelle lampadine o nei neon.

Ecco un piccolo esempio: voi siete di fronte a Me. La Mia forma appare sulle vostre pupille. Allo stesso modo, le vostre forme appaiono nelle Mie pupille. Dove sono le vostre forme? Esse sono in Me. Dov'è la Mia forma? È in voi.

Colui che conosce l'unità che lega fra loro questi due elementi non si preoccupa più del luogo in cui si trova. Dio è presente dappertutto. Se concentrate il vostro sguardo su di Lui, attirerete naturalmente il Suo sguardo su di voi. Se non guardate Dio, come potete pretendere che Dio vi guardi? Se volete che vi guardi, bisognerà che, almeno, Gli accordiate attenzione. Dovreste fare tutto il possibile in questo senso.

A causa di questa antica procedura, adottata nel passato, gli Indiani hanno accumulato un gran numero di straordinarie esperienze. Noi non possiamo accedere alla diretta manifestazione della Divinità latente nell'uomo.
Possiamo, molto semplicemente, sperimentarla, non conoscerla attraverso la comprensione intellettuale.

Ma, per averne l'esperienza pratica, dovremmo avere una fede totale in Dio.
Non c'è nulla che a Dio sia impossibile. Egli può fare qualunque cosa, ma, di fatto, voi dovreste meritare questa esperienza. Dovreste allenare il vostro intelletto ad implorare di meritare la Grazia divina. Allora, la pace sarà vostra.

Swami canta:

I vostri pensieri negativi fanno di voi degli uomini malevoli.
I vostri pensieri veritieri vi rendono pii.
L'uomo che trascende il flusso dei pensieri
raggiungerà la pace interiore.
Questa è la verità che Io adesso vi annuncio.

Con tutti i pensieri malvagi che manovrano e manipolano la vostra esistenza, come potete sperare di fare l'esperienza della Divinità? L'uomo che nutre pensieri malvagi, troverà la manifestazione del proprio riflesso.
Infatti tutto è reazione-riflesso-eco.

Ciò significa, semplicemente, che la realtà è in voi stessi. Se in voi c'è del bene, la reazione è destinata a essere buona; se in voi covate del male, le reazioni, fatalmente, saranno malvagie.
Se dimentichiamo questa reazione e questo riflesso, se restiamo impassibili al di là delle reazioni e dei riflessi, otteniamo lo stato di santità.
Dunque, se desiderate la pace, non potrete procurarvela al mercato; nessun compagno potrà fornirvela, nessun amico ve l'offrirà.

La Pace è in voi stessi

Essa è in voi allo stato latente e deve essere manifestata. Ciò vuol dire molto semplicemente che dovreste controllare il flusso dei vostri pensieri.
A mano a mano che i vostri desideri aumentano, il vostro potere atmico diminuisce.

Per esempio: nella vita quotidiana, voi avete tanti desideri, cominciando dal caffè del mattino; in seguito sentite il bisogno di fumare una sigaretta, poi vi viene la voglia di giocare a carte o di guardare la televisione! Bere, fumare, giocare, ecc.: queste sono tutte cattive abitudini. Chi è afflitto da tali abitudini dovrebbe praticare un certo controllo su di esse. A cominciare da oggi, smettete di bere tè, caffè o fumare sigarette. Provate e osservate: trascorsi appena due giorni, vi sentirete già più intelligenti! Non sarete solo più intelligenti, ma sentirete anche la gioia crescere in voi.

A causa della moltitudine di desideri, diventate matti e perdete di vista la vostra natura umana. Di conseguenza, perdete ogni saggezza.
Dio ha fornito l'uomo di quattro doni:
Mati - il buon senso, l'intelligenza, il pensiero, l'intenzione;
Gati - lo scopo, la destinazione, il movimento, l'accesso;
Sthiti - la posizione, il rango, la dignità, il contegno;
Sampatti - l'abbondanza, la riuscita, il successo, la felicità.

Però, noi abbiamo perso questi quattro doni divini: ecco l'attuale grande sventura. Noi non facciamo altro che accumulare desideri, di cui la maggior parte sono desideri bestiali. Non dovremmo alimentare desideri degni degli animali, ma coltivare la nostra natura umana attraverso i Valori Umani di Verità, Rettitudine, Pace, Amore, Non violenza.

Più i Valori Umani declinano, più si affermano in noi le caratteristiche degli animali. Con tutto quel bagaglio di desideri degni degli animali, come potete sperare di avere la pace e la felicità? Voi non avete che pensieri negativi e cattivi che trasmettete alle vostre attività. In questo modo, come avrete mai la pace?

Quando il saggio e poeta Vyâsa interrogò Nârada sul miglior sistema per ottenere la pace, questi gli rispose: "Vyâsa, tu hai composto dei grandi poemi epici, ma non sei sempre in grado di conoscere il tuo Sé. Componi il Bhâgavatam cantando, glorificando Dio, pensando intensamente a Lui".

Leggendo il testo sacro dello Shrîmad Bhâgavatam, se ne può captare tutta la santità. Non è una Sacra Scrittura ordinaria: questo testo è altamente sacro.
In telugu è chiamato Bhâgavatamu; in cinque sillabe: bha-ga-va-ta-mu.
Queste cinque sillabe rappresentano i cinque soffi vitali,(4) i cinque elementi,(5)
i cinque corpi o involucri.(6) Essi sono l'espressione stessa dell'energia vitale.

Anche la loro rispettiva posizione è importante. Bha, simboleggia bhakti, la devozione; ga, rappresenta jnâna, la saggezza; va, rappresenta vairâgya, la rinuncia; ta, è l'abbreviazione di tatva, il Principio sacro; mu, evoca mukti, la liberazione.

Queste cinque sillabe ci indicano il cammino da seguire per raggiungere la liberazione.
Su questo cammino, il primo passo è la devozione; è la prima qualifica necessaria.
Che cosa ottenete con la devozione? La devozione vi procura l'energia divina che conduce all'attaccamento, all'affezione, alla lealtà, che si trasforma in distacco dal mondo esteriore. Infine, si ottiene la rinuncia.

Quindi, noi dovremmo piantare in terra i semi della devozione. Con questi semi, la saggezza si sviluppa naturalmente in noi. La saggezza ci conferisce la liberazione.
La saggezza è la seconda sillaba; la terza è la rinuncia.

Se passate tutta la vita negli attaccamenti, quando troverete il tempo di coltivare il distacco? Il distacco instilla in voi la certezza che "Tu sei Dio", Tat tvam asi. Dopo aver compreso la vostra Divinità, raggiungerete la liberazione.

Queste cinque sillabe che formano la parola Bhâgavatamu, ci indicano, dunque, il cammino verso la liberazione.
Nello Shrîmad Bhâgavatam, la storia di Prahlâda è una delle più importanti.
Egli fu torturato in tutti i modi: sul sentiero della devozione ci sono un gran numero di ostacoli.

Il piacere è un intervallo fra due dolori

Per crescere sul sentiero della devozione, dovete affrontare degli ostacoli.
Fu suo padre a far soffrire Prahlâda. Hiranyakashipu, infatti, non sopportava che suo figlio cantasse il Nome del suo peggior nemico: Dio! Odiare Dio è il più grande peccato. Siccome Hiranyakashipu non nascondeva il suo odio per Dio, dovette affrontare innumerevoli problemi.

Anche Râvana odiava Dio nella forma di Râma, ma desiderava avere Sîtâ.
A chi apparteneva Sîtâ? A Râma! Senza Râma, non avrebbe potuto esistere Sîtâ.
Se voi odiate Dio, a questo mondo non potete compiere nulla. Di contro, si trovano parecchi episodi nei quali la gente, grazie all'amore per Dio, compie dei prodigi.

Prahlâda aveva un amore costante per Dio. Sebbene suo padre l'avesse gettato dalla cima delle montagne, fatto precipitare in fondo all'oceano, fatto schiacciare dagli elefanti, messo in un covo di serpenti, il ragazzo non soffriva.

Hiranyakashipu inviò allora due precettori vicino a suo figlio, Chanda e Amarka, incaricati di insegnare al ragazzo tutte le fondamentali negatività che si trovano nell'umanità: l'ira, l'odio, la gelosia, la menzogna, ecc.
Egli voleva che Prahlâda imparasse tutto ciò che è contrario alla devozione a Dio, ma, malgrado le lezioni che gli venivano impartite, niente di tutto ciò entrava nel cuore del ragazzo. Perché? Perché Prahlâda cantava senza sosta le lodi di Dio; Lo invocava come il grande Âdishesha,(7) come Colui che viene in aiuto degli afflitti. Non versò una sola lacrima, malgrado le sue sofferenze, e non ebbe nessun timore. Che mistero è dunque questo?
Malgrado tutti i tormenti che gli inflisse suo padre, egli non si lamentò affatto. Il suo cuore era debordante del nettare del Nome divino e non si curò d'altro.

A questo mondo, quelli che cantano il Nome del Signore avranno qualunque tipo di ricchezza. La saggezza è un bene prezioso; la felicità è una ricchezza; anche la salute è un bene. Queste sono differenti forme di ricchezza:
la gioia, la salute, la pace...
Non appena noi aspiriamo alla pace, Dio è pronto a donarcela.

Bisogna, quindi, coltivare verso Dio una fede incrollabile. Senza la fede, non riusciremo mai in nessun campo. La nostra fede deve essere forte, completa. Quando avremo veramente fede, Dio ci gratificherà in tutti i modi possibili.

Ravikumar ha raccontato come avesse perso sua madre qualche giorno dopo essere nato. Ha anche parlato dell'episodio in cui, ancora molto giovane, aveva portato qui da Mumbay delle medicine. Gli dissi: "Io ti do una medicina. Non è qualcosa che si può trovare in farmacia, né in alcun negozio".

Il nome della medicina è una Mia invenzione, perché la gente ha fede nei farmaci.
Perché bisogna costruire degli ospedali? Io posso guarire qualunque malattia; allora, perché questi ospedali? Perché alcuni hanno fiducia nei dottori e nelle cure. Anche un'iniezione di acqua distillata ha effetto; il paziente dirà subito che si sente meglio. Il motivo sta nella fede che uno ha nel medicamento.

L'uomo moderno è diventato completamente cieco perché ha perso i due occhi delle fede. La cura è essenzialmente basata sulla fede che si ha in essa. È la fede che procura la gioia. Ecco perché nel mondo ci sono migliaia di ospedali e case di cura.

Dio assume una forma umana, un'incarnazione fisica, per permettere ai Suoi devoti di avvicinarLo. Dio conversa semplicemente con l'uno o con l'altro per risolvere un problema. Questa vicinanza vi procura gioia.

Unicamente l'essere umano può conferire qualche sollievo agli altri esseri umani: ecco perché le incarnazioni divine assumono forma umana. Grazie a questa forma, Dio può avvicinarSi all'umanità. Permettendo agli uomini di entrare in stretto contatto con la Divinità, attraverso la Sua forma umana, Dio li inizia alla fusione finale con la Divinità.

LE CONVERSAZIONI CON BHAGAVAN ALLEVIANO LE DIFFICOLTÀ E IL SUO DARSHAN, LA VISIONE DEL SIGNORE, AIUTA AD ANNULLARE GLI EFFETTI DEI NUMEROSI ERRORI CHE POSSIAMO AVER COMMESSO.

L'uomo dovrebbe esprimere i seguenti tre atteggiamenti: l'amore per Dio, il timore del peccato, la moralità nella società. Se si ha amore per Dio, si temerà naturalmente il peccato; ma, chi non ha amore per Dio, non teme assolutamente di agire contro i Suoi comandamenti.

Quando il peccato si riduce, la moralità sboccia del tutto naturalmente nella società. Quindi, la vita umana dovrebbe basarsi su questi tre princìpi cardinali.
Quando questi tre ideali si espandono a livello individuale, a livello familiare e a livello sociale, tutto diventa perfetto.

L'individuo e la famiglia dipendono dalla società. Se la società è buona, lo saranno anche la famiglia e gli individui. Se la famiglia è buona, l'individuo sarà felice.
In questo sacro Paese di Bharat, da tempi immemorabili, si è coltivata la fede nel sacro. Questa fede è stata protetta, e i saggi, gli uomini di Dio e i genitori pii crebbero di numero, Grazie a questo fondamentale bagaglio, nonostante grandi difficoltà e problemi, nonostante cambiamenti di periodi e di circostanze, la cultura
indiana si è mantenuta fino ad oggi; non è cambiata. La cultura indiana è permanente, estremamente nobile, sacra ed esemplare. Essa è misteriosa, meravigliosa, immortale. Tuttavia, questa straordinaria cultura viene attualmente trascurata. Noi diventiamo schiavi dei costumi stranieri e soffochiamo la nostra stessa cultura.

Certi stranieri hanno una fede senza limiti nella cultura indiana. Vi aderiscono e l'adottano nella loro vita quotidiana. Come mai molti stranieri vengono qui? Essi lasciano nei loro paesi tanti agi e comodità!
Sacrificano tutto per venire qui; sono pronti a far fronte a tutte le difficoltà.
Basta che Io domandi loro: "Da dove venite?", ed eccoli in estasi! Se dico loro qualche parola, essi saltano dalla gioia. Da dove viene questa gioia?
Scaturisce dalla loro fede. È la loro fede che soddisfa tutti i loro desideri. Gli Indiani dovrebbero avere anch'essi una tale fede.
Dovrebbero avere la ferma convinzione che la cultura indiana è estremamente sacra.

Oggi gli uomini, ahimè, trascurano la cultura e la mettono in ridicolo.
Che cos'è questa cultura? Che cosa sono le caste? Persone molto colte non sanno che cosa siano la cultura e le caste.
Si tratta della casta dell'umanità; della religione dell'Amore; del linguaggio del cuore. Queste persone non dovrebbero fare un grande sforzo per conoscere questa verità! La casta dell'umanità significa che voi ed Io siamo Uno. La cultura è Amore.

Che si sia teista o ateo, l'amore esiste in ciascuno. A questo mondo, nessun uomo è privo di amore, e non soltanto l'essere umano, ma gli insetti, gli animali, le belve e le piante hanno anch'essi amore. Quando una mucca mette al mondo un vitello, si mette immediatamente a leccarlo per pulirlo.
Non appena il vitello è così pulito da sua madre, si alza sulle sue zampe, ma non prima. Ciò significa che la pulizia è importante, perché prepara alla Divinità.

Come coltivare la Purezza? Si ottiene la Purezza passando dall'Unità.
La Purezza porta alla Divinità. Oggi, però, non c'è più purezza, né unità.
Come possiamo sperare di raggiungere la Divinità?

Ai nostri giorni, non ci sono altro che comunità pronte all'inimicizia.
Dove regna l'inimicizia, le qualità umane sono assenti. Quindi, le pulsioni animali e demoniache sono in aumento e le qualità umane declinano sempre più. Benché le forme siano quelle di esseri umani, le azioni sono demoniache. Bisogna assolutamente che ci sbarazziamo delle caratteristiche demoniache. Dal livello umano dobbiamo elevarci al livello divino.
Questo è il sentiero della Verità. È per questo che i Veda insistono sui due princìpi: "Di' la Verità, agisci con Rettitudine".
Dire la verità è ciò che c'è di più facile. Dire le cose come sono è talmente piacevole! Per costruire delle menzogne, al contrario, bisogna spremersi le meningi. Dopo acrobazie mentali e sforzi giganteschi, la verità finisce, malgrado tutto, per essere detta! Allora, perché sciupare tanta energia? È possibile che, dicendo la verità, dobbiate affrontare delle difficoltà, ma, in fin dei conti, è ciò che vi dona la vera gioia.

Dharma, la Rettitudine, dipende da Satya, la Verità. È un po' come se la Verità fosse il basamento e la Rettitudine il muro. Senza fondamenta, il muro non potrebbe resistere.
Shânti, la Pace, può essere posta sulla base della Verità e sul muro della Rettitudine. È talmente facile ottenere la Pace! Oltre a tutto ciò, noi dovremmo estendere il principio dell'Amore.
Amore, Amore, Amore. L'Amore è Dio; vivete nell'Amore.


(Swami conclude il Discorso cantando il bhajan: Prema mudita manase kaho, Râm, Râm,Râm...)

Sai Shruti, Kodaikanal, 25 aprile 1998

Versione integrale


Note:

1. Il maggiore dei cento fratelli Kaurava, nella battaglia del Mahâbhârata.

2. Un ex studente del college di Prashânti Nilayam, diventato, in seguito, professore di fisica nello stesso college e che spesso parla prima dei Discorsi di Swami. Prima di questo Discorso, Ravikumar aveva raccontato la storia di suo padre ammalato di cancro una quindicina di anni prima.
Poiché la madre di Ravi era morta già da parecchi anni, i parenti più stretti avevano affidato suo padre alle mani di un chirurgo che gli fece operazioni su operazioni senza che la malattia regredisse. Dopo 21 operazioni i medici avevano dichiarato al malato che avrebbe vissuto ancora solo qualche giorno.
Allora il padre di Ravi chiese di essere portato nell'âshram. Swami gli concesse la guarigione immediata e totale, e da circa undici anni egli lavora nell'âshram, avendo recuperato piena salute e vigore.

3. Il colore arancio o ocra è quello tradizionale dei rinuncianti, i sannyâsi.

4. Prâna-âpana-vyâna-udâna-samâna, rispettivamente: appropriazione, eliminazione, distribuzione, espressione, assimilazione.

5. Terra, acqua, fuoco, aria, etere.

6. Annamayakosha, involucro esterno fatto di cibo; prânamayakosha, involucro di energia vitale; manomayakosha, involucro mentale costituito dal pensiero; vijnânamayakosha, involucro dell'intelligenza intuitiva superiore; anandamayakosha, involucro di beatitudine.

7. Re dei serpenti, rappresentato come un cobra a sette teste.
Simboleggia il potere divino che controlla i grandi cicli dell'universo.