DISCORSO DIVINO

Il Canto del Nome è la via regale per la redenzione dell'uomo

6 giugno 1996

La devozione è la base necessaria ad ottenere la conoscenza dell’Essere Supremo.

La devozione è la panacea che serve a guarire della malattia della nascita e della morte.

E’ la devozione che guida l’uomo alla conoscenza della Verità eterna

e gli dona la liberazione che è lo scopo finale della vita.



Nel canto del Nome c’è un potere immenso



La gente segue sentieri vari di devozione per ottenere la Grazia di Dio. Cosa si intende per Bhakti (devozione)? La parola deriva dalla radice bhaj che significa servizio e indica il Principio dell’Amore pur avendo molti altri significati.



Il canto del Nome Divino dona la Beatitudine eterna

I devoti cantano le glorie del Signore in quattro modi: inneggiando agli Attributi Divini, alle Gesta, ai Pensieri e ai Nomi. Dio è privo di attributi e oltre i pensieri per cui, elogiando gli attributi di Colui che è Senza Attributi, non potete ottenere soddisfazione completa; pensare di poter compiacere Dio elogiando il Suoi Attributi è illusione pura. La soddisfazione che ottenete dal Guna Sankirtana (canto degli attributi) è soltanto temporanea; in verità, Dio non ha attributi. Molti devoti inneggiano agli attributi di Dio in questo modo:



Oh Signore dell’universo!

Tu sei caro a Lakshmi, la dea della ricchezza,

Tu doni la dote di essere di buon auspicio a coloro che prendono rifugio in Te,

Tu Ti corichi sul serpente Adi Sesha

e sei l’incarnazione della ricchezza e della beatitudine.

Ti prego, distruggi i miei legami con il mondo e concedimi la felicità eterna.


La gente loda Dio come Colui nel cui cuore Lakshmi risiede (srinivasa), come Dimora della beatitudine (chidvilasa). Chi è srinivasa? Chi è chidvilasa? Questo non è lodare i Suoi attributi? I devoti che esaltano gli attributi del Signore in questo modo possono ricavarne solamente una soddisfazione temporanea. Similmente, molti devoti come Jayadeva e Gauranga inneggiavano ai giochi (lila) del Signore. Jayadeva, Gauranga, Mira e Sakkubai cercarono soddisfazione nel cantare i giochi del Signore ma alla fine compresero che il mondo intero è il lila del Signore, la stessa creazione è il Suo lila. Allora come potete indicare soltanto alcune azioni del Signore come Suoi giochi? Avendo compreso questa verità, essi presero a recitare il Nama Sankirtan e sperimentarono la beatitudine. Il Nama Sankirtan è la forma di devozione più alta e può condurre l’uomo alla meta ultima della vita. Mira agognò la visione della forma piena di beatitudine di Krishna in questo modo:



Mio caro! Vieni e benedicimi con la Tua visione.

Senza di Te, oh Krishna, io non posso vivere,

non ho fame durante il giorno e non dormo di notte.

Cosa posso dire se le parole non mi escono dalla bocca?

Vieni Signore e calma questo cuore che brucia.



In fine, Mira comprese che il giorno è Krishna, la notte è Krishna e ogni cosa è Krishna; Egli è il tempo stesso, tutto è il Suo gioco Divino. Avendo compreso questa verità, Mira considerò Krishna come l’abitante del suo cuore (Hridyavasi) e disse “Oh Krishna, il mio cuore è il Tuo tempio”. Ci sono molti devoti che si perdono nel pensiero di Dio e cantano:



Oh Signore, la Tua faccia è bella come la luna,

i Tuoi Piedi di loto sono adorati da tutti gli Dei.

Tu sei caro alla Dea Lakshmi.

Dovunque io guardi, vedo soltanto Te.

Tu sei anche nelle strade e nelle traverse.

Io Ti vedo come l’abitante di tutti e come l’incarnazione della Beatitudine.

A coloro che si rifugiano in Te, Tu concedi di essere di buon auspicio.

Oh Govinda, donatore di Beatitudine eterna, vieni subito a salvarmi.



Importanza spirituale dei giochi di Krishna

Dio è immanente in ogni particella dell’universo; a che scopo parlare di vie e viuzze? Tutto l’universo è il Suo gioco (lila) quindi è in seguito alla vostra immaginazione che cantate il Guna Sankirtan, Bhava Sankirtan e il Lila Sankirtan. Dei quattro tipi di Sankirtan, il Nama Sankirtan è il migliore e il più elevato, è veramente la via regale per la redenzione dell’uomo. Quando molte persone si riuniscono e cantano il Nama Sankirtan con tutto il cuore, le vibrazioni divine che esso genera si spandono dovunque. Quando Dio assume una forma, prende anche un nome; mentre si recita il Nome, si dovrebbe meditare sulla forma. Questo è il canto con meditazione e la meditazione con il canto (Japa sahita dhyana o Dhyana sahita japa). Le gopi non solo cantavano il Nome di Krishna ma erano anche attaccate profondamente alla Sua Forma. E’ l’affezione al nome e alla forma che fa sorgere l’attaccamento e il sentimento di mio e tuo (abhimana e mamakara). Alcuni ridicolizzano i Giochi Divini di Krishna senza capire la loro importanza; in modo simile, anche oggi molti criticano Dio senza comprendere il valore dei Suoi Lila Divini. Quando Krishna giocava e danzava con le pastorelle, era un bambino di appena sei anni. Dov’è lo spazio per criticare le azioni di un bimbo di sei anni? La critica nasce soltanto dall’immaginazione delle persone.

Una volta, Gopala andò a casa di una pastorella e bussò alla porta mentre il marito di lei stava dormendo; la donna impiegò un po’ di tempo per rispondere. Krishna non era certamente uno che stesse tranquillo per cui continuò a bussare ed ella Gli parlò attraverso la fessura della porta:



Krishna! Ti aprirò la porta.

Perché tutta questa fretta?

Abbi pazienza, mio marito sta riposando

quindi aspetta un po’.


Nonostante la preghiera della pastorella, Krishna continuò a bussare. Allora il marito si alzò, aprì la porta e fu felice di vedere il bambino Krishna, non si arrabbiò affatto, Lo prese tra le braccia e Lo portò dentro. Nel vedere questo, la donna andò in estasi pensando “Ah! Anche mio marito è trasformato, sta riversando il suo amore ed affetto su Krishna”. Immersa completamente nel pensiero di Krishna, ella perse la consapevolezza del corpo.

In apparenza, i giochi di Gopala sembrano di natura terrena ma il loro valore vero è spirituale. In effetti, tutti i Lila Divini conducono l’uomo dalla materialità alla spiritualità. Si può trarre beatitudine dal cantare i giochi di Dio; come sia dolce e beatificante cantare le Glorie Divine è esperienza di tutti. Quando i devoti recitano il Nagar Sankirtan al mattino presto, anche quelli che non sanno cantare si uniscono a loro felicemente. C’è così tanta dolcezza nel cantare; che si tratti di credenti o di atei, tutti dimenticano se stessi ascoltando il sankirtan divino. Il sankirtan del Nome di Dio cattura il cuore di tutti coloro che vi partecipano, fa che dimentichino se stessi e non soltanto questo: tutti i giochi, gli attributi e i poteri Divini si possono descrivere splendidamente nel canto. Il canto fa piacere a tutti, è la strada regale per la redenzione di tutti. Quei devoti, che cantano la Gloria di Dio con tutto il cuore dimenticando se stessi, maturano amore totale per Dio. Egli diventa davvero il servitore di tali devoti ferventi. Molti hanno narrato i Poteri Divini a tutto il mondo con i loro canti.



Tu sei oltre la descrizione e la comprensione umana.

E’ possibile stimare la Tua Gloria e il Tuo Splendore?

Io attendo la Tua Grazia.

Oh Signore! Ascolta la mia preghiera e redimimi.

Tu sei Colui che riportò in vita il figlio del Tuo precettore,

Tu sei Colui che sconfisse il serpente Kaliya,

liberò Vasudeva e Devaki e salvò Draupadi dall’umiliazione.

Tu soddisfacesti i desideri di Kuchela,

facesti diventare brutta la bellissima Kubia,

proteggesti i Pandava e salvasti le sedicimila pastorelle.

Tu sei oltre la comprensione e descrizione umana.

Krishna! Neppure Brahma può descrivere la Tua Gloria.

Io ho pregato per la Tua Grazia.



Dio è oltre tutte le descrizioni e la portata della mente; per questo, i Veda dichiarano: Le parole e la mente cadono nella futilità senza comprendere la Divinità.



Importanza suprema del canto di gruppo

Il canto di gruppo (Nama Sankirtan) ha il potere di far sbocciare il cuore, amplia la mente e spande vibrazioni divine in tutto il mondo; per questo è la più nobile tra tutte le pratiche spirituali. Fu il Guru Nanak a dare inizio a questa pratica; egli cominciò questo tipo di canto in cui tutti possono unirsi e cantare all’unisono ed è solamente questo tipo di canto che può portare alla liberazione. Grandi santi come Kabir Das, Tulsi Das e Ramdas la ottennero con il Nama Sankirtan; in esso c’è un potere immenso. Si può dire che Dio non ha forma ma Egli ha certamente un Nome ma il Nome di Dio non significa solamente Rama, Krishna, Govinda ecc., Egli stesso è il Suo Nome. La gente dice che Dio non ha nome né forma ma non c’è niente in questo universo che non abbia nome e forma. Anche un atomo ha nome e forma; come può il microcosmo diventare il macrocosmo se non ha un nome e una forma? Assolutamente ogni forma è associata ad un nome e ogni nome è dotato di potere divino. Per questo i Baratiya adorano le pietre, gli alberi, gli uccelli e persino i serpenti velenosi; essi credono che nell’universo non vi sia niente che non sia pervaso dalla Divinità ed è perciò che molti camminano in cerchio dovunque si trovino e offrono le loro salutazioni alla madre terra. Dov’è il luogo in cui non c’è terra? Essa è dovunque. Ecco una storiella: Una volta, una volpe prese cinque rupie a prestito dalla terra. Quando si svegliò la mattina dopo, la terra le domandò: “Mi restituisci le cinque rupie o no?”. Per scappare dalla terra, la volpe si mise a correre e corse tutto il giorno e la notte raggiungendo una foresta distante dopodiché dormì tranquilla pensando “Ora posso riposare felicemente senza essere importunata dalla terra”. La mattina dopo, quando si svegliò, la terra chiese: “Quando mi restituisci le cinque rupie?” Anche la terra è una forma di Dio ed è presente dovunque come Lui; è per questo che i Veda dichiarano:



“Con mani, piedi, occhi, testa, bocca e orecchie che pervadono tutto,

Dio permea l’universo intero”.



Il canto di qualunque Nome di Dio dà beatitudine

Una volta Madre Terra pregò il Signore Narayana: “Svami, io posso sopportare il peso di un qualunque numero di peccatori ma non di coloro che non ripetono il Tuo Nome quindi mostra gentilmente a tutti il modo di liberarsi con il canto del Nome Divino”. Valmiki compose il Ramayana in dieci milioni di versi e voleva distribuirli in parti uguali ai tre mondi per cui ne dette tremilionitrecentotrentatremilatrecentotrentatre ad ognuno ma, alla fine della distribuzione, un verso avanzò. Sorse il problema di dividerlo in tre parti. Il verso era composto con trentadue lettere e Valmiki ne distribuì dieci ad ogni mondo ma ancora due lettere rimanevano; come distribuire due lettere a tre mondi? Allora Vishnu disse a Madre Terra: “Quando Valmiki distribuì un crore di versi del suo Ramayana ai tre mondi, avanzarono due lettere; esse erano Rama, Krishna, Hari, Hara, Siva, Sai, ecc., che sono proprietà comune di tutti e tre”. (Applauso)

Queste due lettere indicano l’unità in questo mondo che è invece segnato dalla dualità. La dualità è la natura di questo mondo e gli esseri umani sono incapaci di avere la visione della Realtà a causa della loro dualità.



Un uomo con la mente duale è mezzo cieco



Egli è così confuso che a volte risponde “si” e a volte “no” alla stessa domanda. Coloro che ripetono i Nomi Divini possono superare questa dualità e redimersi e questo è vero anche nei confronti dei Nomi Divini di Gesù e Allah. Quindi l’uomo dovrebbe ripetere il Nome Divino costantemente. Thyagaraja cantava così:



Oh Signore! Come posso io decidere chi Tu sia effettivamente,

se Tu sia Siva o Madhava?

La sillaba “Ra” è la forza vitale del mantra di Madhava

e la sillaba “Ma” è la forza vitale del mantra di Siva.

Io offro le mie salutazioni all’Uno il cui Nome

è la forza vitale di questi due mantra”.



Il Madhava mantra è “Om Namo Narayanaya” e la sillaba ra è la sua forza vitale. Se togliamo la sillaba ra dalla parola Narayana, essa diventa Nayana che è privo di significato; similmente, il mantra di Siva è “Om Namah Sivaya” e, se togliamo la sillaba “ma”, esso diventa Nasivaya che vuol dire “infausto”. Comunque, se unite le due sillabe “ra” e “ma” esse danno il Nome Divino di Rama a cui Thyagaraja offriva le sue salutazioni. Non c’è nessuno al mondo che non ripeta il Nome Divino in un modo o nell’altro nella sua vita; molti hanno figli o amici che portano i nomi divini di Rama, Krishna, ecc. ed essi ripetono il nome divino quando li chiamano dicendo “Vieni Rama, vieni Krishna”. Dio ha nomi innumerevoli e forme infinite; voi potete ripetere qualunque Suo nome e redimere la vostra vita con il Nama Sankirtan. Voi potete descrivere Dio in tutti i modi che volete ma questo vi darà solamente una soddisfazione passeggera; solamente il canto del Suo Nome Divino concede la beatitudine eterna. Quale austerità ci può essere più grande del far danzare continuamente il Nome Divino sulla lingua? Solamente la ripetizione del Nome Divino è austerità vera, luogo di pellegrinaggio reale e luogo sacro quindi il Nama Sankirtan ha un’importanza suprema nella vita dell’uomo. Cantate sempre il Nome Divino e redimete la vostra vita.



(Bhagavan ha concluso il Suo Discorso con il Bhajan: “Hari Bhajan Bina Sukha Santhi Nahin…”).



Prasanthi Nilayam, 19 Luglio 1996,

Sai Kulwant Hall