DISCORSO DIVINO

I fondamenti della vita

28 settembre 1960

Nella Sathya Sai Gîtâ, che Thirumalachar ha appena letto e spiegato, egli ha dato il Mio Nome al "Sathya" di cui ha fatto esperienza. Le persone che Mi hanno visto sono molte, ma quelle che hanno compreso il Mio significato sono poche. Nello stesso modo, coloro che hanno "visto" la Gîtâ, vale a dire che l’hanno letta e imparata a memoria, sono legioni, ma coloro che ne hanno afferrato il senso sono pochi. Essa deve essere tâgî (termine "Gîtâ" anagrammato – N.d.T.) che, in telugu, equivale ad "assorbita" o "assimilata"! Allora voi divenite tâgî, pieni di vairâgyam, liberi da insensati attaccamenti al mondo fenomenico. Vairâgyam (il distacco) significa abbandonare râga, cioè le cose che piacciono e legano, che intrappolano e assoggettano. Un’altra cosa, a proposito della Gîtâ, è che non parla del periodo della vita vissuto da grihastha (capofamiglia); essa tratta i fondamenti della vita, non di questa o quella sua parte, ma della vita come tale, e dei suoi problemi più profondi. Essa fu ripetuta da un capofamiglia all’altro e quindi non prescrive la "fuga" dell’anacoreta. Questa è la lezione di quella Gîtâ e di questa.

Molti leggono la Gîtâ, ma pochi ne traggono beneficio

Gîtâ significa "canto". Krishna canta a Brindavan (accompagnandosi) con il Flauto. Egli canta anche sul campo di battaglia e in ambedue i posti esorta il particolare a fondersi con l’Infinito, con l’Universale. Per Lui il rudrabhûmi (il luogo di cremazione) e il bhadrabhûmi (il suolo consacrato) sono uguali; essi sono egualmente destinati alla trasmissione dell’Upadesh (l’istruzione spirituale), nella forma che il devoto ama di più, vale a dire il canto. Immaginate con quale concentrazione Arjuna lo ascoltasse! La sua concentrazione era stabile come quella delle gopî (le pastorelle), che ascoltavano a Brindavan, il messaggio del Flauto. Egli dimenticò le armate contrapposte, i suoi odi ed entusiasmi per la guerra e si immerse nell’insegnamento che riceveva. Se voi sviluppate una tale ekâgratâ (concentrazione stabile su un solo pensiero), nel Kurukshetra del vostro personale campo di battaglia, potrete sicuramente ascoltare la Gîtâ, la Bhagavad Gîtâ o la Sai Gîtâ o la Sathya Sai Gîtâ, a voi riservata. La Gîtâ fu comunicata per rimuovere la ajñâna sammoha (il profondo smarrimento causato dall’ignoranza), e raggiunse lo scopo nel caso di Arjuna; non giovò ad altri che la udirono, come Sañjaya e Dhritarâshtra, essendo essi ancora vincolati dalla loro particolare forma di ignoranza. Dhritarâshtra si preoccupò per tutto il tempo che la battaglia non fosse ancora cominciata e che i nemici dei suoi figli non fossero stati distrutti! Così non ne trasse profitto. Quindi, molti leggono la Gîtâ, ma pochi ne profittano. Dovete avere il distacco di Arjuna e la sua concentrazione per trarre beneficio dalla Gîtâ. Nirmala hridaya (cuore puro), e Nishchala bhâva (ferma disposizione mentale) sono essenziali.


Il sentimento di "io" e "mio" dovrebbe scomparire

La confusione di Arjuna era il sentimento di "io" e "mio". Tutto d’un tratto, egli cominciò a pensare di essere l’assassino, a sentirsi responsabile e che quelli (dall’altra parte) erano i suoi insegnanti, i suoi maggiorenti e parenti. Questo mamakâra (il sentimento di "mio") deve finire; l’ego deve essere cancellato e tutte le parole, le azioni e i pensieri esser dedicati a Dio. Il bambino piange appena nato perché il jîvin (l’anima individuale) non ha alcun desiderio di essere intrappolato ancora una volta in prakriti (il mondo fenomenico); non vorrebbe tornare nella mâyâ (il velo dell’illusione). La scienza descrive ciò come il processo respiratorio iniziale e l’aprirsi del passaggio dell’aria; ma perché egli dovrebbe piangere? Il processo potrebbe cominciare in qualche altro modo, diciamo contorcendosi o tremando, non è così? Il bambino che piange deve poi lasciare questo mondo ridendo; il valore della vita si giudica dalla sua fine. Prema (l’Amore) è il seme; bhakti (la devozione) il germoglio, la pianticella; la fede il concime; satsanga (la compagnia delle persone buone) la pioggia; Âtmârpana (l’offerta del Sé) è il fiore e aikyam (la fusione) il frutto. Attraverso questo processo, ognuno deve togliersi di dosso queste spire e divenire libero. La Gîtâ consiglia il karmasannyâsa, cioè l’azione senza attaccamento al suo frutto. Ci sono azioni che devono esser fatte come doveri, perché connesse alla condizione del proprio samsâra (la vita mondana): se fatte con lo spirito giusto, non creeranno affatto legami. Compite tutte le azioni come attori in una recita mantenendo separata la vostra identità e non attaccandovi troppo al vostro ruolo. Ricordate che tutto è solo una recita e che il Signore vi ha assegnato una parte; recitatela bene: qui finisce tutto il vostro dovere. Egli ha scritto la commedia ed Egli se la gode.


Rifugiatevi nei più segreti recessi del cuore

L’Âtma (il Sé) è l’oceano, prakriti (la natura) è solo un’onda di quel vasto, eterno, sconfinato oceano e jîvin (l’anima individuale) è appena una goccia di quell’onda. Voi non potete abbandonare l’onda o il mare; potete soltanto fondervi il nome e la forma della goccia. Una volta entrati nelle profondità del mare, tutto è calma, tutto è pace; agitazione, rumore, confusione sono tutti negli strati superficiali. Anche nei recessi più segreti del cuore c’è un riserva di shânti (pace) in cui dovete rifugiarvi.

Ci sono tre tipi di persone: quelle tamasiche, che sono come palle di ferro refrattarie a qualunque influenza che le addolcisca; le rajasiche, simili al cotone, che assorbono, ma non cambiano la loro natura e le satviche, che si sciolgono, come si scioglie il burro, all’altrui gioia o dolore, o a un accenno sui lîlâ (giochi divini) del Signore. Sono esse a tuffarsi nel profondo della sorgente, nella fonte della compassione. Ira, invidia, avidità e intolleranza sono tutti buchi nella pentola: le acque della pace, dell’appagamento e della gioia si perdono attraverso di essi e la pentola si vuota. Essa va riparata e tutte le perdite chiuse in modo da renderla utilizzabile. È quando siete in una situazione disperata che chiedete aiuto a Dio, dimenticando orgoglio ed egoismo. I Pândava erano così pieni di miserie terrene, da aver sempre un atteggiamento di preghiera. Se Io vi avessi concesso tutti gli agi e le possibilità, non sareste venuti a Puttaparthi. I problemi sono l’esca con cui il pesce vien tratto fuori dall’acqua. Kuntî chiese a Krishna di continuare a dare a lei e ai suoi figli ogni sorta di sofferenze, affinché Egli potesse poi conceder loro di continuo la Sua grazia.


Offrite il vostro egoismo ai Piedi di Dio

Thirumalachar ha chiamato questo atteggiamento Âtmârpana (l’offerta del Sé), ma l’Âtma è Egli Stesso, per cui che cosa volete significare offrendo Lui a Lui Stesso? Ciò che dovreste offrire ai Suoi Piedi è il vostro egoismo, cioè ahamkâra! Offrite tutto l’orgoglio, tutto il senso di separazione, tutta l’illusione, tutto l’attaccamento in cui l’egoismo ha proliferato! Questa è l’adorazione che dovete compiere. PortateMi tutto il male che c’è in voi, e, lasciatolo qui, prendete da Me quello che ho: Prema (l’Amore). Sviluppate sarvasamabhava, la capacità di veder tutto come mosso e motivato dal Paramâtma (la Suprema Realtà o Sé). Esaminate ogni giorno quello che fate e il motivo per cui lo fate: potrete così giudicare voi stessi il vostro progresso. Scegliete solo moventi puri e pure azioni. Avete dimenticato di essere l’Âtma e ora ricordate di esserlo: questo è tutto il progresso che dovete ottenere. Sembra così facile, ma è uno dei compiti più difficili. L’orecchio è così vicino all’occhio, ma non può mai vederlo direttamente! In un palazzo c’era un buffone di corte che faceva sempre domande ed era quindi considerato un gran seccatore. Il re, per difendersi da lui, fu costretto a esporre un cartello (con la scritta) "Vietato fare domande", ma, quando si trovò sul letto di morte, lo chiamò vicino e gli sussurrò: "Me ne sto andando." Subito il buffone gli chiese: "Devo ordinare la carrozza reale? L’elefante con il palanchino? Il cavallo reale tutto bardato? Il baldacchino? Andate lontano? In quale posto esattamente? Quanto vi rimarrete?" Quel buffone era molto saggio: conosceva le domande anche se non conosceva le risposte, che neppure il re conosceva; solo conoscendole, però, si possono superare gli esami!


La Gîtâ aiuta a controllare le inquietudini della mente

La Gîtâ vi esorta a cercare le risposte e vi indirizza a farne esperienza. Vi aiuta a controllare citta (i pensieri) e le agitazioni della mente; distrugge l’illusione, aumenta la vera conoscenza, vi fa intravedere lo splendore del Signore e rafforza la vostra fede. In un momento voi dite: "Baba fa tutto: io non sono che uno strumento", e il momento successivo la stessa lingua afferma: "Io ho fatto questo, io ho fatto quello; Swami non ha fatto questo per me." Se non scivolate mai nell’errore, potrete esser sempre certi della Sua grazia. Tutti i cuori sono di Sua proprietà, tutto è un Suo dominio, ma, come lo zamindhâr siede solo in un punto pulito anche se l’intera area può essere sua, Dio si insedierà solo in un cuore purificato. Il Signore ha detto: "Dove i Miei devoti cantano il Mio Nome, là Io Mi insedio, o Nârada." Devo dirvi che voi siete più fortunati di quelli delle generazioni precedenti; i meriti accumulati in molte precedenti nascite devono avervi concesso questa fortuna. Avete ottenuto Me ed è ora vostro dovere sviluppare questa relazione che avete avuto per pura fortuna. Tra quattro o cinque anni, vedrete affollarsi qui yogî, grandi saggi e asceti e potreste non avere simili opportunità di porMi delle domande e ricevere le risposte, di avvicinarMi e parlare direttamente con Me. Non siate quindi come le rane intorno al loto: siate come le api. Le banane e i manghi ancora verdi vengono tenuti nella paglia o nel fieno o in una stanza chiusa, in modo che il calore li renda maturi e gustosi. La meditazione su Dio dà anche a voi la giusta temperatura per maturare e diventare dolci e gradevoli.


Sette cose da promuovere per il benessere del mondo

Ci sono sette cose che devono essere favorite per il benessere del mondo: la mucca, il custode di Brahman o aspirante spirituale o brahmana, i Veda, la castità, la verità, il non attaccamento e il Dharma (la Rettitudine). Tutti questi sono ora in rapido declino e Io sono venuto per riportarli alla loro primitiva purezza e forza. Non pensate che questa Sathya Sai Gîtâ sia stata composta da qualche devoto e che egli la legga e la spieghi qui. Come egli ha detto, Io ne sono l’ispiratore ed è per vostro beneficio che ha riassunto in questo modo i Miei Insegnamenti. È scritto:

Ekam satyam vimalam achalam

"L’unica Verità è pura e incrollabile."

Thirumalachar l’ha raccolta nel suo vaso e ve la sta porgendo. Naturalmente, nessuno può svelare il Mistero del Signore. Perfino Vishvâmitra che andò da Dasharatha a chiedere i due ragazzi, glorificandoli come Incarnazioni divine, più tardi dimenticò quel fatto e osò insegnare loro dei mantra (formule sacre) come se fossero solo dei comuni discepoli! Egli fu perfino orgoglioso che Dio, che trasformò Ahalyâ e la liberò dalla maledizione, fosse suo discepolo. L’orgoglio è tra i peccati peggiori in campo spirituale: se voi vi inorgoglite di essere devoti di Hari (Dio Persona), ricordate, Egli vi "hari" (distruggerà). Sharanâgati (l’abbandono totale a Dio) dovrebbe essere simile al comportamento di Lakshmana. Râma disse: "Prendi Sîtâ e lasciala nella foresta." Obbedienza incondizionata! Non c’è un perché! Questo è Lakshmana; questo è sharanâgati. Il resto merita solo sharagati (la freccia di Râma). Questa lezione di sharanâgati è la Gîtâ autentica. Accrescete la fede, camminate sul sentiero del Dharma, liberatevi di vyâmoha e ajñâna (l’illusione e l’ignoranza), purificate le citta vritti (le agitazioni della mente) e siate certi che Egli è l’Âtma e che anche voi Lo siete.

Prashânti Nilayam, 27 settembre 1960

Abbiate un orario per il sostentamento spirituale come lo avete ora per il sostentamento fisico: una colazione di japa (la pia ripetizione del Nome di Dio) e dhyâna (la meditazione), un pranzo di pûjâ (l’adorazione rituale del Signore), nel pomeriggio "tè e biscotti" di pravachana (la lettura delle Scritture o di libri sacri) e una cena leggera di bhajana (la musica devozionale) nelle prime ore della sera. Se seguirete questa dieta potrete dormire profondamente e risvegliarvi ristorati.

Shrî Sathya Sai (Tratto da "Sathya Sai Speaks", vol. n. 1 - 1953/1960, D.D. n. 29)

((D.D. 28.9.1960))




Il "summum bonum" della disciplina spirituale

Se credete che Krishna sia un gopâla (un mandriano), un uomo del mondo come gli altri, Egli sarà per voi solo un mandriano! Anche voi non raggiungerete che quel livello. Dovete capire che, in senso yogico, "go" di "gopâla" significa jîvî (essere vivente) e quindi Gopâla significa "Colui che protegge, guida, nutre e alleva i jîvî, vale a dire "Colui che è il protettore e conservatore degli esseri". Avrete notato che Uddhava, che considerava Krishna il suo guru, trasse da Lui maggior profitto di Arjuna che Lo considerava un sakha (un amico). Se credete che sia Dio, Egli sarà Dio per voi; se Lo liquidate come un semplice uomo, Egli assumerà quel ruolo e diventerà inutile per voi. CercateLo con il cuore, non con l’occhio esteriore. Il superpotere va cercato nel superstato stesso, non negli stati inferiori. Allora, se avrete gli occhi adatti per vedere e la saggezza per comprendere, Lo troverete. I vari individui hanno diversi metodi di adorazione e adorano oggetti di culto diversi. Vishnu, Shambu, Shâradâ, Allah rappresentano gradi differenti di comprensione umana dell’Unico Insoluto Mistero, l’Insondabile Infinito e Assoluto. Non dovreste cercare la diversità; cercate l’unità. Non entrate in discussioni sul superiore e l’inferiore; quando la stessa persona è onorata con titoli diversi, perché discutere sulla superiorità e inferiorità del titolo? Tutti i titoli sono inadeguati al Suo Splendore Totale.


L’azione è necessaria per realizzare la Verità

Il vostro tentativo dovrebbe essere quello di raggiungere e divenire Nityam e Satyam (Eterno e Verità). Verità è ciò che è uguale nel passato, presente e futuro, che è lo stesso negli stati di veglia, di sogno e di sonno profondo e che non è influenzato da tamoguna, rajoguna e sattvaguna (qualità dell’inerzia, dell’attività-passione e della serenità). Inoltre: il Nome è più grande perfino del Nominato, perché il Nominato può scomparire, ma il Nome rimarrà ed evocherà la Forma del Nominato. Non c’è bisogno che vi affanniate nella ricerca di Dio; Egli è come il burro nel latte, come il pulcino nell’uovo, immanente in ogni atomo della creazione. Non proviene da alcun posto né va chissà dove: Egli è là, qui, dovunque. Da anu (l’atomo) a ghana (la cosa più grande), dal microcosmo al macrocosmo, Egli è ogni cosa. Per realizzare questa grandiosa Verità, è necessaria la sâdhanâ (disciplina spirituale) o karma (azione). Questo è karmayoga, azione fatta a questo scopo: karmasu kaushalam, cioè azione fatta in modo intelligente. Un milionario può possedere un gran numero di vari veicoli, automobili, carrozze ecc., ma, perché si mantenga in salute, il medico gli consiglia di camminare per alcune miglia ogni mattina, altrimenti, dice il dottore, si ammalerà. Allo stesso modo per la rimozione di ajñâna (la malattia dell’ignoranza) si deve compiere l’azione, l’azione diretta dal Dharma (la Rettitudine). L’olio nella lampada è il grasso proveniente dalle azioni di vite precedenti. Più alta è la fiamma più brillante è la luce e prima l’olio finisce. Compite azioni decise ed esaurite gli effetti del passato; liberatevi del fardello che portate al collo. C’è più gioia nel compiere l’azione che nel frutto che può dare; il pellegrinaggio è spesso più piacevole dell’esperienza vissuta nel tempio in cui il pellegrino si era recato.


Rendete lo sforzo spirituale naturale come il respiro

È detto nella Gîtâ che non dovreste curarvi del frutto dell’azione, ma ora Io dico che, entro certi limiti, potete valutarne il risultato. Questo consiglio fu dato tenendo conto delle condizioni allora prevalenti e dell’illusione da cui Arjuna era afflitto. Dato che migliorerà la vostra Ânanda (Gioia) e darà maggior vigore alla vostra sâdhanâ (disciplina spirituale), a proposito di quest’ultima, vi dico ora che potete praticarla con occhio attento all’Ânanda che, alla fine, ne deriverete. È stato appena detto dal Preside del Mârkandeya Sanskrit College che Io sono nato come Janaka, (cioè) come risultato di qualche karmashesha (residuo karmico)! Io non ho nessuno "shesha" (residuo) di karma da esaurire! Sono esente da karma come già affermato nella Gîtâ. La Mahâshakti (il Potere Supremo) indossa il mantello della mâyâshakti (il potere dell’illusione) al fine di ottenere lo scopo di prender contatto con il genere umano e proteggerlo. Io non ho alcun desiderio e quindi nessun karma che Mi leghi. Siete solo voi ad avere desideri, obiettivi e aspettative che vi trascinano lungo varie strade. Per Me, la vostra gioia è il Mio cibo, il vostro gaudio il dondolo su cui Mi siedo, la vostra attività il Mio terreno di giuoco. Ci sono tre tipi di karma: il sahajakarma (l’azione naturale) che, come il respirare, che deve esser fatto; il vikarma (azione fatta con un intento), come la combinazione dello stoppino e dell’olio nella lampada accesa e l’akarma (l’azione fatta senza l’intento di goderne i frutti o le conseguenze), in cui non c’è né olio, né stoppino, né fiamma. Il prânâyâma (il controllo del respiro) e lo yoga (l’unione con Dio) devono diventare naturali come il respirare ed altrettanto automatici, il che è il "summum bonum" della disciplina spirituale, lo stato di sahajasâdhanâ.


"Io rendo la gente pazza di Dio"

Imparate sin dall’infanzia la ripetizione del Nome, la preghiera e la pratica del silenzio. Fate sì che i bambini contemplino le bellezze e la magnificenza dell’opera di Dio e siano pieni di riverente timore e di mistero. Non calcolate né conteggiate ciò che il Sai Baba di Puttaparthi vi dà; Io non dono per attrarvi a Me: dono solo per riempirvi di Ânanda (Gioia). Spandere Gioia: questo è il Mio compito. Io non voglio che Mi esaltiate; sarò soddisfatto se confiderete in Me. La misteriosa indescrivibile Potenza Superiore è giunta a portata di mano e non si impegnerà mai in compiti che non portino frutti. Qualcuno ha cantato che Io porto le lacrime e asciugo le lacrime; sì, Io porto nei vostri occhi le lacrime di gioia e asciugo quelle di dolore. Si dice che Io faccia impazzire la gente e curi la pazzia; sì, rendo la gente pazza per Dio e per la disciplina spirituale a ciò necessaria. Curo la pazzia che fa correre freneticamente le persone dietro piaceri effimeri e le fa cadere in accessi di gioia e dolore. Alcune persone, nella loro ignoranza, hanno detto che a volte Io sono divino, dopodiché divengo umano! Dicono che Io oscilli tra Daivatvam e mânavatvam (Divinità e umanità). Non credeteci: Io sono sempre una sola realtà. Dio non subirà mai un cambiamento fondamentale; solo la forma esteriore può cambiare, l’essenza sarà la stessa. Non ci sarà alcuna diminuzione di valore, come divenire umano per un periodo ecc. Dio sarà caratterizzato da Amore illimitato e intatta Dolcezza. Ci sono due doveri che l’uomo deve assolvere: uno lungo il dharmamârga (il sentiero della rettitudine) per questo mondo e uno lungo il brahmamârga (il sentiero della Suprema Realtà) per la liberazione eterna. Il dharmamârga è il sentiero di sinistra e quindi può esser lasciato; anzi, se ne andrà da solo quando il frutto sarà maturo. È per questo che è chiamato "left" ("sinistra" e anche "lasciato")! Lasciatelo e non piangeteci sopra, ma mantenetevi sulla "right" (destra), sul brahmamârga, perché è "right" (anche "giusto") che facciate così.


Non odiate mai gli altri né augurate loro sventura.

In definitiva, dovete sapere come usare l’occasione, che avete avuto in questa vita, di venire in contatto con Dio. La lampada diffonde luce, ma può essere usata per vari scopi, buoni o cattivi; il Gange è sacro, ma le sue acque vengono usate sia per fini positivi sia negativi. Il modo in cui usate questa opportunità dipende dal vostro destino, dalla vostra fortuna e dalla quantità di Grazia che riuscite a guadagnarvi. Rafforzate la fede, accrescete la devozione e tutto verrà di conseguenza. Râma fu il simbolo di Satyam (la Verità), Krishna di Prema (l’Amore), Buddha di Dharma (il dovere, la giustizia). Ora, dei quattro, Satya, Dharma, Shânti e Prema, Sathya è il Dharma e Prema dona Shânti. Io vi ordino: non odiate mai gli altri né augurate loro sventura o parlate male di loro. Solo così potete ottenere Shântasvarûpam (la forma naturale della Pace). Solo il Signore conosce il Piano, perché Suo è il Piano! Voi vedete solo una parte della commedia sul palcoscenico e quindi tutto vi appare molto confuso. Apprezzerete il Suo Progetto quando tutto il quadro sarà svelato, non prima; per questo, dovete andare dietro il velo di mâyâ (il potere dell’illusione) e incontrare il Direttore in Persona. Mentre siete un attore che recita il suo ruolo sul palco, non potete afferrare il profondo significato di tutta la commedia che ha il mondo come teatro e le ere come durata. Se, mentre recitate bene il vostro ruolo, sviluppate amore verso i vostri compagni attori, ciò sarà più importante che maturare devozione per Dio. Acquisire shânti (la pace) costituisce un successo ben maggiore che raggiungere Jñâna (la Saggezza spirituale), perché bhakti (la devozione) è il seme di Prema (l’Amore) e Jñâna il seme di shânti. I devoti dovrebbero almeno comportarsi come se fossero tutti della stessa famiglia. Approfittate dell’occasione, così fortunatamente disponibile, di mutua cooperazione nell’adorazione e nella sâdhanâ (disciplina spirituale). Tutti i poteri che Io ho sono per voi. Voi siete il Mio tesoro anche se Mi respingete. Io sono il vostro tesoro anche se dite "no". Sarò amorevole con voi e Mi attaccherò a voi; affronterò qualunque problema per tenere la Mia proprietà al sicuro sotto la Mia custodia! Il che è come dire sotto la custodia di Dio, qualunque sia il Nome col quale Lo invocate. Tutti i poteri che ho sono per voi; Io sono solo il deposito e li tengo pronti per darveli, in qualsiasi momento li chiediate. Io vi darò Amore anche se non lo chiedete, perché esserne partecipi è vostro diritto. Alcuni protestano perché non ho dato loro questo o quello, ma ciò è perché la loro visione è limitata all’immediato futuro o al presente, mentre Io so che cosa c’è in serbo e devo quindi difenderli da maggiori dolori. Essi persino Mi rimproverano e Mi coprono di insulti, ma non li abbandonerò. Io non sono influenzato da nessuno, ricordàtelo. Non c’è nessuno che possa cambiare il Mio corso o influenzare, anche minimamente, la Mia condotta. Io sono il Maestro del creato. Ma lasciate che vi dica questo: uso parole severe o "punisco" alcune persone perché le amo e desidero correggerle e farne strumenti migliori. Se non fossero Mie, le avrei abbandonate, e notare i loro errori non Mi sarebbe interessato affatto; Io ho il diritto di castigare coloro che sento Miei. So anche che, ciononostante, essi apprezzano la Mia Parola e si dispiaceranno se sarò scontento di loro. Il fatto che veniate facilmente allontanati da Me dalle parole irresponsabili di persone sciocche è dovuto alla vostra mente instabile.


La pace può esser conquistata solo per la via difficile

A volte agisco come se vi tenessi a distanza: faccio questo per trasformarvi più rapidamente. Quando un tratto di strada è in riparazione, faccio un altro giro e non la uso per un po’ di tempo; lo scopo è di lasciar procedere i lavori più speditamente in modo da poterla nuovamente usare. Sono venuto per raddrizzare il mondo e quindi devo raccogliere tutti coloro che sono malati e curarli nel Mio "ospedale", riportandoli alla salute, alla forza e alla saggezza per rimandarli ai loro posti nella vita. Devo intensificare la vostra devozione, rafforzare la vostra fede e ricostruire le fondamenta della vostra natura morale, in modo che possiate fronteggiare le tentazioni con maggior sicurezza. Ho incontrato persone che recitano una preghiera, credendo di portare il mondo più vicino alla pace ogni volta che pregano, ma la pace può esser conquistata solo per la via difficile, eliminando la violenza e l’avidità dal cuore degli individui.

Ci sono casi in cui un paesano di Puttaparthi, avendo la febbre, ricorre ad ogni sorta di ciarlataneria finché la febbre non diventa troppo seria; allora corre come un matto a cercare dottori e medicine a Bukkapatnam, Anantapur, Chikkaballapur e Vellore finché è costretto a vendere la sua terra per pagare i debiti! Se solo avesse deciso di consultare subito un medico qualificato, tutto ciò sarebbe stato evitato. Quindi non correte dietro a guru che soffrono essi stessi di visioni distorte e sono afflitti da problemi di capofamiglia: non andate mendicando presso persone che sono esse stesse dei mendicanti. Evitate qualunque orgoglio e competizione tra di voi sulla via spirituale e lasciate che ognuno proceda con il suo passo; basta che la direzione e la strada vadano verso Dio.

Prashânti Nilayam, 28 settembre1960

I saggi dei tempi antichi distinguevano il karma in "vikarma" (che è fatto intenzionalmente), e "akarma" (che è fatto senza alcuna intenzione di goderne i frutti). Seguite quest’ultimo e vi salverete dalla sofferenza. Tutte le altre attività, come cercare la ricchezza, la reputazione, la fama e la notorietà, sfociano nella sofferenza.

Shrî Sathya Sai

(Tratto da "Sathya Sai Speaks", vol. 1 – 1953/1960, D.D. n. 30)