PERLE DI SAGGEZZA SAI

CONVERSAZIONI DI BABA CON GLI STUDENTI

21 settembre 2003

Cari Fratelli e Sorelle,
Benvenuti a questa sessione pomeridiana. Con la grazia di Bhagavan ci stiamo avvicinando al completamento del nostro progetto; ciò non significa che sarà sospeso, anzi sono al lavoro per reperire le conversazioni di Swami con gli studenti negli anni 1998 e 1999, che saranno trasmesse poi al mondo dei devoti Sai; ci siamo prefissi questo compito come disciplina spirituale.

BIANCO E NERO – ENTRAMBI SONO IN ME

Mi sono preparato per presentare oggi questa relazione che si riferisce all’aprile 2001. Come vi ho già detto, questi sono mesi tratti dal periodico mensile “Sanathana Sarathi” (L’eterno Auriga) – edizione Telugu.

Erano circa le ore 16.30 e Swami uscì dalla stanza delle interviste con un sorriso smagliante; era entusiasta di poter trasmettere qualcosa di speciale, così ci venne vicino e disse: “Li avete visti?”
Se avessimo risposto “Sì”- Swami avrebbe potuto osservare: “Che cosa avete visto? Voi non dovete guardare nessuno qui”. Se invece avessimo detto “No” – avrebbe potuto risponderci “Ve ne state seduti qui, ma che cosa fate?”
In realtà, era una domanda irrilevante; in ogni caso, i ragazzi hanno imparato l’arte della comunicazione – ovvero, il silenzio.
Allora io dissi: “Swami, ho osservato”. Questa era una situazione a rischio.
Swami chiese: “Chi hai osservato?” – “Swami, ho visto che hai chiamato in intervista un gruppo di ragazzi africani”.
Baba disse: “Sì, è vero, ma non sono solo dei ragazzi; sono degli insegnanti Bal Vikas”.
“Oh, Swami! È bene a sapersi!”

Poi Bhagavan aggiunse: “Hai visto l’uomo anziano del gruppo?”
Essendo giunti a quel punto, non c’era più motivo di voler nascondere qualcosa, così risposi: “Sì, Swami, l’ho visto”.
Egli mi chiese: “Lo conosci?”
“Swami, lo conosco, ma non l’ho mai incontrato.”
“Come fai a conoscerlo?”
“Ha parlato agli studenti di Bangalore ed a quelli di Prashanti Nilayam, perciò lo conosco”.
Quindi Bhagavan aggiunse: “È Victor Kanu, il capo del Centro Sai e capo della Scuola Sai per l’educazione nei valori umani. È un uomo eccellente, di grandi meriti ed un vecchio devoto di Bhagavan. Io ho celebrato il suo matrimonio, poi entrambi – marito e moglie – decisero di lavorare per Swami. Non fanno altro che pensare al modo migliore di servire Swami; questo è il loro sforzo continuo, la loro costante preghiera. Essi dirigono la scuola in modo molto efficiente”. Queste furono le parole di Bhagavan.
Per qualche ragione io dissi: “Swami, sono tutti neri”.
L’espressione del viso di Swami si fece seria: “Io non faccio distinzioni fra bianchi o neri, di carnagione scura, gialla o rosata. Proprio nessuna differenza, tutti sono uguali per me – capisci?”
“Sì, Swami, capisco, ma io parlo di quelli che sono usciti dalla stanza delle udienze. In qualche modo ho delle preferenze per il colore della pelle, ma non condanno niente; ho solo detto di avere delle preferenze”.

Baba disse: “Voi soffrite, poiché avete delle preferenze circa il colore della pelle. Soffrite così solo perché vi basate sul colorito esteriore della pelle; per questo motivo voi tutti soffrite. Sappiate che bianco e nero – sono entrambi in me”:
“Oh, Swami. Sono entrambi in te?”
“Sì, perché no?”

Amici miei, voi sapete che Krishna venne descritto dal colorito blu scuro, infatti era di carnagione scura. Rama aveva un colorito blu, mentre Balarama era chiaro. Pertanto, tutte queste carnagioni, i coloriti, sono compresi nella Divinità.
Sarete d’accordo con me se affermo che tutti i colori sono presenti nella luce solare. La luce del sole può sembrare bianchissima, ma se voi fate passare un raggio di luce bianca attraverso un prisma di vetro, troverete tutti i sette colori, non è forse vero? Analogamente, in Bhagavan esistono tutti i colori di pelle.

SEI FELICE, SEI IN BUONA SALUTE?

Ora passerò all’episodio successivo. Un medico molto anziano si stava dirigendo verso la veranda, dopo una lunga assenza. Venni a sapere che da poco aveva subito un’operazione, e quindi non era venuto al Darshan, mentre quel giorno era presente. Bene, sapete che cosa disse Bhagavan?
“Sei felice, dottore? Sei in buona salute?”
Egli fece queste due domande: “Sei felice? Sei in buona salute?” Se non sei sano, come puoi essere contento? Allora, uno deve essere necessariamente felice quando è sano.

Io dissi: “Sono due domande uguali, perché due?” – Swami disse: “Cosa c’è che non va?”
“Swami, perché gli hai posto queste due domande?”
Bhagavan rispose: “Entrambe sono necessarie. Alcuni sono sani, ma non sono felici. Cos’è la salute senza la felicità? Alcuni sono felici esternamente, ma non sono sani, la loro salute se n’è andata; quindi non basta essere felici, è necessario essere anche in buona salute. Ed ancora, non basta essere sani, bisogna essere anche felici”.

NON ASPETTATE MAI A FARE DEL BENE

Ora passerò all’episodio successivo. Bhagavan disse una cosa: “Qualsiasi cosa Io doni, è solo per la mia felicità. I doni di grazia sono per mio diletto, non li considero come una donazione, o una carità, perché voi tutti mi appartenete. Io penso che voi ed Io siamo Uno, perciò la vostra felicità è la mia stessa felicità”.

È anche interessante notare quanto Swami sia infaticabile, soprattutto quando continua a dare a tutti. L’instancabile Dio, senza traccia alcuna di stanchezza, continua a distribuire indumenti, orologi, anelli, o catene. Egli non conosce riposo. Tuttavia, non è mai stanco perché la Sua Mano dà e perdona sempre.

A questo punto, Swami fece un’osservazione: “Ragazzi, fate attenzione. Quando decidete di fare qualcosa di buono, fatelo immediatamente, senza ritardare, senza prendere tempo, fatelo subito. Se invece qualche cattivo pensiero s’insinua nella vostra mente, non intraprendete alcuna azione; prendete tempo, aspettate e riflettete. Per fare il bene non indugiate, procedete immediatamente”.

Poi in modo gioviale, Bhagavan disse: “Ci sono molti che da un palco annunciano che faranno una donazione di 100.000 rupie! Poi vanno a casa e la moglie dice “Dov’è il denaro per questa donazione?” – Allora quell’uomo avrà dei ripensamenti. Perché 100.000? 50.000 sono più che sufficienti. Il giorno dopo, però, quando qualcuno arriva per ritirare il denaro, egli gli dà solo 10.000 rupie. “Te ne darò di più dopo”. Così, dalle 100.000 è sceso a 10.000. Perché? Ha preso tempo per pensare”.

VOI RICEVERETE SOLTANTO SE DATE

Condividerò con voi un’altra bella osservazione di Swami, che è molto interessante ed importante per tutti noi! « Se date, voi riceverete ». Noi non ci sentiamo di dare, perché temiamo di perdere. Tuttavia, il segreto è che voi riceverete solo se date.
Poi Bhagavan aggiunse: “Se voi continuate a dare, avrete infinita felicità, infinita prosperità ed abbondanza. Perciò, imparate a dare. Non solo: donando, il vostro Karma verrà ridotto”.

Per chi non conosce la letteratura Sai, e non è al corrente degli effetti karmici, farò un esempio fatto da Baba. Quando si fa un atto di carità, gli effetti del Karma vengono ridotti. Ecco l’esempio, tratto dai libri di Baba. (Non pensate che Anil Kumar immagini ed interpreti. Certamente, no! Non lo farei mai. Io dico sempre a chi mi ascolta che non sono in grado di interpretare o immaginare. Essendo alla presenza del Dio vivente, infallibile, sempre disponibile ed amabile, perché dovrei interpretare?)

Quindi, cosa disse Swami? Supponiamo di dover pagare 20.000 rupie di tasse sul reddito. Come dobbiamo fare? Non vogliamo pagare queste 20.000 rupie col nostro denaro così duramente guadagnato. Perché pagare le tasse? Se noi paghiamo dei soldi per l’assicurazione, le tasse saranno ridotte. Se facciamo una donazione a qualche Associazione caritatevole, le imposte da versare diminuiranno. Una riduzione o un’esenzione delle tasse è possibile e può essere paragonata al ricevimento di una grazia.

Analogamente, quando soffro a lungo a causa delle conseguenze karmiche, se frequento le sessioni di bhajan, un po’ di sofferenza viene ridotta. Io medito ed un po’ di punizione viene eliminata, faccio del servizio e ricevo un’altra esenzione dal “capitale punitivo”. Così, non c’è niente di grandioso nell’ammassare denaro, nell’arraffare soldi. La grandezza sta nel dare e nell’aiutare gli altri.

Bhagavan citò la storia di Draupadi e Krishna. Una volta accadde che Krishna finse di essersi tagliato un dito, che cominciò a sanguinare. Quel giorno Draupadi indossava un sari nuovo. Molte delle donne presenti notarono quel sangue. Una donna corse a consultare un medico, un’altra andò a prendere una benda, un’altra entrò in casa per procurarsi qualche unguento, mentre Draupadi immediatamente strappò un pezzo del suo sari di seta e lo usò per farne una fasciatura. Successivamente quando Draupadi fu umiliata, insultata e spogliata davanti alla pubblica corte, Krishna – in segno di gratitudine – la graziò, dandole una quantità illimitata di sari. Draupadi diede un pezzo di stoffa, ma Dio le donò un’infinita metratura di stoffa con cui riuscì a salvare il suo onore. Pertanto, se date, riceverete. Questo è il messaggio di Bhagavan.

LA MENTE È UN FASCIO DI PENSIERI

Passiamo ora all’episodio successivo. Un ragazzo diede a Swami un foglietto di carta su cui aveva scritto alcune parole. Bhagavan lo lesse e lo strappò in pezzi. Come sempre, Egli strappa in modo così aggraziato, nelle mani Divine tutto è un’arte.

Poi Swami mi chiese: “Sai cosa ha scritto?”
Come facevo a saperlo? Però volevo saperlo.
Swami disse nuovamente: “Sai che cosa ha scritto?”
“Swami, che cosa ha scritto?”
Egli ha scritto: «Bhagavan, la mia mente è piena di pensieri negativi, la mia mente è piena di negatività. Ti prego, salvami».

Quel ragazzo fu così coraggioso, sincero ed aperto nello scrivere quelle parole, che sono valide per la maggior parte di noi.
Ecco cosa Swami rispose: “Ragazzo, cerca di capire. È la mente che è responsabile della schiavitù o della liberazione. La mente negativa ti porta ad azioni negative. Azioni negative producono risultati negativi. La mente, se è positiva, ti induce ad agire rettamente, ed azioni positive ti daranno risultati positivi; perciò, non intrattenere mai pensieri negativi”.

Bhagavan poi continuò a spiegare: “La mente non ha alcuna forma, com’è il pensiero, così è la mente. Se i pensieri sono buoni, ciò costituisce una mente buona. Se invece i pensieri sono cattivi, essi creano una mente cattiva. La mente non è altro che un fascio di pensieri. Allora ragazzo, hai scritto nella lettera che la tua mente è piena di pensieri negativi. Bene! Tu sai che questi pensieri sono negativi e quindi soffri. Allora, se riconosci che i pensieri sono negativi e ti fanno soffrire, abbandonali – gettali via! Non intrattenere simili pensieri, perché ti faranno soffrire. Perché soffrire? Respingili, allontanali.”

Poi Swami fece quest’esempio: “Tu pensi che quella cosa sia una fune; se però ti accorgi che è un serpente, che cosa fai? Lo baci, forse? Lo lasci immediatamente cadere, non è vero? Allo stesso modo, se tu sai che il pensiero negativo ti fa soffrire, allontanalo subito!”

SCRIVERE NELLA MENTE – PRESERVARE NEL CUORE

Ora passerò all’episodio successivo. Bhagavan cominciò a parlare del grande filosofo – che anche voi conoscete – Socrate.
Socrate è famoso per la sua filosofia ed è anche conosciuto per sua moglie che era bisbetica e petulante; così egli è conosciuto sul fronte interno, quello familiare, e per il suo grande livello intellettuale.

Bhagavan ci parlò di Socrate. La Grecia ebbe il dono di avere grandi intellettuali: Platone, Aristotele e Socrate, che non erano uomini comuni. Socrate era un grande pensatore e soleva scrivere qualcosa su un pezzo di carta. Sua moglie ne era contrariata. La maggior parte delle mogli prova avversione, quando vede che il marito è molto impegnato e non ha un po’ di tempo da trascorrere con loro. Anch’io non faccio eccezione!

Sua moglie gli chiese: “Cos’è che scrivi sempre?”
“Ho dei pensieri e li annoto sulla carta”.
“Smettila di scrivere” – ella esclamò
“No, più tardi potrei dimenticarmene, per questo lo scrivo ora”.
La donna non riuscì a controllare sua ira, andò a prendere un bricco pieno d’acqua e glielo versò sulla testa. Egli ne fu completamente inzuppato; i suoi abiti erano tutti bagnati e le carte intrise d’acqua.

Socrate sorrise e disse: “Ho pensato che stesse tuonando”. Non solo, ma era arrivata anche la pioggia. Poi aggiunse: “Vedi cara, capisco che tu possa essere arrabbiata con me, comprendo la tua collera, ma tu ora hai bagnato tutti i documenti; io ho bisogno di queste informazioni”.
Allora la moglie gli disse: “Che cosa hai scritto? Tu scrivi solo quello che è esteriore. Se tu scrivessi ciò che è interiore, non avresti bisogno della carta. Tutte quelle cose secolari, quelle questioni materiali, tu prima le scrivi e poi le dimentichi; ma quello che proviene dall’interno, dal cuore, anche se le carte vanno perse, rimarrà impresso nella tua mente”.

Allora Socrate rispose: “Ammetto che sei intelligente, sì l’ammetto!”
Bhagavan disse: “Ragazzi! Gli insegnanti vogliono sempre che voi scriviate sulla carta, non dico che non si debba fare; ma è più importante scrivere nella mente, è più importate preservare nel vostro cuore, invece che annotare sulla carta”.

PRESENTI COL CORPO MA MENTALMENTE ASSENTI

Ora passiamo all’episodio successivo che, ne sono certo, trasmette un messaggio per tutti noi.
Amici miei, non mi stanco di ripetere continuamente che ogni parola di Baba è destinata all’umanità intera. Quando Swami si alza e va a parlare con Anil Kumar, è per dare il darshan alle migliaia di persone presenti nell’auditorio. Anil Kumar è una scusa, tutto qui. Se Anil Kumar pensasse che Swami sia andato lì per la sua eccellenza nella devozione, sarebbe il primo tra i folli! Dio non permetterà mai che questo accada! Non sarò un saggio, ma grazie a Dio, fino ad ora, non sono pazzo. Ogni conversazione è destinata a tutti, al mondo intero.

Mentre parlava, Swami si girò verso un ragazzo e disse: "Tutti stanno ad ascoltarmi, ma tu stai pensando a qualcos’altro.” Effettivamente questo succede alla maggior parte di tutti noi. Siamo grati a Swami che non ci abbia detto la stessa cosa. Se avesse cominciato ad indicarci uno ad uno, non sarei stato in grado di reggere.
Era un ragazzo, Swami lo guardò e disse: "Mentre tutti mi ascoltano, tu stai pensando a qualcos’altro. Non va bene. Stai facendo finta di ascoltarmi, ma Io so che non ascolti. Perché? Dove sono Io? Io sono in te! Io so su cosa sei concentrato.”

Poi si volse a tutti e narrò una storia tratta dalla biografia di Sri Ramakrishna Paramahamsa, un grande saggio dell’India noto per la sua devozione alla Divina Madre Kali.
Chi ne ha il tempo dovrebbe andare a Calcutta a vedere la Dea Kali. Si dice che il tempio di Kali sia uno dei luoghi di pellegrinaggio più importanti in India. Fino ad ora non ho potuto andarvi. Non so quando Baba mi darà la sua benedizione per visitare questi posti. Un giorno mi piacerebbe andare ad Arunachala (la collina sacra a Tiruvannamalai) ed a Pondicherry; vorrei visitare anche Belur Mutt, dove Ramakrishna Paramahamsa passò i suoi giorni. Quei luoghi sono delle leggende e rendono grande la storia dell’umanità; essi rendono sublimi le nostre vite, e noi dobbiamo essere loro sempre grati.

Bhagavan narrò una storia sulla vita di Sri Ramakrishna Paramahamsa.
Ogni sera egli era solito parlare ad un gruppo di devoti. Swami disse: "Come adesso!” Vedete il nesso? Cercate di coglierlo: “Come adesso.” Ciò significa che lo scopo di un’Incarnazione Divina è di insegnare ad un’umanità andata alla deriva, di indicare all’umanità una direzione.

Swami disse: "Un giorno, mentre Sri Ramakrishna Paramahamsa, stava parlando di argomenti spirituali, molta gente ascoltava con attenzione rapita. C’era anche una signora molto ricca che aveva fatto costruire il tempio ove Paramahamsa svolgeva la funzione di prete. Quella signora, Rani Rasamani, aveva finanziato la costruzione dell’intero tempio. Era ricca e molto influente. Quella sera, ella si trovava tra il pubblico. Mentre parlava, Paramahamsa si alzò, andò dritto da lei, e le diede due ceffoni su entrambe le guance. Quindi tornò a sedersi sulla sedia e riprese a parlare.
Tutti si sentirono a disagio e pensarono: “Paramahamsa, il saggio, non può prendere a sberle una signora in pubblico.”
Poco dopo, Paramahamsa, cominciò a dire: “Guarda un po’! Mentre parlo di questioni spirituali, tu non mi ascolti, mentalmente sei assente. Tu stai pensando alla tua causa legale, alla tua questione legale. Sei tutta presa dai tuoi averi. Dovevi startene a casa, potevi dormire, riposare. Che bisogno avevi di venire qui? Tu sei qui con il fisico ed assente con la mente. A che serve?”
Immediatamente Rani Rasamani chiese scusa: "Mio Signore, ti chiedo perdono.”

Questo è quanto narrò Swami. “Pertanto, dal momento che siete venuti qui, dovete prestare attenzione al 100% a quanto viene detto.”

NORME E REGOLAMENTI

Passo ora al mese successivo. Ci sono dei vuoti nelle nostre conversazioni precedenti. Ne ho preso nota attentamente e cercherò di colmarli. Quello di cui vi parlo ora è comparso sul numero di Settembre 2001 dell’edizione Telugu del Sanathana Sarathi. Bhagavan parlò di norme e regolamenti.

Egli disse: "Oggi chi fa le leggi è il primo ad infrangerle. Chi governa il Paese non segue mai le regole; ma attenzione: Io seguo sempre le regole di questo Paese. Io seguo la legge del Paese, non trasgredisco la legge e le norme di questo Paese!”

In un’altra occasione, Bhagavan disse: "Dio è attore e regista; sia attore sia regista.”
Di solito il regista dirige e l’attore recita secondo le indicazioni del regista, non è così? Ma Bhagavan, il Divino Regista Cosmico, dirige e recita. Perché? Nel dirigere, Egli è Maestro; nell’agire, Egli rappresenta un ideale. Come agire al meglio? Dovremmo imparare da Lui. Egli ci indica un ideale e ci mostra come comportarci. Egli usa Se stesso come esempio.

Rama fu un attore, Krishna fu un attore, ma la Divinità in Loro era il Regista. Sono chiaro? Rama agì bene, in modo che anche noi ci comportassimo come Lui, affinché fossimo genitori ideali, cittadini ideali ed amministratori ideali. Da Krishna, l’attore più grande, diplomatico ed amministratore, possiamo apprendere la lezione dell’Amore, della Pace, nonché il modo di comportarci nella commedia cosmica della vita. Perciò, Dio recita la parte di un attore affinché tutti noi lo possiamo copiare ed emulare. Oltre a ciò, Egli è il Regista di tutto. Questo è ciò che disse Bhagavan.

Norme e regolamenti sono come gli argini ai due lati di un fiume. Senza di essi, l’acqua andrebbe in qualsiasi direzione, e non potrebbe essere incanalata o impiegata per irrigare. Erigendo degli argini su entrambe le sponde, l’acqua può essere incanalata. Norme e regolamenti regolano la vita umana in modo che sia sistematica e disciplinata.

Osserviamo la vita di Swami. Che vita disciplinata è la sua! Qualcuno può dirmi di un caso in cui Swami abbia annullato qualcosa dalla sua routine quotidiana? No! Che sia il giorno della visita del Presidente dell’India, o del Primo Ministro di Sri Lanka - qualsiasi persona importante visiti Prashanti Nilayam, il nostro Bhagavan mantiene il suo solito orario per il darshan, le udienze ed i bhajan, quindi il pranzo, e poi, nel pomeriggio, ancora darshan, udienze, bhajan. Tutto qui. Senza eccezione alcuna.

Se arrivano dei personaggi importanti, Egli avrà un carico di lavoro extra. Nel caso di funzioni particolari e di festività, Egli avrà del lavoro in più. Con Swami, ogni cosa è ‘in aggiunta a’; non c’è nulla ‘al posto di’; è sempre ‘in aggiunta a’, capite cosa intendo? Swami continua a lavorare, con un carico di lavoro aggiuntivo, perché niente viene omesso dalla sua routine quotidiana. Egli è il miglior esempio di disciplina e dell’osservanza di norme e regolamenti.

I BAMBINI DELLE ELEMENTARI TENGONO I DISCORSI MIGLIORI

Passiamo all’episodio successivo. Swami era seduto là e sembrava essere di buon umore. “Umm… Avanti ragazzi, cantate i Veda, cantate i Veda.”

In perfetta armonia, tutti i 1500 studenti cominciarono a cantare i Veda. Tutto l’auditorio risuonava, riverberando il suono dei Veda. Tutta la gente riunita sentiva la vibrazione del canto dei Veda.
Improvvisamente, il nostro Dio si girò di lato e domandò ad un ragazzino delle elementari: "Hei tu, vieni qui.” Il bambino s’avvicinò. Poi il comando Divino: “Hmm, parla un po’.”

Il bambino cominciò a parlare. Era molto giovane. Se Swami vi chiedesse di parlare ora, sareste in grado di farlo così? Impossibile! I bambini piccoli riescono a farlo. A Swami piacque davvero ascoltarlo.
“Hmmm, vai.” Poi chiese ad un altro ragazzo: "Hmmm, ora parla tu.”
Questi prese la parola in Hindi.
Swami disse: "Bene, ora vai.” Chiese ad un altro ragazzo, e quello parlò in Sanscrito. Quando Swami si voltò di nuovo verso di noi, c’era una coda di quindici di quei ragazzi; tutti volevano parlare!
Swami disse: "Arre, arre, arre, troppi! Basta così. Vi darò un’altra occasione.” Ma poi non volle deluderli, così li fece parlare tutti, uno dopo l’altro.

Fu davvero un’esperienza fantastica! Davanti a migliaia di persone, dei bambini si mettevano in fila per parlare al cospetto di Bhagavan. Poi Bhagavan si mosse lentamente verso di me: "Hai sentito i loro discorsi?”
“Si, Swami, li ho sentiti.”
“Sono capaci di parlare così i tuoi studenti? I tuoi ragazzi dell’università, riescono a parlare così?”

Pensai “Cosa posso dire? Devo dire che non ne sono capaci? Poi devo averci a che fare io. Se dico che ne sono capaci, Swami dirà: "Zitto! Cosa ne sai tu?” Così me ne rimasi quieto.
Allora Swami disse: "Non ne sono capaci. I bambini delle elementari sanno tenere i discorsi migliori, non i tuoi ragazzi dell’università.”

Pensai che se stavo zitto, gli universitari ne avrebbero avuto a male, mi avrebbero rimproverato: "Signore, avreste dovuto difenderci.” Così dissi: "Swami, perché? Perché non sanno parlare? Perché non sappiamo parlare? Vorrei saperlo.”

Baba rispose: "Tutti i bambini sanno parlare in maniera eccellente. Perché? Perché sono innocenti. Grazie alla loro innocenza, essi non hanno paura. Ma i tuoi studenti dell’università non hanno innocenza, sono pieni di ego. A causa dell’ego, hanno la preoccupazione che il loro discorso sia un successo o un fallimento totale; così cominciano ad avere dei dubbi. Ricordatevi che dove c’è innocenza, là c’è la Divinità.”
“Swami, d’accordo. Devo accettare quello che dici. Perché c’è ego tra gli studenti del college, sono egoisti?”

Swami disse: "Con l’età, insieme alla forza dei muscoli, l’ego aumenta.”
“Oh Swami, cosa dobbiamo fare? Cosa possiamo fare ora?”
Swami rispose: "La forza del vostro cuore è più importante di quella dei vostri muscoli. I ragazzi più grandi sono egoisti a causa della loro forza fisica. Essa non è importante.”

Replicai: "Va bene, Swami. Tu dici che la forza dei muscoli della giovinezza è responsabile dell’ego. Io ho un piccolo dubbio.”
“Hmm, qual è il tuo dubbio?”
“Gli anziani sono deboli, non hanno muscoli forti. Significa forse che essi non hanno ego?”
Vediamo molti anziani, caspita, hanno degli ego Himalayani! Ci sono quelli che non ti vogliono vedere in piedi, poi non ti vogliono vedere seduto. Sono così a causa della senilità? Che fare?

Un devoto venne da me e mi disse: "Signore, quest’uomo non mi permette di sedere. Mi dice: ‘In piedi!’. Quando mi alzo mi dice: ‘Non stare in piedi qui!’ Cosa devo fare?” Risposi: "Continua a camminare.” Che cosa potevo dire? Io risposi: "Poiché non ti permette né di sedere né di stare in piedi, tu continua a camminare. Se ti chiede: ‘Perché stai in piedi’ tu rispondi: ‘Me ne sto andando’. Se ti dice: ‘Perché stai seduto?’ tu rispondi: ‘Sto per alzarmi’. Non c’è altro sistema.
“Dunque, Swami, i vecchi non hanno forti muscoli. Pensi che non abbiano ego? I giovani hanno forti muscoli, hanno forza fisica; di conseguenza sono egoisti. Questo lo capisco.”

Allora Bhagavan disse: "Nella vecchiaia, la forza dei muscoli è scomparsa, ma i loro cuori sono ancora molto aspri, molto rudi, molto duri. Hanno cuori di pietra. Per questo sono ancora egoisti. La forza dei muscoli svanisce, diminuisce, ma i loro cuori sono di pietra, molto aspri e molto rudi. Per questo sono egoisti.”

Swami ha sempre la risposta migliore. Non riusciamo mai a stringerlo nell’angolo. No, è impossibile!
“Allora, Swami, cosa dovremmo fare per essere senza paura? Per essere senza paura, cosa consigli a questi giovani di coltivare?”
Baba disse: "Samatha – Uguaglianza ed equità, Samagratha – Integrità, Samaikyatha – Unità, Sowbhrathratha – Fraternità. Se possedete queste quattro cose, sarete senza paura.”
Lo ripeto: Samatha – Uguaglianza ed equità, Samagratha – Integrità, Samaikyatha – Unità, Sowbhrathratha – Fraternità. Se possedete queste quattro cose, sarete senza paura.

IO NON HO TESTIMONI

Passo ora ad un altro episodio. Era un giovedì. Come saprete, nel nostro college, ogni giovedì mattina, abbiamo un’ora intera di attività spirituali. Di solito abbiamo come ospite un conferenziere, oppure c’è una discussione a tema, o un quiz spirituale, o cose del genere.
Quel pomeriggio Swami domandò: "Cosa avete fatto stamani al college?”
I ragazzi risposero: "Swami, abbiamo avuto come ospite un conferenziere che ci ha parlato di Madhwacharya, un grande filosofo che sosteneva il principio del dualismo.”
Bhagavan cominciò a chiedere: "Cosa avete capito della sua lezione? Ditemi qualche punto.”
I ragazzi non seppero rispondere. Erano capaci di dire: ‘È stato fantastico; per favore, torni ancora domani.’ – ma ora non erano in grado di dare una risposta. Quando Swami li interrogò sugli argomenti, non sapevano cosa dire.

Poi Egli guardò verso di me: "Cosa sai dire tu?”
Io volevo provocare Swami perché sviluppasse una nuova dimensione dello stesso argomento. Perciò dissi: "Swami, questa mattina quello studioso ci ha parlato di un aspetto detto ‘il testimone’, sakshi in Sanscrito. Ha parlato di quello. Swami, puoi spiegarci un po’ meglio questo punto?”

Bhagavan rispose: "Se ve ne ha parlato lui, perché dovrei spiegartelo Io? Va a chiedere a lui.” Poi, improvvisamente, disse: "Io non ho testimone.”
Cercate di comprendere la profondità, la portata di quest’affermazione: " Io non ho testimone.”
È veramente un’affermazione profonda. Può sembrare semplice, ma non è così! Il testimone è il Sé in ognuno di noi. Penso di essere chiaro. Il testimone è il Sé. Questo significa che io so cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. So cosa accade. So cosa stia accadendo nel mio sogno. Quell’ «Io» che è di là del tempo e dello spazio, di ogni regione e religione, casta, comunità, lingua, genere, età, o di qualsiasi altra cosa, è il Testimone Eterno. Quell’ «Io», quel Testimone, è Divino. Quell’ «Io», il Testimone, è il Brahman, è Dio. Perciò, quando Baba dice "Io non ho testimone”, cosa intende? Egli è il Testimone! Non c’è questione di un altro testimone in Lui, perché Egli è il Testimone in tutti! Sono stato chiaro? Ecco perché Baba disse: "Io non ho testimone.”

Credetemi, io non so quale sia stata la reazione degli altri studenti ed insegnanti che hanno familiarità con la Sua letteratura e che s’interessano di spiritualità e di filosofia, ma per me udirlo, fu come una scossa elettrica. Sì! Mi persi a pensare a quell’Eterno Testimone di cui si parla chiaramente nelle Scritture.

“Allora, Swami?”
“Ah sì, cosa c’è ora?”
“Swami, stamani quello studioso fece riferimento a certi esempi.”
“Quali?”
“Swami, non sono riuscito a capire bene.”

L’oratore aveva dato alcuni esempi relativi a dualismo, non-dualismo speciale, e non-dualismo. Io desideravo che Swami parlasse, in modo che tutti ne traessero beneficio. (La gente non viene qui per sentire i miei discorsi; ne sono ben consapevole. Il mio lavoro consiste solo nell’estrarre maggiori informazioni, nel farlo parlare!)

Baba cominciò a parlare: "Le tre scuole di filosofia - dualismo, non-dualismo qualificato, e non-dualismo – sono complementari l’una all’altra; non sono in contraddizione. Esse sono in evoluzione, non in rivoluzione. Sono sequenziali: una è il corollario dell’altra.
“Ah, Swami.”
Egli fece tre esempi: un delicato frutticino appena formato, un frutto acerbo, ed un frutto maturo. “Il frutto maturo di oggi era un frutto acerbo qualche giorno fa, e molto tempo prima il frutto acerbo era un delicato frutticino; il frutticino si sviluppa fino a raggiungere la piena maturazione. Analogamente, il dualismo vi conduce al non-dualismo qualificato, ed infine al non-dualismo. Pertanto, dualismo, non-dualismo qualificato e non-dualismo sono tre stati di transizione, di cui l’uno porta all’altro.
C’è l’argilla, il vaso, e l’individuo – tre elementi. Un individuo utilizza il vaso prodotto con l’argilla. Allo stesso modo, la natura è l’argilla, il vasaio è Dio, il vaso è l’individuo. Chiaro? Le tre scuole di filosofie - dualismo, non-dualismo speciale, e non-dualismo – sono come i tre stati di coscienza.

Dissi allora: "Swami, scusami per questa domanda.”
“Sì, che domanda è?”
“Il dualismo dice che Dio e l’uomo sono separati. Secondo la teoria del dualismo (Dvaita), Dio e l’uomo sono diversi. In tal caso, cos’è moksha, la liberazione?”

Amici miei, non considerate semplice o sciocca questa domanda. La nostra idea di liberazione consiste nel trovare l’unità con Dio, la nostra identità con Dio. Ora, il dualismo dice: "Dio e l’uomo sono diversi.” Se questo è vero, cos’è allora moksha? Cos’è la liberazione?
Swami rispose: “Il mio pensiero è che assenza di attaccamento è Moksha, Liberazione. Se non c’è attaccamento (moha), quella è Liberazione (Moksha).
Moha kshaya, la distruzione degli attaccamenti, è Moksha, Liberazione.

Infine Baba aggiunse: "Tu puoi dire tante cose, ma la Verità è Una; la Verità è Una.
Avendo studiato in un collegio cristiano, dissi immediatamente: "Swami, nella Bibbia è detto: «Conoscerete la Verità e la Verità vi renderà liberi».”
Quando Baba asserì che la Verità è Una, quanto è vero questo!

LA CONOSCENZA LIBRESCA È SUPERFICIALE

Nell’episodio seguente, Swami domandò: "Cos’è successo questa mattina al college? Cosa c’era in programma?”
Risposi: "Swami, abbiamo fatto parlare gli studenti sul Cristianesimo.”
“Oh, bene. Cosa hanno detto della Bibbia? E dei Dieci Comandamenti? Cosa hanno detto di Gesù Cristo?”
Egli continuò a bombardarci di domande, una dietro l’altra. I ragazzi si alzarono e risposero a loro modo: "Swami, ecco i Dieci Comandamenti…” e giù, in fila, primo, secondo, terzo eccetera. Poi: "Swami, Cristo fu grande. Era portatore di Amore e Sacrificio.”
“Oh, bene!” Swami apprezzò.

Finalmente Egli disse: "State attenti. Tutto quello che avete detto è basato sulla vostra conoscenza libresca, che è conoscenza superficiale. Avreste dovuto dire quello che avete provato nel vostro cuore, che avete sentito dalla vostra vibrazione, dalla vostra voce interiore, dalla vostra intuizione. Su quella base avreste dovuto parlare, e non sulle informazioni raccolte da vari libri. La conoscenza libresca è solo erudizione. L’erudizione è solo esibizione. L’erudizione è un atto di vanità. Non fate così.”
“Allora Swami, cosa dobbiamo fare adesso? Non dobbiamo più leggere?”

Swami rispose: "No. Parlate in base alle vostre esperienze. Non accontentatevi dell’espressione. Tenete l’esperienza come fondamento. Allora l’espressione avrà un valore.”

Poi Swami proseguì: "Ragazzi, conoscete il Vedanta.”

In Inglese si dice ‘filosofia’, ma a dire il vero, filosofia è solo una traduzione, un misero sostituto che non rende la profondità del significato della parola Vedanta. Vedanta è una parola Sanscrita. Filosofia è una parola Inglese.
Swami dice, facendo un gioco di parole con le assonanze delle equivalenti espressioni inglesi: "Carenza completa, colmare la carenza, filosofia. Colmate quella carenza, in modo che diventi filosofia.”

“Oh, capisco. Allora cos’è il Vedanta, Swami?”
Swami disse: " Vedanta è il culmine. Vedanta è lo zenit. Vedanta è il finale.”
“Come? Io non capisco.”
Swami disse: "Qui c’è del latte. Fallo bollire. Aspetta un po’, e poi puoi cagliarlo. La mattina seguente hai la cagliata; non è così? Cosa fai a quel punto? Lo sbatti e lo agiti, ed ottieni il burro; ora riscaldi il burro e ne ricavi il ghi, il burro anidro. Poi riscaldi il ghi, che resta ancora ghi. Il latte è il primo stadio, il secondo è la cagliata, il terzo è il burro ed il quarto stato è il ghi. Non c’è altro stato al di là di questo. I Veda sono il latte, mentre il Vedanta è la fine, il ghi, il finale, il conclusivo.”
“Ah, Swami, Noi usiamo il ghi e ci piace il burro, ma non sapevamo che potessero essere applicati alla filosofia ed al Vedanta. Che maniera eccellente di spiegare!”

SE AGITE SEGUENDO IL COMANDO DI DIO, AVRETE TUTTO NELLA VITA

Improvvisamente Swami chiamò un ragazzo e gli chiese “Come ti chiami?”
Egli chiese: “Swami, il mio nome?”
“Sì”
“Parasuram, Parasuram”.
“Oh bene!” – Egli esclamò, rivolgendosi verso di me. “Sai qualcosa di Parasuram?”
“Swami, è un laureato in discipline scientifiche”
“No, non questo qui! Il Parasuram della mitologia, dell’epica”.
“Sì, lo conosco Swami”
“Che cosa ne sai?”
“Parasuram era una delle dieci incarnazioni di Vishnu, del Divino. Parasuram sterminò l’intera casta dei guerrieri, uccise tutti salvo due che riuscirono a sfuggire; uno era Dasaratha, il padre di Rama, l’altro era Janaka, il padre di Sita. Swami, se Parasuram uccise l’intera casta dei guerrieri, come poterono questi due sfuggire alla morte?”

Swami rispose: “Anche nell’uccidere c’è una disciplina”.
“Che tipo di disciplina?”
“Se qualcuno sta compiendo un rito sacrificale, oppure è in procinto di sposarsi, non può essere ucciso. Dasaratha ebbe tre mogli e, quando Parasuram lo attaccò, era in procinto di sposare una delle sue mogli, perciò fu esentato. Poi quando Parasuram era sul punto di uccidere Janaka, lo trovò che stava compiendo dei riti sacrificali, per cui anch’egli fu salvato. Ciò portò alla nascita di Rama da una parte, e di Sita dall’altra, e più tardi sfociò nel matrimonio celeste fra Sita e Rama”. Ecco cosa disse Swami.

Poi Swami cominciò a raccontarci un aneddoto relativo a Parasuram. “Il padre di Parasuram si chiamava Jamadagni, il nome di un santo, e sua madre si chiamava Renuka. Un giorno Jamadagni si arrabbiò con la moglie, Renuka; allora chiamò il figlio Parasuram.
‘Vieni qui, ragazzo. Prendi la spada ed uccidi tua madre’. Immediatamente, il figlio brandì la spada ed uccise la madre. Suo padre fu molto contento che il figlio avesse prontamente ubbidito ai suoi comandi e, quindi, gli disse: ‘Mio caro figlio, sono compiaciuto del tuo comportamento, perciò ti darò un premio. Che cosa vuoi? Ti concederò qualsiasi cosa’. Il figlio rispose: ‘Caro padre, riporta in vita mia madre’. Immediatamente Renuka venne resuscitata.”

Il commento di Swami ci fa comprendere che se esaudiamo il desiderio di Dio ed agiamo in conformità al Suo comando, potremo ottenere tutto nella vita. Grazie alla sua obbedienza al padre, Parasuram conseguì grande prestigio ed un nome che è ricordato ancora oggi. Infine, il suo atto riportò in vita sua madre. Ecco che cosa ci disse Swami.

Grazie a Bhagavan, faremo presto un ulteriore incontro.