DISCORSO DIVINO

"Io" è Dio

26 luglio 1991

Incarnazioni del Divino Amore,

l'illusione che inganna l'uomo è questa: qualunque cosa veda con gli occhi o senta con le orecchie o percepisca e sperimenti con la mente. Tutte queste cose sono impregnate d'illusione. Tutto il cosmo costituito dal rapporto tra cose che sono oggetto di percezione visiva (drishya) ed esseri che le percepiscono (drashta).

Il mondo non è che un'espressione illusoria, visibile e l'Assoluto (Brahman) è il Testimone che lo vede. Il Creato è la risultanza fra il Testimone e il Veduto.



In questa terra d'India s'è persa la sacra relazione
tra Maestro e discepolo. L'Amore per la Verità e la moralità sono in declino. Fede e devozione sono estinte.

Cresce la sfrenatezza e il denaro ha troppa importanza.

La rettitudine vien meno.

O buono, santo e nobile popolo
qui radunato, che altro posso dirvi?





Incarnazioni del Divino Amore,

perché mai la cultura indiana, il Vedânta e la filosofia indù, il cui insegnamento pone tanto l'accento sulla scoperta del proprio "io" intimo, vorrebbe anteporsi alle innumerevoli cose che l'uomo ha da scoprire nel creato?

Perché, se l'uomo giunge alla conoscenza dell'Atman, tutto quanto gli rimarrà da sapere sul mondo si schiuderà alla sua conoscenza.



Nei Veda si afferma:

Yadvijy ânina sarvam vijy âtham bhâvati,

"Con la conoscenza di Quello, si conosce tutto il resto".



Allorché l'uomo avrà capito il vero significato "dell'Io", capirà tutto.



Nella Bhagavad Gita ricorre molto spesso la parola "Io" o "Mio".



lanma karma cha me divyam,

"La Mia manifestazione e le Mie attività (o Arjuna)

sono le Mie caratteristiche divine" (IV, 9).



Frequente è l'espressione

mâmaiveshyati Arjuna,

"Mi raggiungerai, o Arjuna!".

Oppure:

Aham tvâm sarva-pâpebhyo mokshayishyâmi mâ shuchah:

"Non temere, Io ti libererò da tutte le conseguenze del peccato" (XVIII.66).



Nelle Scritture e nelle Epiche Sacre si trova l'espressione

svavimarso mokshah,

"La ricerca sul Sé interiore, conduce alla Liberazione".



Le Scritture insegnano:

"Conosci tè stesso".



Quando qualcuno si presenta in società, dice

"Io sono Rama, io sono Bhema, io sono Ranga, io sono Linga, ".



Persino gli animali dicono col loro linguaggio

"Io sono un lupo, io sono un leopardo, io sono un'aquila, io sono un pappagallo, ecc.".



Pur esistendo varie forme che si esprimono in esseri differenti, il monosillabo "io" risalta come il filo di una ghirlanda.

È assolutamente necessario per l'uomo questo principio onnipresente dell'"Io". Malauguratamente, invece, si lascia ingannare dall'impressione che egli sia il corpo, con conseguenze gravemente dolorose.



La divina Rivelazione (Shruti) dei Veda ci trasmette quest'insegnamento:



Aham etath na,

"Io non sono questo".



In quest'insegnamento si scopre che l"Io" non è identico alla forma che lo contiene. La profonda sapienza di questa Rivelazione ci svela la natura di ciò che è "Essere Coscienza Beatitudine (Sat Cit Ananda)." Grazie alla conoscenza di questa verità, ogni altra cosa viene conosciuta, dispensando un'autentica saggezza.



Nella frase "Io non sono questo" abbiamo tre parole distinte:



"Io", - "non sono" - "questo".



Ma che cos'è questo "Io"?

Secondo la tradizione dei Veda, l'"Io" è l'Atma, lo Spirito di Dio, e viene definito con nomi diversi, quali Brahman, Paramâtma, Pratyagâtma, e così via.

Questo "Io" in ogni essere umano assume la forma di Vaishvânara, in quanto rappresenta il principio di colui che digerisce il cibo ingerito e lo dispensa a tutti gli organi del corpo.



"Io sono presente in ogni essere umano - dice la Bhagavad Gita - sotto forma di Fuoco della digestione (Vaishvânarah).



II Paramâtma è Colui che trascende la mente (citta) e l'ego (ahamkâra). Il Principio del Paramatma viene considerato come Dio o Brahman, nel senso del Supremo e Assoluto Essere. Che cos'è Brahman? Il Principio di Brahman è immanente in ogni essere. Ogni cuore esprime l'"Io" e questo "Io" è la forma stessa di Dio.



L'altra parola della frase sopraccitata è "questo".

Si tratta di una parola che riguarda tutto quanto nel mondo viene veduto senza una particolare definizione: "Questo è un microfono, - si dice - questo è un vaso, questo è un drappo, questo è un ventilatore, questo è un capannone", ecc. Il termine "questo" rappresenta ciò che si nasconde dietro tutto quanto viene percepito, che si tratti del sole, della luna o di colline. Perciò, tutto ciò che può essere visto, viene definito con "questo".

Se, per esempio, state parlando di stoffa, verrà spontaneo chiedersi

"Che stoffa?", e si risponderà "Questa stoffa", identificandola in quel modo.



L'aggettivo dimostrativo "questo" indica persone, animali o cose, senza dar loro una particolare connotazione. "Questo" è il veduto (drishya), l'"Io" è il vedente (drashta).



"Io", dunque, non sono ciò che percepisco.

"Questo" è il corpo che indosso: come vedo ogni altra cosa, così vedo anche il mio corpo;

anch'esso, quindi, è qualcosa che può esser visto ed è ignoranza bell'e buona immaginarlo come il "me stesso ".



Anche il corpo entra a far parte di tutti gli oggetti che sono inscenati. È davvero pernicioso credere che il corpo sia il mio "Io". Se ci si trova nello stato di sonno, di sonno profondo e di contemplazione estatica (samâdhi), non si vede il corpo che sperimenta quegli stati.



Tu sei dunque colui che assiste a quelle visioni. Nel mondo della creazione esistono molte forme, ma in esse c'è un'unica energia che vi scorre ed è lo stesso Principio che da vita a tutto. Nulla può esser creato senza quella forza di base.



Come i gioielli cesellati dall'unico metallo sono diversi ed hanno nomi e descrizioni differenti, così i nomi e le forme della natura sono tanti, ma provengono dall'unico Principio che li modella. Se rifondete i gioielli, l'oro tornerà al suo stato e splendore originale di singolo metallo, senza subire alcuna modifica sostanziale.

Nonostante il mondo sia zeppo di nomi e forme, al fondo di esse c'è un'unica base: l'"Io". Tutto parte da quel fondamento. Non si deve però considerare l'"Io" confondendolo con la sua realtà materiale.



"Io sono l'Âtma, Io sono Spirito"!

Solamente quando l'uomo avrà riconosciuto questa verità in questo mondo saturo di nomi e forme potrà vivere nella beatitudine, senza più andar soggetto alla sofferenza. Nessuna forma può sussistere senza quella Base.



L'"Io" è l'Eterna Verità che dimora in ogni uomo. La parola "Io", che viene usata con tanta leggerezza, emerse ancor prima del Suono primordiale della OM, e su di essa tutto trova fondamento. Le tribolazioni, le sofferenze e le prove della vita sono dovute alla cattiva interpretazione di questa parola. Il Divino non vive separato dall'umano.





Un attore di nome Rama, un giorno recitò la parte di Hiranyakashipu. Giunto che fu sul palcoscenico, il direttore dei lavori gli chiese: "Chi sei?".

L'interprete di Hiranyakashipu si era dimenticato di essere in realtà l'attore Rama e rispose impettito: "Come? Non conosci il grande imperatore Hiranyakashipu? Non conosci il signore di tutto, colui che ha il completo controllo dei propri sensi?".

La sua forma era quella di Hiranyakashipu, ma Rama era l'attore che ne assumeva il ruolo: egli si era così immedesimato nella parte del grande imperatore che non erano più due persone, bensì una sola che si divideva in due ruoli.

La persona è il Jîva, ossia l'anima di un individuo che si trova in un corpo e Dio è il cuore (Hridaya), l'intima essenza: entrambi giocano insieme e separatamente.



Nel teatro dei burattini c'è un supremo burattinaio che tiene i fili di tutto.



Al di là del bene e del male esiste un unico principio. Rama aveva indossato i costumi di Hiranyakashipu, di modo da essere ormai una sola persona: tanto per il mondo degli spettatori, quanto per quello dello spettacolo Rama era Hiranyakashipu, mentre, in realtà, continuava ad essere Rama, l'attore.



Tutti i corpi umani non sono altro che attori sul palcoscenico del mondo. Il principio atmico che dimora in ciascuno è sempre lo stesso. Ma l'uomo si è dimenticato della Divinità che sta alla base di tutti e, sovvertendo le finalità a cui il corpo è destinato, diventa oggetto di ogni tipo di dolore e di miseria. Conoscerete la Verità solo dopo che vi sarete posti la domanda: "Chi indossa questo abito?"; scoprite la natura transitoria del ruolo di cui siete rivestiti e saprete veramente Chi lo indossa.



In ogni uomo dimora il Divino, che tutto pervade.



Brahmavid Brahmaiva bhavati,

"Chi conosce il Dio, diventa Dio".

Brahmavidyâth âpnoti Param,

"Chi individua il Principio dell'Assoluto, raggiunge il Supremo".

Tharati âtmavith sokam,

"Colui che conosce lo Spirito, vince il dolore".

Neha nânâsti kincit,

"Qui non esiste il molteplice: solo l'Uno vi dimora".

Ekameva adviteyam,

"Esiste solo l'Uno e non c'è secondo".



Sono tutti insegnamenti dei Veda e l'uomo, perdendoli insieme con quelli dei santi e dei saggi, ha dimenticato la sua vera identità. L'uomo deve fare ogni sforzo per conoscere ciò che apre alla conoscenza di ogni altra cosa. Se conoscete la costituzione ed i principi fondamentali dell'argilla, saprete tutto sui vasi. Nel vaso c'è argilla, ma nell'argilla non c'è il vaso. Il vaso è una creazione artificiale.



Così pure, ciò che viene percepito è nel percettore, ma il percettore non è nella cosa percepita. Rendetevi conto di essere il testimone.



Sono molti i termini usati per definirlo: quando assume tutti i nomi e le forme dello stato di veglia, viene detto Virat svarû pa, la Persona-Cosmo che assume tutti gli aspetti della manifestazione grossolana.



Quando svolge innumerevoli attività, si chiama Vyâvahârika.

Quando si rapporta agli attaccamenti di tutto ciò che esiste nel mondo, si chiama Vishvam.



Perciò, nello stato di veglia, la parola "Io" assume vari nomi. La stessa cosa accade per lo stato di sogno. Anche qui, infatti, "Io" prende nomi svariati: viene identificato come il creatore dei sogni. Si chiama Pratyagâtma, perché in questo stato è in funzione solo la mente. Ma è anche definito Citta-ekâgratah, ossia "stato di concentrazione mentale", quando, per mezzo di un processo esplorativo basato sull'indagine, è alla ricerca di una condizione superiore. Molti, dunque, sono i nomi per definire l'"Io".



Nello stato di sonno profondo, in forza del Motore Inferiore o Organo interno (Antahkarana), l'"Io" si trova nella condizione di comprendere ogni cosa e, perciò, viene chiamato Taijasa, "il Luminoso", oppure Prâjya, "Pura Conoscenza".



L'oro è unico e i gioielli molti: l'"Io" è l'unica base in un mondo che è pieno di nomi e forme differenti.



Incarnazioni del Divino Atma,

L'Atma ha lo stesso valore in tutti. Se si chiede a qualcuno "Chi è Rama?", vien risposto "lo"; se si chiede: "Chi è Krishna?", "Sono io" risponde un altro; "Chi è Vijay?" "Io", dirà un terzo. Tutte queste persone con nomi e aspetti fisici diversi rispondono allo stesso modo: "Io", l'unico e identico Atma del mondo.



Non potrete mai imbattervi in un essere umano o in un animale che non sia divino. L'espressione "io" viene usata indistintamente sia dall'uomo spirituale (yogi) che da quello che vive nella soddisfazione dei sensi (bhogi), sia dal mendicante sia dal miliardario.



Tutti gli uomini devono capire il significato della parola "io", che usano in varie circostanze.

Eppure, hanno tutti l'abitudine di dire: "Questo è il mio corpo", "Questa è la mia casa", "Questa è la mia mente", e così via; ma voi che fate queste affermazioni, chi siete?

Se non conoscete voi stessi, come potete dire "Questo corpo è mio"?



Quando affermate che il corpo vi appartiene, state sostenendo l'idea che voi siete cosa diversa dal corpo. Si dice, ad esempio, "questa stoffa è mia", perché la stoffa è qualcosa di separato da me. Quando dico, dunque, che il corpo è mio, intendo dire che esso è quanto vedo. Ed anche i sensi si vedono, la mente si vede, la memoria (citta), e così pure il complesso dell'organo interno, l'Antahkarana, fanno tutti parte della realtà osservabile ed osservata.



Tutto quanto è nel mondo è osservabile, e l'"Io" è l'osservatore.

La verità è che non esiste altro che Quello: ecco la quintessenza del Vedânta.



Che cos'è il Vedânta? Non è un insieme di parole incomprensibili, come fossero degli abracadabra misteriosi da pronunciare senza conoscerne il significato. Essere consapevoli significa riconoscere il proprio autentico "io". Chi non conosce se stesso vive nell'ignoranza.

La consapevolezza è Dio



È da ignoranti considerare il mondo come separato da Dio.

La Sapienza è Dio ed essere consapevoli significa "star svegli" in ogni stato di coscienza.

La consapevolezza nello stato di veglia è Sapienza (Jyâna). Questa è la condizione in cui si dovrebbe vivere stabilmente. La Sapienza è il significato profondo della costante consapevolezza, dove si realizza, come afferma il Vedânta, l'Essenza dell'"Io".



Nella Bhagavad Gita, il Signore Krishna dice ad Argiuna:



Sarva-dharmân parityajya mâm ekam sharanam vraja,

"Abbandona tutti i dharma e rifugiati in Me solo" (XVIII.66).



Quando saprete davvero che cos'è il Dharma, allora potrete rinunciarvi.



Che cosa si intende qui per Dharma? In questo preciso contesto, Dharma ha il significato di una qualità specifica che è propria di ogni oggetto. Ogni cosa al mondo è dotata di un principio vitale che costituisce la naturale qualità di quella particolare materia o sostanza.



Ad esempio, il calore è la natura del fuoco. Quando il calore cessa, rimane del carbone.

La dolcezza è la natura dello zucchero: se lo zucchero perde la sua dolcezza, è come sabbia. Allo stesso modo, anche l'uomo ha la sua peculiare natura, che è il suo Dharma, ossia la sua inclinazione naturale. Per l'uomo è naturale avere molteplici desideri Sarva-dharmân parityajya significa dunque:rinuncia a tutti i desideri.



Questa rinuncia o distacco si chiama anche vairâgya. I desideri rappresentano per l'uomo il suo pesante fardello che si trascina dietro. Egli rimane sotto l'illusione di una caterva di desideri senza limiti e, perciò, ne esce ubriaco. Un drogato si emargina dal mondo. Bisogna mettere un limite ai desideri.



Quando un animale si è saziato di cibo, la sua fame finisce. Invece la fame dell'uomo è insaziabile e più mangia, più mangerebbe aumentando la sua brama. Gli animali e gli uccelli non si intrattengono nello sfruttamento dei beni né nell'accumularli, mentre l'uomo, nonostante il privilegio di una nascita umana, non sa riconoscersi. La ragione di questo è nella sua incapacità di capire la sua reale natura.





Incarnazioni del Divino Amore,

in ciascun uomo dovrebbe fiorire la sapienza dell'essere Spirito e, quando questa saggezza sarà manifesta, sarà realizzata la sua autentica natura. Fate sbocciare la Divinità che è in voi.



C'è anche da osservare che i desideri dell'uomo non solo sono illimitati, ma anche sbagliati. L'uomo d'oggi che dimentica persino i suoi obblighi verso i propri genitori, che gli hanno dato la vita e lo hanno allevato. Se fosse saggio, si chiederebbe: "Chi mi ha dato il sangue?" Sangue, cervello, denaro e tutto il resto sono doni dei genitori. L'uomo saggio non dimentica mai i suoi genitori né mai arreca loro dolore. Ma l'uomo che si è dimenticato di questo è un demonio di quest'Era (kali-yuga Rakshasa): i demoni del Kali Yuga sono coloro che trascurano i propri genitori.





Non dimenticatevi mai dei vostri genitori. Dimenticatevi invece del vostro ego e cercate di conoscere il vero "Io".

Se una mente malsana si dimentica persino dei genitori, come potrà ricordarsi di Dio? Questo è un comportamento tipico del kali-yuga.



Nello stato di veglia, l'"Io" è presente al 100%. Nello stato di sogno, svanisce il 50% e nello stato di sonno profondo è presente completamente nella sua forma sottile. Occorre saper distinguere le qualità umane.



Finché sarete sul palco, sarete Hiranyakashipu, ma sappiate che questo ruolo non è che temporaneo. Mentre siete sul palcoscenico non fate altro che esser tronfi della vostra posizione, ma, appena dietro le quinte, riprenderete il vostro vero abito. Perché, dunque, vi gonfiate d'orgoglio pensando ad un costume che, dopo tutto, dura per poco. I peccati dell'uomo sono dovuti all'arroganza, all'ignoranza e all'ostentazione.



Incarnazioni del Divino Spirito, fate vostra questa verità essenziale: sacrificate l'egoismo e l'egocentrismo.



Che cos'è l'egoismo? Per quanto tempo potrete rimanere immersi in interessi egoistici, ignari di ciò che è essenziale? Prima o poi, verrà il momento in cui si deve rinunciare a tutto, compreso il sogno di questo mondo manifesto (jagat). Il mondo va e viene, come dice la stessa parola ja-gat ed è da ignoranti vivere in un mondo transitorio come fosse eterno.



Voi siete la Verità!

L'abito che indossate, come pure la parte che recitate non saranno mai la verità. Tutto ciò che state vivendo non è verità: è illusione. L'"Io" è Dio. Il mondo è l'espressione stessa dell'illusione. Se si elimina l'illusione, si può sperimentare Dio.



Incarnazioni del Divino Amore,

oggi è la Festa del Gurupurnimâ. Che significato e che importanza ha questo giorno? Non c'è altro Maestro (guru) all'infuori di Dio. Dio è tutto. Finché ripeterete a voi stessi "Io sono un uomo", rimarrete al livello di discepoli. Nel momento in cui prenderete coscienza di essere Spirito, Atma, voi sarete il Maestro di voi stessi. È guru chi conosce il segreto interiore del Sé. Andando dietro a guru ed a maestri, l'uomo illude se stesso e dimentica Dio.



Rifugiatevi in voi stessi; scoprite la vostra Realtà: questa è la via giusta ed in quel modo onorerete anche i guru. I guru sono maestri che hanno realizzato il Sé. Si va da un guru per avere l'iniziazione (upadesha).

Molti credono che, con la semplice ripetizione del nome dato con l'Upadesha, si ottenga l'iniziazione spirituale, ma l'Upadesha è solo un mezzo per portarvi al vostro stesso Sé.

Non si tratta di un mantra di cinque o otto sillabe, come per esempio lo è OM namah Shivâya. Questi non sono che suoni, ed il suono è l'espressione stessa di Dio.



Voi siete la forma e l'incarnazione degli otto tipi di ricchezza. Se dunque avete in voi forza, potere e saggezza, perché prendere rifugio in altri? Per questo i Veda hanno dichiarato: "La ricerca interiore è Dio". Ogni giorno, invece, l'uomo, per colto che sia, dimostra di aver dimenticato se stesso. A che giova conoscere tutto, se non si conosce se stessi?



Persino il freddo Churchill aveva ribadito questo insegnamento.

Gli scienziati d'oggi vogliono scoprire tutto, ma non fanno sforzo alcuno per conoscere se stessi. Qual è l'uso a cui viene destinata oggi la scienza? Essa serve solo a migliorare il benessere materiale e il guadagno.



Un tempo Prahlada chiese a suo padre Hiranyakashipu: "Ti vanti di aver conquistato i tre mondi e di avere padronanza assoluta su tutti gli elementi, ma a che serve tutto il tuo potere se non sai dominare la mente ed i sensi? Dimmi, dunque, che cos'hai raggiunto? Padre, tu sei un eroe solo di fama, ma di fatto sei uno zero."



Oggi gli scienziati e gli eruditi sono eroi solo in cattedra, ma in pratica sono delle nullità. Il loro impegno maggiore è per la vita materiale. Solamente chi ha pieno potere sulla mente e sui sensi è un grande. Un uomo dal cuore puro vai più di cento studiosi. Senza un cuore puro, anche chi è colto è un miserabile. Molta gente nostra emigra all'estero. Per quale motivo? Per questuare (cercando lavoro). Perché non rimanete qui nel vostro paese a questuare?



Che cosa vanno ad imparare all'estero? Una cultura elevata? Il vero Vedânta? Non è una giusta scelta. Che impareranno dai paesi stranieri? Quando tornano a casa, si danno un sacco d'arie, sono pieni di arroganza e di idee sbagliate. Perché spendere tutte quelle rupie per emigrare? Meglio sarebbe, invece, vivere nel proprio paese rafforzando il proprio carattere, anziché emigrare in cerca di cattive qualità.

A che servono barili e barili di latte di scimmia, quando basta anche solo un cucchiaio di latte di mucca?



È questa la reputazione che i genitori agognano per i loro figli? È meglio morire piuttosto che vivere con la peggiore delle reputazioni. Gli Indiani, che hanno ereditato nel nome di Bharat la vocazione alla saggezza, debbono meritarsela non facendo scelte così sbagliate. In India troverete tutto quanto vi serve sapere e ciò che non c'è qui non c'è nemmeno in nessun'altro posto del mondo



In India trovate ben impacchettato e rispedito dall'estero ciò che cercate, e voi lo acquistate per centinaia di rupie! Il suo valore è solo di una rupia, ma siete disposti a pagarne centinaia per averlo. Si compra un oggetto del valore di una rupia e ne costa nove la confezione elegante per renderlo attraente. In pratica, si spendono nove rupie per rendere appariscente un oggetto, non per migliorare la sua qualità.



E così si diventa schiavi di un allettamento e superficiali. Il vostro cuore sta dentro di voi, non all'esterno. Ma oggi, l'uomo vive come se avesse il cuore lontano. La vita ha una durata temporanea. Mantenete lo sguardo sul vostro cuore, dentro di voi. Vivete così.



Sono insegnamenti questi che provengono dalla cultura indiana. Non c'è nazione che possa eclissare l'India. È questa la ragione per cui tutti gli Âvatâr si sono incarnati in questa terra. E in una terra così nobile e sacra non si riesce a sperimentare la verità! Dovreste essere orgogliosi di esser nati qui. Ma ciò non accade.



Gli stranieri che vengono in India si portano via la fortuna di questa nazione, mentre noi importiamo i loro avanzi. È questa la specialità degli Indiani? Gli Indiani sono un'autentica espressione dello Spirito; essi sanno riconoscere questa Verità. Tutti siamo l'incarnazione dell'Atma, ma non tutti sanno intravedere questa verità.

I Veda, le Scritture Sacre (Shâstra) ed i Poemi epici (Itihâsa) ci dicono che noi siamo l'incarnazione dell'Amore (Premasvarûpa).



Incarnazioni dell'Amore Divino, sforzatevi di riconoscere la Verità. Fate dell'introspezione e cercate di capire che cosa significhi l'aforisma vedico "Conosci tè stesso". Mettete in pratica i valori appresi e saprete conoscere voi stessi. La parola nenu che significa "io", non è un semplice composto di due sillabe, ma è ricca di significati innumerevoli.



Purtroppo, oggi è andato perso il suo significato principale che non si riferisce al corpo fisico. Io non sono il corpo, ma il Testimone di tutto: ecco ciò che si deve afferrare bene nella mente. Che guadagno c'è col sapere del mondo? Quel tipo di conoscenze è molto precario e riguarda solo delle soddisfazioni materiali, relegate al mondo dei sensi. Come possono i sensi, che sono effimeri, assicurare un risultato permanente? È dal cuore che emerge la verità. Ciò che viene dall'esterno, tende all'esteriorità.



L'uomo non nasce dalla materia, ma da Dio. Voi siete Dio! Accrescete questa fede divina.

Uomo è una parola che significa "chi ha fede". La fede aumenta quando si mette in pratica ciò in cui si crede e degenera quando non si mettono in pratica i buoni propositi. Oggi non esiste la benché minima ricerca di verità e la mente degli uomini non fa che inseguire le cose del mondo.



Le onde spumeggiano dal mare nelle forme più diverse, ma alla fine tornano ad immergersi in esso. L'uomo nasce da Dio, vive in Dio ed infine si fonde in Dio: questo è lo scopo della vita. La bollicina nasce dall'acqua, vive nell'acqua e si immerge nell'acqua. L'uomo è la bolla d'acqua. Dio l'acqua. Alla base sta il Principio Divino. Tutti i sentimenti sorgono dall'lo".



Incarnazioni del Divino Amore,

se scoprirete l'essenza dell'"Io", conoscerete anche tutto il resto. Impegnatevi maggiormente per avere quella conoscenza da cui parte ogni altra conoscenza. Ciò che state cercando di scoprire siete voi stessi. Quando si cerca qualcosa in una stanza, si punta lo sguardo su tutto ma non su chi sta guardando.



Così è di voi, che state guardando di tutto, senza vedere voi stessi. Questa è vera ignoranza. Tutto sarà vostro quando avrete scoperto voi stessi. Per questo Thyagarâja rivolse al Signore questa preghiera: "O Signore, ti prego, dammi la forza per giungere alla conoscenza di ciò che mi darà ogni sapere. Io, o Signore, subisco l'influsso degli otto pianeti e mi dedico a riti di culto. Ma, dimmi, che senso ha tutto ciò, se con la Grazia di Dio posso avere tutto nelle mie mani. Desidero la Tua Grazia"



Con la Grazia di Dio, imparerete tutto. In verità, nessuno di noi è cattivo. Non ci sono deboli, non ci sono miseri. Nessuno è più ricco e potente di noi. In noi c'è il coraggio dell'avventura e della vita concreta.



Ecco cosa disse Purandaradasa

(Swâmi lo esprime nel canto):



Perché considerarmi povero se Dio è nel mio cuore?

Io non sono povero. Io sono tutto.

Signore, finché avrò Te non sarò mai povero.

Tu sei il mio tesoro, la mia ricchezza.

Tu sei l'Infinito, Tu sei mio fratello,

sei Tu che mi educhi e mi insegni la legge morale.

Tu sei il mio Signore e Redentore. Tu sei il mio tutto.

Perché dovrei considerarmi povero?

Io sono Tè e Tu sei me. Non c'è la più piccola differenza!



In India nascono numerose anime sante di realizzati, che hanno raggiunto mete elevate e una fede incrollabile, ma i loro insegnamenti non sono tenuti in considerazione.



Incarnazioni del Divino amore,

ciò che è stato è stato. Almeno da oggi in poi, inculcate pensieri divini nel vostro cuore; non pensate di essere cattivi, perché siete l'incarnazione di quel dolce Nettare, siete figli dell'immortalità. Voi non siete figli della falsità; le vostre parole, le vostre azioni, i vostri pensieri siano divini ed allora anche voi sarete divini. Non fatevi schiavizzare dai piaceri dei sensi, che passano. Allora potrete intravedere la vostra stessa Divinità.



Pensate alla Verità e prendetene coscienza rifugiandovi ai Piedi di Sai.

Riconoscete l'Essenza Divina. Rinunciate a tutto ciò che è esteriore.

Il corpo non è altro che un fantoccio di fango. Non è la Realtà.

Non perdete di vista la gloria, la bellezza e lo splendore dello Spirito,

attribuendo eccessiva importanza al corpo. Il vostro impegno vi farà vittoriosi.

Non siate orgogliosi dei sensi, perché sono dei ladri rintanati nella mente

che vi possono derubare di ogni ricchezza. Questo Signore, il Divino Sai (Sai Deva)

non è uomo di vane parole. Osservate questo Signore Sai,

mentre Si muove fra i devoti elargendo prosperità.

Un tempo era a Shirdi, ora si trova a Puttaparti.

Egli rifulge negli occhi di chi Lo ricorda.

Quanto è sacra e divina la vita! E vi si rinuncia per desideri iniqui.



Incarnazioni del Divino Amore,

considerate il corpo come tutto ciò che appartiene al mondo del visibile e servitevene come di uno strumento per far solo ciò che è sacro. A quel punto l'umanità sboccerà in Divinità. Esiste un solo modo: la continua contemplazione di Dio, a Dio vi porterà.





(Prashanti Nilayam, 26 Luglio 1991 - Pûrnâchandra Auditorium)