DISCORSO DIVINO

So tutto di voi

19 giugno 1989

Anche uno yoghi,
se pieno di desideri,
andrà in rovina e distruzione.
Se volete davvero bearvi dello yoga,
dovete smettere di essere permissivi.
Aprite gli occhi e riconoscete
questa grande Divinità Sai.
Se qualcuno vuole essere salvato
ed aspira a questa salvezza
ricorrendo a Swami,
Egli lo sosterrà nella traversata dell'Oceano,
ma non darà importanza a semplici parole,
non si lascerà incantare dalle ciance,
n‚ si farà ingannare dalle pure apparenze.
Aprite gli occhi
e riconoscete la Divinità Sai!
* * *

Cari studenti,

La giovinezza
[1] La primavera che è trascorsa tornerà ancora; la luna che si è spenta, apparirà di nuovo; ma la giovinezza è come l'acqua di un fiume che non torna più indietro. È indispensabile che gli studenti mentre sono giovani vadano in cerca di idee divine e pensieri sacri.

Valore del tempo
[2] Fra tutto ciò che Dio vi ha accordato, il tempo riveste la massima importanza ed è solo nel caso in cui vi dedichiate ad attività santificanti che saranno santi sia il tempo che le azioni. Ma gli uomini d'oggi sprecano più della metà della loro vita nel mangiare e nel dormire soltanto. Il tempo rimanente viene impiegato in lavori inutili, come fanno le scimmie che non ragionano, nel criticare gli altri o nel farsi beffe di loro e nello svolgere attività dannose come queste.

Spreco di tempo
[3] L'uomo spreca la maggior parte del suo tempo occupandosi degli affari altrui e cercando difetti negli altri, mentre non guarda dentro se stesso e non cerca di scoprire la divinità come tale; egli non si sforza di riconoscere il vero significato della vita e, pur avendo ottenuto una vita umana che è tanto sacra, non si applica alla scoperta dei suoi segreti e dei suoi aspetti sottili. Non avrete spesso una vita umana. Non abbandonate mai il giusto sentiero.

Le origini
[4] Che cos'è questo giusto sentiero? Non andrebbe mai dimenticato il sentiero di provenienza, attraverso il quale è possibile tornare a casa propria. È questo il sacro mantra che si trova nel Bhagavata. È naturale per ogni essere vivente fare ritorno alle proprie origini. Il sacro segreto della vita umana consiste nell'impiegare tutto il tempo per scoprire da dove si proviene e dove perciò si deve ritornare.

Permissivismo
[5] L'uomo d'oggi non capisce che cosa significhi controllare i sensi. Non sa nemmeno che cosa sia il controllo. Con queste premesse, l'uomo finisce per comportarsi in modo licenzioso, che scambia per libertà. Questo permissivismo senza ritegno e questa condotta libertina stanno per distruggere l'umanità e la stessa vita umana. L'esercizio del controllo serve a sviluppare concentrazione e stabilità. Una vita senza perseveranza e fermezza è uno spreco. Si dovrebbe individuare l'obiettivo della vita e comprendere che cosa sia la verità. È l'Eterno che va raggiunto, l'immutabile Mèta: in questo consiste il principale dovere di ogni uomo.

Concentrazione e stabilità
[6] L'istruttore Drona ebbe cura di insegnare molte cose ai Pandava, mentre li addestrava al tiro all'arco. Innanzitutto, insegnò loro come essere fermi e concentrati. Ai fini della concentrazione e della stabilità, è di capitale importanza tenere la mente fissa sull'obiettivo. Un uomo che non ha uno scopo ed una meta nella vita, probabilmente si smarrisce. Drona legò un uccello al ramo di un albero, poi chiamò ad uno ad uno i fratelli Pandava e Kaurava. Ad ognuno di essi chiese: "Che cosa riesci a vedere?". Ciascuno forniva una risposta diversa: "Vedo un albero", "Vedo un aquilone dietro l'albero", "Vedo un ramo", "Vedo un uccello", e così via. L'istruttore concluse che nessuno aveva i numeri per imparare. Alla fine, venne Arjuna e Drona gli chiese: "Che cosa vedi?". Ed egli rispose: "Maestro, io non vedo altro che un volatile". Null'altro si dovrebbe vedere all'infuori dello scopo, del traguardo e di ciò che si vuol perseguire. L'istruttore Drona si convinse che Arjuna era l'unica persona adatta all'apprendimento del tiro all'arco. Perché? Perché anche nella vita non va mai dimenticato l'obiettivo, mai si deve permettere che il proprio modo di vedere tentenni.

L'obiettivo
[7] Incrollabilità e integrità nella visione sono due qualità essenziali. Per uno studente finalità e obiettivi sono di capitale importanza, ma gli studenti d'oggi non prestano la debita attenzione allo scopo della vita. Per questo non sono riusciti a raggiungere ciò che si dovrebbero prefiggere, non sono stati capaci di sperimentare la pace e la prosperità che è in loro diritto conseguire.

L'illusione del corpo
[8] Nonostante vivano così vicini alla Divinità in persona, L'abbandonano, cedendo ad ogni genere di cose superflue. Ecco perché, nonostante una permanenza di cinque, sette o dieci anni, i loro sentimenti non sono assolutamente cambiati. Perché accade questo? Costoro credono di comportarsi come se avessero compreso il principio dello Spirito, ma non L'hanno per niente capito. Vivono sotto una coltre di sensazioni che denotano una identificazione col proprio corpo e, perciò, non sono in grado di comprendere il Divino.

Maya
[9] Di che è fatta questa coltre? È fatta di Maya, di ignoranza. Chi si copre di ignoranza, non riesce ad avere la visione del Divino.

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Si racconta una bella storiella che spiega questo. Una volta Dio chiamò Maya, l'Illusione e le disse: "Vedi, a causa delle Mie molteplici manifestazioni, Mi descrivono tutti come uno che è velato da Maya e questo Mi ha creato una cattiva nomea. Mi sono fatto una cattiva reputazione, perché sei sempre e continuamente tra i piedi. Da questo momento in poi - le disse - lasciaMi stare, stai lontana da Me e vai dove ti pare". Maya Gli rispose: "Mio Padrone, sono pronta ad obbedire ai Tuoi ordini, ma prima fammi conoscere un posto in cui Tu non risieda, dove possa recarmi". Iddio sorrise e disse: "Ebbene, non c'è luogo in cui Io non sia. Noi siamo come due uccelli gemelli. Ti ho fatto questa domanda, per sapere che cosa Mi avresti risposto".

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Onnipresenza a parole
[10] Oggi tutti parlano di Dio descrivendolo come onnipresente, ma non si tratta che di parole, perché manca l'esperienza a sostegno di ciò che si dice. Non saprei dire se le loro parole seguano la comprensione o l'esperienza, o se si servano di parole senza conoscerne il significato. Non c'è studente che, forte del suo studio libresco, non descriva l'onnipresenza e l'onniscienza di Swami. L'onnipresenza è un fatto, ma voi avete il diritto di parlarne solo se ne avete fatto esperienza, almeno un po'. Se si assaggia del nettare, anche poco, si ottiene l'immortalità. Ma se si tengono lì fuori dei vasi pieni di nettare senza prenderne parte, come si potrà ottenere l'immortalità. Dovreste dunque almeno sforzarvi di sperimentare l'onnipresenza, sia pure nella piccola proporzione che vi è consentita. Limitarsi a parlarne è come tentare di raggirare il Signore stesso. Alcuni grandi hanno cercato di riconoscere questa verità, ma per il tipo di educazione che state ricevendo ora, non vedo come possa esservi uno studente che sappia sperimentare questa onnipresenza.

Potere nel controllo
[11] Gli studenti hanno perso il potere di comprendere l'onnipresenza, perché è venuto meno in loro il controllo dei sensi, sicché hanno perso tutte le energie di cui disponevano. Per prima cosa, dunque, dovreste cercare di controllare i vostri desideri. Ci dev'essere coerenza fra ciò che dite a parole e ciò che fate nei fatti: soltanto in quel caso, sia pure in forma limitata, capirete l'onnipresenza del Signore.

Sperimentare l'onnipresenza
[12] Dovreste anche tenere in considerazione ciò a cui vi accostate e rifletterci sopra, al fine di avere una reale esperienza di questa onnipresenza.

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Un frutto acerbo non può proteggere un altro frutto acerbo. È l'albero che può estendere la propria protezione a tutti i frutti e le radici proteggono l'albero. Solo quando si dà vigore alle radici saranno salvi sia l'albero che i frutti; solo quando avrete cura delle radici, provvedendo loro il giusto nutrimento con acqua, concime e il resto, l'albero ed i frutti potranno vivere.

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Allo stesso modo, dovreste riconoscere il fatto che Dio è il sostegno di tutto e dedicarvi al servizio di Dio. Solo allora saprete fare esperienza dell'onnipresenza, sia pure limitatamente.

Potaraja
[13] Nell'Andra Pradesh c'erano tre re. Uno era Tyagaraja, il secondo era Potaraja ed il terzo Goparaja. Potaraja fu l'autore della Mahabhagavata. Suo cognato, Shri Nata, andò da Potaraja per dargli suggerimenti su come avere una vita confortevole. "Mio caro cognato - gli disse - conosco bene i tuoi problemi, tu stai sopportando un gran numero di sofferenze, in quanto non hai una casa dove vivere, sei senza cibo e sei privo di qualsiasi comodità. Stai dedicando tutta la tua poesia e la tua creatività a Shri Ramachandra. Ma non si vede quale beneficio possa trarre da questo tipo di dedizione. Per chi vive nel mondo, tutto deve avere una concretezza, ogni cosa dev'essere tangibile. Se solo volessi offrire e dedicare tutti i tuoi poemi, le tue composizioni ed il tuo lavoro ad un re, egli ti darebbe tutto ciò che vuoi e non ti mancherebbe nulla. Potaraja era sconcertato e, invece di dargli retta, disse a Shri Nata: "È certo molto più sacra una vita da contadino che offrire tutti i lavori ad un re arrogante ed egoista!". Quando Potaraja dedicò ed offrì tutto al Signore Ramachandra, il suo lavoro divenne famoso. Ancor prima di iniziare un lavoro così sacro, Potaraja disse: "L'ispiratore, lo scrittore ed il felice lettore è Ramachandara: Lui fa tutto". Perciò, abbandonò completamente l'idea di essere colui che agisce e si sentì sollevato da ogni responsabilità. "Chi protegge, distrugge e crea è soltanto Dio. Io non voglio offrire tutte queste cose a sovrani che vivono nel fasto e nell'ostentazione. Vorrei offrirle allo stesso Signore onnisciente e onnipotente." Ecco come rispose Potaraja a Shri Nata.

Tyagaraja
[14] Poi c'è Tyagaraja. Il re di Tanjore mandò una lettiga e molte offerte, consistenti in oro e vari ornamenti, perché fossero donate a Tyagaraja, il quale le guardò e disse: "Vi prego di dirmi se è più importante che io possieda questa ricchezza o la visione e la vicinanza del Signore in persona. Tutta la mia ricchezza consiste nell'essere vicino al Signore e la ricchezza del mondo non mi interessa". Così, restituì tutto al re. Tyagaraja avvalorò nel comportamento il suo nome. Disse infatti: "Dio è tutto per me e non mi interessa altro", e così rinunciò a tutto. (Tyaga = estrema rinuncia; raja = regale, NdR).

Goparaja
[15] L'altro re fu Goparaja, il quale si rifugiò in Dio. Costui offrì tutto il suo salario, tutti i suoi guadagni a Dio stesso. Tutte le tasse che raccoglieva venivano destinate per intero alla costruzione del tempio dedicato a Dio, agli addobbi che servivano al culto di Dio, ai fregi che arricchivano il tempio: tutto era per il Signore. E nella sofferenza diceva: "Ecco, mi offro a Rama, non mi offrirò ai desideri. Io sono uno che ha dato tutto se stesso al Signore Rama".

La resa a Dio
[16] Questi tre sovrani riconobbero l'onnipresenza di Dio. Credevano fermamente che Dio offre protezione completa. Questi sono veri devoti! Di questi tempi, potete trovare Dio dappertutto, ma è ben difficile scovare un vero devoto. I devoti d'oggi mirano ad avere solo una protezione materiale: "Vorrei essere protetto dal governo, dai ladri, dai soldati...", e invocano protezione soltanto per cose del genere. Sono questi i devoti che vogliono vantaggi per la propria vita, ma non si offrono nel vero senso della parola a Dio. I devoti d'un tempo si arrendevano completamente e avevano la protezione di Dio in ogni campo. Quei devoti avevano sì buone ragioni per affermare che Dio è onnipresente e onnipervadente. La gente d'oggi ama assoggettarsi ad interessi individuali.

Gli animali disgustati
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[17] Una volta un tizio era in viaggio. Nei pressi del campo di cremazione c'era un ashram e questo viaggiatore, volendo riposarsi un poco in quella calda giornata d'estate, entrò nell'ashram. Il maestro di quell'ashram aveva raccolto intorno a sé i suoi discepoli e stava tenendo loro un discorso. Il viaggiatore, grato per la sua buona fortuna, si pose in ascolto.

Era sera. I discepoli uscirono all'aperto per godere la fresca brezza e una strana scena si presentò ai loro occhi. Degli sciacalli, una volpe e dei cani si contendevano un cadavere e discutevano. Non sappiamo in quale lingua comunicassero fra loro, ma il fatto è che avevano portato via quel corpo. Poi lo abbandonarono e fuggirono. Allora i discepoli chiesero al maestro: "Maestro, che significa questo? Perché hanno lasciato lì il corpo e se ne sono andati?".

Il maestro chiuse gli occhi per un minuto, poi disse: "Scoprite la verità che c'è dietro"; e diede una bella spiegazione ai discepoli. "Ebbene, figlioli, dietro quel cadavere c'è tutta una storia particolare. Quell'uomo, finché era in vita non prestò mai ascolto a qualunque cosa riguardasse Dio e, anche dopo aver ascoltato discorsi su Dio, non aveva mai seguito quanto aveva udito. Negli anni della sua vita non obbedì mai ai comandamenti di Dio e non fece mai niente di buono. Il suo sguardo era sempre tetro come quello di un corvo e non rispecchiò mai il sacro e la bontà. Guardate quelle mani: non hanno mai compiuto un'azione santa. Furono sempre pronte a ricevere dagli altri cose che non diedero mai. E quei piedi? Non sono mai entrati in un tempio, ma hanno sempre vagato come randagi in luoghi disgustosi. Quei cani e quegli sciacalli l'hanno lasciato e se ne sono andati, perché si rifiutarono di avere a che fare con un corpo così sacrilego. Il loro capo, lo sciacallo, spiegò loro: "Se vogliamo rimanere indenni da peccati, non dobbiamo toccare questo corpo". Poi, anche la volpe parlò agli altri ed essi se ne andarono via. Così, non dovremmo mai vivere sotto l'influsso di sentimenti malvagi."

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Santità del corpo
[18] Dopo la morte anche il corpo merita una fine santa. Per questo dovreste compiere buone azioni, avere buoni sguardi. Obbedite ai sacri comandi del Signore. Dite solo parole buone. Tutte le membra debbono dedicarsi a lavori santificanti, altrimenti anche i cani e gli sciacalli rigetteranno un corpo simile. Anche il corpo umano è sacro. Fra tutti gli esseri viventi è cosa rara ottenere una nascita in forma umana. È grazie a buone azioni compiute precedentemente che l'uomo ha ottenuto l'opportunità di una vita umana. Questo corpo viene concesso perché serva agli altri. Perciò, eseguite lavori santi per santificare il corpo che vi è stato dato. Gli studenti purtroppo non sembrano riconoscere la sacra verità che sta sotto queste parole.

Il momento adatto
[19] Krishna ed Arjuna vissero in grande intimità per 86 anni; ma in tutti quegli anni Krishna non diede mai ad Arjuna gli insegnamenti contenuti nella Bhagavad Gita. Gli insegnamenti della Gita risalgono al periodo della guerra del Mahabharata. Perché ha aspettato tanto? Perché i sacri insegnamenti giungono al momento giusto, quando tutto è favorevole. Quindi, per impartire qualsiasi buon insegnamento, ci vuole il suo momento adatto.

Onniscienza di Swami
[20] Swami è a conoscenza di tutto, ma Si comporta come se non sapesse. Cercate di capire la differenza fondamentale che corre fra la gente del mondo e la Divinità. Il Divino sa tutto ed ha a propria disposizione ogni potere; tuttavia Si comporta come se non li avesse e come se non avesse conoscenza. Gli esseri umani invece, che non sanno proprio niente e non hanno assolutamente alcun potere, si comportano come se avessero poteri e conoscenza. In questo sta la differenza fra l'umano e il Divino.

Il Divino e l'umano
[21] E allora molti Mi fanno questa domanda: "Swami, che differenza c'è fra la Divinità e gli altri esseri umani?". Se volete descrivere tutte queste cose, vi verrà un lavoro assai lungo e laborioso. In realtà, ci sono due differenze fondamentali. Colui che ha una volontà incondizionata ed è silenzioso è Dio. Dio è nella semplicità del pensiero. Chi è inalterabile è divino, chi tentenna è umano. Il pensiero di un essere umano sarà sempre oscillante. Ma anche per questo c'è qualcosa che si chiama "tempo". Perciò, se gli studenti vogliono affermare che Dio è onnipresente, dovrebbero dimostrare con il loro comportamento di essere consapevoli dell'onnipresenza.

Onnipresenza di Swami
[22] Swami sa che cosa accade, quando ed in quale camera. Non Mi metterò mai a parlare e discutere di quelle cose. Ma, a volte, proprio fra gli studenti che sono rimasti qui per tanto tempo, fra quelli che hanno intrapreso gli studi avanzati, si notano numerose pecche ed a causa di questo i nuovi arrivati e i più giovani ne ricevono scandalo. E persino fra coloro che conseguono il dottorato (PHD) ve ne sono di corrotti, e costoro rovinano i più giovani facendoli deviare. Parlando di Swami, Lo definiscono onnipresente e danno una descrizione dei Suoi vari attributi, ma nel loro cuore, a voler ben guardare, c'è impurità, non c'è una completa purezza. Per colpa di queste persone vengono danneggiati gli studenti nuovi e gli innocenti. Non si sa se ciò avvenga per ignoranza o per arroganza o altro. Secondo Me, non si tratta n‚ di ignoranza n‚ di arroganza, bensì di una crudele ingratitudine. Questi spietati non dovrebbero assumere un atteggiamento del genere, dopo tutti gli anni che hanno vissuto qui e dopo aver scoperto la verità circa il Divino, oltre al fatto che sono anche capiclasse.

Controllo e disciplina
[23] C'è una regola particolare e che consiste nel non parlare se non quando è necessario. Non ci si deve lasciar prendere dal troppo parlare. Vi è stato anche detto di non tenere registratori o radio nelle vostre camere, per non creare inconvenienti e disturbo. Gli studenti non dovrebbero forse sapere tutte queste cose? Vi sono alcuni che guardano persino la TV in camera. Ci sono dei problemi nell'istituto anche a causa degli studenti che parlano ad alta voce. Sono stanco di dirvelo in privato. Oggi ne voglio parlare apertamente, in modo da far colpo sul loro cuore. Ma, in futuro, in riunioni come questa dirò pubblicamente qualunque cosa sia accaduta nelle camere. Purtroppo vi illudete che Swami non sappia niente o c'è addirittura qualcuno che pensa a delazioni scritte o a delle soffiate fatte pervenire a Swami... Fra tutta la gente che c'è qui, qualcuno Mi avrà scritto, ma chi fra tutti gli stranieri potrebbe scriverMi sul conto di questi studenti? Chi fa queste insinuazioni è in malafede, meschino e nient'altro che molto stupido.

Il cattivo esempio
[24] C'è tanta buona gente, ma per colpa di quella cattiva viene rovinata. Quando andate a letto viene a pungervi una zanzara; allora spruzzate del flit e, con la zanzara che vi ha punto, distruggete anche tutte le altre. La maggior parte delle persone è confusa e si chiede: "Dov'è la verità? È giusto che sia così?". Per tutte quelle cattive abitudini e per quel comportamento scorretto soltanto quell'unico studente è responsabile. D'ora in poi, lasciate almeno che si riprendano e si comportino in maniera corretta, in modo che sia loro consentito di rimanere qui. Altrimenti non sarà loro permesso di rimanere nemmeno un istante in più.

Selezione
[25] I nuovi non ne hanno colpa; molti di loro sono ignari. Ma se diventano insegnanti e danno cattivo esempio, danneggeranno tanti bambini; costoro, dunque, non possono rimanere qui n‚ come studenti n‚ come insegnanti. Non importa se ce ne rimangono uno o due soli: ci bastano. Perché mai tenere dei barili di latte d'asina, quando basta un cucchiaino di latte di mucca? Non abbiamo l'ambizione di avere tanti studenti. La nostra aspirazione sarebbe quella di avere un gruzzoletto di studenti.

Incoerenza
[26] Si comportano tutti come se non sapessero assolutamente nulla. Dice un proverbio telugu: "Come scorpioni pungono, come lucertole si fanno grandi come un dio". Di fronte a Me fanno un gioco, dietro ne fanno un altro: molti fanno questa danza da burattini. Per ora non sono disposto ad accettarli: anche se sono a metà strada, li farò terminare. Non vogliamo questa gente. Ne basta uno solo, purché ricco di autentici valori e di virtù. Abbiamo fondato questi istituti per diffondere la rettitudine nel mondo e per il benessere della nazione, non già per fare affari.

L'esempio dei maggiori
[27] Non vogliamo nemmeno gli studiosi. Ci sono tanti devoti che non hanno camere e siamo disposti a chiudere i college per darli ai devoti come abitazione. Perciò, procurate di non farvi una brutta reputazione e ognuno riconosca i propri difetti. Non offrite agli innocenti motivo di condannarvi. I più vecchi si comportino con dignità, da veri anziani e non da bruti. Pazienza se si trattasse di estranei, ma nell'Organizzazione Sai queste persone non debbono entrare.

Coerenza
[28] Da alcuni giorni vi sto dando vari insegnamenti. Ma voi, che cosa seguite? Che cosa mettete in pratica? Che cosa sperimentate nella vostra vita concreta? Niente. Alcuni, quando si tratta di far solo discorsi, sono i migliori e bravissimi in tutto. Ma non serve a niente diventare solo oratori: le cose che si dicono vanno messe in pratica. Questi debbono comportarsi secondo ciò che dicono. Invece di dire cento cose è meglio metterne in pratica una. Quando avrete raggiunto questo ideale, non ci aspetteremo nulla più da voi. Noi non desideriamo altro che una nazione dove non si trovi più la minima traccia di egoismo.

Il tempo di Sai
[29] Io vi dedico il 75 % del Mio tempo. Il rimanente 25 % è per il mondo. Tutto il mondo riceve solo 1/4 del Mio tempo; 3/4 sono per voi, ma voi state perdendo questa opportunità e guastate la vostra santità. Sanjay Sania vi ha detto di non perdere questa occasione, e l'ha detto anche per gli insegnanti. Nessuno la sprechi! È irripetibile. Questo Sai vi può dare la liberazione e la salvezza: non perdete questa occasione d'oro. Una volta perduta, non la riavrete.

Disciplina per tutti
[30] Non state a dar retta ad altri che non sanno assolutamente niente. Non pensate agli affari degli altri. Consideratevi come figli di un'unica madre e comportatevi bene. Una delle lamentele che circolano è che, siccome l'arco di età compreso tra l'VIII¦ classe e il dottorato è vasto, non ci può essere disciplina. Questa obiezione non ha ragion d'essere. Nelle vostre stesse famiglie ci sono fratelli più giovani o più vecchi e le età sono le più disparate. Forse che per questo mandereste via da casa i fratelli che non hanno la vostra età? Perché non dovreste vivere bene lo stesso? Questa è già di per sé una grande educazione. L'unità è la ricchezza più grande. È per darvi questa educazione che abbiamo messo insieme i più giovani con i più adulti.

Scandalo dei piccoli
[31] Quando mostrate i vostri difetti ai bambini innocenti, questi incominciano a chiedersi: "Se i nostri assistenti e i nostri maestri non si comportano bene, perché dovremmo comportarci bene anche noi?". La pensano così. Gli assistenti devono considerare questa obiezione come una grande sfida. Perciò, comportatevi nel migliore dei modi, mettendocela tutta. Se vi comportate obbedendo ai Miei ordini, avrete la Mia grazia. Al contrario, se non seguite le Mie direttive, non avrete la Mia grazia, ma solo quella dei vostri desideri.

I titoli di studio
[32] A che vi serve uno studio così scadente? Solo per poter dire "Io ho una laurea"? È tutta qui la grande scuola? Una laurea non è altro che un pezzo di carta che vi può essere tirato in faccia. Non sono questi i titoli che dovreste avere. Fate in modo di ottenere una buona reputazione. Meglio un giorno da cigno che cento anni da corvo.

La correzione di Sai
[33] Che diritto avete di immischiarvi in dispute e controversie? Che ne sapete voi? I genitori a casa non vi dicono niente, gli insegnanti non vi dicono niente; se non ve lo dicessi Io, che cosa vi accadrebbe? Io sono sceso per farvi conoscere i vostri difetti. Sandipani disse: "Tataka rappresenta le qualità di tamas. Essa fu una vera incarnazione delle qualità deteriori. Shalya (?) fu simbolo delle qualità rajas e Sita fu l'incarnazione delle qualità sattva e per questo fu accolta dal Signore in persona."(61) Non dovrei forse farvi notare i vostri difetti? Non si tratta forse di mancanze rajasiche? È giunto per Me il momento di parlare e farò i vari nomi. Mi sono tenuto a freno per tanto tempo, pensando all'onorabilità, ma non posso più permettere che queste mancanze attecchiscano. Se non le raddrizzo in tempo, non ci riuscirò più quando sarà troppo tardi.

La punizione per i cattivi
[34] È giunta l'ora in cui non posso più tacere. Ai buoni assicurerò sempre la Mia protezione e avrò cura che stiano bene. Ma non sopporto i cattivi. Non li terrò più nell'ashram nemmeno un minuto. Badate bene: Io vi sto addestrando come un esercito che servirà al mondo intero. Se un esercito non è ben allenato, vanno punite le persone sbagliate. Per amore sono pronto a dare la Mia vita, ma dove c'è il male sono disposto a distruggere. Rendetevi conto di questi due aspetti. La nostra istituzione è molto sacra. Non ha interessi egoistici ed è stata fondata a beneficio del mondo. Per la nostra nazione basteranno anche pochi studenti.

Il dito puntato
[35] Parlate di meno. Non entrate in dispute superflue. Fate il vostro lavoro: studiate. Parlate pure e discutete, se necessario. Non parlate degli altri. Non criticate, "Tizio è così, Caio è cosà,...". Se continuate a prendere di mira le debolezze degli altri, gli altri potranno prendere di mira le vostre. Cari studenti, sappiate questa verità: quando puntate il dito contro altri, vi dimenticate che ci sono tre dita che rimangono puntate verso di voi. Voi andate rovistando nei difetti degli altri, ma che dire dei vostri? Desidero che in futuro scompaiano questi difetti e che non si ripetano più le stesse mancanze.



(Prashanti Nilayam, 19 Giugno 1989
Agli studenti raccolti nel Mandir.)