PERLE DI SAGGEZZA SAI

11 febbraio 2003

GIUGNO 2001

I VALORI SONO IN DECLINO

Quella che segue è una storia tratta dalla mitologia. Non so quanti di voi conoscano il Ramayana (la storia dell'eroico, Divino Figlio dell'Imperatore Dasaratha), o quanti di voi conoscano la storia del Mahabharata (racconto epico della grande guerra - la sua origine, il suo svolgimento ed il suo epilogo - fra i cinque fratelli Pandava ed i cento Kaurava); ma, poiché siete stati qui già
parecchie volte, ed avete ascoltato i discorsi di Bhagavan, immagino che ne abbiate qualche idea.
Sicuramente, saprete qualcosa del grande poema epico Ramayana.

Un giorno, mentre Bhagavan sedeva come il solito sulla poltrona, dopo aver concluso le udienze del pomeriggio, cominciò a dire, con fare sconsolato: "Le idee oggi sono perverse. Il comportamento è sconveniente. Gli affetti sono assenti. I tempi sono cambiati. La mentalità e l'attitudine della gente sono del tutto insoddisfacenti e completamente differenti dal passato." Questo fu il Suo
commento iniziale.

Poi Bhagavan meglio illustrò la Sua affermazione, facendo riferimento alla mitologia di questo paese, dicendo che, nei tempi antichi, i valori avevano un ruolo predominante nella società. La gente teneva i valori in massima stima, mentre oggi, essi sono in declino.

Dal Ramayana, menzionò le tre mogli del Re Dasaratha, le quali avevano fra loro una relazione così intima come se fossero tre sorelle nate dalla stessa madre, tanto che fra loro non avevano alcun senso di rivalità. Vivevano in unità ed amore. Poi Bhagavan toccò un punto collegato con la nascita di Rama, Lakshmana, Bharatha e Shatrughna, i quattro fratelli del grande Ramayana.

Il re Dasaratha dovette sposare tre mogli. Perché? Egli non aveva avuto figli dal primo matrimonio, perciò sua moglie lo pregò ripetutamente di risposarsi per avere un erede al trono. Così, in risposta alle sue preghiere, egli si risposò, ma anche questa volta non ebbe figli.
Allora, entrambe le regine lo pregarono di sposarsi nuovamente, e così egli fece; ecco il motivo per cui ebbe tre mogli. Il nome dalla prima moglie era Kausalya; la seconda moglie si chiamava Sumithra; e la terza, la più giovane, Kaikeyi.

Bene, egli era profondamente frustrato, perché non aveva figli. Il suo precettore Vasistha, gli suggerì di celebrare uno yaga (un rituale sacro), per ingraziarsi gli dei, ed essere benedetto con degli eredi.
Dasaratha celebrò, quindi, lo yaga con le tre regine, seguendo le istruzioni del precettore, Vasistha. La storia narra che durante il rito dalle fiamme emerse il
Dio del Fuoco con una coppa d'oro, contenente della crema di riso - (qualcosa come il porridge).
Il Dio del Fuoco disse: "Oh re, fa che le tre regine dividano questa crema in tre parti, e che ciascuna mangi la sua porzione questa sera stessa. Esse concepiranno."
Questo fu la benedizione del Dio del Fuoco, che subito scomparve.


NASCITA DI RAMA

Di conseguenza, il Re Dasaratha fece portare tre coppe d'oro e divise la crema di riso in tre parti. Chiamò le mogli e diede a ciascuna una porzione, raccomandando loro di mangiarla senza indugio, recitando una preghiera per avere dei figli.

Le tre regine allora andarono a lavarsi i capelli, ma accadde che la seconda, Sumithra, dopo aver lavato i capelli, salì sulla terrazza del palazzo; appoggiò la coppa d'oro con la crema di riso sul parapetto, e cominciò ad asciugarsi i capelli. Un pensiero attraversò la sua mente: 'Se Kausalya, la prima regina, dovesse concepire, suo figlio sarebbe sicuramente destinato ad essere il re. Se invece la più giovane, Kaika, dovesse avere un erede, quest'ultimo diverrebbe re per la promessa fattale da Dasaratha al momento del matrimonio. In tutti i casi, se io
avessi dei figli, questi dovrebbero servire il figlio della prima moglie, o il figlio della terza, ma mio figlio non potrà mai diventare re.'

Questo era il pensiero che le attraversava la mente. In quell'istante, un'aquila discese in volo, le ghermì la coppa d'oro con la crema di riso, e volò via. Sumithra fu presa dal panico, le gambe le tremarono e perse la voce, per paura di suo marito, poiché ella non aveva mangiato la crema di riso, secondo le sue istruzioni.
Temendo una punizione, andò implorante dalla prima regina, Kausalya e le narrò quanto era successo, e fece lo stesso con la più giovane, Kaika.

"Voi avete le coppe d'oro con la crema di riso. La mia è sparita perché quell'aquila se l'è portata via. Non so cosa mi capiterà. Non so che punizione il re Dasaratha mi darà. Ho molta paura.
Sorelle, aiutatemi."
Naturalmente, le altre due ebbero pietà di lei. La prima regina disse:
"Non ti preoccupare, ti darò metà della mia parte. Porta un'altra coppa d'oro."
Allo stesso modo, la giovane Kaika, disse: "Non preoccuparti, sorella, anch'io ti darò metà della mia."
Così Sumithra, ricevette metà della crema della prima regina, Kausalya, e metà della crema della regina Kaika. Quella sera, tutte tre pregarono e mangiarono la crema di riso, come era stato loro ordinato.

Le tre regine, avendo ottenuto la grazia del Dio del Fuoco ed a seguito del rituale sacro, ebbero dei figli. La prima regina, Kausalya, diede alla luce Ramachandra. La più giovane, Kaika, ebbe Bharatha; dalla seconda, Sumithra, nacquero due gemelli. Uno è Lakshmana e l'altro è Shatrughna. La ragione della nascita dei gemelli fu che ella aveva ricevuto metà della porzione della crema di
Kausalya e metà di quella di Kaika..


IL PIANO DIVINO

Baba ha spiegato: "Vedete, questo è il piano Divino: dei due figli di Sumithra, Lakshmana rimase sempre in compagnia di Rama. L'altro, Shatrughna, rimase sempre in compagnia di Bharatha. La prima parte della crema condivisa con Kausalya portò alla nascita di Lakshmana, dunque Lakshmana fu sempre in compagnia di Rama. Quella condivisa con Kaika fece nascere Shatrughna, che rimase sempre con Bharatha".
Sumithra fu fortunata che entrambi i suoi figli servirono i fratelli.
Bhagavan ha anche osservato:
"E' possibile trovare tale amore, confidenza, interessamento e considerazione tra regine? Tutte tre, pur essendo le mogli del re, non litigarono mai tra loro, ma vissero in perfetta armonia ed unità."

Poi Bhagavan ha riportato un piccolo aneddoto, tratto dal Ramayana:
Quattro culle furono preparate, una per ogni bimbo. Ma Lakshmana continuava a piangere giorno e notte. La madre, Sumithra, non sapeva cosa fare per farlo smettere.
Nessuno in tutto il regno sapeva risolvere il problema. Il bambino continuava a piangere.
Finalmente il precettore, Vasistha, le disse: "Ascolta, Lakshmana non vuole essere separato da Rama. Mettilo nella culla di Rama." Così misero il piccolo Lakshmana al fianco di Rama, immediatamente il bimbo smise di piangere.
Così, fin dall'inizio, Lakshmana seguì Rama come la sua stessa ombra e Shatrughna seguì Bharatha; essi vissero sempre insieme. Questo fu il tipo di fraternità che avevano fra loro.


ALTRI DUE FRATELLI DEL RAMAYANA

Avrete ormai capito che la mia natura è di porre sempre delle domande per avere delle risposte da Bhagavan. Le Sue risposte sono autentiche, non c'è di che dubitare, perché Egli è lo stesso Rama, nato oggi come Bhagavan Sri Sathya Sai Baba, e può spiegare molto meglio ed in modo più affidabile di chiunque altro, o di qualsiasi libro.
Perciò ho detto: "Swami, ci sono altri due fratelli nel Ramayana: Vali e Sugriva. Tra loro non ci fu fraternità. Sebbene fossero fratelli, furono sempre in lotta l'uno contro l'altro. Oggi dici che Rama, Lakshmana, Bharatha, Shatrughna vissero in amicizia, comprensione e fraternità, e che Kausalya, Sumithra e Kaikeyi ebbero una relazione di solo amore. Ma io non vedo fraternità o amicizia fra Vali e Sugriva. Sebbene fossero fratelli, erano sempre in dissidio. Come lo spieghi, Swami?"

Con un sorriso Egli rispose: "Non c'era lotta, non c'era inimicizia fra loro. C'era solo un malinteso."
"Oh, davvero?. Perché, allora, Swami, c'era questo malinteso?"


IL MALINTESO FRA I FRATELLI

"Il fratello maggiore, Vali, aveva un nemico di nome Dundubhi, il quale era sempre in lotta con lui per una storia a proposito di una donna. Dundubhi affrontò Vali e disse: "Avanti, combatti contro di me, se ne hai il coraggio!"
Vali, essendo un guerriero, cominciò a rincorrere Dundubhi. Costui era davanti e scappava, e Vali lo inseguiva. A quel punto, Vali chiamò suo fratello minore, Sugriva, e gli disse: "Fratello, devo lasciare il regno per andare a combattere contro il mio nemico, prenditene cura tu fino al mio ritorno".

Sugriva pensò che suo fratello maggiore, Vali, potesse aver bisogno del suo aiuto. Così, invece di rimanere nel regno, cominciò anch'egli a rincorrere Dundubhi.
Quest'ultimo correva davanti, dopo di lui c'era Vali, e dietro seguiva Sugriva. Alla fine raggiunsero una caverna, e Dundubhi corse dentro a nascondersi per non essere ucciso da Vali.
Vali si voltò e vide Sugriva, suo fratello minore, che era dietro di lui. Egli gli disse: "Per favore, non venire con me. Resta qui all'entrata. Se entrambi fossimo uccisi, chi governerebbe il regno?"

Con queste buone intenzioni, Vali chiese al fratello minore di fermarsi all'entrata della caverna, mentre egli vi entrò per inseguire Dundubhi. Essi corsero, corsero e corsero per giorni e settimane. Infine Vali agguantò Dundubhi e lo uccise. Essendo un uomo molto grosso, il sangue cominciò a riversarsi fuori dalla caverna.
Sugriva, che era all'entrata, vide il sangue fuoriuscire dalla grotta, e pensò che suo fratello fosse morto nel duello con Dundubhi; considerò, quindi, suo dovere
tornare nel regno per governare.
In assenza del fratello maggiore, il fratello minore deve fungere da re. Allora, egli prese un macigno enorme e chiuse l'entrata della spelonca. Poi fece ritorno al regno per iniziare a governare.

Vali, intanto, riemerse dalle profondità della caverna, ma vide il masso che ne bloccava l'uscita.
Con un calcio lo buttò giù, e di corsa andò verso il regno. Qui egli vide suo fratello minore, Sugriva, che tutto contento sedeva sul trono, circondato dalle regine.
Allora Vali pensò che Sugriva avesse desiderato la sua morte e fraintese totalmente i sentimenti del fratello; così, pieno di rabbia, lo colpì al petto.
Sugriva cadde e si mise a gemere. Egli prese a scusarsi: "Fratello, non era mia intenzione governare il regno, per favore, credimi. Vedendo il sangue uscire fuori dalla caverna, pensai che tu fossi morto là dentro. Per questo tornai qui per prendermi cura del regno. Per favore, non fraintendermi."
Ma suo fratello replicò: "Taci! Ho capito le tue intenzioni."
Ecco come iniziò l'inimicizia, come si accese l'odio. In realtà, Vali e Sugriva, come fratelli, erano molto attaccati l'uno l'altro, fino al momento di questo malinteso.

Vi assicuro, fratelli e sorelle, Bhagavan Shri Sathya Sai Baba non rende mai banale nessun ruolo, o personaggio. Egli metterà bene in luce ogni posizione, ogni parte, illustrando il messaggio che ogni figura vuole esprimere.


LA PENITENZA DI DHRUVA

Io cominciai a dire: "Che bella storia è questa, Swami. Non l'avevo mai sentita prima. Grazie molte. Ma..."
"Ah, ma...che cosa?"
"Swami, ricordo di un ragazzo, di nome Dhruva, che non andava d'accordo con suo fratello ed ebbe un litigio. Tu affermi che i poemi epici parlano di totale fraternità, in pieno idealismo. Come spieghi allora la relazione fra Dhruva e suo fratello?"

Baba cominciò a narrare tutta la storia:
"Dhruva era figlio di un re, di nome Uttanapada. Quel re, Uttanapada, ebbe due mogli: Suruchi e Suneethi. Suruchi ebbe un figlio di nome Uttama. Suneethi ebbe un figlio cui fu dato il nome di Dhruva; il re Uttanapada, tuttavia, era molto affezionato a Suruchi, e non a Suneethi."

Amici, devo dirvi che Suruchi e Suneethi sono due nomi con un significato recondito: Suruchi significa 'gradevole, accattivante', Suneethi significa 'che possiede moralità'. I nomi portano un messaggio, ogni nome fornisce una spiegazione.

Un giorno, mentre Re Uttanapada era seduto sul trono, Uttama, il figlio della sua seconda moglie, Suruchi, gli andò in braccio. Dhruva, il figlio della prima moglie Suneethi, se ne accorse.
Anche Dhruva desiderò andare in braccio al padre, e corse verso di lui, ma alla matrigna, Suruchi, questo non piacque. Ella lo spinse via gridandogli: "Tu non hai motivo per stare in braccio a tuo padre. Vattene via!"

Dhruva, molto infelice, corse da sua madre e le disse: "Madre, non mi è stato permesso di stare in braccio a mio padre come l'altro fratello. Cosa posso fare?"
La madre pianse e gli disse: "Non ci sono alternative. Non posso aiutarti, figlio mio."
Così Dhruva decise di praticare delle penitenze per ricevere la grazia di Dio ed ottenere il diritto di sedersi in braccio al padre. Mentre si recava nella foresta,
egli incontrò il saggio Narada.
Narada disse: "Oh ragazzo, dove vai?"
Egli rispose: "Saggio, a te il mio umile omaggio. Vado a fare penitenza in questa fitta foresta.
Voglio che Dio si compiaccia di me ed esaudisca il mio desiderio di sedere in braccio a mio padre."

Narada ebbe pietà di lui e gli diede un mantra da ripetere.
Di conseguenza, Dhruva andò nella fitta foresta ripetendo il mantra incessantemente. Dio si manifestò davanti a lui e gli disse: "Ragazzo, cosa vuoi?"
Dhruva, rispose: "Voglio la liberazione."
Dio disse: "No, no, no. Hai iniziato la tua penitenza con il solo proposito di sedere in braccio a tuo padre. Questo fu il tuo desiderio originale, ed ora chiedi invece la liberazione. Sbagli, non devi fare così. Inoltre, deve passare ancora parecchio tempo per te, prima della liberazione. Tu sei ancora un bambino. Sposati, governa il regno e quando lascerai questo corpo, sarai liberato.
Resterai in permanenza nel cielo come una stella."

Ancora oggi, la gente guarda quella stella Dhruva, che brilla più delle altre.
Ecco quello che ci spiegò Bhagavan quel giorno.


VOI PORTATE OCCHIALI COLORATI

Allora io feci un'osservazione: "Swami, sono meravigliato nel notare in che modo stupendo Tu innalzi il livello di ogni personaggio. Soltanto Tu puoi farlo, nessun altro. Tu non consideri nessuno meschino o cattivo, ma alzi tutti al cielo. Io sono pieno di meraviglia." Dissi questo gioiosamente.

Baba rispose: "Anil Kumar, tutti sono buoni con me, ed Io vedo tutti buoni. Dal mio punto di vista, non ci sono cattivi. Tutti sono buoni; ma, poiché tu porti degli occhiali colorati, alcuni ti sembrano cattivi, mentre per Me, tutti sono buoni, perché Io sono pieno d'Amore. Se c'è Amore, tu vedrai ogni cosa buona e perfetta. Però a volte, Io sembro essere serio, disturbato, arrabbiato.
Non che tu sia cattivo, no; però, Io voglio correggerti, nel caso tu possa diventare cattivo un giorno, perché desidero che tu sia un uomo ideale. Allora, per correggerti, fingo di essere arrabbiato, ma non c'è ira in Me." Questo è ciò che Baba disse.

"Swami, sei così gentile, Tu hai parlato del Ramayana come di un poema epico fatto di ideali, che rappresenta l'unità, l'amore e la comprensione, ma io ho un dubbio.
Bharatha (l'India) non è così.
Il Mahabharata, un altro poema epico, non è così. Non parla di fraternità, né di ideali, mentre Tu affermi che tutti gli antichi poemi epici siano colmi di ideali. Non
capisco, Swami. Per favore, spiegami."


UNITI CONTRO UN COMUNE NEMICO

Swami cominciò a spiegare: "Ti sbagli. Ci sono 100 fratelli - i Kaurava. I Kaurava sono 100 fratelli. I Pandava sono soltanto cinque fratelli. Totale = 105. Tu
dici che non c'è fraternità tra di loro, né amore. Ebbene, ti sbagli."
"Perché?"
"Il maggiore dei cinque Pandava, Dharmaja, andò lontano in cerca di acqua potabile. Vide una cisterna e volle prendere dell'acqua per i suoi fratelli; stava per toccare quell'acqua, quando un angelo, un Gandharva, apparve e disse: "Non toccare quest'acqua. Non ne hai il diritto".
Egli osservò: 'I miei fratelli sono assetati. Voglio dell'acqua, per favore."
L'angelo Gandharva disse: 'Se rispondi alle mie domande, ti permetterò di raccogliere l'acqua, e ti concederò anche delle grazie."

Dharmaja rispose a tutte le domande perfettamente. Erano domande molto
belle, domande sorprendenti, dette yaksha prashna. Prashna è una domanda, posta da uno yaksha (un angelo).

Faremo un incontro separato sulle yaksha prashna, domande ricche di profondi concetti filosofici, che saranno d'immenso interesse per tutti voi. In ogni caso, desidero farvi i miei complimenti, perché non sembrate ancora stufi, non siete ancora annoiati di me. Non mi sembra che pensiate che le mie chiacchiere siano monotone. Comunque, so perfettamente che ciò riflette più la vostra devozione per Bhagavan che non la mia abilità d'esposizione! Lo so molto bene, in ogni caso apprezzo il vostro interesse per l'argomento. Dio vi benedica!

Ora, questo Gandharva fu molto soddisfatto di Dharmaja, e disse: "Cosa
desideri?"
Dharmaja replicò: "Voglio che tutti i miei fratelli siano riportati in vita." Infatti, tutti i fratelli erano si erano recati a quella cisterna nella speranza di bere
l'acqua, ma nessuno aveva saputo rispondere alle domande dell'angelo, perciò erano stati maledetti. A causa di questa maledizione tutti morirono, soltanto Dharmaja sopravvisse. E quando l'angelo gli domandò: 'Cosa desideri?' Egli rispose: "Desidero soltanto una cosa - che tutti i miei fratelli siano riportati in
vita." Pertanto, tutti i 104 fratelli tornarono a vivere.

Poi qualcuno osservò: "Dharmaja, spiegami una cosa. I 100 Kaurava sono tuoi nemici. Voi Pandava siete cinque; perché hai chiesto che i 100 Kaurava, che sono vostri mortali nemici, fossero resuscitati?"
Dharmaja rispose: "Quando siamo fra noi, i 100 appartengono ad una fazione, ed i cinque ad un'altra; da una parte i Pandava e dall'altra i Kaurava; ma quando dobbiamo fronteggiare una terza parte, non siamo né cento né cinque. Siamo 105! Quando si tratta di lottare contro una terza parte, siamo tutti uniti."

Che bella lezione è questa! Anche oggi, se tutte le nazioni imparassero ad essere unite, se tutti gli uomini fossero uniti, il mondo sarebbe un paradiso, senza dubbio.
Ecco quello che Bhagavan ha detto.


CHI È IL PIÙ GRANDE?

"Swami, nel Mahabharata ho notato due personaggi. Uno è Vidura; l'altro è Sanjaya. Tra questi due personaggi, chi è il più grande?"
Questa era la mia domanda. Entrambi sono grandi, nobili figure, ma volevo fare una graduatoria - prima classe, seconda classe, come in un esame.

Il nostro compassionevole Signore, nella Sua infinita misericordia, mi diede una risposta: "Vidura è uno studioso. Egli è esperto in fatto di etica, morale e condotta di vita, mentre l'altro, Sanjaya, rimase sempre in compagnia di Krishna e condusse una vita retta, una vita spirituale.
Perciò, Sanjaya è più grande di Vidura".
"Oh, capisco, Swami."

"Chi è Sanjaya, Swami? Tutti noi pensiamo che Vidura sia più grande di Sanjaya."
Swami disse: "Fu Sanjaya che ascoltò la Bhagavad Gita e la ripeté a
Dhritharashtra (il padre dei Kaurava). Fu Sanjaya che poté vedere tutto il campo di battaglia, come alla TV, e comunicò quanto vide ed udì a Dhritharashtra. Pertanto, Sanjaya è sicuramente più grande di Vidura."


DIO NON È RESPONSABILE

"Swami, dopo aver udito queste belle storie da Te, avrei una domanda,
Bhagavan."
"Tu hai sempre domande. Umm...avanti, chiedi. Qual è la tua domanda?"
"Swami, cos'è pralaya? "

"Pralaya significa 'estinzione'. Estinzione."
"L'estinzione dell'umanità è causata dagli errori dell'uomo o dalla volontà di Dio? In che modo è destinata ad accadere? Come avverrà l'estinzione dell'umanità?"

Dio non accetterà mai che si tratti di un Suo errore. Egli difenderà, sempre, la Sua posizione.
A quel punto Egli mi guardò e disse: "L'estinzione è per errore dell'uomo. Dio non è responsabile."
"Oh, capisco, Swami. E qual è la posizione di Dio?"
"Dio è testimone. Ecco tutto. Egli non è responsabile."
"Swami, in che modo siamo noi responsabili, allora?"
"Il vostro egoismo, la vostra avidità, l'odio, la lussuria, l'ira - tutte le vostre debolezze conducono all'estinzione. Dio non ne è la causa perché Egli è solo
Amore."
Questo è quanto Bhagavan disse.

Avrete sentito parlare del terremoto del Gujarat, Egli lo menzionò:
"C'è una perdita di vite umane che si calcola a migliaia. Quella è una specie di estinzione. Oggi, questa mentalità moderna piena di egoismo, dove il comportamento è distorto, deviato, perverso, tutto questo è responsabile di
pralaya o estinzione." Ecco quanto disse Bhagavan.

"Swami, io penso di non essere responsabile. Tutto ciò è dovuto agli effetti dell'Era di Kali (l'Era del Ferro, oscura, buia, malvagia). Prabhava significa effetto. Io sono malvagio per effetto dell'Era di Kali; perciò, l'umanità non può essere incolpata, Swami. È l'Era di Kali. Cosa posso fare?"
Bhagavan immediatamente disse: "Hei, perché parli in questo modo? Non è
l'effetto. Tu non devi mutare la tua swabhava, la tua natura intrinseca, in base all'effetto.
Quelle influenze non devono toccarti. Non devi mutare la tua natura, ed essere vittima dell'effetto." Questo disse Bhagavan.

Questa è la lezione, amici miei, che voglio illustrarvi: Swabhava è la natura intrinseca; prabhava è l'effetto. Solo perché sono condizionato dalla cultura moderna, dalla civiltà moderna, non devo adattare, cambiare la mia natura. Tutto ciò che è esterno è prabhava - l'effetto, ma tutto ciò che è innato, è swabhava, la natura intrinseca.

Baba disse: "Non adattate mai la vostra natura per seguire le influenze dell'ambiente circostante."
Vedo qualcuno che fuma. Ecco l'effetto. Allora penso: 'Ora fumo anch'io.' Significa che io voglio adattare la mia innata natura all'ambiente esterno: ciò è sbagliato.
Nonostante ci siano numerosi
fattori influenzanti, noi non dobbiamo lasciarci influenzare, non dobbiamo cambiare le nostre qualità intrinseche. Questo è l'insegnamento.


NÉ GUADAGNO, NÉ PERDITA

Swami chiamò una persona tra i devoti.
"Vieni qui. Hmmm, cosa stai facendo?"
Egli disse: "Swami, beh, io gestisco la mensa del Super Speciality Hospital."
"Hmmm. Bene."
Poi Bhagavan, con tanto affetto, disse dolcemente: "Sta attento, devi mantenere lo stesso livello - analogo a quello del nostro ostello e della nostra mensa. Le vivande non devono essere soltanto buone, ma anche la quantità deve essere idonea. Tutto il cibo che prepari deve essere ricco a sufficienza come qualità e come quantità. Inoltre ricorda: i prezzi non devono essere molto alti.
Riduci i prezzi. Molti devoti che vengono qui non possono spendere quelle cifre; perciò, devi mantenere un costo basso. Il criterio deve essere 'Né guadagno, né perdita', perché noi qui non conduciamo un'attività commerciale." Così si espresse Bhagavan. Poi, mentre parlava con quell'uomo, si girò verso di me.


DEVO CURARMENE IO STESSO

Egli disse: "Vedi, tutte queste faccende, me ne devo curare Io stesso.
Devo informarmi: 'Cosa succede laggiù in mensa?' 'Come vanno le cose nel college?' 'Cosa sta succedendo nei negozi?' 'Cosa succede all'ospedale?' Devo curarmi personalmente di tutte queste cose." Ecco chi è Baba.
All'udire tutto ciò, onestamente, ho avuto pietà di Lui, perché non c'è nessuno ad aiutarlo. Egli deve lottare molto.


PASSI VERSO LA FELICITÀ?

Poi improvvisamente Swami guardò un libro che avevo con me. Il titolo del libro è 'Passi verso la Felicità'. Egli mi chiese il libro. "Bene, cos'è questo? Non sarà un
romanzo per caso?"
Con tutto il mio coraggio, glielo porsi. Swami guardò il libro e lesse il titolo:
"Passi verso la Felicità?"
"Si, Swami."
Egli disse: "Ci sono dei passi verso la Felicità?"
Cosa potevo rispondere?
"Swami, devo ancora leggerlo. Potrò rispondere solo quando l'avrò finito."
Allora Baba disse: "Non ci sono passi verso la felicità. La felicità è un passo unico, non ci sono altri passi."

"Oh, Swami, soltanto uno? Qual è?"
"L'unione con Dio è felicità. L'unione con Dio è felicità. Non ci sono passi verso la felicità."
Così dicendo, per quella sera Swami se n'è andò.


LUGLIO 2001

Passo ora al periodo del mese di Luglio 2001.

DEFINIZIONE DI SERVIZIO

Questo è una sessione interessante. Non voglio dire che quelle precedenti non lo fossero. Una è più interessante dell'altra e l'interesse è sempre più profondo.

I dialoghi Divini sono dolci. Le Divine conversazioni sono così preziose e hanno un valore immenso.
I nostri amici qui si sforzano di rendere le conversazioni Divine disponibili a tutti i devoti del mondo, tanto più che da solo non ci riuscirei; credetemi, dal profondo
del cuore, vi dico che questo è il servizio più grande e più alto. Non c'è alcun dubbio su questo.

Baba diede una definizione della parola 'servizio'. Voglio che tutti voi lo comprendiate bene, perché potreste non essere consapevoli del servizio che state svolgendo. Per questo ve lo dico, non per adularvi o perché mi aspetti qualcosa in cambio, io non mi attendo mai nulla da nessuno. Mi basta ricevere la Sua infinita Grazia e Misericordia. Questo mi basta.
Mi basta che Swami mi parli ogni giorno così. Mi basta poter trasmettere un messaggio come questo a tutti. Questo è ciò che mi piace fare. Niente altro.

Quindi, che cosa disse Baba a proposito del 'servizio'?

Definizione di 'servizio': Qualsiasi cosa tu faccia per portare una persona verso Dio è l'atto più alto di servizio. Lavorare nella mensa o nei negozi sono atti di
servizio, nessun dubbio; ma il servizio più elevato è questo: condividere il messaggio di Sai con tutti per portare i devoti sempre più verso Dio. Cosa si può desiderare di più nella vita?
Ringraziamo Swami per quest'opportunità che ci ha dato.


TIPI DI KARMA

Nel tempo rimastoci, posso parlarvi del karma. K-a-r-m-a = Azione.
Bhagavan ci parlò di quest'argomento. Karma è azione. La maggior parte di voi lo sa. Egli si riferì ai vari tipi di karma, ai vari tipi di azione, e mi permise di porre domande in abbondanza, mantenendo l'argomento focalizzato in una particolare direzione.

Se Swami parla del karma, non posso fare una domanda sulla bhakthi o
devozione. Sarebbe sbagliato, né posso chiedere: "Swami, parlaci dei giorni della tua fanciullezza."
Non farebbe parte del contesto. Perciò bisogna mantenere la discussione lungo le stesse linee prese da Bhagavan. Dunque, quella sera Egli decise di parlare del karma.
Oh, che bella conversazione! Il primo punto può essere nuovo per gli stranieri. Perché? Perché questo concetto non è presente in nessun'altra religione.

Il Karma è di tre tipi ed ha anche un altro significato:

· I frutti dell'azione
· Le conseguenze dell'azione
· I compensi dell'azione

Anche questi sono i significati della parola karma. Swami ricordò tre nomi:

1. Primo - Prarabdha karma sono le conseguenze della vita passata, i risultati delle azioni della vita precedente.
2. Secondo - Samchitha sono i risultati delle azioni della vita presente.
3. Terzo - Aagami sono i risultati delle azioni future.

Pertanto, le conseguenze sono quelle che otteniamo dai tre periodi del tempo - il passato, presente e futuro. Quelle del passato sono chiamate Prarabdha, quelle del presente sono Samchitha e quelle del futuro sono Aagami. Questo è quanto Bhagavan disse.


NON SI PUÒ SFUGGIRE ALLE CONSEGUENZE DELLE PROPRIE AZIONI

"Swami, che differenza c'è fra questi tre? Le conseguenze delle nostre azioni - passate, presenti, o future - che differenza fa? Per favore, puoi spiegarcene la
differenza?"

Baba disse: "Che siano del passato, del presente o del futuro, puoi essere assolutamente certo che non potrai sfuggire alle conseguenze delle tue azioni. Buone azioni daranno buoni risultati.
Cattive azioni porteranno cattivi risultati. Non si può sfuggire alle conseguenze delle proprie azioni."

Fratelli e sorelle,
nell'agire, dobbiamo essere consapevoli di questo. Possiamo prima agire
allegramente, e poi affrontare le conseguenze nelle lacrime - ma sarà troppo tardi.
Operiamo dunque per il bene, così anche i risultati saranno buoni. Questa è un'indicazione, se non addirittura un ammonimento.

Bhagavan ha fatto un esempio. C'è un treno che ha tre compartimenti - prima classe, seconda classe e terza classe. Il treno prima corre e poi raggiunge la banchina ferroviaria. Tutti i tre compartimenti arrivano alla banchina - non solo quello di prima classe, non solo quello di seconda, o di terza. Tutti tre i compartimenti giungono alla banchina. Allo stesso modo, le conseguenze dei
tre tempi (passato, presente, futuro) vi si parano innanzi. Accettatene i risultati; affrontate la sfida. Buono per buono; cattivo per cattivo. Questo è ciò che disse Bhagavan.

Con l'ultimo punto, chiudiamo quest'incontro:
"Swami, vediamo molta gente cattiva prosperare. Costoro non devono
affrontare le conseguenze? Per esempio, uno come me ha sempre un sacco di difficoltà, mentre un altro non ha mai problemi. Quello è un birbante numero uno, ma pare che tutto gli vada bene. A me invece, proprio per niente. Perché?
Deve essere così?"

Baba disse: "Può sembrare così - anipinchu - può sembrare così, ma i risultati delle azioni - thinipinchu - ti costringeranno ad affrontarli, senza condizione
alcuna. Può sembrare che ci sia una via per eluderli, ma, non avere dubbi, sarai costretto ad affrontare le conseguenze delle tue azioni."

Questo è quanto Bhagavan ha detto.