DISCORSO DIVINO

La vita e il messaggio di Krishna

4 settembre 1996

Più dolce dello zucchero, più saporito dello yogurt,

molto più dolce del miele, è il canto del Nome di Dio.

Recita, o mente, per sempre il nome dolcissimo del Signore Krishna.



Incarnazione dell’Amore,

è facile criticare o sminuire gli infiniti poteri di Dio (lîlâ), ma è molto difficile comprendere la Verità del Divino. L’onnipresente Divino si trova sia nella Verità che nella menzogna. Egli è presente sia nella Giustizia (Dharma) che nell’iniquità (adharma). È presente nel bene e nel male. Di fronte a questo Divino che tutto pervade, come si può stabilire che cosa è buono e che cosa è cattivo?

Fin dai tempi più antichi, gli uomini hanno proclamato che cos'è il Divino. Essi hanno anche dichiarato, forti delle loro esperienze, che il Divino ha forma e che possiede innumerevoli qualità propizie.

Il cosmo funziona sulla base di tre tipi di azioni, che sono: creazione, conservazione e dissoluzione. La verità di questi fenomeni non può essere negata da alcuno in nessun luogo o momento, sia questi uno studioso dei Veda o uno scienziato, un ingegnere o un uomo della strada. Mentre questo ha permesso alla gente di descrivere il Divino, non è tuttavia servito a dimostrare Dio. È però servito ad indicare i mezzi con cui Lo si può sperimentare.

Sperimentare il divino

Una stella distante come la stella polare può essere indicata a qualcuno usando un punto di riferimento materiale come un albero. Allo stesso modo i Veda e le Scritture, pur non dimostrando il Divino, aiutano ad indicare la via che porta a realizzarLo.

Lo spettacolo di una fitta foresta dona tranquillità, la vista di un alto monte suscita meraviglia, osservare un torrente fa gioire. Tutti questi spettacoli sono testimonianze del potere del Divino.

Le stelle brillano, i pianeti girano su se stessi, il sole risplende, il vento soffia. Tutti questi eventi sono segni del Divino all’opera. Quando vedete la scintilla del fuoco potete dedurne la natura, se conoscete la natura di una goccia d’acqua potete capire la natura del Gange. Nello stesso modo, se conoscete la natura dell’atomo potete comprendere la natura di tutto il cosmo. Riconoscendo queste verità, le Upanishad dichiarano: “Il Divino è più minuto dell’atomo e più vasto dell’infinito”.

L’uomo e l'Atma

L’uomo è senz’altro una manifestazione del Divino con numerosi poteri. È il Divino che brilla fulgido in ogni essere umano, ma a causa dell’attaccamento al suo corpo, l’uomo è incapace di sviluppare attaccamento allo Spirito (Âtma).

Avendo riconosciuto l’onnipresenza del Divino in tutte le cose, si dovrebbe intraprendere la ricerca della Verità. Che cos’è la Verità? Dove si trova? Come si fa a cercare ciò che è onnipresente? Bisogna fare una distinzione tra un fatto apparente e la Realtà immutabile. Nella vita quotidiana il sole sembra sorgere e tramontare ogni giorno; in realtà questi fenomeni apparenti sono dovuti al movimento della terra intorno a se stessa e intorno al sole. Alla stessa maniera, ciò che di voi sembra vero, perché dedotto da osservazioni esterne, non è invece reale. La Realtà va oltre il corpo ed i sensi: è il Divino che risplende dentro di voi.

La ricerca spirituale implica il risveglio del cuore attraverso la meditazione. È così che una qualità come la compassione emerge dal cuore. Il cuore degli uomini, che dovrebbe essere un oceano di latte, è diventato un oceano di acqua salmastra, infestato da creature quali l’odio, la lussuria e l’avidità.

I giochi divini

Gli episodi della gioventù di Krishna hanno un significato esoterico. Per esempio, quando Sua madre Yashodâ Lo rimproverò per avere mangiato del fango (come sosteneva Balarâma) - (1) Krishna replicò: “Madre, sono forse un bambino o uno sciocco monello o un pazzo per mangiare fango?” In questo modo Krishna, anche se era un fanciullo, stava indirettamente affermando la Sua divinità.

Il Divino insegna profonde lezioni all’uomo in questa maniera indiretta. Le azioni di Dio dovrebbero essere comprese non attraverso gli eventi esterni, ma attraverso il loro significato intrinseco. Inoltre sono necessari molti cambiamenti nella vita di tutti i giorni per comprendere le strade di Dio. Âdi Shankara indica nel canto Bhaja Govindam come anche solo una breve esperienza del Divino, da parte del devoto, possa riempire quest’ultimo di estasi. La beatitudine può essere trovata solo attraverso l’Âtma.

Le esperienze delle pastorelle e dei pastori di Brindavan,durante gli anni dell’infanzia di Krishna trascorsi a Repalle, sono state fraintese e male interpretate. Krishna rimase nel villaggio solo per cinque anni ed è assurdo asserire che un bambino di cinque anni si comportasse in modo deplorevole. Dopo essere andato a Mathurâ, Krishna non ritornò a Repalle.

Attribuire comportamenti disdicevoli alla vita pura e divina di Krishna è blasfemo. La vera natura del Divino deve essere pienamente compresa. La Divinità è la Coscienza Cosmica onnipervadente, presente in tutto. Bisogna comprendere la natura di questa Coscienza. È la Coscienza (Cit) che illumina ogni oggetto della creazione, ed illuminandolo lo rende conoscibile. L’esistenza è Sat. La possibilità di essere conosciuto è Cit. La combinazione di Cit e Sat conferisce la soddisfazione che deriva dal godimento dell’oggetto. Questa è Ananda (Beatitudine). Sat-Cit-Ananda costituisce quindi la vera natura di ogni essere. Il Divino pervade tutto dentro e fuori. La Coscienza del Divino darà Beatitudine. Pochi, tuttavia, riescono a realizzare ciò.

Il sogno e la realtà

Una volta un individuo, incapace di tollerare le difficoltà della sua famiglia, lasciò la propria casa. Più tardi, dopo avere guadagnato dei soldi, decise di farvi ritorno. Un suo giovane figlio, che era in casa quando il padre se ne era andato, fu così addolorato dall’assenza del genitore che morì dopo qualche tempo. L’uomo, prima di raggiungere il villaggio, durante un temporale trovò riparo in una capanna dove si addormentò. Fece poi un sogno, nel quale vide se stesso come re in un palazzo con sei figli principi. Si stava godendo quel sogno quando fu svegliato dal fragore di un tuono. Si chiese allora che cosa ne fosse stato di tutte le belle cose che aveva visto, ma si rese conto che era stato tutto un sogno e che non c’era traccia dei suoi sei figli.

Il mattino successivo, l’uomo arrivò a casa. Alla vista del marito, la moglie scoppiò in lacrime. Da una lato era felice del ritorno del marito, ma dall’altro era piena di dolore per la perdita del figlio. Il marito allora le chiese: “Dov’è nostro figlio?” ed ella rispose che era morto, incapace di sopportare la separazione dal padre. L’uomo era stupefatto. Non era né triste, né felice, e rimase immobile come una statua. La moglie allora gli chiese: “Come mai non sei scosso dalla morte del figlio che amavi tanto? Qual è la ragione di ciò?”

L’uomo allora raccontò alla moglie lo straordinario sogno della notte precedente. In quel sogno di figli ne aveva persi sei. “Devo forse piangere la morte di quei sei figli -egli esclamò- o quella di questo figlio? Per chi devo piangere? Quelli erano i miei figli durante il sogno, questo era mio figlio nello stato di veglia. Ciò che è presente in ambedue le dimensioni è la realtà; tutte le altre cose sono transitorie”. Ecco ciò che in quel momento l’uomo comprese.

La strada per la Beatitudine

Oggigiorno, se le persone desiderano raggiungere la Beatitudine spirituale devono seguire tre principi. Primo, devono conoscere ciò che si deve conoscere; secondo, devono rinunciare a ciò a cui bisogna rinunciare; terzo, devono raggiungere gli obiettivi che devono essere raggiunti. Osservando questi tre principi, si può raggiungere la Beatitudine.

Che cos’è che bisogna sapere? Che cos’è questo mondo? Quanto vivremo? Vediamo tante persone andarsene, l’andare ed il venire avvengono continuamente. Solo quando si sarà compresa la natura transitoria del mondo materiale, si raggiungerà la Beatitudine.

A che cosa dobbiamo rinunciare? All’illusione di considerare ciò che è irreale come reale e ciò che è reale come irreale. Le persone credono di essere prigioniere dell’illusione (maya) e di esser perciò vittime dell’infelicità, ma l’infelicità non ha braccia per trattenere: siete voi che la abbracciate. Questo è dovuto alla vostra ignoranza. Liberatevi dall’ignoranza e realizzerete la Beatitudine.

Qual è l’obiettivo da raggiungere? Dovete ritornare alla fonte da cui provenite. Siete venuti dall’Atma ed all’Atma dovete ritornare.

Questo è quanto le Upanishad cercano di trasmetterci quando dichiarano:

Asato mâ sadgamaya

Conducimi dall’irreale al Reale

Dove c’è Verità la menzogna esiste come sua ombra.



Tamaso mâ jyothirgamaya

Conducimi dal buio alla luce



Che cos’è il buio e che cos’è la luce?

Solo la luce esiste, il buio è solo assenza di luce.

Scoprire la luce porta all’eliminazione del buio.



Mrityor-mâ Amritamgamaya

Conducimi dalla morte all’Immortalità

Nascita e morte accadono solo al corpo. Il vostro Sé non ha né nascita né morte. Ciò che nasce (il corpo) è destinato a morire. La morte riguarda il corpo, non lo Spirito Supremo che è eterno. Esso è la Verità. Dovete acquisire consapevolezza e sviluppare una solida fede in Dio per realizzare la Beatitudine eterna.

Krishna e Rama

Oggi celebriamo il compleanno di Krishna. Dove nacque? In una prigione. Quali erano le Sue proprietà? Nessuna. Nato in una prigione, fu portato alla casa di Nanda e poi andò a Mathurâ. Non possedeva niente. Ciononostante, divenne la figura più grande al mondo. Che cosa ci dimostra questo? Che i beni terreni non sono il segreto della grandezza. La grandezza di Krishna consisteva nel Suo perenne stato di Beatitudine (Ananda).

Se riconoscete la differenza tra Krishna e Râma, apprezzerete di più la natura di Krishna. Krishna sorrideva sempre all’inizio, poi portava a termine la Sua azione. Per Râma, invece, l’azione precedeva il sorriso. Krishna faceva piangere le donne. Râma piangeva per le donne. Râma entrò in battaglia solo quando ebbe delle ragioni molto valide per farlo. Krishna prima provocò il conflitto, poi ne determinò il risultato.

Il principio di Krishna è divertirsi gioiosamente. Il principio di Râma è basato sul concetto di dovere (bâdhyata).

Il Râmâyana ebbe lo scopo di ristabilire sulla terra il regno della Verità e della Rettitudine, l’Avatâr Krishna quello di dare al mondo un messaggio perenne. Egli non cercò e non tenne nulla per Sé. Diede tutto alla gente. Uccise lo zio materno, Kamsa, e mise sul trono il padre di Kamsa, Ugrasena. Non desiderava il regno. Divenne amico dei Pândava, sconfisse i Kaurava ed incoronò Dharmaja come imperatore e non Se stesso. Egli era un re senza corona, era il re dei re. Non ebbe un regno Suo, ma regnò nei cuori di milioni di persone. È questa profonda Verità ad essere proclamata dal principio di Krishna.

Se indagate attentamente, troverete che ogni Avatâr si è incarnato per portare un messaggio speciale ed attuare una particolare missione.

La Divinità di Krishna

Le pastorelle erano solite lamentarsi con Yashodâ degli scherzi di Krishna, ma qualunque cosa Egli facesse o dicesse era sempre basato sulla Verità. Krishna non mentiva mai, neanche per scherzo, ma quelli che non capivano il significato profondo delle Sue affermazioni Lo accusavano di mentire. Questo tipo di incomprensione è stata una malattia in tutte le ere.

Quando una pastorella si lamentava con Yashodâ che Krishna fosse entrato di notte nella casa di qualche pastore per giocare qualche scherzo, Egli Si giustificava di fronte a Sua madre dicendo che non poteva averlo fatto dato che dormiva vicino a lei. La verità era che, grazie ai Suoi poteri divini, Egli era contemporaneamente in tutti e due i luoghi. Krishna mostrò una lunga serie di questi sconcertanti miracoli. (Baba canta alcune canzoni riguardanti le lamentele delle pastorelle con Yashodâ nei confronti di Krishna) Per ogni lamentela Krishna aveva un alibi convincente. Indirettamente, stava rivelando la Sua Divinità.

Krishna spiegava a Sua madre le vie del Divino in un modo a lei comprensibile.

Egli era solito visitare le case dei pastori per bere latte e caglio. Il significato simbolico di questa azione è la preferenza di Krishna per sattva, (2) rappresentato dalla purezza del bianco latte e del caglio.

Krishna spiegò a Yashodâ che preferiva il burro delle pastorelle, piuttosto che quello di Sua madre, perché il loro cuore era puro e colmo di devozione disinteressata per Lui. La loro devozione era superiore all’affetto materno di Yashodâ, che invece celava qualche traccia di egoismo. Krishna disse a Yashodâ: “Sono attratto dai cuori di coloro che sono puri e disinteressati.”

Seguire i passi del Signore

Krishna aveva sempre evitato di esser scoperto dalle pastorelle dopo avere fatto uno scherzo, ma una volta, per compassione, fornì loro un indizio attraverso cui avrebbero potuto scoprirLo. Un giorno che esse erano tutte nelle loro case pronte ad afferrarLo, Egli entrò furtivamente in una delle abitazioni, ruppe una brocca di latte e poi Si nascose. Le pastorelle trovarono la brocca rotta e si misero a cercarLo seguendo le impronte bianche di latte, le quali le condussero al Suo nascondiglio. Allora Krishna rivelò loro la verità spirituale secondo cui chi si tiene stretto ai piedi del Signore Lo realizzerà. Krishna disse alle pastorelle: “Seguite i Miei passi e mi troverete.”

Nel Bhâgavatam, le lezioni da apprendere sono comprensibili in proporzione al vostro stato mentale. Per comprendere le glorie del Signore, come sono descritte nel Bhâgavatam, dovete esaminare attentamente i giochi divini di Krishna e comprenderne l’intimo significato. Per esempio, il vero significato della storia in cui Krishna porta via i vestiti alle pastorelle mentre stanno facendo il bagno, è che, per realizzare il Signore, bisogna abbandonare l’attaccamento al corpo che è il vestito dello Spirito.

Queste storie non dovrebbero essere trattate con leggerezza o irriverenza.

Krishna e Radha

Nel caso di Râdhâ, Krishna fece fremere il suo cuore e le diede il nettare della Beatitudine divina. Râdhâ non aveva attaccamento verso alcuno dei suoi parenti. (Swami canta dolcemente una canzone di Râdhâ, ove ella esprime la sua tristezza nel separarsi dal Signore). Prima ch’ella morisse, Krishna le comparve dinnanzi e la benedì. Dio dà qualunque cosa per il devoto, incluso Se stesso. Nessuno può eguagliarLo nel sacrificio che può fare per un devoto. Krishna chiese a Râdhâ che cosa volesse negli ultimi istanti della sua vita ed ella disse: “Voglio solo ascoltare la musica del Tuo flauto prima di andarmene “. (“Canta, o Krishna, parlami per riempire il mio cuore di beatitudine”, cantò Râdhâ. “Distilla l’essenza dei Veda e falla scorrere nella musica eterna del tuo flauto”. Krishna prese il flauto e lo suonò fino a che Râdhâ chiuse gli occhi; quindi lo gettò via e non lo toccò mai più. Dedicò il Suo flauto a Râdhâ, perché ella potesse trarne diletto.

Tutti i misteri di Krishna servirono dunque ad alleviare le pene dei Suoi devoti. Egli usò tutti i Suoi poteri per servirli. Quando si comprendono chiaramente le storie del Bhâgavatam allora si capisce la potenza del Signore.

Nella vita di Mirabai, per esempio, quando la sorella di Rana porge a Mîra una tazza di latte avvelenata, Mîra la beve come offerta a Krishna, il quale però assorbe il veleno lasciando il dolce latte alla fedele devota.

Offrendo qualunque cibo a Dio prima di ingerirlo, esso viene purificato e santificato.

Le pastorelle erano ignoranti e molto semplici, ma il loro amore per Krishna era puro ed assoluto. Anche durante le attività giornaliere il loro pensiero era incentrato su Krishna. Esse provavano quindi una gioia indescrivibile.

Coltivare l’unità

I devoti dovrebbero coltivare l’unità trascendendo ogni barriera di casta, credo e nazionalità. (Swami racconta la storia di Suguna, il quale dimenticò che la sua mano stava bruciando poiché aveva scorto nella fiamma la figura di Krishna. Swami canta poi una canzone in cui si esprime il piacere delle pastorelle nel vedere Suguna nello stato di “sacra” dimenticanza.)

I misteri ed i miracoli di Krishna vanno al di la delle parole. Egli era tutto per tutti ed è l’abitante di ogni cuore. Non c’è spazio per le differenze religiose. Gli studenti dovrebbero impegnarsi a ripristinare l’antica gloria dell’India conducendo una vita esemplare. Proclamate il messaggio di unità al mondo intero.

(Prima di concludere il Discorso, Baba ha fatto un annuncio agli studenti. Egli ha affermato che, dato il continuo aumento di devoti che arrivano a Prasanthi Nilayam, non sarebbe stato in grado di rivolgere loro un’attenzione individuale. Swami ha continuato dicendo che, quelli che desiderano sposarsi e mettere su famiglia, possono farlo e andare da Lui per la Sua benedizione; che non celebrerà matrimoni nel Nilayam, ma, a questo scopo, potrà essere usato il Kalyânamantapam, e che, comunque, Egli celebrerà matrimoni e Upanayanam (3) di massa.)

La grazia e l’Amore di Swami saranno sempre presenti ovunque voi siate. Potete sposarvi, condurre una vita terrena come capifamiglia, e servire la vostra patria.

Oggi è Gokulâshtamî, il giorno in cui si celebra il compleanno di Krishna. Ma non è la celebrazione ad essere importante. Ciò che conta è attenersi agli insegnamenti di Krishna. Krishna non è diverso dai Suoi insegnamenti. Swami non può essere separato dai Suoi insegnamenti. La Gita è Krishna e Krishna è la Gita.



Baba ha concluso il Discorso con il bhajan: "Govinda Krishna Jai, Gopala Krishna Jai!"



Prasanthi Nilayam, Sai Kulvant Hall, 4 settembre 1996



da: Mother Sai n° 1/1997


Note:


1) Fratello maggiore di Krishna



2) Sattvaguna, la qualità della spiritualità, della bontà, della purezza.



3) Iniziazione; il condurre un ragazzo all'insegnante, al guru.