DISCORSO DIVINO

Ed Egli ci indicò la Via

14 aprile 1998

Non c’è luogo né forma

in cui Dio non sia presente.



Che ci si trovi nella foresta o in una città, in cima a una montagna o in una valle, Egli non vi abbandonerà.



Incarnazioni dell’Amore,

oggi gli uomini tentano in vari modi di conseguire la conoscenza dello Spirito.

Questa, però, non è vera conoscenza; anzi, potrebbe benissimo essere definita ignoranza. Qualunque sia il grado di erudizione, quali che siano le pratiche spirituali intraprese o la ricerca del maestro spirituale, se non si comprende la propria vera natura è impossibile acquisire la saggezza spirituale.

Oggi gli uomini non riescono più a comprendere la loro vera umanità; come potrebbero dunque riconoscere la propria Divinità? Soltanto dopo aver compreso la propria umanità l’uomo potrà realizzare il Divino insito in lui.



Triplice purezza

Consapevole di tale Verità, Buddha cominciò la sua ricerca spirituale. Egli studiò tutti i testi esistenti delle varie fedi, incontrò molti santi uomini e visitò numerosi luoghi sacri. Tutto ciò non gli diede però appagamento. Per quale motivo? Perché tutte le attività esterne, materiali e transitorie sono prive di valore.

Il primo requisito necessario è possedere la purezza nell’uso dei cinque sensi di percezione di cui l’uomo è dotato. Buddha dichiarò che, anzitutto, l’uomo deve sviluppare in sé il giusto modo di vedere. Non bisognerebbe usare gli occhi per guardare ogni sorta di cose. La vista deve essere sacra e pura. Non vedete il male; vedete ciò che è buono. La visione è santa quando l’occhio si posa unicamente su oggetti sacri e divini. Tale visione deve scaturire dal cuore; essa viene inquinata dai pensieri e dai sentimenti negativi.

Oggi l’uomo ha perso la paura del peccato, l’amore per Dio e il rispetto della moralità nella società. Questa è la causa di tutti i mali che affliggono la società moderna.

Una vista pura conduce a pensieri puri; i pensieri puri sfociano in azioni pure. La purezza d’azione è essenziale nell’esistenza umana; la purezza di pensiero e di parola porta alla purezza d’azione. Questa è la triplice purezza di cui parlano i saggi.

Quando essa si manifesta, allora la vita umana è redenta. Il principio "Aiuta sempre, non fare mai del male" diventa il principio dominante della vita quotidiana.

La vista pura genera, naturalmente, parole pure perché affina il cuore. Le parole pure devono scaturire dal profondo del cuore, che è la sede della compassione. L’analisi costante della propria vista, del proprio modo di esprimersi e delle proprie azioni costituisce la disciplina spirituale. Questo è il processo di affinamento del cuore.

Buddha e Ananda

Quando Buddha, avendo raggiunto lo stato di NirvŒna, era in procinto di lasciare il corpo, il fratellastro Ananda scoppiò in lacrime e gli disse: "Che cosa sarà di noi? Che futuro ci attende?" Buddha, allora, lo fece avvicinare e rispose: "Ananda, non c’è motivo di addolorarsi. Sto per fondermi nell’Assoluto. Anche tu dovresti fare lo stesso. Guardando i morti, i vivi si lamentano della morte. Ma chi sono i morti? La morte attende a tempo debito coloro che sono ancora in vita. Dove c’è nascita, c’è anche morte. Soltanto il Divino non ha nascita né morte: Egli è eterno, senza principio né fine.

Egli è l’eterno Testimone. Per tutti gli altri esseri è naturale morire. Dunque, perché piangi? Anche tu devi cercare la liberazione".



Santificare i sensi

L’uomo d’oggi è inconsapevole dello stato del suo cuore. Egli fa cattivo uso dei cinque sensi, senza pensare alle conseguenze e ciò attira su di lui ogni genere di sofferenze. Se invece l’uomo li userà correttamente, sperimenterà solo ciò che è buono. Tutti i rituali e gli esercizi spirituali sono inutili se i cinque sensi vengono usati male.

Inoltre gli uomini devono cercare ciò che è permanente e non attaccarsi a ciò che è caduco ed effimero. Il corpo è perituro, lo Spirito eterno. La gente dovrebbe rendersi conto degli infiniti poteri latenti nell’uomo.

Il Divino è presente nell’uomo come coscienza, che è una scintilla della Coscienza cosmica. La coscienza trascende i cinque sensi. Quando i sensi vengono santificati, la coscienza manifesta la sua divinità. Allora essa può sperimentare la sua unità con la Coscienza universale.

Questa è la via seguita da Buddha. Egli cominciò con il controllo dei sensi, si riempì di pensieri e sentimenti sacri, e infine, purificato il cuore, raggiunse la liberazione. La purezza di cuore è più importante di ogni rituale e disciplina spirituale.

Sviluppate un modo di vedere che espanda il cuore e vi metta in condizione di aiutare, non di ferire gli altri. Dedicate tutte le vostre azioni a Dio. Il sacrificio è vera unione con il Divino. Godere delle cose senza dividerle con il prossimo è malattia. I Veda dichiarano che l’immortalità può essere raggiunta solo con il sacrificio e in nessun altro modo.

Parlare bene è altrettanto indispensabile che vedere correttamente. Evitate ogni tipo di pettegolezzo: parlate solo di cose buone e sacre. Impegnatevi nel servizio agli altri e non prestate attenzione ai difetti e alle colpe altrui.

Ascoltate le parole pure e sacre. La gente fa cattivo uso delle proprie orecchie indulgendo nell’ascolto di cose scandalose e di pettegolezzi. L’ascolto delle glorie del Signore eliminerà questa cattiva tendenza. Fra i nove gradini della devozione, l’ascolto di cose pure figura al primo posto.



Purezza di cuore

Che cosa dovreste fare in questo primo giorno dell’anno nuovo? Molti giorni come questo sono trascorsi: ma il vostro cuore è forse cambiato? Sono passati anni e anni, ma il vostro cuore è rimasto immutato. Il primo dovere è purificare il cuore. Non dovreste accontentarvi di celebrare l’anno nuovo come fosse un’occasione per far festa.

Per fare ciò, non occorre aspettare l’anno nuovo. Non sono i festeggiamenti che rendono nuovo l’anno, ma il dischiudersi di sentimenti nuovi e puri nel vostro cuore. A che serve preoccuparsi, dall’alba al tramonto, solo di mangiare? Lo scopo della vita è forse mangiare, dormire e morire? Dovete controllare i sensi e usarli per giusti propositi. Il potere dei sensi viene dal Divino. Il piccolo occhio umano è in grado di vedere stelle lontane miliardi di miglia.

Da dove viene un simile potere? Dal Divino che è in voi. Perciò, dovreste sempre essere concentrati su Dio, qualunque cosa stiate facendo. Allora sarà possibile liberarsi dai cattivi pensieri. L’uomo deve esprimere la sua natura umana superando quella animale.

Realizzate la vostra Divinità interiore.

Considerate il mondo intero come il vostro campo d’azione. Siete venuti in questo mondo di azione come pellegrini: assicuratevi che il vostro pellegrinaggio proceda sui giusti binari.

Baba conclude il Discorso con il bhajan: "Bhajana binŒ sukha Œnti nahi".

Kodaikanal, 14 aprile 1998,

Sai ‚ruti

(Trad. da sanathana sarathi, 5/98)