DISCORSO DIVINO

La Madre

14 ottobre 1988

L'uomo di dubbia moralità,
del tutto privo di nobili virtù,
spirito di abnegazione, altruismo,
non potrà che essere un infelice
sia in questo mondo che nell'altro.
Chi ama e rispetta la propria madre
e si prende amorosamente cura di lei
sarà esente da colpe.
L'amore gli dà sicurezza
e lo libera da ogni sofferenza.


* * *



Incarnazioni del Divino Spirito!

Onora la madre
[1] Ogni uomo, indipendentemente dal paese d'origine o dalle circostanze, dovrebbe considerare suo principale dovere onorare e servire la propria madre come un essere divino. Chi altro potrà amare e rispettare un uomo se non ama, rispetta e serve la madre che lo ha tenuto in grembo per nove mesi, lo ha dato alla luce, l'ha nutrito, allevato e protetto? L'amore di una madre è simile a quello del Creatore che sostiene, protegge, guida e provvede alle necessità dell'Universo.

Rispetto per altri credo
[2] C'è chi venera e prega Dio a modo proprio e c'è chi sceglie una Divinità e l'adora nell'osservanza di alcuni riti. Ma bisogna tener presente che ogni Divinità è cara per colui che l'ha scelta e che vanno rispettati i sentimenti religiosi degli altri; chiunque li critichi o li abbia in disprezzo annulla il valore della sua stessa devozione. La stessa cosa si può dire riguardo ai sentimenti filiali che sono sempre sacri. Ogni madre è cara ai suoi figli e tutti dovrebbero avere per le madri altrui la medesima considerazione che hanno per la propria.

Le Madri divine
[3] Chi non sa provare gioia dall'amore materno è incapace di capire l'amore di Dio che, come una madre, provvede al benessere delle Sue creature. La stessa vita quotidiana ci offre innumerevoli esempi della qualità divina che l'essere madre esprime. La mucca trasforma il suo sangue nel latte di cui ci nutriamo, ed è perciò da considerarsi la nostra prima nutrice, offrendoci il primo esempio divino di madre. Poi viene la Madre Terra che, proprio come fa Dio, custodisce l'uomo nel suo grembo e si prende cura di lui in svariati modi, rifornendolo dei viveri necessari al suo sostentamento. Perciò, anche la Terra esprime maternità. Nel corpo umano il Divino fluisce attraverso tutte le membra e le sostiene sotto forma di rasa, la linfa. Due nomi definiscono questo principio: Rasasvar–pini e Angirasa. Entrambi indicano che il corpo è permeato e sostenuto da quella divina essenza, e ad entrambi si dovrebbe essere riconoscenti come a Madri divine. Sono da considerare madri anche i Maharishi, ossia i Grandi Saggi dell'antichità, i quali indagarono sulle questioni relative al bene e al male, al giusto e all'ingiusto, a ciò che eleva l'uomo e a ciò che lo degrada. A risultato dei loro sforzi e delle loro austerità furono donate agli uomini le grandi scritture, che indicano i sentieri spirituali e terreni mostrando la via per redimere la propria esistenza. Anche questi saggi devono essere venerati come Madri divine. La stessa cosa vale per i Maestri spirituali o guru che insegnano ai discepoli come vivere e comportarsi. Anche il guru, dunque, va riverito come una Madre divina.

Il ruolo materno
[4] Or dunque, la mucca, la madre Terra, le Divinità che presiedono al corpo, i Grandi Saggi ed il Maestro spirituale meritano tutti il rispetto e la venerazione che si ha per Dio e per la propria madre, perché tutti giocano un ruolo materno, protettivo e di sostegno nei confronti dell'umanità e perché in tutti loro si riscontra un particolare aspetto della maternità. Infatti, la madre che nutre il figlio, ricorda la prodigalità della mucca e l'abbondanza dei raccolti che la terra fornisce. Nella madre scorrono le energie vitali che trasfonde nei figli e che le consentono di aiutarli fino al momento in cui non dipenderanno più da lei; e, come un saggio, la madre impartisce loro gli insegnamenti morali per la vita, mettendoli in guardia contro un'infinità di guai. Ed infine, come un guru, la madre avvia i propri figli alla conoscenza del mondo, infondendo in essi i principi della buona educazione e preparandoli alla vita.

Tre aspetti divini
[5] La vita di un uomo che non rispettasse e non amasse una madre così venerabile sarebbe del tutto inutile. L'uomo deve venerazione e amore alla madre, nella quale può riconoscere l'incarnazione stessa di tutte le forze divine. Questo è il messaggio centrale implicito nella festa di Navaratri. La suprema Energia Divina (Shakti), si manifesta nelle forme di Durga, Lakshmi e Sarasvati. Durga è la Shakti, la Dea Madre a cui si deve l'energia fisica, mentale e spirituale; Lakshmi accorda vari tipi di ricchezza, non tanto in senso materiale, quanto in senso spirituale: ricchezza in relazione al carattere, all'intelletto e così via. Anche la salute è ricchezza. Lakshmi elargisce ricchezze ineffabili. Sarasvati, dal canto suo, conferisce intelligenza, capacità di indagine intellettiva e discernimento. La festività di Navaratri viene celebrata per proclamare al mondo il potere di questi aspetti della Divinità. La madre rappresenta una sintesi di tutti questi aspetti divini: da lei provengono energia, ricchezza, intelligenza e costante attenzione al progresso dei figli nella vita. Una madre, perciò, rappresenta tutte e tre le Divinità che si venerano durante la festa di Navaratri (20).

La madre Kunti
[6] La capacità e la prodezza dei Pandava, l'austerità dei loro costumi e della loro vita non sarebbero bastati ad attirare l'affetto ed il soccorso di Krishna, che fu invece sollecitato dall'amore di Kunti, la madre che li amò più della sua stessa vita e li aveva allevati nel timor di Dio, insegnando loro a pregarLo e ad adorarLo. Durante il lungo esilio li seguì nella foresta e condivise ogni loro vicissitudine. Anche i Pandava ricambiarono il suo amore e questo dà spiegazione della loro vittoria finale.

La madre Sumitra
[7] Anche Lakshmana, incoraggiato dalle amorevoli pressioni di sua madre Sumitra, aveva seguito Rama in esilio: "Va' con Rama u gli aveva detto u; dove c'è Rama, ci sarà anche Ayodhya: senza di Lui, la nostra città sarà peggio di una foresta. Vigila su di Lui e aiutaLo in caso di necessità". Kausalya, madre di Rama, soffrì molto quando vide partire il figlio, mentre Sumitra era tranquilla, giacché Lo sapeva in compagnia di Lakshmana, il quale, confortato dalle benedizioni materne, prodigò al fratello le cure più affettuose per tutti i quattordici anni d'esilio.

Le madri dei Pandava e dei Kaurava
[8] I racconti dei Purana e delle altre scritture confermano che l'amore e le benedizioni di una madre sono più efficaci di qualunque altra cosa. Considerate la storia di Gandhari e dei Kaurava. Dopo la grande battaglia di Kurukshetra, in cui avevano perso la vita tutti i Kaurava, Krishna si presentò ai loro genitori - Dhritarashtra e Gandhari - per comunicare loro la ferale notizia. Gandhari, combattuta tra la gioia di vedere Krishna ed il gran dolore per la perdita di tutti i suoi figli, Gli si avvicinò e, stringendoGli le mani, prese a lamentarsi: "Perché Ti sono tanto cari i Pandava, mentre non hai avuto pietà per i Kaurava? Loro sono vivi tutti e cinque, ma a me non è rimasto nessuno dei miei cento figli. Avresti potuto salvarne almeno uno, così da consentirci di rendere le onoranze funebri a tutti gli altri. Sei proprio tanto insensibile?"

Incapace di sopportare quell'acerbo dolore, la donna andò avanti con lamenti e rimostranze ad incolparLo e a rimproverarLo. Ma Krishna, nonostante le accuse e le doglianze, continuava a sorriderle con dolcezza. La lasciò finire, poi disse: "AscoltaMi, Ganudhari: Io non ho alcuna colpa. Tu sei la responsabile di tutto. Per essere solidale con tuo marito cieco, hai sempre voluto tenere gli occhi bendati non curandoti dei tuoi figli, che non hai mai visto. Ed essi, senza mai avere avuto la gioia di un tuo sguardo, hanno commesso molte colpe. Poich‚, chi non ha imparato ad amare sua madre, non sa amare nemmeno Dio e non può pretenderne la grazia. La madre dei Pandava, invece, si è sempre curata dei suoi figlioli, li ha allevati con amorosa premura, ed Io ho accordato loro la Mia protezione in virtù del suo amore. La grazia divina è veramente intervenuta a salvarli dalla sventura e li ha aiutati in ogni circostanza."

Al 1° posto la madre
[9] Non v'è alcun bisogno di propiziarsi Durga, Lakshmi e Sarasvati per avere prosperità materiale, energia e conoscenza del mondo. Se si ama e si venera la propria madre, quell'amore e quella devozione saranno graditi a tutte le Divinità. Una madre è più grande dello stesso Paradiso. Anche Shri Rama dichiarò che la mamma e la madre patria sono più grandi dei Cieli. La festa di Navatri insegna questa profonda verità: l'uomo deve ricordare come suo supremo dovere il rispetto nei confronti della propria madre. Se tua madre è infelice, tutte le offerte ed i culti tributati in nome di Durga, Lakshmi e Sarasvati in questa festa non daranno alcun frutto. Anche negli insegnamenti antichi che riguardavano le persone da venerarsi quali Divinità u cioè la madre, il padre, il maestro e l'ospite u il primo posto è riservato alla madre quando si dice Matr Devo bhava: "Venera la madre come Dio". Persino nelle nostre conversazioni abituali si parla di madre, padre, maestro e Dio, relegando Dio all'ultimo posto e accordando alla madre il primo. Questo rivela l'atteggiamento della cultura indiana verso le donne in generale e la madre in particolare.

Amore per la madre
[10] Nessuno conta quanto una madre. Il padre rappresenta la giustizia, la rettitudine (Dharma); la madre è il vero simbolo dell'amore (Prema). Quando i genitori correggono ed infliggono qualche punizione ai figli, lo fanno per il loro bene, nell'intento di aiutarli e di proteggerli. Se una persona incapace di nuotare cade in alto mare e annega, non si deve incolpare l'acqua della sua morte, ma chi si è messo nella condizione di affogare. Se il vostro comportamento offende vostra madre e lei vi punisce, sapete bene che non lo fa per malanimo, ma perché vuole correggervi e aiutarvi. Cercate quindi di accontentarla, siate sempre rispettosi e ubbidienti, non contradditela in ciò che dice, non fatela soffrire. La vostra adorazione a Durga, Lakshmi e Sarasvati non ha senso se vi comportate male con vostra madre.

Rispetto per la donna
[11] È opinione diffusa in ogni paese che, se in una casa ci sono donne che piangono, tutta la famiglia ne risente e nessuno, tra quelle mura, potrà vivere felicemente. Non bisogna far piangere le donne, per nessun motivo. L'intera stirpe di Ravana andò in malora, perché Ravana fece versare molte lacrime a Sita. Tutta la discendenza del Kaurava perì per l'oltraggio che alcuni di loro fecero a Draupadi. Ogni donna merita rispetto, perché ognuna di esse è simbolo di maternità. È biasimevole trattarle come giocattoli o come creature inferiori, oppure farsi gioco dei loro sentimenti e ferire la loro sensibilità. Non è facile capire in che modo ed in quale momento siano più vulnerabili. I rapporti con loro devono essere sempre gentili, corretti, rispettosi.

La madre, anche nel gergo comune, occupa sempre il primo posto; dopo di lei vengono il padre, il maestro e Dio.

Nella tradizione indiana, la donna è sempre stata oggetto di grande stima; ma oggi, come ci si comporta nei suoi riguardi? La si considera debole, di scarso o nessun valore, capace di occuparsi soltanto di cucina e di altre faccende domestiche. Ma la Bhagavad Gita assicura che ogni donna è dotata di particolari capacità, e i nove giorni di Navaratri possono servire a riconoscerle e a capirne l'importanza.

Gli strumenti
[12] Nei giorni scorsi è stata oggetto di venerazione e di culto la figura materna in quanto tale; oggi si adora la Dea Madre Sarasvati, Colei che fornisce gli arnesi necessari per esercitare una professione, un'arte, un mestiere. Gli strumenti non sono da considerarsi oggetti inerti. Un camionista, per esempio, sfiora il volante con gesto affettuoso prima di avviare la marcia; i musicisti accordano con delicatezza i loro strumenti prima di un concerto; la danzatrice si allaccia gli ornamenti alle caviglie con grande attenzione e poi comincerà a danzare; il muratore esamina scrupolosamente e ripulisce con molta precauzione ogni attrezzo prima di usarlo. Tutti costoro trattano col massimo riguardo gli arnesi del loro lavoro, perché li ritengono sacri. Ed in effetti lo sono, essendo Dio presente in ogni singola cosa.

Influsso del pensiero
[13] È stato detto che il mondo è Vishnù, ma l'umanità è incapace di afferrare appieno questo concetto e perciò vive scontenta. La natura risponde ai sentimenti, alle intenzioni e non si può raccogliere altro che quanto è stato seminato. La semente di una pianta spinosa ci darà arbusti spinosi. Allo stesso modo, il bene e il male risultanti dalle azioni, non sono altro che l'effetto dei pensieri. Non affannatevi in varie fantasticherie, in congetture e sospetti infondati, sempre causa di malintesi e di discordie; non concepite giudizi avventati e irriguardosi nei confronti del prossimo; evitate di tormentarvi con inutili apprensioni e preoccupazioni di carattere personale. I vostri pensieri siano santi, nobili, solleciti per il bene altrui e pieni di riguardo per tutti. Rispettate i vostri simili; amateli. Fate che tutti quanti sentano l'influsso del vostro amore.

Incarnazioni del Divino Spirito,

Le azioni-culto
[14] sgombrate l'animo dalle futili fantasie, dalle fisime ostinate, dagli inutili crucci. Trasformate tutte queste bizzarrie in pensieri elevati, in modo che diventino sentimenti d'amore. L'amore deve predominare su tutto, cosicché ogni vostro gesto, ogni vostro atto diventi un gesto, un atto di adorazione. Ogni vostra parola diventi preghiera, un mantra (21) rivolto all'Atman, all'Unità Cosmica, al Paramatman (22). Così dovrebbe vivere il vero uomo se non vuole essere simile o inferiore alle bestie. Ogni sua azione, ogni suo movimento dev'essere un'offerta al Creatore, che tutto gli ha donato. Questo è l'esatto significato del rito sacrificale; l'offerta materiale che si fa alla Divinità per onorarla, propiziarla o ringraziarla non è che un simbolo del vero sacrificio. Per quanto insignificante sia il lavoro che si fa, se viene offerto a Dio, acquista il valore di un atto di culto. Anche le Upanishad affermano che qualunque lavoro eseguito con l'intenzione di onorare e glorificare il Signore, diventa una funzione sacra e come tale dev'essere inteso.

Corpo ed ego
[15] L'uomo è vincolato dalle proprie azioni, alle quali deve il fatto di aver ricevuto un corpo fisico. L'azione è stimolata dal desiderio che, a sua volta, è mosso dall'invidia, dall'ambizione e dall'astio; questi sentimenti sono suscitati dall'ego, che è figlio dell'ignoranza. Per cui, se si vince l'ignoranza, l'ego si annienta, l'invidia scompare, il desiderio si placa, l'azione non è più motivata da ragioni meschine e l'uomo potrà finalmente purificarsi e svincolarsi dal ciclo di nascita e morte o Samsara. L'uomo ignora ciò che dovrebbe sapere ed è convinto che il corpo fisico sia la propria realtà. Ma egli non è quel corpo che occupa temporaneamente e che, prima o poi, dovrà lasciare. Giacché tutto appartiene a Dio, anche il corpo degli esseri viventi Gli appartiene. Quando dite "il mio corpo", con l'aggettivo possessivo esprimete un sentimento dell'ego che vuole arrogarsi il diritto di proprietà su qualcosa che non gli spetta. Come fate a presumere di essere padroni di un corpo che appartiene esclusivamente a Colui che ve l'ha dato?

Tutto è di Dio
[16] Quando Rama andò in esilio, molti saggi dicevano che fosse un vero modello di rettitudine e di divinità. Kaikeyi Gli si presentò per pregarLo di aiutarla a liberarsi dai sensi di colpa che aveva nei Suoi riguardi, e Rama le disse: "Madre, tu non hai alcuna colpa. La legge di natura, che tutti devono rispettare, Mi ha imposto questa situazione, di cui non sei responsabile. Il tuo gesto è servito all'attuazione del piano che doveva compiersi. Ma, dato che desideri da Me un insegnamento, te lo darò volentieri. Tu credevi che Dasharatha (23) fosse tuo. Ma ora dov'è? Pensavi che tutto ti appartenesse, e che fine hanno fatto le cose e le persone che consideravi tue? Tutto quanto ti sta intorno sfugge al tuo controllo, anche se sei convinta di esserne padrona. Come vedi, nulla può appartenerti, perché tutto appartiene a Dio, che ne dispone come vuole. Ecco, madre, questo è il Mio insegnamento."

Distacco e amore
[17] Il giorno in cui l'uomo avrà capito che Dio è Padrone e Signore assoluto di tutto, avrà finalmente acquisito la vera conoscenza e si sarà sbarazzato definitivamente dell'ignoranza, che gli procura soltanto sofferenze e sventura. Cercate dunque di liberarvi dall'attaccamento al corpo e dedicatevi incondizionatamente a Dio. Ma ricordatevi che, prima di tutto, avete il sacrosanto dovere di amare e rispettare vostra madre. Non potete avventurarvi nella conquista del mondo senza l'appoggio della vostra famiglia. Siate perciò premurosi con colei che vi ha concepito; non cagionatele dispiaceri, non offendetela. Questa è la prima regola da osservare se volete avvicinarvi a Dio. Se non sapete compiacere vostra madre, come farete a rendervi graditi a Dio?

Vi benedico, affinché gli insegnamenti oggi impartiti possano dare i loro frutti.





(Prashanti Nilayam, 14 Ottobre 1988 Festa di Navaratri)





(20) Per una illustrazione delle tre forme divine di Durga, Lakshmi e Sarasvati, vedasi la Scheda di studio n° 3. Navaratri detta anche Dasahara, è una delle festività più popolari, celebrata in tutta l'India, sebbene in modi diversi. In molte zone è nota come la festa di Durga Puja, per ricordare l'aspetto bellicoso della Divinità, quando provocò la morte di Mahishasura, Re dei Demoni, al fine di salvare il popolo dalla distruzione.

Navaratri ha inizio il primo giorno di luna crescente del mese di Asvina, che nel calendario indù corrisponde ad un periodo fra Settembre e Ottobre e, fra tutte le feste indiane, sembra essere quella che ha maggior durata. Si chiama appunto "Navaratri", perché viene celebrata nel corso di nove giorni e nove notti; una novena, diremmo noi.

I primi tre giorni sono dedicati a Kali, altro nome per indicare Parvati, la consorte di Shiva (v.nota 18) ed esprime l'Energia dissolutrice di Dio, perché distrugge il male. Adorare Kali non significa altro che riconoscere a Dio il potere di eliminare le cattive qualità dell'uomo.

I successivi tre giorni sono dedicati a Lakshmi, e cioè a quegli aspetti divini che contribuiscono ad aumentare la ricchezza e la prosperità. Rivolgersi a Lakshmi, dunque, significa chiedere a Dio di accrescere nell'uomo il suo patrimonio di pensieri buoni e costruttivi. Le virtù possono attecchire solo quando sono state estirpate dal cuore dell'uomo le cattive qualità. Svanite queste, può subentrare la Conoscenza.

Il terzo triduo viene poi dedicato a Sarasvati, Dea della Sapienza e consorte di Brahma, la Divinità che crea. Sarasvati rappresenta l'attributo di Dio che conferisce Saggezza all'uomo. Si invoca per avere chiarezza nell'intelletto e per raggiungere la Conoscenza.

Swami si diffonde largamente nella spiegazione di queste tre divinità nel Discorso VI di questo volume, paragr. 9-14; 18-19..(torna al testo)

(21) Il mantra è una formula o una parola sacra, o anche un insieme di parole tali da formare un versetto che va espresso e meditato durante la concentrazione, per entrare nello stato di meditazione. Il mantra è spesso legato al nome di una forma divina o di un aspetto di Dio, ma può anche essere un suono dal significato intraducibile, il cui scopo è stabilizzare la mente per consentirle di raggiungere lo stato di trascendenza. Nella nostra tradizione religiosa, ciò che corrisponde maggiormente all'idea di mantra è la "giaculatoria", come si trova in molte litanie. Tra i nostri mantra più comuni si potrebbero ricordare Kyrie eleison e Alleluia, ma anche tutte le brevi invocazioni che ci sono state insegnate fin da bambini..(torna al testo)

(22) Per Atman vedasi la nota 12. Mentre l'Atman rappresenta l'Assoluto che si riflette in ognuno di noi, il Paramatman rappresenta il Sé Supremo che comprende tutti i riflessi individuali atmici, l'Assoluto onnicomprensivo, il Brahman..(torna al testo)

(23) V. Scheda di studio n°10 (vol.II).(torna al testo)