DISCORSO DIVINO

L'Avatar ed i devoti

23 novembre 1994

Più fulgido del sole, più puro e più bianco della neve, più sottile dell'etere,

il Sé Supremo tutto pervade, anche la particella più minuscola,

poiché ogni cosa è in Lui e tutto Egli illumina con la luce della Coscienza.

Il Divino è in voi e voi siete nel Divino;

non esiste differenza alcuna fra voi e Dio.

Quale verità più grande potrei comunicare a tutti voi che siete qui riuniti?



Incarnazioni dello Spirito Divino,

quando il Signore si incarna in forma umana non può evitare di rispettare quelle regole che Egli stesso ha stabilito. Non dovete dimenticare che, anche se Egli è il Regista della rappresentazione cosmica, nella Sua forma umana recita una parte ben precisa. Se Egli non agisse secondo il ruolo che si è prescelto, facendo di più o di meno di quanto la Sua parte preveda, si allontanerebbe da ciò che è giusto, fallendo in tal modo il Suo scopo. Quando il Divino si incarna in forma umana, deve essere, attraverso azioni ideali, un esempio da seguire.

Hiranyaksa e Hiranyakashipu, spinti dal loro odio, svolsero parecchie ricerche per trovare Narayana ma, avendo la mente sconvolta da sentimenti negativi, non riuscirono a percepirNe la presenza in alcuno dei cinque elementi. In seguito, i tempi e le circostanze li condussero ad affrontare situazioni in cui si trovarono faccia a faccia con il Signore nelle Sue forme più terrificanti finché, un giorno, non incontrarono la morte.

L'Avatar Krishna

Quando Krishna fece il Suo avvento sulla Terra, dovette Egli pure recitare la parte che il Suo ruolo prevedeva. Quando Shishupala inveì contro Krishna, Egli gli permise di aggredirlo con una lunga corda e, alla fine, lo distrusse. Per fare ciò, Krishna attese il momento opportuno. Il Bhagavatha[1] riferisce delle ripetute ritirate di Krishna durante i Suoi scontri con Jarasandha.

Ma come può l'Onnisciente, l'Onnipotente, l'Onnipresente Signore ritirarsi o fuggire da qualche luogo? Dove potrebbe Egli nascondersi? Ritenere che Egli possa non essere presente in qualche luogo è solo pura illusione. Quando si ha fede negli strumenti che il Signore usa e ci si abbandona alla Sua volontà, allora si può comprendere il Divino e farne esperienza. Nel Mahabharata, ad esempio, si narra l'episodio di Draupadi. Sebbene, alla corte di Duryodhana, ella fosse stata umiliata e disonorata da Duryodhana e Dussasana, Krishna, mantenendo fede al ruolo che doveva svolgere, non intervenne in sua difesa. Duryodhana e Dussasana, infatti, erano destinati ad incontrare la morte per mano di Bhjma.

Krishna, durante la Sua vita terrena, fu bersaglio di attacchi ed accuse da parte di persone malvagie. Il Divino, tuttavia, non nutre né simpatie né antipatie ed i malvagi subiscono le conseguenze delle proprie azioni secondo ciò che meritano. Ciò che si ottiene nella vita dipende solo in parte da ciò che si è guadagnato con le azioni. Questo si chiama prarabdham ed è, per sua natura, temporaneo. Ciò che si ottiene come frutto di un'azione passata non durerà a lungo.

Dimentico di questo fatto ed anche della sua vera natura (svabhavam), l'uomo si lascia trascinare da ciò che è transitorio ed agisce secondo i capricci della mente. Quando ad un attore viene assegnata una parte in una recita, egli deve studiare l'intero copione. Tuttavia, quando interpreta il suo personaggio, deve attenersi scrupolosamente a quanto il copione prevede, per quel personaggio, in ogni scena e non interpretare tutti i ruoli che conosce. Egli deve svolgere le azioni che la sua parte prevede, attenendosi in tal modo alla trama. Alla stessa maniera, quando il Signore si è assunto un ruolo nella rappresentazione cosmica, deve agire in ogni situazione in modo appropriato e rispettando le regole del gioco.

La decadenza del genere umano

Fin dal tempi antichi il popolo indiano, mantenendosi in sintonia con lo spirito della cultura del proprio Paese, ha sempre esaltato al massimo grado la rinuncia e il sacrificio (thyaga), considerato sacra la Retta Azione (Dharma), sostenuto la Giustizia ed ha sempre cercato di attenersi ai dettami della Verità. La gente, al giorno d'oggi, tende ad ignorare questi valori dell'antica cultura indiana, cadendo invece vittima dei sensi e dei piaceri materiali e ritenendo che solo l'esistenza terrena sia reale.

La gente che vive nel mondo odierno tende ad imboccare strade negative e ad alimentare pensieri malvagi, come mai prima si era verificato. Gli uomini, oggi, si consumano in una sfrenata bramosia di ricchezza e di potere. Il denaro è sicuramente necessario per far fronte alle necessità giornaliere, ma esistono dei limiti da rispettare.

L’oceano, quando si ingrossa ed oltrepassa i suoi confini, è causa di disastri; il cibo serve per sostenere il corpo, ma è salutare solo se viene consumato nelle giuste quantità: se si eccede, esso diventa veleno per il corpo. Il cibo può essere fonte di salute o causa di malattie. A causa delle cattive abitudini alimentari, l'uomo sta diventando vittima delle malattie. li cibo è fondamentale, ma, affinché sia salutare, deve essere assunto rispettando certi limiti.

Allo stesso modo, la ricchezza è necessaria, ma entro certi limiti poiché, se essa diventa eccessiva, è causa di molti pericoli. Troppa ricchezza rende l'uomo arrogante e gli fa perdere il senso di discriminazione fra bene e male. Lo rende simile a Duryodhana, che fu l'emblema dell'avidità, piuttosto che a Kama, che fu invece famoso per la propria generosità.

Ricchezza e sacrificio

L'aumento della propria ricchezza dovrebbe avvenire parallelamente alla crescita del proprio spirito di sacrificio. Quanto maggiore è la ricchezza, tanto maggiore dovrebbe essere la generosità. Al giorno d'oggi, invece, la ricchezza è in aumento, ma non la magnanimità.



A che serve la ricchezza se non si raggiunge la felicità?

Anche se un fiume straripa, un cane potrà leccare solo

una piccola parte della sua acqua.

Per l'uomo avido, non esiste contentezza,

anche se egli possiede grandi tesori.



Oggi, più aumentano le sue ricchezze più l'uomo diventa avaro. Egli dimentica, di conseguenza, la sua vera natura. Se il denaro guadagnato con mezzi onesti non sempre assicura la felicità, figuriamoci allora che felicità potrà arrecare quello guadagnato con sistemi disonesti! Si dovrebbe da ciò dedurre che, l'eccessiva ricchezza, non potrà mai portare pace e felicità. Nel caso siate in possesso di ingenti mezzi economici, metteteli a disposizione per cause giuste, al fine di aiutare gli altri. Solo in tal modo potrete sentirvi soddisfatti.

Potere e moralità

Il secondo male di cui l'uomo soffre è la sete di potere. Dal semplice abitante di villaggio alla persona più in vista di una città, ognuno aspira al potere. Esso comporta limiti e doveri. Esistono cinque tipi di potere: il potere della conoscenza, il potere dell'intelletto, il potere della fama, il potere del carattere ed il potere del sacrificio. Solamente chi possiede questi cinque attributi può aspirare ad una posizione autorevole.

Oggigiorno, però, gli uomini raggiungono i vertici del potere senza sapere come esercitare l'autorità. Ogni uomo aspira a tale posizione, sia essa quella di Presidente del Panchayat o quella di Capo del Governo. Per raggiungere il potere, gli uomini sono pronti ad usare qualunque mezzo, sacrificando moralità e giustizia e ricorrendo ad ogni sistema di corruzione. In tal modo, la legge e l'ordine subiscono forti ripercussioni e l'uomo dimentica quale sia la sua vera natura.

Questa situazione è estremamente pericolosa. Coloro che aspirano ad occupare posizioni autorevoli dovrebbero essere consapevoli dei doveri che esse comportano ed imparare ad esercitare il potere con senso della misura.

"Se si oltrepassano i giusti limiti, nulla di grande si potrà raggiungere" (Nassreye niyamam viná).

Ricchezza e potere, pertanto, dovranno essere usati con grande discernimento. Oggigiorno, tuttavia, ciò non avviene.

Il fattore tempo

Le instabilità ed i disordini, di cui oggi il Paese soffre, sono interamente dovuti alla mancata osservanza di certi limiti. L'uomo non riesce più a riconoscere la natura del Divino. Dio, che è sceso sul palcoscenico del mondo in veste di attore, sta attendendo il momento giusto per poter esprimere Se’ Stesso in pienezza. Il frutto ha bisogno di tempo per giungere a maturazione: quando questo avviene, esso cade spontaneamente.

Allo stesso modo, quando i tempi per raccogliere i frutti delle proprie azioni sono maturi, l'uomo deve essere pronto a ricevere il prodotto di ciò che ha seminato. Sono infatti le azioni che determinano risultati buoni o cattivi. E’ questa la ragione per la quale le Scritture affermano che la mente dell'uomo è responsabile della sua schiavitù o della sua liberazione.

Di conseguenza, la mente deve essere indirizzata verso il cammino della santità. Ciò significa che la si deve concentrare in azioni rivolte al servizio degli altri ed al bene del mondo. Solo in tal modo potrà manifestarsi la purezza mentale.

Il Testimone Divino

I sentimenti ed i pensieri dell'uomo sono la causa della confusione e dei conflitti oggi esistenti al mondo. Sbagliate reagendo alle critiche altrui, sentendovi offesi o nutrendo sentimenti di vendetta se qualcuno vi fa del male. Considerate tutto ciò che vi accade, di bene o di male, come conseguenza delle vostre azioni. Non attribuite la colpa a Dio. Dio è come un postino. Il postino consegna una lettera e, il destinatario, gioisce per le buone notizie che essa contiene; ne consegna un'altra e, questa volta, chi la riceve si rattrista per le spiacevoli notizie che in essa trova. Il postino è forse responsabile delle gioie o dei dolori che le lettere hanno arrecato? No. E’ il contenuto delle lettere ad essere responsabile. Ciò che, attraverso la gioia o il dolore, voi sperimentale, altro non è che conseguenza delle vostre azioni. Dio è solo il Testimone.

Guadagnatevi la Grazia Divina

Nella società odierna, l'egoismo imperversa. Ovunque trionfa l'ostentazione. In tale situazione, come possono crescere pace e stabilità? E come può Dio elargire la Sua Grazia? Per quanto grandi possano essere l'erudizione e la ricchezza di un uomo, fintantoché in lui esisterà il senso dell'ego (ahanikára), la Grazia divina non potrà fluire.

La Grazia, come l'acqua, scorre dall'alto verso il basso. Essa si manifesta a coloro che possiedono umiltà e disciplina. L'umiltà è indispensabile per assicurarsi la Grazia del Signore. Abbiate rispetto per gli anziani. Accontentatevi di ciò che avete. Sviluppate buoni sentimenti nei confronti del prossimo e non nutrite malanimo verso alcuno. Se desiderate che tutti vi amino, dovete essere voi, per primi, ad amare tutti.

La storia dell'India reca testimonianza dell'atteggiamento pacifico dei suoi abitanti: essi hanno sempre cercato di difendere il proprio Paese da invasioni straniere, ma non hanno mai intrapreso guerre di conquista. Gli antichi abitanti dell'India non fecero mai ricorso a scorrettezze politiche: fu naturale, per essi, perseguire la Pace e la Verità. Al giorno d'oggi, purtroppo, gli uomini si sono lasciati fortemente attrarre dalla ricerca del potere e, così facendo, hanno smarrito il sentiero dell'integrità morale. Nei Paesi occidentali, molti capi hanno fatto ricorso alla violenza per assicurarsi il potere. Anche in India non mancano esempi di mussulmani che hanno soppresso o fatto imprigionare i loro stessi padri o i propri congiunti pur di afferrare le redini del potere. Questa bramosia insana ha trasformato gli uomini in demoni.

L’esempio di Rama

Osserviamo ora quanto sta scritto nel Ramayana. Affinché fossero mantenute le promesse del padre, Rama rinunciò al regno e scelse di vivere in esilio nella foresta per quattordici anni. Egli non aspirò né alla posizione sociale né al potere, ma si curò solo del proprio codice di condotta (Dharma).

Poco tempo dopo esser entrati nella foresta, un giorno, Rama e Lakshmana, mentre si trovavano seduti sotto un albero, udirono nitriti di cavalli e barriti di elefanti. Rama chiese a Lakshmana di scoprire il motivo dell'insolita presenza di cavalli nella foresta. Lakshmana si arrampicò allora sulla cima di un albero per osservare che cosa stesse accadendo. Ai suoi occhi si presentò la scena di un enorme esercito che stava avanzando ma, essendoci foschia, si potevano notare chiaramente solo delle bandiere sventolanti, poiché esse, rispetto all'esercito, occupavano la posizione più alta.

Lakshmana dedusse, dagli emblemi che figuravano sulle bandiere, che si trattava di Bharata con il suo esercito. Scese allora dall'albero e disse a Rama di preparare archi e frecce. "A che scopo?" - chiese Rama. Lakshmana rispose che, dietro richiesta della madre, Bharata stava avanzando con il suo esercito per catturarli. Divertito per l'ingenuità di Lakshmana, Rama gli disse sorridendo: "Bharata non è così. Egli non farebbe mai una cosa simile. Non avendoci trovato ad Ayodya al suo ritorno nella città, è venuto a cercarci".

Allora Lakshmana replicò: "Se Bharata è solo venuto a cercarci perché allora ha portato con sé l'esercito?" Gli rispose Rama: "Al fine di calmare gli animi dei suoi sudditi, egli se li è portati al seguito. Lakshamana, non hai dunque compreso che nessun appartenente alla dinastia lkshváku verserebbe mai una sola goccia di sangue pur di ascendere al trono? Coloro che si impossessano del potere usando la spada non potranno mai essere buoni regnanti. Tali uomini non potranno mai appar-tenere a questa stirpe. La prima regola di condotta dei sovrani lkshváku prevede, infatti, che essi conquistino il potere onestamente e che regnino con il consenso del popolo. Tutti coloro che aspirano ad ottenere posizioni autorevoli dovrebbero essere animati da uno spirito di servizio. Chi non sa servire il prossimo non potrà mai diventare un vero capo".

A tali parole pronunciate da Rama, l'apprensione di Lakshmana si placò. Nel frattempo, arrivò Bharata correndo e, con le lacrime agli occhi, esclamò: "Oh, fratello!"; poi si prostrò ai suoi piedi. Avendo assistito alla scena, Lakshmana si entì di aver formulato un giudizio tanto negativo e chiese perdono a Rama.

Verità e Rettitudine

Fin dai tempi antichi, i governanti dell'India non ricorsero mai a mezzi iniqui o violenti per impossessarsi del potere. Essi erano soliti mettere perfettamente in pratica modi di comportamento onesti (Dharma). "Dì la Verità, segui il cammino della Rettitudine (Satyam vada Dharmam chara): questi erano i due principi fondamentali degli antichi abitanti dell'India, da essi considerati preziosi come i propri occhi.

Oggi si verifica un capovolgimento di principi: "Uccidi la Verità, imprigiona la Rettitudine" (Sathyam vadha, Dharmam chara). Oggi regna la falsità e l'ingiustizia prevale come regola di condotta. A causa di queste tendenze negative, l'India è oggi vittima di disordini.

Ogni individuo dovrebbe cercare di mettere in pratica la Verità e la Rettitudine: questo è un dovere sacrosanto di ogni abitante dell'India ed un servizio che ognuno deve rendere alla nazione. L'esercito più potente e le armi più sofisticate non saranno mai sufficienti a proteggere il Paese. Se invece la gente cercherà di salvaguardare la Verità e la Rettitudine, queste a loro volta proteggeranno la nazione ed il mondo.

Una volta, più di venti anni fa, il signor K.M. Munshi indisse, a Bombay, un convegno di intellettuali, presieduto da Swami. La maggioranza dei cosiddetti intellettuali, ai giorni nostri, raramente dimostra intelligenza; è, invece, piena di presunzione. Anche i partecipanti al raduno si dimostrarono orgogliosi e arroganti, ostentando erudizione e conoscenza libresca. Swami era l'ospite d'onore e Munshi, che era seduto al Suo fianco, Lo invitò a chiarire i dubbi degli intellettuali sulla spiritualità e la Retta Azione.

Furono fatte molte domande a Swami ed Egli rispose a tutte in modo chiaro e convincente. Uno degli intervenuti chiese a Swami se non fosse opportuno che l'India si equipaggiasse di armi atomiche, visti gli armamenti bellici posseduti sia dall'America capitalista che dalla Russia comunista. Swami rispose: "Che follia è questa! Il compito più urgente è provvedere ai bisogni di milioni di persone, nel Paese, che muoiono di fame e che non hanno un tetto o vestiti con cui coprirsi. Altro che costruire armi atomiche! A che servono le armi se non si riesce a sfamare la gente? Vengono spesi enormi capitali per gli armamenti: lo non posso condividere tale spreco".

Un altro partecipante, successivamente, chiese: "In che modo potremo far fronte ad eventuali attacchi esterni?" Swami rispose: "Il nostro Paese si chiama Bharat e, per esso, il Mahabharata[2] è l'autentica guida. Gli eroi di questo poema epico sono i cinque fratelli Pandava: fra di essi, Arjuna e Bhima spiccano per le loro doti ineguagliabili di guerrieri. Ciononostante, essi si sottomettono a Dharmaja, il maggiore dei fratelli. Se l'India sosterrà il Dharma, l'America e la Russia non potranno non averne rispetto. Di fronte al Dharma chiunque, per quanto potente, sarà costretto a piegarsi. La vera forza dell'India, pertanto, è il Dharma".

Quest'ultima risposta di Swami suscitò tale entusiasmo nell'assemblea, che si levò un lungo applauso di quindici minuti. Al termine, Swami disse: "Non serve a nulla battere le mani. Aprite i rubinetti della mente ed incamminatevi sul sentiero del Dharma. Non ha senso limitarsi ad applaudire le mie parole".

Precetti a pratica

Molti, nel Paese, considerano il Ramayana un testo sacro. Ma quanti fra questi onorano, ad esempio, la parola del padre? A che serve recitare il Ramayana se poi non se ne seguono i precetti? Si tengono discorsi sulla Bhagavad Gita ad ogni angolo di strada. Ma esiste forse qualcuno che agisca mettendo perfettamente in pratica anche uno solo dei suoi insegnamenti? Se continuate per anni solo a studiare, quando comincerete a mettere in atto ciò che avete appreso? Lo studio interminabile dei libri è pura follia: mettere in pratica anche una sola parola è molto meglio di qualunque studio.

Ma oggi l'India pullula di stolti di questo tipo. Molti di voi vengono qui da venti o trent'anni ed hanno ascoltato molte volte i Discorsi di Swami. Swami ha ripetutamente dichiarato che l'immortalità può essere conquistata solamente attraverso il sacrificio, non con azioni ad effetto, con la ricchezza o la progenie. Quanti si dedicano al sacrifico? Quanti mettono in pratica gli insegnamenti di Swami? Per quale motivo siete qui riuniti? Diventa tutto inutile se non agite seguendo almeno uno degli insegnamenti. Che cosa dovreste mettere in pratica? Che cosa fa piacere a Swami? E che cosa Ecli desidera?

Solo una cosa: Amore, Amore, Amore. Questa è l'arma più potente di Sai. Qualcuno di voi ha forse ricevuto un invito per venire qui? E’ unicamente il potere dell'Amore di Swami che vi ha attirato qui. (Applausi). Non vi è nulla al mondo che non possa essere ottenuto con l'Amore. Esistono cose che si possono raggiungere anche con altri mezzi, ma con l'Amore perfino Dio può essere tenuto sul palmo della mano. (A questo punto, Swami recita una poesia in cui si loda l'eroismo di Savitri, di Chandramathi, di Sita e di Damayanthi, donne indiane di specchiata esemplarità ed incarnazioni dell'eterno femminino).

Su di esse si leggono libri, ma non se ne segue l'esempio. La ragione consiste nel fatto che la gente si lascia condizionare da pensieri negativi. Queste pessime tendenze sono dovute ad abitudini sbagliate relative al cibo ed agli svaghi.

Evitate carne, bevande alcoliche e fumo

Oggi chiunque si consideri Mio devoto o meno, dovrebbe smettere di mangiaire carne. Per quale motivo? Perché il consumo di carne sviluppa solo qualità animali. Si dice, a ragione, che il cibo che si consuma determina la qualità dei pensieri. Mangiando la carne di vari animali, svilupperete quelle caratteristiche che essi possiedono. Che grande peccato è nutrirsi di creature che sono composte degli stessi cinque elementi di cui è composto l'uomo! Ciò sviluppa tendenze demoniache ed inoltre si commette il peccato di infliggere pene crudeli a tali creature.

Pertanto, coloro che aspirano sinceramente a diventare devoti di Dio devono rinunciare al cibo non vegetariano. Alcuni si definiscono devoti di Sai, di Rama o di Krìshna e poi mangiano il pollo. Come possono considerarsi seri devoti? Come può Dio accettarli come Suoi devoti? Tutti, pertanto, indiani o stranieri che siano, dovrebbero smettere di mangiare carne.

C'è poi il problema di ciò che si beve. L'acqua che si beve è sorgente di vita. Essa nasce dalla testa di Shiva ed è, pertanto, sacra. Ad una bevanda così salutare, alcuni preferiscono gli alcolici. Ciò è sbagliato, poiché fa dimenticare all'uomo la sua vera natura. L'alcol è altamente nocivo, perché degrada l'uomo e gli fa dimenticare Dio. Chi ha il vizio di bere non è più cosciente di ciò che dice e che fa e la sola vista di un ubriaco provoca disgusto. La terribile abitudine di bere ha rovinato tantissime famiglie. Alcuni sperperano nell'alcol ogni loro avere, danneggiando gravemente anche i propri congiunti. Quale utilità potranno arrecare tali relitti umani all'umanità?

Oltre a coloro che sono dediti all'alcol, vi sono anche coloro che hanno il vizio del fumo. Esso è causa di molte malattie, come asma, cancro dei polmoni, eosinofilia e disturbi cardiaci. Gli effetti nocivi del fumo possono essere facilmente dimostrati. Se infatti si prova a soffiare una boccata di fumo su un fazzoletto, su di esso rimarrà impressa una macchia scura. Se il fumo danneggia così un pezzo di stoffa, figuriamoci quali danni potrà provocare quando entrerà nel circolo sanguigno. Esso rovina la salute ed accorcia la vita. Pertanto, coloro che aspirano a diventare veri devoti di Dio devono rinunciare a carne, liquori e fumo.

Il vizio del bere è causa di molte malattie, ma non esiste governo che possa arrestare né questo vizio né gli altri. Il cambiamento deve avvenire a livello individuale, cosa che potrà verificarsi solo grazie ad una trasformazione mentale e non a seguito di esortazioni altrui. Ognuno deve arrivare da solo a riconoscere la verità ed aderirvi trasformando se stesso.

"Siate felici"

Incarnazioni dell'Amore, state festeggiando oggi il sessantanovesimo compleanno di Swami, ma Swami non ha alcun desiderio di celebrare i propri compleanni. Venendo qui sono stato accolto da molti auguri di felice compleanno: ma Io sono sempre felice. Perché mai, dunque, dovreste augurarMi di avere un felice compleanno? Cercate voi di essere felici. La vostra felicità è la Mia felicità.

Oggi, come atto di offerta a Swami, smettete di mangiare carne, di consumare bevande alcoliche e di fumare. La vostra rinuncia contribuirà, oltre al vostro benessere, anche al progresso della società e del Paese. L'unico scopo di Swami è quello di promuovere la prosperità della famiglia, della società e della nazione. Se volete sposare la causa di Swami abbandonate, fin da questo istante, queste tre brutte abitudini. Non rimandate a domani. Prendete ora la decisione. Mi aspetto che esaudiate questo Mio desiderio, contribuendo in tal modo a promuovere il benessere della vostra famiglia e della nazione.

Vi benedico tutti. (Applausi).

(Swami ha concluso il Discorso cantando il bhajan: Hari bhajana biná, sukha shanthi nahi).



Prashanti Nilayam, Purnachandra Auditorium.

69° Compleanno di Baba, 23 Novembre 1994.

da: Mother Sai n° 2/95





Note:

[1] Testo sacro indù che tratta delle incarnazioni del Signore Vishnu e, in particolare, di Krishna.

[2] Si noti come la parola Mahabharata (grande poema epico e testo sacro di cui fa parte la Bhagavad Gita) contenga la parola Bharat (India). Ciò significa che lo spirituale, rappresentato appunto dal Mahabharata, unico mezzo di contrasto agli attacchi ed alle intemperanze del mondo, dovrà trovare la propria massima rispondenza ed esaltazione nella terra che si erge ad emblema della spiritualità: l'India (Bharat).