DISCORSO DIVINO

Alzatevi, svegliatevi e raggiungete la meta della vita

14 giugno 1996

“Voi non potete ottenere dei risultati buoni se fate azioni malvagie;

similmente, non avrete alcun risultato cattivo se farete azioni buone.

Non si possono ottenere frutti del mango seminando semi di nim;

similmente, se seminate un seme di mango, non avrete i frutti del nim”



Studenti! Qualunque seme seminiate darà un germoglio, diventerà un albero e produrrà i frutti corrispondenti a quel seme; questa è la legge della natura e il segreto della Creazione. Si può essere d’accordo o meno ma questa verità non cambierà.



Come seminate raccoglierete

Ogni azione dell’uomo ha un risultato e com’è l’azione così sarà quello. L’alberello sarà come il seme; quando seminate un tipo di seme, non potete ottenere un alberello di tipo diverso per cui, qualunque tipo di azione facciate, otterrete dei risultati coerenti. Quindi l’uomo dovrebbe fare soltanto azioni buone in modo da raccogliere frutti buoni. Oggi la gente non fa azioni sacre ma vuole guadagnarsi del merito.



Le persone non intraprendono azioni meritevoli

ma vogliono ottenerne i frutti,

indulgono in attività peccaminose

eppure vogliono evitarne le conseguenze.



Punyasya phalamichchanthi

punyam nechchanthi Manava

na papa phalamichchanthi

papam kurvanthu yathnatha



L’uomo fa azioni peccaminose ma non vuol subirne le conseguenze; questo è il risultato dell’ignoranza dell’uomo e non è dovuto semplicemente alle tendenze umane ma anche all’impatto delle circostanze. Quando le persone non sono capaci di sopportare le difficoltà, le sofferenze e i problemi, si lamentano e protestano “Oh Dio! Perché mi sottoponi a questa prova così difficile?” ma Dio non è responsabile delle vostre difficoltà e sofferenze, le gioie e i dolori che incontrate sono i risultati delle vostre stesse azioni, non sono dati da Dio. Egli è il testimone eterno, è come il postino che vi consegna qualunque busta, cartolina o vaglia postale arrivi a nome vostro e non è responsabile delle notizie buone o cattive che vi sono contenute. Siete voi che dovete sperimentare felicità o sofferenza nel ricevere notizie buone o cattive, il portalettere non ne è coinvolto; nello stesso modo, qualunque azione buona o cattiva facciate, ne sperimenterete le conseguenze. Non è Dio che vi dà cose buone o cattive o vi fa vivere i loro frutti. C’è però una cosa chiamata Grazia speciale: se pregate Dio con tutto il cuore e con sentimenti sacri, Egli viene ad aiutarvi. C’è comunque una presupposto fondamentale al fatto che Dio porga la Sua Mano soccorritrice: Egli tiene conto delle azioni buone che avete fatto in questa vita e nelle precedenti e sparge la Sua Grazia su di voi. Pochi minuti fa, una ragazzo della dodicesima classe ha parlato della devozione di Draupadi. Duryodhana sottopose Draupadi a sofferenze grandi e cercò di disonorarla alla corte dei Kaurava; ella pregò Krishna e Lo invocò: “Oh Keshava! Madhava! Deva! Madhusudana! Narayana! Salvami!” Keshava indica Colui che ha capelli scuri e ricci ed è l’incarnazione di Brahma, Visnu e Mahesvara. Krishna udì la sua preghiera e rifletté per un momento su come aiutarla; Egli rivide la sua vita trascorsa, considerò le sue azioni buone sulla cui base poterle dare aiuto e notò un fatto piccolo ma significativo: era il giorno di Sankranti; Sathyabhama, Rukmini, Jambavathi, Draupadi e molte gopika trascorrevano beatamente il tempo nella compagnia divina di Krishna. In quel giorno fortunato, tutti stavano masticando della canna da zucchero quando Gopala, nello sbucciare una canna, si ferì un dito che cominciò a sanguinare. In effetti, Egli lo fece intenzionalmente per metterle tutte alla prova. A Dio piace mettere alla prova i devoti e gradisce il sapore di queste prove; poi spande la Sua Grazia speciale su coloro che le hanno superate. Anche i bambini vengono sottoposti a un saggio che ne decide l’idoneità a essere ammessi alla prima elementare. Dio non saggia i devoti perché non li ha simpatici, li odia o si diverte, lo fa per Amore loro, per Compassione e Gentilezza immense al fine di concedere la Grazia. Sathyabhama, Rukmini, Jambavathi e Draupadi erano molto vicine a Krishna e videro il sangue che usciva dal Suo dito; i servitori non potevano vederlo essendo un po’ più distanti. Sathyabhama chiamò subito una cameriera e le chiese di andare a prendere una benda per il dito di Krishna mentre Rukmini correva lei stessa a prenderne una ma Draupadi strappò la parte finale del suo sari e fasciò il dito di Krishna. Quando Sathyabhama e Rukmini videro questo, si guardarono ammirando la devozione di Draupadi, si sentirono mortificate e pensarono: “Noi non abbiamo l’amore, la devozione e la sollecitudine che ha lei, siamo attaccate soltanto alla forma fisica di Krishna ma non comprendiamo davvero le Sue necessità”. Quando Draupadi pregò Gopala di aiutarla, Egli ricordò quel fatto e decise che fosse arrivato il momento di ricompensarla per l’atto di sacrificio che aveva fatto quel giorno.



Dio si incarna per redimere tutto il genere umano

In questo mondo fisico, se volete qualcosa, dovete dare qualcos’altro in cambio. Quando volete comprare un fazzoletto, andate in un negozio e date del denaro al commerciante che vi dà l’oggetto; per guadagnarvi la Grazia di Dio, voi dovete offrirGli qualcosa. Anche se la vostra offerta è piccola, Egli vi ricompenserà a piene mani. Kucela offrì a Krishna un pugno di riso brillato ed Egli lo ricompensò con una ricchezza immensa; Sathyabhama fece di tutto per bilanciare Gopala con l’oro ma non ci riuscì mentre l’offerta di una foglia di tulasi fatta con devozione da Rukmini potè superarLo in peso. Prima di porre la foglia di tulasi sulla bilancia, ella pregò così:



Ti si può offrir una foglia, un fiore, un frutto o persino dell’acqua

ma se è vero che si offre sé stessi all’Uno con devozione.

Oh Krishna! Possa Tu esser bilanciato da questa foglia di tulasi!



Che cosa significa la foglia? Questo corpo fisico con i tre attributi di sattva, rajas e tamas è la foglia. Che cosa comunica il fiore? E’il cuore puro e profumatissimo. Similmente, il frutto significa la mente. Il frutto della mente è pieno di succo dolce ma essa non ne conosce il sapore come un albero non conosce il sapore dei suoi frutti e un’edera non può assaggiare il nettare dei suoi stessi fiori. Nello stesso modo, un uomo dedito alle cose del mondo non può conoscere il sapore del nettare contenuto nei testi sacri. L’offerta di una semplice foglia di tulasi fatta con devozione e senza alcuna aspettativa da Rukmini fu sufficiente per ottenere la Grazia del Signore dell’Universo; così Draupadi fece un sacrificio per Krishna senza aspettarsi niente. Quando dovette affrontare un pericolo grande alla corte dei Kaurava, ella chiuse gli occhi e pregò semplicemente Krishna: “Keshava! Madhava! Deva! Madhusudana! Salvami!” I suoi possenti mariti, nonostante fossero tutti lì presenti, non potevano controllare la situazione. Draupadi pregò “Oh Krishna! Per me non c’è altro rifugio che Te” ed Egli ricordò come ella avesse strappato il suo sari per bendare il Suo dito ferito; in cambio di quel pezzetto di stoffa, Krishna le dette una lungezza infinita del sari per proteggerne l’onore. Quindi, se fate un’offerta anche piccola a Dio, diventate meritevoli di ricevere la Sua Grazia sovrabbondante. Per legge divina, nessuno può sfuggire alle conseguenze delle sue azioni: i risultati saranno coerenti ad esse. Soltanto la Grazia di Dio può salvarvi dalle conseguenze di ciò che fate.

.

Oh uomo, è possibile evitare le conseguenze delle azioni?

Tu puoi studiare le scritture e adorare le tue divinità familiari,

puoi andare nella foresta e osservare un’austerità severa

ma è impossibile sfuggire alle conseguenze delle tue azioni.

Tu preleverai soltanto l’acqua che il tuo recipiente può contenere

sia che tu attinga a un lago piccolo che a un oceano immenso.



La Grazia di Dio che ottenete dipende dal recipiente del vostro cuore. Voi potete ingrandire quel recipiente con la Grazia speciale di Dio; senza di essa non potete ottenere niente.



Si può avere la gagliardia fisica e il potere dell’intelligenza ma,

se non si ha la Grazia Divina, si cadrà nell’afflizione.

Karna era un guerriero valente ma quale fu il suo fato?

Non dimenticate mai questa verità.



Dio spande la Sua Grazia su tutti. E’come la pioggia: piove forse per il bene di un individuo particolare? No, piove per tutti gli esseri umani, rinfresca tutti e calma la sete di tutti; similmente, l’aria si muove per tutti e non per un individuo particolare. Infatti, tutti gli elementi sono intesi per il sostentamento di tutti gli esseri. Nello stesso modo, Dio non si incarna per il bene di un individuo, di una razza o paese particolari, Egli si incarna per redimere tutto il genere umano.



Evitate le compagnie cattive

Karna era dotato del potere dell’intelligenza, di ogni tipo di arma e forza fisica ma mancava del potere Divino. Qual era la ragione? Le tendenze malvagie radicarono in lui perché si legò a compagnie cattive e divenne uno dei quattro malvagi; appena si unì alla compagnia dei tre malvagi, cioè Duryodhana, Dussasana e Sakuni, divenne la quarta persona malvagia. Quindi non dovete mai frequentare compagnie cattive; esse danno forza alle tendenze malvagie e queste portano ad azioni riprovevoli. La compagnia che frequentate ha un’influenza potente sulla vostra vita.

Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei



Io posso dirvi che tipo di persona siete quando Mi dite che tipo di compagnia frequentate. Karna era di natura nobile e virtuosa; dovreste cercar di conoscere la nobiltà di Karna. Durante la guerra del Mahabhrata, Krishna decise di far vedere ad Arjuna la grandezza di Karna; per quale ragione? Arjuna era pieno di ego perché pensava di essere l’arciere più grande, pensava che nessuno fosse uguale a lui; inoltre, Krishna era il suo miglior amico e suo cognato e realizzava tutti i suoi desideri. Gopala volle sottomettere il suo ego in modo discreto per cui lo portò da Karna che giaceva sul campo di battaglia; era ferito gravemente, in condizioni critiche. Essi lo avvicinarono in veste di Bramini e Krishna gli disse: “Karna, tu sei conosciuto come uomo di carità grande; dato che devo celebrare una cerimonia sacra a casa mia, sono venuto a chiederti la carità nonostante non sia corretto da parte mia farlo in questa situazione”. Pur giacendo a terra, Karna chiese “ Che cosa vuoi?” e Krishna disse “Voglio un po’ d’oro” al che il ferito replicò: “Oh Bramino, vai a casa mia, di’ a mia moglie che ti mando io ed ella ti darà tutto l’oro che vuoi”.

Allora Krishna aggiunse: “Io non sono venuto qui per essere coinvolto in questo tipo di transazioni d’affari, non mi dire di andare da tua moglie, da tua suocera o suocero; io sono venuto a chiedere direttamente a te. Dammi ciò che puoi altrimenti me ne andrò per la mia strada”. Karna chiuse gli occhi, pensò per un po’ a come fare per procurare dell’oro sul campo di battaglia e ricordò di avere due denti d’oro. In quei tempi, era uso comune coprire i denti con una foglia d’oro nonostante non vi fossero dentisti. “Stacca i miei due denti coperti d’oro” egli disse ma Krishna rispose: “Come? E’ possibile che io strappi via i tuoi denti? Dovrei farti violenza per ottenere da te questa piccola quantità d’oro? Come puoi chiamare questo carità? Non lo è affatto. I tuoi denti io non li toccherò neppure”. Allora il ferito raccolse una pietra, spezzò i suoi denti e li offrì a Krishna ma questi volle metterlo ulteriormente alla prova: “Io sono un Bramino” disse “Come posso toccare dell’oro coperto di sangue? Questo è contrario alla mia condotta”. Immediatamente Karna prese l’arco e scagliò in terra una freccia che fece zampillare una sorgente d’acqua in cui egli lavò i denti offrendoli quindi a Krishna con la mano destra. A quel punto Gopala dette un’occhiata significativa ad Arjuna; egli era in piedi con la testa chinata in riverenza alla grandezza di Karna e disse a Krishna: “Non ho mai visto un simile spirito di sacrificio, una nobiltà e devozione in nessuno. Io stesso non posso eguagliare la grandezza di Karna e mi scuso con Te per la mia impudenza”. La gente, in quei tempi, considerava l’offrire qualunque cosa e tutto a Dio come il Dharma più grande. Ogni azione ha un risultato o un altro, è come un seme; c’è un albero in ogni seme e ci sono frutti in ogni albero. L’albero produrrà frutti dello stesso tipo del seme per cui dovreste decidere di intraprendere azioni sacre. Voi siete contenti quando fate un’azione malvagia ma piangete quando dovete sopportarne le conseguenze per cui, prima di fare una qualunque azione, dovreste determinare se essa sia buona o cattiva. Fate soltanto azioni buone. Ma voi parlate e agite senza pensare; come risultato, soffrite.



L’attaccamento al corpo è la causa della sofferenza dell’uomo.

Prima di affrontare qualunque impegno, prendete un po’di tempo per chiedervi se si tratti di cosa buona o cattiva. Fate soltanto cose buone, accertatevi che le azioni che fate non danneggino o feriscano alcuno in alcun modo; questo sembra però impossibile per colpa del vostro attaccamento al corpo. Solamente coloro che hanno abbandonato tale attaccamento possono fare azioni simili. In effetti, la vostra caratteristica temporale e terrena è la causa di tutte le sofferenze: voi avrete una visione temporale e terrena finché sarete attaccati al corpo e sarete soggetti alla sofferenza e al dolore finché avrete sentimenti relativi al mondo. Appena abbandonate l’attaccamento al corpo, la caratteristica temporale e terrena scompare e, dove essa manca, non c’è dolore. Come accade? Durante lo stato di veglia voi avete sentimenti secolari e terreni e siete attaccati al corpo; come conseguenza, sperimentate il piacere e il dolore. Nello stato di sonno profondo, dimenticate il corpo e anche il mondo; quando non c’è il mondo, non c’è dolore e, in effetti, in questo stato, non c’è dolore né felicità. Man mano che vi attaccate di più a Dio, l’attaccamento al corpo diminuisce sempre più e anche i sentimenti inerenti le cose del mondo si riducono. Voi potete liberarvi dei vostri dispiaceri soltanto quando imparate a ridurre i sentimenti inerenti il mondo. Il fuoco che divampa nella foresta brucia forse soltanto gli alberi di nim e risparmia quelli di mango? No, brucia tutto. Nello stesso modo, quando abbandonate l’attaccamento al corpo, trascendete sia la felicità che l’afflizione. I castelli e i palazzi che vedete in sogno smettono di esistere appena aprite gli occhi; è per questo che le Upanishad esortano l’uomo:



Alzatevi, svegliatevi, andate presso gli uomini nobili

e imparate da loro il segreto che fa raggiungere la Divinità.

Uttishtha jagratha prapya varannibodhat



Svegliatevi dal sonno dell’ignoranza, percepite la vostra realtà nella luce della saggezza. Incapaci di comprendere di essere voi stessi l’incarnazione della Verità, andate cercandola altrove. La Verità non è in alcun luogo esteriore: voi stessi siete esistenza-conoscenza-beatitudine (sachchidananda). Supponete che ci sia un primo ministro, un presidente o un re che nel sonno non abbia la consapevolezza di essere tale: egli può dire “Io sono il primo ministro” “Io sono il re” “Io sono il presidente” solamente quando si sveglia. Similmente, uno che brancola nel sonno dell’ignoranza, dei sentimenti relativi al mondo, non sarà consapevole della Verità “Io sono l’incarnazione di sachchidananda” ; per questo svegliatevi dal sonno dell’ignoranza, aprite gli occhi e vedete la via della saggezza. Solamente allora sarete capaci di riconoscere la vostra realtà. Nel sonno, voi non sapete chi siete, conoscete il vostro nome , la forma e la posizione soltanto quando siete svegli. Qual è la vostra situazione attuale? Siete persi nel sonno dell’appartenenza al mondo e nell’ignoranza; per questo non potete sapere di essere l’incarnazione di esistenza-conoscenza-beatitudine. Alzatevi, svegliatevi e raggiungete la meta della vita. Supponete che nel sogno siate morsi da un serpente e cominciate a gridare: può il dolore che provate nel sogno essere lenito applicandovi una medicina sul corpo? No. Appena qualcuno vi sveglia, il dolore prodotto nel sogno dal morso del serpente sparisce di colpo. Voi provate la paura del serpente e il dolore del morso finché siete addormentati; quando qualcuno vi sveglia, non c’è più il serpente né la paura né la ferita inferta dal morso. Com’è la vostra vita oggi? L’uomo è perso nel sonno dell’ignoranza e dell’attaccamento al corpo ed è per questo che Krishna dice:



“Dato che il mondo è temporaneo e pieno di miseria,

meditate su di Me sempre”

Anityam asukham lokam imam prapya bhajasva mam.



Questo mondo è come un sogno in cui voi subite molti tipi di sofferenze; qual è il rimedio e la cura per questo? Il rimedio unico è il destarsi da questo sonno dell’ignoranza. L’attaccamento al corpo è la causa di tutta la sofferenza dell’uomo per cui egli dovrebbe ridurlo gradatamente; soltanto allora può sperimentare la felicità, tanta felicità per quanto riduce l’attaccamento al corpo. Quindi chiunque voglia sperimentare la felicità deve ridurre l’attaccamento al corpo. Chi è attaccato al corpo accresce l’ego per la sua ricchezza, per la possanza fisica, per la posizione di autorità o per il supporto della gente. Quando le nubi sono cariche d’acqua, diventano pesanti e vengono giù; quando un albero è carico di frutti, tutti i rami si piegano verso il basso. Similmente, quando voi crescete e fate progressi, l’ego e l’attaccamento al corpo devono diventare sempre minori.



Fate nascere in voi il potere del Sé

Che cosa considera oggi l’uomo come suo sostegno? Ecco un piccolo esempio: un uccellino è posato sulla punta di un rametto e non ha paura neppure quando esso si muove avanti e indietro al soffiare del vento. Per quale ragione? La ragione è che l’uccello si fida più delle sue ali che del ramo su cui sosta quindi questo può muoversi, scuotersi o rompersi ma il volatile non ha paura, si fida del sostegno delle sue ali. Oggi l’uomo non ha neppure la fiducia in se stesso che ha un uccello; seduto sull’albero del mondo, egli ha paura anche di pericoli da niente. Perché? Perché manca di fiducia in se stesso, non ha fede in se stesso. Persino un uccello non teme avendo fede nelle proprie ali ma l’uomo non ha fede in se stesso ed è per questo che viene turbato anche da un problema piccolo e non riesce a sopportare o affrontare neppure una difficoltà piccola. Invece gli uccelli e gli animali sono capaci di vivere senza alcuna paura in quanto conducono una vita molto naturale. Oggi l’uomo fa affidamento soltanto sulla sua forza fisica, sulla ricchezza e sul potere dell’intelligenza, non si rifugia nel potere del Sé. Con la fiducia in se stessi si può ottenere qualunque cosa. Quanto durerà il potere della ricchezza? Essa viene e va come una nuvola passeggera. Similmente, per quanto potete affidarvi all’appoggio della gente? Finché siete al potere e vi rigirate nella ricchezza, tutti gli amici e parenti vi stanno intorno; chi vi rispetterà dopo? Voi avrete tutti i tipi di potere quando maturerete il potere del Sé quindi decidete di vivere facendo conto sul potere dell’Atma e su Dio. Credete in Dio e fate azioni rette; i risultati saranno coerenti alle azioni. Il fiato dipende dal cibo consumato, il pane dalla farina usata; quindi impegnatevi in azioni sacre e sperimentate la beatitudine eterna e celestiale. Questo è lo scopo primario dell’uomo e il suo primo obiettivo. Se fate azioni malvagie, non è possibile che otteniate risultati buoni quindi fate il bene. Sforzatevi di ottenere la vicinanza di Dio, ogni passo dovrebbe avvicinarvi a Dio e rendervi più cari a Lui; solamente allora potrete essere vittoriosi nella vita.





(Bhagavan ha concluso il Discorso con i bhajan, “Rama Jayam Raghu Rama Jayam…” e “Hari Bhajan Bina Sukha Santhi Nahin…”).



Prasanthi Nilayam, 30 Giugno 1996.

Sai Kulwant Hall



(Da “Sanathana Sarathi” – Settembre 2010)