DISCORSO DIVINO

Il volontariato

24 giugno 1965

Io ho scelto voi
Vi ho radunati tutti qui oggi per dirvi come dovete svolgere il volontariato al Nilayam. Io stesso vi ho selezionati e questo è un raro privilegio. Molti tra quelli giunti in occasione dell’Upana­yanam, la cerimonia dell’iniziazione, e della Festa di Shivarâtrî hanno pregato con tutto il cuore di poter avere questa possibilità, ma il Mio sguardo si è posato su voi e voi soltanto siete stati scelti.

Preparazione al volontariato
Debbo dirvi che il volontariato non è solo l’impeto del momento, un fuoco di paglia, e non può essere ben fatto se non si osserva una profonda disciplina, lungo allenamento e umiltà. Non potete essere pronti per questo compito, così all’improvviso, solo perché vi viene messo il distintivo sulla camicia.

Krishna spiegò i Suoi ordini
Prima dovete essere consci del valore del comando, che, per quanto Mi riguarda, è più una direttiva che un ordine. La Gîtâ fu l’ordine di Krishna, sebbene Egli vi abbia aggiunto numerose spiegazioni in proposito. Ârjuna ammise di essere un prapanna, uno che si è arreso al Suo volere. Perciò non ci sarebbe stato bisogno che Krishna conversasse con lui, né che verificasse che egli fosse persuaso della correttezza del Suo comando. Tuttavia, affinché Ârjuna combattesse con tutta l’anima, Egli gli fornì le motivazioni che giustificavano il progetto disegnato per lui. Parimenti, vorrei che sapeste perché desidero che agiate in un modo particolare piuttosto che in un altro.

Sai è in tutti
Inoltre, prima d’ogni altra cosa dovete sviluppare amore per tutti. Non crediate che un volontario sia una persona superiore o più devota degli altri. Non considerate gli altri come seccature o motivi di disturbo. Se amate Me, amerete tutti, poiché Sai è in tutti. Voi cantate in un bhajan: Anthâ Sayi mayam; î jagamanthâ Sayi mayam, “Sai è tutto questo, il mondo è Sai stesso”. Se è davvero così, come potreste amare solo Sai? Nelle pareti della sala delle preghiere avete molte fotografie di Swami. Voi adorate le immagini perché pensate che ognuna di esse sia Me. Se qualcuno vi parla male d’una qualunque di esse, voi non lo apprezzate, non è vero? State in piedi davanti alle foto ed esclamate: “Oh, Swami!” Ricordate che ogni essere è la Mia immagine, perché ogni essere non è altri che Me! Anthâ Sayi mayam, non è vero? Chiunque maltrattiate o insultiate, è Me che state maltrattando ed insultando!

I sei doveri del grihasta

Questa è casa vostra e tutti coloro che sono giunti per le feste sacre sono ospiti, anzi, vostri parenti strettissimi. Un capofamiglia ha sei doveri da compiere quotidianamente: le abluzioni, l’adorazione mattutina, del mezzodì e serale, la recita del nome di Dio, l’offerta di oggetti rituali al fuoco sacrificale, l’adorazione del Signore e l’ospitalità. Dovete fare attenzione che gli ospiti vengano trattati con spirito di ospitalità. Voi siete sevaka, dediti al servizio.

Servizio ed equanimità
Che le persone da voi servite vi ringrazino o reagiscano ingratamente, dovete essere sempre lieti di compiere il dovere assegnatovi. Ricordatevi, infatti, che state servendo voi stessi, non gli altri! Che vi offrano mazzi di fiori o vi lancino invettive, accettate tutto con animo imperturbabile. Solo chi s’identifica con il corpo, si esalta o si offende. Voi dovete identificarvi col dehi (il Sé), non col deha (corpo): ciò vi darà la forza di servire nella maniera migliore.

Servizio con buoni sentimenti
Mentre fate il vostro dovere, non state a disquisire se questo o quello è di vostra competenza. Non ponetevi limiti di questo tipo. Aiutatevi l’un l’altro in gioiosa cooperazione, datevi forza reciprocamente. Comportatevi come in un satsanga ideale, infondendovi energia ed entusiasmo. Ciò non significa che dobbiate sopportare un peso maggiore di quello assegnatovi. Non interferite selvaggiamente nel lavoro che altri stanno svolgendo e non criticate gli altri quando siete di cattivo umore. Siate degni della condizione di individui collegati a Prashanti Nilayam. Non vi sia spazio, nei vostri cuori, per la cattiveria, l’invidia o la competizione. Diffondete intorno a voi l’atmosfera di Prashanti! Non piombate sugli altri con irruenza, cercando colpe anche dove non ci sono. Sarebbe uno zelo utilizzato male.

Regole di disciplina
Non fate nulla che turbi la quiete altrui, proprio in virtù del fatto che sapete quanto siano importanti la calma e la serenità in voi stessi. Mi auguro che ne siate consapevoli. Comportatevi con gli altri nel modo in cui desiderate che essi si comportino con voi. Questa è la misura del vostro amore. Cercate gli anziani che siedono sotto il sole o al buio perché troppo deboli per farsi spazio verso le prime file. Cercate coloro che sono deboli di vista o di udito, e conduceteli gentilmente vicino al palco, facendo loro spazio e chiedendo ai più giovani di lasciar liberi i loro posti. Non dovreste rivendicare alcun privilegio particolare per il fatto che indossate questo distintivo, né nella sala dei bhajan né all’interno dell’auditorio. Chi prima arriva, ha diritto di scelta. Non mettetevi a discutere e non fate scenate. Lasciate che la gente si sieda silenziosamente, dovunque ci siano posti disponibili nel momento in cui giungono. Non è nell’auditorio che ognuno di voi dovrebbe accampare diritti, ma nel Mio cuore. Non arrogatevi diritti in queste sale fatte di mattoni e calcina! Nelle regole di Prashanti Nilayam è sancito che i ritardatari, sia durante i bhajan che durante i discorsi, non debbono distogliere l’attenzione generale cercando posti liberi nelle file davanti. Badate che questa regola sia rispettata rigorosamente. Una volta iniziato un programma, nessuno dovrebbe disturbarlo. Siete venuti qua, lontano da parenti e amici, per elevarvi e progredire spiritualmente. Perché dovreste acquisire cattive abitudini, alimentando il vostro egoismo e fomentando l’odio?

Occasioni di servizio
I volontari non devono aspettare che capitino loro occasioni di servizio: devono cercarle, rimanendo vigili e all’erta. Così le troveranno sempre intorno a loro. È il cuore di pietra che acceca la vista al dolore che affligge il prossimo. Ho dato disposizione ai residenti dell’âshram che si indaghi in tutto il vicinato, come primo dovere quotidiano, se tutti stanno bene. E che non sia un fatto di cortesia, ma una manifestazione tangibile del vostro amore! Tra le migliaia di persone qui presenti, ve ne sono molti che vi sarebbero grati per un aiuto, per una mano gentile che portasse loro del cibo o fornisse loro un riparo, al fiume, nel mandir, nell’auditorium e nell’ospedale. Rivolgetevi loro con gentilezza ed offrite loro il vostro aiuto.

Più che parenti
Non Mi vedete? Non udite il modo in cui Mi muovo tra loro? Io parlo gentilmente ed amorevolmente perché li amo ardentemente nonostante tutti i loro difetti! Che ragione avete voi di essere aspri e rudi? Non esiste un legame di parentela altrettanto caro quanto quello che si crea spiritualmente. Le relazioni nell’ambito della famiglia non si basano altrettanto saldamente su una tale identità di scopi e una simile affinità di intenti. I legami spirituali sono più durevoli e piacevoli. Fate che queste persone ritornino a casa ed esultino per aver scoperto che, a Prashanti Nilayam, hanno trovato parenti che li rispettano e li amano come nessuno dei loro consanguinei ha mai fatto!

Un badge per maggiore abnegazione

Dovete comprendere ora che il tesserino di riconoscimento che vi do non è un passaporto per farvi avere delle corsie preferenziali. Esso implica una routine laboriosa, rinuncia alle comodità e accettazione della fatica, della attività e del sacrificio. Se siete abituati ad una vita facile, siete inadatti come volontari e inutili per qualsiasi scopo. Riducete i bisogni al minimo. Non cedete alla tentazione di portarvi dietro una radiolina per ascoltare quella roba snervante. Esaminate la vostra stanza, il tavolo, l’armadio e i cassetti e scoprite tutto il superfluo che avete accumulato. Sono cose che avete acquistato perché le avete viste agli altri e avete pensato che anche a voi erano necessarie per non sentirvi sminuiti nei loro confronti. Per essere alla moda avete nutrito desideri folli ed avete raccolto oggetti privi di valore e cattive abitudini. L’uomo può essere felice con molto meno di quanto possa sembrarvi essenziale. Quando possedete qualcosa per un po’ di tempo, vi sembra indispensabile e non sapete più vivere senza di esso. Come il baco da seta, tessete un bozzolo intorno a voi stessi per puro e semplice capriccio. Non permettete alle abitudini costose di aumentare, sia dal punto di vista materiale che spirituale. Osservate i vostri gusti ed i sentimenti di repulsione con occhio vigile, rifiutando tutto ciò che minacci di ostacolare il vostro cammino spirituale.

O l’argento, o il Signore
Il distacco è generalmente chiamato vairagya, ossia “assenza di râga, di passioni”. Esso è una preziosa qualità spirituale che, per sostenervi, deve fondarsi sulla saggezza. Qui avete l’imma­gine in argento di Baba di Shirdi. Quando pensate all’argento, alla raffinatezza, al costo, non vedete Sai. Quando pensate a Sai, ai Suoi miracoli, ai Suoi giochi divini, non c’è l’argento! Al tempio di Tirupathi, se pensate alla pietra, al colore e alla struttura geologica della statua di Venkateshvara, la divinità sparisce dalla vostra mente. Riempitevi la mente del pensiero del Signore dei Sette Colli e il pensiero della pietra sparirà!

Dio in tutto, tutto per Dio
Percepite il Divino in ogni cosa, vedete il Brahman fondamentale in questo tappeto, in questo vaso, in queste pareti... Solo così vi riempirete di saggezza e non svilupperete attaccamento. Questo è il Sarvam brahma mayam, “Ogni cosa è permeata di divinità”: il finale d’ogni disciplina spirituale. Non disperate, cominciate a mettere in pratica fin d’ora, un po’ alla volta. Almeno, cercate di percepire ogni cosa come appartenente a Lui. OffriteGli tutto; fate tutto come se fosse per Lui; lasciate tutto a Lui! Diventate Suoi strumenti! Uno strumento non può possedere preferenze o avversioni personali. Siate i Suoi utensili di lavoro!

Trasmettere gioia
Diffondete sempre gioia. Non riempite le orecchie altrui con i vostri dispiaceri e le vostre pene. Abbiate sempre il sorriso sulle labbra, come segno della vostra felicità. Se parlate agli altri del vostro successo, il vostro fine è di suscitare la loro invidia. Dovete non soltanto amare gli altri, ma essere così buoni da attirarvi l’amore altrui! Cercate di consolare, di incoraggiare, di infondere forza e di illuminare chi vive in condizioni pietose, nell’afflizione, nella debolezza e male informato. Preparatevi a questi compiti. Questo è il vostro ruolo ora. La possibilità che vi con­cedo, permettendovi di fare volontariato qui, è quella di migliorare voi stessi e di mettere veramente in pratica la disciplina spirituale. Quando migliaia di persone sono desiderose di averla, immaginate quanto siete fortunati e quale responsabilità vi attende!

Servire felici
Quando vegliate affinché un aspirante possa meditare indisturbato, vi guadagnate non solo la sua gratitudine ma anche una parte di merito. Ad esempio, quando alle quattro e mezza suona la campana, una madre potrebbe affrettarsi per il canto della Om, lasciando il figlio a letto. Se il bambino si sveglia e comincia a piangere, una volontaria può, senza far uscire la madre, calmarlo sul suo grembo con una dolce ninnananna e attendere che la madre ritorni. Servite gli altri con gioia. Non servite con aria di superiorità o con una smorfia di disgusto sul volto. Dimostrate agli altri che siete sinceramente felici di servirli.

Correzione fraterna e cortese
Non tiranneggiate e non trattate gli altri con condiscendenza! Se vi limitate a dire “Parlate piano!”, o se date un ordine perentorio, voi state trattando gli altri con condiscendenza e disdegno. Bisogna anche far loro comprendere i motivi. Spiegate loro che il silenzio è il primissimo passo della disciplina spirituale; che è il segno distintivo di Prashanti Nilayam; che devono imparare a trasformare ogni luogo in cui si recano in un asilo di pace suprema; che parlare ad alta voce disturba chi pratica la ripetizione del Nome o la meditazione o la preghiera; che il rumore genera altro rumore. Questa è un’officina in cui si riparano e si revisionano menti e cuori danneggiati. Nelle altre officine, può esserci il frastuono del martello, il rumore delle ruote, il turbinio dei motori e il clangore delle catene; qui, si deve udire solo il sussurro del nome di Dio. Dopo aver sostituite delle parti e passata una mano di vernice fresca, le macchine escono dall’officina come nuove e filano diritte, senza problemi, per miglia e miglia. Si deve considerare questo luogo come un’officina per persone logorate dal viaggio, spossate o sul punto di intraprendere un lungo tragitto.

(Prashanti Nilayam, mer. 24 Febbraio 1965)