PERLE DI SAGGEZZA SAI

KARMA: VIDHAYAKA E KARTHAVYA

12 febbraio 2003

La conversazione di oggi è la continuazione di quanto Bhagavan ha detto circa il Karma, o azione; ieri ne abbiamo trattato una parte e oggi proseguiamo con lo stesso argomento. La parola "Karma" può essere interpretata come "azione". "Karma" significa anche "conseguenze dell'azione". Come abbiamo già detto, il Karma si riferisce ai tre periodi: passato, presente e futuro; oggi vedremo
come Swami abbia fatto luce su quest'aspetto del Karma.

Io gli chiesi: "Swami, molti parlano del 'vidhayaka karma' e del 'karthavya karma'. Che differenza c'è fra i due?"
Per vostra informazione, 'vidhayaka karma' sono gli obblighi prescritti, tramandati di generazione in generazione, mentre 'karthavya karma' è il dovere che noi dobbiamo espletare.

Swami rispose: "Vidhayaka karma, o obblighi trasmessici dalle generazioni passate, sono lasciati alla nostra scelta, vale a dire che noi abbiamo un'opzione, o possiamo persino posticiparli, come ad esempio si può fare con i rituali di culto. Queste prescrizioni ci sono state trasmesse per tradizione e sono radicate nella nostra cultura. Quelle azioni, che si basano sulla tradizione del
paese, sono chiamate 'vidhayaka karma'. 'Karthavya karma' è invece il dovere che uno è tenuto ad adempiere".

Bhagavan fece un bel esempio per chiarire bene questo concetto:
"Supponiamo che voi vogliate organizzare a casa vostra una gran festa per invitare tutti i vostri amici. Sfortunatamente, proprio la sera della festa, un'ora prima dell'arrivo degli invitati, vi viene una febbre molto alta. Che cosa fare, allora? Prendete in mano il telefono e chiamate i vostri amici per scusarvi -
"Sono molto dispiaciuto, mi è venuta la febbre, vi prego di scusarmi per l'inconveniente; ci incontreremo non appena possibile". Non direste forse così? Voi tutti spostereste l'impegno o l'appuntamento, perché c'è la possibilità di farlo. Quindi, quando c'è una scelta, si chiama 'vidhayaka karma".

Per quanto riguarda 'Karthavya karma', il dovere, Baba ha fatto un altro esempio.
"Supponete che ci sia un controllo fiscale nel vostro ufficio. Di nuovo, proprio quel giorno vi viene una gran febbre. I funzionari responsabili sono venuti per
esaminare le registrazioni ed i libri amministrativi, ma a voi è venuta la febbre. Che cosa fareste?
Non potete chiedere a quei funzionari: "Potreste ritornare domani?" E non potete neppure annullare l'appuntamento. Che cosa fare, allora? Andate immediatamente dal vostro medico e vi fate fare un'iniezione, in modo da poter
svolgere il vostro compito perché non potete annullarlo, né posticiparlo".
Ecco cosa ha detto Swami a proposito del Karthavya Karma. È tutto ciò che una persona ha l'obbligo di fare e che deve assolutamente adempiere.


LE AZIONI DELLE VITE PRECEDENTI

Poi io gli chiesi: "Swami, molti affermano che uno adesso fa esperienza delle conseguenze di una vita passata. In una vita precedente ho compiuto certe azioni ed oggi devo affrontarne le conseguenze. Cosa puoi dire al riguardo?"
Non sapevo di che umore fosse Bhagavan, ma Egli si girò subito verso di me e disse: "Tu che neppure sai cosa hai mangiato dieci giorni fa, che neanche ti ricordi quello che hai mangiato a pranzo tre giorni fa, come puoi ricordare le azioni di una vita passata? Perché te ne preoccupi? Lascia perdere! Preoccupati del presente, questo basta!"


VRITTI DHARMA

"Swami..." - "Ah, cosa? Hai ancora qualche dubbio?" - "Sì, Swami" -
"Di che cosa si tratta?" -
"Swami, mi spiegheresti per favore cosa vuol dire Vritti Dharma, doveri
professionali?"
Bhagavan rispose: "I doveri professionali non sono mai costanti; quando tu cambi la tua professione, anche i tuoi doveri cambiano".
Come insegnante, io ho il dovere di insegnare. Domani potrei iniziare un'attività commerciale, in quel caso non potrei certo insegnare, dovrei curarmi degli affari.
Perciò, i doveri professionali cambiano. 'Vritti' significa professione e le professioni cambiano e, naturalmente, anche i vostri doveri cambiano. Ecco cosa ha detto Bhagavan.


NON E' UN CONTO A SALDO

"Swami, un piccolo dubbio" - "Cosa c'è?"
"Bhagavan, ti prego non fraintendermi, la mia domanda è: 'Se faccio dieci azioni buone e cinque cattive, dovrei essere punito solo per quelle cinque, non per le dieci, perché dieci meno cinque fa cinque? Giusto?"
Swami rise e disse: "Non è un conto a saldo, non esiste una contabilità del genere. Tu riceverai tutto il bene per le azioni buone e tutto il male per quelle sbagliate.
Non ci sono crediti o debiti, ciò non esiste, e non ci sono eccezioni".

"Oh Bhagavan, allora è così? Ci potresti fare un esempio?"
Swami allora aggiunse: "Supponete di avere dieci semi di una pianta da frutta e dieci semi di alcuni cespugli spinosi - in tutto, venti semi. Se li spargete sul
terreno, i primi dieci semi cresceranno e diventeranno piante da frutta, mentre gli altri dieci diventeranno cespugli spinosi.
Non è una questione di crediti o debiti, o di contrasti. Come è il seme, così sarà l'albero. Devi capire che la vita non è una questione di conti".

"Swami, capisco. È doloroso sentire che dovrò soffrire, ma cosa posso fare? È molto difficile essere sempre buoni. Io sono un essere umano, cosa posso fare? Ho un piccolo dubbio".
"Di che cosa si tratta?"
"Swami, molti dicono che se vado al tempio ed offro alcune noci di cocco, oppure se al tempio di Tirupati offro i miei capelli a Dio, riceverò una specie di
"Certificato di Non-Dissenso, C.N.D".
Si afferma che potrei ripartire da zero. Se offrissi dieci noci di cocco, avrei la via sgombra e libera. Swami, cosa ne pensi?"
Egli replicò: "Dal mio punto di vista, queste offerte ti conferirebbero solo un livello di soddisfazione molto limitato, ma non annullerebbero le conseguenze né
potrebbero darti una sorta d'esenzione. Non è possibile cancellare le conseguenze delle proprie azioni".

"Swami, scusami se insisto ancora. Nella religione Induista ci sono i preti; dando loro dei soldi, essi compiono dei rituali, come spargere acqua santa su uno Shiva Lingam, offrire culto alla Madre Gayatri e recitare Mantra. Swami, se faccio dei riti religiosi, compiuti però da un prete, in quel caso sarei liberato da tutti i miei peccati?"
Swami rispose: "Non accadrà mai, non accadrà mai!" - "Swami, ma perché?"
Bhagavan rise e disse: "Supponi che tuo figlio, che tu ami molto, si fratturi una gamba. Puoi portare tu il gesso al suo posto? No! Se hai fame, devi mangiare tu. Se hai sete, tu devi bere. Per la frattura è tuo figlio che deve portare il gesso. Non esistono "deleghe di potere", in cui i preti svolgano dei riti e diano poi un "Certificato di Non-Dissenso".
Tutto ciò non esiste".


UN GRANDE SANTO ED UN DISCEPOLO MERITEVOLE

"Swami.." - "Sì?"
"Nel Bhagavata (Testo Sacro), si narra che un Santo di nome Shuka aiutò il re Parikshit. Ogni giorno, Shuka impartiva un discorso al re il quale alla fine ottenne la Liberazione. Swami, ci puoi raccontare qualcosa su questo argomento?"
Egli commentò: "Shuka, un grande Santo che aveva acquisito la Conoscenza Suprema, era un uomo privo di egoismo e praticava grandi austerità. Egli poté così avere un discepolo meritevole come Parikshit, il quale conseguì la Liberazione. Se uno non possiede i meriti necessari, può andare da un prete, può andare anche da un grande Maestro, ma se come discepolo è immeritevole, non potrà meritarne la Grazia. In questo caso invece c'era la perfetta combinazione di un Guru ideale e di un discepolo ideale".

Poi Swami fece un esempio tratto dal Ramayana. Non so quanti di voi conoscano questa storia. A causa di una disobbedienza, una donna di nome Ahalya venne maledetta, fu trasformata in un sasso e come tale dovette restare lì nella foresta. Le fu detto, però, che quando Rama fosse passato da
quel sentiero ed avesse calpestato quel sasso, il tocco del Suo Piede
l'avrebbe riportata in vita.
Swami commentò: "Un fatto del genere si può verificare solo se c'è una persona come Ahalya e qualcuno del livello e della grandezza di Sri Rama; solo allora è
possibile, non è una cosa che può fare chiunque".


DOVE C'E' UN PROBLEMA C'E' UNA SOLUZIONE

"Swami, non voglio infastidirTi, ma Tu mi ha detto che non mi concederai alcun tipo di esenzione, che non ridurrai le conseguenze delle mie azioni sbagliate; hai detto che non ci sono conti a saldo, poi hai aggiunto che devo affrontare le conseguenze e che non ho altre alternative. Potrei farTi ancora questa domanda, Bhagavan?"
Swami disse: "Quale?"
"C'è una soluzione a questo problema?"
"Qual è il problema?"
"Che si deve far fronte alle conseguenze delle proprie azioni. Tutti noi commettiamo tanti errori nella vita. Nessuno è infallibile; non posso fare ammenda dei miei peccati? L'espiazione è un modo per liberarsi dei propri peccati. Swami, qual è la soluzione?"
Bhagavan rispose: "Ovunque ci sia un problema, c'è una soluzione".
Gradualmente e pieno di compassione, il Signore ci veniva incontro! - "Ovunque ci sia un problema, c'è una soluzione. Se il problema è rappresentato dal diabete, la soluzione è l'insulina. Alcuni farmaci, un'alimentazione idonea ed un po' di esercizio giornaliero sono la soluzione al diabete. Analogamente, c'è una
soluzione ai tuoi peccati: una sorta di dispiacere, di pentimento e la promessa di non ripeterli più. La costante preghiera può portare alla soluzione del problema e contribuire all'espiazione dei peccati".


LE INFLUENZE AMBIENTALI HANNO EFFETTO SUL KARMA?

"Swami, il Karma, l'azione, viene interessato dalle influenze ambientali?" La mia intenzione era di trovare una scappatoia.
Egli rispose: "No! Tu devi soffrire, devi soffrire!"
Io intendevo dire: "Non voglio soffrire, voglio trovare un modo per non dover soffrire". È come quando vogliamo trovare un sistema per evitare di pagare le tasse.
Forse potrei giustificare le mie malefatte dicendo: "Io sono influenzato dall'ambiente, il quale mi ha indotto a compiere queste cattive azioni, altrimenti io sono un santo. Allora si deve punire l'ambiente, non me".

Baba, invece, disse: "No, no, non c'è niente da fare! I tempi e l'ambiente non hanno alcun effetto sul tuo Karma, o sulle conseguenze delle tue azioni".
Poi Baba aggiunse: "Perché fai tutte queste domande? Ogni individuo sa
perfettamente se quello che compie è giusto o sbagliato, se è peccato o no; tutti lo sanno".
Bhagavan fece un esempio: "Quando una macchina è sul punto di fermarsi, un lampeggiatore segnalerà che la macchina si sta fermando.
Allo stesso modo, la mente indicherà se uno compie un'azione buona o cattiva. Un uomo comprende da solo se un'azione è buona o cattiva".


UN PECCATO AVRA' EFFETTO SOLO SU ME O ANCHE SULLA MIA FAMIGLIA?

"Swami, un'altra domanda".
"Humm, di che cosa si tratta?"
"Supponiamo che io abbia commesso un peccato o un errore. Ciò colpirà
soltanto me o anche la mia famiglia? Può influire su tutta la mia linea di discendenza e anche sulle generazioni future?"
"Bhagavan rispose: "No. Una persona non sarà la causa della caduta, o della rovina di tutte le persone che appartengono alla sua famiglia. No!"
"Ah è così, Swami? Posso farti allora un'altra piccola domanda?"
"Sì"
"Ravana non fu forse responsabile della distruzione di tutti gli abitanti di Lanka? A causa delle sue azioni, tutti i suoi fratelli ed i suoi figli morirono. Non è vero,
Swami? Però, Tu ora affermi che un uomo non è responsabile di ciò. Ti prego di volermelo spiegare".
È una questione di voler portare alla luce la Verità, e Bhagavan è molto chiaro al riguardo.
Swami quindi aggiunse: "Tutti i fratelli ed i figli di Ravana svolsero la loro parte nell'atto malvagio di rapire Sita. Suo fratello Vibhishana, che non era
d'accordo, non fu forse salvato? Se Ravana fosse stato responsabile della distruzione dell'intera famiglia, anche Vibhishana sarebbe stato ucciso; ma così non fu, poiché egli non si lasciò coinvolgere.
Tutti gli altri invece furono distrutti, perché fecero la loro parte in quelle azioni malvagie".


SARO' LIBERATO DALLE CONSEGUENZE DEI MIEI PECCATI?

"Oh Swami, tu hai sempre ragione! Bhagavan, si afferma che quando i semi sono bruciati o scottati, quando l'involucro esterno è eliminato, il seme non germinerà. È vero?"
"Sì! Se voi seminate il riso rivestito dal suo involucro, la glumella, esso crescerà sino a diventare una piantina, ma se lo seminate privo dell'involucro, il riso
non crescerà mai".
"Swami, ti prego chiarisci questo punto. Supponiamo che tutti i miei peccati e le conseguenze delle mie cattive azioni siano bruciati, sarei allora libero delle
conseguenze di quei peccati?"
Egli replicò: "Come fai a bruciarli? Usi forse un fornello a gas? No!
Tu devi bruciarli con il fuoco della Saggezza. Tutte le tue azioni, i peccati devono essere bruciati nel fuoco della Saggezza, solo così eviterai di subire le conseguenze delle tue azioni.
Questo è l'unico modo".


KARMA, MARMA, DHARMA, BRAHMA

"Oh, capisco Swami. Allora, posso acquisire subito la saggezza, senza l'azione? Perché prima l'azione e poi la saggezza? Perché non subito la saggezza?"
Egli rispose: "Non è possibile. L'azione, o Karma è indispensabile. Ciò ti darà l'esperienza del Karma, la consapevolezza del Karma sotto forma di Jñana, o Saggezza.
Infine Swami menzionò i seguenti punti, molto poetici e pieni di assonanze:

Karmaloni Marma
Marma significa "segreto" Karmaloni marma significa "segreto dell'azione" oppure "significato dell'azione".
Marmaloni Dharma vuol dire "segreto del Dharma", il codice, la condotta che vi condurranno a Brahma, il Divino.
Queste sono le quattro parole usate da Swami: Karma, l'azione; si deve
conoscerne marma, il segreto, che è il Dharma, Rettitudine, che vi aiuterà a fare esperienza di Brahma, il Divino.
Karma, marma, Dharma e Brahma - vedete che bella spiegazione!

Poi la musica dei bhajan iniziò ed era giunto il momento in cui Bhagavan doveva entrare nel tempio, dove si cantano i bhajan; infatti, i ragazzi stavano accordando i loro strumenti per iniziare i canti.
Swami si alzò e disse: "Ora devo andare, ho passato molto tempo con voi ed abbiamo discusso di molte cose. Ragazzi, avete potuto sentirmi, mi avete seguito, perché ho parlato a bassa voce?"
In quel momento avrei dovuto stare zitto, ma non è nella mia natura farlo. Allora dissi: "Swami, io annoto tutto quello che Tu dici e quindi lo spiegherò a tutti".
"Oh-oh, quando scriverai? Quando ne farai una bella copia? Quando lo pubblicherai e lo racconterai a tutta questa gente? Se la gente ha fame il mercoledì - cioè proprio ora - tu la fai aspettare e l'inviterai a cena il sabato! Quando hanno fame, devi servire il cibo.
Se essi vogliono sapere, lo devi dire adesso. Che gusto c'è nel «ve lo dirò domani?>". Così tutti scoppiarono a ridere, e quest'episodio mise fine alla sessione di quel giorno.


LE CONVERSAZIONI DI BABA

Amici miei, abbiamo così completato il mese di luglio 2001. Come già
detto, questi fatti sono riportati nell'edizione Telugu del bollettino mensile "Sanatana Sarathi" il quale pubblica questi articoli. Ovviamente, nell'edizione Telugu queste conversazioni non possono essere pubblicate per intero, poiché non possono dedicare così tanto spazio, ed ogni mese vengono stampate tre o quattro pagine del materiale che io consegno; mentre coloro che sono qui hanno il vantaggio di ascoltare le conversazioni di Baba per intero, senza omissioni, o censure.


NOVEMBRE 2001

Nel novembre 2001, un pomeriggio dopo le interviste, Bhagavan cominciò a conversare con noi, si fermò davanti a noi e vi rimase un'ora e mezzo. Noi ne fummo molto felici.
Finita quella sessione, molta gente mi venne vicino a mi chiese: "Anil Kumar, che cosa ha detto Swami? Ci puoi fare una stampata? Ci puoi dare uno scritto?"
Sebbene questa cosa mi dia gioia e delizia e sia un dovere spirituale, c'è il fattore tempo. Lavoro tuttora nel college come insegnante e devo preparare anche le lezioni sulla Bhagavad Gita; inoltre devo curare la pubblicazione dei miei libri e scrivere gli articoli per il Sanatana Sarathi; infine, parlo a diversi gruppi di stranieri di vari paesi, così è comprensibile che il fattore tempo sia molto importante. Se avessi tutto il tempo solo per questo compito, non avrei problemi, e non farei altro che raccontarvi e condividere con voi quello che Swami dice. Quando la gente mi chiede: "Mi puoi dare le tue note?" - cosa posso rispondere? - "Ho scritto solo dei punti, se non sviluppo l'argomento, non sarete in grado di comprenderli".


DEHATMA, JIVATMA, PARAMATMA

La conversazione di quel pomeriggio fu un vero banchetto spirituale, pieno di profondità filosofiche, che cercherò di condividere con voi.
Bhagavan citò tre parole: Dehatma - Jivatma e Paramatma: il comun denominatore di queste tre parole è Atma, che significa coscienza, anima, Spirito, Divinità, Brahman o consapevolezza. Atma può essere definito anche in questi termini.

Baba ci disse: "Deha (corpo) più l'Atma (coscienza) equivale a Dehatma, ciò significa che il corpo svolge tutte le sue funzioni grazie all'Atma, lo Spirito. Non pensate che sia il corpo ad agire o ad operare. Se non ci fosse la presenza della Divinità, la mano non potrebbe muoversi da sola, sarebbe impossibile!"
Se non ci fosse la Divinità, io non riuscirei a parlare, così il corpo è operativo e funziona solo per la presenza dell'Atma, o Spirito.

Poi Bhagavan citò la seconda parola: Jiva (l'individuo) più Atma equivale a Jivatma, l'anima individuale. Il corpo più la mente, insieme con l'Atma è il Jivatma, l'anima individuale; mentre Dehatma si limita soltanto al corpo più l'Atma.

Il terzo è il Paramatma. Param è la Coscienza trascendentale, suprema, universale, che tutto pervade. Swami disse anche che Paramatma, la Coscienza Universale, può essere vista come l'Eterno Testimone di tutto quello che accade. Egli ci fece un esempio:
"Supponete che un uomo abbia un dolore lancinante nel corpo; gli viene fatta un'iniezione che lo mette in uno stato di incoscienza.
L'iniezione fa in modo che non senta più il dolore, ma il suo problema continua a sussistere. Ciò significa che l'anima individuale è a riposo, è incosciente".


CHE COS'E' BHRAMA? (ILLUSIONE)

"Swami, avrei un dubbio" - "Quale?"
"Che cos'è bhrama, o illusione? Cosa non è illusione? Tutto ciò che vedo è illusione? Tutto quello che faccio è maya, illusione? Se voglio ripetere la stessa esperienza più volte, anche quello è maya, o immaginazione, o bhrama?"
Swami rispose: "Tutto è illusione, questo è tutto! Ripetitivo o non ripetitivo, tutto è illusione, è solo frutto della vostra immaginazione. Ogni vostra esperienza è soltanto immaginazione. Niente è Verità eterna, no!"


STATO DI VEGLIA, SOGNO E SONNO PROFONDO

"Swami, ho delle esperienze nello stato di veglia e anche alcune esperienze nei miei sogni. Tutto ciò è solo illusione, immaginazione?"
"Sì. Tutto è immaginazione! Lo stato di veglia in sanscrito è definito jagrath. Lo stato di sogno si chiama swapna, mentre il sonno profondo è definito sushupthi. Ogni esperienza in questi tre stati di coscienza è solo illusione, inganno ed immaginazione. Non c'è niente di vero o di reale in tutto ciò".

"Swami, non capisco bene quello che intendi. Ti prego, fammi un esempio, così comprenderò meglio".
Swami replicò: "Immagina di essere a letto e di dormire, anche tua moglie ed i tuoi figli sono addormentati. Tu fai un sogno, in cui tu e la tua famiglia vi recate
al vostro paese nativo. In realtà, sei però a Puttaparthi nel tuo letto come pure i membri della tua famiglia. Nel sogno, invece, vi trovate tutti nel vostro luogo nativo. Nel sogno hai creato te stesso ed i membri della tua famiglia, tutta quell'esperienza è stata una creazione della tua mente, all'interno di un
sogno; perciò, tutto era un'illusione. Come poteva essere vera? Quando ti svegli, ti rendi conto di essere qui nel tuo letto a Puttaparthi. Tu puoi pensare a New York o Chicago e percepire di visitare quei luoghi, ma il corpo rimane a Prashanti Nilayam; pertanto, tutte le esperienze in uno stato o nell'altro sono puramente illusorie".

"Swami, nello stato di sonno profondo, sushupti, c'è la mente o no?"
Baba rispose: "La mente c'è, ma si trova in uno stato di passività e, poiché è in una condizione passiva, non crea nulla".


THURIYA, O STATO TRASCENDENTALE

"Swami, ho sentito che c'è un altro stato - un quarto stato."
"Oh-ho, un quarto stato?"
"Si, Swami."
"Qual è?"
"Il primo stato è quello di veglia, jagrath; il secondo stato è quello di sogno, swapna, ed il terzo stato è il sonno profondo, sushupthi. Il quarto, thuriya, lo
stato trascendentale, è superiore. È trascendentale"

Immediatamente Baba disse: "Thuriya, lo stato trascendentale, è vero.
Tutti gli altri stati sono immaginari, illusori ed ingannevoli; questo quarto stato thuriya è quello estremo, ed è l'unico vero. È detto 'il testimone' perché permane come testimone degli stati precedenti."
"Swami, non capisco. Non mi entra in testa. Puoi farmi un esempio?"
Bhagavan disse: "Tu ci sei nello stato di veglia, ci sei nello stato di sogno, ci sei nello stato di sonno profondo e sei anche nel quarto stato. Tu sei comune a tutti i quattro stati. Pertanto, quella è la Verità. Tu sei la Verità; tu sei la Verità!"

"Swami, Tu dici che thuriya, lo stato estremo, è il testimone. Come posso riconoscerlo?"
Io non so quanto possiate seguire questa profonda filosofia. La capite?
Per favore, rispondetemi francamente (disse Anil Kumar ai presenti - ndt). Se lo desiderate, posso cercare di contribuire con la mia conoscenza. Questa filosofia è il punto fondamentale del Vedanta di Shankara. Il Vedanta di Shankara è basato sugli avasthathraya, i tre stati di coscienza. È molto importante. Se
comprendete questo, potete dire di aver compreso l'Advaita di Shankara, la teoria del non-dualismo.
Spendiamo ancora qualche minuto su questo argomento per chiarirlo meglio. C'è molta gente che non ha mai incontrato questa scuola di filosofia. Io non ne sono un esperto, è soltanto la Grazia di Bhagavan ed i Suoi discorsi che mi
aiutano a spiegarvi queste cose.


LE TRE SCENE DI UNA COMMEDIA

Ipotizziamo che io abbia un ruolo in una commedia - un ruolo nella prima scena, un ruolo diverso nella seconda scena, ed ancora un altro ruolo nella terza scena. Sono lo stesso uomo che recita i tre ruoli. Immaginiamo che il primo ruolo sia quello di una donna, che indossa un bel sari e tutto il resto.
Tra parentesi, accadde un giorno che Swami distribuisse dei sari alle ragazze di Anantapur. Alla fine gli avanzò un sari. Egli disse: "Anil Kumar, vuoi un sari?"
"Swami, penso di no, per questa vita. Non per questa vita."
"Perché? Perché dici così?"
Allora pensai che dovevo cambiare strada: "Swami, se mi metto quel sari, sono certo di apparire più bello della maggior parte delle donne qui presenti." Oh! Tutti scoppiarono a ridere. Nessuno avrebbe osato rispondere in quel modo. Anche se fosse stato vero, nessuno avrebbe osato! Pertanto, nella prima scena, recito la parte di una donna. Nella seconda scena, ho il ruolo di un
uomo valoroso. Nella terza scena, faccio la parte di un ignorante, di uno zotico. Eppure, io rimango in tutti i casi la stessa persona. Come donna, come eroe, e nei panni di uno zotico, io sono lo stesso. Nel recitare la parte della donna, mi sono comportato come una donna, con maniere gentili, con un bel modo di camminare, eccetera. Nel ruolo dell'eroe, ho fatto l'eroe. Poi, nel ruolo dello zotico, sono stato brutale. Pur in tutte queste sembianze, io sono rimasto comunque quello che sono, non è vero? I tre ruoli sono diversi, ma io sono lo
stesso.

Analogamente, lo stato di veglia, lo stato di sogno e quello di sonno profondo sono come le tre scene in cui ho assunto ruoli differenti. Ma l'«Io» nel quarto stato è indisturbato, imperturbato e non toccato. È indipendente. Resta lo stesso, immutato, ed è presente negli altri tre stati.
L''io' (Anil Kumar) è separato, ma nel ruolo della donna, ha svolto tutto quello che era necessario. Tuttavia, sono Anil Kumar e sto solo recitando la parte di
una donna, chiaro? Nella seconda parte, l''io' (Anil Kumar) rimane, ma svolge il ruolo dell'eroe. Nella terza, rivesto il ruolo dell'ignorante. L''io' continua ad essere di ruolo in ruolo. Non potete trovare un 'altro' Anil Kumar che recita il ruolo di una donna. L''io' passa di ruolo in ruolo e recita in tutte le tre diverse scene.
Analogamente, l''io' nello stato estremo, il quarto, thuriya, sarà il supporto di tutti gli altri tre. L''io' è presente in tutti i tre stati, ma resta imperturbato.


LA FILOSOFIA ADVAITA DI SHANKARA

Questa è filosofia Advaita (non dualistica) di Shankara, il più alto pensiero del Vedanta. Non troverete molti che pratichino questa filosofia. Anche gli Indù la
trovano molto difficile da seguire. Trovano più facile seguire dei percorsi più semplici, quali la mitologia. Invece, i devoti Sai sono impegnati nell'esperienza di arrivare "con un camion" per vedere Baba. Questa filosofia non dualistica non è altrettanto semplice. Se una persona si addentra nella filosofia, dovrebbe
trarre da essa qualche esperienza. Non può andare avanti soltanto con delle storie. La vita non è piena di storie, è piena di realtà.

Dunque Bhagavan disse: "C'è la corrente; tuttavia, occorre una lampadina per avere la luce. La luce non svolge alcun effetto sulla corrente. Qui c'è un ventilatore, ma è la corrente che lo fa girare ed il vento non influisce sulla corrente elettrica. Proprio come la luce o il vento non possono influire sulla corrente, l' 'io' non è toccato dalle esperienze dello stato di veglia, di sogno e
di sonno profondo. L' 'io' continua ad essere presente quale eterno testimone."

"Swami, mille grazie! Che stupenda spiegazione ci hai dato! Una spiegazione che fa uso dell'elettricità, qualcosa che utilizziamo ogni giorno e che è perfettamente adatta al contesto, in modo che noi ne possiamo cogliere l'analogia. Grazie, Swami! Nessuno è pari a Te nell'illustrare queste sottigliezze del Vedanta in modo così semplice, con le immagini più adatte. Sei unico,
insuperabile."


COSA DEVO FARE PER ESSERE LIBERO DALL'ILLUSIONE?

"Swami, un domanda: per essere libero da bhrama, l'illusione, cosa devo fare? Essa c'è in ogni caso. Tu dici che tutto è illusione. Come posso liberarmene? Come posso evitarla? Quale yoga devo praticare?" Yoga è un esercizio spirituale. "Quale yaga?" Yaga è un sacrificio spirituale. "Cosa devo fare - sacrifici spirituali o esercizi spirituali? Yaga o yoga, quale devo seguire per essere libero da bhrama o illusione?"

Swami rispose: "Guarda, guarda, ah-ha!"
(Forse vi chiederete perché io dica "ah-ha, oh-ho," e cose simili. Ve lo spiego. Non fraintendetemi. Anche mentre traduco, talvolta lo faccio, e vengo
redarguito severamente da Bhagavan:
"Hey, tu sei qui per tradurre! Perché dici: 'Ah-ha, oh-ho?' Il tuo mestiere è soltanto quello di tradurre."
"Swami, scusami. Io non sono solo un microfono o una macchina che traduce. Non sono solo un registratore a nastro. Io intanto mi gusto i Tuoi discorsi. Io intanto bevo il nettare del Tuo messaggio Divino e mi ci perdo, e così mi viene da dire, a-haa!"
"Ma così perdi tempo! Io parlo molto veloce, e tu stai lì a dire, 'a-baa, ah-ha'; cos'è tutto ciò?"
"Ah, mi spiace, scusami per questa volta."
Dunque, spero che anche voi vogliate perdonare queste ragionevoli, tollerabili omissioni ed errori da parte mia.)

Ecco cosa Egli rispose: "Nessuno yaga è necessario; il sacrificio spirituale non è necessario.
Nessuno yoga è necessario; non è necessario l'esercizio spirituale, no!
Se non hai alcun raga, tanto basta."
'Raga' significa attaccamento. Allora, yoga e yaga sono inutili. Basta non avere raga, attaccamento e possessività.

Swami fece l'esempio di un padre e di un figlio. Entrambi erano dei Saggi insigni, Saggi per eccellenza: Vyasa e suo figlio Shuka. Pare che il figlio Shuka
camminasse molto in fretta, ed il padre, il Saggio Vyasa, arrancasse dietro di lui, implorandolo: "Oh figlio! Non andartene. Resta con noi, per favore. Oh figlio, non andartene! Resta con noi!"
Il figlio, il Saggio Shuka, si voltò e guardò il padre, e gli disse:
"Attento! Relativamente a questo corpo, tu sei il padre ed io tuo figlio. Ma dal punto di vista dell'Atma, del Sé, non abbiamo relazione. Lo stesso Atma che è in te, è anche in me. Non c'è relazione in termini di Atma."
"Oh Swami, che ottimo esempio!"


L'ALMANACCO PANCHANGAM

Poi, Baba disse alcune parole a proposito dell'Almanacco Panchangam.
Non so quanti di voi lo conoscano. Solo per informarvi, gli Indù hanno alcune superstizioni, ma io non li critico. Il loro modo tradizionale di vita include un po' di superstizione. C'è una cosa che noi chiamiamo Panchangam. È un almanacco che indica le sorti di ogni giorno. Dice anche gli orari nei quali si devono fare od evitare certe cose.
Io non mi sento attratto da quel ramo di scienza, ma mia moglie ne sa qualcosa. Ogni giorno consulta il Panchangam. Bene, io non la disturbo e lei non pretende che io condivida le sue vedute.
Viviamo in modo democratico. In un modo o nell'altro, trentanove anni di legame o di compagnia sono passati. Ne avremo ancora per alcuni anni, ma non è un problema.

Bhagavan disse: "Questo Panchangam, l'almanacco, non ti libererà mai dall'illusione. No, no, no!"
Dopo tutto, il Panchangam tratta di pianeti, congiunzioni e posizioni planetarie. Penso che gli occidentali li conoscano come Marte, Giove e Venere, ecc., con nomi occidentali. Naturalmente chiedo scusa a coloro che hanno autentica fiducia in queste cose.
Swami disse che i pianeti menzionati nel Panchangam, sono come dei muri. I muri separano - separano un stanza da un'altra stanza. Analogamente, come i muri, i pianeti dividono e separano. Proprio come i muri vi consentono di distinguere una stanza come sala da pranzo, ed un'altra stanza come la cucina, anche i pianeti dividono. Se rimuovete i muri, tutto sarà uno.
Analogamente, la vostra illusione è responsabile di questa molteplicità, pluralità o diversità.

Sto utilizzando molte parole, non con l'idea di esibire la mia abilità dialettica, ma nella speranza di raggiungervi, con una espressione o con l'altra. Questo è
il mio sforzo. È quanto dico sempre anche la Domenica. Il mio sforzo è di raggiungervi. Questi punti devono arrivare al vostro cuore. Per ottenere ciò, non m'importa quante parole debba usare.
Dunque, il punto è che l'illusione è responsabile di questa diversità, complessità e molteplicità.


POSSO ADEMPIERE I MIEI DOVERI SENZA ATTACCAMENTO?

"Swami, una domanda."
"Si, qual è?"
"Swami, Tu hai detto che non devo avere ragam, attaccamento. Senza
attaccamento, posso adempiere i miei doveri? Può una madre aver cura del bambino senza attaccamento? In classe, può un professore insegnare senza attaccamento verso gli studenti? Può un uomo d'affari gestire un'attività senza
attaccamento? Dimmi, Swami, per favore."
Immediatamente la risposta arrivò, come una freccia scoccata dall'arco!

"Ricorda! Compi ogni cosa come tuo dovere, ma non con attaccamento. È tuo dovere, ecco tutto. Non avere attaccamento. Assolvi i tuoi doveri senza attaccamento. Quella è la cosa da fare."
Poi Bhagavan disse: "Senza raga, attaccamento, se lo fai come tuo Dharma, dovere, esso costituirà yoga, esercizio spirituale."

Che bella affermazione, amici miei! Si può essere una casalinga, un professore, un dottore o un ingegnere. Se compiamo i nostri doveri senza attaccamento, quei doveri diventano yoga, esercizio spirituale. Nostro buon Signore, che bel messaggio è questo! Egli non vuole che noi scappiamo da qui per andare nella foresta, e per rivoltare il nostro corpo sottosopra, credendo che questo sia
un esercizio yoga. Hei! Non vuole questo, no, no, no!


CHI E' DISTACCATO?

"Swami, chi è un viragi. Raga è attaccamento e viraga è distacco. Chi è viragi, il distaccato?"
Baba disse: "Non vedi il viragi proprio qui davanti a te?" Egli è totalmente distaccato. "Non vedi il viragi proprio davanti a te?"
"Si!"
"Anil Kumar, sai cosa accadde alla madre di questo corpo durante il Corso Estivo del 1972?"
"Cosa accadde?"
Quell'anno, gli studenti dei licei provenienti da tutta l'India si radunarono per partecipare al Corso Estivo. Improvvisamente, un giorno, nel periodo delle lezioni, Ishvaramma, la madre di Baba, morì. Tutti si aspettavano che quel giorno le lezioni venissero cancellate. Credevano di passare tutta la giornata in meditazione, pensando all'anima della defunta.
Baba disse: "Niente da fare!"
Tutte le lezioni si tennero come da programma. Perché?
"Vennero tutti da Me a chiedermi di sospendere le lezioni. Io dissi:
"Niente da fare!". Ella è la madre di questo corpo, tutto qui. Io non sono il corpo. Io non sono attaccato a questo corpo! Come posso essere attaccato a Mia madre che Mi diede questo corpo?"
"Allora perché Mi chiedi di dirti chi è un viragi? Non Mi vedi qui?"


È ANCHE QUESTA UN'ILLUSIONE?

"Swami, Sri Ramachandra pianse per la separazione da Sita."
Conoscete la storia del Ramayana?
"Era anche quella illusione? Vorrei saperlo. Era anche quella illusione?"
Baba disse: "Si, anche quella era illusione."
"Ma allora perché pianse, Swami?"
"No, no! Egli pianse, facendo soltanto mostra di piangere, ma non pianse realmente."

Cosa potrei obiettare? Io non sono in grado di andare oggi da Rama per
verificare i fatti con Lui.
Dal momento che Swami stesso è Rama, se Egli dice così, chi sono io per
dubitarne?
"Swami, per favore, Hari Om Tat Sat! Io non ti seguo. Per favore, spiegamelo."
Baba disse: "Sita, che venne rapita da Ravana, era un'altra donna."
Come posso spiegarlo? Ravana rapì un'altra donna. Quella donna era simile a Sita, ma era una persona fittizia, una Maya Sita. La vera Sita era nel fuoco. Quella che Ravana rapì era la Maya Sita, la Sita illusoria. Ecco tutto. Alla fine del Ramayana, Rama recuperò la vera Sita dal fuoco.
Dunque, il cosiddetto pianto fu soltanto una finta e le lacrime di Rama erano illusione. Questo è quanto Bhagavan disse.

"Allora, Swami, anche il Mahabharata è un'illusione? Il Ramayana è un'illusione? E il Mahabharata, è anche quello illusione?"
Baba disse: "Si, è anche quello illusione."
Era il giorno dell'illusione, ecco tutto. Non c'è altro da aggiungere.

Baba ci spiegò un'altra cosa. A quei tempi, era costume che la donna
scegliesse il marito. Molti uomini si presentavano e lei ne avrebbe scelto uno. Questo era detto 'swayamvara' o 'scelta autonoma'. Era la donna che sceglieva lo sposo. Questo è diverso dai matrimoni combinati oggi in India, nei quali i genitori scelgono per i propri figli. Allora non andava così, la sposa era
libera di scegliere.

Come faceva? Non tramite una fotografia o cose simili. Si faceva una prova, un torneo. Nel Ramayana, la prova per l'uomo consisteva nel sollevare lo Shiva Dhannus (l'arco di Shiva). Nel Mahabharata, c'era un pesce finto che girava sopra un bacino d'acqua.
Tutti i principi dovevano mirare alla sua immagine riflessa e, mirando a quel riflesso, dovevano colpire il pesce. Draupadi fissò una condizione per il suo matrimonio: avrebbe sposato soltanto il principe capace di colpire l'occhio del pesce in movimento, mirando al suo riflesso.
Chi non vinceva, non era qualificato per averla in moglie, poverino! La sposa teneva in mano una ghirlanda ed osservava chi fosse in grado di superare la prova; il vittorioso sarebbe stato poi inghirlandato.

Ora Baba disse: "Arjuna arrivò nelle vesti di un povero Bramino (quando cercò di avere Draupadi come sposa concorrendo alla prova del pesce). Egli non si presentò come un principe, ma arrivò travestito da povero Bramino. Draupadi non sapeva che egli, in realtà, era il figlio di un re."
"Pertanto, qualsiasi cosa Krishna fece, non fu illusione. Egli fu soltanto un regista. Le Sue azioni sembrano illusorie dal nostro punto di vista, ma qualsiasi cosa Krishna fece fu soltanto Dharma, mai in contrasto con il Dharma dell'epoca. La nostra illusione può indurci a fraintenderlo, ecco tutto."


KRISHNA FU PARZIALE A FAVORE DEI PANDAVA?

Allora pensai che non c'era motivo di obiettare ancora. Dissi: "Swami, Non posso attendermi altro da Te. Chi altri potresti sostenere se non Krishna? Tu sei Krishna, e naturalmente lo difendi! Tu sei la Verità, e noi l'illusione." Dissi anche: "Swami, Krishna fu a favore dei Pandava?"
Se leggete il Mahabharata, vedrete che Krishna fu molto parziale. Egli fece di tutto affinché i fratelli Pandava vincessero la guerra. La gioventù moderna non
accetterà questo modo di vedere, ma i nostri genitori ed i nonni certamente sì. I nostri figli direbbero subito: "Perché Krishna si è comportato così? Dio non può essere di parte, o almeno non dovrebbe esserlo."
Perciò domandai: "Swami, Krishna fu parziale a favore dei Pandava. È giustificabile che Dio si sia comportato così? Per favore, rispondimi."

Swami disse: "Hei, mi sembri matto!"
"Certo, lo so, non sembro, lo sono."
Baba disse: "Egli può essere sembrato parziale; ma in Verità, in realtà, Krishna non fu mai di parte."
Egli continuò: "Prima che cominciasse la battaglia, Dharmaraja, il maggiore dei Pandava, si fece avanti a toccare i piedi di Bhishma. Egli disse: 'Oh Nonno, tutti
questi anni ti sei preso cura di noi e ci hai allevato. Ti siamo molto grati, nonno. Perdonami per questa guerra. Io devo combattere in questa guerra. Io tocco i tuoi piedi e ti chiedo il permesso.'
Sapete cosa rispose Bhishma?
'Dharmaraja, dove è il Dharma, là ci sarà il successo. Io ti benedico'.

Poi Dharmaraja si recò dal suo precettore, Drona. Egli toccò i suoi piedi. 'Oh Signore, tu hai insegnato a tutti noi a tirare con l'arco. Io andrò ora a combattere.
Ti chiedo la tua benedizione ed il permesso.' Drona rispose 'Ricorda, figlio mio: dove è il Dharma, là c'è Krishna. Dove c'è Krishna, c'è il successo. Non preoccuparti. Avrai il successo. Ti benedico'.

Perché dici che Krishna fu parziale con loro? Drona li benedisse.
Bhishma li benedisse. Essi seguirono sempre la strada del Dharma. Pertanto, alla fine, vinsero la battaglia."
Bhagavan continuò: "Tutti i Kaurava morirono nella battaglia. Krishna allora si recò da Gandhari, la madre dei Kaurava, per consolarla. Gandhari cominciò ad accusare Krishna: 'Oh Signore, sei felice adesso? Hai tenuto per i Pandava e sei responsabile della morte dei miei figli. Sei contento? Che genere di Dio sei?' - e andò avanti a parlare così. Dopo tutto, era la loro madre."
Allora Krishna rispose: "Oh Gandhari, perché piangi? Stando ai fatti, tuo marito Dhritharashtra non era adatto ad essere il re di questo regno perché è nato cieco; infatti, un uomo cieco non può essere re. Sebbene non ne avesse il diritto, egli ha mantenuto il trono fino ad ora. Tu hai poi seguito le sue impronte: poiché tuo marito era nato cieco, ti sei privata della vista legandoti una benda intorno agli occhi. Di conseguenza, tu stessa non hai potuto
vedere i tuoi figli e non li hai benedetti; come puoi pensare che essi siano benedetti da un estraneo? I figli che non ricevono la benedizione dalla propria madre, come possono ricevere quella di Dio?
Ti stai sbagliando."

Mentre Bhagavan narrava questo aneddoto dal Mahabharata, tutti ne furono molto toccati.
Baba fece un altro esempio; è una breve storia.
Un cieco ebbe un bambino. La moglie del cieco doveva andare a lavorare.
Prima di recarsi al lavoro, la moglie disse al marito cieco: "Sta attento, io sto per uscire. Se il bambino piange, per favore dagli del latte."
Il cieco le chiese: "Com'è il latte?"
La moglie disse: "Non lo sai? Il latte è bianco."
"Oh, certo. Cosa intendi per bianco?" Chiedeva cosa significasse 'bianco' perché era cieco e non lo sapeva.
La moglie disse: "Come una gru."
"OK, ma cos'è una gru?"
La donna cominciò ad agitare le braccia come se fossero delle ali, spiegando al marito con i gesti delle mani.

Il re cieco, Dhritharashtra, sapeva la Verità, ma non la seguì. È come una persona finita sott'acqua, che non può più parlare. Poiché Dhritharashtra era totalmente immerso nell'acqua dell'attaccamento, egli non poteva mai parlare.


COME PRATICARE LA VERITA'?

Allora dissi: "Swami, che bel modo hai di parlare della Verità! Nessuno può parlare della Verità come fai Tu, perché Tu sei Sathya Sai. Sathya è Verità. La Verità è grande. Tu l'hai spiegato magnificamente. Swami, come fare per mettere in pratica la Verità?"
Baba disse: "Molto semplice."
"Oh, Capisco! Come, Swami?"
"Come due più due fa quattro, così anche la Verità è semplice e chiara.
Non c'è confusione; non c'è alcuna ambiguità. Puoi seguirla subito."


TU TIRI E SPINGI VERSO DI TE

Nel frattempo, Swami concentrava il suo sguardo sui devoti. Poi tornò a
guardare noi e disse:
"Guardate! Settantun devoti Russi sono qui. Sono tutti seduti là, pienamente concentrati e pensano soltanto a Swami. Guardateli! Ragazzi, voi non sapete. C'è una gran quantità di devoti in Russia oggi. La maggior parte di loro ha una foto di Baba in casa ed in ufficio."
Io osservai: "Swami, è proprio quello che tu facevi come Shirdi Sai, legando una corda alle zampe di un pappagallo: tiri, trascini e spingi verso di Te. Da tutto il
mondo, hai trascinato i devoti ai Tuoi Piedi di Loto."
Quel giorno, gli insegnamenti di Swami parevano essere pieni di filosofia. Erano molto seri e profondi.


TRE RAGAZZI MESSICANI

A quel punto Swami cominciò a girare sulla Sua poltrona. Sapete che, di solito, Swami siede su una poltrona girevole. Improvvisamente chiamò tre giovani stranieri che arrivarono di corsa! Era molto interessante osservarli mentre si facevano strada per giungere vicino a Baba. Arrivavano da molto lontano, pieni di devozione per Swami.
Quando Swami chiama uno straniero, mi viene voglia di riprenderlo in video, perché è così colmo di contentezza, come una lampadina da mille candele. Quei ragazzi saltavano dalla gioia, veramente!
Era così bello guardarli! Quando Swami li chiama per un'udienza, di solito io sono seduto là - mi avrete visto. Questa gente entra ed è così felice. Dunque, Swami chiamò quei ragazzi. Essi quasi saltavano come capretti. Swami chiese loro: "Da dove venite?"
Naturalmente, Egli già lo sapeva.
Dissero: "Messico, Swami."
"Uh-hmm, Messico. Oh, davvero. Cosa fate in Messico?"
Swami rivolse la domanda specificamente ad un ragazzo: "Che cosa fai,
ragazzo?"
"Ah, ingegnere elettronico."
"Hmm. Ragazzo, tu cosa fai?"
"Ho un'impresa, Swami."
"Ah, affari! E tu, ragazzo?"
"Sono professore all'Università del Messico."
"Oh, capisco! Cosa desiderate? Avanti, domandatemi, ed Io ve lo darò!"

Avrete già capito che, sebbene io li abbia chiamati 'ragazzi,' erano persone già adulte. Dopo tutto, nessuno vuole essere chiamato 'anziano'. Siamo tutti 'figli',
particolarmente davanti a Swami.
Dissero: "Swami, noi vogliamo Te! vogliamo Te!" Lo dissero ad una voce,
all'unisono.
Allora Swami disse: "Quando andrete via? Quando ritornate in Messico?"
"Umm, il 25 Aprile, Swami."
"Perché siete qui? Perché siete venuti qui?"
Uno dei Messicani rispose: "Swami, volevamo passare le nostre vacanze con Swami, così siamo venuti."
Swami disse: "Bene, andate a sedervi." Prima che si allontanassero, Egli disse: "Vi chiamerò domani. Siate pronti, siate pronti! Vi chiamerò."
Quando Swami disse: "Vi chiamerò. Siate pronti" - devo dirvi che non
camminavano più: cominciarono a levitare! Il solo guardarli era una lezione. Sì, ero molto felice.

Poi Swami si rivolse a noi e disse: "Visto quegli stranieri? Come sono felici! Guardate i loro volti - sempre sorridenti. Visto? Questi stranieri trascorrono il loro tempo in modo molto utile qui a Prasanthi Nilayam. Sapete che dopo i bhajans vanno a sedersi in circolo e discutono il messaggio di Sai. Praticano anche bhajans e meditano. Essi trascorrono il loro tempo in modo molto
utile. Dovete sapere queste cose."


VALORI INDIVIDUALI, SOCIALI E SPIRITUALI

Intanto Swami si voltò di lato e chiamò un ragazzo, "Vieni qui, ragazzo. Che cosa studi?"
"Swami, studio per ottenere la laurea, il Dottorato."
"Hmm. Dottorato?"
"Si, Swami."
"Capisco. Qual è il tuo tema?"
"La società fondata sui Valori, Swami."
"Oh-ho! Fondata sui Valori?"

Immediatamente, colsi l'opportunità: "Swami, un dubbio."
A dire il vero, Egli stava parlando con lo studente, ma io interruppi perché il ragazzo probabilmente non avrebbe fatto domande; Swami avrebbe potuto andarsene e non avremmo avuto un'altra possibilità di sapere certe cose. Se questo non gli piace, al massimo Egli dice: "Hei, zitto tu! Stai seduto. Non c'è più tempo!" È tutto, ma se possiamo cogliere delle informazioni, ne vale la pena.
"Swami, ho un dubbio."
Egli disse: "Sì, qual è?"
"Quali sono i valori individuali, quelli sociali e quelli spirituali? I valori individuali, quelli sociali e quelli spirituali sono complementari o antitetici? Vorrei saperlo."

Baba disse: "Quelli che non cambiano, che sono permanenti nelle varie epoche, i valori del passato, presente e futuro, sono i valori fondamentali. Essi sono i valori spirituali. I valori che mutano di tempo in tempo, che dipendono dalle norme, dai costumi e dalle usanze della società sono i valori sociali. La condotta individuale, il comportamento individuale praticato da ogni persona per il progresso e l'avanzamento dell'individuo, e anche quale contributo al benessere della società, sono i valori individuali."
"Swami, è molto interessante!"
"Sapete, disse Bhagavan - le nuvole vanno e vengono, ma il cielo rimane. Ci può essere una pentola ed un coperchio, ma entrambi sono fatti della medesima argilla.
Analogamente, i valori spirituali costituiscono il substrato della continuità, dell'unità nella diversità presente nella società.
Spiritualità e valori spirituali non condurranno mai alla diversità.
Non condurranno mai alla pluralità. Unità è il tema e l'obiettivo dei valori spirituali."
Intanto cominciò la musica, e Bhagavan si alzò dalla sua poltrona.
Tenendo con una mano la veste arancione, ci lanciò un bel sorriso e si mosse camminando lentamente, maestosamente, verso la sala dei bhajan.

Sai Ram, Sai Ram, Sai Ram!