DISCORSO DIVINO

Condividi l'amore

5 giugno 1994

Colui che ha il cuore colmo di pace, la cui parola è intrisa di verità,

ed il cui corpo è dedito al servizio,

non verrà mai toccato dalle sofferenze dell'era di Kali.



Incarnazioni dello Spirito Divino,

la vita umana è nobile, sacra e preziosa. Per poter comprendere questa verità dovete sentirvi parte del Divino. Solo l'essere umano ha la possibilità di sperimentare questa verità; è perciò suo dovere cercare di raggiungerla.

Il corpo umano è costituito dei cinque elementi (pancha bhutha)[1] e dai cinque involucri (pancha Kosha), che sono: l'involucro fatto di cibo (annamaya), l'involucro d'energia, composto dalla forza vitale (pranamaya), l'involucro mentale (manomaya), l'involucro dell'inteligenza (vi-jnânamaya) e l'involucro della beatitudine (anandamaya). Mentre gli altri esseri viventi possiedono solo i primi tre involuncri, l'uomo li ha tutti e cinque. Egli è imprigionato dall'attaccamento ai desideri materiali, che producono solo illusioni di vario tipo legate ai tre guna[2] (sattva, rajas, tamas). Per poter raggiungere la liberazione, l'uomo deve sbarazzarsi di questi desideri.

La mente può essere la causa sia della schiavitù che della liberazione; l'uomo può quindi raggiungere la liberazione solo con il controllo completo della mente. Tutti sono orgogliosi del proprio corpo, della propria mente e del proprio intelletto, e dimenticano così l' Anima, insita in loro, che è il fondamento di tutto. L'Anima non ha nascita né morte: essa è come le radici di un albero che nutrono i rami, le foglie, i fiori e i frutti; è il fondamento su cui poggia la costruzione della vita.

I Veda dicono che l'uomo può raggiungere l'immortalità tramite la rinuncia (thyaga), e non mediante altri mezzi, altre azioni, o tramite la ricchezza o la progenie. Ma a che cosa bisogna rinunciare? Alle cattive qualità. L'uomo, oggi, è tale solo nella forma, ma dentro è pieno di qualità negative. Per poter manifestare la propria natura divina, l'uomo deve coltivare l'amore per Dio ed il timore del peccato e seguire la moralità sociale (sanganîthi).

Solo quando avrà amore per Dio e timore del peccato, l'uomo non commetterà più atti immorali e la moralità nella società sarà assicurata automaticamente. Non ha alcun senso nascere come uomini e vivere come animali.

Dio può essere realizzato solo attraverso l'esperienza e non con gli esperimenti. La pratica spirituale (sadhana) serve proprio a questo. L'uomo vuole esplorare lo spazio, ma non fa il minimo sforzo per esplorare il Divino che è insito in lui. A che servono gli esperimenti per esplorare lo spazio, quando non esiste la volontà di coltivare le qualità umane e non si coltivano le virtù fondamentali, come il rispetto per la madre, il padre e gli insegnanti?

Tutti dovrebbero vivere seguendo il motto "Aiuta sempre, non fare mai del male". Ogni persona dovrebbe rendere servizio disinteressato alla società, con umiltà e cuore puro. I riconoscimenti scolastici o l'osservanza delle pratiche spirituali servono a ben poco se non c'è amore nel cuore. Il cuore, in sanscrito, si chiama hridaya. Scomponendo le parole , si ottiene hri (cuore) e daya (compassione).[3]

Il Signore viene descritto come Hridayavasi, "Colui che risiede nel cuore". L'Amore e la Compassione si trovano in ogni persona: ognuno deve donare questo Amore agli altri, perchè non farlo significa non avere gratitudine verso la società, alla quale l'uomo deve tutto. Bisognerebbe, quindi, donare il proprio amore agli altri, e ricevere altro amore in cambio: questo è il vero significato della vita umana.



Sai Baba ha, poi, concluso il Discorso con il bhajan: Prema Muditha Manase Kaho, Rama, Rama, Ram…




Brindavan, Whitefield, Sai Ramesh Mandap, 5 Giugno 1994

da: Mother Sai n. 3/96





Note:

[1] Essi sono: spazio, etere (âkâsha), aria (vâyu), fuoco (agni), acqua (jala), terra (prithvî).

[2] Qualità, attributi.

[3] Hridaya significa dunque, esattamente, "cuore compassionevole".