DISCORSO DIVINO

Significato spirituale del culto di Ganesha

9 settembre 1994

Incarnazioni d'Amore,



la carità è l'ornamento delle mani,

la verità è l'ornamento della lingua,

l'ascolto delle Scritture è l'ornamento delle orecchie

a che servono tutti gli altri ornamenti?



Non esiste esperienza più grande del sentire se stessi Spirito Supremo. L'Aham, cioè l'IO, viene detto Atma, cioè il Sé. La parola ethath significa "tutte queste cose", vale a dire tutto ciò che esiste nell'universo, sia allo stato grossolano che allo stato sottile, quindi anche il Sole, la Luna, le stelle ed i pianeti. Ciò significa che voi non siete il corpo fisico. Quando dite "il mio corpo", questo sta ad indicare che voi non siete il corpo.



Di che cosa è costituito il corpo? Esso è la combinazione dei cinque elementi, dei cinque soffi vitali e dei cinque involucri. L'intero universo è il corpo del Signore Supremo: esso è composto di tutte le cose in movimento e di quelle statiche. Nel linguaggio vedantico, dire: "Io non sono il corpo" è considerata Saggezza Superiore (Jnana).



Il visibile (drisya) e colui che vede (drashta)



Si sarà estremamente fortunati se si riuscirà a realizzare ciò. Tutto ciò che può essere visto nel mondo esterno è drisya, che significa "ciò che è visibile". Il Sole, la Luna, le stelle, ed i cinque elementi che costituiscono l'universo sono tutti drisya. Allo stesso modo in cui riuscite a vedere le altre cose, così vedete il vostro corpo: quindi, esso pure, è drisya, è cioè un qualcosa che viene da voi visto.



Chi è, dunque, colui che vede? Colui che vede è drashta. Il corpo è l'oggetto e voi siete coloro che vedono tale oggetto. Se non vi fosse chi vede, ciò che viene visto non avrebbe ragione di esistere. Alcuni parlano di "vuoto" o "nulla", ma, a meno che tali persone non abbiano visto questo “vuoto", come possono parlarne?



La filosofia relativa al "chi vede" ed alla "cosa vista" è il grande messaggio di Ganapathi, di cui oggi celebriamo l'avvento. Ga sta per Intelligenza (Buddhi), Na per Saggezza (Vijtlana), Pathi per Maestro. Ganapathi, pertanto, è il Maestro della Conoscenza, dell'Intelligenza e della Saggezza. Esiste poi un altro significato rilevante della parola Ganapathi: essa indica che Egli è il Condottiero (Pathi) degli Esseri Celesti (Gana). Egli è anche chiamato Vinayaka, che significa "Colui al di sopra del quale non esistono Maestri". Egli è il Maestro Supremo ed è al di là della condizione dell'assenza di mente. Chi ha domato la mente, non occorre che abbia maestri.



Noi pensiamo alla forma fisica di Vinayaka, con la testa di elefante ed il corpo di essere umano, senza aver compreso questa verità. Ogni volta che la gente intende intraprendere qualche attività, vuole iniziare lo studio della musica o delle belle arti, oppure dedicarsi a qualche ramo dello scibile, offre, prima di cominciare, il proprio culto a Vinayaka.



Potenza spirituale (siddhi) ed intelligenza suprema (buddhi)



Egli è anche detto Lambodara, che significa "Guardiano della ricchezza". In questo caso, il termine lakshmi rappresenta ogni ricchezza e prosperità, non solo il denaro, per il quale esiste una diversa divinità, detta Dhanalakshmi, una delle otto Lakshmi. In questo caso, ricchezza significa gioia e beatitudine. A che serve avere tutto il resto se non si possiede gioia e beatitudine?



Ganapathi è Colui che ci dona potenza spirituale ed intelligenza suprema, dette, rispettivamente, siddhi e buddhi. Esse vengono descritte come le Sue due consorti. Poiché Egli è il Maestro della potenza spirituale e dell'intelligenza suprema, viene considerato, in termini terreni, loro marito. Vinayaka non ha desideri, ragion per cui non v'è necessità che abbia moglie e figli.



In questo Paese, viene adorato fin dai tempi più antichi, ma esistono testimonianze storiche che mettono in luce come il culto di Vinayaka fosse diffuso anche in altri Paesi, come la Tailandia, il Giappone, la Germania ed il Regno Unito. L’adorazione di Vinayaka come divinità principale viene menzionata nei Veda e, sia in tali Scritture che nelle Upanishad, si parla del profondo significato di Ganapathi. Anche nella Gayathri si fa a Lui riferimento. Egli è Colui che infonde purezza nel corpo e caccia la paura dalla mente.



Si dice: "Possa Colui che è dotato di zanna spingerci a ciò" (alla meditazione) facendo riferimento alla Sua zanna. Alcune persone, per ignoranza, fanno commenti sulla forma di grosso animale che questa Divinità Suprema possiede e si chiedono come un essere, di dimensioni così mastodontiche, possa cavalcare un topolino, il quale viene descritto come Suo veicolo. Il topolino è simbolo del buio dell'ignoranza, mentre Ganesha rappresenta il fulgore della Saggezza che dissipa le tenebre dell'ignoranza.



L’offerta "cotta a vapore"



Anche l'offerta di cibo che viene fatta a Ganesha ha grande significato, poiché viene preparata con farina di ceci e zucchero grezzo o con pepe e racchiusa in un involucro di pasta; viene poi cotta a vapore senza uso di olio. Si ritiene che questo sia un cibo salutare oltre che squisito, poiché si rifà ai canoni culinari del sistema ayurvedico. Anche i medici moderni riconoscono l'importanza dei cibi cotti a vapore, che raccomandano ai propri pazienti come dieta postoperatoria, poiché essa rende più facile la digestione. Per quanto riguarda lo zucchero grezzo, esso ha la proprietà di regolare la formazione di meteorismo, allevia i disturbi legati agli occhi e previene i disturbi gastrici.



Secondo l'antico sistema tradizionale di celebrazione delle festività, è sempre stata messa in grande risalto la buona salute, come requisito indispensabile per una mente sana e quindi meglio orientata verso il cammino della ricerca spirituale. Per raggiungere i quattro obiettivi della vita umana, cioè Rettitudine (Dharma), Prosperità (Artha), Desiderio (Kama) e Liberazione (Moksha), si dovrebbe possedere un corpo fondamentalmente sano. Se si vuole ottenere ricchezza con mezzi onesti e nutrire desideri che conducano alla liberazione, si deve essere in buona salute.



Vinayaka viene anche chiamato Vighneswara, poiché Egli rimuove tutti gli ostacoli che potrebbero intralciare l'azione dei devoti che Lo pregano con sincerità. Gli studenti, quando si recano ad adorarlo, portano con sé i propri libri, affinché tutte le nozioni contenutevi possano da loro essere ben assimilate.



Oggiorno, la gente si preoccupa solo del denaro. Qualunque sia la cultura, il potere o la posizione sociale che si potrà ottenere, non si potrà essere veramente felici senza pace mentale, la quale si raggiunge con una devozione pura. Si può essere dotati di enorme forza fisica, si può seguire il sentiero della meditazione o della penitenza, ma tutto ciò non servirà a nulla se non si sarà raggiunta la consapevolezza di quanto è eterno, cioè la Verità, la Saggezza, l'Infinito, l'Assoluto.



Il simbolo dell'elefante



Il significato simbolico della testa di elefante, tipica di Ganesha, deve essere compreso appieno. L’elefante è dotato di profonda intelligenza. Ieri, per esempio, la Sai Gita (l'elefante di Baba) ha cominciato a correre quando ha sentito arrivare la macchina di Swami. Sebbene molte macchine fossero al seguito della macchina di Swami, la Gita è riuscita infallibilmente a riconoscere, dal rumore particolare, "quella" macchina. Questo è il motivo per cui si suole dire "intelligenza da elefante"; di una persona dotata di cervello acuto, si suole dire che possiede l'intelligenza di un elefante. L’elefante possiede il vigore datogli dall'intelligenza.



Esso ha, inoltre, grandi orecchie che gli permettono di sentire ogni minimo rumore. Ascoltare le Glorie del Signore è il primo passo da intraprendere nel sentiero della pratica spirituale e, per fare ciò, bisogna tenere le orecchie ben aperte. Dopo aver udito, è necessario riflettere su quanto si è appreso e poi metterlo in pratica. L’elefante accetta lode e biasimo in modo equanime. Quando ode qualcosa di brutto muove il corpo in qua e in là e si scrolla di dosso le cose indesiderate, mentre trattiene quelle buone.

Solo Vinayaka insegna le lezioni che sono fondamentali per l'umanità: non basta avere una statua da adorare ed offrirle cerimonie di culto per qualche giorno; bisogna invece cercare di diventare maestri di se stessi.



Esistono nove sistemi di devozione: ascoltare le Glorie del Signore; cantare la Sua Gloria; pensare al Signore e cantarne il nome; servirlo, mettendosi ai suoi Piedi di Loto; inchinarsi a Lui riverentemente; adorarlo; mettersi al Suo servizio come un servo fa con il proprio padrone; nutrire sentimenti di intima amicizia con il Signore; completo abbandono di sé a Lui.



L'elefante sta ad indicare l'unione del primo sistema di devozione con l'ultimo, cioè l'ascolto delle Glorie del Signore ed il completo abbandono a Lui, in modo che tutti gli altri sistemi devozionali intermedi vengano compresi.



Quando un uomo nasce, al collo non ha collane di perle e di pietre preziose, né altri possedimenti. Egli possiede solo la ghirlanda, datagli da Dio, delle sue azioni passate, belle o brutte che siano. Questa ghirlanda cinge il suo collo in modo invisibile. Se si saranno compiute buone azioni, se ne godranno i buoni risultati, se invece le azioni risulteranno negative, non si potrà sfuggire alle loro dolorose conseguenze.



Le lezioni del sacrificio



L'insegnamento di Vinayaka è incentrato sul sacrificio. Potrete non seguire quanto è contenuto nei Purana, ma non potrete non rilevare i principi fondamentali che, tali Scritture, hanno inteso comunicare all'umanità.



Quando Vinayaka si accingeva a scrivere il Mahabbarata che Gli sarebbe stato dettato dal saggio Vyasa, quest'ultimo pose come condizione che, durante la stesura dell'opera, Vinayaka non si sarebbe dovuto mai fermare, qualunque cosa Vyasa avesse detto. Anche Vinayaka, tuttavia, disse che avrebbe scritto, a patto che Vyasa non interrompesse la sua dettatura. Mentre Vinayaka era intento a scrivere, la Sua penna si ruppe ed Egli non esitò a rompere una delle proprie zanne per poterla usare come penna. Questo è il motivo per cui Egli viene chiamato Ekadanta, che significa "Colui che possiede una sola zanna”. Questo è un esempio illuminante relativo allo spirito di sacrificio che Vinayaka dimostrò per il bene dell'umanità. Ecco perché i Veda proclamano che, solo attraverso il sacrificio, si può ottenere l'immortalità.



Amore e sacrificio sono le due componenti della devozione verso Dio. Non esiste nulla più grande di questo. La conoscenza del Sé è fondamentale. Questo fu il principale insegnamento di Adi Shankara per tutta la sua vita, poiché egli predicò e mise in pratica l'insegnamento vedico: "Unico Spirito Supremo è presente in tutti gli esseri" ed anche "L'unica Verità viene, dal saggio, descritta in molti modi".



Egli predicò anche che la Saggezza altro non è che "manifestazione evidente della non dualità". Durante gli ultimi giorni della sua vita, tuttavia, Shankara comprese che la devozione è più grande della saggezza. Nella sua famosa opera Bhaja Govindam, Adi Shankara sottolinea che solo il sentiero della devozione potrà condurre l'uomo a liberarsi dal ciclo delle nascite e delle morti.



La grandezza della devozione



Non esiste strada migliore di quella della devozione. Devozione non significa celebrare rituali, intonare canti sacri, recarsi in pellegrinaggio in luoghi sacri, ecc. Essa significa rivolgersi a Dio con mente pura ed incontaminata. La gente non conosce il vero significato della parola Amore. Un amore che si nutre per gli altri esseri è solo temporaneo; solo l'amore per Dio è eterno. L'amore rivolto a Dio è devozione. Tutti gli altri tipi di amore possono essere definiti anuraga, poiché, essendo di tipo umano, portano alla schiavitù; l'amore verso Dio, invece, è l'unico che guida alla liberazione.


Ci si potrebbe chiedere se sia possibile, per ognuno, raggiungere la meta tramite l'amore per Dio.

Si può non raggiungerla subito, ma poco per volta, passo dopo passo. Aiutandosi con canti sacri ed altre forme di culto, si potrà avanzare verso la meta dell'emancipazione finale. Non ha senso dire che si cerca Dio; in realtà è il Signore che cerca il vero devoto. Questo è vero oggi come lo è stato nei tempi antichi.



Dio viene dimenticato dalla gente quando Lo si può ottenere facilmente. Ciò che è possibile avere in maniera molto semplice a casa, non sarà apprezzato tanto quanto ciò che si può ottenere fuori, sebbene a costo di sacrifici.



Nei tempi antichi, la gente che si recava in pellegrinaggio a Tirupathi soleva arrampicarsi sulla collina, cantando, passo dopo passo, il nome di Govinda. In questo modo, il pellegrinaggio veniva effettuato con devozione sincera, ripetendo il nome dei Sionore. Ai giorni nostri, invece, la gente va in autobus ed in macchina, chiaccherando in continuazione ed andando alla ricerca di occupazioni che nulla hanno di sacro.



La cerimonia di tonsura, in cui la gente si rade il capo a zero ed offre i propri capelli al Signore di Tirupathi, significa rinuncia all'ignoranza e all'indolenza, rappresentate dai capelli. I capelli delle persone di origine orientale, generalmente, sono neri. Rinunciare ai capelli significa voler abbandonare ignoranza e pigrizia (pessime tendenze che richiamano il nero, le tenebre - N.d.T.). Bisogna invece indirizzarsi verso qualità pure e luminose.



Tutti gli atti di culto contengono un significato spirituale. Oggigiorno, la gente non ne comprende la grande importanza e, non solo non offre i propri capelli, ma sciupa denaro e fa ritorno a casa senza essersi minimamente arricchita di saggezza. Potete avere immagini di culto e venerale, ma non dovete dimenticare l'intimo significato che ogni tipo di culto racchiude. Ogni attività esteriore serve unicamente ad aiutarvi ad entrare nello spirito della non dualità ed a farvi sperimentare l'unità nella diversità.



Amore e sacrificio sono molto importanti. Laddove esiste amore puro, incontaminato, altruistico, sacro e sublime, non esiste paura. Dare senza aspettarsi di ricevere è il principio fondamentale della pratica spirituale. Il vostro cuore è pieno d'amore, ma voi lo usate solo per scopi egoistici, impedendogli di indirizzarsi verso il Divino. L'amore risiede nel cuore, non nella testa: esso è colmo d'amore.



In questi giorni di festa, dovreste tutti ricordare che Dio è Uno e che tutte le religioni sostengono lo stesso principio del Dio unico ed onnipresente. Non dovete disprezzare alcuna religione, poiché tutte sono strade verso il Divino. Nutrendo amore nei confronti dei vostri simili, svilupperete il nobile Amore Divino. Questo è lo scopo della vita.





Swami ha concluso, il Suo Discorso intonando due bhajan: Prema Mudita e Bhajana Bina.





Prasanthi Nilayam, 09 settembre 1994



da: Mother Sai n. 1/95